RIASSUNTO:
A causa dei sentimenti di odio e disperazione
che Liz ha trasmesso a suo figlio quando era incinta, la vita dei ragazzi di
Roswell avrà una tragica conclusione.
DATA DI CREAZIONE:
dal 2/7/03 al 5/7/03
ADATTO A: bambini
con adulti. È una storia un po’ cruda.
DISCLAIMER: tutti i diritti dei personaggi di
Roswell appartengono alla UPN e alla WB. Il racconto è di proprietà del sito
Roswell.it.
La mia e-mail è
rapiro84@libero.it
Dopo la partenza di Tess, Max e Liz
si rimisero insieme, e tutto era perfetto: si amavano alla follia, ancora più
di prima. Festeggiarono il loro primo anniversario in un ristorante molto chic
e poi andarono sul terrazzo di Liz, ovviamente senza farsi sentire dai genitori
della ragazza. Rimasero abbracciati per molto tempo ad osservare le stelle, e
nelle loro menti si susseguivano le sensazioni e i pensieri più belli che
l’animo umano potesse creare. La visione delle stelle creò quella magia che li
spinse a baciarsi appassionatamente e a stringersi forte. Continuando a
baciarsi si alzarono ed entrarono in camera di Liz. La ragazza tolse la
maglietta a Max, il quale prese a baciarle il collo facendolo brillare.
Continuarono a spogliarsi sempre più velocemente e con sempre maggiore
desiderio, fino a quando si gettarono sul letto e fecero l’amore. Non solo i
loro corpi erano in perfetta sintonia, ma anche le loro anime. I due giovani
percepirono tutte le sensazioni e i pensieri dell’altro, in un turbinio di
emozioni che li spinse a provare un piacere immenso, nuovo, completo. Rimasero
poi coricati stretti l’uno nelle braccia dell’altro, e felici si
addormentarono.
Il sole del mattino li svegliò, e si resero conto di quello che era accaduto, e
soprattutto di quello che sarebbe potuto accadere se la madre di Liz li avesse
trovati nel letto.
- Liz, oh mio Dio! Svegliati! – disse Max preso dal panico.
- Che c’è? – rispose la ragazza ancora nel sonno.
- Liz! È mattino! –
- Oh no! – la ragazza si mise di scatto a sedere sul letto.
- Ci siamo addormentati –
- Questa non ci voleva. Sono le sette, tra poco mia madre sarà qui. Devi andare
–
- Sì. Ci vediamo a scuola. Ti amo – disse Max uscendo sul terrazzo.
- Ti amo anch’io – Liz lo rincorse e lo baciò.
Max andò a casa e rientrò dalla finestra. Aveva fatto tutto in perfetto
silenzio e credeva di non essere scoperto, ma Isabel lo stava aspettando.
- Dove sei stato? – gli chiese.
- Is, vuoi farmi venire un infarto? E poi non sono affari tuoi –
- Tanto lo so che eri con Liz, e ne sono contenta –
- Anch’io –
- Allora? Non mi racconti niente? –
- Non c’è niente da raccontare… ci siamo addormentati –
- Certo, dopo aver… O sbaglio? –
- Non sbagli. Ora la amo ancora di più, e non credevo fosse possibile –
- Sei irrecuperabile. Su, preparati o finisce che la mamma ti scopre –
Isabel andò in camera sua a prepararsi, mentre Max andò a farsi una doccia.
Poco dopo uscirono per recarsi a scuola.
Erano all’ingresso, quando li raggiunsero Liz e Maria. Max e Liz si scambiarono
uno sguardo carico di significato e si diedero un bacio.
- Non abbiamo ancora parlato di quello che è successo – le disse Max in un
orecchio.
- Lo so, ma ora non è il momento. Oggi pomeriggio al Crashdown – disse Liz
dolcemente.
- Com’è andata poi con tua madre? –
- È entrata subito dopo che te ne sei andato. Fortunatamente non si accorta di
niente –
- Meno male. Ci vediamo a pranzo - disse Max salutandola con un bacio prima di
entrare in classe.
Quel pomeriggio si ritrovarono tutti al Crashdown, e in un momento di calma
Liz, Michael e Maria raggiunsero gli amici al tavolo a loro riservato.
- Allora Is, com’è andato il test di scienza? – le chiese Liz.
- Benissimo. Non credevo, visto che studiare ormai è diventata un’impresa – le
disse la ragazza.
- Già. Con tutto quello che succede… - continuò Maria.
- Liz, ti posso parlare un attimo? – le chiese Max.
- Certo – E si recarono nel retro del locale.
- Liz, io ho paura che per te sia stato uno sbaglio… - cominciò a dire Max.
- Non dirlo neanche per scherzo. Max, è stato fantastico! –
- Davvero? Quindi non ti sei pentita? –
- Perché pensi una cosa del genere? Ti sei forse pentito tu? –
- Assolutamente no! È stato favoloso, le nostre anime sono rimaste in contatto
per tutto il tempo –
- Sì, eravamo come un unico essere –
- Liz, io ti amo ancora di più di prima. Mai niente ci separerà –
- Mai niente, amore mio – E si baciarono dolcemente.
Liz iniziò a slacciargli la camicia, baciandolo con sempre più passione. Non
riuscivano più a trattenersi: le loro anime erano così unite, così in sintonia,
che non riuscivano più a stare lontane; avevano bisogno di fondersi, così come
i loro corpi.
Erano entrambi senza camicia, travolti da una passione incontrollabile, quando
Maria entrò nel retro per chiamare Liz.
- Liz!… Oh mio Dio, scusate! – disse Maria imbarazzatissima.
I due ragazzi la guardarono con un misto di imbarazzo e rimprovero per aver
interrotto il loro momento magico.
- Non importa. Dimmi – disse Liz.
- C’è di là un signore che dice di essere dell’ufficio ispezioni –
- Oh no! Proprio oggi! – Liz si rivestì in fretta e si precipitò nel locale,
raggiunta poco dopo da Max.
- Buongiorno. Sono Liz Parker, il locale è dei miei genitori – disse Liz
all’ispettore.
- Buongiorno. Ispettore Mark Johnson. I suoi genitori non sono qui? –
- I miei genitori si occupano dell’aspetto amministrativo, sono io che lo
gestisco –
- Posso cominciare l’ispezione? –
- Certo –
Liz, Michael e Maria tornarono al lavoro, mentre Isabel, Max e Kyle andarono a
casa.
- Sbaglio o tu e Max eravate in un atteggiamento particolare? – chiese Maria
sottovoce all’amica.
- Ci stavamo solo baciando –
- Mezzi nudi? Su, racconta! –
- Ieri sera era il nostro anniversario e abbiamo fatto l’amore –
- Finalmente! – urlò Maria, facendo voltare Michael e l’ispettore.
- Maria! Stai zitta! –
- Allora, com’è andata? –
- È stato fantastico. Le nostre menti erano una sola e per tutto il tempo
abbiamo visto l’uno i pensieri dell’altro. È stata una sensazione unica –
- Michael non mi ha permesso di vedere tutti i suoi pensieri, però si è aperto
molto –
- Chissà se anche con Tess era così unito mentalmente –
- Non iniziare, per piacere! Tess è acqua passata, ed è stata solo un errore.
Lui ti ama da morire e Tess è su Antar –
- Hai ragione. Sono paranoica –
Purtroppo le paranoie di Liz si materializzarono due settimane dopo, quando
Tess tornò sulla Terra. Erano tutti al Crashdown, quando la porta si aprì e
Tess entrò. Era pressoché come al momento della sua partenza, solo che aveva i
capelli più lunghi.
Tutti si voltarono a guardarla e per poco Liz non svenne. La ragazza si
avvicinò al gruppo seduto al tavolo e disse: - So che mi odiate, ma ho bisogno
del vostro aiuto –
- Cosa ti fa pensare che te lo diamo? – rispose Isabel, ancora piena di odio
nei suoi confronti per aver ucciso Alex.
- So di avervi fatto soffrire, ma sono stata tradita anch’io da Kivar. Mio
figlio è stato rapito ed è tenuto prigioniero. Kivar ha capito che io non
avevano alcuna intenzione di uccidervi, perciò ha preso mio figlio. Dovete
aiutarmi a salvarlo. Max, è anche tuo figlio–
- Io non voglio che mio figlio stia con te. Tu sei malvagia e gli insegneresti
ad odiarci – disse Max.
- Ti sbagli. Io non vi ho mai odiato e non ho mai avuto intenzione di farvi del
male; sono stati gli eventi a fare precipitare le cose –
- Chi ci dice che tu non stia mentendo di nuovo? – chiese Michael in tono
accusatorio.
- Ve lo giuro. Kivar non guarda in faccia a nessuno, nemmeno a un bambino.
Ecco, questa è l’ultima foto di Zarcon – disse Tess mostrando la foto del
bambino. Era bellissimo: aveva i capelli neri del padre e gli occhi azzurri
della madre, era alto, slanciato e con uno sguardo carico di tristezza.
- È bellissimo – disse Max.
- Sì. Questa è stata scattata circa due mesi fa, poco prima che venisse rapito.
Max, ti prego, fallo per tuo figlio. Se non faccio qualcosa non lo rivedrò mai
più –
- Max, non farti abbindolare, Tess non è affidabile – lo mise in guardia
Isabel.
- Non posso lasciare mio figlio nelle mani di quel tiranno. Devo salvarlo –
- Grazie. Finalmente Zarcon potrà conoscere suo padre. Sai, gli ho parlato
molto di te, dicendogli quanto sei buono e gentile, e lui ti ama proprio come
se lo avessi coccolato da sempre – disse Tess piangendo.
- Sai dove lo tiene? –
- Credo nelle celle del palazzo reale. Lui ha il potere di fare qualunque cosa.
Antar è distrutta dalla fame, dalla miseria; la gente viene giustiziata per
ogni piccola cosa, e io sono costretta a stare a palazzo a fare la schiava.
Sono riuscita a scappare con l’aiuto di alcuni scienziati, che hanno creato un
mio clone e lo hanno ucciso. Lui così mi crede morta –
- Ingegnoso. Come facciamo a giungere a palazzo? –
- Programmeremo il granilith per farci materializzare nelle segrete del
palazzo; con il nostro potere stordiremo le guardie e cercheremo la cella di
nostro figlio. Dopodiché useremo di nuovo il granilith per tornare qui. Kivar
non potrà immaginare che sia stata opera mia e non lo verrà mai a cercare sulla
Terra. Una volta qui, sparirò dalla vostra vita per sempre, me ne andrò a
vivere con mio figlio lontano da voi, così potrete continuare a vivere sereni –
spiegò Tess.
- Max, hai davvero intenzione di andare su Antar? – gli chiese Liz, con le
lacrime agli occhi. Non poteva sopportare di separarsi da lui e soprattutto non
in compagnia di Tess.
- Sì. Liz, stai tranquilla, starò via poco tempo e quando tornerò sarà per
sempre – la rassicurò abbracciandola.
- Max, io non ti accompagnerò – gli disse Isabel.
- Non è necessario. È una questione personale. Voi restate qui a proteggere la
Terra –
- Max, è un suicidio – gli disse Michael.
- Se anche fosse, è una buona causa. Arrivederci – così dicendo diede un bacio
a Liz e se ne andò.
Liz cominciò a piangere e Isabel prese a camminare per tutto il locale.
- Quella serpe! Giuro se che capita qualcosa a Max, io la uccido! – urlò Isabel
furente.
- Max sa quello che fa – disse Michael.
- No! C’è di mezzo suo figlio – disse Liz piangendo.
- Liz, mi dispiace – disse Isabel.
- Tu non centri. Ti prego solo di starmi vicina in questi giorni. Tu sei sua
sorella, ed è come avere un po’ di Max con me –
- Oh Liz, certo che ti starò vicina – disse l’aliena abbracciando l’amica.
Quando Liz si scostò da Isabel, ebbe un momento di smarrimento e poi si
accasciò a terra tenendosi il ventre.
- Liz, che ti succede? –
- Non lo so. Ho un dolore tremendo alla pancia – detto questo svenne.
- Chiama un’ambulanza! – urlò Maria a Michael.
Liz si svegliò all’ospedale. – Cos’è successo? –
- Sei svenuta –
Poco dopo entrò il medico. – Signorina Parker, come si sente? –
- Meglio. Ma cosa mi è successo? –
- Niente di allarmante. Posso parlare davanti a loro? –
- Certo –
- Lei è incinta –
- Che cosa?!? – esclamarono tutti insieme.
- Ha subito qualche stress ultimamente? –
- Effettivamente sì –
- Ecco spiegato il suo svenimento. Deve solo stare a riposo e vedrà che tutto
andrà per il meglio –
- Max! – esclamò Liz con le lacrime agli occhi.
- Il padre del bambino lo sa? –
- No purtroppo, è dovuto partire –
- La lascio riposare. Mi raccomando, non fatela stancare –
- Non credevo che tu e Max… - disse Michael imbarazzato.
- È successo una volta sola. Non è possibile! I miei genitori mi uccideranno! –
- Capiranno, stai tranquilla –
- No, a loro non piace molto Max, lo sapete –
- Quando terranno tra le braccia quel frugoletto vedrai che cambieranno idea; e
poi Max non ti lascerà mai –
- Per fortuna ho lui – E si addormentò.
Il giorno seguente Liz fu dimessa dall’ospedale, e tornò alla vita di tutti i
giorni, solo facendo più attenzione. La pancia cresceva a vista d’occhio, e
dopo tre settimane non poteva più nascondere la verità ai suoi genitori.
- Mamma, papà, vi devo dire una cosa molto importante –
- Di che si tratta? –
- Sono incinta. Ormai la mia pancia lo testimonia –
- Come hai potuto tenercelo nascosto? –
- Sapevo che vi sareste arrabbiati a morte, perché non vi piace Max –
- Da quanto lo sai? –
- Tre settimane –
- E hai già il pancione? –
- La mia non è una gravidanza normale. Non nascerà dopo nove mesi di
gestazione, ma molto prima, e probabilmente non sarà un bambino come gli altri
–
- Ma cosa stai dicendo? –
- Dovete fidarvi di me –
- Dov’è Max? –
- È dovuto andare via. Lui non lo sa ancora –
- Saprà prendersi cura di voi? –
- Sì. Ora sta rischiando la vita per una questione di famiglia. Ho bisogno del
vostro aiuto e soprattutto della vostra comprensione –
- Avrai tutto l’aiuto che ti serve – le disse sua madre abbracciandola.
- Grazie –
Un mese dopo Max e Tess fecero ritorno, e con loro c’era Zarcon. I tre si
recarono al Crashdown per salutare gli amici.
- Max! – urlò Isabel vedendo il fratello.
- Ciao Is, mi sei mancata –
- Anche tu –
Salutò sua sorella, poi Max si diresse verso Liz, che era dietro il bancone.
- Ciao –
- Ciao –
- Liz, devo dirti una cosa molto importante…
- Anch’io… Max, sono incinta –
- Co-cosa?!? –
- Sì. Di due mesi, ma sembra che sia di otto. Cresce a vista d’occhio –
- Fammi controllare – Max poggiò la mano sul ventre di Liz e si concentrò. - È
tutto a posto – decretò.
- Qual era la cosa importante che volevi dirmi? –
- Su Antar ho rischiato la vita per salvare Zarcon, e quando l’ho abbracciato
ho capito che la mia vita è con lui, che il mio destino è stare con lui e Tess.
Io non la amo, ma amo mio figlio e non posso separarmi da lui. Liz, mi spiace
da morire –
- Ti spiace, eh? Mi metti incinta, e te ne vai e quando torni mi molli? –
- Io ti aiuterò col bambino, farò in modo che abbia tutto il necessario, ma non
posso stare con voi. Cerca di capire. Io non sono come gli altri uomini, io non
sono umano ed è giusto che stia con la mia gente –
- Ti ha fatto il lavaggio del cervello! Non l’hai mai pensata così! –
- Nessuno mi ha fatto il lavaggio del cervello. È stato mio figlio a farmelo
capire. Abbiamo ucciso Kivar e un giorno Zarcon andrà su Antar a governare.
Devo proteggerlo finché non sarà abbastanza grande: gli scagnozzi di kivar e i
federali lo cercano. Non vorrei separami da te, ma devo. Io ti amo, ma questo
non conta –
- Tu sei pazzo! Sparisci dalla mia vita e guai a te se rimetti piede qui
dentro! – urlò Liz piangendo.
Max se ne andò e Liz andò nel retro, subito seguita da Maria e Isabel. Quando
le due ragazze seppero cosa era successo, Isabel uscì come una furia dal locale
e andò a cercare Max.
- Sei un bastardo! Tu non sei più mio fratello! Non fai parte della nostra
razza, sei solo un essere spregevole che non vuole prendersi le sue
responsabilità – urlò Isabel appena lo trovò.
- Is, possibile che non capisci? –
- Non voglio capirti, non voglio ascoltarti. Tu e la tua sgualdrina sparite
dalla nostra vita!-
- Is, è stata una sua scelta, e voi dovete rispettarla – disse Tess.
- Infatti! Però rimane solo con te. Addio – E così dicendo tornò al Crashdown.
Michael non aveva capito cosa era successo, e quando lo venne a sapere andò in
escandescenza: - Mi vergogno di essere alieno! È la rovina della nostra razza!
Se solo prova ad avvicinarsi a Liz e al bambino, lo uccido con le mie mani! –
- Calmatevi per favore. Ce la farò – disse Liz.
- Lo sappiamo, e noi ti aiuteremo. Non ti abbandoneremo mai – le disse Isabel.
- Grazie –
I mesi passarono e Liz continuava a odiare Max e Tess con tutta se stessa. La
sua gravidanza non fu affatto piacevole, perché sapeva di aspettare un figlio
da un uomo che non lo voleva. Era proprio come tutti gli altri!
Dopo due mesi giunse il momento del parto. Liz stava malissimo: aveva forti
dolori all’addome e alle gambe, e per poco non venne. Non aveva forze per
portare a termine il parto, ma dovette farcela, perché partorì in casa con
l’assistenza di Michael, Isabel e Maria. Qualcosa andò storto, Liz perse
moltissimo sangue, troppo per un parto, e il bambino non riusciva ad uscire.
Dopo l’ultima spinta Liz si coricò e chiuse gli occhi per sempre.
- Liz, Liz, guarda tuo figlio. È sano e bellissimo – le disse Maria, credendo
che stesse dormendo; ma Liz non si mosse.
- Liz! Liz! – Isabel iniziò a preoccuparsi. Le tastò il polso. – È morta –
disse.
- Noooo! Liiiiiiz!! – Maria svenne e Isabel iniziò a piangere a dirotto.
Michael invece cominciò a prendere a pugni il muro.
Poco dopo i genitori di Liz furono informati della tragedia, e da quel momento
non si ripresero più. Quel povero bambino, che chiamarono Sam, non aveva avuto
l’opportunità di conoscere sua madre, e molto probabilmente non avrebbe
conosciuto nemmeno il padre.
I funerali di Liz si svolsero tre giorni dopo, e Max era presente: piangeva
come un bambino e si sentiva tremendamente in colpa.
- Fatemi vedere mio figlio, vi prego – chiese, terminata la cerimonia, a
Isabel.
- Scordatelo. Liz è morta per colpa tua. Se tu fossi stato presente avresti
calmato il bambino e lo avresti aiutato a nascere. Sparisci! –
- Ho il diritto di vederlo! –
- L’hai perso quando hai scelto Tess – disse Michael.
Maria, Michael e Isabel aiutarono i genitori di Liz a prendersi cura del
bambino, e cercarono di essere sereni per il suo bene, ma dentro erano
distrutti dal dolore, dall’odio, dal rancore, e vivevano alla giornata, senza
preoccuparsi del futuro.
Due mesi dopo la sua nascita, Sam subì una trasformazione molecolare che lo
portò ad avere l’aspetto e le facoltà mentali di un dodicenne. Quella notte per
lui fu terribile, ma sopravvisse. Cominciò da subito a manifestare i suoi
poteri: telecinesi, barriera protettiva e la facoltà di creare sfere di
energia, con una potenza distruttiva inimmaginabile.
I genitori di Liz sapevano che non era un bambino come gli altri, ma non fecero
domande, continuando ad amarlo come ogni altro bambino.
Max, dal canto suo, non si dava pace; non riusciva a vivere sapendo Liz morta e
suo figlio senza un padre; così decise di recarsi a casa dei genitori di Liz
per far valere i suoi diritti di padre.
Suonò il campanello e aprì la porta un ragazzino quasi identico a lui: capelli
neri, occhi nocciola, alto, magro. Capì immediatamente che quello era suo
figlio.
- Ciao. Posso parlare con qualche adulto? – chiese Max.
- Al momento sono solo. Scusi, lei chi è? –
- Sono tuo padre. Max Evans –
- Ho sentito parlare di te, mai bene però. Mia madre ti pensava sempre, potevo
sentirlo, e il suo odio giungeva fino a me –
- Lei mi odiava? –
- Sì, con tutta se stessa. E io ho imparato ad odiarti quanto lei. Mentre stava
morendo, il suo ultimo desiderio è stato quello di volerti morto –
- Ma cosa stai dicendo? –
- Devo esaudire l’ultimo desiderio di mia madre –
Sam si preparò a lanciare la sfera di energia, e Max attivò la barriera
protettiva.
- Non ti servirà – disse Sam.
Il ragazzino si concentrò più che poteva e scagliò due sfere potentissime
contro il padre. Queste infransero la barriera e colpirono violentemente Max,
il quale cadde a terra morto. Sam trascinò il cadavere dentro casa e attese
l’arrivo degli altri.
Poco dopo, infatti, arrivò Isabel, la quale inciampò nel corpo di Max.
- Sam! Cosa è successo? –
- L’ho ucciso. Era l’ultimo desiderio di mia madre –
- Ma sei impazzito? Non puoi andartene in giro ad uccidere la gente! –
- Il mio compito era uccidere lui, per questo ho accelerato le mie funzioni
molecolari per essere abbastanza forte –
- Sam, non dovevi farlo, dovevi parlarne con noi. Ti rendi conto che hai ucciso
tuo padre? –
- Sì. Zia sono sempre io, solo che finalmente ho compiuto la mia missione. Ora
continuò a vivere come se niente fosse –
- Vai in camera tua, e restaci finché non avremo escogitato un piano per far
sparire il corpo –
- Okay –
Isabel chiamò Michael e Maria, i quali si precipitarono a casa Parker.
- Cos’è successo? – chiese Michael entrando.
- Max – disse Isabel mostrando il cadavere.
- Oh mio Dio! – esclamò Maria sbiancando.
- È stato Sam. Era la sua missione. Liz ha portato avanti la gravidanza
continuando a odiare Max e ha trasmesso i suoi sentimenti a Sam. Inoltre prima
di morire ha espresso il desiderio che Max morisse, e Sam ha fatto in modo che
si avverasse –
- Ma come può essere così forte? –
- Non lo so. Lui dice che ora il suo compito è finito, ma ho paura che possa
fare qualche altra sciocchezza. Cosa dobbiamo fare? –
- Dobbiamo nascondere il cadavere. Seppelliamo nel deserto, nella grotta col
granilith, e poi parliamo con Sam – suggerì Michael.
Due ore dopo furono di ritorno, con un gran senso di colpa e una grande
vergogna per quello che avevano fatto.
Salirono in camera di Sam, ma la trovarono vuota e sul letto era posto un
biglietto.
Cari zii, cari nonni,
so che non mi perdonerete mai per quello che ho fatto; perciò me ne vado a New
York, dove ricomincerò una nuova vita. Credevo di fare la cosa giusta. Vi
voglio bene.
Vostro, Sam
- A New York tutto solo! Come può sopravvivere? – disse Isabel sconvolta.
- Se la caverà – rispose Michael.
- Non dovevo sgridarlo. L’ho fatto sentire in colpa – si colpevolizzò Isabel.
- Tu non centri. Probabilmente se ne sarebbe andato lo stesso. Il senso di
colpa qui non lo faceva vivere – disse Maria.
- Dobbiamo trovarlo e farlo ragionare. Dobbiamo fargli capire che non siamo
arrabbiati con lui e che gli vogliamo bene – disse Isabel.
- Ma come facciamo a trovarlo? Chissà dove sarà adesso – osservò Maria.
- Avrà sicuramente preso un autobus, oppure starà facendo l’autostop. Ha solo
due ore di vantaggio. Lo troveremo – disse Michael speranzoso.
- Andiamo a New York col granilith – suggerì Isabel.
- Buona idea –
Così tornarono nel deserto, ma giunti nella grotta scoprirono che il granilith
era scomparso.
- Non ci voleva! Come lo sapeva? –
- Liz. Lei gli ha trasmesso tutte le sue sensazioni e tutte le sue conoscenze.
Sarà già a New York ed è impossibile trovarlo. Cosa facciamo? – disse Isabel
sfiduciata.
- Non lo so. Possiamo provare lo stesso ad andare a cercarlo, ma non sarà
facile – disse Michael.
- Ora torniamo a casa. Dobbiamo avvisare i signori Parker e Tess. Ha il diritto
di saperlo – disse Maria.
- È vero. E anche questo sarà una bella impresa. –
I genitori di Liz per poco non svennero quando seppero la tremenda notizia.
Anche loro detestavano Max, ma non l’avrebbero mai voluto morto, a differenza
di loro figlia; e sapere Sam allo sbaraglio in una città come New York li
faceva morire. Come aveva potuto precipitare tutto nel giro di due ore?
Tess ovviamente non la prese meglio dei signori Parker: Lei amava Max e non
riusciva a sopportare l’idea di saperlo morto.
- Com’è possibile che Sam sia diventato così forte? –
- Credo che i poteri di Max e l’odio di Liz hanno dato vita al potere di
lanciare sfere di energia potentissime. Max era mio fratello, e mi dispiace che
sia morto, ma non riesco ad avercela con Sam – disse Isabel.
- Io sì invece. Ha ucciso l’unica persona che abbia mai amato. Andate via per
favore, lasciatemi sola –
Tess passò tutta la notte a piangere e a consolare Zarcon, ma il giorno dopo si
fece forza e partì per New York, decisa a uccidere Sam.
Lei e Zarcon unirono i poteri e in poche ore localizzarono il ragazzo: si
trovava in un albergo alla reception.
- Sam. Non te la farò passare liscia – disse Tess appena lo vide.
- Stammi alla larga, o farai la fine di Max –
- Era tuo padre! Non chiamarlo Max –
- Per me era meno di niente, e ora sparisci! –
Tess tentò di entrare nella sua mente per manipolarla, ma Sam glielo impedì.
- Sono più forte. Non ce la farai mai –
Tess allora modificò la realtà, ma Sam respinse nuovamente il suo attacco.
- Finiscila! –
Naturalmente non si trovavano più nell’albergo, ma erano in un vicolo deserto,
dove nessuno avrebbe visto i loro poteri. Sam utilizzò la telecinesi: Tess finì
contro il murò, batté violentemente la testa e morì.
- L’hai uccisa! Assassino! – urlò Zafcon.
- Non volevo farle del male. Mi ci ha costretto –
- Sei uno schifoso! Non posso credere che abbiamo lo stesso padre –
- Max non era mio padre, non lo è mai stato –
Zarcon corse via, perché non voleva battersi con Sam, sapendo che avrebbe
perso.
Prese il primo aereo per Roswell e andò dai parenti di Sam per dare loro la
notizia.
- Zarcon! Cosa ci fai qui? – chiese Maria aprendo la porta.
- Sam ha ucciso mia madre. Lei tentava di entrargli nella mente e lui l’ha
scaraventata contro il muro. Sono solo al mondo. Voglio tornare su Antar –
- Non puoi. Il granilith l’ha Sam –
- No, ne ho uno anch’io. Mamma e papà ne hanno tenuto uno a casa in caso di
emergenza. Mi spiace per tutto quello che è successo. È tutta colpa mia –
- Non dirlo nemmeno per scherzo. Era giusto che Max ti salvasse da Kivar –
- Arrivederci –
- Ciao –
- Dobbiamo andare a New York. Sam sta uccidendo tutti quelli che gli sbarrano
la strada. È una mina vagante – disse Michael.
Ma non fecero in tempo ad uscire di casa che la porta si spalancò ed entrarono
cinque uomini armati fino ai denti.
- FBI! Isabel Evans e Michael Guerin, dovete venire con noi – disse uno di
loro.
- Cosa volete? –
- Siamo agenti speciali della sezione Alieni… e voi lo siete –
- Ma cosa…? –
- Niente storie! Abbiamo dei vostri campioni di DNA. La scienza ha bisogno di
voi –
Michael e Isabel si guardarono e pensarono la stessa cosa: tutto era perduto;
loro fratello era morto, così come Tess, e Liz si era sacrificata per dare alla
luce un assassino, un ragazzino che aveva distrutto la loro vita. Ormai non
avevano più niente da perdere e non avevano più una vita da vivere; perciò si
consegnarono ai federali.
Prima di andare però salutarono i signori Parker e Maria.
- Mi spiace. Devo andare con loro. Io qui non posso più far niente e non riesco
più a vivere a Roswell con tre spettri che mi perseguitano –
- Michael, no! Non lasciarmi – lo implorò Maria in lacrime.
- Ti amo, e ti amerò sempre. Addio amore – La baciò e si avvicinò ai federali.
Pochi minuti dopo le automobili nere partirono alla volta di Washington, dove
Isabel e Michael sarebbero stati studiati finché un esperimento mal riuscito li
avrebbe uccisi.
Maria tornò a casa sua, senza smettere di piangere e invocare il nome di
Michael. Era rimasta sola, senza fidanzato e senza amici, senza la forza per
andare avanti. Come arrivò a casa cercò la pistola di scorta dello sceriffo
Valenti, che da pochi mesi viveva con lei e sua madre essendo diventato il suo
padrino. La trovò quasi subito, salì in camera e scrisse un breve biglietto:
“Non ce la posso fare da sola”; poi sedette sul letto, si puntò la pistola alla
tempia e premette il grilletto. Anche Maria aveva lasciato Roswell.
Il bellissimo gruppo di amici non esisteva più, e tutto per i sentimenti che
Liz aveva trasmesso a suo figlio.
L’unico pensiero di Valenti, quando trovò Maria sul letto, fu: “Finalmente ha
smesso di soffrire”. E aveva solo diciott’anni… come tutti gli altri del
gruppo.
Scritta
da Kassandra |