La
Virtual Season 6
di "Jarod il Camaleonte"
Episodio 8: Segreti
Racconto
appartenente alla
Virtual Season 6 di "Jarod il Camaleonte",
scritto da
Maura
e Rossella
e pubblicato in esclusiva su
Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di
proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della
serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e
sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di
lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due
autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod".
IL CAST
JAROD |
MISS PARKER |
SIDNEY |
BROOTS |
MR. LYLE |
MR. RAINES |
MR. PARKER |
GUEST STAR
ELLIOTT ALTMAN |
MARISA SELLERS |
MICHAEL |
PAUL |
SAM POTTER |
NEW YORK, ore 10.00 a.m.
Jarod si gustava tranquillamente il suo gelato. L’aveva acquistato ad un chiosco di un gelataio, attorniato da molti bambini che si erano stupiti a vederlo fare la fila per prendere un piccolo cono alla panna. Si mise a camminare verso il Central Park, ma decise di prendere una scorciatoia per il vicoletto di fianco al chiosco.
Stava muovendosi tranquillamente, quando una ragazza entrante dalla via laterale e che correva come una matta, gli cadde addosso. Jarod la trattenne e lei gridò quando lo vide, un po’ spaventata.
"Ehi...sta bene, signorina?"
"La prego, mi deve aiutare... quell'uomo mi sta inseguendo!" gridò lei indicando un uomo che arrivava proprio dall’angolo da dove era sbucata lei stessa.
Jarod, un po’ intimorito dalla grandezza dell’uomo, si mise a scudo della ragazza che indietreggiò.
"Non so perché tu la stia inseguendo, ma ora è meglio che te ne vada e lasci in pace questa ragazza...altrimenti chiamo la polizia..."
"L'hai fatto di nuovo vero?" chiese lui riferendosi alla donna.
Lei annuì sentendosi in colpa, così si scostò da dietro Jarod.
"Non perdiamo tempo, Sam mi ha appena chiamato e ti vuole vedere subito!"
"Uffa...e va bene Paul, andiamo!" concluse lei muovendosi verso l’uomo.
"Qualcuno vuole spiegarmi?" chiese Jarod sempre più spaesato.
"Io sono la guardia del corpo di questa ragazza..."
"Già...io mi chiamo Marisa Sellers...mi dispiace se ti ho mentito ma...diciamo che volevo solo essere lasciata un po’ in pace!"
"Marisa a volte si comporta come una ragazzina, non è la prima volta che mi fa questo scherzetto!"
"Beh, sei ancora vivo, no?"
"Ora andiamo..." concluse lui prendendola sotto braccio.
"Mi scusi ancora..." sussurrò lei verso Jarod.
"Scuse accettate, non si preoccupi..."
Jarod fece per andarsene, quando una macchina arrivò nel vicolo; i finestrini si abbassarono e due uomini tirarono fuori dei mitra mirando verso Marisa. Jarod corse verso di lei gridandole di abbassarsi e la gettò a terra soccorrendola proprio mentre i mitra cominciavano a scaricare colpi su di loro.
Dopo un minuto di spari, la macchina sgommò e se ne andò in fretta, mentre i tre colpiti si ricompattavano.
“Stai bene?” chiese Jarod alla ragazza.
“Sì, tutto apposto...”
Jarod si guardò intorno e vide Paul rialzarsi, così tirò un sospiro di sollievo.
"Insomma...non credo che qui sia tutto apposto...e voglio sapere cosa sta succedendo..." disse rivolto a Marisa.
Lei lo guardò preoccupata...
MEMPHIS, ore 11.00 a.m.
Parker sfondò la porta con tanta forza che credette di averla fatta cadere. Dietro di lei, Sidney, Michael e Broots. Entrarono nell’appartamento che era stato l’ultimo rifugio di Jarod e iniziarono a rovistare dappertutto insieme agli spazzini del Centro. Ma di Jarod, ovviamente, non c’era già più traccia.
"E' inutile, Jarod non è più qui...tanto per cambiare lo abbiamo perso!" gridò Parker contrariata.
Sidney si avvicinò ad un tavolo dove trovò il solito libretto rosso e si mosse verso Parker mostrandoglielo. Lei annuì.
"Qualche altro indizio?" chiese Michael curioso.
"Non abbiamo altri indizi questa volta...niente che lasci presupporre le sue prossime attività!" rispose lei un po’ arrabbiata. Sembrava che questa volta Jarod avesse deciso di lasciar perdere gli indovinelli.
"Beh, forse...si sta prendendo una vacanza!" suggerì Michael ironicamente.
"Ehi, perché non...andiamo in vacanza anche noi?" chiese Broots sorridendo.
Miss Parker lo guardò fulminandolo e lui abbassò lo sguardo mentre Sidney scoppiava a ridere.
"Torniamo al Centro, tanto qui non c'è più niente da fare!" concluse Michael.
Sidney, una volta notato che era uscito, si avvicinò a Parker con discrezione.
"Parker...ho notato che in questi giorni Michael si comporta stranamente...Non l'hai notato anche tu?"
"Non essere ridicolo, Sid..."
BROADWAY, ore 2.00 p.m.
Jarod, Marisa e Paul entrarono negli studi dove il manager della ragazza li attendeva. Un uomo corse loro incontro abbracciando Marisa.
"Marisa...stai bene?"
"Sì, Sam, sto bene! Ma il merito va a Jarod...Jarod questo è Sam, il mio manager!"
"Sam Potter..." rispose lui porgendogli la mano.
Jarod la strinse: “Jarod..."
Non trovando il cognome adatto, trovò dietro Sam un poster di un musical che si chiamava Cats.
“...Catson...” concluse.
"La ringrazio per quello che ha fatto per Marisa!"
"Si figuri...ho fatto solo il mio dovere! Ho avuto i riflessi pronti..." rise.
"E tu... – ringhiò rivolto a Paul – Imbecille! Il tuo compito era quello di proteggerla! Se non fosse stato per quest'uomo ora lei sarebbe morta! Dove diavolo eri?"
"Ma...capo io..."
"Niente ma! Sei licenziato, idiota! E ora sparisci!" gridò indicando l’uscita.
Paul, un po’ rammaricato, si mosse verso di essa mentre Marisa lo guardava mestamente.
"Dannazione...ora però dovremmo cercare qualcun altro che lo sostituisca! Ma dove la trovo un'altra guardia del corpo? Ci vorranno giorni per trovare quella giusta!"
Iniziò a camminare avanti e indietro nervosamente.
"Ci sono volute settimane per trovare Paul..."
“Ehi Sam...io credo che la soluzione sia davanti ai tuoi occhi!" sorrise Marisa indicando Jarod. Lui fece una faccia stupita.
"Ma...dico, sei impazzita? Non sappiamo nulla di lui!"
"Beh, ma è stato molto bravo a proteggermi! Che lavoro fai?"
"Beh, qualche tempo fa ho fatto...il poliziotto!" rispose Jarod.
“Ma allora saresti perfetto, sempre che tu sia d'accordo!"
"Pensavo di prendermi un periodo di vacanza, ma...non ho nulla da fare, e poi non ho mai fatto la guardia del corpo!" disse sorridendo.
"E' fuori discussione...come ho detto prima non lo conosciamo affatto!" ringhiò Sam, poco convinto della scelta affrettata.
"Quegli uomini sono ancora là fuori e non aspetteranno di certo che tu ne trova un altro!" rispose a tono Marisa.
"Con tutto il rispetto, signor Potter...può fidarsi di me...non conoscevo nemmeno Marisa e le ho salvato la vita...le giuro che può aver fiducia!"
Potter guardò attentamente Jarod e poi Marisa, che annuiva soddisfatta.
"E va bene, avete vinto...benvenuto a bordo! Farai un periodo di prova di una settimana, contento?" disse Sam stringendogli la mano.
Marisa lo abbracciò felice, mentre Jarod si trovava a ridere della situazione quanto mai inaspettata...
IL CENTRO, ore 3.00 p.m.
Broots e Sidney stavano ancora confabulando, quando entrò Miss Parker nell’ufficio del dottore. Come al solito, non aveva bussato...
"Insomma, cosa diavolo sono tutti questi segreti? E' mai possibile che voi due vi zittiate il novanta per cento delle volte che entro nel tuo ufficio, Sid?"
gridò nervosamente sbattendo la porta dietro di sé.
"Stavamo parlando di Michael!" rispose Broots.
"Secondo noi sta nascondendo qualcosa!"
"Sid, ti ho detto di smetterla...non ho notato niente di strano in lui, ma perché vi create problemi anche quando non ce ne sono in realtà?"
"In questi ultimi giorni se ne sta sempre in ufficio...Secondo me si sta nascondendo da qualcuno!"
"Sidney, quale motivo avrebbe per fare qualcosa del genere? E' solamente un agente del Centro che deve catturare Jarod..."
Sidney la guardò poco convinto e Parker capì immediatamente che avrebbe dovuto farlo contento per chiudere in fretta la questione.
"E va bene...se ti fa stare più tranquillo...Broots farà qualche indagine su di lui!"
Lei lo guardò sorridendo, lui la guardò male.
"Starai scherzando!"
Lei sorrise di nuovo e indicò la porta con il pollice.
"No...non sta scherzando..." sussurrò Broots uscendo mestamente.
BROADWAY, IL GIORNO DOPO, ore 11.00 a.m.
Marisa stava provando la sua parte del musical di Cats. Stava preparando un’audizione per il musical e provava il bellissimo tema di Memory cantato da Grizabella, la protagonista.
Appena finita l’ora di prova, Sam l’avvicinò.
"Marisa, oggi hai un appuntamento con Gale Edwards!" le disse guardando l’agenda.
Lei annuì un po’ contrariata.
"Jarod occupati tu di accompagnarla!" gli disse.
"Certamente!"
"Ancora con Gale Edwards...non ne posso più!" commentò Marisa non appena Sam si fu allontanato.
"Perché?"
"Perché è già il quarto appuntamento con lei...Se non fosse per quel suo musical la manderei a quel paese!"
"Beh...io non l'ho mai sentita nominare...è così importante?"
"Ma stai scherzando? Gale è famosissima! Ha fatto la nuova versione di Jesus Christ Superstar!"
"E che cos'è? Un film?"
Lei lo guardò bloccandosi.
"E' il famoso musical! Il più grande di tutti i tempi...Non dirmi che non ne hai mai sentito parlare!" gridò stupita.
"Vagamente... - si salvò in corner lui - Comunque...ti senti tranquilla ad uscire dopo la sparatoria? Voglio dire...non sei un po' scossa?"
"Non è proprio la mia prima volta...Con il tempo ci fai l'abitudine!" rispose lei fin troppo tranquilla.
"Senti ma...non potresti spiegarmi per quale motivo quelle persone ti cercano?"
"Non ne ho idea...è già da qualche tempo che provano ad uccidermi, ma non ci sono mai riusciti fortunatamente! Chissà, forse qualche attrice è gelosa di me e vuole farmi fuori!" rise cercando di cambiare argomento.
"Non mi sembra possibile, Marisa...una persona non si sveglia un giorno con la voglia improvvisa di perseguitare un'attrice teatrale...mi stai nascondendo qualcosa...e visto che dobbiamo fidarci l'una dell'altro non capisco per quale motivo..."
"Senti, Jarod...Anche se io ti stessi nascondendo qualcosa, non ti devo nessuna spiegazione, tieni il naso fuori dai miei affari privati!" replicò lei andandosene verso il suo camerino. Ma Jarod non si convinse e si indirizzò verso l’ufficio di Sam...
"Sam...se devo difendere Marisa...forse è giusto che io sappia da cosa..."
"Aspetta, aspetta...Che stai dicendo?" disse Sam quando Jarod si trovò seduto di fronte a lui.
"Voglio sapere perché stanno cercando di ucciderla...e di chi si tratta! Prima ne ho parlato con lei, ma è molto cocciuta e non vuole spiegarmi nulla..."
"Beh, io sono l'ultima persona alla quale dovresti chiedere...Io conosco Marisa solo da un paio di mesi e in questo periodo lei è sempre stata minacciata! Anche io più di una volta le ho chiesto il motivo, ma lei non mi ha mai risposto...E lascia che ti dica una cosa: basta una sola parola di Marisa e io mi ritrovo senza lavoro, quindi è meglio che tenga la bocca chiusa...e dovresti farlo anche tu!"
Jarod annuì senza convinzione ed uscì dall’ufficio.
IL CENTRO, ore 2.00 p.m.
Parker era andata velocemente verso l’ufficio del padre, dato che l’aveva chiamata d’urgenza per parlare con lei. Aprì la porta dopo aver bussato e si guardò intorno.
"Mi hai fatto chiamare, Papà?"
"Sì, angelo, vieni..."
Parker chiuse la porta dietro di sé e solo allora vide Raines e Lyle seduti di fronte al padre.
"Ma che bel quadretto famigliare..." sorrise ironicamente.
"Ti prego, sii seria. Dobbiamo parlarti..." rispose Lyle.
"Ci proverò..."
"Hai notato qualcosa di strano in questi ultimi giorni?" chiese il padre.
"Dipende se per strano intendi...l'odore fetido che si sente giù nei sottolivelli...ma forse quello deriva dalla tua crema per la calvizie, Raines... comunque no, niente di più strano del solito!"
Raines la guardò male, ma il signor Parker si intromise.
"Temiamo che al Centro ci sia un infiltrato, ma non sappiamo chi sia ne per chi lavori..." spiegò.
"Già...sappiamo soltanto che qualcuno è qui al Centro per indagare riguardo a qualcosa...c’è stata una gran fuga di notizie nell’ultimo periodo! Secondo noi è qualcuno mandato da Jarod..." spiegò Lyle.
"La trovo un'ipotesi assurda...Jarod non ha mai avuto bisogno di infiltrati al Centro, lui sa sempre cosa succede qui dentro...anche meglio di me..." replicò lei voltandosi verso il padre.
"C'è sempre una prima volta...Comunque tieni gli occhi aperti e non fidarti di nessuno!" bisbigliò Raines.
"Beh, in questo sono diventata un'esperta...dato che non posso fidarmi di nessuno qui dentro: né del mio amato fratellino, né dell'adorato Raines...né di te, papà..."
"Di cosa stai parlando?"
"Te l'ho già detto papà...io non mi fido di una persona che mente...e riguardo alla storia di tuo figlio, mi hai sicuramente mentito...voglio sapere la verità riguardo al bambino!"
"Ne abbiamo già parlato. Il bambino non è ancora guarito del tutto e Raines lo sta tenendo in osservazione..."
"Già...Così Raines è diventato tutt'a un tratto il magico e buon dottore che guarisce dai mali del mondo?” gridò rivolta a Raines. Poi il suo sguardo si spostò su Lyle: “E tu...perché hai parlato di simulazioni con Willie?"
"Simulazioni? Non so di che parli!"
"Andiamo, ti ho sentito parlare con lui di simulazioni, proprio davanti alla sua cella...parlavate di simulazioni che dovevano essere fatte col bambino..."
Nuovamente Parker pregò che Sidney non si fosse sbagliato.
Lyle stette un secondo a pensare, poi come fulminato rispose.
"Ah, già, ora ricordo! Sì, qualche giorno fa ne ho parlato con Willie ma non stiamo affatto sfruttando il bambino!"
Lei lo guardò poco convinta e senza capire dove volesse arrivare.
"Tuo fratello con la parola simulazione, si riferiva a piccoli esercizi che lo aiutano a sviluppare le sue doti già alte, vero Lyle?"
"Sì, esatto, papà..."
"Io credevo che..."
"Abbiamo notato che il bambino è troppo intelligente per farlo andare ad una normale scuola pubblica, così stiamo valutando di fargli prendere delle lezioni private qui al Centro, viste anche le sue precarie condizioni di salute..." concluse Lyle.
"Angelo, come hai potuto pensare anche solo minimamente che stessi sfruttando mio figlio? E poi comunque il bambino non è cosi intelligente da poter essere un simulatore!"
Parker era affranta e profondamente umiliata. Si vergognava molto di ciò che aveva pensato, ma allo stesso tempo sentiva che non poteva essere tutto lì...
Guardò i tre un po’ in soggezione, poi si riprese.
"Mi dispiace...Comunque state tranquilli...se c'è un infiltrato lo troverò... puoi starne certo, papà..."
Diede un’ultima occhiata ai suoi interlocutori e poi uscì.
BROADWAY, ore 3.00 p.m.
Jarod si sistemò la cravatta, assunse un’aria seria e poi si mosse verso il primo poliziotto giovane che trovò di fronte a sè.
Aveva chiamato un paio d’ore prima fingendo di essere un inviato da Washington che doveva occuparsi di controlli di routine e il capo della polizia aveva risposto gentilmente dicendo che l’avrebbe atteso con gioia.
Il ragazzo che aveva adocchiato, gli si avvicinò.
"Salve, mi chiamo Jarod Tatcher..."
"Non sono stato avvisato dell’arrivo di uno nuovo!"
Jarod era vestito molto bene e aveva una finta targhetta di identificazione sulla giacca.
"Beh, io non sono esattamente un nuovo comune, agente... - guardò il nome sulla divisa - Murphy..."
In quel momento il capo vide la scena da lontano.
"Mi dispiace, ma non posso farla entrare!"
"Agente Tatcher, che piacere averla qui! Permette...sono il capitano Pounds!” sorrise stringendogli la mano. Poi si voltò verso il poliziotto.
"Murphy, che diavolo combini?"
"La cortesia non è certo il suo forte..." aggiunse Jarod.
"Ma non ero stato avvertito, capo!"
"Lui non è uno nuovo, Murphy...è l'agente speciale Jarod Tatcher! Lavora a Washington ed è venuto qui per fare delle ricerche importanti! E ora tornatene al lavoro!" concluse indicando una scrivania.
"S-sì capo!"
"I miei uomini del dipartimento a Washington sono molto più disciplinati...non tratterebbero mai un superiore in questo modo!" disse Jarod fingendo di essere molto scocciato per quella faccenda.
"Non so davvero come scusarmi! Non si ripeterà più...Murphy è solo una recluta appena arrivata...”
"Se lo dice lei...mi sento più sollevato! Ora mi dica dove posso trovare un computer, il dipartimento non ha tempo da perdere..."
"Oh, sì certo! Da questa parte, prego..." sorrise indicando l’ufficio computer.
"Buon lavoro, agente!"
Il capo chiuse la porta e lasciò jarod solo nella stanza. Si sedette ed iniziò immediatamente a controllare tutti gli archivi della polizia degli ultimi due anni...e non ci mise molto a scoprire cose interessanti riguardo alle persone con cui aveva a che fare...
IL CENTRO, ore 6.00 p.m.
"Mi è sembrato molto strano Sidney...erano almeno due anni che non vedevo un tale affiatamento tra mio padre, Raines e Lyle...e non mi convince per niente la faccenda delle lezioni di potenziamento...comunque questo è stato il minimo, dato che abbiamo un nuovo problema..."
"Ti vedo molto preoccupata per il bambino...Tu credi a quello che ti ha detto tuo padre?"
Parker lo guardò confusa. Gli aveva appena spiegato della faccenda dell’infiltrato e del compito affidatole dal padre, ma riusciva a pensare solo al piccolo Parker in quel momento...
Broots entrò trafelato nell’ufficio e bloccò i dubbi di Miss Parker.
"Miss Parker...Sidney!"
"Broots calmati...se corri ancora un po' più veloce finirai con lo scompigliarti i capelli!" sorrise lei sedendosi.
"Ti prego, sii seria! Ho scoperto una cosa assurda..."
"Di che si tratta?" chiese svogliatamente lei.
"Beh...Michael non è chi dice di essere!"
A questo punto Parker si alzò e rubò i fogli di mano a Broots con violenza e iniziò a leggere velocemente.
"Che dicono, Parker?" chiese Sidney.
"Sono documenti di identità della persona che il Triumvirato doveva mandare qui per cercare Jarod...le carte d'identità dello spazzino prescelto e che doveva venire a soffiarmi il posto..."
"Doveva?" domandò lui non capendo.
"Già, proprio cosi, Sidney...doveva!" spiegò Broots. Prese un altro foglio che aveva in mano Parker e glielo mostrò: era la foto di un uomo africano. Nero.
"Secondo questi documenti è lui lo spazzino che sarebbe dovuto venire al Centro!"
"Broots...corri di nuovo in ufficio, voglio sapere tutto di quest'uomo..."
Broots annuì ed uscì.
Parker si sedette preoccupata senza smettere di guardare la foto.
"Dopo quello che abbiamo scoperto...inizi a pensare che sia stato Jarod a mandare l'infiltrato?”
Lei lo guardò perplessa...
BROADWAY, ore 7.00 p.m.
Jarod entrò nel camerino di Marisa senza bussare.
"Beh... dov’è finita l'educazione?"
"Sai Marisa...non è difficile per un ex-poliziotto fare delle ricerche in dipartimento...si scoprono un mucchio di cose interessanti frugando negli archivi della polizia!"
"Ma di che stai parlando?"
Le lanciò delle foto sul mobile dove si stava truccando e lei iniziò ad osservarle curiosa.
"Marisa Turner, prostituta di Chicago che fino a quattro mesi fa era l'amante del famigerato boss della droga Elliott Altman...la polizia lo cerca da anni e non ha mai avuto successo!"
Lei non disse nulla.
"Sai, è incredibile come questa ragazza ti assomigli...non credo che tu abbia una gemella in giro...quindi l'unica spiegazione plausibile...è che sia tu..."
Jarod sospirò e si calmò.
"Ora tu mi dici subito perché ti vogliono uccidere e chi ti sta cercando...si tratta di Elliott, vero?"
Lei annuì e sospirò.
"Fino a tre mesi fa ero l'amante di Elliott...volevo uscire da quella vita, non volevo più essere una prostituta, così me ne sono andata da Chicago senza dirgli niente...sono stata aiutata da un mio cliente abituale che era un avvocato...sono venuta qui a New York dove ho incontrato Sam, e grazie a lui sono diventata un'attrice! Devo ammettere che la recitazione era una passione che non avevo ancora scoperto...ed ero molto brava...” sorrise, ma poi si fece subito seria.
“Poi Elliott è riuscito a trovarmi grazie alle pubblicità e alle interviste trasmesse in tv...ora mi vuole uccidere perché essendo stata l'amante di un boss della droga ho conosciuto i suoi fornitori e altri delinquenti che lavorano per lui...teme che io possa denunciarlo..."
"A proposito...ho fatto delle ricerche molto approfondite e ho scoperto un'altra cosa...riguarda Paul, la tua ex-guardia del corpo..."
"Paul? E di che si tratta?"
"Anche Paul lavora per Altman...stava aspettando il momento buono per eseguire gli ordini e ucciderti..."
"Cosa? Ma non è possibile!"
"Quando ci siamo incontrati...la macchina è arrivata all'improvviso, eppure Paul si è buttato a terra lontano da te...è stato un puro caso che ci sia stato io a salvarti la vita, Marisa...era un'imboscata perfetta e ben congegnata...mi dispiace..."
"Ora capisco perché gli uomini di Altman, dovunque io andassi...mi trovavano sempre...Era Paul che li avvertiva!"
Jarod annuì.
"Allora presto riusciranno a trovarmi e ad uccidermi..." sospirò lei.
"No, non ci riusciranno...troverò il modo per stanare Altman e lo consegneremo alla polizia..."
"E come, dal momento che neanche la polizia l'ha mai trovato?"
"Ma noi abbiamo qualcosa che loro non avevano: abbiamo qualcuno che possa portarci da lui: Paul!"
"No, non funzionerebbe mai, Jarod. Apprezzo il tuo aiuto, ma è tutto inutile... Non riuscirai ad incastrare un uomo potente come Elliott! Ora scusami, ma ho delle cose da fare..."
Uscì dal camerino, lasciando Jarod da solo e sospirante.
IL CENTRO, ore 9.00 p.m.
Parker e Sidney camminavano per i corridoi del Centro; stavano cercando di parlare in tranquillità aspettando notizie ulteriori sull’uomo mandato dal Triumvirato. Parker continuava a pensare che non poteva essere subentrato Jarod, non era da lui. Se solo fosse stata meno dura con lui, forse ora avrebbe potuto chiamarlo e capire cosa stava succedendo...ma aveva troppo orgoglio o troppo poco coraggio per tentare di sentirlo...
"Non posso proprio crederci Sidney...credo che Michael sia l'infiltrato di cui parlava mio padre...ma mi sembra così assurdo che non sia la persona...che aveva detto di essere"
Parker pensava ai momenti passati con lui: all’ascensore, al bacio...non credeva possibile che fosse stato tutto finto...
"Intendi avvisare tuo padre dei nostri sospetti?"
"Per quale motivo non dovrei farlo?"
"Rifletti, Parker...Lui potrebbe avere una spiegazione per quello che ha fatto..."
Parker scoppiò in una risatina nervosa: "Non siamo ridicoli, Sid..."
In quel momento scorsero in lontananza Broots e gli andarono incontro.
"Miss Parker, Miss Parker!"
Una volta vicino gridò: “Ho scoperto che..."
Parker lo guardò come a fargli capire che l’avrebbe ucciso se avesse aperto ancora bocca, così lui si zittì. I tre si allontanarono dal gruppo di persone intorno a loro ed entrarono in ascensore. Una volta chiuse le porte, Parker riprese.
"Allora, cosa hai scoperto?"
"Una cosa molto interessante Miss Parker..."
Le diede un foglio in mano.
"Questa l'ho trovata nell'ufficio di Michael...è stata intercettata da lui, ed era diretta a Raines...non voleva che la leggesse..." spiegò mentre Parker iniziava a leggere.
Da: IL
TRIUMVIRATO
A: SIGNOR RAINES
OGGETTO: NUOVO ARRIVO AL CENTRO
Signor Raines,
non riusciamo ancora a capire come, ma l’aereo che trasportava il nostro inviato
per occuparsi del caso di Jarod è precipitato. Ci stiamo mobilitando per trovare
un’altra persona idonea all’incarico, ma potrebbero volerci anche dei mesi...Nel
frattempo cercate in ogni modo di trovare Jarod...
"Non ci posso credere...eppure tutto si spiega..." sospirò Parker passandola a Sidney.
Lui fece in tempo a leggerla, poi l’ascensore si aprì e piegò il foglio con finta indifferenza. Di fronte a loro c’era proprio Michael.
"Ah, Miss Parker...Sidney, Broots...mi fa piacere vedere che prendi ancora l’ascensore..." sorrise lui.
Parker si sforzò di sorridere e le porte dell’ascensore si chiusero di nuovo una volta che loro tre furono usciti.
“Parker... sei ancora intenzionata ad avvisare tuo padre?" domandò Sidney. Lei lo guardò sconvolta...
BROADWAY, ore 10.00 p.m.
"Pronto?"
"Ciao Paul, ti ricordi ancora di me?" chiese Marisa al telefono.
"Marisa! Perché mi hai chiamato?"
"Semplicemente per informarti che sei riassunto come mia guardia del corpo... Sempre che tu lo voglia!"
"Che ne è stato di quell'uomo che ti ha salvata?"
"Ma chi? Parli di quell'idiota di Jarod? L'ho licenziato qualche ora fa... diciamo che non eseguiva i miei ordini ed era troppo attento a tenere la testa nei miei affari... Allora, ti va di rientrare a far parte del mio team?"
"Certo...ci speravo..."
"Perfetto! Ah, senti, ti ho chiamato anche per dirti che ti devo parlare di una questione privata... Ti va di trovarci questa sera al Paramount per le 11.00??"
"Sì, va bene. Ci sarò. A dopo!"
Marisa chiuse la chiamata. Si voltò e vide Jarod sorriderle maliziosamente...
Ore 11.05 p.m.
Paul entrò nel teatro controllando che la sua pistola fosse carica. Una volta sul palco, però, la nascose e chiamò a gran voce Marisa. Lei apparve da dietro le quinte insieme a Jarod.
"Marisa...ma come...Non l'avevi licenziato?"
"No, Paul...Ti ho fatto venire qui perché voglio sapere se è vero che lavori per Elliott Altman!"
Lui guardò Jarod con odio profondo.
"Ti sei fatto assumere solo per eseguire i suoi ordini...sei uno degli uomini di Altman, lo sappiamo...E sei incaricato di ucciderla!"
"Marisa, non crederai a questa storia vero? Cos'altro le hai raccontato?"
"Le ho mostrato i referti dei medici legali che mostravano tutte le persone che hai ucciso per ordine di Altman...e non è stato difficile scoprire il vostro piano..."
"E va bene lo confesso...è vero, lavoro per lui... – tirò fuori la pistola e la puntò verso di loro - Anche stasera ho ricevuto l'ordine di ucciderti, Marisa... ed è quello che farò!"
Lei, impaurita, si nascose di fianco a Jarod e lui alzò le mani con cautela muovendosi verso di lui.
"Io non credo che lo farai, Paul..."
Paul sorrise e poi sparò due colpi contro Jarod e uno contro Marisa. Entrambi caddero terra e Paul uscì dal teatro soddisfatto...
"Allora Paul...tutto risolto?" domandò Altman con in mano un sigaro. Si trovavano in un magazzino poco lontano dal teatro, dove Elliott si era nascosto quella notte.
"Sì, capo...tutto sistemato! Marisa è morta e con lei anche la sua fidatissima guardia del corpo!"
"Ma come sarebbe guardia del corpo? Non l'aveva licenziato?"
"No, tutt'altro... Marisa mi ha mentito per attirarmi in quel teatro stasera e insieme alla sua guardia del corpo voleva che ammettessi che ero io l'autore degli attentati di Marisa...Ovviamente io ho confessato...prima di ucciderli...si è fidata troppo di quell’uomo!"
"Chissà mai cosa speravano di farne della tua confessione..." rise Altman.
“Purtroppo la confessione in mano di un vivo...vale moltissimo, Paul...salve signor Altman!" sorrise Jarod.
I due non fecero in tempo a reagire che furono circondati da una marea di poliziotti che li ammanettarono.
"Ma come? Tu eri morto!" gridò Paul sdraiato a terra.
"Sai, Paul...un vero killer si rende conto quando le sue vittime indossano un giubbotto antiproiettili...e soprattutto si rende conto di essere seguito da un mucchio di poliziotti verso il covo del suo boss...Eri talmente pieno di te dopo averci "ucciso" che non ci hai nemmeno sentito seguirti..."
"Sei proprio un imbecille! Sei licenziato!" gridò Altman.
"Non le conviene, Altman...una guardia del corpo potrebbe servirle in prigione...Potete portarli via, Murphy!"
Il ragazzino sorrise quasi a ringraziare Jarod di essersi fidato di lui; poi portò via i due malviventi e Jarod, sorridendo, raggiunse Marisa in teatro.
Parker inspirò profondamente. Non aveva dormito per niente pensando a ciò che doveva confessare a suo padre. Entrò nel suo ufficio e lo vide solo alla scrivania.
"Angelo! Come mai qui?"
Lei si avvicinò senza rispondere.
“Mi sembri preoccupata..."
Lei lo guardò zitta: non sapeva cosa dirgli...le balenavano in testa mille cose...che la stavano convincendo a non dirgli la verità...
"Chi ti ha ordinato di non dirmi niente? Raines?"
Lui scosse la testa: “Tuo padre...”
"Sai...in fondo non siamo così diversi noi due...
"Sono solo...molto preoccupata per la faccenda dell'infiltrato...Io e Sidney non abbiamo ancora scoperto nulla, nonostante Broots stia facendo molte ricerche..."
"Sono preoccupato anch'io...Comunque continuate a cercare, prima o poi lo troveremo!"
"Papà...tu...voi, avete qualche sospetto?"
"Io, tuo fratello e Raines stiamo facendo le nostre ricerche, ma purtroppo ancora nessun riscontro..."
Lei annuì: "Lo troveremo papà...ora torno al lavoro..."
Si sforzò di sorridere e uscì dall’ufficio lasciando il padre.
Non sapeva se aveva fatto la cosa giusta o meno, ma di certo lo avrebbe scoperto molto presto...
BROADWAY, ore 6.00 p.m.
"Allora...addio Marisa...e mi raccomando, abbi cura di te..." sussurrò Jarod abbracciando la ragazza.
"Grazie per tutto quello che hai fatto per me Jarod..."
"Hai detto a Sam la verità su...te ed Altman?"
"No, non ancora, ma intendo farlo subito..." sussurrò lei.
"In bocca al lupo, Marisa...spero di vederti presto a lavorare con Gale, allora!" ridacchiò Jarod.
Lei scoppiò a ridere e poi raggiunse Sam. Jarod la udì da lontano: "Sam, dovrei parlarti..."
"Sì, certo...Andiamo nel mio ufficio!"
Jarod sorrise, pensando che non si sarebbe mai più preso una vacanza in vita sua, se doveva essere così massacrante...
UNA SETTIMANA DOPO, RENO, ore 11.00 p.m.
“Il Caesar Palace di Reno è lieto di presentarvi una nuova attrazione...Signore e signori, il nostro unico, incredibile, Jarod Sellers, si esibirà con la sua band dei magnifici brani tratti dal musical Jesus Christ Superstar...buon ascolto a tutti!”
Jarod uscì una volta apertosi il sipario. Sorrise e si avvicinò al microfono pronto a cantare...
Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004/05 Antonio Genna