RIASSUNTO:
A Roswell giunge l’Immortale Duncan MacLeod
con Richie, e i due scoprono che uno del gruppo è Immortale.
DATA DI CREAZIONE:
dal 28/04/2003 al 30/04/2003
ADATTO A: bambini
con adulti (ci sono un po’ di teste tagliate)
DISCLAIMER: tutti i diritti dei personaggi di
Roswell appartengono alla WB e alla UPN; tutti i personaggi di Highlander
appartengono alla Rysher Entertainment, alla Gaumont Television e alla Davis/Panzer
Productions; tranne che i personaggi di Etienne, Vincent, Mattew Joyce e Andrej,
che sono di invenzione dell’autrice. Il racconto è di proprietà del sito
Roswell.it.
La mia e-mail è
rapiro84@libero.it
Parigi, 2003
L’Immortale Duncan MacLeod si trovava sulla sua casa galleggiante con Richie
Ryan, il suo protetto, a sorseggiare te. Si erano trasferiti a Parigi da cinque
anni, da quando MacLeod era morto sotto gli occhi della sua fidanzata Emy,
mortale. Da allora non aveva più avuto problemi di quel genere, a parte le
solite teste mozzate.
Erano le cinque del pomeriggio, quando qualcuno bussò alla porta. Duncan andò
ad aprire e si trovò davanti un ragazzo spaventato a morte.
- Duncan MacLeod? – chiese.
- Sì, sono io –
- Salve, mi chiamo Etienne. Moris mi ha detto che potevo rivolgermi a lei. Ho
bisogno di aiuto –
- Racconta –
Richie preparò il tè anche per l’ospite, e questi prese a raccontare.
- Qualche anno fa facevo parte di un’organizzazione criminale. Eravamo solo
quattro, però abbiamo creato parecchi disordini in città. Io non potevo più
sopportare di fare quella vita, così ho inscenato la mia morte e mi sono
nascosto. Ora hanno scoperto che sono ancora vivo, e mi stanno cercando per
uccidermi –
- Okay. Dove si nascondono? – chiese MacLeod.
- In un magazzino abbandonato qui vicino. Si fanno chiamare i Draghi –
- Tu aspetta qui con Richie – disse MacLeod indossando il suo lungo cappotto
nero.
- Ma… non avrà mica intenzione di andare da loro? La uccideranno! –
- Tranquillo, Mac se la caverà – rispose Richie, conoscendo le enormi
potenzialità dell’amico.
Pochi minuti dopo MacLeod raggiunse il magazzino. Appena varcata la soglia,
sentì la presenza di un Immortale, e presto scoprì che si trattava di Vincent,
una sua vecchia conoscenza…
Pearl Harbor, 1941
I soldati americani erano nascosti con tutta la flotta nella base hawaiana di
Pearl Harbor. Tutto era tranquillo, e non avrebbero mai creduto che i
giapponesi li scoprissero.
MacLeod era un ufficiale addetto all’armamento dei cannoni, mentre Vincent era
addetto alle comunicazioni via radio.
La mattina dell’attacco aereo da parte dei giapponesi, MacLeod entrò nella sala
comunicazione e trovò Vincent intento ad inviare un messaggio in codice tramite
l’alfabeto morse. Decifrò la parte terminale del messaggio, e scoprì una cruda
verità.
- Ma… sono le nostre coordinate! – esclamò.
- Sì –
- A chi le stai mandando? –
- A Washington –
- A Washington conoscono già la nostra posizione. Forza, a chi le stavi
mandando? –
- Ai giapponesi –
- Che cosa? –
- Sì. Stanno arrivando qui. Sono mesi che comunico con loro. Fra poco
attaccheranno –
- Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Hai tradito la tua patria! –
- Io sono scozzese, come te, non americano. E poi di che ti preoccupi: tu sei
Immortale!-
- Io sì, ma tutti questi soldati e i civili dell’isola no! Sei un bastardo –
MacLeod estrasse la sua spada, ma proprio in quel momento i giapponesi
iniziarono a bombardare.
- Non finisce qui – disse MacLeod. Poi andò alla sua postazione.
L’attacco durò molte ore, durante le quali la flotta americana fu decimata.
Bombe, missili, mitragliatrici distrussero le navi e uccisero migliaia di
uomini, tra cui gli abitanti dell’isola. Lo stesso MacLeod fu ucciso, e quando
si risvegliò constatò con orrore che tutto era perduto, che i giapponesi
avevano fatto tabula rasa.
Tornò al presente. Vincent lo stava guardando sorridendo arcignamente.
- Non sei cambiato. Se un verme come lo eri allora – disse MacLeod.
- Ma che piacere rincontrarti. Vedo che sei sopravvissuto anche tu –
I due scagnozzi di Vincent li stavano osservando, senza capire cosa stava
succedendo.
- Purtroppo sei sopravvissuto anche tu. Ti avverto, se ti avvicini ancora ad
Etienne, questa volta non sopravviverai – lo minacciò MacLeod.
- Vedremo – lo sfidò Vincent.
MacLeod uscì dal magazzino e fece una passeggiata per Parigi. Ricordare quei
terribili momenti di guerra gli aveva riaperto una brutta ferita che si portava
dietro da secoli. Aveva combattuto molte guerre, dal 1600 alla seconda guerra
mondiale, e aveva visto morire così tante persone, che più di una volta aveva
desiderato morire al loro posto. Era stupido il comportamento dei mortali:
sapevano che sarebbero morti, eppure continuavano a combattere tra di loro.
Tornò a casa dopo qualche ora e trovò Richie steso sul pavimento: era morto.
Attese qualche minuto, poi Richie si svegliò.
- Ah, che brutta sensazione –
- Cos’è successo? –
- Stavamo parlando, quando la porta si è aperta all’improvviso e un tizio ha
sparato. Hanno portato via Etienne –
- Già. Vincent ha voglia di morire –
- Un Immortale? –
- Sì. ci siamo conosciuti a Pearl Harbor –
- Tu eri lì? Caspita! –
- Già. È stato un massacro –
- Cos’hai intenzione di fare adesso? –
- Se l’hanno preso è perché Vincent vuole sfidarmi; perciò non lo uccideranno.
A questo punto non posso fare altro che aspettare che si faccia vivo –
Poco dopo bussarono alla porta: era Etienne. Aveva il corpo pieno di lividi e
tagli, il sangue che gli usciva dal naso, e un occhio gonfio.
- Richie, chiama un’ambulanza – disse MacLeod appena lo vide.
- Ma Richie non è morto? Gli hanno sparato –
- No. Era una ferita superficiale. Mi sono fatto medicare all’ospedale, e ora
sto bene – disse Richie.
- Meno male –
- Allora, raccontaci cos’è successo –
- Mi hanno portato da Vincent, e lui mi ha picchiato. Poi mi ha detto di venire
qui e dirle che l’aspetta sotto il ponte della Senna –
- Bene. Richie, stai con lui e questa volta cerca di non fare entrare nessuno –
si raccomandò MacLeod uscendo.
Poco dopo incontrò il suo nemico.
- Piaciuto lo scherzetto? – chiese Vincent ridendo.
- Non ce n’era bisogno. Potevi sfidarmi oggi pomeriggio –
- Se soffri è più bello –
I due sguainarono la spada ed iniziarono a combattere. Si scrutarono prima di
colpire, e poi le loro spade iniziarono a toccarsi sempre più violentemente,
fino a quando non ne scaturirono delle scintille. Erano entrambi molto bravi,
anche se si notava la superiorità di MacLeod. Dopo qualche minuto di lotta
furibonda, MacLeod disarmò il suo rivale, e gli tagliò la testa.
Lo spirito di Vincent gli entrò nel corpo, dandogli nuova forza. Il cielo fu
solcato da profondi fulmini, che penetrarono nel corpo di MacLeod. L’acqua
della Senna iniziò a ribollire dalla potenza scaturita, e i lampioni si
ruppero. Dopo alcuni minuti tutto cessò, e MacLeod tornò alla sua casa
galleggiante.
- È andato tutto bene? – gli chiese Richie appena lo vide varcare la soglia.
- Benissimo. Ora non ti daranno più fastidio. Ho fatto in modo che Vincent
fosse innocuo-
- Non so come ringraziarla. Lei mi ha salvato la vita – disse Etienne.
- È stato un piacere, credimi. Ora evita di metterti di nuovo nei guai –
- Lo farò. Grazie ancora, arrivederci –
- Ciao – risposero i due Immortali.
Rimasti soli, MacLeod spiegò all’amico ciò che era accaduto.
- Cosa ne pensi dei suoi tirapiedi? – chiese Richie.
- Non lo so. Credo che senza Vincent siano innocui, comunque loro non sono
Immortali-
Stanco per la faticosa giornata, MacLeod andò a dormire.
Il mattino seguente uscì per andare da Moris a rassicurarlo sul buon esito
dell’impresa. Stava camminando per strada, quando sentì un forte dolore alla
schiena. Realizzò di essere stato colpito da un proiettile, poi morì. La strada
era molto trafficata, perciò in molti lo videro morire. Subito chiamarono
un’ambulanza; i medici decretarono il decesso e trasportarono il corpo
all’obitorio. MacLeod era ancora steso sul lettino quando si svegliò.
Fortunatamente il medico non c’era, così si alzò e uscì dall’obitorio. Moris e
Richie avevano appena appreso la notizia, quando MacLeod tornò. Richie lo sentì
e fece allontanare Moris, in modo che non vedesse MacLeod.
- Allora, com’è trovarsi in un obitorio? – scherzò Richie quando MacLeod entrò.
- Spiritoso, veramente spiritoso! Mi hanno ammazzato in mezzo alla strada. Ora
devo lasciare il Paese –
- Già. Ma non ti sembra una cosa da stupidi sparare in mezzo alla folla? –
- Sì, ma l’hanno fatto perché sicuramente conoscono il mio segreto. Sanno che
ora me ne dovrò andare, così non darò loro più fastidio –
- Credo che tu abbia ragione –
- Prenderò il primo volo di stasera. Destinazione Roswell –
- Roswell? Ma non c’è niente lì! –
- Appunto! Voglio stare un po’ tranquillo. Voglio andare in un posto dove non
rischio di essere riconosciuto –
- E io che faccio? –
- Non lo so. Quello che vuoi –
- Posso venire con te? –
- Certo –
Quella sera si recarono all’aeroporto e presero il primo volo per Roswell.
Roswell, 2003
La vita procedeva normalmente. Erano passati tre mesi dalla partenza di Tess.
Isabel era ancora molto scossa dalla morte di Alex, ma come tutti gli altri,
stava cercando di farsi forza e continuare a vivere. Contrariamente a quanto si
aspettavano, Kyle era stato loro molto vicino, e il gruppo si era finalmente
riformato, più solido di prima.
Era un caldo pomeriggio di maggio, quando al Crashdown entrarono due persone:
un uomo molto interessante con i capelli lunghi legati in una coda, e un
ragazzo molto carino coi capelli biondi e gli occhi azzurri. Come entrarono,
MacLeod e Richie sentirono la presenza di un Immortale, ma l’Immortale in
questione non si accorse di loro.
- L’hai sentito? – chiese Richie.
- Sì. Lei però no. Non sa di essere Immortale –
Richie e MacLeod si sedettero, e furono serviti da Liz. Quando la ragazza si
avvicinò, sentirono anche il suo spirito, ma non era quello di un Immortale,
era una strana sensazione.
- Salve, volete ordinare? – chiese la cameriera.
- Sì – scorsero la lista, e poi MacLeod disse: - Per me anelli di Saturno e una
coca cola-
- Anche per me – disse Richie.
Liz si allontanò, e i due continuarono a parlare: - Ma tu credi veramente che
qui ci siano gli alieni? – chiese Richie.
- Be’, noi siamo Immortali. Cosa ci impedisce di credere agli alieni? –
- Già –
Quando ebbero terminato di mangiare, MacLeod si alzò dal tavolo.
- Dove vai? – gli chiese Richie.
- A fare scoprire all’Immortale la sua vera natura –
- Ma sei impazzito? –
- No. Noi la sentiamo, perciò lei è in pericolo. Diventerà un’altra mia
protetta. Non posso permettere che qualcuno la trovi e la uccida –
- Sì, ma… e se lei non ti crede? –
- Mi crederà –
MacLeod si avvicinò a Maria e le disse: - Scusami, ti devo parlare. Possiamo
andare in un posto dove nessuno possa sentirci? –
Maria lo guardò perplessa, ma accettò. Sentiva di potersi fidare di lui. E poi…
mio Dio che fusto!
- D’accordo – rispose Maria, conducendolo nel retro.
- Ascolta. Tu non sei come tutti gli altri esseri umani. Tu hai un dono, ed ora
te lo mostrerò. Non avere paura. Non ti succederà niente –
Così dicendo MacLeod estrasse la spada e le trafisse il petto. Maria sgranò gli
occhi, terrorizzata e stupita. Di tutti i doni che potesse avere, quello della
morte era il più improbabile. In quel momento nella sua mente si affollarono
mille pensieri, ma nessuno riuscì a prendere il sopravvento, perché morì.
MacLeod estrasse la spada dal petto della ragazza e attese. Pochi minuti dopo
gli occhi di Maria si aprirono, il suo cuore riprese a battere.
- Ma cosa è successo? Perché sono viva? – chiese più confusa che mai.
- Io sono Duncan MacLeod, del clan MacLeod. Io sono un Immortale. E anche tu –
- Ma… oddio! La ferita è scomparsa! –
- Esatto. E sarà così ogni volta. Abito qui a Roswell, questo è il mio
indirizzo. Vieni quando hai finito il turno, è molto importante – le disse
porgendole un biglietto.
- Okay –
MacLeod tornò nel locale, ed uscì con Richie. Maria tornò al lavoro dopo alcuni
minuti. Era sconvolta. Ne aveva viste di tutti i colori, ma essere Immortale
era veramente al limite del surreale. Pensò che la sua vita non sarebbe
cambiata di molto, a parte vivere in eterno. Si fece forza e riprese il lavoro.
- Cosa voleva quell’uomo? – le chiese Liz.
- Ve lo dico dopo, quando ne saprò di più –
La giornata per Maria sembrò interminabile: non vedeva l’ora di recarsi da
MacLeod per delle spiegazioni. Finalmente giunse l’orario di chiusura.
- Io devo andare – disse Maria.
- Maria, ma che ti succede? – le chiese Michael.
- Vi prometto che appena ne saprò di più vi spiegherò tutto. Ora però devo
andare – e non dando il tempo agli altri di controbattere, uscì dal locale.
Pochi minuti dopo raggiunse la casa di MacLeod. Le aprì Richie, e Maria ne
rimase felicemente sorpresa. Amava Michael, però Richie era veramente un bel
ragazzo.
- Maria, giusto? – le chiese.
- Sì –
La fece accomodare, e poco dopo MacLeod li raggiunse.
- Ciao. Grazie di essere venuta. Lui è Richie – disse MacLeod.
- Piacere. –
- Piacere. Sentite, io non so se si tratta di uno scherzo, ma… -
- Nessuno scherzo. Io sono nato in Scozia nel 1592. –
- No, mi state prendendo in giro! –
- Assolutamente no. Anche Richie è Immortale. Lui è nato nel 1974, e ha
scoperto di essere immortale nel 1992, quando morì la prima volta. Io invece lo
scopersi nel 1622.
- Ma non dimostri più di trentacinque anni! –
- Già. Dopo la prima morte non invecchiamo più. Mi spiace, ma tu avrai questo
aspetto fino alla tua morte –
- Oh no! Sempre una diciottenne! Ovunque vada dovrò andare a scuola! –
- Per questo non potrai restare a lungo nello stesso posto. Avrai bisogno di
documenti falsi, perché nessuno è a conoscenza del nostro segreto –
- Ma com’è vivere da Immortali? Cosa si fa? –
- Ci sono molti Immortali in giro per il mondo; alcuni buoni, altri cattivi. La
nostra è una vita difficile, perché non molti mortali sono disposti a stare con
noi. La nostra vita inoltre è in costante pericolo, perché alla fine ne resterà
uno solo, che avrà il potere della Reminiscenza, la conoscenza assoluta, il
potere assoluto –
- Mi state dicendo che dovrò combattere? –
- Sì. L’unico modo per uccidere un Immortale è tagliargli la testa. Noi ci
alleniamo continuamente con la spada, l’arma con cui duelliamo. Chi vince
taglia la testa all’altro e ne prende i poteri. Solamente in terra consacrata
siamo al sicuro –
- Ma è terribile! Siamo degli assassini! –
- È la nostra natura. O uccidiamo o veniamo uccisi. Prima o poi te ne farai una
ragione –
- Ma come avete fatto a capire che io sono Immortale? –
- Noi Immortali possiamo sentirci, così ci prepariamo. Non tutti sono nemici:
guarda me e Richie! –
- Questo mi consola un po’. Voi non avete mica intenzione di prendere la mia
testa, vero? –
- No. Io ti ho reso Immortale, e sarò il tuo mentore. Ti insegnerò a
combattere, e ti proteggerò. Puoi stare tranquilla –
- Sapete, ne ho viste talmente tante che ora comincio a credervi –
- Bene! Abbiamo sentito un altro spirito al locale, ma non era un immortale. La
ragazza che ci ha serviti –
- Liz. Sì, lei è morta e Max l’ha riportata in vita –
- E come ha fatto? –
- È un alieno. Ha il potere di guarire –
- Tu sei amica di un alieno, e non credi a noi? –
- Veramente sono amica di due alieni e sto con un terzo. Oggi erano tutti al
Crashdown. Michael, quello che sta ai fornelli, è il mio ragazzo; Isabel, la
ragazza bionda con cui io e Liz stavamo parlando quando siete entrati, e Max,
il ragazzo di Liz, quello che era seduto al tavolo con noi. Mancava Kyle, un
umano, anche lui salvato da Max –
- Certo che non siamo i soli ad avere un bel segreto! –
- Già. Siamo costantemente in pericolo per via degli alieni che vogliono
uccidere Max, Isabel e Michael, e dobbiamo proteggerci dai cacciatori di
alieni. Anche se noi non siamo alieni, siamo in pericolo quanto loro. –
- Sulla nostra condizione sai più o meno tutto. Hai domande? –
- Se morissi in mezzo alla strada? –
- Dovresti cambiare Stato –
- Oh cavolo! E come faccio a capire se l’Immortale che incontro è buono o
cattivo? –
- Finché ci siamo noi non ti devi preoccupare. Quando sarai sola, dovrai stare
molto attenta: non devi affezionarti troppo e nemmeno abbassare la guardia, a
meno che tu non sia assolutamente certa che sia buono –
- Okay –
- Bene. Io mi occupo della spada; Richie delle arti marziali. Ti aspettano
giorni di duro lavoro –
- Ancora una domanda. Il matrimonio? –
- Molti di noi si sono sposati con mortali, altri con Immortali. L’unico
problema è che non possiamo avere figli –
- Ma è terribile! Io ho sempre sognato di avere un figlio –
- Mi spiace, ma è così. È dura anche per noi. Io infatti non mi sono mai
sposato –
- Spero solo che Michael capisca –
- Tu hai capito lui, e lui capirà te –
- Già. Prima hai parlato di terra consacrata, cos’è? –
- Un luogo sacro: una chiesa, un mausoleo, una sinagoga, ogni luogo su cui
sorge una costruzione ispirata ad un culto –
- Ho capito. Credo di essere pronta –
Iniziarono dalla spada. MacLeod le consegnò una spada e le disse: - Devi
tenerla sempre con te. È la tua migliore amica –
- Ma come faccio? Me la porto nella borsetta? –
- Devi trovare un modo. Non ti puoi separare da lei nemmeno per un istante.
Potrebbe esserti fatale –
- Va bene –
Cominciarono l’allenamento: MacLeod le mostrò la posizione di guardia e i
concetti base. Trascorsero tutta la serata a provare e riprovare mosse di
attacco e difesa. Finalmente, dopo la mezzanotte, Maria poté tornare a casa.
- Hai delle potenzialità. Ci vediamo domani. Appena hai un po’ di tempo libero,
vieni ad allenarti. È molto importante –
- Grazie per tutto quello che state facendo per me. A domani –
Il giorno seguente Maria andò a scuola con una custodia per chitarra, dove
nascose la sua spada.
- Maria, quell’uomo era per caso un discografico? – le chiese Liz vedendo la
custodia.
- No. Riunione nella stanza dei cancellini –
I sei ragazzi si recarono nella stanza e Maria spiegò loro tutto quello che era
successo, quello che le aveva riferito MacLeod, e mostrò loro la spada.
- Ti ha solo presa in giro! – esclamò Michael.
- No. Vi dico che sono morta e resuscitata! –
- E se si fosse trattata di un’allucinazione? –
- Okay – Maria estrasse la spada e se la conficcò nel petto. Poco dopo si
accasciò al suolo morta.
- Mariaaaaa! – esclamarono tutti.
- Oh Dio, cosa facciamo? –
- Ma è pazza? –
Mentre erano intenti a disperarsi, Maria aprì gli occhi e si alzò.
- Ma… Maria! –
- Ora controllate il mio petto –
- Non c’è più la ferita! –
- Esatto. Io sono Immortale, ve l’ho detto –
- Ci hai fatto prendere un colpo – le disse Liz abbracciandola.
- Sapevo quello che facevo. Il problema è andare sempre in giro con questa
custodia. Non voglio mettere quel cappottone come MacLeod! –
- Io non mi preoccuperei tanto della spada, quanto della testa – osservò Max.
- Già. Mi allenerò duramente, e chi lo sa… magari sarò proprio io l’ultimo
Immortale! –
- Adesso non fantasticare troppo –
- Sapete qual è l’unica cosa che mi fa stare tremendamente male? –
- Quale? –
- Il fatto che, sempre ammesso che qualcuno non prenda la mia testa prima,
sopravviverò a tutti voi. E poi non potere avere figli è massacrante per me –
- Sì, deve essere molto dura – disse Liz comprensiva.
- Spero solo che il mio futuro marito lo capisca –
- È assolutamente portentoso! Come vorrei essere al tuo posto! – esclamò Kyle.
- Se sei contento di continuare a combattere e tagliare teste, accomodati! –
- Sono gli inconvenienti dell’immortalità. Ma ti rendi conto?! Se sopravvivi,
vedrai il mondo cambiare. Magari fra cinquecento anni sarai l’unica umana tra i
robot. Sarai la padrona del mondo! –
- Caspita che fantasia! Se non mi alleno come si deve, non arriverò a compiere
vent’anni! –
- Non devi farti prendere dal panico. Ci sono MacLeod e Richie con te – le
disse Liz.
- Certo, ma quando non ci saranno più? –
- Te la caverai, sopravviverai. Ne siamo sicuri – le fece forza Michael.
- Tre alieni e un Immortale. Che bel gruppo che siamo! –
- Già. Forza, in classe –
Ogni giorno, dopo la chiusura del Crashdown, Maria si recava a casa di MacLeod
e Richie, e con loro si allenava duramente. A poco a poco imparò a maneggiare
agilmente la spada e a fare duelli con MacLeod. Con le arti marziali se la
cavava benissimo, e talvolta mandava Richie al tappeto con facilità. Erano mesi
che allenava tutti i giorni, facendo enormi progressi. MacLeod e Richie erano
stupiti dalla velocità con cui Maria apprendeva i loro insegnamenti, ma ne
erano molto felici.
Un anno esatto dopo la loro conoscenza, Maria invitò i suoi due mentori al
Crashdown, per festeggiare. Quella sera si divertirono molto: nonostante
MacLeod avesse più di quattrocento anni, era molto simpatico e socievole. I
ragazzi soddisfarono ogni loro curiosità interrogando i due Immortali per ben
un’ora. Quella sera avevano imparato molto, non solo sugli eventi storici a cui
MacLeod partecipò, ma anche sulla condizione di un uomo costretto a nascondersi
per secoli, ad avere rapporti con donne che morivano o lo lasciavano quando
scoprivano la verità. Liz e Kyle compresero meglio l’animo degli alieni, e si
ripromisero di stare loro vicini qualsiasi cosa accada. Gli alieni riconobbero
loro stessi nelle parole degli Immortali, e decisero di non sprecare più
nemmeno un’occasione di felicità, e di condividere ogni loro pensiero con gli
umani loro amici.
Al termine della serata Michael accompagnò Maria a casa.
- Senti, io volevo dirti che non ti lascerò sola. Tu mi sei sempre stata
vicina, pur sapendo che sono un alieno, ed ora tocca a me – disse Michael.
- Grazie. Senza di te, senza di voi, non ce la farei. Ho il terrore di dover
mozzare una testa –
- Lo so. Deve essere molto dura per te, però ne va della tua vita –
- Già. Michael, io non posso pensare di vederti morto. Non posso pensare di
vedervi tutti morti –
- Maria, prima o poi tutti noi moriremo. Tu avresti potuto sopravvivere a tutti
noi anche se non fossi Immortale –
- Ovunque andrò, qualunque cosa farò, la morte mi perseguiterà. Sai, forse è un
bene che non possa avere figli, così non dovrò vedere morire anche loro di
vecchiaia, mentre io avrò sempre l’aspetto di una diciottenne. Mio Dio! Cosa
diranno a Roswell fra qualche anno? –
- Ora non pensarci. Quanto ai figli, non importa se non ne puoi avere. Potremmo
sempre adottarne uno –
- Stai dicendo che vuoi passare la tua vita con me? –
- Sì. Ho scoperto che sei molto simile a me, che abbiamo gli stessi pensieri,
le stesse paure. Ora non voglio più nascondere i miei sentimenti per paura di
metterti in pericolo. So che te la cavi benissimo, perciò ora più niente mi
trattiene dall’amarti e dal volere stare con te –
- Grazie Michael. Anch’io voglio stare con te. Vivrò con te ogni momento
serenamente, cercando di non pensare alla mia immortalità –
- Così mi piaci! –
Da quella sera Michael e Maria furono molto più uniti di prima; finalmente
erano una vera coppia, e non litigavano più per ogni sciocchezza.
Qualche mese dopo la vita di Maria fu sconvolta. Si trovava a scuola, quando in
classe entrò un uomo. Maria sentì il suo spirito, e capì che era un Immortale.
Anche l’uomo la riconobbe, e la salutò con un cenno del capo. Il cuore di Maria
prese a battere all’impazzata: aveva di fronte a sé un Immortale sconosciuto, e
aveva paura che fosse lì per la sua testa. Aveva l’aspetto di un trentenne, ma
chissà quanti secoli aveva in realtà!
L’uomo si presentò: - Salve, sono il professor Mattew Joyce, il supplente di
matematica. Starò con voi una settimana –
Maria si rassicurò un po’; in fin dei conti anche gli Immortali avevano una
vita e lavoravano come gli altri. Sperava che fosse così, altrimenti sarebbe
morta di paura.
Non era male come insegnante, era simpatico e trascorse buona parte dell’ora a
far conoscenza con i suoi alunni, soffermandosi ovviamente su Maria.
Al termine della lezione Maria raccontò tutto ai suoi amici.
- Ma è terribile! – disse Liz.
- Ho una paura allucinante –
- Stai tranquilla. Magari non vuole sfidarti – disse ottimista Kyle.
- Lo spero tanto. Devo andare da Mac –
- Ma le lezioni non sono finite – osservò Isabel.
- Lo so, ma non ho molto tempo. Ci vediamo dopo – e così dicendo Maria si
allontanò dalla scuola.
- Mac? Adesso lo chiama Mac? Passa più tempo con lui che con me! Ma è ancora la
mia fidanzata? – esclamò Michael geloso.
- E dai, non fare il geloso. Ne va della sua vita – replicò Max.
- Lo so, ma non è bello vederla sempre scappare così e saperla in casa sola con
due uomini –
- Fra qualche anno, quando Maria avrà sconfitto decine di Immortali, sarai
grato a MacLeod e Richie –
- Sì, forse avete ragione –
I ragazzi rimasti a scuola trascorsero il resto della mattinata a tenere
d’occhio il supplente di matematica, il quale si comportava come ogni altro
essere umano.
Intanto Maria si recò da MacLeod.
- Mac, è successa una cosa terribile – disse Maria appena le aprirono alla
porta.
- Cosa? –
- C’è qui un Immortale, si chiama Mattew Joyce. È il supplente del prof. di
matematica –
- Mattew? –
- Lo conosci? –
- Sì. È molto cattivo. Viaggia per il mondo in cerca di teste. Non mi sono mai
battuto con lui, perciò non so dirti se è molto forte, comunque stai molto
attenta, anche a scuola –
- Sono pietrificata dalla paura. Se lui vuole me e mi sconfigge, io domani
potrei non esserci più –
- Ora calmati. Devi essere positiva, devi fargli vedere che non hai paura di
lui. Ci alleneremo tutto il giorno con la spada. Andrà tutto bene –
- Lo spero tanto – disse Maria abbracciando MacLeod.
Dopodiché si allenarono duramente fino a notte fonda. MacLeod le insegnò alcune
mosse segrete, le mostrò i punti deboli dei vari attacchi, le insegnò il
miglior modo per difendersi, e infine la fece esercitare sul taglio della
testa: doveva essere netto e preciso.
Finalmente Maria, dopo molte ore di lotta, poté tornare a casa e fare una bella
dormita. Veramente non dormì molto quella notte, per i troppi pensieri di morte
che aveva per la testa, però almeno si riposò.
La mattina seguente Maria raccontò agli amici della giornata precedente, e poi
si fece forza ed entrò in classe, sapendo di trovarci il professor Mattew Joyce.
- Bene – cominciò il professore – oggi voglio interrogarvi. Non segnerò i voti
sul registro. Voglio solo vedere il vostro grado di preparazione. La prima
persona che voglio qui è Maria De Luca –
Maria si sentì morire, non perché non sapeva molto di matematica, ma perché
essere vicina a quell’uomo la faceva sentire male, senza difese. E se lui
avesse estratto la spada? No, in pubblico non l’avrebbe mai fatto.
Si alzò e si avvicinò alla cattedra, cercando di essere più sicura che poteva.
Mattew le si avvicinò e le disse sottovoce: - Anche se sei come me, non avrò un
occhio di riguardo nei tuoi confronti –
- Non l’ho mai pensato –
- Bene. Allora, mi parli delle funzioni trigonometriche –
Maria cercò di ricordare qualcosa delle spiegazioni di Max al Crashdown, ma
aveva la testa completamente vuota. Un po’ per l’odio per la matematica, un po’
per il panico di essere così vulnerabile nei confronti di Mattew, non rispose
alla domanda.
- A posto De Luca. Due! – decretò il professore.
Maria andò a sedersi, e il professore continuò le interrogazioni.
Durante il pranzo, quando stavano mangiando chiacchierando del più e del meno,
il professor Joyce li interruppe.
- De Luca, puoi venire nel mio ufficio, per favore? –
Maria sbiancò. Temeva che fosse giunto il momento della sua decapitazione;
comunque si alzò e lo segui.
- Devo dire che mi è andata bene. Non credevo di trovare un Immortale in questa
cittadina sperduta – disse Mattew appena furono soli.
- Cosa vuoi? –
- La tua testa –
- Bene –
- Mi sembri sicura di te, oppure è solo una finta? –
- Lo vedremo durante il combattimento –
- Mi piacciono le ragazze tenaci, di solito hanno un gran potere. Io sono
Immortale da cento anni, e tu? –
- Quanto basta per farti fuori –
- Bene bene. Alla fine delle lezioni nel deserto. Ho visto che è un posto
sicuro da occhi indiscreti –
- Ci sarò – e così dicendo Maria si allontanò.
Era andata bene, aveva mascherato alla perfezione il suo terrore; ora doveva
rilassarsi ed accumulare energie per l’incontro.
Trascorse il resto della mattina assorta nei suoi pensieri, mentre cercava di
meditare come le aveva insegnato MacLeod.
Al termine delle lezioni, prima di andare nel deserto, passò a casa del suo
mentore.
- Mi ha sfidata. Sto andando nel deserto per battermi con lui –
- Vengo con te –
- Ma sono io a dovermi battere –
- Lo so, ma voglio assicurarmi che vada tutto bene. Mi nasconderò –
- Se ci sei tu sarò più tranquilla –
- Bene. Ora rilassati e ricordati quello che ti ho insegnato. Metti in pratica
tutto quello che sai –
I due Immortali si recarono nel deserto, continuando a ripassare le varie
mosse. MacLeod si nascose dietro ad una roccia, e Maria attese il suo
avversario.
- Noto con piacere che non sei una codarda –
- Già –
Maria si mise in posizione, e fra i due iniziò il duello. Fino a poco prima era
terrorizzata, ma ora che sapeva che stava lottando per sopravvivere, si sentiva
forte e coraggiosa. Non si sarebbe fatta uccidere per niente al mondo.
Mattew attaccava senza sosta, ma Maria riusciva a parare i suoi colpi, anche se
a fatica. Lui era più forte di lei fisicamente. Non si scoraggiò, ed iniziò a
sferrargli forti calci, che lo indebolirono parecchio. La lotta continuò per
parecchi minuti, durante i quali Maria fu ferita al braccio. Il dolore era
forte, ma doveva continuare, doveva trasformare il dolore e la rabbia che
provava in punti di forza. E così fece: partì alla carica attaccando
l’avversario in ogni direzione; inventò anche sul momento nuove mosse.
Finalmente, dopo molta fatica, con un’abile gioco di polso, riuscì a
disarmarlo. Mattew si inginocchiò a terra, pronto per essere decapitato.
MacLeod si avvicinò a Maria per darle coraggio.
Prima di ucciderlo, Maria disse: - Questo è stato il mio primo combattimento –
- Complimenti –
- Addio! – e con decisione gli tagliò la testa. Il colpo fu forte e preciso, e
lo spirito di Mattew penetrò nel corpo di Maria.
Come sempre accadeva, profondi fulmini solcarono il cielo azzurro di Roswell,
andando ad infrangersi nel corpo proteso della ragazza. Le rocce del deserto
esplosero e MacLeod dovesse ripararsi per non essere ferito. Poi tutto cesso.
Maria si accasciò a terra, stremata.
- Come stai? – le chiese MacLeod avvicinandosi.
- È una sensazione bellissima. Sento il potere scorrere dentro di me –
- Sì. senti la tua forza aumentare, non è vero? –
- Già. È come se fossi rinata –
- Cos’hai provato quando gli hai tagliato la testa? –
- Da una parte mi odiavo per quello che stavo facendo, mi sentivo come un boia;
ma dall’altra sapevo che se l’avessi lasciato libero lui mi avrebbe ucciso. È
come dicevi tu: in quei momenti l’istinto di sopravvivenza prevale –
- Ora vai a riposarti. È stata molto dura. Sei stata bravissima, hai un talento
eccezionale–
- Ti ringrazio, ma è tutto merito tuo –
- Non sono io quello che ha appena vinto un incontro! –
Maria tornò a casa e si coricò, esausta. Era pomeriggio, e avrebbe dovuto
iniziare il turno al Crashdown, ma non riusciva nemmeno a stare in piedi.
Riuscì solamente a chiamare Liz per avvertirla, e poi crollò addormentata.
Quella sera i suoi amici le fecero una sorpresa, avendo saputo da MacLeod che
se l’era cavata egregiamente.
- Sono felice che siete qui con me! – disse Maria.
- Era il minimo che potevamo fare. Però adesso ci devi raccontare tutto nei
minimi dettagli – disse Liz.
Maria prese a raccontare per filo e per segno il suo combattimento, e i suoi
amici rimasero senza parole.
- Allora dobbiamo stare attenti a non farti arrabbiare, altrimenti ce le dai di
santa ragione! – esclamò Michael.
- Già, soprattutto tu –
- MacLeod era contentissimo, è fiero di te – le disse Max.
- Ne sono molto felice. Io gli devo tutto, perciò l’ultima cosa che voglio è
deluderlo –
- Allora, come ci si sente ad avere ucciso il primo Immortale? –
- Benissimo. Mi sento più forte, più sicura. Ora so che posso fare qualunque
cosa. Non ho più paura di niente, nemmeno degli altri Immortali. In un modo o
nell’altro me la caverò. Sì, sono la padrona del mondo! –
- Be’, ora non ti esaltare troppo. Devi stare sempre attenta agli altri
Immortali. Arriverà il giorno che ti batterai con uno più forte di te – le
disse saggiamente Isabel.
- Spero che quel giorno sia lontano; comunque non starò qui a crogiolarmi
attendendolo. Ora scusate, ma sono stanca –
I ragazzi se ne andarono, ma a malincuore; avevano capito che qualcosa era
cambiato in Maria. Non era più la ragazza di sempre; ora era sfacciata di
fronte al pericolo, incurante del fatto che un Immortale avrebbe potuto
ucciderla il giorno dopo. Ora Maria amava stare solamente con i suoi simili, e
a poco a poco si stava allontanando dai suoi amici, da chi l’aveva sempre
sostenuta. Era molto triste da ammettere, ma la Maria di un anno prima non
esisteva più, ora esisteva l’Immortale Maria.
E Maria infatti adorava stare con MacLeod e Richie, perché poteva imparare
tante cose, oltre a combattere; loro la facevano sentire normale, un essere
come tutti gli altri. Quando stava con i suoi amici si sentiva a disagio, si
sentiva diversa. Era diversa anche dagli alieni: loro potevano morire, lei no.
Quando aveva tagliato la testa a Mattew aveva capito che quello era il suo
destino, che avrebbe passato l’intera esistenza a farlo, e non poteva
coinvolgere nessuno nella sua battaglia. Comunque, nonostante quello che
sentiva, non avrebbe mai abbandonato i suoi amici, per niente al mondo.
Qualche giorno dopo entrò al Crashdown un uomo sulla cinquantina, con i capelli
biondi e gli occhi azzurri. Come varcò la porta, Maria sentì che era un
Immortale. I due si squadrarono a lungo, poi l’Immortale si avvicinò a Maria e
le disse: - Dov’è MacLeod? –
- Tu chi sei? –
- Sono Kalas. Ora dimmi dov’è MacLeod –
- Qui non c’è –
- Lo vedo. So che è qui a Roswell, l’ho seguito. –
- Cosa vuoi da lui? –
- Quello che vogliamo tutti. La sua testa –
- Ti ucciderà –
- Lo vedremo –
Così dicendo, Kalas estrasse una pistola e fece uscire tutti i clienti dal
locale, facendo rimanere solamente Maria, Kyle, Max, Michael, Isabel e Liz.
- Ora chiama MacLeod e digli di venire qui, altrimenti uccido i tuoi amici ad
uno ad uno – minacciò Kalas tenendogli sotto tiro.
Maria obbedì. Pochi minuti dopo MacLeod entrò nel locale.
- Kalas! Non c’era bisogno di fare tutto questa scena. Potevi venire
direttamente da me – disse MacLeod.
- Voglio prima vederti distrutto dal dolore, voglio toglierti tutte le cose a
cui tieni, come tu hai fatto con me – e così dicendo prese a sparare contro i
ragazzi.
Max attivò immediatamente la barriera, e nessuno venne colpito.
- Ma cosa…? –
- Qui a Roswell ci sono gli alieni, non lo sapevi? – disse Max.
- E tu saresti un alieno? –
- Altrimenti come la spieghi questa –
Kalas stava per ribattere qualcosa, ma Michael lo scaraventò fuori dal locale
usando la telecinesi. Si rialzò subito e fece per rientrare nel locale, ma lo
sceriffo Valenti lo bloccò.
- Metti giù la pistola! –urlò.
Kalas finse di gettare l’arma, ma all’improvviso la sollevò e gli sparò, poi
fuggì. Valenti cadde a terra morente, ma i ragazzi lo portarono tempestivamente
all’interno del locale e Max lo guarì, salvandogli la vita.
- Voi restate qui. Inventate qualcosa per la gente qui fuori – disse MacLeod
uscendo dal locale.
- Mac! Stai attento! – gli disse Maria preoccupata.
MacLeod le sorrise e si allontanò alla ricerca del suo nemico. Si diresse verso
il deserto, sapendo che è l’unico posto sicuro in cui combattere. La sua
ricerca andò a buon fine, perché trovò Kalas ad attenderlo.
- Ora ci siamo solo noi due. Combatti – disse MacLeod estraendo la spada.
- Con molto piacere – rispose Kalas mettendosi in posizione di combattimento.
Si studiarono a lungo, guardandosi dritto negli occhi, per cercare di capire le
mosse dell’altro. Le loro spade si toccavano violentemente, provocando
scintille. Entrambi erano abilissimi spadaccini, ed entrambi erano decisi a
vincere. L’odio reciproco che provavano trapelava dai loro occhi. MacLeod venne
ferito all’addome, ma questo non lo fermò: reagì con molta determinazione,
ferendo Kalas ad una spalla. Entrambi erano decisi a non mollare, e il
combattimento durò molto tempo, fino a quando MacLeod riuscì a disarmare il suo
nemico.
- Forza, finiscimi. Hai vinto – gli disse Kalas inginocchiandosi.
MacLeod non se lo fece ripetere due volte: ancora accecato dall’odio per quel
viscido essere, lo decapitò. Subito lo spirito dell’Immortale deceduto penetrò
nel suo corpo, così come fecero i fulmini che scaturivano da ogni parte attorno
a lui. Le rocce si ruppero, la sabbia del deserto si sollevò e un forte vento
si alzò. Dopo qualche minuto tutto cessò: MacLeod si sentiva fortissimo, felice
per aver finalmente eliminato il suo nemico giurato. Quando si riprese dalle
scariche elettriche si diresse al Crashdown.
Come entrò Maria gli corse incontro e gli gettò le braccia al collo: - Sapevo
che avresti vinto –
- Già, ma è stata dura –
- Complimenti! – esclamò Richie.
- Grazie –
- Io sono abituato a sentirne e vederne di tutti i colori, ma non credevo che
alcuni di noi potessero essere Immortali – disse lo sceriffo.
- Spero che nessuno di voi abbia intenzione di rivelare il nostro segreto –
disse MacLeod.
- No, puoi stare tranquillo. Però nemmeno voi dovete dire che a Roswell ci sono
gli alieni – si raccomandò lo sceriffo.
- Con noi il vostro segreto è al sicuro. A proposito, cosa avete detto ai
clienti del locale? – disse ancora MacLeod.
- Che quell’uomo era un criminale che voleva fare una rapina. Nessuno può
immaginare chi era in realtà – spiegò lo sceriffo.
- Questa volta ci è andata bene, però è troppo rischioso per noi restare qui.
Io e Richie ce ne andiamo – annunciò MacLeod.
- Mac, no! – implorò Maria.
- Mi spiace. Ormai sanno che siamo qui, non voglio mettervi tutti in pericolo.
Maria, se vuoi puoi venire con noi –
- No, non posso. La mia vita è qui –
- Cosa farai quando, tra qualche anno, tu non sarai cambiata minimamente mentre
i tuoi amici invecchieranno? – chiese Richie.
- Non lo so, mi inventerò qualcosa, oppure me ne andrò. Ora però non voglio
lasciarli –
- D’accordo. Maria, è stato bello conoscerti. Non smettere mai di allenarti, e
ricorda che non ti puoi fermare per troppo tempo nello stesso posto; devi
viaggiare, imparare altre culture, incontrare altri Immortali –
- Lo farò, ma non ora. –
- Ciao anche a tutti voi. Mi spiace se vi siete trovati coinvolti in questa
situazione – concluse MacLeod.
- Non ti preoccupare. È stato un piacere. Tornate pure quando volete –
- Arrivederci –
Maria abbracciò un’ultima volta i suoi due amici, e poi li lasciò andare per la
loro strada. Era questa la loro vita, sempre in giro per il mondo, sempre alla
ricerca di una via di fuga dai mortali, sempre alla ricerca di una testa che
potesse accrescere il loro potere, in modo da essere l’ultimo Immortale. Maria
lo comprendeva, perché era come loro, e un giorno si sarebbe allontanata da
Roswell.
Roswell, 2403
Sono passati quattrocento anni da quando MacLeod e Richie lasciarono Roswell,
ed ora Maria aveva nuovamente incontrato il suo vecchio amico proprio a
Roswell. Era tornata nella sua città natia dopo 320 anni di assenza, in cui
aveva viaggiato per il mondo. Non sapeva nemmeno lei il motivo per cui era
tornata, forse perché aveva nostalgia di casa, o forse perché sentiva che
avrebbe incontrato MacLeod. La città era visibilmente cambiata: ora il deserto
non esisteva più, ma vi era solamente cemento. Roswell non aveva più l’aspetto
di una città del far west; ora era una distesa di cemento, con grattacieli che
sembravano sfiorare le nuvole. In quattrocento anni tutto era cambiato,
l’intero mondo era cambiato: ora tutto era computerizzato, ogni azione
quotidiana era programmata e automatizzata. Le persone erano diverse, non
comunicavano più come una volta, ma erano come automi, troppo presi a
rispettare gli orari e i vari impegni.
Maria stava camminando per strada, quando si scontrò con una persona. Lo
riconobbe subito, non era minimamente cambiato.
- MacLeod! – esclamò contentissima abbracciandolo.
- Maria! Quanto tempo! –
- Già. Come stai? –
- Benissimo. E tu? –
- Anch’io. Vedo che non sei cambiato! – scherzò Maria.
- Nemmeno tu. Fai ancora le superiori? – la prese in giro MacLeod.
- Spiritoso! Ho più di quattrocento anni, ti pare che faccia ancora le
superiori! –
- Sapevo che eri forte, ma non credevo così tanto – ammise MacLeod.
- Mi sono stupita anch’io. Ho battuto molti Immortali senza nemmeno
accorgermene. E Richie? –
- È morto cento anni fa durante un combattimento. È stato con me tutto il tempo
e perderlo è stato un duro colpo –
- Immagino. Perché non andiamo a prenderci qualcosa bere, così parliamo –
propose Maria.
- Certo. –
Entrarono in un bar e un cameriere, in realtà un robot, fu subito da loro.
Ordinarono, e mentre sorseggiavano una bibita fresca, parlarono del passato.
- Allora, raccontami quello che hai fatto in questi secoli – disse MacLeod.
- Ok. Sono rimasta qui a Roswell ancora 65 anni. –
- Così tanto? E col tuo aspetto? –
- Mia madre non sapeva più dove portarmi, era disperata perché non crescevo,
non cambiavo minimamente; così le ho detto tutto –
- Come l’ha presa? –
- Diciamo bene. Quando sono morta davanti a lei mi ha creduta. Per qualche
tempo si è fatta prendere dal panico, aveva paura per me, ma poi ci si è
abituata, ed è andato tutto bene. –
- Meno male. E con i tuoi amici com’è andata? –
- Bene. Mi sono sposata con Michael, ma non abbiamo adottato nessun figlio,
eravamo troppo presi dal lavoro. –
- Lo sapevo che non ti avrebbe lasciata. –
- Già. Anche Liz e Max si sono sposati, ma questo era ovvio. E poi, colpo di
scena, si sono sposati Isabel e Kyle. Non l’avrei mai detto. –
- E lo sceriffo? –
- Lo sceriffo è morto dieci anni dopo la vostra partenza, durante una rapina in
una banca. Lo ha sostituito Kyle. –
- Com’è stata la tua vita con loro? –
- Bellissima, non potevo desiderare altro. Quando sono morti tutti io sono
stata molto male, e me ne sono andata via da Roswell. Il primo a morire è stato
lo sceriffo. Poi mia madre. Isabel è morta a trent’anni. Lei, Max e Michael
sono partiti per Antar, il loro pianeta d’origine, ma sono tornati solamente
Max e Michael. È stato un duro colpo per tutti, soprattutto per Kyle, si erano
sposati da poco. –
- Deve essere stato terribile. –
- Sì. kyle è morto a 73 anni di vecchiaia. Liz è morta a 75 anni, anche lei di
vecchiaia. Quanto a Max e Michael, loro sono morti a 83 anni, per colpa di
alcuni frammenti di un satellite della Terra ancora sconosciuto. Hanno
provocato una reazione che li ha portati alla morte. Quando è morto Michael io
sono morta con lui. Ho giurato di non innamorarmi mai più di un mortale, e così
ho fatto –
- Hai sofferto molto –
- Sì, moltissimo. Quando sono morti tutti ho capito che non potevo più restare
qui, e così sono andata a New York. Lì mi sono rifatta una vita, cercando di
dimenticare, anche se era impossibile, ancora adesso soffro quando ripenso alla
morte di tutti i miei amici. –
- È normale, capita anche a me, anche se sono morti settecento anni fa –
- Già. A New York sono diventata insegnante di arti marziali, ma sono morta in
pubblico durante un combattimento di arti marziali. La mia avversaria mi ha
provocato una commozione cerebrale. Così sono dovuta andare via, dopo cento
anni che ero lì, e mi sono trasferita in Italia, a Firenze –
- Stupenda città. Vorrei tornarci un giorno –
- Vedrai che ci andrai. In Italia sono diventata la segretaria di un
imprenditore, e non è successo niente di particolare, a parte i soliti duelli
con altri Immortali, ne ho incontrati moltissimi, fortunatamente li ho battuti
tutti –
- Sì, ma ora ne sono rimasti pochissimi –
- Già, si sta avvicinando il grande momento. Dopo l’Italia, dove sono rimasta
per 150 anni, sono andata in Australia, a Sidney, un paradiso –
- Immagino. Non ci sono mai stato –
- Ci sono rimasta per 70 anni. Lì mi sono risposata con un Immortale, Methos. È
stato il mio primo vero amore dopo Michael. Con gli altri ho avuto solo storie
passeggere, e rigorosamente con Immortali. Non mi sono mai più innamorata di un
mortale, e agli amici che ho avuto non erano nemmeno lontanamente affezionata
come a Liz e tutti gli altri. –
- Hai detto Methos? Il primo Immortale? –
- Sì, lui. Lo conosci? –
- Ma certo! L’ho conosciuto a Parigi prima di venire qui 400 anni fa. È
veramente eccezionale! E ora che fine ha fatto? –
- È morto 80 anni fa. È per questo che mi sono trasferita di nuovo qui, volevo
sentirmi di nuovo a casa. –
- Oh no! Com’è successo? –
- Un Immortale, hanno combattuto e lui ha avuto la peggio. Quel bastardo poi se
l’è vista con me, e l’ho fatto fuori –
- Mi spiace veramente tanto. Methos era un mio grande amico, avrei tanto voluto
rincontrarlo, ma è bravo a far sparire le tracce –
- Sì. Se non fossi mai andata in Australia non l’avrei mai conosciuto. –
- E quindi sei qui da 80 anni? E non si accorgono di te? –
- Mac, ma hai visto come sono ridotti tutti? Sembrano degli automi! –
- Sì, il mondo è proprio cambiato! –
- Ma raccontami di te, cos’hai fatto in tutto questo tempo? –
- Appena partito da qui sono andato in Russia. Io e Richie ci siamo stati per
duecento anni, e lì abbiamo imparato molto sulla cultura russa. Comunque non
abbiamo fatto niente di particolare, a parte continuare a batterci con gli
altri Immortali –
- Questo ci sarà sempre. –
- Infatti. Poi ci siamo trasferiti a Washington. È stato bello tornare in
America, mi mancava molto. Lì mi sono sposato con Amanda, un’Immortale. Sono
stato con lei per 150 anni. Appena è morta mi sono trasferito in Scozia, nella
mia vecchia e amata Scozia. –
- Finalmente hai trovato l’amore anche tu –
- Già. L’amavo da sempre, ma non ho mai voluto ammetterlo. È stato bello stare
con lei-
- Sono contenta per te. E poi? –
- Sono stato in Scozia per 50 anni, e anche lì non è successo niente di
particolare, a parte vedere il mondo cambiare, e poi sono venuto qui. Sono
arrivato oggi. Volevo rivederti, volevo sapere se eri ancora viva, e così ho
pensato al luogo dov’era più logico trovarti –
- Sei un tesoro. Mi mancavi tanto anche tu, però non sapevo dove trovarti. –
- Ora cos’hai intenzione di fare? –
- Di andare ovunque vada tu. Non voglio separarmi ancora da te. Quando sono con
te mi sento protetta. –
- Però te la cavi benissimo anche sola, non trovi? –
- Certo, ma stare con un amico fa sempre piacere –
- Hai ragione. E dove vorresti andare? –
- Vorrei visitare la Scozia, la tua casa –
- Okay. Partiamo domani col primo aereo –
- Ti ringrazio. –
E così il mattino seguente partirono per la Scozia. D’ora in poi non si
sarebbero più divisi, fino a quando uno dei due non sarebbe morto. Trascorsero
anni stupendi tra le montagne della Scozia, anni in cui impararono a conoscersi
meglio, e in cui sbocciò l’amore tra i due Immortali. Maria aveva sempre avuto
un debole per MacLeod, ma cercò di non dar retta ai propri sentimenti, perché
non voleva far soffrire Michael, ma ora che erano rimasti solo loro due le fu
naturale dichiararsi. MacLeod provava i suoi stessi sentimenti, e così
formarono una bella coppia. Purtroppo il loro idillio non durò molto, solo
pochi anni, perché un giorno li raggiunse un Immortale: il suo nome era Andrej.
- Cosa ci fai qui? – gli chiese MacLeod riconoscendo l’immortale che aveva
conosciuto in Russia.
- Siamo rimasti solo noi tre. La profezia si sta avverando: tra poco ne resterà
uno solo – disse Andrej.
- Bene, allora vediamocela subito – disse MacLeod.
- No, voglio lei. Tu sarai la ciliegina sulla torta –
- Quando vuoi, sono pronta – disse Maria più determinata che mai.
Se avesse ucciso Andrej, lei e MacLeod avrebbero potuto stare insieme per
l’eternità, perché di certo non si sarebbero uccisi a vicenda. Era a un passo
da esaudire il suo desiderio, ed era sicura di avere buone probabilità di
riuscita.
- Mi raccomando, fai attenzione – le disse MacLeod.
- Te lo prometto – disse Maria baciando l’Immortale.
MacLeod si fece da parte e Maria si mise in posizione. I due Immortali
iniziarono a battersi, sia utilizzando la spada che le arti marziali. Erano
entrambi molto forti, e nessuno dava segno di cedimento. Maria venne ferita
all’addome, e si accasciò a terra dal dolore. Il suo avversario partì
all’attacco, ma Maria riuscì a fermarlo. Poco dopo si riprese, ed iniziò ad
attaccarlo da ogni lato. Le loro forze si equivalevano, ma alla fine Andrej
prese il sopravvento. Con un calcio in pieno stomaco fece cadere Maria, e
quando questa si rialzò, subito la attaccò ferendola alla spalla con la spada.
Maria era molto debole, e Andrej riuscì a disarmarla. Ormai per lei era finita:
vedeva tutta la sua vita scorrerle davanti agli occhi; il suo desiderio non si
sarebbe mai avverato. Fra pochi istanti sarebbe morta. Disse solo: - Addio
MacLeod – e poi la spada di Andrej le tagliò la testa.
Andrej incamerò nel suo corpo la potenza dello spirito di Maria e poi se ne
andò. – Ci rivedremo – promise a MacLeod, prima di sparire.
MacLeod era sconvolto, anche Maria era morta. Tutte le persone a cui teneva
erano morte. Si inginocchiò accanto al corpo senza vita della ragazza e pianse,
pianse per molto tempo. Le aveva insegnato tutto quello che sapeva, l’aveva
fatta diventare un Immortale molto forte, si erano rincontrati dopo 400 anni,
avevano trascorso insieme splendidi anni, ed ora tutto era finito. Ora era
rimasto nuovamente solo, e questa volta per sempre. Erano rimasti solo lui e
Andrej, e presto uno dei due sarebbe morto. Anche se fosse sopravvissuto, si
sarebbe legato solamente a mortali e avrebbe sofferto molto ogni volta che
questi morivano sotto i suoi occhi. Seppellì per rispetto il corpo di Maria, e
poi andò sulle sue montagne a meditare.
Trascorse lì alcuni anni, anni in cui non fece altro che pensare al passato, a
tutto quello che aveva fatto, visto, imparato, a tutti i mortali e Immortali
che aveva conosciuto, a quelli che aveva combattuto, a quelli che aveva amato.
Sentiva che stava giungendo il momento della resa dei conti, ed era pronto ad
affrontare il proprio destino. Stava ancora meditando, quando sentì la presenza
di un Immortale.
- Ho fatto una fatica a trovarti – disse Andrej raggiungendo il suo nemico.
- Vedo che comunque ce l’hai fatta –
- Sì, e ora è venuto il tuo turno di morire –
- Lo vedremo –
Tra i due iniziò il duello. La loro potenza era inimmaginabile: dalle loro
spade fuoriuscivano scintille così potenti da accecare i due combattenti; il
cielo notturno era illuminato a giorno da continui lampi e fulmini; si sentiva
il rombo dei tuoni e si era sollevato un forte vento. Sembrava una scena
apocalittica: tutto intorno a loro si stava sgretolando a causa della forte
potenza che emanavano combattendo. I due Immortali erano concentratissimi,
erano determinati ad uccidere l’altro e a diventare così l’ultimo Immortale.
MacLeod e Andrej colpivano più forte che potevano l’avversario, non concedendo
al nemico un attimo di tregua. Le loro spade continuavano ad urtarsi
violentemente, i loro corpi ad urtarsi in una lotta senza esclusioni di colpi.
MacLeod venne ferito ad una spalla, mentre Andrej al petto, ma non mollarono,
continuarono a sferrare colpi su colpi. Dopo molto lottare MacLeod raccolse
tutte le sue energie, e sferrò un attacco potentissimo che tagliò in metà la
spada dell’avversario. Andrej gettò a terra la spada e si avventò su MacLeod
sferrandogli un calcio. MacLeod lo parò e lo ferì nuovamente con la spada. Ora
Andrej era stremato, era disarmato e si arrese. MacLeod gli tagliò la testa e
fu avvolto dal potere più grande di tutto il mondo: il potere della
Reminiscenza, la conoscenza assoluta.
Il cielo si squarciò creando un enorme fulmine che si infranse contro il corpo
di MacLeod; il vento era così forte che tutto fu spazzato via; la terra
cominciò a tremare, scossa da profondi terremoti; MacLeod fu avvolto da una
luce bianca e fu sollevato da terra. Scariche elettriche continuavano a dargli
nuova forza, tutto intorno a lui lo rendeva più forte, persino l’aria che
respirava. Il procedimento durò parecchi minuti, e quando cessò MacLeod tornò
pian piano a terra, e dalla sua spada scaturì un enorme fulmine che si diresse
al cielo. Lui era l’ultimo Immortale rimasto sulla Terra, colui che aveva la
sapienza assoluta.
- Ne è rimasto uno solo. Io! – esclamò appena aveva assimilato tutto il potere.
MacLeod era l’ultimo Immortale rimasto, e avrebbe vissuto per l’eternità senza
più dover combattere, con il ricordo di tutte le persone meravigliose che aveva
incontrato durante la sua interminabile vita.
Scritta
da Kassandra |