Riassunto: Un invito a cena a volte può avere risvolti insoliti. Specie se si vive a Roswell…
Data di
stesura: dal 5 al 10 agosto 2001.
Valutazione: adatto a tutti.
Diritti: Tutti i diritti dei personaggi appartengono alla WB
e alla UPN, e il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.
- Senti, Maria, dovrei parlarti un attimo… -
Maria lasciò andare le file di perline colorate che costituivano la tenda della finestra nella sua stanza e volse la testa in direzione della voce della madre. - Cosa c'è? -
La donna le si avvicinò con fare esitante. - Volevo dirti che ho invitato per domani sera lo sceriffo, e… -
- …vorresti che ti lasciassi campo libero - La ragazza si strinse nelle spalle. - Non preoccuparti, non credo che il signor Parker si seccherà se resterò fino alla chiusura! -
A quelle parole Amy DeLuca sgranò gli occhi. - Maria! No, non ti chiederei mai una cosa del genere! Io volevo dire che mi farebbe piacere se venisse anche Michael… -
- Scusa? Ho capito bene? Vorresti che…? -
- Beh, sì, vedi, Jim ritiene che sia un bravo ragazzo, così ho pensato che forse l'ho mal giudicato e quindi… -
- Ho capito - Maria andò a sedersi davanti alla toletta e si mise a giocherellare con la spazzola. - Siccome te l'ha detto "Jim", hai deciso che tutto sommato ci si può fidare di Michael. Quando invece lo dicevo io… -
- Tesoro, non è così! Vedi, alla tua età ci si può facilmente sbagliare, guarda quello che è successo a me! Lo sceriffo, invece, ha molta esperienza, soprattutto per il tipo di lavoro che… -
- Mamma - la interruppe bruscamente Maria, - guarda che non ho niente contro lo sceriffo, quello che mi dà fastidio è che tu abbia creduto a lui e non a me! -
Con un sospiro la donna incrociò le braccia e si appoggiò contro lo stipite. - Ok, scusami, ho sbagliato. Ma vedere Michael nel tuo letto non mi ha fatto una buona impressione -
- Già, ma è successo più di un anno fa, e da allora ti ho ripetuto non so più quante volte che abbiamo solo dormito! E ora che lo sceriffo ti dice di fidarti di Michael, tu decidi di invitarlo a cena! Ti rendi conto di cosa questo significhi per me? -
- Tesoro, mi dispiace, ma cerca di capirmi! Io… -
- Va bene, lo avverto subito - la interruppe di nuovo Maria.
- Eh? Oh, sì, bene. Ok, allora ti lascio. Buonanotte -
- Buonanotte - La ragazza continuò a spazzolarsi i capelli con aria indifferente finché non fu certa che la madre se ne fosse andata, dopodiché schizzò in piedi e corse a prendere il telefono. - Pronto, Michael? -
- Michael, ma ti sembra questa l'ora di chiamare? - Max diede un'occhiata alla sveglia e riadagiò il capo sul cuscino. - Cosa è successo? - Ascoltò per un poco l'amico poi si mise a sedere di scatto sul letto. - Vuoi dire che cenerai con la madre di Maria e Valenti?!? - esclamò, ormai perfettamente sveglio. - E' fantastico! -
Dall'altra parte del filo Michael sbuffò con forza e disse in modo conciso e colorito cosa pensasse della cosa e quali dubbi avesse in proposito.
Un poco esasperato Max si passò una mano tra i capelli. - Michael, te lo ripeto per l'ultima volta: noi non siamo dei mostri, e lo sceriffo lo sa! Maria ti ama e tu ami lei! Dov'è il problema? - Nel sentire la risposta ingarbugliata dell'amico dovette inspirare a fondo per mantenere la calma. - Guarda che non è la stessa situazione dell'altra volta! E non far finta di non capire!… - Ascoltò per alcuni secondi le sue proteste poi sorrise. - Non aver paura, ricordati che sei il mio braccio destro e hai comandato le forze ribelli su Antar, quindi stringi i denti e combatti! - Deposto il ricevitore si riadagiò sul letto. "A volte Michael mi fa proprio impazzire… Ma se Hank fosse ancora vivo lo ammazzerei con le mie mani!"
L'indomani mattina raccontò tutto ad Isabel non appena questa entrò in soggiorno per fare colazione e la ragazza si lasciò cadere sulla sedia più vicina. - Oh santo cielo, a cena con lo sceriffo… -
- Dai, Isabel, ormai è dalla nostra parte, cosa vuoi che succeda?! -
- Max, pensa se lui e la madre di Maria si sposeranno! -
- E allora? Che c'entra, questo, con noi? -
- Prima o poi Amy DeLuca scoprirà la verità, e non mi piace che altra gente conosca il nostro segreto! -
- Isabel, stai diventando paranoica -
- Guarda che all'inizio fosti tu a ordinarci di non dire niente a nessuno! Per poi essere il primo a farlo… -
- Non tirar fuori di nuovo quella storia, ti prego! -
- Max, ti rendi conto di cosa significhi Maria per Michael? Lui è cresciuto con un uomo orribile, e a parte noi solo Maria gli ha mai voluto bene, e adesso ha il terrore di fare qualcosa di sbagliato che lo allontani per sempre da lei! -
- Sì, già… E' vero, crede di non essere in grado di offrirle niente e quindi di non avere il diritto di amarla -
- Te l'ha detto lui? - mormorò Isabel guardandolo negli occhi.
- Più o meno. Isabel, noi fra quattro giorni torneremo all'università ma lui resterà qui, a lavorare in cucina! Si sente… beh, inadeguato! -
- Cosa possiamo fare per aiutarlo? -
- Che ne dici di un'iniezione di ottimismo? -
- Facciamo due… - Con una smorfia Isabel si alzò e cominciò a preparare la tavola.
Quando poco più tardi entrarono al Crashdown Michael li osservò per un istante poi, comprendendo quello che era successo, si tolse il grembiule da lavoro e si avvicinò al tavolo che avevano occupato. - Perché quello che ti dico diventa sempre di pubblico dominio? - esordì con tono di accusa rivolto a Max.
- Michael, noi siamo fratelli! Non puoi pensare di tenermi fuori dai tuoi problemi! -
- Tu non sei mia sorella, Isabel, e non sei neppure mia moglie -
- Non in questa vita, no. Però tengo molto a te e voglio aiutarti. Dimmi solo come! -
A quelle parole il giovane si chinò verso di lei. - Isabel, io ti ringrazio ma vorrei che fosse chiaro che sono in grado di tenere a bada la madre di Maria e lo sceriffo! -
- Allora perché hai telefonato a Max alle due del mattino? -
- Max, a volte… - Con un gesto di stizza Michael batté un pugno sul tavolo, poi si alzò e se ne andò senza aggiungere una parola.
In quel momento arrivò Maria. Era in ritardo e si diresse quasi correndo verso la stanza sul retro per cambiarsi. Non si accorse della presenza dei due fratelli Evans ma fece un gran sorriso a Michael e gli si avvicinò per dargli un bacio. - Buongiorno! - lo salutò allegramente.
Colto di sorpresa il giovane rispose d'istinto e le passò entrambe le braccia intorno alla vita per stringerla a sé.
In quel momento Liz uscì dal magazzino sorreggendo una scatola piena di pacchi di zucchero, caffè e contenitori vari, vide i due giovani strettamente abbracciati e si allontanò in punta di piedi per non disturbarli. Con il volto illuminato da un gran sorriso divertito si avvicinò al bancone e depose il suo fardello dopodiché, nel girarsi per cominciare a riporre le scorte, si accorse di Max ed Isabel e si affrettò a raggiungerli.
Max s'incantò a guardarla avvicinarsi e la sua espressione assorta incuriosì la sorella, che si volse e comprese al volo.
- Ciao. Tutto bene? -
- Sì, certo. E tu? - Max la prese per mano attirandola verso di sé.
- Benissimo - Liz gli sorrise con fare insinuante prima di sedersi sulle sue gambe. - Maria mi ha detto che stasera Michael andrà a cena da lei. Cos'è, una presentazione ufficiale? -
- Lo spero per loro. E' così difficile farsi accettare dai futuri suoceri… -
A quelle parole la ragazza gli passò le braccia intorno al collo. - L'importante è provarci! - disse convinta, poi diede una rapida occhiata ad Isabel. - Ciao -
- Ciao - Isabel scosse la testa con fare esasperato. - Ok, ti aspetto in macchina… - e se ne andò.
Liz la guardò allontanarsi, un'espressione di gratitudine sul bel viso, poi si lasciò andare contro il petto del giovane e gli diede un bacio appassionato.
- Liz! -
Il richiamo perentorio fece trasalire entrambi e Liz quasi cadde per terra. - Papà, ma cosa ti salta in mente di gridare così! -
L'uomo fissò infuriato la giovane coppia. - Sentite, io ho acconsentito a che vi fidanzaste, ma non intendo assolutamente vedervi amoreggiare in questo modo, specie qui, nel mio locale! Max, so che sei un bravo ragazzo, nonostante tutto, ma non voglio che la cosa si ripeta, mi hai capito? -
Il giovane lo guardò inespressivo per alcuni secondi, poi aiutò Liz a rialzarsi e si mise a sua volta in piedi. - Sì, ho capito. Ciao, amore - Piegò un poco la testa per deporre un tenero bacio sulla tempia della ragazza e andò via.
Sentendo lo sguardo riprovatore del padre su di sé Liz strinse i pugni. - Perché devi sempre rovinare tutto? - borbottò.
- Perché non voglio che tu faccia qualcosa di cui potresti pentirti. Tesoro… -
Liz lo interruppe bruscamente. - Ho diciotto anni, ormai, e so cosa voglio dalla vita: Max Evans! - Girò sui tacchi infuriata e tornò al bancone.
- Ciao, Liz! - la salutò Maria, sorpresa quando per tutta risposta l'amica la guardò con espressione feroce. - Ehi, che cosa ti è successo? -
- C'è che la prossima volta che farò l'amore con Max cercherò di restare incinta, così mio padre non mi seccherà più con tutte queste storie! -
- Quali storie? - indagò cautamente Maria.
- Non vuole che ci baciamo in pubblico! Ma ti rendi conto?!? Come se fossi ancora una ragazzina di quindici anni! - Furibonda, Liz si legò il grembiule di Michael intorno ai fianchi e si mise a lavare i bicchieri ordinatamente disposti sul ripiano alle sue spalle.
Scuotendo il capo Maria le tolse di mano il bicchiere insaponato e chiuse il rubinetto dell'acqua. - Togliti quel grembiule, serve a Michael… -
- Come? -
- Il grembiule. E' di Michael. Tu hai già il tuo… - e fece un piccolo cenno col mento verso di lei.
Liz seguì il suo sguardo. - Oh! - Con un sospiro si toccò il buffo grembiulino argentato che completava l'uniforme del Crashdown. - Mio padre sa essere così… -
- Esasperante? - suggerì Maria.
- Sì, ecco, esasperante! -
- Beh, da qualcuno dovevi pur aver preso… - fu il commento della ragazza, prima di allontanarsi con il blocchetto degli ordini in risposta al cenno di un cliente.
- Il tuo amico è in ritardo. Gli hai comunicato l'ora giusta? - Amy DeLuca lanciò un'occhiata all'orologio da polso poi guardò la figlia, che giocherellava nervosamente con il coltello.
- Sì, mamma. Avrà trovato traffico… -
Jim Valenti osservò di sottecchi le due donne. Amy sembrava più nervosa di Maria. In fin dei conti poteva capirla: Michael Guerin era un tipo piuttosto difficile, anche per chi lo conosceva bene, ed Amy non aveva la più pallida idea di quello con cui aveva a che fare! I suoi timori erano quelli tipici di una madre, e se avesse saputo la verità… Le labbra gli si stirarono in un sorrisetto divertito poi, guardando con fare pigro la donna, cominciò a chiacchierare per allentare la tensione.
Amy accolse con sollievo il diversivo mentre Maria s'incupì e non disse che poche parole per tutta la durata della cena.
Appena terminato di mangiare la ragazza riordinò la cucina poi andò a chiudersi in stanza dopo un breve saluto allo sceriffo. Si tolse le scarpe e si gettò sul letto nascondendo la testa sotto il cuscino, le spalle scosse da singhiozzi convulsi.
Michael controllò con attenzione il proprio aspetto nel piccolo specchio appeso in bagno, cercò di sistemare meglio i capelli poi inspirò a fondo e fece una smorfia rivolta a se stesso. "Ok, in fin dei conti è solo una cena!" Si volse e uscì di casa.
L'aria tersa del crepuscolo era molto invitante ed il giovane si avviò veloce verso la jeep giocherellando con le chiavi. Aveva percorso solo pochi chilometri quando il motore cominciò a tossire per poi spegnersi del tutto. Seccato per l'inconveniente, si piegò in avanti a controllare l'indicatore della benzina e dell'acqua ma sembrava tutto in ordine. Provò a girare di nuovo la chiave tuttavia il quadro rimase spento. Allora scese indispettito dalla vettura e diede un calcio ad una ruota. "Proprio come in quegli stupidi film di fantascienza!…" In quel momento un'intensa luce azzurrina brillò tutto intorno a lui. "Accidenti, perché non avvertono mai quando fanno delle riprese?!?" Fece alcuni passi per allontanarsi dal cono luminoso, la cui intensità gli faceva dolere gli occhi, ma si ritrovò circondato da strane sagome scure e sottili. "Cosa diavolo…?" Deciso che non era quello il momento di porsi delle domande, girò sui tacchi e cominciò a correre.
I suoi inseguitori sembravano scivolare sul terreno e si avvicinavano sempre di più, costantemente seguiti da quella forte luce che non consentiva di nascondersi.
Cercò di seminarli infilandosi in un vicolo dietro l'altro, rischiando di perdere l'orientamento, finché giunse nei pressi del Crashdown. "Oh no, non qui! Se succede qualcosa a Liz Max mi ammazza!" Si guardò intorno cercando di riprendere fiato, poi si buttò in una strada laterale e corse fino all'UFO Center. Tremando per la fatica sfiorò la serratura con la mano e la porta si aprì senza far rumore. Muovendosi con cautela scese al piano inferiore e si acquattò in un angolo sforzandosi di ragionare. "Non sono certo miei parenti! Che accidenti vogliono? E proprio stasera!…" Aveva il cuore che batteva ancora all'impazzata per la lunga corsa e dovette chinare la testa contro le ginocchia nel tentativo di calmarsi. "Perché mi sono venuti dietro? Che cosa vogliono da me? Da dove vengono?" Lentamente rialzò il capo e guardò l'uscita di sicurezza davanti a lui. "Ma se resto qua dentro come faccio a trovare le risposte?" Arrabbiato con se stesso per essere scappato davanti "al nemico" si rimise in piedi e andò accanto alla porta. Spinse delicatamente la maniglia antipanico socchiudendo l'uscio di pochi centimetri. La via sembrava sgombra, così sgattaiolò fuori e si allontanò nella direzione da cui era giunto. "E' davvero incredibile! C'è sempre un sacco di gente in giro, ma quando ne hai bisogno non c'è mai nessuno!" Controllò l'ora e imprecò sottovoce. "Maria sarà furibonda, sono già le otto e mezza…" Rasentando il muro girò l'angolo e rimase immobile con gli occhi sgranati. "Oh oh…" Un'ombra scura sembrava aspettarlo a pochi metri di distanza, circondata da un cerchio di luce abbagliante, che al suo apparire lo avvolse bloccandolo in una morsa irresistibile.
In preda ad una furia scatenata, Michael reagì d'impulso scagliando contro l'essere tutto quello che si trovava nelle immediate vicinanze finché il raggio che lo aveva imprigionato sembrò cambiare consistenza e lo soffocò fino a fargli perdere i sensi.
Quando riaprì gli occhi si trovava sospeso in un campo di forza ad un metro da terra e sembrava che intorno a lui non ci fosse nulla. Nulla, almeno, che riuscisse a vedere. D'improvviso sentì come due aghi trapanargli le tempie e urlò per il dolore. In realtà si trattava di sonde luminose che avevano il compito di esplorare il suo cervello, registrando ricordi e cognizioni, di una tale intensità da essere quasi solide. Per di più si scontravano con la feroce resistenza inconscia del giovane, procurandogli quel dolore lancinante che lo faceva impazzire.
Fu un attimo lungo un'eternità, poi Michael sentì i muscoli rilassarsi all'improvviso e l'energia fluire nuovamente nel suo corpo. Con molta attenzione distese le dita delle mani, fino a quel momento serrate a pugno, e si concentrò per incanalarvi la forza necessaria per liberarsi dagli invisibili lacci che lo bloccavano. Sorrise soddisfatto quando comprese di esservi riuscito, poi controllò che nei paraggi non ci fosse nessuno e con un movimento rapido si mise in piedi e cominciò ad esplorare l'ambiente alla ricerca di una via di fuga.
Riuscì a fare solo pochi passi prima che dal nulla apparisse una forma scura. Era alta e sottile, molto più di quanto gli fosse sembrato all'inizio, e nonostante fosse poco distante non aveva i contorni definiti. Incuriosito, allungò un braccio e scoprì che era priva di consistenza. - Che cosa siete? - domandò perplesso.
"I nostri corpi non sono in grado di sopravvivere su mondi ad alta gravità come questo, così siamo costretti a ricorrere a proiezioni di forza. Nelle nostre esplorazioni abbiamo incontrato molti pianeti abitati, incluso il tuo, Antar. Quando ci siamo addentrati in questo sistema solare i programmi di ricerca hanno rilevato la presenza delle caratteristiche di base del popolo di Antar e abbiamo deciso di indagare. La tua matrice d'energia è molto forte ed è stato facile rintracciarti, ma i dati raccolti hanno confermato che su questo pianeta ci sono altre due matrici della stessa origine. Vogliamo studiarle."
La comunicazione subliminale si interruppe così bruscamente che per un attimo Michael non se ne rese conto, poi si girò su se stesso per cercare di vedere oltre le pareti luminose che racchiudevano il ristretto spazio intorno a lui. - Cercatevele da soli - disse ad alta voce con tono di sfida.
Non successe nulla. Nessun pensiero estraneo gli invase la mente, nessuna forma scura lo sospinse di nuovo verso il lettino d'energia, nessun rumore gli diede la percezione della presenza di macchinari. Sembrava che si trovasse sospeso in una bolla di vuoto. Non capiva come avessero fatto a scoprire la loro presenza tra i miliardi di esseri umani che popolavano la Terra, ma evidentemente lui e i suoi amici spiccavano come fari nella notte! Come poteva fare per avvertire Max ed Isabel del rischio che correvano? A dire il vero i suoi catturatori non sembravano intenzionati a fargli del male, a parte il dolore di quelle sonde luminose, però non avevano neppure accennato a rimandarlo indietro!…
Sempre più preoccupato cominciò a girare in tondo cercando di trovare un passaggio poi, visti inutili i suoi sforzi, si lasciò cadere per terra ed incrociò le gambe. Preso un respiro profondo, chiuse gli occhi concentrandosi fino a scivolare in uno stato di trance.
- Certo che doveva trattarsi di un film molto noioso… - sussurrò la signora Evans al marito accennando ai figli addormentati l'uno contro l'altro sul divano davanti alla televisione.
- Già. Eppure so che la critica era discreta -
- Mai fidarsi delle critiche: sono troppo soggettive! - La donna rise sottovoce poi si avvicinò ai due ragazzi e li scosse dolcemente chiamandoli per nome.
Max fu il primo a svegliarsi, e dovette sbattere più volte le palpebre per capire dove si trovasse. - Mamma! -
- Non pensi che sia più comodo andare a dormire a letto? -
- Perché, che ore sono? -
- Le dieci e un quarto -
- Cosa?!? Oddio, avevo un appuntamento con Liz alle dieci! - Scattò in piedi e scosse senza troppi complimenti la sorella. - Isabel, svegliati, Liz e Alex ci aspettano al Crashdown! Dai, svegliati! -
La ragazza si scosse faticosamente. - Come dici? - Poi comprese le parole del fratello e quasi cadde dal divano. - Accidenti, odio arrivare in ritardo! - borbottò precipitandosi verso il bagno.
Nel vedere anche Max affrettarsi verso la propria stanza per prepararsi i coniugi Evans si scambiarono un'occhiata significativa. - Sono decisamente innamorati! -
- Già. Comunque, continua a non piacermi il fatto che Max vada a letto con Liz, in fin dei conti sono ancora così giovani… Però capisco pure che, con tutto quello che hanno passato e quello che provano l'uno per l'altro, sarebbe davvero crudele separarli di nuovo… - disse l'uomo con voce sommessa.
- Ma cosa diremo ai Parker se dovessero scoprire cosa combinano quei due quando stanno insieme? - La signora Evans era molto preoccupata, si metteva nei panni della madre di Liz e sapeva che, al suo posto, avrebbe reagito malissimo.
- Mia cara, se ancora non lo hanno capito, come invece abbiamo fatto noi, è perché vogliono fingere di non saperlo. Quando sono vicini sembra che siano una cosa sola, è naturale dedurre che la loro sia anche un'unione fisica! -
- E non sai tutto… -
- Cioè? -
- Isabel mi ha confidato che più di una volta è stato l'amore di Liz a salvare la vita di Max. E Max si è praticamente tradito davanti ai suoi genitori pur di farla tornare indietro dal coma quando è stata investita qualche settimana fa! -
- Beh, speriamo che i Parker continuino a credere che tra loro non sia successo più niente, perché non sarò certo io a costringere di nuovo mio figlio ad allontanarsi da quella ragazza! -
- Sì, lo spero anch'io… -
- Invece non so che pensare di Isabel ed Alex -
- Cosa vuoi dire? -
- Che non ho ancora avuto l'impressione che nostra figlia ci nasconda qualcosa -
- Caro, ma cosa dici! -
Mentre Isabel guidava al limite della velocità consentita Max chiamò Liz con il cellulare per scusarsi del ritardo e spiegare che stavano arrivando, ma ad un tratto la ragazza dovette frenare bruscamente per evitare d'investire la gente che stava in mezzo alla strada. - Ehi, ma cosa…? -
- Che diamine…? - Max abbassò in fretta il finestrino per guardare meglio, poi riaccostò il telefono all'orecchio. - Liz, siamo bloccati ad un incrocio, dev'essere successo qualcosa perché c'è pure la polizia. Ti richiamo appena possibile! -
Isabel aprì lo sportello e salì in piedi sul bordo accanto al sedile. - Oh santo cielo… - mormorò colpita.
Incuriosito Max la imitò e il viso gli s'indurì. "Questa storia non mi piace per niente"
La strada era piena di oggetti di tutte le dimensioni, dai bidoni della spazzatura ai cartelli pubblicitari, perfino qualche autovettura, scaraventati apparentemente verso un'unica direzione.
- Sembra che sia passata una tromba d'aria! -
- Solo qui? - osservò Max scettico.
- Beh, comunque è un vero disastro. Adesso bisogna tornare indietro e girare nell'altra direzione, altrimenti non arriveremo mai! -
- Ok - Scrutò più attentamente la scena. - Non vedo autoambulanze, quindi non ci sono stati feriti… -
- Va bene, allora andiamocene! -
Rientrati in macchina fecero l'inversione di marcia e imboccarono una via laterale.
Dopo un paio di chilometri Max afferrò il braccio di Isabel. - Ferma! Guarda, la jeep di Michael! -
- Cosa?!? Ma lui… -
- E' a cena da Maria - finì per lei. - O almeno dovrebbe esserci -
- Accidenti, stasera non ne va bene una! -
- Dai, accosta e fammi scendere… -
Poco dopo Max studiava perplesso il fuoristrada. "Perché si è fermato qui? Maria non abita in questo quartiere… Che cosa diamine sta succedendo?" Estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni e chiamò la ragazza.
Nel sentire la voce di Max Maria s'irrigidì. - Se cerchi il tuo amico hai sbagliato indirizzo! - e riattaccò bruscamente.
Max rimase a guardare per qualche secondo il cellulare ormai muto, poi si voltò verso la sorella. - A quanto pare non è andato a casa di Maria. Dove diavolo può essere? Eppure mi era sembrato che tenesse molto a questa cena… -
- Sì, infatti. Max, comincio ad essere veramente preoccupata - Isabel incontrò il suo sguardo. - Michael è capace di spostare oggetti, come te, e non vorrei che il caos di prima fosse collegato a questo… - e fece un cenno verso la jeep abbandonata quasi in mezzo alla strada.
- Già. Sembra che abbia dovuto lasciarla all'improvviso, o altrimenti avrebbe parcheggiato normalmente… Isabel… -
- Sì, ok - La ragazza si appoggiò comodamente contro la vettura e si concentrò sull'amico. Fu questione di secondi, poi si scosse di colpo e si portò una mano alla fronte. - Oh mio dio… -
- Allora? - la interrogò impaziente il fratello.
- E' stato rapito dagli alieni! -
- Che cosa?!? - Max la fissò allibito, la voce ridotta a poco più di un sussurro per la sorpresa.
Isabel ricambiò lo sguardo scostando le braccia dal corpo, i palmi rivolti verso l'alto ad esprimere la sua identica perplessità.
Poco dopo erano di nuovo in macchina, diretti al Crashdown Café, dove vennero accolti dalle espressioni ansiose dei loro amici.
- Max, stavo cominciando a pensare che vi fosse successo qualcosa! -
Il giovane si avvicinò a Liz e la strinse in un tenero abbraccio. - Scusaci, ma a quanto pare questa è una brutta serata per tutti… -
- Cosa vuoi dire? -
Fu Isabel a rispondere. - Abbiamo trovato la jeep di Michael abbandonata per strada, e lui non è mai arrivato a casa di Maria -
- Oh - Liz si scostò gentilmente da Max e lo fissò negli occhi. - Forse è il caso di avvertirla, immagino che si sia sentita abbandonata… - Si diresse in fretta verso il telefono dietro il bancone e compose il numero dell'amica, cui disse soltanto che sarebbero passati a prenderla di lì a poco.
- Liz, non sappiamo nemmeno da dove cominciare: perché hai detto a Maria che saremmo andati da lei? - protestò Isabel.
- Sentite, voi siete le persone che amiamo, e siete nostri amici: è logico che vogliamo aiutarvi! Nel bene e nel male, come si usa dire… - s'intromise Alex, poi si avvicinò ad Isabel e le diede un bacio leggero sulle labbra.
- Vieni, andiamo! -
- Nel bene e nel male. Sì, è vero… Mi piace… - Con un sorriso Liz prese Max per mano e lo condusse via con sé.
Quando Maria aprì loro la porta di casa capirono subito che aveva pianto. Liz si fece avanti per abbracciarla e consolarla, poi la fissò attentamente. - Maria, Michael non l'ha fatto apposta a non venire, ne sono certa! Max e Isabel hanno trovato la jeep abbandonata a qualche isolato da qui, e pensano che gli sia successo qualcosa… -
- Veramente - disse Isabel con un certo imbarazzo - ha detto di essere stato rapito dagli alieni -
- Ma se gli alieni siete voi! - esclamò stupefatto Alex, prima di fare un cenno di comprensione col capo. - Oh, vuoi dire dalla concorrenza!… -
- Dai, Alex, non mettertici anche tu, adesso! - rispose Isabel seccata.
- Era solo una battuta… - disse Alex un po' mortificato.
Sbuffando la ragazza lo prese per il braccio e se lo tirò dietro, seguita dagli altri.
- Dove andiamo? - chiese Maria con voce tesa.
- Alla jeep. Dobbiamo spostarla se non vogliamo che attiri l'attenzione della polizia… - Max lanciò una rapida occhiata a Maria. - Lo sceriffo se n'è già andato? -
- Pochi minuti fa. Ma non ha ricevuto nessuna chiamata, se era questo che volevi sapere -
- Sì, infatti. Beh, meglio così… -
Max e Liz seguirono Isabel alla sua auto mentre Maria andò con Alex, e poco dopo le due vetture s'immisero nella strada principale di Roswell.
- E' molto lontano? - chiese Liz.
- No, ci siamo quasi - Isabel accelerò leggermente per approfittare del semaforo verde ma il motore si mise a borbottare e di colpo si spense. - Ma cosa…? -
Una luminosità azzurra si diffuse all'improvviso tutto intorno a loro e Liz si volse spaventata verso Max. - Max, non pensi che…? -
Il giovane si morse le labbra con fare pensoso. - Tu resta in macchina. Isabel, andiamo! -
- No, aspetta, perché io devo restare qui? -
- Perché vogliono noi -
- Come?! -
Ma i due fratelli Evans erano ormai fuori dell'auto e Liz non poté fare altro che passare al posto di guida e guardarli con spasmodica attenzione mentre si avvicinavano alla jeep.
- Liz, cosa sta succedendo? - Maria, chinata verso il finestrino, stava bussando freneticamente contro il vetro.
La ragazza trasalì e si girò a guardarla, quasi avesse dimenticato la sua presenza, poi agitò una mano. - Presto, sali su! -
Maria si voltò per chiamare Alex ed insieme s'infilarono nella vettura di Isabel.
- Allora, che cosa diamine sta succedendo? - chiese il giovane.
- Non lo so. Appena il motore si è spento ed è apparsa questa strana luce Max è sceso ordinandomi di restare qui -
- E tu gli hai dato retta? - domandò stupefatta Maria.
Liz tornò a guardare davanti a sé. - Sì. Mi è sembrato molto preoccupato e ho preferito non insistere. Ha detto che vogliono loro… -
- L'avevo detto, io, che si trattava della concorrenza! O forse sono dei vicini di galassia? - cercò di scherzare Alex, ma fu subito zittito da una torva occhiata di Maria.
- Ehi, guardate! -
Il richiamo di Liz attirò l'attenzione dei due ragazzi, che rimasero a bocca spalancata nel vedere le sagome scure apparire dal nulla e circondare la jeep.
- Accidenti, andiamo! - La giovane spalancò lo sportello e corse verso il fuoristrada, seguita dai suoi amici. Riuscirono a raggiungere gli Evans appena in tempo per non essere tagliati fuori dal cerchio di alieni, poi si sentirono sollevare verso l'alto e da un istante all'altro si ritrovarono all'interno dell'astronave, ferma in posizione geostazionaria oltre la fascia atmosferica.
Michael cominciò ad imprecare nella sua lingua d'origine vedendo il gruppo materializzarsi nella stessa bolla che costituiva la sua prigione.
- Ciao… - balbettò Maria, terrorizzata.
Con un sospiro di rassegnazione il giovane andò verso di lei e la strinse a sé. - Mi dispiace, non volevo mancare alla cena. Ma avrei preferito che rimanessi ad aspettarmi a casa tua… -
- Ti prego, non dire così o comincio a urlare - disse la ragazza abbracciandolo forte e posando la fronte contro il suo collo.
Michael la cullò per calmarla ma la sua espressione era molto dura mentre guardava Isabel. - Mi sembrava di essere stato chiaro. Ti avevo detto di fare molta attenzione e invece, come al solito, hai fatto di testa tua! Però potevi fare a meno di coinvolgere anche loro! -
A quelle parole Liz si avvicinò ancor di più a Max. - Veramente sono stata io a dire a Maria e Alex di seguirli… Non volevo che gli succedesse qualcosa… -
Isabel si volse verso Alex, fermo a pochi passi da lei con espressione decisa nonostante il forte pallore che tradiva la sua paura. "Povero Alex, mi dispiace che tu sia finito in questo pasticcio…" Gli andò accanto e lo prese per mano. - Beh, ormai ci siamo, quindi sarà meglio pensare a qualcosa! -
- Chi sono? - domandò Max.
- Esploratori. In passato hanno studiato Antar, così hanno riconosciuto le nostre… matrici d'energia, le hanno chiamate, e si sono incuriositi: sai, siamo piuttosto lontani da casa!… - rispose Michael con tono polemico.
- Sei ancora arrabbiato con me? - disse piano Isabel.
- A dire la verità sì! Maledizione, il fatto che veniate sempre tutti al gran completo mi fa pensare che siate convinti che non sia capace di gestire niente di niente! Io volevo solo che faceste attenzione a non farvi scoprire! -
- E come? - intervenne Max.
- Lei lo sa, gliel'ho detto quando siamo entrati in contatto - Michal accennò verso Isabel, che arrossì.
- E' vero - mormorò impacciata. - A quanto pare usano delle sonde sensibili all'energia che emaniamo, e che diventa più forte quando proviamo emozioni o usiamo i nostri poteri. In pratica siamo stati noi ad attirarli… -
Max chiuse un attimo gli occhi e sospirò. Non era tuttavia irritato nei confronti della sorella. Capiva perfettamente il suo desiderio di aiutare l'amico, e sapeva che al suo posto avrebbe fatto lo stesso. - Ok, e ora cosa succede? -
- Non ne ho idea. Io mi sono ritrovato sdraiato in un campo di forza con un aggeggio che scrutava nella mia testa, poi è arrivato ET. In realtà sono proiezioni dei veri navigatori, che se ne stanno al sicuro da qualche parte per sopravvivere alla forte attrazione gravitazionale terrestre, e appaiono quando meno te l'aspetti… -
- Sì, l'ho notato - commentò secco Max, memore della subitaneità con cui lui ed Isabel si erano ritrovati circondati.
- Bene, adesso che si fa? - chiese Alex.
- Ti avverto che non è possibile oltrepassare la cortina. Non sono riuscito a capire di cosa sia fatta, però ti assicuro che è assolutamente impenetrabile - Michael diede un bacio sulla fronte di Maria. - Spero che tua madre mi dia una seconda possibilità… - disse accennando un sorriso.
- Tu riportami indietro e io perorerò la tua causa con tutte le mie forze! - fu la risposta della ragazza, che si portò una mano al cuore per dare maggiore enfasi alle sue parole.
- Bene, affare fatto! - Il giovane le sorrise con dolcezza e Maria si sentì sciogliere. E dire che solo un'ora prima piangeva disperata sul suo letto…
"Non abbiamo bisogno di voi. Dovete andarvene"
Le parole improvvisamente sorte dal nulla nel loro cervello fecero sussultare all'unisono Alex, Maria e Liz, che lanciò un piccolo grido di paura.
"No, tu no. La tua matrice è… insolita…"
Il piccolo grido di Liz divenne un urlo quando la ragazza si sentì sollevare e si rese conto di non poter muovere un dito. - Max, aiutami! - Due minuscole fonti di luce apparvero accanto alle sue tempie, e l'improvviso dolore che le invase la mente la fece scoppiare in singhiozzi. - Max… -
Non sapendo cosa fare per liberarla il giovane si tuffò su di lei rimanendo intrappolato a pochi centimetri dal suo corpo. Lottando con tutte le sue forze mosse le mani fino a frapporle tra la luce e le tempie di Liz. Gridò a sua volta per la sofferenza e, quasi senza rendersene conto, fuse le loro menti.
In un istante tutti i loro ricordi si ritrovarono mescolati e fluirono dall'uno all'altra in ogni minimo dettaglio. La loro infanzia, il periodo scolastico, i momenti d'amore. Fu un'esperienza incredibile, molto diversa e più intensa di quella provata quando Isabel riversò i suoi pensieri per ridestarlo alla vita, e una tenue luce dorata li avvolse in un caldo bozzolo protettivo. Si sentì sprofondare nell'anima di Liz e fu lei.
Paralizzati dallo stupore i quattro amici rimasero a guardare l'incredibile gioco di luci che avvolgeva i corpi di Max e Liz.
La potenza liberata dalla loro unione mentale cortocircuitò il delicato equilibrio di forza che li incatenava e solo l'inconscia reazione di Max, che convertì l'energia in uno scudo protettivo, consentì loro di depositarsi delicatamente a terra.
Ci volle qualche istante perché Liz realizzasse che era di nuovo in grado di muoversi, allora sorrise e circondò con le braccia il corpo di Max, disteso sul suo. - Grazie… - disse in un sussurro, poi lo baciò con tutta la passione che provava per lui.
Nel vederli così strettamente abbracciati Michael si sentì a disagio. Percepiva con intensità il calore del corpo di Maria appoggiato contro il suo, e quasi senza rendersene conto fece scivolare una mano lungo il fianco della ragazza fino a sfiorarle il seno.
Colta di sorpresa Maria trasalì poi chiuse gli occhi abbandonandosi contro il torace del ragazzo. - Michael… - chiamò pianissimo coprendogli le dita con le proprie.
Il giovane abbassò la testa per baciarla sulle labbra, premendo con dolcezza la morbida rotondità sotto il palmo della sua mano.
"Ragazzi, qui le cose si fanno serie!…" pensò Alex senza saper più dove guardare. "Oh oh… mi sto…"
- Alex, ti senti bene? Un attimo fa eri pallidissimo, ora, invece… -
La voce di Isabel penetrò a stento nella sua mente stordita dall'eccitazione, allora si girò di scatto verso di lei e l'attirò a sé stringendola forte e baciandola come aveva sempre sognato di fare.
La ragazza rimase per un attimo immobile, scioccata dall'intraprendenza del suo compagno, poi ricambiò il bacio e l'abbraccio allargando un poco le gambe per aderire meglio al suo corpo.
"Grazie, Max! Grazie, Liz!" pensò Alex con l'ultimo barlume di lucidità rimastogli.
Se in quel momento fosse comparso qualcuno, reale o virtuale, si sarebbe trovato davanti una scena alquanto insolita: tre coppie strettamente abbracciate in una bolla di luminosità opalescente, che nel loro reciproco amore avevano trovato il modo di reagire alla paura dell'ignoto.
Ci vollero diversi minuti perché i sei amici riprendessero coscienza della situazione in cui si trovavano e fu Michael il primo a proporre un esperimento.
- Le loro sonde sono molto sensibili alle emanazioni di energia, al punto di riconoscere le nostre matrici tra miliardi di esseri viventi, e il tuo intervento ha fatto andare in tilt il campo che bloccava Liz - Si girò verso Max. - Che ne dici se provassimo a sovraccaricare tutto quanto? -
Isabel scosse la testa con scetticismo. - Se fosse come dici tu, perché non ci hanno prelevato insieme a te? -
- Perché eravamo addormentati davanti alla televisione… E dal momento in cui siamo saliti in macchina ed abbiamo scoperto la jeep in mezzo alla strada non abbiamo fatto altro che sollecitare i nostri poteri. Sì, la tua idea potrebbe anche funzionare!… - Max annuì con una luce di speranza negli occhi scuri. - Venite, accostiamoci alla barriera! -
- Anche noi? - domandò perplessa Maria.
- Perché no? Hai qualcos'altro da fare? - fu la risposta sarcastica di Alex.
La ragazza sbuffò e si avvicinò a Michael imitando i suoi movimenti.
Tenendosi leggermente scostati riuscirono a coprire circa la metà del diametro della loro strana prigione, e ad un segnale di Max si concentrarono insieme immaginando un raggio d'energia focalizzato sul punto di barriera che avevano davanti.
Ci vollero alcuni minuti, poi la luce opalescente scomparve in una miriade di scintille lasciando vedere quello che si trovava al di là.
Isabel fu la prima ad avanzare e si guardò intorno con occhi sgranati. - E' completamente diversa dalla nostra! Guarda, Max, che cosa sono? - Indicò gli innumerevoli schermi che ricoprivano le pareti. Erano quasi tutti spenti e quelli in funzione mostravano diagrammi in continuo movimento. L'ambiente era poco illuminato e il gruppo si sparpagliò con cautela.
- Cerchiamo la cabina di pilotaggio - suggerì Michael.
- E poi? - Alex era molto nervoso, ma Isabel lo prese per mano e gli sorrise divertita. - E poi facciamo come Jeff Goldblum in Independence Day! -
- Spiritosa… -
- Ehi, guardate! - Maria alzò un braccio per indicare un corridoio il cui accesso si era improvvisamente materializzato davanti a lei.
- Sembra quasi che ci stiano suggerendo il percorso… - mormorò Max, che prese a sua volta Liz per mano ed insieme a lei s'incamminò nel corridoio, seguito a ruota da tutti gli altri.
Giunsero così in un'ampia sala meglio illuminata dove trovarono ad attenderli tre proiezioni dei proprietari della nave.
"Abbiamo capito la struttura della matrice d'energia aliena, e riconosciuto l'origine delle matrici di Antar. C'è stato un tempo in cui la nostra gente ha commerciato con quel mondo, e i nostri programmi hanno confermato la genesi primaria delle vostre matrici"
- Che diavolo vorrà dire? - chiese sottovoce Maria a Michael, che la guardò stringendosi nelle spalle.
"Appartenete al livello di governo di Antar. Sappiamo che ora il pianeta fa parte della federazione di Zoltar, e comprendiamo il perché vi trovate adesso su questo mondo. La nostra indagine è conclusa."
- Perfetto! Allora rimandateci indietro! - esclamò Alex facendo un passo avanti come a voler difendere Isabel.
"Ora vogliamo studiare voi"
Fu un attimo, poi Alex e Maria scomparvero in un'esplosione di luce.
- Oh mio dio, dove sono finiti? - Isabel si guardò incredula la mano che fino a poco prima era stretta in quella di Alex. - Max… - Cercò gli occhi del fratello con espressione implorante.
Michael, il sangue trasformato in ghiaccio, si girò lentamente su se stesso. "Maledetti bastardi!"
Dal canto suo Liz prese a tremare come una foglia. - Max, che cosa è successo? -
Il giovane le strinse la mano con fare rassicurante. - Dev'essere stato un viaggio molto lungo quello che li ha condotti fin qui. Perché non approfittarne? Noi siamo dove non dovremmo essere, tu hai la mia impronta d'energia… -
- Già, sono "l'aliena"… - lo interruppe lei a bassa voce.
- Sì, infatti, e Maria ed Alex sono i prodotti tipici della Terra! - concluse Michael sprezzante. - Andiamo, rivoltiamo quest'astronave! -
A passo di carica s'inoltrarono nei meandri del veicolo spaziale liberandosi delle proiezioni che cercavano di bloccarli scagliandogli contro tutta l'energia che la loro furia faceva sprigionare con fin troppa facilità.
Liz, intimorita da quello sfoggio di forza, non si allontanava di un passo da Max, mentre Isabel la seguiva da presso e Michael apriva la strada. Capiva perfettamente quello che i suoi amici stavano provando, ma la potenza distruttiva che scaricavano quasi con noncuranza l'angosciava fin nel profondo. Sentiva l'odio di Michael e la paura di Isabel, ma si rendeva conto che Max era cambiato. Era di nuovo il sovrano di Antar, un essere freddamente lucido e sicuro. Un alieno. Poi, mentre continuava a seguirlo da presso, ricordò l'amore che l'aveva inondata quando lui le si era tuffato sopra per liberarla dal campo di forza, e si sentì riscaldare. "Comunque sia, non devo mai dimenticare che mi ama più della sua vita. Mai…" pensò decisa e allungò il passo per prenderlo per mano, sorridendo nel sentire la stretta con cui lui avvolse le sue dita.
- Ci siamo! - Michael si arrestò bruscamente quando scoprì di trovarsi in un ambiente ampio e ben illuminato. I corpi dei due giovani giacevano sospesi a mezz'aria, circondati dal solito campo di forza, ed intorno a loro cinque proiezioni sembravano aspettarli. - Guarda un po' chi si rivede… Ehi, ragazzi, che ne dite di farla finita con il gioco del dottore? -
- Michael, piantala… - disse piano Isabel guardandolo con irritazione.
- Beh, sono talmente arrabbiato che se non faccio qualche battuta finisce che spacco tutto quanto, e magari pure qualcosa che sarebbe meglio lasciare al suo posto! - Michael era davvero furioso. Sentire Maria dissolversi accanto a lui gli aveva procurato un'orribile sensazione di vuoto e non vedeva l'ora di sfogare la rabbia e la paura che provava da quel momento.
Max lasciò andare la mano di Liz e si avvicinò lentamente ai suoi amici privi di sensi. Diede loro una rapida occhiata per controllare che fossero ancora vivi, poi fece scorrere lo sguardo sulle figure virtuali davanti a lui.
- Cosa gli avete fatto? -
"Abbiamo sondato le loro menti. Le loro matrici d'energia sono deboli e di struttura elementare. Questo è un pianeta a basso livello evolutivo"
- Forse. Ma adesso dovete lasciarli liberi! -
"Ci servono altri umani. Per avere i normali parametri di confronto abbiamo bisogno di ulteriori esami"
- Beh, non vi consiglio di farlo in questo emisfero. Qui tendono ad avere reazioni esagerate quando c'è un contatto con razze aliene… -
"Sì, lo abbiamo letto nei tuoi ricordi"
Il viso di Max divenne una maschera impenetrabile. - Bene, allora fatela finita e riportateci indietro -
"La tua matrice si sta intensificando. Fai attenzione, questo è uno dei centri di controllo della nave"
- Errore: non è solo la mia matrice… Disattivate immediatamente i campi di forza, o qualcuno finirà col farsi male! - Mentre parlava Max proiettò il suo pensiero nelle menti di Isabel e Michael, che si spostarono secondo le indicazioni ricevute e rimasero in attesa, mentre Liz, messa in allarme dalla manovra, indietreggiò fino ad appoggiarsi alla parete opposta.
"Noi siamo solo degli esploratori. Non dovete attaccarci" Questa volta la comunicazione venne percepita da tutti i ragazzi, ma fu ancora Max a parlare. - Avete avuto quello che volevate da noi. Adesso ce ne vogliamo andare. Che vi piaccia o no! -
Visto che non succedeva niente si avvicinò ad Alex dopo aver dato un breve ordine mentale a Michael, che avanzò verso Maria. Nello stesso momento toccarono il campo di forza che avevano davanti facendolo cortocircuitare per l'improvviso afflusso di energia.
Isabel, che aveva continuato a tenere d'occhio le proiezioni, si accorse subito del mutamento nella loro forma. Stavano variando il loro livello di consistenza, il che poteva significare solo una cosa. Senza alcuna esitazione si spostò di lato ed emise dalle mani piccole sfere di forza che annientarono le proiezioni e tutto quello che stava dietro di loro.
Una serie di esplosioni di varia entità fece seguito all'attacco e Liz lanciò un grido di paura.
- Maledizione, dove andiamo, adesso? - esclamò Michael mentre prendeva in braccio Maria, ancora svenuta.
Max sollevò a sua volta il corpo inerte di Alex. - Torniamo indietro. Subito! - e corse via tra le volute di fumo che cominciavano a sprigionarsi dai macchinari distrutti.
Quando furono di nuovo nel luogo in cui erano stati portati la prima volta Max e Michael depositarono a terra i loro fardelli, poi Max prese Liz per un braccio e la fece sedere accanto a loro. Isabel, ancora in comunicazione mentale con il fratello, si mise ai piedi dei due amici.
Sotto gli occhi sbarrati di Liz nello spazio al centro di quello strano cerchio apparvero i due graniliti, evocati da Max, e una bolla dorata li avvolse sollevandoli da terra. Poi, in una manciata di secondi, si ritrovarono di nuovo a Roswell, accanto alle loro auto ancora in mezzo alla strada.
- Ehi! Ehi, voi, laggiù! -
Nell'udire il richiamo Michael imprecò energicamente. - Presto, andiamocene! -
Caricati in fretta sulla jeep Alex e Maria, che stavano cominciando a riprendersi, il giovane partì sgommando, imitato da Isabel, Liz e Max.
Nel riconoscere la strada che stavano percorrendo Liz si girò perplessa verso il suo compagno. - Perché stiamo andando dallo sceriffo? -
- Dobbiamo chiarire subito la storia dell'avvistamento, altrimenti saremo nei guai. Quell'uomo ci ha visto, e ha visto le macchine. Se non stiamo attenti domani ci ritroviamo su tutti i giornali! -
- Ci mancherebbe solo questo!… -
- Già - Max le diede un'occhiata e sorrise. - Mi piaci con i capelli spettinati… -
- Cosa? - Liz rimase un attimo interdetta, poi si passò le dita tra le lunghe ciocche per mandarle dietro le orecchie. - Come fai a scherzare in questo momento? Io sto ancora tremando per la paura… -
- Non è stata una serata divertente, te lo concedo, ma siamo di nuovo a casa e questo è quello che conta! -
- Ed è quasi l'alba… Spero che i miei genitori non si siano accorti della mia assenza… -
- Un passo alla volta, Liz. E' l'unico modo per andare avanti, ricordalo -
- Sì, ok -
Pochi minuti più tardi si ritrovarono tutti quanti nell'ufficio dello sceriffo, che aveva gli occhi iniettati di sangue per la stanchezza.
- Brutta nottata, eh, sceriffo? - cercò di scherzare Alex, che si azzittì subito davanti all'espressione dell'uomo.
- Già. Tra roba che volava per aria e Ufo che sorvolavano la città non c'è stato di che annoiarsi… Siete venuti per dirmi qualcosa? - Fece un cenno col capo verso Maria. - Vedo che hai fatto pace con Michael -
Michael si passò una mano tra i capelli arruffati. - Beh, la roba l'ho fatta volare io per aria, e l'Ufo è venuto per prelevarmi e studiarmi un po' -
- Che cosa diavolo stai dicendo? -
Con un sospiro il giovane porse la sedia più vicina a Maria, ancora molto pallida per l'esperienza vissuta, poi si appoggiò contro la scrivania dello sceriffo. - Che ieri sera ho ricevuto un invito cui non ho potuto dire di no! Per la gioia di Milton un disco volante, un vero disco volante - precisò con un ghigno malevolo - è arrivato nei cieli di Roswell e mi ha rapito. Poi sono arrivati anche gli altri, e abbiamo organizzato una festa nello spazio! -
- Guerin, non sei per nulla divertente -
- Non volevo esserlo. Sceriffo, questo è quello che è successo, e siccome qualcuno ci ha visti tornare indietro vorremmo sapere se ha ricevuto delle segnalazioni o cose del genere! -
L'uomo si spinse indietro il cappello con fare pensieroso. - Sono arrivate centinaia di telefonate, perfino dal sindaco. E ora mi dite che ci siete coinvolti proprio voi… -
- Non per nostra scelta, mi creda! - Michael si piegò verso di lui. - Sceriffo, solo lei ci può aiutare… Lei ha la possibilità di sviare le indagini, inventi qualcosa ma non confermi la presenza dell'Ufo, la prego! -
Jim Valenti guardò attentamente il ragazzo poi tutti gli altri alle sue spalle e sospirò. - Mi stai chiedendo di violare la legge, te ne rendi conto? Non posso farlo, mi dispiace… -
- Sceriffo, lei c'era quando abbiamo liberato Max nel laboratorio dell'FBI! Vuole che lui, e Isabel e Michael diventino nuovamente delle cavie? - lo implorò Liz facendo un passo avanti.
- Certo che no, per chi mi prendete? Il problema… un attimo, scusate - L'uomo s'interruppe per rispondere al telefono ed una strana smorfia apparve sul suo viso.
I sei giovani lo ascoltarono affascinati imbastire una storia assolutamente assurda eppure credibile e si guardarono interrogativamente.
- Con chi starà parlando? - Isabel chiese sottovoce al fratello.
- Non ne ho idea. O meglio, direi che sta rispondendo a qualcuno che asserisce di aver visto qualcosa di molto strano, ma non ho idea di chi possa essere quel qualcuno… - le rispose lui in un bisbiglio.
Finalmente Valenti riattaccò e si adagiò allo schienale della poltroncina. - Bene, ragazzi, vi comunico che l'uomo che vi ha visti fare ritorno è stato proprio mister Milton! Era lui, poco fa, e vi assicuro che non è stato per niente facile, come avete potuto constatare, convincerlo che tra gli alieni atterrati in città non c'eri tu, Max… -
- La ringrazio, sceriffo - Evans serrò un attimo le labbra poi scosse la testa. - Io non so come riuscirà a spiegare quello che è successo stanotte, ma la prego di aiutarci. Non possiamo rischiare di attirare di nuovo l'attenzione dei cacciatori dell'FBI… -
- Sì, lo capisco. Bene, ora tornate a casa, i vostri genitori saranno in pensiero -
A quelle parole Michael si voltò verso Maria. - Vieni, ti accompagno io… - disse prendendola per mano, e se ne andò.
Alex guardò Isabel. Era affascinato dalla sua bellezza, dalla fragilità che si celava dietro quel volto perfetto, e gli piaceva da morire il profumo dei suoi capelli, ma sapeva pure che lei non riusciva a decidersi. Sentiva che a volte era spinta verso di lui, ma altre volte diventava distante, inaccessibile. "Oh, Isabel, mi spezzi il cuore e neppure te ne accorgi…" Con un sospiro tese la mano verso di lei e se la strinse al fianco. - Lascia la tua auto a Max, noi possiamo andare con la mia - propose.
- Sì, d'accordo. Salve, sceriffo, e grazie… -
- Salve, ragazzi. Se avrò delle novità da riferirvi verrò al Crashdown -
- Bene. Buonanotte, anzi, buongiorno… -
Max e Liz uscirono insieme a loro. Il sole era ormai sorto e l'aria frizzante del primo mattino li salutò gradevolmente.
- Ti va di venire a fare colazione a casa mia? - suggerì speranzosa la giovane.
Max accettò con un sorriso. - Molto volentieri, se i tuoi non mi buttano fuori appena mi vedono! -
- Non preoccuparti, non glielo permetterò mai! -
Mentre salivano sull'auto di Isabel si girarono a guardare la jeep sfrecciare via nella strada deserta.
- Non credo che Amy DeLuca sarà felice di veder rientrare Maria a quest'ora… - commentò Max, sentendosi solidale con l'amico.
- Basta che sfoggiate il vostro fascino alieno e le nostre care mamme vi adoreranno! - disse Liz ridendo.
La smorfia che ottenne per tutta risposta fu piuttosto eloquente.
- Come ti senti? - domandò premurosamente Michael vedendo Maria vacillare un poco.
- Non troppo bene, e temo che starò peggio appena mia madre aprirà questa maledetta porta… - La ragazza si appoggiò con forza al suo braccio accennando un sorriso. - Sono davvero a pezzi… -
In quel momento Amy DeLuca aprì, un'espressione incuriosita sul volto. "Chi può essere a quest'ora?"
Nel vedere la figlia spalancò gli occhi. - Maria! Ma quando sei uscita?!? -
- Ieri sera. Mamma, ti prego, fammi entrare… -
La donna si scansò per lasciar passare i due giovani poi tornò alla carica. - Insomma, mi vuoi spiegare? Prima il tuo amico si guarda bene dal venire a cena e tu ti disperi, poi esci di soppiatto e passi la notte in giro con lui! O almeno spero che siate andati in giro… -
- Non siamo andati a letto insieme, se è questo che temi, ok? - Maria si diresse verso la sua cameretta e quasi cadde a sedere sul letto. - Michael ha avuto un piccolo incidente, per questo non è venuto ieri sera… -
- Beh, esistono i telefoni: poteva avvisare! -
- Mi dispiace, signora, ma non mi è stato proprio possibile. Le assicuro che tenevo davvero molto al suo invito… -
Amy lo guardò con fare inquisitorio. - Che cosa vorresti dire? -
- Mamma, ti prego! E' stata una notte orribile, puoi chiederlo anche allo sceriffo, e adesso vorremmo solo dormire un po'… -
- Cosa c'entra, adesso, Jim? E che vuoi dire con "vorremmo"? -
Con un sospiro Maria alzò gli occhi verso la madre. - Te l'ho detto: Michael ha avuto un incidente, così siamo passati dallo sceriffo e se vuoi controllare chiamalo pure! Ma ora siamo stanchi morti e voglio che Michael resti a dormire qui! Buonanotte, mamma - Senza aggiungere altro prese la mano di Michael, in piedi accanto al letto, e lo attirò a sé.
Incapace di reagire Amy DeLuca fissò a bocca aperta il giovane guardarla con imbarazzo prima di sfilarsi le scarpe e sdraiarsi contro Maria. Avrebbe voluto protestare, gridare, battere i piedi, ma i due ragazzi si addormentarono di botto non appena le loro teste toccarono il cuscino. Esasperata, serrò i pugni e lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle. "Accidenti!"
A casa Evans, invece, Alex guardava incantato il sole brillare sui capelli biondi di Isabel mentre lei girava la chiave nella toppa della porta d'ingresso. - Isabel… - disse ad un tratto attirando l'attenzione della ragazza.
- Sì, Alex? -
- Ma tu mi ami davvero? - chiese con voce sommessa.
La domanda la mise terribilmente a disagio e si girò verso di lui mentre la porta, ormai sbloccata, si schiudeva alle sue spalle. - Alex, io… Credimi, non lo so proprio… - Abbassò sconfortata lo sguardo. - Davvero, non so… A volte sento che senza di te non potrei vivere, altre volte mi sembra di provare solo una grande amicizia… Mi dispiace… -
- Già, capisco. Ok, forse è meglio lasciar perdere, tanto dopodomani devo ripartire per l'università e non ti darò più fastidio… -
- Alex, ti prego, non dire così! - esclamò Isabel con voce soffocata.
- Ma è la verità, ed è inutile che continuiamo a far finta di niente! Io ti amo, eppure non riesco a darti quello di cui hai bisogno… Voglio che tu sappia questo: sei una ragazza in gamba, sei bellissima e molto intelligente. Non lasciare che le tue paure prendano il sopravvento! Guarda tuo fratello e Liz! Quelli di stanotte erano alieni, voi siete umani, le persone più umane che io abbia mai conosciuto! Addio, Isabel… -
- Alex! -
Gli occhi lucidi, il giovane le mise due dita sulle labbra. - Shh… - disse con espressione dolce, poi le volse le spalle e se ne andò.
Accecata dalle lacrime Isabel spinse piano l'uscio e si ritirò nella propria stanza, dove si addormentò piangendo.
Arrivati davanti al Crashdown, invece, Max e Liz decisero di passare per la terrazza dell'uscita di sicurezza. Liz aveva voglia di restare ancora un po' con lui e non sarebbe stato assolutamente possibile se i suoi genitori li avessero visti. Mentre salivano la scala di metallo si girò un attimo a guardarlo. - Ti dispiace se rimandiamo la colazione a più tardi? Ho paura che i miei possano sentirci… -
- Non c'è problema - Il giovane la raggiunse agilmente poi si sedette sulla sedia a sdraio e se l'attirò in grembo. - E' stata una serata strana, vero? - chiese sorridendo.
- Diciamo pure da incubo! - Liz si piegò in avanti per baciarlo. - Ma possiamo fare in modo che almeno finisca bene… - e cominciò ad armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni.
Ancora una volta la forza del loro amore produsse la totale unione dei loro corpi e delle loro anime, e dopo Max rimase ad accarezzare teneramente la nuca della giovane, accoccolata contro il suo petto. Rimasero così fin quando il sole fu alto nel cielo, allora Liz si raddrizzò a malincuore. - Adesso dobbiamo andare … -
Mentre facevano colazione in cucina arrivò la signora Parker, che non sembrò affatto contenta di trovare la figlia in compagnia di Max. - Non ti ho sentita rientrare, stanotte - disse un po' brusca.
- Forse perché sono tornata stamattina - mormorò Liz continuando a mangiare i cereali che aveva nella ciotola davanti a sé.
- Come hai detto, scusa? - chiese la donna avvicinandosi stupefatta.
Ignorando il silenzioso monito di Max Liz depose il cucchiaio e si alzò per fronteggiare la madre. - Ok, chiariamo le cose una volta per tutte! - esclamò con fare deciso. Si guardò un attimo l'anello che non si era mai tolta da quando lo aveva ricevuto. - Ho diciott'anni, sono fidanzata con Max, e intendo sposarlo non appena avremo finito l'università. Ogni volta che ci è possibile facciamo l'amore ma fino ad ora non sono rimasta incinta, giusto perché tu lo sappia!… -
- Liz, ti rendi conto di quello che stai dicendo? Come puoi…? -
- Signora, - intervenne Max alzandosi di scatto e cingendo con un braccio la vita della ragazza. - lei sa quanto Liz sia importante per me, e so di esserlo per sua figlia. Se lei e suo marito ce ne deste il permesso ci sposeremmo anche domani, mi creda! Ma non provi a dividerci, sarebbe solo tempo perso… -
- Max Evans, aggiungi un'altra parola e ti butto fuori da questa casa! -
- Ehi, cosa diavolo c'è da gridare? - borbottò il padre di Liz entrando a sua volta in cucina. Una sola occhiata gli fu tuttavia sufficiente per capire la situazione e serrando le labbra si avvicinò ai due ragazzi. - Liz… - disse con tono burrascoso.
- Oh, ma insomma! - esplose lei infuriata. - Dovete accettare il fatto che sia cresciuta, e che intendo dividere la mia vita con Max! Smettetela, o me ne andrò di casa con lui oggi stesso! - Con suo grande sgomento scoppiò in lacrime e non riuscì più a fermarsi.
Max allora l'abbracciò protettivo. Sentiva la sua tensione, in fin dei conti era appena passata attraverso un'esperienza molto dura, e capiva fin troppo bene il suo crollo emotivo. Anche lui avrebbe voluto nascondersi in un angolo con lei e dormire dodici ore filate, sapendo per di più che di lì a poco sarebbero dovuti tornare ad Albuquerque e non avrebbero più potuto trascorrere del tempo da soli, ma si rendeva conto che i suoi genitori non riuscivano ad accettare quella relazione. Eppure si sentiva sollevato al pensiero che i problemi derivavano dal semplice fatto che avessero soltanto diciott'anni e non dalla sua natura aliena. Perché sapeva perfettamente, con assoluta certezza, che se i signori Parker avessero sospettato chi in realtà lui fosse avrebbe perduto Liz per sempre. Ma ai loro occhi Max Evans era un semplice ragazzo. Dotato di poteri curativi, questo sì, eppur sempre solo un tranquillo ragazzo di buona famiglia. Che però si stava portando via la loro unica figlia. - Vi prego, cercate di capire… - disse piano fissandoli con determinazione.
I due adulti ricambiarono lo sguardo freddamente e lui sospirò rassegnato. "Mi dispiace, Liz, dovrai continuare a lottare contro di loro… Ma non ti lascerò mai sola, stai tranquilla…" Girò il viso per baciare la ragazza sui capelli poi l'allontanò un poco da sé e le pose una mano sulla guancia rigata dal pianto. - Non preoccuparti… - le disse piano, proiettando nella sua mente tutta una serie di sensazioni ed emozioni più eloquenti di mille parole, e se ne andò.
Lei gli corse dietro, incurante dell'esclamazione di protesta della madre. - Max! - Ma lui era già fuori, e lei rimase dietro la finestra del soggiorno a guardarlo camminare sotto la pioggia di un improvviso temporale estivo, le mani premute contro il vetro quasi a volerlo trattenere. - Max… -
"Caro diario, se non ci fossi tu Liz Parker sarebbe una ragazza disperata! A te posso confidare tutti i miei pensieri, i miei sogni, le mie speranze, le mie delusioni, le mie sofferenze… il mio amore per Max e quello che provo quando è dentro di me… La sua anima è bella quanto il suo corpo, e i suoi occhi ne sono lo specchio fedele. Sì, dallo spazio non vengono solo mostri verdi coi tentacoli, ma anche esseri meravigliosi come lui… I miei genitori non riescono a capirlo eppure anche loro saranno stati innamorati, quando avevano la nostra età! O forse, se la nostra fosse una storia semplice e tranquilla non sarebbe altrettanto forte ed intensa… Non lo so, e a quanto sembra non lo saprò mai…"
Scritta
da Elisa |