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Le immagini presenti in questa pagina sono tratte dal libro "Il mistero dei cerchi nel grano" di Michael Hesemann,
Edizioni Mediterranee, Roma, 2002, tutti i diritti riservati.
Da sempre l’uomo è stato
irresistibilmente attratto dal mistero, fa parte della sua natura. Dal mito di
Atlantide all’Area 51, dalle civiltà Precolombiane ai misteri del Cosmo, ogni
epoca ha lasciato in eredità alla storia i suoi piccoli e grandi misteri, che
hanno acceso l’immaginazione della mente umana.
Uno dei più interessanti enigmi del nostro tempo è stato battezzato con il
termine inglese di “Crop Circles”, ovvero “I cerchi nel grano”.
A beneficio di chi non ne avesse mai sentito parlare, possiamo riassumere
questo fenomeno in poche linee essenziali: si tratta di pittogrammi (= disegni)
che solitamente compaiono nel giro di una notte, se non addirittura di poche
ore, nei campi coltivati a cereali in giro per il mondo. I pittogrammi spesso
presentano forme geometriche o simboliche, fino ad arrivare alle forme frattali
del Diagramma di Mandelbrot.
Intorno alla loro origine sono state avanzate le ipotesi più diverse,
dall’intervento alieno allo scherzo di buontemponi, dai vortici di plasma alle
microonde, dal satellite americano sperimentale fino alle tracce lasciate dagli
istrici che si rotolano nei campi durante la stagione degli amori. Quest’ultima
ipotesi si colora addirittura di sfumature comiche, ed è stata ormai
accantonata dagli studiosi del fenomeno.
I cerchi sono prodotti, a quanto è stato possibile verificare sul campo, dalla
piegatura sistematica degli steli delle piante di grano, segale o altri
cereali. La peculiarità del fenomeno risiede nel fatto che gli steli
all’interno dei cerchi si presentano curvati ma non spezzati, le spighe
rimangono intatte e le piante continuano la loro crescita anche in posizione
orizzontale.
In
breve sembra che, nelle aree interessate dal fenomeno, le piante abbiano subito
un’alterazione chimica della propria struttura organica. Generalmente gli steli
si presentano perfettamente intrecciate tra loro, mentre i disegni sono
caratterizzati da contorni talmente precisi e definiti da suscitare un
comprensibile stupore.
Chi o cosa può aver prodotto tali cerchi? E soprattutto perché?
Michael Hesemann, antropologo e giornalista, una delle massime autorità in
materia, ha tentato di dare una spiegazione personale al fenomeno, frutto di
anni di studi e ricerca sul campo. Come ha illustrato nella sua opera “Il
mistero dei cerchi nel grano”, Hesemann sembra propendere per un’origine
extraterrestre dei pittogrammi, di cui parleremo più avanti.
Sembra che il primo fenomeno di questo genere si sia prodotto in Inghilterra la
notte del 15 Agosto 1972, presso Warminster, che viene generalmente considerata
dagli appassionati la capitale degli UFO in Inghilterra a causa dei numerosi
avvistamenti avvenuti in zona.
A partire da quel momento i cerchi
hanno iniziato a comparire con regolarità nei campi di grano dell’Inghilterra
Meridionale. Dapprima si trattava di cerchi singoli e di dimensioni ridotte;
dal 1985 in avanti sono apparsi i primi gruppi compositi e nel 1990 si
raggiunse il ragguardevole numero di milleduecento formazioni nell’arco
dell’anno. Il fenomeno, ormai, non poteva più essere ignorato dalle autorità e
infatti il governo britannico diffuse la sua posizione ufficiale, ovvero che i
cerchi non erano altro che l’effetto dei venti sulle coltivazioni, ipotesi
ingenuamente accettata anche da una parte dell’opinione scientifica.
In seguito il fenomeno si è diffuso anche in altre aree del globo, dalla Russia
all’Europa, all’America, presentando ovunque le medesime e ben riconoscibili
caratteristiche comuni.
Tra il 1990 e il 1991 ebbe luogo la più vasta simulazione di cerchi, messa in
atto da due arzilli vecchietti, che diedero perfino pubblica dimostrazione di
come avrebbero, per anni, creato in vari luoghi del pianeta, i famosi
pittogrammi.
Poiché i cerchi “artificiali” presentavano caratteristiche diverse da quelli
considerati autentici, la truffa fu svelata e il caso archiviato, ma non senza
suscitare un eccezionale interesse nei Mass Media. Anche nel caso in cui non
fossero entrati in gioco fattori di ordine chimico e fisico, comunque, la
simulazione non poteva spiegare la creazione, avvenuta in poche ore, da parte
di due anziani, di disegni di trecento metri di lunghezza, grande complessità
ed eccezionale precisione geometrica, che avrebbero richiesto giorni di lavoro
a intere squadre di giovani robusti. Fino a quindici pittogrammi in una sola
notte, decisamente poco credibile.
Grazie ad anni di studi scientifici, è stato possibile elaborare una tabella di
caratteristiche che distinguerebbero i cerchi considerati “autentici” da quelli
“falsi”. In particolare i pittogrammi “veri” sarebbero caratterizzati da:
presenza sul campo di piccole sfere di ferro puro; una spirale chiara e ben
riconoscibile; piegatura multidirezionale degli steli; spighe intatte e nessun
danno causato al terreno; steli curvati ma non spezzati, anomala radioattività
accompagnata dalla presenza di rumori elettromagnetici, notevole alterazione
nel nodo degli steli, ingrossati fino al 200% rispetto alle dimensioni normali.
La peculiarità dei simboli
rappresentati ha permesso delle comparazioni con l’antica scrittura sumerica,
con simboli appartenenti alla cultura degli indiani d’America, nonché richiami
alla musica, alla matematica, alla geometria ed ai culti anticamente praticati
in Inghilterra e non solo. Non a caso Hesemann fa riferimento anche
all’immancabile Stonehenge e ad altri siti archeologici perennemente sospesi
tra leggenda e verità storica.
L’autore abbraccia la teoria in base alla quale i cerchi costituirebbero un
tentativo, messo in atto da civiltà aliene, di comunicare con la popolazione
della Terra, per dare avvertimenti di qualche genere, oppure informazioni
scientifiche o semplicemente costituirebbero un primo contatto in previsione di
un futuro incontro ravvicinato.
Questa ipotesi sarebbe suffragata dalla lunga lista di avvistamenti che diversi
testimoni giurerebbero di aver effettuato nelle zone interessate dal fenomeno
immediatamente prima (o addirittura durante) l’apparizione dei cerchi.
La casistica registrata è la più varia, dalle descrizioni dei tradizionali
dischi volanti (o “flying saucers”) fino ad arrivare a luci globulari o veicoli
sconosciuti di varie forme.
Certo è che l’armonia e la grazia dei pittogrammi non possono lasciare
indifferenti e la loro precisione millimetrica suscita comprensibili dubbi
sulla loro origine casuale o atmosferica. Lo stesso si potrebbe dire delle poco
credibili simulazioni registrate negli anni ’90, culminate addirittura in un
pittoresco concorso a premi destinato ai più abili creatori di cerchi.
Si tratta ovviamente di un argomento talmente delicato che nessuna ipotesi può
essere esclusa a priori, e che ciascuno è autorizzato ad elaborare una propria
teoria in proposito. Forse solo il tempo fornirà una risposta ad uno dei più
grandi interrogativi del nostro tempo.
Per il momento possiamo soltanto accontentarci di ammirare gli straordinari
disegni e stupirci della sensazione di equilibrio, pace e armonia che da essi
naturalmente scaturisce. Contrariamente a quanto avvenuto in passato per altri
fenomeni gli studi scientifici, ben lungi dal privare i cerchi del loro
fascino, li hanno addirittura avvolti di una supplementare aura di interesse,
continuando ad attirare curiosi e scienziati da tutto il mondo.
Per chi desiderasse approfondire l’argomento, consiglio la lettura dell’opera
sopra citata di Michael Hesemann, che conserva, al di là dell’opinione che
ciascuno può legittimamente avere in proposito, un grande valore
documentaristico, cronologico e fotografico.
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