Riassunto: Questa
storia, in 22 capitoli, è la seconda di cinque fanfiction collegate tra loro.
Sono passati tre mesi dalla fine di
"Il figlio di nessuno". Nate sta cercando
di adattarsi alla sua nuova vita, cercando di mantenere il segreto su quello
che ha scoperto.
In questa seconda parte c’è forse meno movimento, è una sorta di raccordo
tra la prima fanfiction e la terza, ma impareremo a conoscere meglio i
nostri personaggi, specialmente Nate ed Alyssa e il loro legame, e ne
scopriremo di nuovi...
Valutazione contenuto:
non adatto ai bambini.
Disclaimer: Ogni
riferimento a Roswell appartiene alla WB e alla UPN. Tutti gli attori
protagonisti del racconto e citati appartengono a loro stessi.
Capitoli
1-6
Capitoli 7-12
Capitoli 13-18
Capitolo 19
Nate fu accolto da Emma con tanto
sollievo, che si domandò se lei avesse pensato che non sarebbe mai più
tornato a casa. A dire il vero, si era fermato a Boston solo pochi giorni ed
aveva cercato di telefonare ai suoi genitori più spesso possibile. Ma quando
lei si era precipitata fuori dalla porta e lo aveva preso tra le braccia,
lui credette di vedere un accenno di lacrime nei suoi occhi azzurri. Per lui
fu una pugnalata al cuore.
Per rendere le cose ancora peggiori, dovette spiegare loro che sarebbe
partito una settimana per Roswell. Loro sapevano di Alyssa e della sua
amicizia con lei, ma non avevano sospettato la vera natura della loro
relazione. Tutti e due, Emma e Jonathan, rimasero scioccati nell'udire che
Nate era innamorato di quella ragazza, specialmente dopo aver saputo che lui
l'aveva incontrata quando ancora c'era Annie. Lui aveva mentito dicendo loro
che lui e Alyssa erano stati solo amici fino a poco tempo prima, mentre la
verità era che lui aveva saputo fin dal loro primo bacio nella lavanderia,
che c'era tra loro qualcosa di strano, qualcosa di speciale.
I suoi genitori non sapevano cosa dire. Così non dissero nulla, cosa che
rese la situazione ancora più imbarazzante.
Nate trascorse i giorni prima della partenza ad aiutare al negozio quanto
più possibile. Erano gli ultimi giorni di maggio e ormai i turisti stavano
arrivando, alla spicciolata, da settimane. Tra una settimana, quando sarebbe
arrivato il Memorial Day, il posto sarebbe stato pieno. Un senso di colpa
abitava stabilmente nel suo stomaco, sapendo che avrebbe lasciato soli i
suoi genitori proprio nel primo fine settimana della stagione turistica.
Così lavorò duramente, qualche volta anche per dodici ore al giorno,
cercando di preparare il negozio per l'assalto dei turisti. Forse se si
fosse avvantaggiato, i suoi ce l'avrebbero fatta a cavarsela da soli.
Ma sapeva che era un'illusione. Gli Spencer non erano più giovani. Avere a
che fare con la stagione piena, sarebbe stato duro per loro. Per la prima
volta Nate doveva scegliere tra la famiglia che lo aveva cresciuto e quella
a cui sentiva di appartenere. Espresse il suo rimorso in una email
indirizzata a Max, cercando solo qualcuno che fosse capace di ascoltare la
sua tristezza.
Nemmeno 24 ore dopo, il cellulare di Nate squillò nella sua tasca, mentre
sistemava le scatole di maiale e fagioli sullo scaffale vicino alla porta –
i campeggiatori amavano quella roba. Respirando forte per lo sforzo, si
tastò fino a che non riuscì a trovare il telefono e a prenderlo. Abbastanza
sorprendentemente, era sua zia Isabel.
Lei non chiamava mai.
Nate fu preso dal panico. Doveva essere successo qualcosa. Senza rendersi
conto di quello che faceva, si mise una mano sul petto, cercando di
concentrarsi e di sentire sua sorella. Non poteva essere successo nulla alla
piccola Emily …
Isabel rise, un suono gioioso che sembrò volersi burlare di lui. "Calmo,
ragazzo." disse lei nel telefono. "Non agitarti con me. Max non mi aveva
detto che avevi una tendenza ad agitarti."
Nate si accigliò. Lui non aveva una tendenza ad agitarsi.
A meno che non si riferisse all'incidente del cinema, quando era apparso il
simbolo luminoso … o a quella volta che Max gli aveva rivelato che lui era
un alieno e gli aveva mostrato il suo scudo di energia … o alla prima volta
che il simbolo era apparso …
Nate scosse la testa, non volendo soffermarsi sul pensiero che lui, in
realtà, aveva una tendenza ad agitarsi.
"Mi dispiace." disse a sua zia. "Va tutto bene?"
"Tutto bene." lo rassicurò Isabel, la cui voce sembrava appartenere ad una
ragazza mentre viaggiava sulle onde radio. "Sto mandando Jeremy dalle tue
parti."
Nate sollevò le sopracciglia. Cosa aveva combinato questa volta il ragazzo?
Forse lui e la sua amica Mandy erano di nuovo stati scoperti a profanare la
casa dei Ramirez?
"Davvero?" le chiese. "Qualche ragione in particolare?"
"Ha una pena da scontare." disse lei semplicemente. "Io credo che qualche
settimana lontano dalla sua amichetta possano raffreddarlo un po'."
Nate si morse un lato della bocca. "Ma … io non sarò qui, zia Isabel."
Un’ondata di sorpresa passò per le sue vene – era la prima volta che si
rivolgeva ad uno dei suoi nuovi parenti con il suo titolo e sperava di non
aver oltrepassato la misura.
Non che Isabel sembrasse averlo notato. Se lo aveva fatto, vi aveva glissato
sopra senza commentare. "E’ per questo che lo mando lì."
A quel punto i bei lineamenti di Nate espressero solo confusione.
Ancora una volta Isabel fece una leggera risata. "Perché possa lavorare al
negozio di tuo padre, mentre tu sarai via."
Nate scosse la testa pur sapendo che lei non poteva vederlo. Poi si guardò
velocemente intorno, per accertarsi che suo padre fosse fuori portata di
orecchio. "Non è una buona idea. Papà non può permettersi di pagarlo." le
disse sottovoce.
"Non mi aspetto che lo paghi." specificò Isabel senza mezzi termini. "Se
possono metterlo in riga e dargli da mangiare, sono liberi di farlo lavorare
quanto vogliono." Nate non poté fare a meno di scoppiare in una
effervescente risata. Fu improvvisamente contento che Emma non avesse mai
imparato l’arte dell’educazione rigida.
"Diglielo domani." disse lei enigmatica. "Quando glielo proporrai, lui
accetterà."
Nate rimase perplesso? Che intendeva dire.
"Fidati di me." gli disse confidenzialmente Isabel. "Ci sentiamo, Nate."
E sorprendentemente, quando il giorno dopo disse a Jonathan che suo cugino
era stato punito e mandato a lavorare lì, l’uomo accettò senza nessuna
esitazione. Non che gli avessero fatto il lavaggio del cervello o qualcosa
del genere, solo che ora era di mente un po’ più aperta, se si trattava di
accettare aiuto.
Nate poteva solo supporre che sua zia avesse sussurrato qualche segreto
nella testa di suo padre mentre dormiva. Qualche volta il potere della
suggestione aveva strumenti molto forti.
Jeremy arrivò la settimana successiva, pieno di doveroso rimorso per la
scena che era avvenuta nella mansarda. Una volta che Nate lo ebbe presentato
ai suoi genitori, portò il ragazzo nella sua stanza e gli mostrò dove
avrebbe dormito. Poi Nate rise e gli dette una pacca sul braccio.
"Ragazzo," gli disse "devi imparare a stare più attento."
Jeremy diventò completamente rosso e si guardò le scarpe, mentre un sorriso
imbarazzato gli scompigliava i lineamenti. "Si, lo so."
E detto questo, l’argomento fu chiuso. Jeremy si rilassò e come Nate gli
diede il via diventò un chiacchierone. Nate pensò che, una volta che lui si
fosse trasferito a Boston, sarebbero diventati buoni amici.
Ma, per adesso, lui doveva prendere un aereo ed andare ad ovest. Una volta
che ebbe preso posto sul suo sedile, realizzò che la punta delle sue dita
formicolava per l’anticipazione. Era una sensazione strana, così alzò le
mani e vide che stavano tremando, ma non in maniera sgradevole.
"Va tutto bene, tesoro." gli disse una donna attempata dall’altra parte
della corsia. "Le possibilità che questo uccello precipiti, sono una su un
miliardo. Anche io ero nervosa come te. Non ti preoccupare – andrà tutto
bene." Gli rivolse un affettuoso sorriso da nonna e Nate la ricambiò, pur
sapendo che non stava tremando per la paura di volare.
Durante il volo, Nate vide il sole tramontare dietro le nuvole. Domani,
Alyssa si sarebbe diplomata. Lei non sapeva che stava arrivando. Le aveva
spedito un mazzo di fiori quella mattina, perché fosse consegnato la mattina
successiva, sperando di distogliere ogni sospetto sul fatto che lui stese
tramando una sorpresa. L’ansia di godersi in anticipo la reazione alla sua
comparsa stava peggiorando il formicolio nel suo corpo.
Diane Evans venne a prenderlo all’aeroporto, stritolandolo in un abbraccio,
prima ancora di averlo rimproverato per non averli aspettati a Boston. Ma le
sue minacce erano tenere e riuscì a sfuggire ai suoi rimproveri con un
sorriso.
Con grande sorpresa, Diane gli mostrò dove avrebbe dormito - la vecchia
stanza di Max. Nate ghignò, appoggiando la sua borsa, immaginando Max come
era nelle fotografie dell’album di Alyssa, sommerso nelle angosce
adolescenziali, mentre stava in quella stanza dall'impronta decisamente
maschile. Le tende erano di un tessuto scozzese e Nate immaginò che fossero
lì da anni.
Il giorno seguente, Nate si infilò, non visto, nella palestra della West
Roswell High. Si sedette lontano dagli Evans, nel caso in cui Alyssa li
avesse scorti dalla pedana. Evitò anche Michael e Maria – per motivi
differenti. Come si fu seduto, i suoi occhi corsero sulla massa di studenti
con la toga e il tocco e, quasi subito, il suo sguardo si posò sull’oggetto
del suo amore.
Lui era seduto dietro di lei e alla sua destra, così riusciva a vedere solo
parte del suo profilo. Ma bastò vederla di sfuggita, per far impazzire il
suo cuore nel petto. Una sensazione di impossibile scese sopra di lui – dopo
tutti quei mesi, tutte quelle telefonate e tutte le mutuali masturbazioni
perennemente interrotte, era nella stessa stanza con lei. Gli stava davanti
solo una decina di metri, eccezionale. Nate sentì il suo corpo cominciare a
riscaldarsi per l’eccitazione, il cuore che combatteva per trovare il ritmo
giusto. Per un momento si sentì male, come se stesse per svenire e fu colto
da un piccolo attacco di panico.
Poi sorrise. Aveva talmente dimenticato cosa significasse essere
completamente innamorati, che la cosa lo faceva star male.
Nate non sentì una parola del discorso di presentazione fatto dall’oratore.
I suoi occhi erano incollati su Alyssa, sul modo in cui il suo cappello era
inclinato sulla sua testa – una nuova moda? Poteva immaginare che lei
trovasse ridicolo l’abito tradizionale del diploma. Vide in lei una traccia
di tristezza, come se stesse recitando una commedia. Stava pensando a lui?
Stava desiderando di averlo vicino? Sospettava che lui fosse solo pochi
metri dietro di lei?
Dolo il discorso, i ragazzi ricevettero il loro diploma e un fiume senza
fine di adolescenti vestiti di blu entrarono ed uscirono dalla pedana. Nate
la vide prendere il suo diploma, sorridere all’uomo che stava riprendendo il
film della cerimonia, poi camminare lungo la pedana ed infine scendere. Non
stava più sorridendo. Non era nemmeno accigliata, ma Nate sapeva che era
sollevata di uscire da quella scuola – essendo differente da tutti gli altri
e afflitta dalla reputazione di Michael Guerin, che ancora perdurava nel
corpo docente, era come in prigione. Non gliene aveva mai parlato molto, ma
Nate lo sapeva.
Dopo la cerimonia, le famiglie cominciarono a riunirsi per le fotografie.
Nate, che era alto, preferì uscire dalla palestra prima di essere notato.
Guidò per Roswell nella macchina di Diane per quasi un’ora, fermandosi al
Crashdown per scuotersi e per ricordare la prima volta che era stato lì, il
giorno che aveva incontrato quella sfacciata adolescente. Sembrava essere
accaduto un eone prima e ancora non erano passati nemmeno nove mesi. Fece un
profondo respiro per darsi sicurezza, si strinse la cravatta e si diresse a
casa Deluca.
C’erano molte macchine parcheggiate davanti alla piccola casa. Nate ne fu
sorpreso – apparentemente Alyssa era più popolare di quello che la sua
malinconia potesse indicare. Dovette parcheggiare alla fine dell’isolato e
camminare fino alla casa, sperando che la passeggiata non lo facesse sudare.
Non voleva incontrarla per la prima volta sudato fino alle ossa.
Quando arrivò al viale, si rese conto che la festa si stava svolgendo nel
giardino posteriore – almeno a giudicare dalla provenienza dei rumori.
Mentre oltrepassava la casa, Maria aprì la porta e sollevò un sopracciglio
nella sua direzione. Dopo la durezza che aveva usato con lui a Boston, Nate
non era sicuro di cosa aspettarsi da lei. Ma questa volta lei scoppiò a
ridere e indirizzò un "Cucciolo in calore" nella sua direzione. Nate sorrise
e continuò a camminare.
Arrivato proprio all’angolo della casa, dovette fermarsi. Stava tremando
come un coniglio spaventato. Aveva bisogno di ritrovare la padronanza di sé.
Ci mancava solo che svenisse – quello sì che sarebbe stato imbarazzante.
Così fece diversi respiri profondi e cercò di calmare la corsa del suo
cuore. Poi girò l’angolo.
Lei gli rivolgeva la schiena mentre parlava con diversi altri diplomati. I
suoi capelli erano più lunghi e più biondi di come li ricordasse e le
scendevano sulle spalle abbronzate, fino alla metà della schiena. Indossava
un prendisole bianco ed aderente, con uno spacco che metteva in mostra le
sue gambe abbronzate. Nate si posò una mano sul cuore – non aveva mai amato
qualcuno al punto che il cuore gli facesse male, per qualche ragione
sconosciuta, sentiva gli occhi minacciati dalle lacrime.
Deglutendo la sua ansia, si avvicinò a lei lentamente, avvertendo il suo
leggero profumo portato dalla brezza. Lei stava ridendo – musica per le sue
orecchie e quasi non si perse in essa. Quando fu proprio dietro di lei,
allungò una mano per toccarle la spalla …
E lei si voltò, come se sapesse chi c’era lì.
Gli occhi scuri di Alyssa erano una pentola di emozioni che bollivano –
confusione, riconoscimento, incredulità, poi una innegabile passione.
Senza dire una parola, lei si gettò tra le sue braccia, stringendolo così
forte che pensò stesse per spezzarlo in due. Contro di lui, il corpo di
Alyssa stava tremando, mentre finalmente realizzava che erano di nuovo
insieme.
Lasciando andare un suono che era per metà grido e per metà risata, Alyssa
si allontanò da lui quel tanto che bastava per riuscire a baciarlo. Lui
aveva desiderato quel momento da tanto tempo che ora tutto gli sembrava
surreale. Ma quando la lingua di lei si spinse oltre le sue labbra, capì che
quello non era un sogno, che erano veramente una nelle braccia dell’altro.
Si abbassò su di lei, assaggiando il sale delle sue lacrime e dimenticandosi
che intorno a loro c’erano altre persone. Tutto quello che contava era
questo – loro due, insieme.
Sfortunatamente, la biologia umana impone che il corpo abbia bisogno di
ossigeno. Si separarono e Nate le sorrise dolcemente, asciugandole le
lacrime con la punta delle dita. Gli occhi di Alyssa erano gonfi e rossi, ma
lui pensò che non era mai stata così bella …
Gli occhi di Nate si sollevarono sopra le spalle di lei e si rese conto che
i suoi amici li stavano osservando stupiti. Lui sorrise timidamente, sicuro
che loro non avessero idea di chi fosse. Era arrivato il momento delle
presentazioni.
Poi gli amici e il sole stesso furono oscurati da una imponente figura che
camminava verso di loro. Nate ne vide il petto ampio e la paura riempì tutti
i suoi pori. Le sue braccia erano ancora strette intorno ad Alyssa e i suoi
occhi si sollevarono …
E incontrarono la faccia di Michael Guerin.
Capitolo 20
L’annebbiamento della passione evaporò
velocemente dal cervello di Nate e lui si raddrizzò immediatamente,
deglutendo con difficoltà. Alyssa lo stava ancora guardando e il suo sorriso
si dissipò quando vide cambiare l’atteggiamento di Nate. Lei si girò e Nate
non riuscì più a decifrare la sua espressione – era arrabbiata, preoccupata
o si stava vergognando?
Nate non si sarebbe mai vergognato di amarla. Non era veramente seccato che
Michael avesse interrotto la conversazione intorno a loro. Ma questo non
voleva necessariamente dire che non fosse preoccupato. Dopo tutto, quell’uomo
l’aveva lanciato contro la parete della camera dei bozzoli come fosse una
bambola di pezza. Certo, Michael si era scusato prima che Nate tornasse a
New York, ma una potenziale menomazione poteva ancora esistere sotto la
superficie della tregua.
Gli occhi di Michael si restrinsero leggermente, ma tranne questo, lui era
privo di espressione. Infilò Nate con uno sguardo, senza nemmeno vedere sua
figlia. "Io non posso cambiare i sentimenti di mia figlia." gli disse con
voce pacata "Ma tu le mostrerai rispetto – non farai mai più una cosa del
genere in pubblico."
Alyssa lasciò andare un sospiro esasperato e per un attimo si tenne la
testa, un gesto che fece pensare a Nate che si era discusso su di lui più di
una volta in casa Guerin.
"Lui non ha fatto niente, papà." disse lei, lasciando cadere la mano. "Sono
stata io. IO ho baciato LUI!"
Gli occhi azzurri di Nate si posarono sugli amici con i quali Alyssa stava
parlando quando era arrivato, un ragazzo e una ragazza – che sembravano
volersi andare a nascondere sotto il tavolo dei rinfreschi e diventare
invisibili. Nate diede loro un’occhiata di comprensione, poi fu attratto da
Michael, che lo stava ancora fissando.
"Falla finita, Michael." sbraitò Maria, avvicinandosi con una ciotola di
patatine. "Se non vuoi che ti rimetta al guinzaglio."
Gli occhi di Nate si spalancarono per la sorpresa e gli amici di Alyssa
nascosero un sorriso con la mano. Davanti a lui, Nate sentì che Alyssa si
stava rilassando un po’. Michael la guardò, diede a Nate un’ultima occhiata
di avvertimento, poi si allontanò lentamente. Tutti rimasero immobili,
finché non ebbe voltato l’angolo della casa, poi Alyssa si voltò di nuovo,
col sorriso sulla faccia.
"Santo cielo, Nate." gridò, passandogli un dito sulla guancia e procurando
al suo corpo piccoli brividi. "Perché non mi hai detto che saresti venuto?"
Il sorriso di Nate fece il paio con quello di lei. "Volevo farti una
sorpresa. Ci sono riuscito? Ti ho sorpreso?"
"Certo che lo hai fatto!" rise lei. "Credo di essermela fatta sotto."
Nate chiuse un occhio sulla sua grossolanità e si girò ancora verso i suoi
amici. Poi si rese conto che la sua vicinanza aveva avuto degli effetti
piuttosto ovvi su di lui e fece in modo di stare dietro Alyssa, fino a che
l’evidenza non fosse sparita.
"Questo è Nate!" annunciò orgogliosamente Alyssa ai suoi amici.
La ragazza per un momento sembrò confusa, poi uno sguardo che diceva ‘Oh,
quel Nate’ passò sul suo viso e lo guardò in una luce completamente nuova;
il ragazzo aveva un’aria delusa.
"Nate, questi sono Jeannie e Brian." disse Alyssa, sollevando lo sguardo e
indicando Nate dietro le sue spalle.
Nate guardò la ragazza confuso, poi sul suo viso comparve un'espressione che
diceva 'Oh, quella Jeannie'. Jeannie l'Insegnante di Orgasmi, la ragazza che
aveva mostrato ad Alyssa come darsi piacere. Nate si era riproposto di
chiedere i dettagli di quel fatto. I suoi occhi si spostarono su Brian e
decise, quasi istantaneamente, che il ragazzo voleva infilarsi nelle
mutandine della sua fidanzata.
"Lieto di incontrarvi." disse Nate educatamente.
Jeannie continuò a sorbire la sua bibita, gli diede una occhiata di troppo,
ridendo intorno alla cannuccia.
“Falla finita,” disse Alyssa, scherzando solo in parte. "Questo è proprietà
privata."
Jeannie strinse le spalle e si avvicinò al tavolo dei rinfreschi. Brian mise
il broncio, sconfitto, e la seguì.
Alyssa si girò tra le braccia di Nate e gli mise le mani intorno alle
spalle, poggiando la testa sul suo petto. Lui la strinse forte, chiudendo
gli occhi per godersi il conforto di tenerla di nuovo stretta a sé. Lei si
staccò e lo guardò negli occhi, con uno sguardo caldo e sorridente nei suoi.
"Non avevo intenzione di spaventare i tuoi amici." disse Nate, indicando i
due ragazzi che si erano rifugiati al buffet.
"Chi se ne preoccupa?" gli sussurrò Alyssa, con aria cospirativa. "Speriamo
che se ne vadano tutti presto, in modo che possiamo rimanere da soli."
Gli occhi di Nate osservarono gli invitati, tutta la gente che era lì e si
chiese perché Alyssa non fosse felice che in tanti avessero accettato il suo
invito. Anche se, sembrava che la maggior parte di loro fosse venuta solo
per vedere la famosa Maria Deluca. Si accigliò leggermente e le accarezzò le
braccia nude.
"Okay, bambina." disse rassicurante. "Capisco tutto."
ed era vero. Probabilmente lei, per tutta la vita, era stata solo la figlia
di Maria Deluca e non Alyssa Guerin.
La maggior parte di quei ragazzi era lì perché sperava di ottenere un
autografo o magari un assaggio del nuovo CD che sarebbe uscito a giugno.
Nate immaginò che ad ogni inizio di anno, la notizia che Alyssa aveva un
genitore famoso, si fosse sparsa velocemente tra i nuovi arrivati. Nessuna
meraviglia che lei odiasse l'idea di stare lì – doveva essere molto
difficile separare i sinceri dagli opportunisti.
Ma alla fine arrivarono degli ospiti che Nate era sicuro appartenessero alla
categoria degli innocenti – gli Evans e i Ramirez. Sorrise di cuore nel
vedere la sua nuova famiglia raccolta per il festeggiamento. Gli scaldò il
cuore vedere Alyssa felice che avessero fatto lo sforzo di venire, che Jesse
e Isabel - senza un Jeremy in punizione e i due raccapriccianti gemelli –
avessero fatto un viaggio così lungo per essere lì con lei.
Il fatto quasi la consolò dell'assenza del suo zio preferito.
Comunque, si poteva sempre contare su Diane Evans per lenire le eventuali
ferite. Aveva fotografie – tonnellate di foto – e DVD di riprese che Max
aveva fatto prima che i suoi genitori tornassero a Roswell.
Strillando di gioia, Alyssa gettò le braccia attorno alla donna, che rise
affezionatamente, poi afferrò Nate per un polso e lo trascinò in casa.
Furono seguiti da una coda di Evans e Ramirez.
Inginocchiata davanti alla TV ed evidentemente incurante del suo vestito
bianco, Alyssa infilò velocemente il DVD dentro il lettore e accese
l'apparecchio. Tutto il gruppo si era seduto; Alyssa si allontanò dalla TV,
per non perdere nulla del filmato, e si sedette in grembo a Nate,
avvolgendogli le spalle col suo braccio abbronzato.
Lo schermo sfarfallò per un po', poi tutti lasciarono andare un 'Ah!' quando
apparve l'immagine di Max e Liz. Erano seduti sul divano, a casa loro, e tra
le braccia di Liz c'era un fagottino.
"Ciao, Alyssa." disse Max sorridendo alla cinepresa. "Avremmo veramente
voluto essere lì, ma credo che tu capisca perché non possiamo. Ho dato a
Nate l'incarico di venire al posto mio."
Alyssa si girò ed appoggiò la fronte contro di lui, chiudendo gli occhi
felice.
"Vorremmo presentarti qualcuno." disse Liz, avvicinandosi alla telecamera e
scoprendo un pochino il fagotto. "Questa è Emily Marie."
La bocca di Alyssa si spalancò e i suoi occhi si inumidirono. Sullo schermo,
la bambina era sveglia e le piccole braccia si muovevano come se lei non
avesse molto controllo su di loro.
"Potrai incontrarla quando verrai a Boston, in autunno." disse Max, mentre
Liz tornava a sedersi. Lui la guardò e tra loro passò uno sguardo
imbarazzato che sembrava dire 'Abbiamo detto tutto?' e che li fece scoppiare
a ridere entrambi. "Ti vogliamo bene, tesoro." disse Max, rivolto ancora una
volta ad Alyssa. "Congratulazioni!"
"Congratulazioni!" gli fece eco Liz, poi prese, tra la coperta, la mano
della bambina. "Fai ciao ciao." Fece la voce da piccola "Ciao ciao!"
Si sentì l'eco della risata di Max, poi la ripresa finì e lo schermò si
oscurò.
Alyssa aveva le guance rigate dalle lacrime. Prese la mano di Diane e le
disse "Grazie, grazie tante."
"Oh, tesoro, di niente." rispose Diane "Desideravano così tanto poter essere
qui."
"Lo so." replicò lei, la voce completamente soffocata dall'emozione. Poi si
voltò ed appoggiò la testa sulla spalla di Nate, piangendo silenziosamente.
Lui le strofinò la schiena e rivolse agli altri uno sguardo imbarazzato. Gli
altri non lo ricambiarono, però – si limitarono a sorridere comprensivi,
senza porsi domande.
"Chi vuole una birra?" chiese Jesse, dando una scherzosa pacca sul ginocchio
di Isabel. Si rivolse a Philip Evans. "Lo so che tu hai bisogno di una
birra, Consigliere!"
Philip aderì all'invito senza difficoltà. "Certo. Dov'è il barilotto?"
"Fuori. Ti farò vedere dove."
Nate sorrise, mentre ciascuno di loro trovava una scusa per uscire – Isabel
aveva bisogno di andare in bagno, Diane doveva vedere se Maria aveva bisogno
di aiuto in cucina, Jesse e Philip erano andati a caccia di birra. Non
avrebbero imbrogliato nessuno – volevano solo lasciare Nate ed Alyssa da
soli.
"Hey." disse Nate, accarezzandole i capelli. "Stai bene?"
Lei si sedette e si asciugò le lacrime annuendo. "E' stata solo una giornata
difficile, sai? Tutta quella gente ipocrita lì fuori, venuta solo per vedere
mia madre. Poi sei arrivato tu, Nate." gli toccò il viso. "E hai salvato la
mia giornata. Poi sono venuti tutti loro e hanno portato il DVD della
bambina … " la sua voce si affievolì, mentre scuoteva la testa. "E' stato un
giorno pieno di emozioni."
Nate le sorrise dolcemente e le mise una ciocca di capelli dietro
l'orecchio. Per la prima volta, notò che intorno al suo collo, come gli
aveva promesso, c'era la catenina con lo smeraldo che lui le aveva regalato.
Fece scorrere le sue dita verso il petto di lei, fermandole sul gioiello.
"Sei autorizzata a lasciarti prendere dalle emozioni." le disse sottovoce.
"Sei autorizzata a provare tutto quello che vuoi. Nessuno ti criticherà per
questo, Alyssa. Tutti quelli che erano qui, ti vogliono bene, non importa
che razza di gente ci sia in giardino. E IO TI AMO."
Lei lo guardò in silenzio, poi gli prese la mano tra le sue. "Andiamocene."
gli disse bruscamente.
Lui la guardò sorpreso.
"Se sono autorizzata a sentire quello che voglio, allora quello che sento è
che voglio andarmene da qui."
Un bacio veloce sulle labbra era tutto quello di cui lui avesse bisogno. Le
lei non voleva assistere alla propria festa, allora non sarebbe stato lui a
forzarla a restare.
Girarono in macchina per la città per ore, mentre l’umore di Alyssa si
sollevava notevolmente. Nate adorava state insieme a lei nella sua macchina
sportiva, dandolo occhiate furtive mentre girovagavano per le strade di
Roswell. Lontano dalla gente, lei era tornata ad essere la ragazza che
amava, la spensierata, tentatrice che aveva continuato a sedersi
‘casualmente’ in grembo a lui, una volta di troppo.
Quando il sole cominciò a scendere, lei gli ordinò di guidare verso il
deserto, per poter vedere il cielo che cambiava colore. Essendo il
rispettoso ragazzo che era, lui obbedì. Si fermarono in mezzo al nulla e
guardarono il cielo che diventava rosa, porpora e rosso prima che il sole
scendesse dietro l’orizzonte. Quando non ci fu più nulla da vedere, decisero
di guardarsi l’un l’altro.
Allungato sul sedile posteriore della macchina, Nate si rese conto di avere
a malapena lo spazio per le gambe e che loro due stavano stretti sul sedile.
Il cielo era diventato nero e costellato da milioni di stelle. Intorno a
loro sentivano i suoni della notte, i suoni della natura. In distanza, un
coyote ululava. Non che lui se ne fosse accorto.
Erano venti minuti che si stavano baciando, arrivando rapidamente ad un
punto di non ritorno. Nate sentiva solamente i rapidi ansiti che provenivano
da lei, il sapore della sua morbida pelle e il battito svelto del proprio
cuore … o forse era quello di lei –non avrebbe saputo dirlo. Fece scorrere
le mani sui fianchi di Alyssa, intorno alle sue morbide curve,
maledettamente contento che non avesse ereditato il sedere di Maria – quella
donna aveva il sedere di un ragazzino di dodici anni! Ma Alyssa, no – era
rotonda e morbida nei punti giusti. Se mai, il suo corpo somigliava più a
quello di sua zia Isabel, che a quello della madre.
Nate trovò la fine del suo prendisole bianco e lo sollevò, facendo scorrere
le dita sulle sue cosce sode e lasciandola senza respiro.
Mentre si baciavano, le loro mani vagavano sui loro corpi. Nate era
frustrato dalla quantità di bottoni che chiudevano davanti il vestito di lei
– erano minuscoli e vicinissimi al bordo del vestito. Spostandosi per
baciarle il collo, ordinò alle sue dita di pazientare mentre lavorava sui
bottoni, dovendone slacciare almeno una dozzina prima di riuscire a poter
infilare dentro una mano.
Alyssa si lasciò andare ad un gemito e si inarcò, quando la mano di Nate si
chiuse attorno al suo seno. Gemette anche qualcun altro – e doveva essere
stato lui, ma non ne fu sicuro. Il suo seno era più pieno di quello che i
suoi vestiti lasciassero capire. Lo prese a coppa con la mano, lo carezzò,
circondò il suo capezzolo con il pollice, ma non gli bastò. Staccandosi dal
suo collo, riportò la sua attenzione sul vestito, aprendolo con garbo per
mettere in vista un reggiseno di merletto bianco. Il petto di lei si sollevò
per il desiderio, un sottile velo di sudore sulla sua pelle.
Facendo scivolare le sue dita dentro il reggiseno – Victoria’s Secret? –
Nate le coprì un seno con la mano. Per la prima volta, stava per vedere il
suo aspetto, la pelle abbronzata, il capezzolo rosato – d’ora in poi, sapeva
che i suoi sogni sarebbero stati molto più vividi. Lei era semplicemente
meravigliosa.
E insicura.
Quando Nate la guardò negli occhi, vi lesse preoccupazione ed ansia. "Sei
perfetta." sospirò lui, sorridendole dolcemente.
Lei ricambiò il suo sorriso, ma tenuemente.
"Lo vuoi?" le chiese, dubbioso.
Lei spostò per un attimo lo sguardo, poi annuì. "Nessuno … nessuno ha mai …
"
Lui le sorrise, poi spostò la sua mano dal seno, per accarezzarle il viso.
"Non ti preoccupare." le sussurrò in un orecchio, tracciando un sentiero di
baci verso il tesori che aveva appena scoperto.
Alyssa inarcò la schiena e lasciandosi andare a una corta successione di
gemiti, con le dita immerse nei capelli di lui, che lo tenevano contro il
suo seno. Dentro di sé, Nate fece un grande sorriso – era arrivato il
momento di darle quel succhiotto che gli aveva sfacciatamente chiesto
qualche mese prima. Dopo un attimo, lei stava cercando la sua lampo.
"Oh Dio, Nate." si lamentò lei.
Nate si perse in quel momento, in quel momento che aveva aspettato da tanto
tempo, ma quando la lampo scese, lasciando entrare l’aria fresca, lui si
rese conto che c’era qualcosa … di sbagliato.
Liberando il seno di Alyssa, sollevò il suo corpo e la baciò, mentre la mano
di lei si infilava nei suoi pantaloni. Dio, la voleva così tanto. Ma le
prese il polso, fermandola.
"Non qui." disse, respirando con difficoltà, dentro il suo orecchio.
"Lo voglio." rispose lei, altrettanto senza respiro. "Ti voglio così tanto."
Lui scosse la testa, baciandola sulla guancia. "Non in una macchina – non la
prima volta."
Lei si fermò e si ritrasse leggermente, con un’espressione incredula.
"Tuo padre ha ragione." si strinse nelle spalle. "Ti devo rispetto. E non
posso lasciare che la prima volta succeda in questo modo." Nate le spostò i
capelli dal viso affranto. "Ti amo troppo per non fare in modo che quella
volta sia speciale."
Lei lo guardò per un momento, poi cominciò a respirare più svelta – ma non
in modo erotico. Stava quasi per scoppiare in lacrime.
"Hey." le disse Nate dolcemente, sfiorandole l’orecchio col naso. "Non devi
rimanere insoddisfatta."
Le tolse la mano dai pantaloni e la mise sul corpo di lei, poggiandole il
palmo contro le mutandine. "Fammi vedere cosa fai quando pensi a me."
Gli occhi di Alyssa erano pieni di apprensione.
Nate la baciò lentamente, i loro colpi accaldati per il calore del deserto,
ma anche per la loro attrazione. "Voglio saperlo. Fammelo vedere."
Senza distogliere gli occhi da quelli di lui, Alyssa fece scivolare la sua
mano sotto le mutandine di pizzo, gemendo. Chiuse lentamente gli occhi, ma
solo per un attimo, mentre le sue dita cominciavano a muoversi sul tessuto.
Nate le sorrise incoraggiante, poi poggiò la testa contro il suo seno,
guardandola. Quando pensò che lei fosse arrivata all’ acme, fece scivolare
la sua mano e delicatamente la sostituì a quella di lei. L’intero corpo di
Alyssa si scosse e i suoi gemiti e le sue grida echeggiarono nel deserto.
Quando alla fine arrivò, erano entrambi esausti.
Nate la cullò contro di sé, timoroso che sentisse freddo. "Presto," le
promise "staremo insieme."
Più tardi, quella notte, Nate era disteso e fissava il soffitto della camera
di Max. Aveva riaccompagnato Alyssa a casa di sua madre ed era tornato lì,
con gli ormoni che ancora scorrevano selvaggiamente nelle sue vene. Si
sentiva frustrato – stanotte non sarebbe riuscito a dormire. Non quando
avrebbe potuto ancora assaggiare le sue labbra, sentirla sotto le sue dita.
E, per di più, ancora non era riuscito a liberarsi della sua erezione – come
avrebbe fatto a dormire in quelle condizioni?
Nate si sollevò, attirato da un rumore proveniente da fuori. Il cuore
cominciò a battere più veloce, mentre si chiedeva se fossero dei ladri. Poi
il rumore si ripresentò e lui si rese conto che proveniva da un sassolino
lanciato contro la finestra. Alzatosi dal letto, camminò verso la finestra e
sbirciò tra le tende – dall’altra parte c’era Alyssa. Col timore che gliela
avrebbero fatta pagare, quando fosse tornata a casa, aprì di corsa la
finestra e l’aiutò ad entrare. Il corpo di Nate sussultò al solo toccarla.
"Che ci fai qui?" le chiese. "Stai bene?"
Le mascelle di lei erano strette. "Al diavolo il presto." gli disse. "Che ne
dici di adesso?"
E gli mostrò una chiave elettronica. La chiave della stanza di un motel.
Capitolo 21
L’aria fredda mordeva le guance di
Nate mentre guidava nella notte, ma lui la notò appena. Alyssa era dietro al
volante, i lunghi capelli che volavano al vento. Non poteva fare a meno di
lanciarle delle lunghe occhiate, chiedendosi se anche lei provava le sue
stesse sensazioni. Anche lei si sentiva scoppiare dentro? Anche il suo cuore
si rifiutava di rallentare i battiti, anche se si sentiva stordita? Anche il
suo corpo era attraversato da brividi di corrente sessuale?
Nate deglutì e guardò fuori dal finestrino. Aveva fantasticato per mesi su
quella notte, sul fare l’amore con lei. Ora che quel momento era arrivato,
non gli sembrava vero. Forse perché erano stati interrotti tante di quelle
volte, e ora gli riusciva difficile credere che questa volta sarebbero
riusciti a concludere.
Era passato tanto tempo per lui, tanto tempo da quando aveva avuto il
piacere di una compagnia femminile. L’ultima volta era stato con Annie,
proprio prima di partire per Roswell in cerca della sua vera famiglia. Nate
non voleva ricordare Annie, in quel momento, ma non poté fare a meno di
pensare al suo incontro con Alyssa in macchina, solo poche ore prima – Annie
non avrebbe mai fatto una cosa come quella. Non si sarebbe mai accarezzata
mentre lui la stava guardando. Non che lei si vergognasse del suo corpo –
Dio sapeva se le fosse piaciuto gironzolare tutta nuda quando loro erano
stati soli – ma avrebbe considerato la masturbazione un atto sporco,
disgustoso.
Alyssa no. Infatti, pur così giovane, aveva capito che non era una cosa
disgustosa e Nate aveva la sensazione che ne avesse approfittato spesso.
Sembrava che Alyssa non avesse nessuna vergogna quando si trattava di sesso.
Nate si girò a guardare ancora una volta il suo bellissimo viso, illuminato
ad intermittenza dalle luci della strada. Sembrava così seria, non aveva la
sua solita aria irriverente. Poi si ricordò che, mentre per lui Alyssa era
un nuovo incontro, per lei era un’esperienza completamente nuova.
Una piccola vampata di ansia lo prese allo stomaco. E se le avesse fatto
male? In effetti, lui aveva preso anche la verginità di Annie, ma quella
volta nessuno di loro due aveva esperienza e ogni disagio era stato
cancellato dal fatto che nessuno dei due sapeva cosa stesse facendo. Nate
aveva fatto del sesso molte altre volte, troppe per tenerne il conto, dopo
quella prima volta con Annie, quando avevano 15 anni – non ci sarebbero
state scusanti se avesse fatto del male ad Alyssa.
Nate sobbalzò leggermente quando si rese conto che Alyssa lo stava
guardando, con un’espressione indecifrabile negli occhi scuri. Spostò lo
sguardo sulla strada, poi di nuovo su di lui.
"Tutto bene?" gli chiese.
Lui le sorrise ed annuì.
Lei gli ricambiò il sorriso, come se comprendesse la sua preoccupazione, e
riportò l’attenzione alla strada.
Gli occhi di Nate si posarono sul vestito bianco di lei, ormai gualcito. Il
vestito aveva passato una giornata dura, tra i viaggi in un auto scoperta,
il rotolarsi nel sedile posteriore e lo scavalcare la finestra della stanza
da letto di Max. Oltre tutte quelle difficoltà, lui aveva cercato di
prendere tutti quei minuscoli, fastidiosi bottoncini. Nate si accigliò.
Sarebbe stato felice di non vedere mai più un bottone in vita sua …
Poi i suoi occhi salirono alla parte di seno abbronzato che riuscì ad
intravedere dalla scollatura del vestito. Il petto di Alyssa si alzava e si
abbassava con evidenza, ad un ritmo più veloce del normale. La guardò
respirare per un lungo momento, poi si rese conto che il suo respiro teneva
il passo con quello di lei. Dopo tutto, lui e Alyssa erano una cosa sola.
Lo sguardo si posò sul seno e ricordò dolorosamente cosa aveva provato nel
guardarlo, nel toccarlo, nel gustarlo. Lamentandosi sottovoce, strinse le
ginocchia e si sforzò di distogliere lo sguardo. Dio – quanto mancava ancora
a quel maledetto motel?
Una sensazione di terrore lo pervase – Alyssa era stata quella che gli aveva
raccomandato il Tumbleweed qualche mese prima – non è che lo stava portando
lì, vero?
No, non poteva. Non l’avrebbe portato ad un motel, piuttosto in un hotel.
Senza rendersi conto del tempo che era passato, si erano diretti verso
Artesia, al Reinassance. Nate guardò l’alto edificio, poi guardò Alyssa, che
stava preparandosi a chiudere la capotte della convertibile. Come faceva a
disporre di un posto come quello? Meglio ancora, dove aveva trovato il tempo
di venire qui, prendere la stanza, poi tornare a casa degli Evans, come
aveva fatto lei?
"Vieni? gli chiese, la voce bassa nella notte.
Nate la guardò ed annuì, quasi inciampando mentre usciva dall’auto. Alyssa
lo prese per la mano e lui notò che le dita di lei tremavano, tra le sue.
Strinse le sue dita su quelle di lei e si incamminarono verso la porta, poi
si chinò verso di lei e le sussurrò all’orecchio "Ti amo."
Lei gli sorrise mentre le luci vive della hall fecero loro chiudere gli
occhi, quando entrarono nell’hotel.
"Siamo al decimo piano." gli disse, dirigendosi verso l’ascensore ed aprendo
la borsa per prendere la chiave della stanza. Quando passarono davanti al
bancone, il portiere di notte la salutò con un cenno della mano e lei gli
fece l’occhiolino.
Nate guardò con curiosità il ragazzo, poi la nuca di Alyssa che lo stava
precedendo in ascensore. C’era un rapporto tra lei e il portiere di notte?
Certamente nulla di buono …
Alyssa rise di lui, mentre le portiere si chiudevano, lasciandoli soli
nell’ascensore. "Mia madre si rifugia qui." disse, con la voce divertita.
"Quando si deve nascondere dal pubblico – come ha dovuto fare per un mese
dopo l’uscita del CD – lei viene qui. Ha preso in affitto permanente una
delle suite."
"Oh." replicò Nate, sollevato dalla spiegazione. Naturalmente, dentro di sé
sapeva che lei non avrebbe portato qui dei ragazzi per divertirsi – stava
solo diventando sempre più nervoso mano a mano che si avvicinavano al
momento conclusivo.
Le portiere si aprirono con un leggero scampanio e Nate fece un respiro
profondo, cercando di calmarsi. Alyssa gli diede un’occhiata rassicurante ed
entrambi uscirono in corridoio, diretti verso la camera.
"E’ una grande suite." gli disse e Nate ebbe l’impressione che stesse solo
cercando di riempire il silenzio. " C’è un terrazzo e tutto il resto. E’
come un piccolo appartamento. Credo che ci dovrebbe essere tutto, um, quello
di cui potremmo avere bisogno." lei ridacchiò nervosamente.
Si fermarono davanti ad una porta e lei infilò la chiave elettronica nel
lettore, la luce indicatrice diventò verde e la porta si aprì.
Mentre entravano dentro, Alyssa cominciò a descrivergli il posto. "Qui c’è
il bagno. E’ assolutamente enorme – c’è anche una Jacuzzi - "
Le sue parole terminarono in un ansito quando Nate l’afferrò da dietro, un
braccio intorno al suo petto e l’attirò contro di sé. Chiudendo gli occhi,
lui seppellì il suo viso tra i capelli di lei, aspirando il delicato aroma
del suo profumo. Il respiro di Alyssa divenne veloce e lei rimase in
silenzio. Usando la mano libera, lui le spostò i capelli dal collo e
cominciò a darle minuscoli baci sulla spalla, sul collo, sull’orecchio. A
quella sensazione il respiro di lei si fermò.
Poi Nate mise la sua mano libera sulla spalla spingendola in avanti, così
che lei fosse piegata all'altezza della vita e il suo sedere sodo premesse
contro la sua erezione. Era qualcosa che lui aveva sempre sognato, di
possedere una donna da dietro, qualcosa che lui aveva chiesto ad Annie, ma
che lei si era rifiutata di fare dicendo che era degradante per lei - essere
presa da dietro come un cane. Ma Alyssa lo stava guardando da sopra la sua
spalla e a lui non sembrava di leggere degradazione nel suo sguardo – lei
era solo curiosa e vogliosa. Nate ebbe una mezza idea di sollevarle il
vestito sui fianchi, tirare giù quelle mutandine di pizzo e dare sfogo alle
sue fantasie – ma non gli sembrò giusto. La voleva guardare negli occhi la
prima volta che sarebbero arrivati insieme.
Così tolse il braccio dalla vita di lei e usò entrambe le mani per
racchiudere le sue natiche, per poi farle scivolare sul suo addome e
rimetterla dritta. La prese per le spalle e la fece girare, poggiando le
labbra su quelle di lei. La sentì sorridere contro di lui, mentre le mani di
Alyssa scivolarono sotto la sua t-shirt – la stessa con cui lei l'aveva
trovato nel letto – e carezzarono i muscoli della sua schiena. Lui rese più
intenso il loro bacio, poi lasciò andare un gemito quando le dita di lei si
fecero strada sul suo petto, le unghie che gli scorrevano sui capezzoli.
Tirandosi indietro lentamente, lei rise perfidamente, mentre lui si limitò a
sorriderle.
"Hai detto di non volerlo fare nella macchina, perché volevi che questa
notte fosse speciale." gli sussurrò, alzandogli la maglietta sopra la testa.
"Ma non hai capito una cosa, Nate."
Lui rimase perplesso. "Che cosa non ho capito?"
"Che non m‘importa dove siamo – nella mia macchina, su una coperta stesa nel
deserto, in qualche dannato motel. Il solo fatto di essere con te rende
tutto speciale, Nate."
Negli occhi di Alyssa, Nate lesse solo sincerità – se lui l'avesse lasciata
fare, lei l'avrebbe già fatto quando stava in macchina con lui. Poi gli
occhi di Alyssa si posarono sul petto di Nate e lei chinò da un lato la
testa, mentre con le dita seguiva la traccia dei suoi muscoli.
"Vedo che ti sei allenato."
Nate abbassò lo sguardo sulle dita di lei, sui muscoli che cominciavano a
delinearsi sulla sua figura snella. Max aveva avuto ragione – lui non aveva
dato ai suoi allenamenti abbastanza tempo per dare risultati. Dubitava che
sarebbe mai diventato muscoloso come suo padre, ma ora era in forma
decisamente migliore di quando Alyssa l'aveva visto l'ultima volta a torso
nudo.
Con le dita che gli tremavano, cercò di raggiungere le migliaia di
bottoncini del suo vestito. Lei fece un passo indietro, dandogli accesso più
facile, e guardando divertita quanto tempo gli ci volle per slacciare tre
soli bottoni. Perduta la pazienza, Nate prese tra le mani il vestito e lo
strappò, facendo volare i bottoni in tutte le direzioni. Alyssa ne rimase
sorpresa, con la bocca che formava una 'O' perfetta, mentre il suo vestito
finiva sul pavimento.
"Te ne comprerò un altro." promise lui, chinandosi per prenderla tra le
braccia.
Lei rise, mentre lui la portava verso il letto. Una volta lì, la rimise in
piedi e la strinse a sé, tracciando cautamente con le dita i contorni del
suo viso. Lei chiuse gli occhi a quella sensazione e lui fu lieto di vedere
che non era spaventata da lui o da quello che stavano per fare. Dalla sua
faccia, le dita di Nate scesero verso il collo, verso la spalla, lungo il
braccio, fermandosi quando arrivarono al livello del suo seno. Lei aprì gli
occhi per guardarlo, anticipando il suo tocco; e lui non poteva deluderla.
Prendendosi il suo tempo, fece prima scorrere le dita sotto il sottile
tessuto del suo reggiseno, strappandole un sospiro soffocato. Poi raggiunse
le sue spalle e ne afferrò la chiusura – niente più di un unico gancetto – e
lo aprì facilmente. Spingendo le bretelline in avanti, la vide curvare le
spalle per liberarsi dall'indumento, che cadde sul pavimento. Nate sorrise
alla vista del suo seno, questa volta completamente scoperto, mentre sul
sinistro cominciava ad apparire un segno rosso.
"Guarda." le disse, attirando l'attenzione di lei.
Alyssa guardò giù, poi scoppiò a ridere.
"Era quello che volevi?" le disse dolcemente.
Lei toccò il segno con un dito. "Si." rise ancora."Era il succhiotto che
volevo."
Poi la sua risata scomparve mentre allungava le mani sui jeans di Nate. Lui
lasciò che gli sciogliesse la cintura, poi che aprisse la lampo. Ma quando
stava per tirarli giù sui suoi fianchi, si ricordò di avere qualcosa di
importante nel portafogli e la fermò.
"Aspetta." le disse, girandosi nel tentativo di raggiungere la tasca dove lo
teneva di solito.
"Perché?" chiese lei, dandogli un bacio sul petto.
"Ho bisogno del mio portafogli. Per … sai … "
Lei scosse la testa, mentre i capelli gli solleticavano la pelle. "No, non
devi." detto questo, lei fece scivolare i pantaloni sul pavimento, poi
guardò in basso. "Lo sapevo che eri il tipo da boxers."
Ma i pensieri di Nate non erano rivolti alla propria biancheria. La prese
per le spalle, perché lo potesse guardare negli occhi.
"Ne abbiamo bisogno." sottolineò. "Entrambi sappiamo perché sono nato."
cercò di nascondere il tono di amarezza che sentiva trapelare nella sua
voce. Non poteva essere arrabbiato con Max per aver preso parte alla sua
nascita – ma era dannatamente furibondo per il ruolo che aveva avuto Tess
Harding.
Si chinò per recuperare i suoi jeans, ma la mano di Alyssa sul suo braccio
lo fermò. Quando lui la guardò interrogativamente, lei scosse la testa.
Nate si risollevò bruscamente. Ora era ad un bivio, al momento di prendere
una decisione devastante. Voleva far l'amore con Alyssa più di ogni altra
cosa, ma se lei si fosse rifiutata di lasciargli usare il preservativo, non
era sicuro che sarebbe andato fino in fondo.
Ma Alyssa gli sorrise e prese le mani di Nate tra le sue, carezzandone il
dorso con i pollici. Poi lo guardò negli occhi, i suoi ridenti di
comprensione.
"Anche io sono stata un incidente." gli rivelò.
Quest'affermazione non aiutò Nate a comprendere il suo atteggiamento sul
controllo delle nascite – tra tanta gente, proprio lei non capiva come fosse
necessario?
Il sorriso di Alyssa si aprì. "Ecco perché ho cominciato a prendere la
pillola il giorno dopo che mi avevi detto di amarmi."
Nate lasciò andare quel respiro che non si era nemmeno reso conto di
trattenere. Incapace di resistere più a lungo, le avvolse attorno le braccia
attirando il suo corpo verso di sé e la baciò ardentemente. Entrambi
rimasero senza respiro, quando la loro pelle nuda entrò in contatto e, dopo
pochi secondi, erano distesi sul letto. Nate le tolse immediatamente le
mutandine, mentre Alyssa gli prese i boxers e – probabilmente per vendicare
il suo vestito – glieli tolse strappandoli. Lui rise e continuò a baciarla,
facendola rotolare sotto di lui.
Nate rallentò, assicurandosi di guardarla in viso, per ricordare ogni
dettaglio della sua espressione, mentre giaceva nuda sotto di lui per la
prima volta. Lei non sembrava spaventata, anche se il suo magnifico corpo
stava tremando. A lui piaceva il fatto che le sue guance fossero rosse, i
suoi occhi spalancati, le sue labbra gonfie dal contatto con lui.
Alyssa gli aveva tolto completamente il respiro. Nate tracciò la curva dei
suoi fianchi, il rigonfiamento dei seni, prima con le dita poi con i suoi
baci. Lei protestò di non potergli ricambiare quelle attenzioni, ma quella
era la sua notte, non quella di lui.
Quando lei cominciò ad ansare e a respirare con difficoltà, Nate seppe che
era arrivato il momento. Si appoggiò sui gomiti e le spostò i capelli dal
viso.
"Sei pronta?" le chiese, sapendo che certamente lo era.
Lei gli sorrise attraverso la sua respirazione difficoltosa e gli accarezzò
il viso. "Ti amo, Nate."
"Ti amo, Alyssa." Mentre parlava, avvicinò i loro corpi, aspettandosi che
lei trasalisse per il dolore, cosa che fece per un momento.
Poi furono soltanto loro due, presi nel rito estremo, cavalcando insieme la
tempesta. Si guardarono negli occhi per tutto il tempo, tranne nel momento
in cui lui chinò la testa per baciarla. Quando la sentì arrivare allo stadio
iniziale del suo acme, Nate si fermò.
Negli occhi scuri di Alyssa scattò un allarme. "Cosa stai facendo?" gli
chiese, un po' affannata.
"Stai quasi per arrivare." le spiegò lui, immobile. Le baciò l'incavo della
gola, il suo respiro caldo come quello di lei.
"Lo so." gli disse. "Ma cosa vuoi dire con questo?" Il suo tono diceva tutto
– non poteva farle una cosa del genere, non ancora una volta.
Quando Nate incontrò il suo sguardo, vi vide lacrime di frustrazione negli
occhi. Un'ondata di tenerezza passò dentro di lui.
"Shhhh." le disse dolcemente. "Non piangere. Lo sto facendo per un motivo,
Alyssa. E quando succederà, sarà un piacere molto più forte di quello che tu
ti sia mai data da sola." Scosse la testa con affetto. "Ma io non sono
ancora pronto perché accada. Voglio solo trattenermi, per fare l'amore con
te."
Lei si morse un labbro, poi un sorriso le incurvò la bocca, mentre il suo
respiro rallentava. Questo fu un segnale di azione per Nate. Riprese i suoi
movimenti, ma più lentamente di prima.
Ancora per due volte la portò all'apice e le negò il piacere. Trovava la
cosa estremamente eccitante, ma cominciò a sospettare che lei stava per
averne abbastanza. Senza accorgersene, quando arrivò la terza volta – lui
perse il controllo della situazione. Ora i loro corpi erano lucidi di sudore
e il cuore gli pulsava nelle orecchie. Sotto di lui, lei stava gemendo di
anticipazione, le unghie conficcate nelle sue braccia.
"Non posso …" ansimò lui. "Non posso … più … trattenermi …"
Lei scosse la testa, incapace di parlare.
"Sei pronta … bambina?"
Alyssa annuì con convinzione, mentre i primi fremiti passavano per il suo
corpo. Un attimo dopo lui la seguì, lasciandole finalmente sentire quello
che aveva desiderato sentire da lui durante le tante telefonate –
nient'altro che un lungo, vibrante gemito.
Quando il grido di Alyssa gli fece eco, Nate si lasciò andare sopra di lei,
coprendole il corpo con il suo. Lei stava ansimando pesantemente, il cuore
che le batteva impazzito dentro il petto. Per alcuni momenti Nate si lasciò
trascinare dalle sensazioni che stava provando, poi rotolò su sé stesso,
sollevando Alyssa dal suo peso.
"Stai bene?" le chiese, riconquistando il suo respiro.
Alyssa gli fece un largo sorriso, facendo lunghi, profondi respiri per
calmarsi. Piccole lacrime di felicità le scendevano dagli occhi, bagnandole
le guance. Nate alzò la testa e usò i pollici per asciugarle, poi l'avvolse
tra le braccia, tenendole il corpo stretto contro il suo.
Mentre il tempo passava, il sudore sui loro corpi cominciò ad evaporare,
facendo rabbrividire Alyssa. I muscoli di Nate erano affaticati dall'amore e
ciascuno di loro protestò, quando lui si sollevò per prendere le lenzuola
dai piedi del letto e coprire i loro corpi
"Dormi." le disse, stringendola accanto a sé e posando la sua testa sul
proprio petto. Mentre si curvava su di lui, i lunghi capelli sparsi sul
braccio, Alyssa sembrò voler ubbidire.
Esausto, Nate fissò il soffitto per qualche secondo, senza in realtà
vederlo, prima di essere sopraffatto dal sonno. I suoi nervi erano pronti a
saltare, come se fossero legati a ricevitori di corrente elettrica. Era
qualcosa che non aveva mai provato prima ma, in quel momento, lui era troppo
stanco per preoccuparsene.
Ma qualcosa nel profondo della sua mente, gli diceva che ora lui era
cambiato.
Capitolo 22
Nate fece di nuovo quel sogno, quello
in cui lei era con lui e posava le sue labbra sul suo petto, nel punto in
cui era comparso il simbolo, quello in cui aveva visto la pace nel mondo e
la comprensione per la sua gente. Lui camminava libero, senza il timore che
qualcuno potesse fargli del male per chi era, per quello che era.
E lei stava con lui, tenendogli la mano, rassicurandolo di essere abbastanza
forte per quel compito …
"E' forte."
Nate si stiracchiò, la sua mente ancora annebbiata dal sonno. Le sue
sopracciglia si sollevarono lentamente, ma le sue palpebre si rifiutavano di
muoversi. Era ancora mezzo addormentato, svegliarsi per lui non era mai
stato un processo veloce. Poi si ricordò l'evento importante della sera
precedente e spalancò gli occhi, scoprendo i capelli biondi di Alyssa sopra
il suo petto. Una della sua braccia era posata sul suo corpo, la mano curva
sul suo pettorale, il suo orecchio contro l'altro.
"Hmmmm." mugolò con aria assonnata.
La sentì sorridere contro di sé. "E' il cuore di un re." gli disse, la voce
ancora coi segni del sonno, ma con un tono felice.
Lui sorrise e le passò una mano tra i capelli, facendo un respiro profondo,
mentre la vedeva alzare la testa. Lui non era un re – lui non sarebbe mai
stato re. Max era un re. Max era forte e determinato. Lui era solo … Nate.
La luce stava entrando vivida dalle finestre e Nate pensò che dovesse essere
quasi metà mattinata. Era contento di aver lasciato agli Evans un biglietto
scritto di fretta, prima di uscire, contento che non si sarebbero
preoccupati per lui. Nate si stirò, una sensazione rassicurante, e si girò
su un fianco, facendo scivolare Alyssa accanto a lui. L'afferrò velocemente,
passandole la mano per tutta la lunghezza del corpo, fino alla curva del
ginocchio. La prese con delicatezza, portando la gamba di lei sul proprio
fianco, stando uno di fronte all'altra.
Le guance di Alyssa erano ancora rosee per il sonno, i suoi capelli biondi
erano disordinati, ma affascinanti allo stesso tempo. I suoi occhi erano
leggermente gonfi, ma Nate pensò che non era mai stata così bella.
"Hai il cuore di un re, lo sai?" gli disse dolcemente, sorridendogli.
Nate si strinse nelle spalle con semplicità. Se lei la pensava così …
"Ce l'hai." gli disse, carezzandogli con le dita i contorni del viso. "Solo
che non lo sai ancora."
Poteva essere? Max aveva saputo immediatamente che lui era il re? Nate non
lo credeva. Per quello che ne aveva dedotto, Max aveva combattuto anche dopo
che era stato messo al corrente, senza mezzi termini, che quello era il suo
ruolo nella vita. Ma la ragione per cui Max aveva combattuto era perché
sapeva che era vero e che lui non avrebbe voluto assumersene la
responsabilità. Al contrario, Nate sentiva che il suo ruolo non era
stabilito. Lui non si sentiva un principe, un erede del trono di Max.
"L'unica cosa che so, è che ti amo." le disse, prendendo una ciocca dei suoi
lunghi capelli tra le dita, mentre lei faceva un sorriso in risposta. "Stai
bene, oggi? Senti dolore?" le chiese preoccupato.
Lei scosse la testa, gli occhi che brillarono al ricordo della notte
precedente. "Non sono mai stata meglio, Nate. Tu sei stato … sorprendente."
Lui ricambiò il sorriso, ma le sue guance divennero rosse.
"Naturalmente, io non posso paragonarti con nessuno … " La voce di Alyssa si
affievolì, mentre lei ridacchiava. " … ma penso che tu sia stato
dannatamente bravo."
Lui scoppiò a ridere, non avendo mai ricevuto una ‘valutazione della mattina
dopo' come amante.
Il sorriso di Alyssa sparì all'improvviso e lei si mordicchiò un labbro,
prima di fare una domanda. Quando la fece, la sua voce suonò cauta. "Quanti
anni avevi? Sai, non devi dirmelo per forza se non vuoi …"
Nate le toccò la spalla, facendole scorrere le dita sul braccio. "No." disse
sottovoce. "Niente segreti tra noi. Avevo 15 anni."
Le sopracciglia di Alyssa si sollevarono, ma senza dare l’idea di
giudicarlo. Poi il suo naso si arricciò e lei abbassò lo sguardo. " Allora,
probabilmente tu avrai già provato tutto, vero?"
Nate rise dolcemente. "Niente affatto! C’è un sacco di ‘tutto’, Alyssa.
Quello che abbiamo fatto l’altra notte, è solo la punta di un iceberg."
"Si?"
Lui annuì. "Si. E non faremo mai nulla che tu non voglia fare. Ti prego,
ricordatelo. Non faremo mai nulla che ti possa far sentire a disagio."
"Ma io voglio fare tutto." gli disse senza mezzi termini. "Voglio provare
tutto." I suoi occhi si strinsero. "Eccetto per una cosa."
"E cosa?" gli chiese lui.
"Non voglio mai …. ‘voltar pagina’. Non ha l’aria di essere divertente." Lo
guardò quasi nauseata.
Nate rise alla scelta della sua terminologia. "Okay." fu d’accordo. "Non
siamo obbligati a farlo." Mentre parlavano delle cose che volevano fare,
‘lui’ stava crescendo sotto le lenzuola, cosa che a lei non sfuggì, visto
che la sua gamba era ancora sul fianco di Nate.
Gli occhi scuri su di lui, Alyssa lo fece poggiare sulla schiena e rotolò
sopra di lui. Stando a gambe divaricate, allungò le braccia tra i loro
corpi, lo prese in mano e lo maneggiò un po’ maldestra, cercando di trovare
la giusta angolazione. Come scivolò sopra di lui, Nate fece un profondo
sospiro, ricordando bene quella sensazione.
"Insegnami." gli disse, un po’ vergognosa.
Lui le fece un tenero sorriso, le poggiò le mani sui fianchi e accompagnò i
movimenti di lei.
"Oh!" fece Alyssa, col tono della scoperta, come se avesse appena afferrato
la struttura molecolare del sale. Poi mostrò una lieve sorpresa e ancora un
"Oh" con un suono completamente differente, come se avesse notato la
differenza che poteva fare un cambio di posizione.
Nate era disteso sulla schiena e la guardava scivolare agevolmente su di
lui, il seno che accompagnava i suoi movimenti. Sollevandole, le prese il
seno tra le mani, esplorandolo per la prima volta alla luce del sole. Le sue
dita toccarono il segno rosso che aveva da un lato del capezzolo sinistro e
lei si lasciò scappare un piccolo gemito. Incuriosito, lo toccò più forte e
lei gemette più decisamente, Un piccolo sorriso gli incurvò le labbra –
sembrava che alla piccola ragazza di Michael Guerin piacesse un po’ di
dolore …
Alyssa fece scivolare le sue mani su quelle di Nate, tenendole strette
contro il suo seno mentre lasciava andare la sua testa all’indietro, gli
occhi semichiusi mentre lo cavalcava, assaporando la sensazione.
Poi chiuse gli occhi.
In quel momento, Nate si sentì completamente lucido, mentre la guardava, la
passione che le attraversava il suo viso bellissimo. Nei tre anni e mezzo
che lui e Annie erano stati intimi, lei non aveva chiuso gli occhi mentre
facevano l’amore, nemmeno una volta. A quel tempo lui aveva pensato che
fosse un atto di rispetto – che volesse essere unita a lui, mentre anche i
loro corpi erano uniti. Ma ora pensò che non si trattasse di quello.
Forse Annie non era stata una puritana, quando si trattava di essere amata
da dietro. Forse si era chiesta in segreto cosa si provasse, ma Nate non
ricordava di aver fatto l’amore con lei senza essere faccia a faccia.
Nemmeno in posizione orizzontale. Ogni volta che avevano fatto del sesso,
erano stati uno di fronte all’altro. E lei non aveva mai chiuso gli occhi.
Forse Annie non si era mai fidata abbastanza di lui, da togliergli gli occhi
di dosso mentre facevano l’amore. Dopo tutto, lei aveva saputo chi fosse lui
molto prima che lo sapesse lui stesso. Cosa le aveva detto suo padre? Era
stata avvertita di non perderlo mai di vista, di stare sempre in guardia? Si
era aspettata che a lui spuntasse un’altra testa o che la potesse mordere
mentre si accoppiavano? Aveva mai veramente voluto fare l’amore con lui? O
l’aveva fatto solo perché glielo avevano ordinato?
Nate si rese conto che Alyssa si era fermata e lui riportò il suo sguardo
nei grandi occhi scuri. Sembrava triste, i lunghi capelli sparsi sulle
spalle. Allungando una mano, gli accarezzò il viso, con lo sguardo
preoccupato.
"Posso sentirti" gli disse sottovoce.
Certo che poteva – era immerso fino all’elsa dentro di lei!
Ma non era quello che lei intendeva dire. Alyssa gli prese una mano e se la
portò alle labbra, posandogli un bacio sul palmo.
"Non essere triste." gli disse, incontrando ancora il suo sguardo, "Io non
posso porre rimedio a tutto quello che hai passato. Ma posso aiutarti a
ricominciare." Detto questo, si chinò su di lui e gli posò un bacio sul
cuore, dove, da qualche parte, il simbolo sopravviveva.
Un senso di deja vu che gli tolse il respiro passò dentro Nate, mentre il
suo sogno sembrò raggiungere la superficie del suo subconscio. Alyssa fece
un largo sorriso e si raddrizzò, ricominciando a muoversi. Nate la guardò
meravigliato, poi il suo corpo fu attraversato da una calda sensazione.
Ma non fu una sensazione fisica, colpì di più le emozioni. Una calda,
confusa ondata gli passò per le vene, facendolo sentire libero e leggero.
Sussultando, seppe che non era il suo caldo, la sua confusione – erano le
sensazioni di lei! Lui stava sentendo quello che stava sentendo lei!
L’istinto gli suggerì di spaventarsi, perché non era normale sentirsi così,
perchè lì c’era qualcosa di fondamentalmente sbagliato …
Poi lo spirito consolatore di Alyssa si avvolse attorno a lui, placando la
sua anima, dicendogli che sarebbe andato tutto bene.
E lui le credette.
Più tardi, dopo aver ordinato il servizio in camera, si infilarono nella
Jacuzzi, tra i suoi getti silenziosi, Alyssa tra le gambe di Nate, la sua
schiena contro il petto di lui.
"Hai un corpo bellissimo." le sussurrò all’orecchio, mentre il suo sguardo
la percorreva tutta, anche se era sotto l’acqua.
Lei gli sorrise sopra la spalla e gli diede un bacio. "Anche tu."
Lui le posò le mani sui seni. "Ma io non ho questi!"
Lei ridacchiò "Ringraziando Dio!"
Nate sorrise e la strinse contro di sé, poggiando la testa contro quella di
lei. "Dio, ti amo così tanto, Alyssa." Chiuse gli occhi, quasi non riuscisse
a sopportare la profondità di quelle emozioni.
Lei gli baciò il braccio e si strofinò il naso contro di lui. "Lo so." gli
rispose seria. "E io ti amo nella stessa misura."
Nate le baciò la tempia e rifletté in silenzio sul fatto che una volta aveva
creduto di sapere cosa fosse l’amore. Aveva pensato che non avrebbe mai
provato per nessun’altra quello che aveva provato per Annie. E in effetti
quello che aveva provato per Annie era differente da quello che stava
provando per Alyssa, ma i suoi sentimenti per quella bellissima ibrida erano
molto più forti, seri in modo devastante. E questo gli fece capire, una
volta di più, che Annie non lo aveva mai amato. Non veramente.
"Sto diventando come una prugna secca." disse Alyssa disgustata. "Usciamo da
qui e torniamocene a letto." gli fece un sorriso malizioso e aggiunse
"Ancora non ho provato tutto, lo sai?"
Nate riacquistò il sorriso e scosse la testa. Quella ragazza era
insaziabile.
Uscirono insieme dalla vasca e lui avvolse un grande asciugamano bianco
intorno al corpo di Alyssa, dandole un bacio sulla fronte. Poi prese un
secondo asciugamano e se lo strinse attorno alla vita.
"Vorrei farmi la barba." le disse, indicando il lavandino.
"Okay, comunque a me la barba non da fastidio."
Lui le sorrise toccandole il viso, una ciocca dei suoi capelli umidi. "Lo
so, ma comincia a pizzicare."
Stando in punta di piedi, lei lo baciò, poi gli diede una pacca sul sedere.
"Ti aspetterò, signor Spencer."
Lui fece una smorfia, poi la vide sdraiarsi sul letto. Si girò verso il
lavandino e cominciò a preparare il necessario per radersi. La cosa migliore
dello stare in un albergo a cinque stelle, a spese di Maria, era che non
avevano avuto bisogno di portarsi dietro nulla. Nate prese un rasoio e una
confezione di schiuma da barba dal mobiletto, poi chiuse la porta e cercò di
guardarsi allo specchio. Il vetro era appannato dal vapore della Jacuzzi,
così prese un panno asciutto e lo pulì.
Il flacone di schiuma gli scivolò tra le mani e finì nel lavandino. Tutti i
muscoli del suo corpo cominciarono a tremare e lui sentì che stava per
svenire.
"Nate?" lo chiamò Alyssa dal letto. "Che succede, tesoro?"
Nate sentì il letto scricchiolare e dei passi svelti, ma non riuscì a
muoversi. Tutto quello che riusciva a fare era guardarsi allo specchio,
mentre una sensazione di terrore scendeva su di lui. Perché in quel momento?
Perché mentre era così felice?
"Amore? Che … " le parole di Alyssa le morirono sulle labbra e lei rimase in
silenzio sulla soglia della porta.
Le mascelle di Nate erano serrate per la paura, quando si girò, sconfitto,
verso di lei.
Gli occhi di Alyssa si posarono sul suo petto.
Sul sigillo.
Gli occhi scuri di Alyssa si spalancarono, mentre si spostavano dal sigillo
agli occhi di Nate, per tornare ancora sul sigillo. Poi lei fece una cosa
che lui non si sarebbe mai aspettato – si portò una mano sul petto e chinò
la testa.
"Mio Re." gli disse sottovoce.
Un senso di ingiustizia calò su di lui e la raggiunse per alzarle il mento.
"Non inchinarti mai più davanti a me." le disse, scuotendo la testa. "Non
tu."
Lei deglutì, gli occhi pieni di stupore mentre stendeva la mano e toccava il
marchio che risplendeva. Il sigillo sembrò ardere ancora più forte, poi
scomparve ancora una volta nel corpo di Nate. Respirando velocemente, Alyssa
indietreggiò, roteando gli occhi. Nate fece in tempo a sorreggerla prima che
cadesse in terra.
"Cosa è successo?" le chiese freneticamente, controllando che non si fosse
fatta male.
"Sta cominciando." gli disse Alyssa, con la voce spaventata e riverente
nello stesso tempo.
"Cosa sta cominciando? " chiese lui, chiedendosi se lei si stesse
sbagliando.
Le labbra di Alyssa si curvarono in un sorriso, gli occhi pieni di orgoglio
e di lacrime di felicità. "Tu sei il solo. "
F
I N E
Scritta
da Karen (MidwestMax)
Traduzione italiana con il permesso dell'autrice
dall'originale in inglese,
a cura di Sirio |