Jarod il Camaleonte Italia

La Virtual Season 6
di "Jarod il Camaleonte"

Episodio 9: L'identità svelata


Racconto appartenente alla Virtual Season 6 di "Jarod il Camaleonte", scritto da Maura e Rossella e pubblicato in esclusiva su Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod".


IL CAST


JAROD

MISS PARKER

SIDNEY

BROOTS

MR. LYLE

MR. RAINES

MR. PARKER
   

GUEST STAR


JEFF HUSTON

KATHY GREY

MICHAEL

ROSS WINGARD

MICHELLE

CLARICE

MEXICO CITY, ore 4.00 p.m.

Jarod stava sistemando le ultime cose al rifugio. Se i suoi calcoli erano esatti entro breve sarebbero arrivati i suoi inseguitori e così stava lasciando tutti gli indizi per  Michael, il libretto rosso per Sidney e un ricordino per Miss Parker. Sorrise appoggiando il quaderno sul tavolo e poi si accorse che la televisione era ancora accesa. Prese in mano la valigia e si avvicinò all’apparecchio per spegnerlo. Ma quando fece per premere il pulsante, notò che il telegiornale passò a dare le notizie di cronaca recente.

“...E non è certamente il primo sconvolgente caso di cronaca, ma nuovamente il popolo americano si trova coinvolto in questa tragedia...”

Jarod alzò il volume.

“Colleghiamoci con il nostro corrispondente a Philadelphia...”

“E’ successo proprio ieri in questa scuola della periferia di Philadelphia: l’ennesimo caso di pedofilia. Un professore ha aggredito e violentato una ragazzina di dodici anni, mentre si trovava in classe a sistemare alcune cose prima della pausa pranzo. Sebbene l’uomo abbia dichiarato di essere innocente...”

“Non sono stato io! Ve lo giuro, sono innocente!” gridò un uomo che compariva durante il servizio. Era il professore portato via dalla polizia.

“Restano ancora molti dubbi sulla sua presunta innocenza...per il momento da Philadelphia è tutto...”

“Bene, torniamo pure al nostro Super Bowl...”

Jarod spense il televisore: decise che voleva vederci chiaro in quella faccenda... 

PHILADELPHIA, DUE GIORNI DOPO, ore 10.00 a.m.

“Salve a tutti...sono il professor Jarod Berryman e sono il vostro nuovo supplente!” disse Jarod entrando in classe ed appoggiando la borsa sulla scrivania...

E’ un simulatore
Sidney: “Devi concentrarti, Jarod!”
Separato dalla sua famiglia…
Jarod: “Un giorno…anch’io troverò mia madre”
…Ne aveva trovata un’altra
Jarod a Sidney: “Sei ancora…la mia famiglia”
Jarod a Miss Parker “ In fondo vogliamo tutti e due una sola cosa...non rimanere da soli”
E’ fuggito
Jarod a Miss Parker: “Grazie per non avermi fatto catturare”
E ora ha ritrovato la sua
Jarod: “Sei una sorella fantastica!”
Emily: “E tu un fratello straordinario!”
…E ha trovato l’amore
Miss Parker: “Jarod, perché sei qui?” (Jarod bacia Miss Parker)
Paziente: "La ringrazio..."
Jarod: "Jarod Overstreet... per oggi…"

IL CENTRO, ore 11.00 a.m.

Sidney stava camminando nei corridoi alla ricerca di Miss Parker. Tutt’a un tratto la vide mentre, probabilmente, era proprio alla sua ricerca.

"Buongiorno Parker!"

"Da quando al Centro è un buon giorno?"

Sidney sorrise: “Hai parlato a tuo padre di Michael?"

"No, Sid...devo capire da sola chi è veramente Michael...io mi fidavo di lui e non voglio consegnarlo a mio padre...senza prima aver scoperto la verità..."

Sid annuì "Mi sembra la cosa più giusta da fare, anche perché credo che Michael possa aiutarti...in ogni caso potrebbe avere qualche informazione che ti riguarda!"

"Non ho avvisato mio padre perché Michael è...un amico...non vorrei metterlo in pericolo inutilmente, conosco mio padre e so cosa gli farebbe...però dubito che abbia delle informazioni per me..." rispose lei andandosene.

Sidney la guardò un attimo dubbioso, poi la seguì. 

PHILADELPHIA, un’ora dopo

Jarod aveva appena finito di fare l’appello e stava spiegando ai ragazzi come mai si trovava lì con loro.

"Lei è qui per sostituire il professor Houston?" gli chiese un bambino.

Jarod lo guardò un po’ desolato ed annuì.

"E' il professore che è appena stato arrestato?" gli chiese.

I bambini si incupirono un momento, poi annuirono anch’essi rattristati.

Jarod capì che doveva smorzare la tensione, così pensò di far fare loro degli esercizi.

"Vediamo di fare questo esercizio tutti insieme...si tratta di una comprensione scritta, poi dovrete rispondere ai vero o falso, d'accordo?"

Iniziò a passare in mezzo ai banchi e consegnare loro una scheda che aveva appena fotocopiato.

Tornò alla cattedra e notò che due bambini, invece di fare il compito, stavano parlottando fra loro. Prese forza ed assunse un tono autoritario richiamandoli.

"Allora? Dovreste fare l'esercizio come tutti gli altri, di cosa state parlando? Qualcosa che possano sapere tutti i vostri compagni?"

“Oh...ecco noi...stavamo parlando della nostra compagna di scuola, Kathy Grey..."

"Già...capisco che siate rimasti sconvolti anche voi...come sta Kathy ora?"

"So che si è chiusa in un mutismo totale, non parla più con nessuno da giorni, neanche con sua madre..." rispose un’altra ragazza.

"Sono giorni che se ne sta nella sua stanza senza neanche mangiare e voci qui a scuola dicono che i suoi genitori la manderanno in un istituto!" aggiunse un altro.

"Non dovete credere a quello che sentite dire in giro, in tv o leggete sui giornali..." li rimproverò Jarod, sapendo come la stampa fosse in grado di distorcere i fatti reali.

"Ma è la verità...è questa la fine che fanno i bambini a cui succedono cose simili...Presto i genitori si stancano di loro e li affidano agli istituti!"

"Ragazzi...ascoltatemi tutti... – sussurrò Jarod sedendosi alla cattedra - Non dovete nemmeno pensare a cose simili...voi siete dei ragazzini intelligenti e capite ciò che è successo a Kathy...vi assicuro che i genitori avranno cura di lei, non la lasceranno star male..."

Loro annuirono poco convinti.

"Bene...ora torniamo alla nostra comprensione, va bene? Fra un quarto d'ora controlliamo le risposte...coraggio..."

I ragazzi sorrisero e tornarono a svolgere l’esercizio, mentre Jarod si sedeva alla cattedra. Sapeva di avere ragione, ma per un attimo immaginò Kathy chiusa fra le mura di una fredda cella...Non avrebbe mai permesso una cosa simile, non dopo tutto quello che lui aveva passato rinchiuso al Centro... 

IL CENTRO, ore 2.00 p.m.

Parker era insieme a Broots nell’ufficio di Sidney. Stavano cercando di capire cos’altro fosse emerso dalle ricerche su Michael...

"Purtroppo non ho trovato nient'altro negli archivi del Centro riguardo a Michael e neanche nel suo ufficio!" spiegò Broots.

"Beh...non hai controllato abbastanza...ora torneremo nell'ufficio di Michael insieme tu ed io..." replicò lei amareggiata.

Poi si voltò verso Sidney: "MIchael è al Centro?"

"L'ho visto uscire poco fa dall'edificio...la via è libera!"

Parker si avviò verso la porta, ma Broots non la seguiva.

"Allora?" gridò.

"Devo...proprio venire?"

"Hai più paura della tua ombra, che Michael ti scopra...o della mia reazione a questa domanda inutile?"

"L'ultima volta che sono entrato nell'ufficio di Michael stavo per essere scoperto e..."

Parker fece un cenno col braccio e, senza aspettare oltre, uscì dall’ufficio di Sidney diretta verso quello di Michael.

Arrivata alla meta entrò senza dare nell’occhio; la luce era spenta e di Michael non c’era traccia da nessuna parte. Chiuse la porta dietro di sé ed iniziò a guardare ovunque: nella sua scrivania, nel suo armadio, nello schedario...

Stava per demordere, quando notò che l’ultimo cassetto della scrivania aveva un doppio fondo. Sorrise e lo aprì trovando finalmente ciò che stava cercando. C’era un distintivo da poliziotto insieme ad una pistola immatricolata a Chicago. Parker prese il distintivo e, infuriata come non mai, lo aprì scoprendo la vera identità di Michael.

“Che bastardo! E’ un poliziotto, non uno spazzino...” sussurrò.

PHILADELPHIA, ore 4.00 p.m.

Jarod aveva aspettato la fine delle lezioni per andare a far visita a Michelle, la madre di Kathy. Ora si trovava in soggiorno e stava dialogando con lei riguardo a sua figlia...

"La ringrazio della sua visita, professor Berryman!"

"Non deve ringraziarmi, sono anch'io preoccupato per Kathy, come tutto il corpo insegnanti...come sta?"

"Purtroppo da quando è successo se ne sta sempre nella sua stanza e non parla più...Quello che mi solleva è il fatto che l'uomo che le ha fatto quello, è stato arrestato!" sussurrò lei con rabbia.

"Kathy sa che è il professor Houston è stato arrestato?"

"Sì, gliel'ho detto non appena ho ricevuto la notizia, ma appena l'ho informata, stranamente si è messa a piangere...chissà perché..."

Jarod sapeva il perché. Forse Kathy sapeva che Houston era innocente, poiché sapeva benissimo chi l’aveva aggredita.

Jarod ricordò anche che Houston aveva affermato di essere innocente davanti alla telecamere. Si era fidato del suo sguardo rattristato...

"Michelle...potrei vedere Kathy? Sa, ho fatto dei corsi di psicologia infantile e quindi potrei darle una mano...se me lo permette..."

"Beh...abbiamo già uno psicologo che si sta occupando di lei, ma perché no?"

I due salirono verso la camera della bambina e la madre aprì lentamente la porta. Kathy era sdraiata sul tappeto ed era immobile. Con lei c’era solo un enorme gatto nero dal pelo lungo che faceva le fusa.

"Kathy, è venuta una persona a trovarti..." disse la madre.

"Ciao Kathy...mi chiamo Jarod e sono un tuo nuovo professore..."

Lei non lo guardò. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e non riusciva a colloquiare con nessuno.

La madre, sperando che Jarod potesse aiutarla, uscì dalla stanza.

"Che bella camera che hai Kathy...e quanti bei giocattoli...sono tutti tuoi?" chiese lui guardando in giro.

Poi sulla scrivania vide un giocattolo molto strano che non aveva mai visto prima: era formato da due parti incollate fra loro attraverso cui scorreva un filo lungo. Lo prese in mano ma il giocattolo si mosse verso terra, senza però toccare il suolo.

"Che cos'è?" chiese curioso.

"Deve essere molto facile usarlo, eppure io non ne sono capace...potresti mostrarmelo tu..." le chiese avvicinandosi.

La bambina non disse niente.

"Bene...vorrà dire che scoprirò da solo come usarlo...me lo presteresti? Te lo riporterò presto..."

lei si voltò verso Jarod ed annuì dopo un po’. Lui allora sorrise.

"Grazie Kathy...ti prometto che troverò chi ti ha fatto questo...io penso che non sia stato veramente il professor Houston...e qualcosa mi dice che anche tu lo sai..." 

Si mosse verso la porta.

“Ci vediamo presto!" sorrise. Poi uscì.

IL CENTRO, ore 7.00 p.m.

"Non riesco a credere che Michael sia un poliziotto!" disse Sidney stupito.

Anche Broots sembrava senza parole.

"Mi sembra assurdo che ci abbia mentito così spudoratamente...sono così arrabbiata...ne devo parlare con mio padre!"

"Aspetta Parker...ti consiglio di parlarne prima con Michael di questa storia... Sono sicuro che avrà una spiegazione! Altrimenti perché si sarebbe spacciato per uno spazzino?"

Parker lo guardò poco convinta: secondo lei Michael era semplicemente un impostore. Ma poi pensò ai momenti passati con lui e capì che non poteva condannarlo all’accusa di suo padre...senza prima sapere la verità...

“D'accordo Sid...come al solito ascolterò il vecchio saggio e aspetterò...ma troverò il modo di farlo parlare, e questa volta mi dovrà dire tutta la verità, o lo ammazzo con le mie mani..."

PHILADELPHIA, IL GIORNO DOPO, ore 11.00 a.m.

Jarod era seduto di fronte ad un vetro nell’aula di visite del carcere dove era stato portato Houston. Aveva richiesto di vederlo fingendosi un collega ed amico dell’uomo, così ora lo aspettava. Una porta di aprì e Houston andò a sedersi prendendo in mano la cornetta.

"Jeff Houston? Sono il suo nuovo sostituto, mi chiamo Jarod Berryman..."

"Vedo che mi hanno rimpiazzato in fretta..." replicò lui.

"Presto la farò liberare...io non credo che lei sia colpevole..."

"Grazie della fiducia...anche perché non sono io il colpevole, anche se le prove sono tutte contro di me!"

"Cos'è successo quel giorno? Lei dove si trovava?"

"Ero in sala professori e sfortunatamente ero solo. Ad un tratto ho sentito Kathy gridare e quando sono entrato nella sua aula l'ho trovata distesa a terra che piangeva. Ovviamente sono andato a soccorrerla chiedendo cosa le fosse successo, ma in quel momento sono arrivati gli altri miei colleghi e mi hanno visto con lei. Quando l'abbiamo portata in ospedale e i dottori ci hanno detto che era stata violentata, tutti si sono accaniti contro di me, dicendo che ero io il colpevole..."

Jarod si trovò spaesato: sembrava che quell’uomo dicesse la verità. Lo intuiva.

"Lei può tirarmi fuori di qui?"

"Lo farò...anche per Kathy...stia tranquillo..."

"La ringrazio..."

Jarod annuì.

PHILADELPHIA, ore 1.00 p.m.

Jarod entrò in sala professori e si preparò a tornare in aula dopo la pausa mensa dei ragazzi. Una sua collega lo raggiunse sorridendo.

"Ma dove sei stato questa mattina, Jarod? Ti ho cercato dappertutto!"

"Ho chiesto una mattina di permesso perché dovevo...fare delle cose importanti..."

"E cos'hai fatto di cosi importante per saltare ore di scuola?" chiese un altro insegnante, Ross Wingard. Era il vicepreside della scuola e Jarod lo aveva conosciuto il giorno prima.

"Sono stato a trovare Kathy Grey...e poi sono passato anche dal professor Houston..."

"Come sta la bambina?" chiese Clarice, la sua collega.

"Il trauma che ha subito è enorme...non sarà facile darle una mano e farla tornare alla normalità...."

"Sicuramente quella bambina finirà male..." contestò Ross.

"Che intendi dire?" chiese Jarod perplesso.

"Finirà sicuramente in qualche istituto per bambini che hanno subito traumi simili..."

"Io lo impedirò...farò di tutto perché non succeda niente a Kathy!"

"Tu?" chiese Clarice divertita.

"Già...io..." annuì Jarod.

Ross e Clarice lo guardarono scettici.

"Se non sbaglio, prima hai detto che sei andato a trovare Jeff. Come sta?" chiese Ross.

"Non molto bene...io ero quasi certo che non fosse stato lui ad aggredire Kathy...e dopo averci parlato ne sono convintissimo!"

"Secondo me il caso è chiuso, anche se stento a credere che Jeff abbia fatto una cosa simile..." replicò Clarice.

"Mai farsi ingannare dalle apparenze..." disse Ross uscendo dall’aula. Jarod lo guardò con fare sospettoso, pensando che aveva proprio ragione...

IL CENTRO, ore 4.00 p.m.

"Miss Parker... sei sicura che funzionerà?" sussurrò Broots senza smettere di camminare avanti e indietro per l’ufficio di Parker.

"Sta calmo...sono certa che funzionerà...e poi smettila di andare avanti e indietro e di fare domande assurde!"

"No, non riesco proprio a calmarmi!"

IN quel momento qualcuno bussò alla porta e Parker disse di entrare.

"Miss Parker...mi hai fatto chiamare?" sorrise Michael entrando.

"Certo...entra pure Michael!" sorrise lei fingendo ospitalità.

Lui chiuse la porta e poi riprese: “Novità su Jarod, per caso?"

"No...vorrei sapere se c'è qualcosa...che devi dirmi..." sussurrò lei avvicinandosi.

"No...di che stai parlando?"

Lei sorrise e poi si avviò alla scrivania. Aprì un cassetto e gettò dei fogli sul tavolo.

"Cosa sarebbero?" domandò lui fingendo indifferenza dopo averli presi in mano.

"Sono documenti d'identità dello spazzino che doveva venire qui...O hai fatto una plastica facciale...o sei diventato un nuovo Michael Jackson...oppure questo nella foto non sei tu!" gridò lei.

"Non capisco dove vuoi arrivare..."

"Andiamo, piantala di giocare con me! Non sei l'uomo che è stato mandato dal Triumvirato e quindi sei un impostore! In effetti...hanno sempre mandato degli spazzini neri...avrei dovuto capirlo subito!"

Michael stette zitto.

"Ah...dimenticavo il meglio! Il tuo bellissimo e lucente distintivo da poliziotto!” gridò lanciandolo vicino a lui.

Michael lo guardò e sospirò, capendo di essere stato scoperto.

"Ora, Agente...dimmi subito chi sei se non vuoi che dica a mio padre che ho trovato l'infiltrato che cercano da giorni..."

"E va bene, lo ammetto...sono l'agente speciale Michael Fox, della sezione infiltrati di Chicago!”

"Chi ti manda?"

"Per caso...Jarod?" sussurrò Broots.

"No... sono stato mandato da...tua madre, Miss Parker. Catherine!"

Si bloccò un attimo perché la vide sconvolta, ma poi riprese: "E anche da un'altra donna che tu conosci molto bene..."

"Margareth..." sussurrò lei sorridendo.

"Sono stato mandato da tua madre e Margareth come infiltrato al Centro per cercare di scoprire il più possibile sul giro di affari che c’è qui...traffico di bambini rapiti, mercanzia e contrabbando d’armi...ce n’è per tutti i gusti... mi hanno mandato per condannare, appena possibile, tutti quelli che ci lavorano"

"Quindi sono coinvolta anch'io...vero?"

"No...ho consultato gli archivi del Centro e tu non sei colpevole di nessun reato...come del resto neanche tu Broots...e nemmeno Sidney...Voi siete state delle pedine sfruttate al momento giusto, ma ora vi state tirando fuori dal marcio che c’è qui...e per questo spesso avete rischiato anche la morte..."

Parker si trovò a pensare all’incidente, a Tommy, a Jarod...

"Caspita...tutto ciò è confortante...mi hai preso in giro per mesi, Michael...dicendomi che eravamo simili e che avevamo auto un passato difficile..." sussurrò lei delusa.

"Su quello sono stato sincero...il mio passato e tutto quello che ti ho raccontato...è tutto vero..."

Lei, sorpresa, non rispose.

"E ora che sai la verità, devi sapere un'altra cosa importante, che riguarda il piccolo Parker..."

"Dimmi tutto!" sussurrò lei sempre più impaziente.

"Ecco io..."

Il cellulare di Michael squillò in quel momento.

"Pronto... sì signore...vengo subito!"

Mise via il telefono e tornò a guardare i due interlocutori.

"Era Raines... Devo andare subito da lui!"

"Michael, abbiamo ancora molte cose di cui parlare..." disse lei.

"Stasera, troviamoci nel mio ufficio alle dieci. Ti svelerò tutto sul bambino...e su quello che ancora non sai..."

Lei annuì e poi lui uscì dall’ufficio lasciando i due soli.

PHILADELPHIA, ore 5.00 p.m.

"Kathy non parla ancora, ma si è ripresa un po’...non è ancora pronta a tornare a scuola, comunque...e temo che non lo sarà ancora per un bel po’..." spiegò la madre a Jarod.

"Sono sicuro che non sia stato il professor Houston..." disse lui guardando la bambina giocare col gatto in salotto.

"Ma come è possibile? Tutte le prove erano contro di lui. Quando, quel giorno, i professori sono entrati nell'aula di Kathy, hanno visto lì Huston e anche se lui ha subito detto che era arrivato poco prima di loro e Kathy stava già piangendo, nessuno gli ha creduto...e poi il professor Ross Wingard, il vicepreside, ha testimoniato di aver visto Huston entrare nell'aula dove c'era Kathy subito dopo le lezioni!"

"Sta scherzando? Wingard ha davvero testimoniato contro Houston?"

"Sì, esatto..."

Jarod capì immediatamente come dovevano essere andate le cose. Di certo era Wingard il vero colpevole, gli serviva solamente una conferma...

"Senta...poteri rimanere qualche minuto solo con Kathy? La prego" sussurrò.

Lei annuì ed uscì dal salotto dirigendosi in cucina.

"Sai Kathy...ho capito come si usava il tuo yoyo...è così che si chiama, vero?" sorrise facendolo andare di fronte a lei.

"Comunque non è stato facile...ora te lo ridò..." disse porgendoglielo. Lei, a sorpresa, lo prese in mano e lo mise in terra. “Kathy...anche se ti costa molto...ho bisogno di un ultimo favore...”

Lei lo guardò e lui prese in mano la foto del professor Houston mostrandogliela.

“Kathy...devi dirmi...se è questo l’uomo cattivo che ti ha fatto del male...”

Lei guardò bene la foto e dopo un po’ scosse violentemente la testa. Jarod sorrise e le mostrò la foto di Wingard.

“E’ lui, Kathy?”

Lei guardò la foto spaventata e poi si nascose dietro al divano.

“Già...forse è meglio non esagerare per oggi...”

Si alzò e si mosse verso l’ingresso.

"Sì, è lui l'uomo cattivo!" gridò Kathy.

Jarod corse verso di lei e si sedette.

“Ne sei certa?”

Lei annuì ed iniziò a piangere.

"Punisci l'uomo cattivo, ti prego!" gridò saltando in braccio a Jarod.

Lui la strinse forte mentre Michelle sopraggiungeva.

"Lo farò Kathy...te lo prometto..."

La donna corse dalla figlia e l’abbracciò.

"Kathy hai parlato...ma cos'è successo?" sorrise rivolta verso Jarod.

Lui la guardò e poi tornò ad osservare la foto di Wingard.

"Ora sappiamo chi ha aggredito Kathy...e giustizia sarà fatta..." sussurrò stringendo la foto nella mano e distruggendola...

IL CENTRO, ore 7.00 p.m.

Sidney e Miss Parker erano nell’ufficio di lui e cercavano di chiarire la situazione prima dell’incontro di quella sera. Broots camminava nuovamente avanti e indietro, ancora scosso.

"Non posso crederci...Michael è stato mandato da tua madre e da Margareth?"

"Sì, Sidney...tutto combacia...sono state loro e stasera MIchael mi deve rivelare altre cose...cose che riguardano il bambino, Sid..."

"Ehi, Miss Parker...credi che quello che ti dirà Michael sia collegato agli strani atteggiamenti di Raines degli ultimi giorni...e alla conversazione tra Lyle e Willie che aveva sentito Sidney?"

Lei annuì: "Non lo credo...ne sono certa..."

"E finalmente sapremo la verità sul bambino..." replicò Sidney.

Parker annuì.

PHILADEPLHIA, ore 9.00 p.m.

Jarod prese in mano il telefono e compose il numero di Ross Wingard. Lui non ci mise molto a rispondere.

"Pronto?"

"Ehi Ross...sono Jarod...scusa l'ora tarda ma dovrei parlarti..."

"Ah, Jarod...dimmi..." rispose lui poco entusiasta.

"Si tratta di Kathy Grey..."

Wingard iniziò a sudare freddo.

"E cioè?"

"La polizia ha trovato delle nuove prove...dicono che non è stato Houston ad aggredirla, ma un altro professore dell'istituto..."

"E perché hai chiamato proprio me?"

"Beh...visto che tu sei il vicepreside mi è parso giusto informarti prima di parlare con la preside...ho fatto male?"

"Ah...no, no hai fatto benissimo! Anzi incontriamoci subito a scuola, d'accordo? Così ne parliamo...E ti prego, non contattare ancora la preside!"

"Bene...allora ci vediamo a scuola fra un'ora...ti aspetto in sala professori..." concluse Jarod.

UN’ORA DOPO 

Ross entrò a scuola controllando di aver caricato la pistola. Si addentrò in sala professori, ma quando provò ad accendere le luci non ci riuscì.

"Jarod?" gridò un po’ preoccupato.

"Sono qui Ross..." rispose lui mostrandosi con una torcia.

"Ma come mai è tutto buio?"

"C'è stato un piccolo blackout, non so perché...ma abbiamo ben altro di cui parlare..." sussurrò sorridendo.

"Sì, giusto. Allora dimmi, che prove ha trovato la polizia?"

"Beh...vedi Ross, ti ho detto una piccola bugia...le prove di cui ti ho parlato...le ho trovato io...e me le ha date Kathy...sospettavo di te fin da subito, ma ho parlato con lei per avere la conferma dei miei dubbi..."

"Non dire fesserie...la bambina non parla e comunque io non c'entro niente con quello che le è successo!"

"Sbagliato! Kathy ha ricominciato a parlare proprio oggi...e mi ha detto che sei stato tu a violentarla! Era terrorizzata, ma ora è tornata quella di prima..."

"Mi chiedo come tu possa credere a quella ragazzina...ingenuo!" ridacchiò lui.

"E quale motivo avrebbe per mentire...sei solo uno schifoso...aggredire così una ragazzina indifesa...e poi non solo hai commesso un crimine, ma hai anche fatto arrestare un'altra persona al tuo posto...e così Houston è finito in galera per colpa tua..."

"Non hai nessuna prova..." replicò lui.

"Beh...ho consultato gli archivi della polizia e ho scoperto che non era la prima volta, vero? Avevi già provato ad aggredire una ragazza in un altro istituto ed eri stato licenziato...ti sei fatto un paio d'anni in prigione, ma non ti sono bastati, vero?" gridò.

Wingard non rispose.

"E' tutto contro di te, Ross...ogni prova...e forse è il momento di confessare!"

Ross annuì e poi prese la pistola puntandola contro Jarod.

"Vuoi proprio che confessi? E va bene...sì sono stato io, ma nessuno lo verrà mai a sapere perché farò in modo che quella mocciosa non parli...e nemmeno tu!"

"Non credo proprio, Ross..."

In quel momento la luce si riaccese e un mucchio di poliziotti entrarono nella sala bloccando Wingard e facendolo stendere a terra. Lui iniziò a gridare che era innocente, ma i poliziotti lo trascinarono via. Jarod lo guardò con sommo odio e poi si avviò verso casa...

IL CENTRO, ore 10.04 p.m.

Parker si guardò intorno; convinta che la via fosse libera entrò nell’ufficio di Michael e lo vide seduto alla scrivania. Lui immediatamente si alzò e le si avvicinò.

"Ti aspettavo..."

"Coraggio, Michael...voglio sapere ogni cosa sul bambino..." sussurrò lei.

Lui sospirò: "In quest'ultimo periodo, la tua famiglia... compreso Raines...sta tenendo nascosto il bambino in isolamento nel sottolivello 25 e..."

"Questo lo sapevo già - lo interruppe lei - Ma per quale motivo lo tengono la sotto?"

"Quando troverò le prove di quello che sto per dirti, riuscirò ad incastrare il Centro, finalmente. Raines...e tuo padre...stanno utilizzando il bambino per..."

La porta si aprì e il signor Parker entrò seguito da Lyle nell’ufficio.

"Papà...come..."

Un colpo. Parker si voltò di scatto e vide Michael cadere a terra di fronte a lei. Non poteva fare nulla per aiutarlo: era morto.

Una scena terribilmente familiare le si prostrava dinnanzi. Si voltò verso suo padre che pareva soddisfatto.

"Sospettavamo che fosse lui l'infiltrato, e ora che abbiamo trovato le prove, abbiamo potuto agire. Complimenti angelo, è stato anche merito tuo se abbiamo scoperto di Michael!"

"Perché, cosa avrei fatto io?" domandò lei cercando di non piangere.

"Ti abbiamo tenuta d'occhio in questi ultimi giorni e abbiamo notato che tu, Broots e Sidney stavate facendo ricerche su Michael...così io, papà e Raines abbiamo fatto ricerche più approfondite e grazie alle nostre fonti esterne, abbiamo scoperto che era un poliziotto infiltrato per chissà quali piani!" spiegò Lyle.

"Se Lyle non avesse notato che tu stavi facendo ricerche su Michael, non avremmo sospettato minimamente di lui. Per questo il merito va anche a te...Però potevi

anche avvertirci che sospettavi di lui!" concluse il signor Parker fingendo di non sapere nulla riguardo al rapporto fra la figlia e Michael. Lei lo guardò con sommo odio, ma capì che era colpa sua se Michael era morto...Lo guardò sdraiato a terra e poi chiese a Lyle: “Sapete anche...chi lo manda?"

"No, purtroppo questo non lo sappiamo. Per caso tu l'hai scoperto?" domandò lui.

Parker guardò Michael e ripensò a sua madre.

“...non dovete assolutamente fidarvi di nessuno, tranne che di voi stessi…”

"No...non ne ho idea..." rispose.

Guardò suo padre e poi uscì dall’ufficio pronta ad andarsene. I sensi di colpa la stavano facendo impazzire...

PHILADELPHIA, DUE GIORNI DOPO, ore 11.00 a.m.

Jarod era nel giardino di Michelle e i due contemplavano Kathy che giocava con un nuovo cagnolino e con il gatto.

"Grazie per quello che hai fatto Jarod...è stato merito tuo se Kathy ora parla di nuovo!" spiegò la madre notando la figlia ridere.

"Oh beh...non credo che sia poi solo merito mio..." rispose lui osservando Kathy. Sorrise.

"Grazie a te il professor Huston è stato scagionato e Kathy è tornata quella di prima, anche se purtroppo i ricordi sono rimasti e rimarranno per sempre..." s’incupì Michelle.

"Vedrai...starà meglio, te lo assicuro...si riprenderà completamente!"

Michelle lo abbracciò: "Grazie ancora, Jarod!"

Lui le sorrise e poi si mosse verso Kathy.

"Kathy...come stai?" le chiese abbassandosi e accarezzando il gatto.

"Meglio Jarod...voglio darti una cosa!" sorrise lei.

Si voltò e prese in mano lo yoyo dandolo a Jarod.

"Questo è per te!"

Lui sorrise e i suoi occhi divennero per un attimo lucidi.

“Grazie...non sai quanto mi fai felice..."

Poi la strinse forte: "Abbi cura di te, Kathy..."

Si alzò e si mosse verso l’uscita dal giardino. Si voltò ancora un momento e guardò Kathy, in braccio a sua madre. Le due lo salutarono e poi lui se ne andò, senza smettere  di giocare con lo yoyo...


Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004/05 Antonio Genna

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