RIASSUNTO:
Michael festeggia la nuova casa con i suoi amici, solo che due cose gli
rovinano la festa: un litigio con Maria e il nuovo compagno di
appartamento, che caso strano è Luca.
DATA
DI COMPOSIZIONE:
31/1/2001
CONTENUTO:
adatto a tutti.
DISCLAIMER:
tutti i diritti dei personaggi che compaiono in questo breve racconto sono di
proprietà della WB,
salvo per il personaggio di Luca Tribbiani
che è nato
dalla penna e dalla fantasia dell’ autore, il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.
E-MAIL:
doria77@hotmail.com
CAPITOLO QUARTO
Nella
stanza aleggiava un bel clima : disteso e tranquillo. Max e Liz erano
comodamente abbracciati su un divano , Maria e Michael
facevano lo stesso accanto alla finestra, mentre seduti ad un tavolo
Isabel e Alex parlavano amichevolmente. Tutti si erano dati appuntamento quella
sera nel nuovo appartamento di Michael per una sorta di festicciola inaugurale.
Niente di eclatante per carità: qualche birra, qualche coca e un paio di
pizze, ma tanto basta a volte per passare una bella serata tra amici.
“Che c’è in quella stanza accanto alla tua?” chiese Maria,
sussurrandogli nell’orecchio, con un sorrisetto malizioso.
"Dovrebbe venirci un’altra persona, almeno così mi ha detto
l’amministratore dello stabile.”
“Peccato,
pensavo che questo sarebbe stato il nostro nido d’amore, una sorta di
cantuccio nel quale solo io e te ci saremmo trovati…ma se viene a viverci un
altro….”
“Nido d’amore? Dai non essere così sdolcinata….in fondo mi serve per
avere un tetto sotto cui dormire, per il resto…”
Maria lo fissò alquanto accigliata. Possibile che non avesse un briciolo di
delicatezza in quella zucca?
“Sei proprio il solito
cafone! Io cerco di essere romantica, mentre tu…tu…non ti sopporto quando
sei così.”
“Così come? Non capisco proprio perché tu debba prendertela per delle
sciocchezze.”
“Cosa? Allora per te pensare a noi due in maniera dolce è solo una
sciocchezza.”
“Certo!”
“Quanto ti odio quando fai così”
“Perché allora vuoi stare con me?”
“Mi piacerebbe proprio saperlo!”
Senza aspettare risposta Maria si scostò bruscamente da lui e uscì in tutta
fretta sbattendo la porta. Michael rimase alquanto interdetto. Non pensava di
aver detto qualcosa di male, ma a quanto pare si sbagliava, eppure….Proprio
non le capiva le ragazze e in particolare Maria.
Si voltò verso gli altri per cercare un appoggio morale, in quanto si sentiva
di non aver fatto nulla di male, ma dallo sguardo che gli lanciarono Max e
Maria capì che forse aveva parlato ancora senza pensare a quello che diceva.
Si affrettò allora a scendere in strada, forse non era andata troppo lontano.
Aprì la porta di botto e quale fu la sorpresa nel trovarsi di fronte Luca con
una sacca e uno zaino. I due si scrutarono per qualche istante tra lo stupito e
l’interessato. C’era da giurarci che non corresse proprio buon sangue tra i
due, chissà poi per quale motivo, in fondo si conoscevano a mala pena, eppure
una sorta di reciproca antipatia li divideva, scavando un sottile solco tra i
due.
“Che ci fai qui?” Michael
aveva interpellato con un tono di voce vibrante.
“Mi hanno detto di venire qua…è per la stanza libera….io sarei il nuovo
inquilino.”
“Tu?”
“Cosa c’è di strano, non posso di certo vivere per sempre in albergo…con
quello che costa!”
Max lo guardò alquanto accigliato, già non gli andava a genio l’idea di
dividere la casa con un estraneo, figurarsi con lui. Purtroppo non era lui il
padrone e non poteva decidere un bel niente, se quelle erano le direttive
dall’alto non poteva certo opporsi, solo che proprio non gli andava quella
situazione.
“Pensi di farmi stare sulla porta tutta la sera?” La voce di Luca lo aveva
distolto dai suoi pensieri burrascosi.
“No, no, entra.”
I due ragazzi andarono nella stanza dove stavano gli altri. Subito calò il
silenzio e tutti rimasero in attesa di una qualche spiegazione.
“Ecco il mio coinquilino che stavo aspettando.”
“Salve a tutti!”
“Luca Tribbiani?” Il coro di voci fu unanime. Tutti lo conoscevano chi più
chi meno, chi di vista come Isabel e Alex, chi un po’ meglio, come Max che
seguiva delle lezioni con lui, o come Liz che ci lavorava insieme. La sorpresa
fu evidente in tutti, tanto che per qualche secondo nessuno ruppe quel silenzio
quasi d’attesa.
“Potrei sapere quale stanza mi spetta?”
“Vieni con me.”
Michael lo portò nella camera e lo lasciò a sistemare le sue cose.
Tornato dagli altri fece un gesto che fu eloquente: lui che cosa ci poteva
fare?
Erano
passate da qualche minuto le due, le strade erano deserte, poche macchine
circolavano, un abbaiare lamentoso
giungeva chissà da dove a rompere la quiete ovattata della notte. Dopo
che se n’erano andati tutti via, era rimasto solo con Luca, ma ben presto,
non sopportando oltre quella situazione che non riusciva ancora a
digerire, aveva deciso di prendere una boccata d’aria e così si era
incamminato, senza una meta precisa, lungo la desolante tranquillità delle vie
cittadine. Senza rendersene conto aveva camminato per più di mezz’ora
immerso nel marasma dei suoi pensieri che lo avvolgevano in una spirale quasi
soffocante. Solo quando una macchina lo affiancò e una voce lo chiamò, solo
allora fu ricatapultato alla realtà presente.
“Ragazzo…ragazzo…tutto bene?”
La voce dello sceriffo, che
risuonò
nel silenzio della notte, fece trasalire Michael che quasi fece un balzo
per lo spavento.
“Cosa?”
“Dicevo se va tutto bene…. un ragazzo a queste ore dovrebbe essere a casa e
non girovagare per le strade, non si sa mai chi si può incontrare.”
“Non si preoccupi, avevo solo voglia di fare due passi, ora comunque torno a
casa.”
“Allora buona notte, io devo continuare il mio giro di controllo.”
“Arrivederci.”
Osservò la macchina girare in fondo al viale e sparire dietro una schiera di
case, poi si guardò un attimo in giro per vedere dove diavolo fosse finito e
con grande stupore si rese conto di essere a poca distanza dalla casa di Maria.
Senza un senso preciso nel suo agire, si sentì attratto da una forza oscura
che lo traghettava inesorabilmente verso il cancelletto di ingresso, che glielo
faceva aprire, che lo faceva entrare nel cortile interno, che lo spingeva verso
una finestra, non qualsiasi, la finestra della camera di Maria. La contemplò a
lungo, infine si decise a bussare delicatamente. Stette in attesa con il cuore
che gli batteva a mille, si sentiva in uno strano stato misto di esaltazione e
di timore. I secondi passavano, ma a lui sembravano ore. Bussò di nuovo,
questa volta con più forza. Nessuna risposta. Ormai era rassegnato:
probabilmente dormiva o magari non voleva vederlo. Si voltò e mestamente si
avviò verso l’uscita.
“Michael, sei tu? Che ci fai qui a quest’ora?”
Si voltò di scatto. Era proprio Maria, allora non era perché
aveva voluto parlargli che aveva tardato nel comparire. Tutto ciò lo
sollevò alquanto.
“Ciao…sai passavo di qua per caso e mi sembrava di aver visto la tua luce
accesa e così…”
“La mia luce accesa? Da quando dalla strada si vede la mia finestra? E
comunque ero appena riuscita a addormentarmi.” Michael era proprio un tipo
incorreggibile , pensò, ma in fondo a lei piaceva per quello che era e tentare
di cambiarlo sarebbe stato impossibile se non anche inutile, perché tanto alla
fine, seppur volesse apparire un tipo al di sopra di tutto, capace di dominare
le passioni e i sentimenti, questo era solo una maschera, sotto la quale si
celava un ragazzo sensibile e insicuro, che aveva bisogno di lei e del suo
affetto.
“Ma no…ti sbagli, io passavo per caso e…..”
Maria con un balzo era saltata fuori dalla finestra e senza lasciarli il tempo
di continuare lo aveva abbracciato e poi baciato e ancora abbracciato e poi
baciato, finchè i loro corpi e le loro anime
non naufragarono dolcemente nel mar celeste che si stendeva a perdita
d’occhio sopra di loro.
Michael
stava camminando, senza avere una percezione precisa del tempo e dello spazio,
non sapeva che ore fossero, quanto tempo fosse rimasto con Maria, dove stesse
andando, sapeva solo di essere felice perché aveva una ragazza stupenda, tutto
il resto non contava.
Stava svoltando l’angolo di una strada per immettersi in un’altra, quando
gli parve di sognare, in quanto gli era sembrato di vedere un ombra nella
notte, che furtivamente entrava in una casa dalla finestra. Sarebbe andato
oltre, credendo che tutto fosse stato il frutto del suo stato di beata
incoscienza, se non fosse per il fatto che la finestra in questione era quella
dell’ufficio dello sceriffo.
Si rintanò nell’angolo più oscuro della via, dietro a dei bidoni e rimase
in attesa non
sapendo se di una mera chimera o se di un essere in carne e ossa. I
minuti trascorrevano inesorabili e nulla smuoveva l’apatia della notte. Tutto
taceva. Quando ormai si era rassegnato ad essere caduto in un inganno visivo
frutto della sua mente ed era già in piedi pronto a ripartire, notò ancora
una volta qualcosa di nero e fuggevole che usciva dalla finestra dello sceriffo
e rasentando il muro si avviava lungo la strada. Senza pensarci due volte seguì
quella figura fantomatica cercando di stare il più passibile nelle zone
d’ombra. Era teso e un brivido di eccitazione mista a paura gli attraversava
tutto il corpo. Cercava di non perderlo mai di vista, ma non era facile perché
era rapido e spesso cambiava direzione improvvisamente. Ad un certo punto svoltò
in un vicolo e s’infilò in una porta che doveva essere…..ma certo non
aveva dubbi, doveva essere proprio l’uscita di sicurezza dello stabile in cui
viveva, ma allora quella figura…
Si mise a correre verso l’ingresso sul davanti, salì le scale a due a due il
più velocemente possibile, aprì la porta dell’appartamento e si precipitò
verso la stanza di Luca e senza bussare la spalancò di botto. Tutto era buio e
silenzioso. Accese la luce e con somma sorpresa vide che lui era nel letto e
sembrava stesse dormendo. Allora uscì e richiuse piano la porta. Non capiva più
nulla. Era sicuro che fosse Luca quello che aveva seguito, come era certo che
fingesse di dormire, però non ne aveva le prove, infatti aveva sperato di
trovarlo alzato, o meglio di arrivare in casa prima di lui, invece niente, ma
come diavolo…
Erano
ormai le sei e finalmente si decise ad andare a letto, stremato da quella lunga
notte di amore e di mistero.
Scritta
da Doria |