Jarod il Camaleonte Italia

La Virtual Season 6
di "Jarod il Camaleonte"

Episodio 12: Passato e futuro


Racconto appartenente alla Virtual Season 6 di "Jarod il Camaleonte", scritto da Maura e Rossella e pubblicato in esclusiva su Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod".


IL CAST


JAROD

MISS PARKER

SIDNEY

BROOTS

MR. PARKER

MR. RAINES

CATHERINE PARKER
da giovane

MARGARETH
 

GUEST STAR


BILL JOHNS

DEBORAH STONE

GARY HARRODS

PHILIP HARRODS
 

CASA DI MISS PARKER, ore 3.00 p.m.

Parker sedeva scomposta sul suo divano, reggendo la cornetta del telefono nella mano sinistra. Di fronte a lei un bicchiere riempito di Jack Daniel’s si stava sempre più svuotando.

"Insomma... era una cosa che mi perseguitava ormai...Mia madre che mi diceva di non fidarmi di mio padre...così ho parlato con Ethan e ho scoperto che loro non sapevano della morte di Michael...e per di più Broots ha scoperto che qualcuno invia e-mail alle nostre madri spacciandosi per lui..."

"Non ci posso credere...Ti fidi ancora di tuo padre, dopo tutto questo?" domandò Jarod, sempre più sorpreso dalle rivelazioni di Miss Parker. Gli aveva già raccontato cose che lo avevano sorpreso, ma ora quella faccenda diventava sempre più impressionante, così come il senso interiore della donna.

"Io credo...di non essermi mai fidata veramente di lui...mi ha fatto soffrire troppe volte...e mi dispiace di non averti dato retta tutte le volte che mi mettevi in guardia sul suo conto..."

Jarod sorrise aspettando qualche altro commento di rimprovero da parte di Parker nei confronti di se stessa, ma non arrivò.

"Sono in pericolo, Jarod...dobbiamo avvisarle ad ogni costo..."

"Farò di tutto per trovarle ed avvisarle...non preoccuparti!"

Riattaccò immediatamente perché Bill gli si avvicinò guardandolo con sospetto.

"Ehi, tu...muoviti, non abbiamo molto tempo!"

"Ehi...non parlarmi con quel tono, io non mi faccio dare ordini da nessuno!"

Bill lo guardò contrariato, poi entrambi si mossero verso il resto del gruppo e si infilarono il passamontagna in testa.

In meno di un paio di minuti entrarono nel negozio che avevano puntato da un paio di giorni e uno di loro obbligò il proprietario a svuotare le casse e a mettere tutti i soldi nella borsa che gli lanciò.

Pochi minuti dopo erano fuori dal posto, giusto in tempo per salire in macchina e scappare poco prima dell’arrivo della polizia.

Una volta in macchina tutti scoppiarono a ridere e a gridare per la gioia. I due davanti si tolsero il passamontagna.

"Ce l'abbiamo fatta!"

Jarod si tolse il passamontagna e sorrise: “Già...è stata proprio una passeggiata!"

E’ un simulatore
Sidney: “Devi concentrarti, Jarod!”
Separato dalla sua famiglia…
Jarod: “Un giorno…anch’io troverò mia madre”
…Ne aveva trovata un’altra
Jarod a Sidney: “Sei ancora…la mia famiglia”
Jarod a Miss Parker “ In fondo vogliamo tutti e due una sola cosa...non rimanere da soli”
E’ fuggito
Jarod a Miss Parker: “Grazie per non avermi fatto catturare”
E ora ha ritrovato la sua
Jarod: “Sei una sorella fantastica!”
Emily: “E tu un fratello straordinario!”
…E ha trovato l’amore
Miss Parker: “Jarod, perché sei qui?” (Jarod bacia Miss Parker)
Paziente: "La ringrazio..."
Jarod: "Jarod Overstreet... per oggi…"

SEATTLE, ore 4.00 p.m.

Jarod e i tre banditi entrarono al covo senza smettere di elogiarsi a vicenda per il lavoro ben compiuto.

“Siamo stati grandi!" gridò Gary aprendo il frigorifero e prendendo delle birre.

"Già...siamo stati veramente in gamba, devo dire che è stato più facile del previsto!" replicò Jarod prendendo la birra di Gary al volo.

“Dalla faccia che avete, direi che il colpo è andato bene..." disse una voce femminile alle loro spalle. Deborah, infatti, era appena entrata nella stanza e li scrutava con curiosità.

"Puoi dirlo forte, Deborah!" rispose Gary.

"Ehi ci pensate? E' già un anno che collaboriamo insieme e non siamo ancora stati beccati dalla polizia...Direi che ce la stiamo cavando bene!" notò Philip.

“Aggiungerei che siamo...davvero in gamba!" concluse Bill.

I tre scoppiarono a ridere mentre Deborah li guardava con superiorità.

"Già, ma rapinare drogherie, a pensarci bene, non è più tanto divertente..." si intromise.

"E tu cosa vuoi saperne? Non ti ho mai visto qui intorno in questo periodo..." replicò Jarod con fare cattivo.

"Sappi che voi siete quelli che devono realizzare i colpi, ma io mi occupo di organizzarli!"

"Beh...ma se ci prendono tu puoi scappare...e credo che tu lo faccia solo per convenienza, o mi sbaglio?"

"No, Deborah non lo farebbe mai! Pensa che una volta stavamo quasi per farci beccare dalla polizia, ma lei è riuscita a farci scappare..." spiegò Philip.

Deborah sorrise maliziosamente e poi guardò Jarod piena di odio nei suoi confronti.

"E dopo quello che ha appena detto Philip, è meglio che tu stia zitto...Sappi che non ci vuole niente per me ad eliminarti!"

"E ti consiglio di non sottovalutarla, Jarod...Prima di te avevamo un altro collega che però ha osato intralciare i piani di Deborah e..."

"Fammi indovinare...gliel'hai fatta pagare?" chiese Jarod. Si rivolse a Deborah nel pronunciare questa frase.

"Esatto!" sorrise lei.

"Perché prima hai detto che rapinare drogherie non è più divertente, Deborah? Io mi diverto ancora..." riprese il discorso Gary.

"Ma il divertimento sta anche nel prendere un po' più di grana dalle casse, non trovate? E le drogherie non guadagnano poi molto...Per questo sto già progettando un colpo in un luogo che ci farebbe guadagnare tanto quanto se rapinassimo 20 drogherie in una sola notte...Ci metterà a posto per tutta la vita, vedrete!" spiegò Deborah. 

"Ehi...ho capito, Deborah! Stai parlando di un supermercato, vero?" rise Philip.

"Quanto sei cretino!" replicò Deborah.

Jarod ridacchiò: gli sembrava di vedere davanti a sé una scena fra Parker e Broots in cui lei zittiva il povero innocente piccolo uomo...

Ma Bill lo guardò torvo: "E tu che hai da ridere, novellino?"

"Niente...mi veniva solo in mente...il capo della mia banda che era una persona proprio come Debby e trattava il nostro tecnico informatico...Comunque lasciamo perdere!" concluse smettendo di ridere.

"Solo una cosa Jarod...noi due ci conosciamo da poco quindi non chiamarmi Debby..."

"Scusami, non volevo urtare la tua privacy...ma credo di sapere cos'hai in mente, Deborah..."

"E sentiamo, cosa?"

"Beh...l'unico luogo che abbia abbastanza grana da metterci a posto tutti per sempre...è una banca..."

"Cosa? Una banca? Deborah, è questo che avevi in mente?" chiese Philip.

Lei guardò Jarod sorpresa dalla sua perspicacia: "Sì...una banca..."

IL CENTRO, ore 5.00 p.m.

Miss Parker e Broots erano nell’ufficio di Sidney. Si erano trovati di nuovo a discutere dei suoi sogni e del piccolo Parker.

"E' arrivato il momento di indagare più a fondo riguardo al bambino...Michael è morto anche perché mi stava rivelando la verità, e quindi glielo devo...dobbiamo scoprire cos'ha in mente quel cadavere ambulante di Raines!" concluse Parker.

"Ma abbiamo cercato dappertutto Parker, senza trovare nulla..."

"Beh...a dire la verità non proprio ovunque, Sidney..." rispose lei voltando il suo sguardo verso Broots.

"No aspetta un attimo...intendi forse l'ufficio di Raines?"

"Esattamente...abbiamo cercato in quello di Michael, in quello di mio padre e in quello di Lyle...ma manca solo Raines ormai...ed è proprio il più importante!"

"Vuoi...veramente che io vada a cercare lì?” domandò lui impaurito.

"Andiamo Broots...un coniglio ha più coraggio di te! Ti è già capitato di andarci altre volte e sei ancora qui, mi sembra!"

Lui sbuffò poco convinto, poi uscì dall’ufficio.

"Sono certa che nell'ufficio del nostro amico pelato...troveremo le risposte che cerchiamo..." concluse Parker guardando Sidney.

SEATTLE, ore 9.00 p.m.

"Questo colpo sarà l'ultimo, dopodiché tutti per la propria strada, intesi?" spiegò Deborah.

Gli altri annuirono convinti che fosse la cosa migliore per far perdere le proprie tracce. Ma all’improvviso si sentirono dei rumori dalla stanza sopra di loro. Si trovavano in uno scantinato di una vecchia casa abbandonata.

"Avete sentito anche voi?" domandò Bill sussurrando.

"Sì...se fosse la polizia?" chiese Philip guardando verso Deborah. 

"No, è assurdo..."

"Sarà anche assurdo, ma forse sarebbe meglio spostarci nell'altro rifugio..." propose Jarod.

“Già, buona idea Jarod...ma tu non verrai con noi...ci coprirai!" rispose Deborah.

"Scusami...perchè proprio io?!"

"Non prendertela Jarod, ma tu sei l'ultimo arrivato e tocca a te sacrificarti. Ma non preoccuparti, se la polizia riuscisse a beccarti, troveremo il modo di tirarti fuori!"

"Io non sono d'accordo...sarebbe più corretto tirare a sorte, anche se sono l'ultimo arrivato!" brontolò Jarod.

Fece per alzarsi, ma Deborah gli puntò una pistola addosso fermandolo.

"Forse questa servirà a convincerti..."

"Bene...mi hai convinto..." sussurrò Jarod.

I quattro si alzarono e uscirono dalla stanza senza far troppo rumore; Jarod si sedette aspettando con calma.

Pochi minuti dopo la polizia fece irruzione nella stanza. Un mucchio di agenti lo attorniarono ed uno gli si avvicinò.

"Fermo... mani in alto!" disse.

"Ragazzi, ce ne avete messo di tempo per arrivare! Ma non potevate fare meno rumore?" gridò Jarod alzandosi e cambiando improvvisamente espressione.

"Capitano Holmes...mi scusi non l'avevo riconosciuta!" si scusò l’agente che si era avvicinato minacciosamente.

"Non servono a niente le scuse, Sims...ormai sono scappati e tutto per colpa del casino che avete fatto!"

"Possiamo tentare di raggiungerli, capitano!"

"No, dobbiamo essere molto cauti...non possiamo far saltare la mia copertura...Jacobs, hai fatto quelle ricerche che ti avevo chiesto?"

"Certo signore...Troverà tutta la documentazione nel suo ufficio!"

"Bene, allora vengo subito..." 

COMMISSARIATO DI SEATTLE, VENTICINQUE MINUTI DOPO

Jarod stava esaminando la documentazione sulla sua scrivania; attendeva l’arrivo dei suoi diretti sottomessi per spiegare loro come avrebbero agito nei prossimi giorni. Ad un tratto li vide entrare dopo aver bussato.

"Oh...salve ragazzi, grazie per essere venuti!"

I due si avvicinarono.

"Beh...fin qui abbiamo scoperto parecchio sulla banda...il capo è Deborah Stone, all'inizio spacciatrice, ha ucciso anche alcuni suoi colleghi che le davano noie finchè non ha incontrato i fratelli Philip e Gary Harrods...erano anche loro piccoli spacciatori autonomi, ma poi hanno iniziato a rapinare piccole oreficerie o negozi di alimentari...l'ultimo acquisto è Bill Johns, beccato più volte per rapina a mano armata ma rilasciato per una "fantomatica" assenza di prove...in ogni caso la più pericolosa è Deborah, è la mente delle rapine ed è molto astuta...gli altri tre sono solo dei burattini..."

"Quindi basterebbe catturare lei...poi trovare gli altri sarebbe uno scherzo,  vero?" domandò uno dei due agenti.

"Già...ma è meglio prenderli tutti e quattro insieme...ora stanno progettando un colpo alla First National Bank di Seattle e potremo prenderli tutti con le mani nel sacco...Deborah non ha ancora deciso la dinamica del colpo, ma quando avrò più informazioni ve le farò pervenire..."

"Bene, capitano. Aspettiamo aggiornamenti..." conclusero i due uscendo.

IL CENTRO, ore 11.00 p.m.

Broots aveva in mano un preziosissimo dischetto che aveva trovato pochi minuti prima nell’ufficio di Raines. Non riusciva ancora a credere di quanto fosse stato facile scoprirlo. Troppo facile.

In ogni caso irruppe nell’ufficio di Miss Parker senza nemmeno bussare.

"Sidney, Miss Parker!"

"Vieni dall'ufficio dello zombie?" domandò lei.

"Già...e non puoi neanche immaginare cos'ho trovato!"

"Broots...datti una calmata..." sussurrò Parker guardandolo.

Lui respirò profondamente e poi riprese a spiegare.

"Ho trovato questo DSA..."

Parker lo guardò e glielo strappò avidamente dalle mani.

"Catherine Parker..." lesse ad alta voce.

"Ero talmente curioso che non ho potuto fare a meno di vederlo subito..."

Parker gli lanciò un’occhiataccia, ma lui continuò imperterrito: “Questo DSA è la continuazione di quando Raines ha sparato a tua madre, dopo il parto di Ethan...ci viene mostrato come tua madre è riuscita a salvarsi..."

"Faccelo vedere immediatamente!" concluse lei seriamente.

Broots inserì il disco ed aspettò che si caricasse, poi spostò il video di modo che lo vedessero sia Sidney che Miss Parker.

Raines aveva appena sparato a Catherine e stava guardando il suo cadavere soddisfatto. La donna stava certamente per morire, ma improvvisamente qualcuno era entrato nella stanza e aveva stordito Raines che era caduto a terra svenuto. La donna non si poteva vedere bene in faccia, ma si era avvicinata a Catherine e le aveva sentito il battito del cuore dal polso.
“E’ ancora viva...” aveva sussurrato.
Aveva tentato di rianimarla e per riuscirci le aveva fatto il massaggio cardiaco; così, in un momento di pausa, aveva alzato il volto e finalmente avevano potuto scoprire chi fosse. Era Margareth.
Catherine si era svegliata e aveva perso moltissimo sangue.
“Puoi alzarti? Dobbiamo scappare subito...”
Catherine non aveva risposto subito.
“Non abbiamo tempo, Catherine...”
Lei aveva annuito silenziosamente e Margareth l’aveva aiutata portandola fuori dalla stanza trascinandola.
 

Il filmato si interruppe e Miss Parker e Sidney si guardarono sorpresi.

"E' merito di Margareth se mia madre è ancora viva..." sussurrò Parker quasi in lacrime.

"Evidentemente Raines credeva che tua madre fosse morta dopo che le ha sparato, e poi è andato via con Ethan, non assicurandosi di controllare che fosse effettivamente morta..." spiegò Sidney.

"Grazie Broots...sul serio...ma ora devi continuare a cercare in quel dannato ufficio e vedere se trovi qualcosa sul mio...piccolo fratellino..."

"Non ho ancora trovato nulla, ma continuerò...Anche tutta la notte, se necessario..." concluse uscendo. 

SEATTLE, ore 3.00 a.m.

Jarod raggiunse il covo solo a tarda notte per non destare sospetti nei quattro ladri.

Entrò nella stanza dove si erano riuniti intorno al tavolo e li vide mentre esaminavano una grande mappa.

"Jarod... ma dove sei stato?" domandò Philip.

"Avevate ragione...c'era la polizia fuori dal rifugio...ma sono riuscito a depistarli, ecco perchè ci ho messo un po'...in ogni caso quel posto ormai è andato..."

"Sei stato in gamba..." gli disse Gary.

"Dovevate avvertirmi che mi sarei dovuto coprire le spalle da solo, nel caso fossero arrivati gli sbirri!" gridò.

Deborah entrò in quel momento: "Oh andiamo Jarod, non fare tante storie... Sei salvo no? Piuttosto concentriamoci sul nuovo colpo..."

Jarod si avvicinò al tavolo con la mappa e aspettò le spiegazioni della donna.

Sulla mappa c’erano le zone intorno alla Banca.

"La banca dispone di un sofisticato sistema di sicurezza, quindi non possiamo entrare dalla porta principale. Ci sono dei sensori che suonano se qualcuno entra armato e inoltre all'ingresso ci sono sempre due guardie che ci arresterebbero subito..." spiegò Deborah.

"Allora, da dove possiamo entrare?" chiese curioso Gary.

"L'unico punto d'accesso sono le fogne..." concluse Deborah.

"Stai scherzando vero?" domandò Philip.

"Mai stata più seria...non cominciare a lamentarti! L'altro problema è che quando entreremo in banca, gli impiegati potrebbero far scattare l'allarme da sotto i banconi e in pochi minuti saremmo circondati dalla polizia, quindi dobbiamo trovare una persona che manometta il sistema d'allarme. Purtroppo però nessuno di noi è in grado di farlo. Conoscete qualcuno che ci possa aiutare?"

"Io ho un amico che faceva questo tipo di lavori...E' appena uscito di prigione, e vive a Seattle. Potrei contattare lui!" suggerì Bill.

"E’ una persona fidata?" chiese la donna.

Bill annuì.

"Allora fallo subito!"

"Scusate ma....non serve chiamare un'altra persona e dividere il malloppo...qui c'è qualcuno in grado di fare il lavoro..." si intromise Jarod.

"Tu? Ti intendi di sistemi d'allarme?" chiese lei stupita.

"Beh...c'è stato un periodo in cui mi occupavo di smantellare i sistemi di allarme...sono piuttosto bravino nel farlo..." sorrise.

"Ehi, ma allora il problema è risolto!” sorrise Philip.

"Complimenti Jarod...ma come fai a conoscere e a saper fare cosi tante cose? Riesci a scassinare serrature, manomettere sistemi d'allarmi, aprire casseforti...” affermò sorpreso Gary.

"Beh...sono stato addestrato a fare un po' di tutto..." spiegò lui sorridendo e pensando al Centro.

"Sì, ma a quanto pare hai problemi di udito...Ci hai fatto perdere tempo inutile, facendoci discutere su dove contattare qualcuno di fidato che manomettesse quel sistema d'allarme, quando invece potevi dirci subito che sapevi farlo tu quel lavoro! La prossima volta vedi di svegliarti prima..." rispose indispettita Deborah. Certamente le dava fastidio aver trovato qualcuno che non solo era alla sua altezza, ma addirittura era più bravo di lei.

"Certo...ma sempre che tu non mi debba puntare addosso un'altra pistola per farmi parlare, decido io quando parlare e con chi...siamo intesi, Debby?" sussurrò guardandola male.

"Ehi senti, novellino..."

"Ragazzi… vogliamo riconcentrarci sulla mappa? Deborah, ci sono altre cose che dobbiamo sapere?" li interruppe Philip.

Deborah spostò il suo sguardo pieno di odio da Jarod alla mappa.

"Sì, abbiamo un altro problema: le guardie all'ingresso. Se loro ci vedessero all'interno, sicuramente chiamerebbero rinforzi...quindi la miglior cosa da fare è che qualcuno di noi stia fuori a distrarli, e credo che questo sia compito mio. Mi raccomando, agite nel massimo silenzio...La banca all'interno è insonorizzata, quindi i poliziotti fuori non vi sentiranno, ma non posso dire lo stesso se per caso uno di voi dovesse sparare...in quel caso i poliziotti se ne accorgerebbero e il colpo sarebbe sfumato!"

Jarod sorrise iniziando ad elaborare un suo piano di contrasto a quello di Deborah.

"Non preoccuparti, Deborah...non volerà neanche una mosca..." promise Gary.

"Bene...Il colpo è fissato tra due giorni. Vedrete che non falliremo!"

IL GIORNO DOPO, IL CENTRO, ore 11.33 a.m.

"Purtroppo non ho trovato nient'altro nell'ufficio di Raines...perciò ho cominciato a consultare gli archivi del Centro..." concluse Broots che stava aggiornando Parker e Sidney dopo una nottata passata a cercare.

"Dubito che troverai qualcosa lì...ti ricordo che gli archivi possono essere consultati da tutti, e la faccenda del bambino è una questione privata..." spiegò Sidney.

"Sidney, a cosa stai pensando?" sorrise Parker vedendo l’uomo pensieroso.

"Stavo pensando che i documenti che riguardano il bambino probabilmente si trovano nell'ufficio di Raines, ma sicuramente saranno nascosti sul suo computer!"

"Allora la cosa diventa complicata...nessuno conosce la password per accedere ai suoi file..." disse Broots.

"Beh ma...chi di noi è talmente bravo con i computer che potrebbe persino scovare un capello sulla testa di Raines?" rise Parker.

"Beh...io..." sorrise Broots vantandosi.

"E allora invece di stare qui a fare il pavone, muoviti e vai a metterti al lavoro! Oggi sei così fortunato che non solo Raines non è nel suo ufficio, ma oltretutto nemmeno Lyle si vede...è come se fossero scomparsi!"

Broots uscì contrariato.

SEATTLE, ore 3.00 p.m.

"...E quindi questo è il loro piano...Deborah ha pensato a tutto..."

"Accidenti...proprio geniale!" sorrise uno dei poliziotti.

Jarod si ritrovò a pensare che Deborah, in effetti, era molto furba. Aveva elaborato un piano praticamente perfetto, uno di quelli che solo lui era in grado di preparare...era la prima volta che si confrontava con una persona all’altezza della sua genialità.

"In ogni caso io mi metterò addosso una ricetrasmittente e mi farò installare una telecamerina sulla giacca..."

"D'accordo ma...come la mettiamo con Deborah?"

"Beh...ho in mente un bel piano per far venire un po' di paura a quei quattro..." sorrise Jarod. 

IL GIORNO DOPO, FIRST NATIONAL BANK DI SEATTLE, ore 12.00 a.m.

Deborah si mise un po’ di rossetto carminio sulle labbra e poi, sorridente, si avvicinò alle guardie che sostavano di fronte alla banca.

"Buongiorno..." sorrise maliziosamente.

I due la guardarono colpiti e diedero un’occhiata alla sua scollatura ed al suo spacco vistoso.

"Desidera qualcosa?" chiese il più giovane dei due.

"Mi stavo solo chiedendo cosa ci facevano due bei poliziotti come voi, qui fuori tutti soli?"

"Beh...è il nostro lavoro!" rispose l’altro un po’ imbarazzato.

"Allora forse potete aiutarmi...Sto cercando..."

In quel momento Jarod e gli altri erano sul retro della banca e lui si era collegato al server dei computer interni. Gli mancavano pochi secondi prima di disattivare del tutto gli allarmi.

"Bene...muoviamoci!"

"Accidenti, che puzza...ma dovevamo proprio passare dalla fogna?" si lamentò Philip.

"Non fare tante storie Philip!" rispose Gary.

"Possiamo muoverci invece di lamentarci?" gridò Jarod.

In pochi minuti avevano percorso tutto il canale ed erano riusciti ad entrare in banca dalle condotte dell’aria dei bagni.

Si misero i passamontagna e si spostarono nell’atrio centrale iniziando a puntare le pistole contro i cassieri.

"Fermi tutti! Questa è una rapina!” gridò Philip.

"Sdraiatevi a terra tutti quanti!" gridò Jarod con la pistola puntata contro i presenti.

“Tu, riempi tutti questi sacchi con i soldi del caveau o non arriverai a vedere domani mattina!” gridò Gary.

“Tu, aiutala!” gridò Bill.

Due ragazze corsero nel caveau e ne uscirono solo dopo diversi minuti con in mano un gran numero di sacchi pieni di soldi.

Gary, Philip e Bill li presero in mano e si prepararono ad uscire.

"Bene, possiamo andarcene!" disse Bill a Jarod.

Jarod sorrise vedendoli pronti a scappare, ma non fece ciò che era stato stabilito. Puntò la pistola in aria e sparò un colpo che riecheggiò in tutta la stanza e anche fuori.

"Non credo proprio...ora consegnerete a me i sacchi..."

"Ma sei impazzito?" chiese Philip.

"Per niente, sono molto lucido...e ti avviso: se non fate quello che ho detto farete una brutta fine...tutti e tre!"

Nel frattempo i poliziotti fuori si resero conto dello sparo e capirono ciò che stava succedendo.

"Ehi, quegli spari venivano da dentro!"

"Presto entriamo!”

Deborah cambiò espressione e si chiese chi fosse stato così stupido da sparare quando aveva spiegato molto attentamente che non dovevano farlo.

I due agenti entrarono in banca e puntarono le armi contro Jarod.

"Fermo...mani in alto!"

Jarod, invece di obbedire, puntò l’arma contro di loro e sparò ad entrambi facendoli cadere a terra.

In quel momento anche Deborah fece il suo ingresso dalla zona dei bagni e corse verso Jarod.

"Jarod, ma che ti è saltato in mente?"

"Ehi, stai buona dolcezza...ci voleva un po' di rumore qui dentro!" rise lui.

"Ne riparleremo al rifugio, ora andiamocene!"

"Se fai un solo passo... – tirò il caricatore - Ti ammazzo..."

"Tu sei matto!" gridò lei.

Gary, approfittando del momento di disattenzione, prese la sua pistola e la puntò contro Jarod.

"Bene, ora lo scherzo è finito!"

"Non farmi ridere, Gary...mi credi veramente un novellino? Le vostre pistole sono tutte caricate a salve..."

I tre controllarono e si resero conto che non avevano colpi in canna.

"Sì...ma la mia no!" sorrise Deborah puntando la sua arma contro Jarod.

Premette il grilletto, ma non riuscì a sparare.

"Già, la tua è semplicemente scarica..." spiegò Jarod mostrandole i proiettili.

"Che cosa vuoi? Qual è il tuo piano?" gridò lei.

"Beh me ne andrò da questa banca portando via tutti soldi...e vi lascerò qui ad aspettare l'arrivo della polizia..."

"Ehi, amico, noi siamo una squadra ricordi?" chiese Bill.

"Io ho sempre lavorato per il mio tornaconto...e mi meraviglio che tu, Debby, con la tua perspicacia...non l'abbia intuito fin dall'inizio!"

In quel momento la polizia irruppe nella banca e bloccò tutti quanti.

"Fermi tutti!"

"Mani in alto! Buttate a terra le armi..."

Jarod gettò l’arma e i tre guardarono divertiti la scena.

"Il tuo gioco è finito Jarod..." sorrise Deborah.

Gli agenti, però, si mossero solo verso loro tre e li ammanettarono.

"Ehi, ma che fate?" gridò Gary.

"E' lui il ladro!" gridò Deborah.

"Ma chi? Il capitano Holmes?" chiese un poliziotto.

"Come prego? Capitano?" sussurrò Deborah.

Jarod prese il distintivo dalla tasca: "Ah, già...mi ero dimenticato la cosa più importate...in realtà sono un poliziotto..." 

"Ma...tu avevi sparato ai due agenti!"

Ma come in risposta, i due si alzarono da terra e tolsero il corsetto antiproiettili.

"Anche la mia pistola era a salve...proprio come le vostre!" rise guardando i tre ladri.

"Sei un bastardo!" gridò Deborah.

"Beh...è stato bello lavorare con voi!" concluse vedendoli portare via dai suoi uomini.

IL CENTRO, ore 4.00 p.m.

Broots entrò per la milionesima volta correndo nell’ufficio di Parker, dove lei e Sidney aspettavano sue notizie dalla mattina.

"Miss Parker...Sidney!"

I due lo guardarono alzandosi.

"Finalmente ho scoperto la password del computer di Raines e ho trovato un filmato che riguarda il bambino! Ecco...l'ho scaricato su questo dischetto!"

"Ben fatto Broots... - lo prese lei mettendolo nel computer - Vediamolo subito..."

Il filmato mostrava suo padre e Raines in un colloquio avuto qualche tempo prima.
"Raines...a che punto sei con l'ultima simulazione del bambino?" chiedeva Mr. Parker.
"L'ha quasi terminata...Sono molto soddisfatto!"
"E’ stata una fortuna che il bambino possegga, come Jarod, le doti per essere un simulatore..."
"Il bambino è migliore di Jarod...anzi posso dire che è perfino migliore del clone di Jarod!"
"Quindi sarà possibile addestrare il bambino per poi trovare Jarod più in fretta ed ucciderlo?"
"Ci scommetterei assolutamente...Il fatto che è così piccolo ci dà buone possibilità...I bambini piccoli imparano molto più in fretta!"
"Allora non perdiamo tempo...Jarod è ancora libero e il Triumvirato lo vuole morto al più presto! Contiamo tutti sulle doti del bambino..."
Raines annuiva e poi usciva dall’ufficio del signor Parker.
 

Broots tolse il dischetto, dato che Parker era raggelata.

"Non posso credere che mio padre abbia permesso di fare questo a suo figlio...è veramente un uomo senza scrupoli..." sussurrò disgustata.

"E' incredibile...Raines sta sfruttando il piccolo Parker con l'unico scopo di trovare Jarod ed ucciderlo!"

"Dobbiamo portarlo via dal Centro al più presto, Sidney...Prima che sia troppo tardi..." rispose lei.

CASA DI MISS PARKER, ore 10.19 p.m.

Parker era nuovamente al telefono con Jarod e aveva appena finito di spiegargli ogni cosa.

"Non posso ancora crederci, Jarod...com'è possibile che mio padre permetta una cosa simile? Quale padre farebbe questo al proprio figlio?"

"Tu sai chi è tuo padre...lo conosci..."

"Mi sono sempre rifiutata di ammettere...che mio padre, o meglio il presunto tale...in realtà è un mostro che sfrutta bambini innocenti rovinando le loro vite ed elabora piani diabolici per soddisfare la sua sete di potere..."

Jarod sorrise: era felice di sapere che finalmente Parker ammetteva la vera natura di suo padre.

"Vedrai... finirà tutto presto e il bambino crescerà finalmente in una famiglia stabile che gli vorrà bene..."

"Già...crescerà in quella famiglia...che noi non abbiamo mai potuto avere proprio per colpa sua..." riattaccò.

Jarod guardò per un momento la cornetta senza smettere di sentire la mancanza di Miss Parker. Poi sorrise...


Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004/05 Antonio Genna

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