Riassunto:
una notte i quattro alieni sono costretti a lasciare la Terra per raggiungere
Antar. Alcuni anni dopo questa tragica partenza Maria muore in un incidente e
Alex rimane paralizzato. Liz intanto sta cercando faticosamente di ricostruirsi
una vita…
Data
di composizione: dal 23/10/2001 al 05/11/2001
Valutazione: ADATTO A TUTTI
Disclaimer: Tutti i personaggi descritti nel racconto, appartengono alla
UPN. Il racconto é di proprietà del sito di Roswell.it
E-mail:
cindy86@inwind.it
L'astronave era solo più un puntino nel
cielo, come una stella, inghiottito dall'infinito blu dell'universo. Liz non
riusciva né a vedere né a sentire nulla , racchiusa nell'oblio del suo
lacerante dolore, sentiva solo l'acqua fresca che scorreva sul suo debole
corpo. Restava immobile, in mezzo a quella radura, di cui non percepiva i
confini, come intrappolata in una dimensione senza tempo, e senza spazio.
L'unica sua certezza era di essere viva, e forse era quella la cosa più
importante. Tremava, si sentiva imprigionata in una gelida morsa di freddo, e
il vento le passava delicato fra i capelli, mormorando una dolce melodia,forse
di addio...
Liz abbassò lentamente il capo e gridò con tutto il fiato che aveva in gola, un
urlo disumano, quasi isterico...Ma per un attimo qualcuno riuscì a liberarla da
quell' inferno.
- Liz! Ti prego ora non c'è tempo...Gli scagnozzi dell' FBI saranno qui a
momenti!- Kyle l'aveva presa per un braccio, e la scuoteva disperatamente,
terrorizzato. La ragazza alzò debolmente la testa, e capì che erano in serio
pericolo, tutti quanti. Il figlio dello sceriffo l' aiutò a rimettersi in
piedi, ansimando; Liz si guardò intorno esasperata. Alex era appoggiato ad un
albero e continuava a guardare il cielo, piangendo come un bambino...
- Dov'è Maria?- riuscì a chiedere tremante. - E' scappata in lacrime verso il
Lago. Devi andare a prenderla- disse senza esitare Kyle - Io mi occupo di Alex.
Mio padre ci aspetta a Lake Athur, con la sua macchina. Ci vediamo lì! -
concluse. Liz annuì decisa, e immediatamente incominciò a correre verso il
piccolo lago...Doveva fare presto, doveva correre senza tener conto di ciò che
la circondava, doveva volare sopra ogni cosa, doveva liberarsi del dolore che
la opprimeva, doveva svuotare la mente da ogni pensiero, e non aveva scelta.
Non poteva lasciarsi trascinare dalla disperazione, non poteva guardare il
cielo, il fascino delle stelle l'avrebbe rapita, poteva correre, soltanto
correre. Per lei non c'erano ostacoli quella notte, c'erano i colori dello
spazio, dell'acqua e della terra che si fondevano intorno al suo esile corpo,
ma lei continuava a volare, senza provare nessun tipo di sensazione, sembrava
che la natura avesse voluto creare un passaggio, una dimensione solo per Liz,
solo per darle la forza di continuare...
Maria era raggomitolata sulla riva del lago, e stava canticchiando qualcosa
sottovoce; quando Liz le fu vicino, scorse sul volto della sua amica un ebete
sorriso, era incapace di accettare ciò che era successo e si era rinchiusa nel
suo piccolo universo, sognando un'altra vita,un'altro mondo, nuove sensazioni,
un altro tempo.
- Alzati Maria!Andiamocene di qui!- le gridò Liz con il cuore in gola. Ma lei
non si mosse.
- Beh, puoi scegliere di stare qui a piangere per individui che non
meriterebbero neanche il tuo affetto, puoi decidere di restare qui aspettando
che l 'FBI ti venga a prendere, oppure puoi venire con me, puoi scegliere di
vivere e di ricominciare!- continuò la ragazza senza abbattersi. - Voglio
morire, voglio solo questo...- Maria rispose con un filo di voce. Non c'era
tempo per simili stupidaggini, Liz con uno strattone riuscì a tirare su l'amica
e a trascinarla via con se: lei non oppose alcuna resistenza, forse perché non
se la sentiva di buttare via tutto, perché così facendo avrebbe agito da
egoista e da codarda, teneva alla sua vita, al suo piccolo universo, alle
persone che le erano accanto, non avrebbe mai e poi mai avuto il coraggio di
rinunciare a tutto questo.
- Presto, presto, ragazze! - le incitò lo sceriffo appena le vide spuntare
dalla boscaglia. Liz e Maria non persero tempo, e in un attimo salirono
sull'auto; davanti, vicino al padre c'era Kyle, mentre dietro, appallottolato
in un angolo del sedile, Alex continuava a guardare il cielo, come in cerca di
qualcosa.
- Ora abbiamo bisogno di andare in un posto sicuro, la vecchia miniera andrà
benissimo!- sentenziò autoritario lo sceriffo. Nessuno rispose, ma l'uomo non
esitò a partire: la situazione era molto delicata, se l' FBI li avesse
scoperti, la loro vita sarebbe finita quella notte...
La macchina si fermò improvvisamente: erano arrivati. Lo sceriffo uscì per
primo, e Liz lo seguì, probabilmente perché in quel momento era l'unico in
grado di rassicurarla.
- Perché vi hanno abbandonato?- chiese esitando, il padre di Kyle.
- Sono ritornati su Antar...- rispose tremante Liz - Era quello il loro
destino- concluse abbassando gli occhi.
- Ad ogni uomo è stata assegnato un cammino, e forse è vero che non si può far
nulla per ostacolarlo.
- Già, ma loro non sono esseri umani...
- Sì, invece. Sono nati qui, hanno vissuto qui, sulla terra. Non hanno nulla di
alieno. E tu dovresti saperlo meglio di tutti- lo sceriffo guardò Liz, le si
avvicinò e l'abbracciò teneramente...La ragazza volse il suo sguardo alle
stelle, un'ultima volta...
- Domani la mia vita ricomincerà, devo essere forte perché ormai loro fanno
parte del passato. Forse dovrò lottare con tutte le mie forze, ma giuro che non
verserò mai più una lacrima né per Michael, né per Isabel e neanche per Max...Come
loro questa notte ci hanno abbandonato, noi questa notte abbandoniamo loro,
cancelleremo tutti i nostri ricordi, non ci sarà più un passato, ma solo un
futuro. Quel magico legame che una volta ci univa, oggi è stato spezzato e io
non permetterò che l'unica persona che io abbia mai amato riesca nuovamente a
impossessarsi del mio cuore, è una promessa. L'incantesimo è finito, ma la
nostra vita no . Continueremo a camminare, ognuno per la propria strada. Non
alzeremo mai più il capo per guardare le stelle, e
ci terremo sempre per mano, per lottare contro il destino. Addio...
5 anni dopo...
Le strade di Roswell erano deserte. Liz e Peter camminavano in silenzio, l'uno
vicino all'altro. Lei guardò l'orologio preoccupata: era mezzanotte passata,
Michelle si sarebbe sicuramente arrabbiata, ma lo faceva tutte le sere, non era
poi così grave.
- Vuoi che ti accompagni a casa? La macchina non é molto lontana da qui - le
chiese Peter, notando la sua espressione. - Neanche per sogno!- Liz rispose con
decisione.
- Ma tua zia...
- Con Michelle me la vedo io, puoi stare tranquillo!
Peter si fermò, le prese le mani e la baciò, poi le si allontanò e le accarezzò
delicatamente il viso. - Sei una persona molto forte, Liz - asserì
sorridendole. - Perché dici questo?- gli chiese la ragazza, piuttosto
perplessa.
- Era solo una mia riflessione...
- Hai parlato con mia zia, per caso?!
-Beh sì, ci ho fatto due chiacchiere al Crashdown, l'altra sera...- disse
indietreggiando leggermente- Io non pensavo che il tuo passato fosse stato
così...così...- Peter si interruppe per qualche secondo.
- Così?!
- Così difficile...Perché non me ne hai mai parlato?!
- Perché avrei dovuto farlo?!
- Beh, perché ormai stiamo insieme da diverso tempo!- esclamò lui, mettendole
una mano sulla spalla .- Detesto parlare del mio passato- la gelidità di Liz lo
colse di sorpresa.
- Avrei potuto aiutarti!- continuò il ragazzo con una certa determinazione.
- Aiutarmi?!Non dire scemenze...-ribadì lei alzando gli occhi al cielo.
- Non essere così scettica- la rimproverò Peter.
- Io non sono scettica. Hai sentito quello che ti ha raccontato Michelle?!Dimmi,
come diavolo avresti potuto aiutarmi?!- Liz sembrava un po' nervosa. Il ragazzo
abbassò il capo e quasi sottovoce disse- Scusa...Non avevo nessuna intenzione
di farti arrabbiare volevo solo parlare un po'.
- Beh la prossima volta cerca di trovare degli argomenti migliori!!!E ora
scusa, ma devo andare!- la durezza di quell'esclamazione lasciò di nuovo senza
parole Peter, che sconvolto la guardava allontanarsi nel buio.
Liz buttò l'occhio sul calendario: era il 14 ottobre. Fra qualche giorno
avrebbe dovuto nuovamente lasciare la sua amata cittadina;il solo pensiero che
tra meno di una settimana sarebbero rincominciate le lezioni la deprimeva un
sacco. Il telefono squillò rumorosamente, Liz sobbalzò e andò a rispondere in
tutta fretta.
- Pronto?
- Liz sei tu?
- Alex!!!!!!!!Non puoi nemmeno immaginare quanto sono felice di sentirti...Come
stai?
- Io sto alla grande...Senti, ti va se oggi vengo a trovarti?
- Oh mio Dio, sarebbe fantastico!
- Bene, sarò da te verso le 4 del pomeriggio!
- Ti aspetto...Ciao Alex!
- Ciao!
Liz era tutta eccitata dalla brillante notizia: in quel momento si sentiva
benissimo. Ma poi guardò nuovamente il calendario sconsolata. Era quasi un mese
che non sentiva più Peter e il suo morale ricadde a terra. Quella sera era
stata troppo impulsiva, avrebbe dovuto riflettere di più sulle sue parole...Avrebbe
voluto telefonargli, chiedergli scusa, ma qualcosa la tratteneva. Era una
sottospecie di paura, sì, paura del passato. Qualcuno entrò nella sua camera,
Liz si voltò: era zia Michelle.
- Ciao zia!- esclamò senza troppo entusiasmo.
- Ciao cara - disse lei dolcemente - Mi hanno telefonato i tuoi genitori, mi
hanno chiesto quando pensi di rientrare...- Liz non rispose immediatamente.
- Liz, Lunedì rincominciano i corsi, sarebbe meglio che tu parta domani o al
massimo dopodomani - continuò mia zia.
La ragazza sospirò, prese una pinza da un cassetto e si tirò su i lunghi
capelli neri. - Sabato mattina prenderò l'aereo per Albuquerque, penso sarò a
casa nel pomeriggio - stabilì Liz, mentre si guardava insoddisfatta allo
specchio. Da quando aveva iniziato l'università, tutta la sua famiglia si era
trasferita ad Albuquerque. I genitori avevano dato in gestione a Michelle il
Crashdown Café, e avevano aperto un altro locale nella loro nuova città; tutte
le estati Liz tornava a Roswell, dalla zia per aiutarla con il bar. Il vecchio
café con specialità aliene era stato sostituito da un normalissimo pub, carino,
ma certamente non caratteristico come il precedente.
Quell'anno, a Roswell, aveva conosciuto Peter, proprio agli inizi delle
vacanze. Erano stati insieme per più di due mesi, ed ora stava finendo tutto,
solo per una piccola incomprensione....
Liz era seduta al bancone: giocherellava annoiata con una cannuccia, ed ogni
tanto posava gli occhi sullo spesso volume di Storia Europea, aperto davanti a
lei, leggeva due o tre righe, sbuffava e voltava pagina, quasi rassegnata. Poi
una voce alle sue spalle la fece trasalire...
- Disturbo?- Liz si voltò di scatto. Era il suo caro Alex.
- Alex!!!!- esclamò la ragazza stringendolo in un tenerissimo abbraccio. -
Allora come ti vanno le cose?E' da un sacco di tempo che non ci vediamo!!!!- lo
assalì affettuosamente Liz senza dargli il tempo di prendere fiato.
- Diciamo che me la cavo...Dalla prossima settimana inizio a fare fisioterapia.
Andrò in un centro specializzato, indovina dove?- mi domandò Alex, con una
splendido sorriso. Io lo guardai con aria interrogativa, e lui esclamò:- I
dottori mi hanno detto che quello di Albuquerque é uno dei migliori!- Liz non
poteva crederci...Emise un gridolino di gioia e incominciò a saltare come una
bambina. - Alex é una notizia fantastica...Ti verrò a trovare tutti i
giorni!!!!- gridò con il cuore colmo di gioia.
- Lunedì ho una visita di controllo. Il medico mi ha detto che mi cambieranno
la sedia a rotelle, questa é tutta sgangherata e faccio una fatica enorme -
Alex parlava con una favolosa tranquillità, non sembrava teso o preoccupato.
Proprio come se da quella terribile sera, non fosse cambiato nulla. Liz gli
stava versando del tè freddo nel bicchiere, quando improvvisamente le chiese:-
Ogni tanto vai a trovare Maria?- la sua voce adesso era tremante e guardava l'
amica con una sorte di timore. La ragazza non si sarebbe mai aspettata una
domanda simile, ma rispose a voce bassa - Ogni settimana le porto i fiori, e
passo un po' di tempo con lei.
- Le parli?- domandò Alex, senza più alcuna paura. - Sì. Alle volte sto delle
ore a parlarle, lo so che é una stupidaggine, ma mi sembra di sentire la sua
voce....
- Non é una stupidaggine. Cosa ti dice?
- Non lo so. E' soltanto un mormorio sommesso, una voce lontana - Liz si
interruppe per qualche secondo. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente -
Forse é solo il vento....
Alex la guardò, le prese la mano e le sorrise .- Anche io voglio sentire la sua
voce!- esclamò sorseggiando il tè.
- Se vuoi ti ci porto...La devo salutare, sai dopodomani parto, torno ad
Albuquerque. I corsi iniziano questo lunedì -nella sua voce c'era una punta di
sconforto. Quando lei non c'era era sua zia Michelle a portare i fiori a Maria,
ma non era lo stesso.
- Senti, come va con Peter?- questa domanda la fece sobbalzare, e di colpo si
intristì. Il ragazzo non poté far a meno di notare la malinconica espressione
di Liz.
- Ho toccato un tasto dolente, non é così?
- Già.
- Cosa é successo?
- Il punto é che Michelle gli ha raccontato di te,di Maria, dell'incidente
capisci?!Io sto lentamente cercando di dimenticare, e lui con una sola frase é
riuscito a riaprire la ferita...Mi ha chiesto di parlargli del mio passato, ma
io non posso,non posso assolutamente.
- Credo che volesse semplicemente aiutarti. Non essere così dura con lui.
- Sono pentita della mia reazione. Non pensavo realmente le cose che gli ho
detto....
- E allora chiamalo!!!Cosa aspetti?!
- Io....Io...Io ho una paura terribile Alex. Dopo tanti anni credo di riprovare
quella tragica disperazione, quella ossessionante angoscia che ero da tempo
riuscita a cancellare. Non riuscirei più a guardarlo negli occhi sapendo che
lui é a conoscenza del mio passato...Ti sembrerà un ragionamento insensato, ma
io non posso permettermi di perdere la mia forza, non posso permettermi di
essere debole.
- Un tempo, eri così. Eri debole, ma eccezionale...
- Appunto Alex. Non voglio più essere ciò che ero. Il passato é un capitolo
chiuso. Voglio essere ciò che sono diventata con il passare degli anni. E non
sarà certo Peter ad impedirmelo.
- Quindi tra voi due é finita - asserì Alex. Liz abbassò il capo - Non ne sono
sicura. Continuerà soltanto se lui riuscirà ad accettare il mio passato, e a
dimenticarlo, come ho fatto io. Se lui accetterà di far parte del mio futuro
allora torneremo insieme.
Alex si passò una mano fra i capelli e finì il tè, in un sorso solo. - La vita
é tua Liz - disse soltanto.
Cambiarono discorso, e la conversazione tornò a prendere una piega divertente.Parlarono
allegramente per ore ed ore, Liz si sentiva meglio, non pensava più ne
all'inizio dei corsi né a Peter. Ma la sera arrivò presto.
- Diamine é tardissimo!- esclamò Alex guardando l'orologio - Mia madre mi starà
aspettando da più di un' ora- concluse preoccupato.
- E Maria?- chiese Liz con un filo di voce .- Andrò a trovarla prima di
partire, stai tranquilla...-la rassicurò caldamente Alex. Liz aiutò l'amico ad
uscire dal piccolo terrazzino, e lo accompagnò fino all'entrata del locale di
Michelle.
- Liz, telefona a Peter - disse deciso Alex. - Non saprei cosa dirgli - ribatté
lei con tono insolitamente indifferente.
Poi si abbassò e lo strinse forte a sé. Lui le diede un leggero bacio sulla
fronte - Devi solo dirgli quello che provi- Lei provò a contro battere - Ma...-
il ragazzo però le mise un dito sulle labbra .- La vita é fatta di occasioni,
tu devi soltanto prenderle al volo . Ci vediamo Liz.
- Alex vuoi che ti accompagni?
- No, non c'é bisogno,
- Ok. Ciao.
Prese al volo la corriera che l'avrebbe portata all'aeroporto . Faceva freddo
quel mattino e una leggera pioggerella picchiava sui sudici vetri del bus. Liz
era terribilmente nervosa. Ma anche felice. Felice perché aveva rivisto il suo
caro Alex, perché era riuscita ad andare a trovare Maria, e soprattutto perché
aveva chiarito le cose con Peter. Nervosa perché la settimana seguente avrebbe
avuto un esame di Storia Europea e aveva letto non più di due pagine.
Probabilmente si sarebbe beccata un bel 21, ma non le importava. In quel
momento non le importava di nulla, voleva lasciare la mente libera da ogni
genere di pensiero, voleva solo rilassarsi.
Finalmente era arrivata all'aeroporto , la corriera aveva fatto tardi così Liz
dovette correre a perdifiato per non perdere l'aereo. Si accomodò vicino al
finestrino: il velivolo era già decollato quando si accorse che nel posto
affianco al suo qualcuno aveva abbandonato un giornale. Lo prese senza pensarci
troppo e incominciò a sfogliarlo. Era il Roswell Times. La ragazza sorrise, ma
subito una notizia le ghiacciò il sangue; Liz tremava, e una lacrima cominciò a
rigarle il viso....
AVVISTAMENTO ALIENO
Saranno tornati?
E' mezzanotte passata a Roswell. Una calda sera estiva, come tante altre. Ma
improvvisamente una luce attraversa il cielo:" Non era una stella cadente e
nemmeno una cometa, ne sono sicuro" dichiara Mr. Hanson, il primo ad avvisare
lo sceriffo dell'avvistamento. "Era un' altra cosa, aveva una forma ben
precisa. Sembrava fosse colorata". La Famiglia Hanson abita in un casolare,
molto vicino a quello che la polizia locale definisce il punto d'atterraggio.
Lo sceriffo Valenti però é scettico: " Io non credo agli alieni. Sarà stato un
aereo, o comunque una stella cadente". Ma la sera del 15 ottobre, i rader della
polizia federale non hanno notato nulla di strano." I radar della polizia
federale sono i più potenti degli Stati Uniti. Se loro non hanno visto niente,
vuol dire che non è atterrato niente" risponde duro il colonnello Mayors, capo
del dipartimento federale del New Mexico, durante una conferenza stampa.
Nessuno vuol dare molto peso alla faccenda, ma Mr. Hanson non é l'unico ad aver
visto il misterioso oggetto volante. " E' scomparso dietro il promontorio,
verso Lake Athur" afferma Mrs. Voghan "L' ho visto con i miei occhi, non ci
sono dubbi. Mi sembrava enorme. Non poteva essere una stella!".
Lo sceriffo ha già organizzato una spedizione nel posto incriminato, per
tranquillizzare i cittadini. Ma dalle ultime notizie giunte in redazione, non
sembra che sia stato trovato nulla di sospetto. C'é solo una piccola
coincidenza, che lascia tutti alquanto perplessi: il luogo del presunto
atterraggio é esattamente quello in cui, nel '47, si presume sia arrivata una
navicella aliena. Ma ora leggiamo un' intervista più dettagliata a Mr. Hanson....
Liz scaraventò il giornale per terra e corse in bagno. Si sciacquò il viso con
dell'acqua fresca e respirò piano.
- Non é successo nulla. Devo calmarmi - si disse a voce alta cercando di
riprendere l'autocontrollo. - Gli alieni non esistono - tremava, mise
nuovamente la testa sotto l'acqua. - Per me non esistono più - appoggiò il capo
contro lo specchio e chiuse gli occhi. Le passarono davanti immagini
velocissime...Riprovò sensazioni ormai dimenticate: un bacio dolcissimo, una
carezza, calde mani sui fianchi, un vortice di passione, qualcosa di
irresistibile, la sua pelle....- Max...-mormorò con voce spezzata dal pianto.
Poi un dolore lancinante, un pianto disperato, un tremendo addio, un cielo
stellato, un puntino che scompare nel blu...- No!No!No!Io ti odio...Ti
odio!!!!!- gridò a squarcia gola. Queste urla attirarono l'attenzione dei
passeggeri che allarmati si diressero verso il bagno. Qualcuno bussò - C'é
qualcuno qui dentro?!- chiedevano dall'altra parte della porta. Liz però era
chiusa nel suo lacerante dolore e non sentì nulla. Incominciò a tirare pugni
contro il minuscolo specchietto.
- No!Non può essere vero...Non é possibile!!!!!!!!!!!!!!
Un'ondata di nausea l'assalì improvvisamente, incominciò a girarle paurosamente
la testa, si voltò tirò su l'asse del water e tra le lacrime rigurgitò,
disperata. Per lei fu una liberazione, nonostante tremasse ancora, si sentiva
decisamente meglio. Era tutta sudata così che decise di bagnarsi un'ultima
volta il volto, poi inspirò profondamente, strinse i pugni ed uscì dal piccolo
bagno. Aveva gli occhi di tutti puntati addosso, non capiva il perché ma non le
importava poi così tanto, in quel momento voleva soltanto sedersi e mettere un
po' d'ordine nella sua testa. Appoggiò il capo sul sedile, e prima di chiudere
gli occhi ripeté a voce alta, con un'accesa determinazione - Loro per me non
esistono più - cadde infine, in un sonno senza sogni.
- Signorina?Signorina?Fra qualche minuto atterra l'aereo, é meglio che si
prepari...- una vocina svegliò di soprassalto Liz. La ragazza si voltò e vide
un'anziana signora, più o meno sulla settantina, che la scuoteva dolcemente. -
Grazie, Signora -disse meccanicamente, senza essere troppo gentile. La
vecchietta si ritrasse e sparì nel sedile di fronte.
I genitori naturalmente non c'erano ad aspettarla, ma ormai Liz non ne dava più
peso; tutti gli anni tiravano fuori la solita frase " Ci spiace molto di non
essere venuti all'aeroporto, ma sai non possiamo lasciare il locale..."con quel
loro classico sorriso ebete, di chi ha tutt'altro per la testa. Ultimamente i
loro rapporti si erano un po' raffreddati. Da quando Maria...Si, da quella
terribile notte, Liz era cambiata e non esclusivamente con i genitori. Solo con
Alex aveva mantenuto la confidenza di sempre, lui era l'unico amico che le era
rimasto. Liz aveva tutto, ma in realtà non aveva niente. Aveva una famiglia,
aveva una casa, andava al College più rinomato del New Mexico. Ma le mancava la
cosa più importante: l'affetto. Né Alex né Peter riuscivano a colmare
quell'immenso vuoto che aveva dentro...
Liz stava disfando le valige quando sua madre entrò nella camera: aveva un
giornale in mano. A quella visione la ragazza rabbrividì, ma strinse i pugni e
si fece coraggio: non poteva crollare davanti a lei...Strizzò gli occhi e cercò
di sorridere.
- Tesoro, hai letto la cronaca di Roswell?- mi chiese. Io annuii debolmente la
testa e mi sedetti sul letto, per non svenire. - Secondo me é una scemenza -
continuò lei scetticamente - Lo Sceriffo ha ragione. Gli alieni non esistono -
concluse sedendosi al mio fianco.
- Scusa, mamma, ma se non credi agli alieni, come mai hai aperto il Crashdown?
- le chiese con un'insolita sicurezza. La Signora Parker fece spallucce -
Perché al mondo c'é un sacco di gente che ci crede, e bisogna sfruttare questa
realtà - rispose.
- Economicamente, intendi?!
- Certo, figlia mia. E non mi sembra sia stato un fiasco.
- Tutt'altro mamma, però...- Liz si interruppe - Come la metti con ciò che é
successo nel '47?
- Non dirmi che tu ci credi?!
- Non si risponde a una domanda con un'altra domanda.
- I giornali inventano un sacco di cose per vendere.
- Cioè fammi capire, secondo te si sono inventati tutto?!
- Sarà caduto un semplice aereo, e i giornali ci hanno costruito tutta questa
storia sopra. E in fondo é stato meglio...Ha reso famosa Roswell in tutto il
mondo, non é che mi dispiaccia...Ha arricchito un sacco di gente.
- Santo cielo mamma, non fai altro che parlare di soldi!!!!!!
- L'intero universo ruota intorno ai soldi...
- Non sono d'accordo.
- Beh, é una realtà che dovrai accettare. Benvenuta nel nostro mondo!- così
dicendo la Signora Parker, diede a Liz un veloce bacio sulla fronte e uscì
canticchiando allegramente. Sua madre era molto cambiata, non pensava ad altro
che al denaro, aveva incominciato ad investire in borsa e si occupava lei delle
spese del locale. Era diventata quasi paranoica, ma ormai la figlia ci aveva
fatto l'abitudine: alcune sere si sedeva con il marito sul divano e si buttava
in lunghe e noiose discussioni sulla new economy o cose simili. Il padre di Liz
non era molto interessato, e qualche volta annuiva annoiato, o commentava con
un laconico " Si.." o un rassegnato " Sono d'accordo...".
I telegiornali non parlavano d'altro: Roswell era al centro di ogni notiziario.
A Liz sembrava di impazzire, tutta questa storia stava prendendo una piega
angosciante; Valenti continuava a sostenere che gli alieni non esistevano, e
ogni volta che lo sentiva alla Tv le veniva da sorridere... " Già gli alieni
non esistono...non più!" aveva dichiarato una sera ad un notiziario, questa
frase aveva lasciato tutti i giornalisti a bocca aperta, ma l'unica che sapeva
cosa realmente volesse dire lo sceriffo era Liz.
La ragazza stava studiando intensamente lo spesso volume di Storia Europea,
l'esame le era andato male e la settimana seguente avrebbe dovuto ridarlo; in
fondo era l'ultimo anno, doveva impegnarsi con tutte le sue forze soprattutto
per la tesi di fine corso. Ma non era questo che la preoccupava, più che altro
era quell' irrequietudine e quell'angoscia soffocante che erano tornate ad
impossessarsi della sua anima. Aveva un bruttissimo presentimento, sapeva che
sarebbe successo qualcosa e lei non voleva, non voleva assolutamente.
Aveva rincominciato a fare quei sogni, aveva rincominciato a ricordare la sua
adolescenza, il suo primo ed unico amore: Max .
Un idea le attraversò la mente come un fulmine, non ci pensò molto, andò a
cercare nella sua agenda il numero di casa Valenti, lo trovò, lo compose e
aspettò.
- Pronto?
- Casa Valenti?
- Si, con chi parlo?
- Ehmm..Lei é lo sceriffo, non é così?
- Si, sono lo sceriffo, ma....
- Sono Liz Parker - ci fu un attimo di silenzio.
- Liz...Mi aspettavo che qualcuno di voi due si facesse vivo.
- Già. E' libero in questi giorni?Vorrei parlarle....
- Quando vuoi Liz, lo so che per te é importante.
- Se le va bene potremo vederci a Roswell.
- Perfetto. Nessun problema!
- Sabato sera, verso le 9.00...al vecchio Crashdown café!
- Ci sarò.
- Allora, arrivederci...
- Arrivederci, Liz...
Valenti era seduto in un tavolo abbastanza isolato, leggermente in penombra. Il
locale era semi deserto e la zia di Liz zia era di pessimo umore; La ragazza
avanzava velocemente, verso lo sceriffo, tremante. Quando la vide, lui si alzò
la guardò e l'abbracciò con la stessa tenerezza e lo stesso calore di cinque
anni prima, Liz non riuscì a trattenere le lacrime.
- Santo cielo! - esclamò l'uomo incredulo - E' impossibile, tu non puoi
essere...
- Liz Parker in persona, sceriffo!- sorrise lei, dandogli un affettuoso bacetto
sulla guancia.
- Sembra passata un'eternità dall'ultima volta che ci siamo visti...
- Ma cosa dice! Se lo vista in tv proprio l'altra sera...- tutti e due
scoppiarono a ridere, anche se pervasi da un profondo senso di irrequietudine e
di terrore, già terrore del loro ritorno...Si sedettero con una falsa allegria,
e decisero di ordinare.
- Cosa prendi?- chiese Valenti cercando di nascondere la sua insicurezza.
- Per me un po' di anelli di Saturno!!!!!!!!- lo sceriffo rise divertito, solo
allora Liz notò quanto fosse invecchiato. Cinque anni infondo non erano poi
così tanti,ma i capelli ormai erano completamente bianchi, la voce era molto
più roca e la pelle era così raggrinzita che per un attimo le era sembrato di
non vedere gli occhi. Indossava sempre la solita camicia e i soliti jeans, la
stella scintillava come sempre, sul petto, era solo un po' arrugginita...
- Ehm...come sta' Amy? - chiese improvvisamente Liz . Lo sceriffo sorseggiò
pigramente un po' di birra e si schiarì la voce. - Da qualche anno ha la
depressione, ciò che é successo a Maria l' ha distrutta, non é più la donna
allegra e vitale di una volta...-
- Nessuno di noi é più quello di una volta - la ragazza aveva una voce strana,
ma sicura. Non piangeva più, aveva gelato la sua tristezza, racchiudendola in
uno spessissimo involucro in un angolo sperduto della sua anima...Lei non si
poteva permettere di essere debole, non in questo momento, picchierellava
l'indice sul tavolino ed ogni tanto guardava in direzione della zia per
assicurarsi che non avesse bisogno d'aiuto.
- Gli anni ti hanno indurito- osservò quasi timoroso il vecchio sceriffo. Gli
occhi di Liz cambiarono, si stavano inumidendo nuovamente, ma inghiottì
rumorosamente, lottando fino all'ultimo sangue per evitare che questa debolezza
si manifestasse, e in lei trionfò la gelidità .- Sono stati gli avvenimenti, e
soprattutto le persone che mi hanno reso così -disse tutto d'un fiato.
- Beh, noi ci siamo incontrati per un motivo...- la voce bassa di Valenti, la
fece sussultare .- Puoi farmi tutte le domande che vuoi- concluse. Liz respirò
profondamente, strinse forte i pugni, e chiese, quasi bisbigliando - Loro
sono...sono tornati...vero?!
- Si,ragazza mia. Anche io faticavo a crederci, ma é una realtà che devi
accettare...Sono atterrati l'altra sera, il loro pianeta é stato distrutto e
non hanno più nulla.
- Tu....
- Già, Liz. Li ho visti e ci ho anche parlato, mi hanno raccontato tutto, pensa
che...
- No!Non voglio sapere nulla!!!!- Liz si tappò, le orecchie con le mani e
scosse disperata il capo.
- Max mi ha chiesto di te...
Già, Max . Lo stesso Max che aveva rapito il suo cuore, con cui aveva passato
momenti indimenticabili, con cui aveva fatto l'amore. Lo stesso Max che l'aveva
abbandonata, che l'aveva fatta soffrire più di chiunque altro, che le aveva
rovinato la vita..."Per me loro tre non esistono più"
- Per me loro tre non esistono più - pensò a voce alta, con un'indifferenza che
lasciò allibito il vecchio sceriffo.
- Se fosse così non saresti venuta fin qua, per parlare con me - Valenti le
prese la mano e la guardò quasi sorridendo.
- Ricordi cosa ti ho detto, quando ci hanno lasciato? - Liz non fece caso
all'osservazione dell'uomo, restando chiusa nella fortezza di ghiaccio che era
riuscita a costruirsi durante quei cinque lunghi anni.
- Si, ma in quel momento non sapevi che un giorno sarebbero tornati.
- Ora io sono una ragazza normale, con una vita normale. Dopo la loro partenza
ho dovuto ricominciare a ricomporre pezzo per pezzo la mia adolescenza, sono
riuscita a cancellare il loro ricordo, dimenticarli é stata la cosa in assoluto
più difficile. Ed ora come se niente fosse tornano, no, non lo posso permettere
- la ragazza abbassò il capo e continuò quasi sottovoce - E' soltanto colpa
loro se a Maria é successo quello che é successo, io non potrò mai
perdonarglielo, non voglio e poi non sarebbe giusto...
- La vuoi smettere di mentire a te stessa!
- Jim, io sono cambiata. Lo ammetto ho amato Max alla follia, ma ora non provo
più assolutamente nulla per lui, io ora ho un ragazzo.
- Lo ami?
- No, l'amore é un'altra cosa, ma tengo particolarmente a lui e non ho
intenzione di perderlo per niente al mondo...Loro...loro non hanno il diritto
di ritornare...non possono farmi questo!- Liz non poteva reggere ancora per
molto una situazione simile, era come il più terribile degli incubi. La sua
vecchia debolezza stava pian piano distruggendo la patina di ghiaccio che la
imprigionava, e stava per rimpossessarsi del cuore della ragazza. Si stava
scavando un piccolo tunnel e stava per raggiungere la sua anima, divorando pian
piano la sua indifferenza. Liz roteò il capo e con un movimento isterico della
mano spaccò in mille pezzi il bicchiere pieno di tè. Si alzò di scatto e uscì a
passo svelto dal locale. Fuori l'intenso celeste del firmamento era stato
coperto da un soffice manto di stelle, così vicine...ma in fondo così
irraggiungibili. " Vorrei essere una stella, e donare la mia luce a tutto
l'universo. Vorrei essere la più luminosa, la più invidiata, la più temuta.
Vorrei vivere eternamente sola, con i miei raggi, con la mia notte, nel mio
mondo senza confini,nell'infinito blu dello spazio, nell'incolmabile vuoto del
mio cuore. Come una forza, senza emozioni, volerei lontana in una lacrima, per
sempre...per sempre...per sempre..."
L'aveva portata a Lake Athur, era stato questo il suo ultimo desiderio. Il sole
stava tramontando, e un dolce vento cullava i loro pensieri...Poi aveva
iniziato a parlare, piano, senza fermarsi neanche per respirare, come se avesse
fretta e in fondo lei lo sapeva che la morte la stava pian piano portando via.
- Questo posto é magnifico,non credo che riuscirò a dimenticarlo neanche quando
gli angeli mi porgeranno la mano...Oh, Liz lo senti il loro canto é così dolce,
così eterno, vorrei raggiungerli subito non ho più voglia di soffrire. Fin da
quando ero piccola pensavo che il cielo fosse un posto bellissimo ed ora lo
sento vicinissimo credo mi stia per rapire, finalmente. Guarda Liz é comparsa
una stella e mi sta sorridendo,si,si, mi sta proprio sorridendo, ormai é tutto
pronto,eh,eh,finalmente conoscerò John Lennon!A Amy piace così tanto e ha detto
che al suo funerale vuole Imagine...Per quanto mi riguarda ho deciso: "In the
Air Tonight" di Phil Collins accompagnerà la mia marcia funebre. Secondo me é
la canzone d'amore più bella in assoluto, certamente Jim disapproverà la mia
scelta, lui va pazzo per il country, ma tu non gli devi permettere di rovinare
tutto,siamo d'accordo?Ah,un'ultima cosa,Liz : sono sicura che tu sia cosciente
di ciò che mi sta accadendo, ma ti assicuro che non é colpa loro. Michael,
Isabel e Max non centrano, beh certo la loro partenza ci ha distrutto in tutti
i sensi, ma devi capire che non avevano scelta, non potevano restare qui
facendo morire un sacco di gente innocente su Antar. Hanno preso la decisione
più giusta, e adesso sta a noi accettarla, devi riuscire a perdonarli Liz,
l'odio é il sentimento più brutto del mondo e non devi permettere che si
impossessi del tuo cuore. Se ritorneranno promettimi che li amerai come li hai
amati tempo fa, promettimelo Liz, ti prego é l'ultima cosa che ti chiedo..."
Lei aveva annuito senza esitare,ormai aveva promesso...
- Liz!Liz!- qualcuno la stava scotendo abbastanza violentemente. Lei aprì gli
occhi un po' annoiata e sbadigliò rumorosamente, stropicciandosi gli occhi. -
Che c'é Betty?- chiese la ragazza ancora in trance.
- Come che c'é?!Stavi dormendo!
- Non ci trovo nulla di strano, avevo sonno e ho chiuso gli occhi- rispose Liz
innocentemente. Bet era la sua compagna di stanza, e l'unica amica che aveva
nel college.
- Non si viene al college per dormire -esclamò quasi sdegnata lei.
- Sei un vero rompimento,amica mia!- Liz sbuffò , prese i libri e uscì
dall'aula abbastanza scocciata. In quei giorni aveva mille pensieri per la
testa, ed era diventata distratta,annoiata, irascibile, debole...Già ormai non
c'era più nulla da fare, il mondo che era faticosamente riuscita a ricomporre
si stava di nuovo sgretolando, tutto ciò che fino a poco tempo prima le era
familiare, ritornava a sembrarle estraneo e questo impregnava le sue giornate
d'angoscia, e le sue notti di incubi. Il desiderio di ritornare a Roswell, di
ritornare a casa, quell'irresistibile voglia di tornare ad essere una pazza e
scatenata sedicenne, stavano crescendo sempre più nei suoi più intimi pensieri,
e non le davano tregua nemmeno per un secondo. Forse le sue fantasie prima o
poi si sarebbero realizzate, un giorno sarebbe tornata a casa e davanti alla
porta avrebbe trovato Maria sorridente, che l'avrebbe abbracciata
affettuosamente, poi sarebbe entrata e sarebbe stata accolta da un applauso,
e,dietro a quell'irrefrenabile entusiasmo avrebbe trovato Alex, che saltellava
allegramente da una parte all'altra del salone, Michael che si rimpinzava di
tartine e teneva teneramente per mano Maria, Isabel che rideva fragorosamente
mentre il suo Alex si scatenava, e poi ci sarebbe stato Max: si fa spazio fra
gli amici, le si avvicina, le mette le mani sui fianchi, le sposta una ciocca
di capelli dal viso, le da una tenera carezza e infine la bacia
appassionatamente...
"La mia vita mi sta scivolando dalle mani,non riesco più a controllare i miei
pensieri non riesco più ad essere me stessa, o forse sto soltanto riscoprendo
ciò che ero. Ma io non voglio essere più ciò che ero, voglio essere ciò che
sono diventata. Riesco ad abbandonarmi fra i miei ricordi e ritrovo la
felicità, l'amicizia, l'amore. Tutto ciò che ero riuscita a cancellare sta
nuovamente venendo a galla, ma non posso opporre resistenza, non riesco..."
- Che scrivi?- mi chiese curiosa Betty, cercando di sbirciare all'interno del
bloc- notes.
- Nulla, sto solo rivedendo alcuni appunti- rispose senza troppa enfasi Liz,
chiudendo immediatamente il taquino .
- Non penso proprio. In questi ultimi giorni hai altre cose per la testa, lo
capirebbe anche una stupido- constatò con un certo disappunto l'amica. Liz non
rispose, si alzò,ripose il bloc-notes in un cassetto della scrivania e si stese
sul letto sospirando .- Sono solo un po' tesa per gli esami - rispose a Betty
senza pensarci troppo.
- Se si tratta di un ragazzo beh, mi dispiace non posso aiutarti, primo perché
non ne ho mai avuto uno, secondo perché se ti ha fatto soffrire c'é solo una
soluzione: lo mandi a quel paese. Tu sei carina e ne incontrerai a migliaia,
semplicemente non ti merita...- avrebbe continuato all'infinito se Liz non
l'avesse interrotta.
- Calmati Betty, santo cielo!-
- Scusa, non sei l'unica che mi dice che parlo troppo,ma non ci posso fare
niente sono fatta così, e ormai dovresti essere abituata, insomma é quasi due
anni che sei la mia compagna di stanza, io...- a questo punto la ragazza si
mise una mano sulla bocca, il suo viso paffutello assunse un simpatico colore
rosso e disse : - Okey, me ne vado. Tu hai bisogno di un aiuto, un grande aiuto
e io non riesco a dartelo, ci vediamo- stava già per andarsene quando Liz la
bloccò. - Betty, non te ne andare ti prego, non é vero che non puoi aiutarmi!
- Tu non mi conosci. Io parlo troppo ma le mie parole non servono a nessuno,
credimi.
- Sei l'unica ragazza del college che conosco, e sei sempre stata straordinaria
con me, le tue parole e le tue allegre chiacchierate riescono a sollevarmi
sempre il morale quando sono giù- insisteva Liz. Betty le sorrise e le si
sedette accanto:- Allora, si tratta di un ragazzo?
"Una dolce marea mi invade, colori del mio cielo, poi in sogno a poco a poco
prende corpo un'immagine: un bacio così dolce,così reale da varcare i confini
del sogno...la sua pelle liscia, le sue infinite carezze, il suo profumo così
afrodisiaco, i suoi capelli neri, quei suoi occhi immortali...Come se il suo
naso mi sfiorasse, sento il suo respiro così vicino, sento il suo calore. Forse
non é solo un sogno..."
Liz aprì istintivamente gli occhi tremante: la finestra era spalancata. La
debole luce rosea dell'alba illuminava la sua stanza e i primi opachi raggi del
sole trafiggevano faticosamente il cielo, tutto sembrava tranquillo.
Ma c'era una cosa che non quadrava: la sua compagna di stanza, Bet, soffriva
particolarmente il freddo e la ragazza trovava molto strano che avesse lasciato
la finestra aperta nel bel mezzo di dicembre. Stava già per richiudere gli
occhi quando sentì un tonfo seguito da un grido. Liz si alzò e si voltò verso
la porta della stanza: Bet
era in piedi, tremante e aveva una mazza da baseball in mano.
- Ehy, ma che ti prende?Sei impazzita?!- le strillò Liz, confusa.
- Io...io...pensavo che fosse un ladro o peggio un maniaco invece ti ha solo
baciata...- l'amica fece cadere la mazza e inspirò profondamente. Alzò gli
occhi al cielo e, quasi correndo si avviò verso la finestra,per chiuderla.
- Cosa hai fumato stasera?
- Mi sono spaventata a morte, stavo già per dargli una botta in testa!
- Ma di chi diavolo stai parlando?!
- Non mi dire che non ti sei accorta di niente...insomma é impossibile, voglio
dire ti ha persino baciata.
- Bet, santo cielo!Puoi spiegarmi che cosa é successo?!
Quest'ultima scoppiò in una fragorosa risata e continuava a scuotere la testa
divertita - Cioè uno splendido ragazzo ti bacia nel bel mezzo della notte, e tu
non te ne accorgi?!
Liz rimase per un attimo in silenzio. Oddio, allora quello che aveva fatto, non
era stato solo un sogno, insomma sentirlo così vicino...lui era stato davvero
lì. La ragazza si dovette sedere sul letto per non svenire.
- Ora che ti prende?- le chiese Bet, vedendola impallidire.
- Niente,é che sai non capita mica tutti i giorni una cosa del genere...-
rispose con un filo di voce, senza mai staccare gli occhi dalla finestra.
- Già. Però di al tuo ragazzo di avvisare prima di fare queste dolci visitine
notturne!Mi ha fatto prendere un accidente!
- Com'era fatto questo ragazzo?Ti prego, ho bisogno di saperlo!
- E che ne so, era buio pesto. Ho visto solo una figura che si intrufolava
dalla finestra...ma perché, questa domanda?- Betty incominciava a mostrarsi
molto interessata. Liz non rispose. Si alzò, aprì in fretta e furia l'armadio,
si tolse il pigiama e si infilò un paio di jeans e una t-shirt; poi, correndo,
uscì dalla stanza.
Il corridoio era deserto, sottili strisce di luce filtravano attraverso le
persiane semichiuse e i i passi di Liz rimbombavano in quell'inverosimile
silenzio, veloci, decisi, disperati. Si sentiva morire, voleva urlare ma dalle
labbra non uscì che un sommesso singhiozzo, un lacerante lamento. Come quella
notte di cinque anni fa, lei correva, senza emozioni, in un altro universo
verso una meta indefinita, verso quell'incolmabile vuoto, dentro se stessa, per
ricordare, per riscoprire ciò che temeva di aver perduto per sempre, per poter
amare...
Il prato del campus era enorme e quella gelida mattina, sembrava infinito, come
se la sua vita si racchiudesse in quel vecchio college tra biblioteche e
sessioni d'esame; ma Liz voleva vedere più lontano, voleva oltrepassare
quell'invisibile confine. Si sentiva chiusa in una gabbia, bloccata dalla sua
indifferenza, non era in grado di sfondare quella spessa coltre di ghiaccio ma
doveva farcela per se stessa...per Max, per il loro amore;non sapeva neanche
lei cosa stava cercando, le sue gambe correvano da sole come se una forza le
spingesse in una precisa direzione, per un attimo Liz chiuse gli occhi.
L'emozioni più intense l'avevano travolta e neanche la razionalità riusciva a
fermarle, ma doveva ristabilire un equilibrio dentro di se , perché in questi
ultimi anni aveva imparato a non fidarsi del cuore, a soffocare i propri
sentimenti. E tutto ciò le era stato di grande aiuto per ricominciare: dopo
l'incidente e la successiva morte di Maria, Liz si era lasciata andare, era
arrivata a provare un dolore talmente struggente che non avrebbe mai pensato di
tornare a condurre una vita normale, di trovare la forza di ricomporre pezzo
per pezzo il puzzle della sua esistenza, con così tanta facilità.
Ma ora doveva mettere da parte le emozioni, aveva bisogno di sentire il parere
della parte più razionale di se stessa. " Non é quello che voglio, posso
tranquillamente fare a meno di lui, come ho fatto in questi ultimi anni. E'
colpa sua e dei suoi amichetti alieni se Maria é morta, é colpa loro se Alex é
sulla sedia a rotelle,mi hanno rovinato la vita!!!Perché allora dietro a
quest'immenso odio si cela un così forte desiderio di rivederli?Perché ho
voglia di baciarlo, di toccarlo,di farci l'amore?Io...io non capisco più
nulla,non é umano provare due sentimenti così contrastanti per una stessa
persona. Già, ma dimenticavo un particolare: in questa storia non c'é
assolutamente nulla di umano!"Liz riaprì gli occhi. Mille coloratissimi fiori
le cingevano il corpo, quasi la volessero incitare a proseguire in mezzo a
quell'oceano di profumi inebrianti; teneri raggi del sole le baciavano
delicatamente il viso, come se volessero rispettare la sua fragilità
cristallina,come se avessero paura di rompere il suo dolcissimo sorriso. Non
sapeva neanche lontanamente in quale posto si trovasse, eppure non aveva paura,
si muoveva decisa perché aveva capito che era riuscita a superare i cancelli
dell'indifferenza. Quel luogo non faceva parte della realtà, ma neanche della
fantasia, era la sua dimensione, era la dimensione di Max : era il loro mondo.
E lui apparve, senza dir nulla, sorridendo. Era sempre lo stesso
indimenticabile ragazzo che le aveva fatto perdere la testa, che era stato
capace di farla innamorare con un semplice sguardo, che le aveva salvato la
vita...
- Ciao Liz - una voce forte, ma sempre con quella punta di dolcezza, non era
cambiata affatto: era davvero tornato. - Hai visto dove ci ha portato il nostro
amore...- alzò il capo, si guardò attorno e sfiorò piano i petali di alcuni
fiori. Liz allora trovò la forza di rispondere - E' perfetto, Max . Noi siamo
davvero riusciti a creare tutto questo...
- L' hai voluto tu. Hai permesso ai tuoi sentimenti di guidarti ed ora eccoci
qui, io da solo non avrei mai potuto sciogliere il ghiaccio.
- Si, ma tu in tutti questi anni dove...cosa...- ora Liz stava tremando. Max le
si avvicinò, i loro nasi si sfiorarono teneramente, lui le cinse i fianchi e se
la portò ancora più vicina a se poi le sussurrò :- Sai alla perfezione che c'é
un modo molto più rapido per sapere tutto ciò che vuoi...
Le loro bocche erano ormai vicinissime, ma poi successe qualcosa. Una strana
energia, un brivido, un sussulto, qualcosa in Liz si era risvegliato: non era
più sicura della sua scelta. La razionalità, l'odio, l'indifferenza, il dolore
erano tornati nuovamente all'attacco e, questa volta,stavano vincendo." Non é
giusto per Maria, non é giusto per Alex, non é giusto per me. Non é giusto".
Liz indietreggiò quasi riluttante e si sciolse dal suo abbraccio, freddamente.
- Tu non hai nessun diritto di baciarmi!
Il ragazzo cercò di riabbracciarla, ma lei sfuggì con abilità alla sua dolcezza
e non gli lasciò alcuna speranza:
- Il dolore é troppo forte Max, io non ci riesco...Addio...
Tutto scomparve,all'improvviso, come in un sogno. Liz era nuovamente in mezzo
all'immenso prato del campus, sola; l'alba ormai era finita e il sole era già
alto nel cielo. I ragazzi nelle loro stanze cominciavano a strofinarsi
assonnati gli occhi accecati dai primi raggi di luce, ad aprire le tende,
pronti ad affrontare un nuovo giorno. Mentre lei era in ginocchio e il sole
picchiava violentemente contro il suo volto senza più alcuna delicatezza: Liz
era riuscita a congelare la sua fragilità in una goccia di cristallo, forse per
sempre.
CONTINUA?
Scritta
da Cindy |