Riassunto:
Liz racconta al suo diario...
Data creazione:
23/06/2002
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per tutti.
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Caro diario
Sono sempre io Liz Parker, è da un pò che non ti racconto più cosa accade nella
mia vita. Purtroppo negli ultimi tempi, dopo un periodo abbastanza felice, è
successo qualcosa che ci ha stravolti tutti. Me in particolar modo.
La mia meraviglia è stata tale quando ho sentito queste parole uscirgli dalla
bocca, da lui tutto mi aspettavo, ma non questo:
“...Forse ti sembrerà strano proprio io che non parlo mai di ciò che provo, ora
sono qui, e ti sto parlando nella speranza che tu possa sentirmi. Non posso
accettare che le cose vadano così, non ora…”
Ma forse per farti comprendere bene cosa sta accadendo, devo tornare un po’
indietro nel tempo.
Io e Max dopo il diploma ci siamo trasferiti in un appartamento nei pressi del
college, e per non gravare troppo sulle nostre famiglie, abbiamo trovato un
lavoro part-time che ci permette di mantenerci e ci lascia il tempo di
studiare.
Isabel , è rimasta nel dormitorio del college, noi l'abbiamo raggiunta l'anno
successivo, e con mia grande meraviglia, si è completamente inserita ed ha
molti amici.
Kyle è rimasto a Roswell, passa ore a pregare che il suo Dio gli faccia
finalmente trovare l'anima gemella.
Anche Michael e Maria sono rimasti a Roswell, non potendosi permettere il
college, hanno continuato a lavorare al Crash down.
Ci siamo tenuti continuamente in contatto, in particolar modo io e Maria ci
sentivamo spessissimo e lei mi raccontava di tutto, da piccole cose che
succedevano a lavoro, a situazioni del suo privato. Ricordo che la sua storia
con Michael andava a gonfie vele, dopo tanti tira e molla finalmente sembravano
aver trovato un equilibrio, finchè un giorno mi ha telefonato ed era
particolarmente nervosa. Ricordo che ero da sola in casa, Max aveva dei corsi
da seguire, mi meravigliai di sentirla in quello stato. Cercai di calmarla e di
farmi raccontare cosa era successo; in un primo momento non voleva parlare, poi
iniziò a raffica il suo racconto, secondo lei Michael si vedeva con un'altra
ragazza. Io rimasi stupita da quella affermazione, non era possibile, mi venne
quasi da ridere, ma capivo il suo stato, certo che la gelosia…
Maria invece ne era più che convinta, perchè qualche giorno prima Michael le
aveva detto di non passare da casa sua per qualche settimana. La cosa non mi
convinceva, ma secondo me il motivo di quella strana richiesta era un altro. Le
dissi di non fare stupidaggini, che avrei chiesto a Max se sapeva qualcosa, ma
intuivo che non sarebbe stata ferma ad aspettare una mia telefonata.
Ed infatti fu come avevo previsto, Maria quella stessa sera andò a casa di
Michael e si nascose dietro una finestra e rimase li a spiarlo per ore, e
quando decise che ne aveva abbastanza se ne andò a casa, vergognandosi per aver
dubitato in tal modo del suo ragazzo.
E vuoi sapere cosa aveva scoperto quella sera? Quando me lo ha raccontato non
credevo alle mie orecchie, e forse non ci crederai neanche tu. Michael aveva
deciso di dare una sistemata a casa sua e non voleva Maria fra i piedi perché
doveva lavorare. Strana la vita non trovi?
Ma poi tutto si fece chiaro ai nostri occhi, Amy De Luca, aveva ricevuto
un'importante offerta di lavoro che l'avrebbe trattenuta all'estero per un anno
o poco più, e non se la sentiva di portare Maria con se, visto che non avrebbe
avuto una sede fissa. Così aveva chiesto a Michael di ospitare sua figlia da
lui, durante la sua assenza. I miracoli a volte accadono, Amy finalmente si
fidava di quel ragazzo che considerava quasi come un teppista, e Michael aveva
reso più decente la sua abitazione. Così Michael e Maria hanno iniziato a
vivere sotto lo stesso tetto. Durante le feste io, Max ed Isabel, ritornavamo a
Roswell per stare con le nostre famiglie. Notavo, ogni volta che le cose erano
rimaste come prima della nostra partenza, anche le litigate tra Michael e
Maria, cosa che mi faceva sorridere. Sentivo tanto la mancanza della mia amica,
stavo bene con Max, non avrei potuto desiderare di più, il nostro amore è
unico, ma Maria, mi mancava davvero tanto. Mi mancavano anche i miei genitori,
ma il rapporto con loro era tutt’altro che idilliaco, non avevano visto di buon
occhio la mia decisione di vivere con Max.
Dopo qualche mese ho scoperto di aspettare un bambino, erano tutti felici,
tranne i miei genitori. Non mi va di raccontarti delle discussioni che ho avuto
con loro, voglio solo ricordare la felicità che abbiamo provato io e Max in
quel momento. Felicità che è durata poco, visto che sono subentrati problemi
“interstellari”. Ed io che avevo quasi creduto di poter avere una vita normale.
Comunque Max doveva andare a New York una settimana, per un summit, non avrei
mai voluto lasciarlo andare da solo, ma Max non volle sentire ragioni, non
voleva farci correre dei rischi, a me e al bambino, e mi disse che si sentiva
più tranquillo se restavo a casa. Forse lui era più tranquillo, ma io non lo
ero affatto. Ricordo benissimo le sensazioni che ho provato e di certo non
erano belle, non so perché ma sentivo che stava per accadere qualcosa di
brutto, di molto brutto.
Isabel decise di passare quella settimana a casa con me. Ero contenta di avere
compagnia, mi sentivo sola senza Max, e cercavo di darmi forza ripetendomi “ è
solo per qualche giorno, sono solo sensazioni”, ma non ero convinta. Max mi
telefonava appena poteva e mi raccontava tutto ciò che stava succedendo. Ero
pienamente cosciente che la sua presenza era indispensabile per porre fine a
tutto quel caos che stava infiammando molti pianeti. Ho sempre accettato la sua
natura aliena, ma in quel periodo avevo bisogno della sua presenza accanto a
me. Una sera mentre io e Max parlavamo al telefono, ho sentito un rumore forte,
e poi è caduta la linea, ho provato e riprovato a rifare il numero del suo
cellulare, ma squillava a vuoto. Ho chiamato Isabel che era nella camera
accanto a studiare. Ha provato per ore ad entrare in contattarlo senza
riuscirci. In quel momento non riuscivo ad esserle di aiuto, e infondo anche
lei soffriva terribilmente, e non poteva di certo aiutare me. Non sapevamo cosa
fare, io ero intenzionata ad andare a New York, dovevo sapere cosa era
successo. Isabel intanto aveva telefonato a Michael. Nel giro di due ore
Michael, Maria e Kyle, erano a casa mia. Io, li sentivo parlare, ma la mia
mente era altrove, volevo solo che quell’incubo finisse. Michael e Isabel
partirono dopo poco per la Grande mela. Maria mi fu vicinissima, capiva
perfettamente cosa provavo, poteva capitare a lei. I tre alieni sembravano
scomparsi, Isabel e Michael erano partiti da due giorni e non sapevamo niente
di loro. Più giorni passavano e la tensione in casa cresceva. Dopo 12 giorni
Isabel e Michael ritornarono, ma di Max nessuna traccia. Avevano reperito delle
informazioni, alcune discordanti, ma Max sembrava sparito nel nulla. Inutile
dirlo ero agitatissima, ma chi sarebbe rimasto calmo al mio posto?
Isabel non riusciva a capire perché non riusciva ad entrare nella mente del
fratello, qualcuno senza peli sulla lingua le avrebbe detto che forse non ci
riusciva perché era morto. Credo che questo pensiero ci abbia sfiorato tutti,
ma era troppo difficile da accettare. Nessuno di noi osò dire una cosa del
genere. Io non potevo credere che il nostro grande amore finisse così, che mio
figlio crescesse senza conoscere il padre. Poi un pensiero mi fece gelare il
sangue nelle vene. Mio figlio era il legittimo successore di Max, e se fosse in
pericolo ancor prima di nascere? Se questa guerra interstellare mi aveva
privata del mio compagno, non potevo permettere che mi portasse via l’unica
cosa che mi rimaneva, il nostro bambino.
Ricordo che, mentre gli altri discutevano, io aprii la porta e corsi via. Girai
per la città, non so per quanto tempo, mi sedetti sulla panchina del campus,
quella sulla quale aspettavo Max prima di andare a casa. Ormai era sera e non
c’erano molte persone per strada, meglio così, avevo voglia di stare da sola.
Ad un tratto vidi una sagoma fermarsi avanti a me, rimasi ferma senza alzare
gli occhi. Era Isabel. Si sedette accanto a me e mi disse “ Ero sicura di
trovarti qui, torniamo a casa, domani decideremo cosa fare”. Come una
sonnambula mi alzai dalla panchina e camminai accanto a lei, non parlammo, non
ce n’era bisogno, non so se aveva pensato le stesse cose che avevo pensato io.
Il giorno seguente decidemmo di avvisare i signori Evans della scomparsa di
Max, visto che erano al corrente della natura ibrida dei figli. Maria telefonò
ai miei genitori per avvisarli, io non avevo assolutamente voglia di sentirli,
non potevano capire, non erano al corrente del nostro segreto, avrebbero finito
la telefonata con un “te lo avevo detto”, ed era l’ultima cosa che volevo
sentirmi dire. I miei genitori dissero a Maria che se lei e Michael volevano
restare da me, potevano farlo, avrebbero trovato un modo per sostituti al
locale. Decidemmo di continuare le ricerche, ma di far ritornare la nostra vita
ad una apparente normalità. Non potevamo attirare l’attenzione. Maria mi
raccontò che Isabel e Michael avevano già pensato che il bambino poteva essere
in pericolo. Isabel ritornò nella sua camera al college, Maria dormiva in
camera con me e Michael con Kyle sul divano. Sia Kyle che Michael dovettero
trovare un lavoro. Io purtroppo non ero in grado di far niente, il tempo
passava, ma io non riuscivo a rassegnarmi all’idea di dover restare sola,
speravo sempre di vederlo tornare da un momento all’altro. La presenza dei miei
amici mi fu di grande aiuto, non so che fine avrei potuto fare se fossi rimasta
sola. I mesi passavano e tutti i nostri tentativi di capire cosa era successo
fallivano miseramente. Ormai sembravo quasi una mongolfiera. Avevo smesso di
seguire i corsi, mi sentivo molto stanca e trascorrevo le mie giornate in casa,
con Maria, aspettando che qualcosa cambiasse. Mentre ripensavo a tutta la mia
vita, mi ritrovai a parlare con il bambino, gli raccontavo di me, di suo padre
che forse non avrebbe mai visto, le lacrime mi rigavano le guance.
All’improvviso sentii una voce dirmi “è vivo, non è cosciente, è a Roswell”.
Fui presa dal panico e pensai che stavo impazzando, era troppo per me. Corsi da
Maria e le raccontai cosa era successo, sgranò gli occhi, poi disse “ andiamo a
Roswell, così ci togliamo tutti i dubbi”. Anche gli altri furono stupiti e mi
guardavano in modo strano, solo Maria sembrava credermi.
Partimmo dopo qualche ora, andammo direttamente nell’appartamento di Michael,
nessuno doveva sapere che ero tornata, non sapevamo cosa o chi potevamo
trovare, la mia gravidanza era quasi al termine, non potevo rischiare. Michael
posò una mano sulla mia pancia e disse “Piccolo se tuo padre è vivo giuro che
te lo riporto”, appena finito di dire questo lo vedemmo sbiancare di colpo.
Aveva avuto una visione, ora sapeva dov’era Max, prese Isabel per un braccio e
corsero via senza aggiunger altro.
Qualche ora dopo ritornarono, ma questa volta erano in tre. Ero felice, ma
vedere Max in quelle condizioni era una stretta al cuore. Non trovo neanche le
parole per descrivere quel momento, l’unica cosa importante è che era vivo. Non
era cosciente, lo sistemammo sul letto di Michael, purtroppo non potevamo fare
altro che aspettare. Lo guardavo, sembrava addormentato. Uscimmo tutti dalla
stanza, volevo sapere cosa era successo. Michael e Isabel ci dissero che lo
avevano trovato a terra accasciato vicino all’entrata della caverna, nel
deserto, proprio come la visione che aveva avuto Michael. Non c’era nessuno in
giro, e non avevano trovato tracce di nessun tipo. Capii in quel momento che
era stato mio figlio a parlarmi e a far avere la visione a Michael.
Anche lui era speciale come suo padre.
Dovevamo solo aspettare, appena Max si sarebbe ripreso, forse avremo trovato la
risposta alle nostre domande. Passavano i giorni, le funzioni vitali di Max
erano regolari, ma non migliorava. Solo i signori Evans sapevano che eravamo a
Roswell, e passavano spesso, erano stravolti anche loro per la situazione del
figlio.
Kyle era ritornato a casa con suo padre, Isabel ed io non uscivamo mai di casa,
ed eravamo esauste, nessuna delle due voleva lasciare Max solo, Michael e Maria
avevano ripreso il lavoro nel locale dei miei genitori, ai quali avevano detto
che la situazione con Max si era risolta.
Il giorno in cui è nato il bambino, non potendo andare in ospedale, mi hanno
aiutato Maria ed Isabel. Per fortuna non ci furono complicazioni. Il nuovo
arrivato, fece notare subito la sua presenza, era alquanto irrequieto e
piangeva spesso. E così sono arrivata al punto in cui avevo iniziato a
raccontarti come è stata la mia vita nell’ultimo anno.
Un pomeriggio mentre giravo per casa con il bambino in braccio, ho visto
Michael seduto accanto a Max e gli parlava. Mi sono meravigliata, gli diceva
che doveva svegliarsi, che suo figlio era nato, che non poteva e non doveva
continuare a dormire. Era strano sentire proprio da lui quelle parole, stava
facendo ciò che facevamo sia io che gli altri. In fondo è come se fossero
fratelli. Sono entrata nella stanza, mi sono avvicinata a Michael e gli ho
poggiato una mano sulla spalla. Gli ho detto “sono sicura che ti sta sentendo”
e lui mi ha detto “lo spero, se fossi stato al suo posto, forse lui avrebbe
potuto guarirmi, io non posso farlo”. Sentii l’amarezza con cui pronunciò
quelle parole. Ormai erano trascorse alcune settimane, e la situazione era
sempre la stessa, Isabel provava ad entrare nella mente di Max, ma invano,
c’era qualcosa che le ostruiva il “passaggio”, non riusciva a superare quella
barriera, ma sentiva che lentamente la stava abbattendo. Secondo lei era solo
questione di tempo e si sarebbe ripreso. Mi sforzavo, per quanto possibile di
essere ottimista, non volevo e non potevo rinunciare a lottare proprio ora. L’
altro giorno è successa una cosa strana, mi sono addormentata vicino a Max ed
ho fatto uno strano sogno, se così posso definirlo. Ero in un luogo buio, da
sola, stavo camminando, in lontananza ho visto una luce. Quella luce proveniva
da una finestra, c’era una sedia a dondolo di vimini avanti, avvicinandomi ho
visto Max seduto sulla sedia che guardava fuori. Non trovavo il coraggio di
parlare, non sapevo che fare, gli ho preso una mano. Si è girato verso di me,
si è alzato e mi ha abbracciata, sono stata felice in quel momento, poi mi ha
detto di ritornare indietro, io non capivo, avrei voluto rimanere in quel
posto, non volevo perderlo di nuovo. Mi sono svegliata di soprassalto. Ero di
nuovo nella camera di Michael. Mi sono girata, ho notato che Max teneva la mano
di suo figlio. Non potevo credere che quel piccolo esserino fosse tanto potente
da essere riuscito con semplicità dove a tutti noi avevamo fallito. Grazie a
lui ero riuscita ad entrare nella testa di Max. Forse Isabel aveva indebolito
gli sbarramenti che aveva trovato. Ma si, preferisco pensare che il nostro sia
stato un gioco di squadra. Max si è ripreso dopo un paio di giorni. Non ricorda
cosa sia successo nei mesi in cui era sparito. Spero solo di riuscire a
digerire anche questa brutta storia, e che non porti conseguenze future.
Ma ora sono felice, finalmente siamo di nuovo tutti e tre insieme. Voglio solo
godermi questa felicità sperando che duri più possibile.
Liz
Scritta
da Viconia |