La
Virtual Season 6
di "Jarod il Camaleonte"
Episodio 7: Paura d'amare
Racconto
appartenente alla
Virtual Season 6 di "Jarod il Camaleonte",
scritto da
Maura
e Rossella
e pubblicato in esclusiva su
Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di
proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della
serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e
sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di
lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due
autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod".
IL CAST
JAROD |
MISS PARKER |
SIDNEY |
BROOTS |
MR. LYLE |
MR. RAINES |
MR. PARKER |
GUEST STAR
KEVIN COX |
LYDIA STEVENSON |
MICHAEL |
WILLIE LO SPAZZINO |
|
COLORADO, DENVER, ore 4.00 p.m.
"Jarod è stato uno dei migliori professori di psicologia che abbiamo mai avuto!"
"Ricordo che alcuni studenti della mia classe avevano problemi famigliari e Jarod non si è limitato solo a far loro da professore, ma li ha anche aiutati a superare i loro problemi!"
"Non è in grado di risolvere i suoi, ma quelli degli altri sì..." bofonchiò Parker rivolgendosi a Sidney.
Parker, Sidney e Michael ascoltavano con attenzione ciò che i due studenti della Facoltà di Psicologia di Denver stavano dicendo. Jarod aveva lasciato indizi che portavano proprio a quell’università, e a quanto pare si era deciso a risolvere problemi psicologici non solo per sé stesso, ma anche per gli altri...
"Jarod ha lasciato qualcosa?" chiese Michael.
I due ragazzi annuirono e porsero il libro a Miss Parker che lo guardò poco interessata. Poi diedero a Sidney il quadernetto rosso.
"Oh, guarda un po’, Freud...molto interessante!" sorrise Broots.
"Certo, per sistemare i cervelli danneggiati come il tuo, Broots!" sorrise Parker.
"Avete idea di dove possa essere andato?" domandò Michael.
"No, non ne abbiamo idea"
"Grazie mille, ragazzi!" concluse Parker.
Il gruppetto si spostò, mentre Sidney esaminava il volume su Freud.
"Una cosa è sicura: in qualunque posto sia ora Jarod...sta facendo qualcosa che ha a che fare con la psicologia!" sentenziò Michael.
Jarod alzò la testa dalle scartoffie che stava compilando sull’ultimo cliente che aveva avuto, un ex-tossicomane con manie depressive.
"Il prossimo!" disse.
"Buongiorno dottore...non vedevo l'ora di avere un'altra seduta con lei!" disse una donna con una scollatura notevole entrando nell’ufficio.
Jarod sorride.
Tutte a me le mandano?
MEMPHIS, ore 5.00 p.m.
“Il mio ragazzo mi ha mollato un mese fa, e non riesco proprio a superarlo dottore...”
“Perché non si prende una bella vacanza?”
“Beh...ma forse esorcizzerei meglio il mio problema buttandomi a capofitto in una nuova storia...vuol darmi una mano?”
Jarod sorrise e invitò la giovane ad uscire.
Ore 5.30 p.m.
“Il mio vicino disturba i miei gatti suonando l’oboe...”
“Perché, lei quanti gatti ha?”
“Nessuno...Ma potrei averne!”
Ore 6.00 p.m.
Jarod era esausto: aveva avuto più sedute in quel pomeriggio che in tutta la sua vita; però aveva ancora l’ultima in orario, poi avrebbe finito. Fece entrare la cliente preparandosi al peggio.
La ragazza sembrava giovane e si sedette salutandolo cortesemente e un po’ nervosamente. Jarod la scrutò a fondo.
“Mia madre mi ha consigliato di venire, ma non credo che lei possa aiutarmi...”
Jarod sorrise e si rese conto che finalmente aveva trovato una persona che aveva davvero bisogno del suo aiuto.
IL CENTRO, nel frattempo
Parker e Broots entrarono nell’ufficio di Sidney parlottando. Stavano ancora pensando alla visita in Colorado del giorno precedente e volevano coinvolgere anche Sidney nelle loro conclusioni.
"Comunque, ovviamente Michael ha ragione, se Jarod ha lasciato quel libro o è per fare un omaggio a Sidney, o per inveire contro di me...o perché si sta occupando di psicologia!"
"Purtroppo non abbiamo trovato nient'altro di interessante in quella scuola ma..." Broots si bloccò ad un cenno della mano di Parker. Stava fissando Sidney, che sembrava pensieroso.
"Sidney! Ma che diavolo hai? E' tutta mattina che a mala pena rispondi...cos'è successo?"
Sidney si accorse della loro presenza e si avvicinò loro con circospezione.
"Ho visto di nuovo Raines aggirarsi da solo nei sottolivelli!"
"Sidney...l'abbiamo seguito per ore senza scoprire niente...forse è solo malinconia dei bei tempi in cui torturava i suoi pupilli là sotto...o forse respira meglio vicino alle fogne insieme agli esseri che più gli assomigliano, i ratti..." rispose Parker ironicamente.
"No, no...sta combinando qualcosa. Non l'ho mai visto cosi strano! Ricordo che l'ultima volta che agiva così di nascosto è stato anni fa, quando Jarod è stato portato al Centro la prima volta!"
"Senti Sid...se ti fa stare più tranquillo ci organizzeremo per stargli nuovamente alle costole..."
Stava già per guardare Broots, quando Sidney intervenne a bloccare la sua idea.
"Io ho un'idea migliore!"
Broots e Parker lo guardarono curiosi.
MEMPHIS
"Perché non mi racconta...anzi, diamoci del tu... – sorrise poi Jarod - Perché non mi racconti la tua storia, così cercherò di darti una mano..."
"Ecco...un mese fa mi sono separata dal mio ragazzo e da allora...sono entrata in crisi..."
"Perché vi siete lasciati, Lydia?"
"Avevamo dei problemi e...credevo si sarebbero risolti lasciandoci. Invece non è stato così...Sono entrata in depressione e mia madre mi ha consigliato di venire qui!"
"Sei sicura di avermi raccontato tutto...non c'è nient'altro?"
Lei scosse la testa: "E’ tutto..."
Jarod annuì a sua volta poco convinto. Sentiva che la sua storia era molto più complicata di quanto potesse sembrare.
IL CENTRO, IL GIORNO DOPO, ore 2.00 p.m.
Parker e Broots si guardarono con complicità, poi lei aprì la porta dell’ufficio di Raines senza nemmeno bussare.
"Vecchia sanguisuga...abbiamo una bella sorpresa per te..." gli disse.
"Che sta succedendo?"
"Jarod è stato avvistato a Portland...se ti sbrighi forse per una volta riesci a mettere il naso ad almeno un chilometro di distanza da lui!"
"Dov'è Michael?" chiese Raines sospettoso. Broots iniziò ad agitarsi e Parker lo bloccò con uno sguardo di fuoco.
"Beh...diciamo che volevamo farti un piccolo regalo per anticiparti la pensione e...non abbiamo avvisato né lui né mio padre...è tutto per te!"
Raines si mosse verso l’uscita non del tutto convinto, ma allo stesso tempo accecato dal miraggio di Jarod.
"Bene... partiremo subito! Ci vediamo tra cinque minuti sulla torre!"
"Raines...se mi vedessero venire con te...sospetterebbero, capirebbero subito che andiamo a stanare Jarod...è meglio che tu vada da solo, io rimarrò qui a tenere le acque calme!" rispose Parker con la maggior calma possibile.
Lui annuì ormai certo della faccenda.
“Ci vediamo!"
Nel frattempo Sidney stava camminando silenziosamente nei sottolivelli dove aveva visto Raines l’ultima volta. Aveva già percorso diversi piani senza trovare nulla, ma ora era arrivato al SL 25, dove lui, Parker e Broots avevano seguito Raines l’ultima volta. Non c’erano spazzini in giro, così si addentrò lungo il buio corridoio che portava ad una stanza chiusa. Si avvicinò al vetro e guardò dentro, rendendosi conto che era un vetro a specchio unico. Dentro la stanza c’era un bambino di circa tre anni seduto ad un tavolo: Sidney non poteva credere ai suoi occhi. Era successo di nuovo: Raines aveva fatto rapire un altro bambino per addestrarlo.
Stava per entrare quando sentì dei passi dietro di sé; fece giusto a tempo a nascondersi dietro ad un piccolo muro buio e a vedere arrivare Lyle e Willie.
"Allora Willie... a che punto è l'ultima simulazione del bambino?"
"Siamo a buon punto signor Lyle, come aveva previsto il signor Raines!"
Sidney, sempre più sgomento, attese che Lyle e Willie entrassero nella stanza per andarsene: doveva parlare con Miss Parker al più presto...
MEMPHIS, ore 3.00 p.m.
Jarod sentì bussare alla porta e invitò chiunque fosse ad entrare.
"Posso entrare?" chiese un ragazzo affacciandosi sorridendo.
"Certo...lei è..."
"Kevin Cox...mi ha chiamato un'ora fa dicendo di venire qui e...a dir la verità sono curioso di sapere il motivo!" gli disse avvicinandosi.
"Mi scusi, signor Cox...mi presento un po' meglio, sono Jarod Malone!” disse stringendogli la mano. Kevin sorrise e si sedette.
“Ieri ho ricevuto la visita di Lydia Stevenson...lei è in crisi da quando vi siete lasciati e mi piacerebbe capire perché..."
“Lydia Stevenson, eh? Beh...a me non interessa più niente di lei! Se è per lei che mi ha chiamato..."
Fece per andarsene, ma Jarod lo fermò.
"Sono certo che Lydia non mi ha detto tutto...e vorrei che lei mi spiegasse l'intera storia, o non potrò aiutarla...e poi non mi pare possibile che a lei non interessi più niente di Lydia...la prego, mi dia una mano..."
Kevin sospirò e si sedette un po’ contrariato.
"Cosa le ha raccontato Lydia?"
"Io voglio sentire la sua versione dei fatti...e in ogni caso è segreto professionale...ciò che i pazienti mi dicono rimane fra me e loro..."
"Credevo che uno psicologo aiutasse solo i suoi pazienti, non che interpellasse anche parenti o amici!"
"Beh...a volte possiamo fare delle eccezioni, se a repentaglio c'è la felicità di una paziente..."
Lui abbozzò un sorriso, poi iniziò a raccontare.
"Un anno fa il marito di Lydia è morto mentre tentava di sventare una rapina!"
"Era un poliziotto?"
"Sì...e lo anche lei. Poi qualche tempo fa ci siamo messi insieme e per un po’ è andata molto bene, ci amavamo. Le avevo anche proposto di andare a vivere insieme...Ma poco dopo, inspiegabilmente, mi ha lasciato, senza nessuna spiegazione. Mi ha solo detto che lo faceva per il mio bene..."
Deve finire Jarod...
...la nostra storia non avrebbe mai avuto un futuro...mio padre mi ha solo aperto gli occhi...
"E...questa è l'unica motivazione che ti ha dato? Cioè...nessun altro vero e proprio problema che vi dividesse o vi facesse litigare?" riprese un po’ sconvolto.
"Nessun altro motivo...ma credo che ora stia con un altro..."
"E come mai...ne sei così sicuro?" domandò Jarod sempre più sorpreso dalla somiglianza della storia di Lydia con la sua.
"Circa una settimana fa, sono andato al commissariato perché volevo parlarle... a dire la verità volevo tentare di sistemare le cose e anche capire il vero motivo per cui mi aveva lasciato...e l'ho vista in teneri atteggiamenti con un suo collega..."
Jarod lo guardò quasi spaventato.
...sembrava che fossero molto affiatati. Lui stava parlando e lei ridacchiava sotto i baffi, mentre Sidney e Broots li guardavano un po’ contrariati...
IL CENTRO, ore 5.00 p.m.
Parker, Sidney e Broots stavano camminando verso la sala di detenzione del bambino.
"Non posso credere che Raines stia ancora sfruttando un bambino!" disse Sidney.
"Dio mio, chissà da dove viene...sicuramente l'avrà fatto rapire...è terribile!" disse Broots.
"Mi sembra strano...Jarod aveva cinque anni quando è stato rapito, questo bambino a quanto mi dici tu è più piccolo..." rispose scettica Parker.
"Trovo anch'io strana la cosa, Parker!" le disse Sidney.
Arrivarono all’ingresso del corridoio e controllarono che non ci fosse nessuno; Raines non era ancora tornato, quindi avevano via libera.
Si avvicinarono allo specchio e Parker non ci mise molto a riconoscere quel bambino...
"O mio Dio...ma quello è..."
Sidney e broots la guardarono sorpresi, ma in quel momento sentirono dei passi.
"Miss Parker, Sidney...andiamo via, ho sentito arrivare qualcuno!" sussurrò Broots.
I tre scapparono e si recarono nuovamente in ufficio.
"Ma che ti ha preso Parker? Conosci per caso quel bambino?" domandò Sidney.
"Quello non è un bambino qualunque, Sid...è il figlio di mio padre e Brigitte...il piccolo Parker! Ci credo che lo credevamo scomparso..."
Sidney e Broots si guardarono nuovamente sconvolti, quasi come se non credessero possibile una cosa del genere. E sì che le stranezze erano all’ordine del giorno, al Centro...
"Ma mio padre come ha potuto permettere una cosa simile?!"
MEMPHIS, IL GIORNO DOPO, ore 11.00 a.m.
"Permesso?"
"Lydia...mi fa piacere che tu sia qui...però non mi fa piacere il fatto che l'altro giorno tu non mi abbia detto tutta la verità..."
"Ma di cosa sta parlando, scusi?"
"Lydia...io sono uno psicologo, è vero...ma non mi serve una seduta per capire i problemi delle persone...e so che mi stai nascondendo qualcosa..."
"Dottore, io credo che non ci sia bisogno di raccontare proprio tutta la storia..." rispose un po’ imbarazzata.
"Più mi dici...più io potrò aiutarti..."
Lei lo guardò sentendo di potersi fidare, poi sospirò rassegnata.
"Un anno fa, mio marito è morto mentre tentava di sventare una rapina. Era un poliziotto...lo sono anch'io veramente, eravamo colleghi. E quando mi sono messa insieme a Kevin credevo di aver trovato finalmente la persona giusta. Ma poi ci sono stati dei problemi e ci siamo lasciati"
"Non devi essere evasiva...E' proprio questo il problema...devi riuscire ad aprirti con me..." le sussurrò Jarod sorridendo.
"Quando mio marito è morto io ho sofferto molto e se dovesse succedermi qualcosa, non voglio che Kevin soffra come ho sofferto io...per questo l'ho lasciato, quando mi ha proposto di vivere insieme..."
Jarod pensò un attimo a quello che le stava dicendo, sentendosi molto vicino a Kevin in quel momento...
"Comunque, sono sicura che non voglia più tornare con me!"
"Perché ne sei così sicura?"
"Un mio collega di lavoro mi ha fatto delle avances...e l'ha fatto proprio nel momento in cui Kevin è venuto da me in commissariato...anche se non so il motivo per cui sia venuto...Tra me e il mio collega non c'è assolutamente niente...ma ora che ci penso...forse è meglio che Kevin ci abbia visto!"
"Vedi Lydia...a volte nella nostra vita succedono delle cose veramente terribili...io ne so qualcosa...anch'io ho da poco perso una persona molto importante per me...ma stare lontano da quelli che amiamo ci fa stare peggio...e non devi temere per Kevin, perché se lo ami veramente non puoi tenerlo lontano...solo per timore che ti succeda qualcosa..."
Lydia piangeva, così Jarod le strinse la mano facendola nuovamente sorridere...
IL CENTRO, ore 2.00 p.m.
Parker entrò senza bussare nell’ufficio di suo padre. Era intenzionata a fargli sputare il rospo e si stava preparando al momento da un giorno intero.
Una volta dentro, lo vide al telefono.
"Sì...va bene, portami i rapporti il prima possibile...oh angelo, scusa potresti tornare dopo?" chiese lui notandola.
Ma lei lo guardò severamente, così lui capì che era una cosa urgente.
"Ti richiamo più tardi..."
Appese la cornetta e la guardò sorridendo.
"Sono giorni che mi chiedo come parlartene...ma ora devo proprio farlo, e non mi interessa quanto potrò essere brutale...come diavolo hai potuto permettere una cosa del genere? Credevi che non l'avrei mai scoperto?" gridò.
"Di cosa parli angelo? Non ti seguo!"
"Ho scoperto tutto di tuo figlio papà! Del fatto che è tenuto in isolamento da Raines affinché diventi un simulatore come Jarod! Come hai potuto fare questo al tuo bambino?"
"Simulatore?...Ma...chi ti ha raccontato queste fesserie?"
"L'ho visto con i miei occhi, papà, non pensare di prendermi in giro! E poi abbiamo sentito parlare Willie e Lyle di simulazioni...mi prendi per una stupida?"
Il signor Parker spalancò gli occhi e poi scoppiò a ridere.
"Non è come credi, angelo, te l'assicuro!"
"Cosa? Ma che cosa...stai dicendo? Lo trovi buffo per caso?" chiese lei spaesata.
"Ascolta, Raines non sta affatto sfruttando il bambino! Lo sta solo tenendo in isolamento per via di quel problema al polmone, come quando era appena nato. Te lo ricordi?"
"Ma...Raines l'aveva curato..."
"Non è guarito del tutto, purtroppo. Raines sta ancora cercando una cura. Non ho idea del perché Lyle abbia usato la parola simulazione, ma sicuramente non si riferiva al bambino, oppure si è semplicemente sbagliato!"
"Papà...io ho sentito Lyle parlare di simulazioni riferendosi a quel bambino, non sono pazza...e voglio vederci chiaro in questa faccenda!"
Parker sapeva di stare mentendo, dato che era stato Sidney a sentire Lyle. Ma si fidava ciecamente di lui, ed era certa di ciò che aveva sentito.
"Se ti può far stare più tranquilla, allora parlerò con Lyle, cosi chiariremo la faccenda, d'accordo? Adesso scusami ma ho delle cose da fare..."
Lei sorrise, poi poco convinta uscì dall’ufficio.
In quel momento Michael la vide e corse verso di lei.
"Miss Parker, finalmente ti ho trovata!"
"Cosa vuoi? Sono un po' impegnata ora..."
"Abbiamo localizzato Jarod...è a Memphis! Vuoi venire?"
Lei esitò un momento pensando che non aveva voglia di muoversi, ma soprattutto...di rischiare di rivedere Jarod...
"D'accordo...dammi cinque minuti..." concluse poco convinta.
MEMPHIS, ore 3.00 p.m.
"Sicuramente Kevin non vorrà più saperne di me...dopo che mi ha visto con quel mio collega..."
"Sai...io credo che non sia mai detta l'ultima parola..." rispose Jarod a Lydia sorridendo. Si indirizzò verso la porta e l’aprì mentre Lydia si interrogava. In quel momento entrò Kevin.
"Posso entrare?" chiese sorridendo.
"Certo, ti ho chiamato apposta, Kevin!"
Gli sguardi dei due si incrociarono: Lydia era visibilmente sorpresa ma sembrava felice di vedere Kevin. Lui invece era contrariato.
"Lydia...che ci fai qui?"
"Tu, che ci fai qui?"
"Vi ho fatti venire...senza che sapeste della presenza dell'altro...tu Kevin, non ti saresti mai presentato..." spiegò Jarod.
"E' così infatti...non mi sarei presentato, e ora posso anche andarmene..."
Jarod lo bloccò per un braccio.
"Aspetta Kevin...non vuoi sapere il vero motivo per cui Lydia ti ha lasciato?"
"Mi sembra ovvio...l'ha fatto per quell'altro...il suo collega!" replicò di getto lui.
“Ne sei così sicuro Kevin?” chiese Jarod guardandolo. Poi guardò verso Lydia sorridendo ed uscì dalla stanza consentendo loro di stare un momento soli.
"Ti sbagli...Ti ho lasciato perché quando mio marito è morto io ho sofferto tanto e...non voglio che tu provi la stessa cosa se mi dovesse succedere qualcosa...quando mi hai chiesto di vivere con te ho temuto il peggio..."
"Ed è solo per questo che mi hai lasciato?”
Lydia annuì.
"Sei stata una sciocca!" replicò lui sorridendo.
"Mi dispiace Kevin...per quello che è successo con quel mio collega al commissariato...Ma ti giuro che non c'è niente tra me e lui, perché io ti amo ancora..."
Kevin sorrise di nuovo, mentre Lydia piangeva.
"Ti amo anch'io, Lydia..."
Lei sorrise e poi si abbracciarono; Jarod rientrò in quel momento e sorrise.
"Bene...allora spero che mi inviterete al matrimonio...e Lydia...Non farti più problemi per il tuo lavoro...non deve impedirti di vivere la tua vita...con la persona che ami!"
Lei sorrise e lo ringraziò, mentre Jarod usciva dall’ufficio pronto ad intraprendere una nuova strada. Ma fu molto sorpreso di vedere Miss Parker e Michael scendere dall’auto insieme ad altri due agenti del Centro. Li guardò contrariato mentre si muovevano vicini ed entravano nel caseggiato, ma decise di lasciar perdere e se ne andò senza farsi notare...
IL CENTRO, ore 11.00 p.m.
Sidney era nel suo ufficio e continuava a pensare che era molto che non sentiva Jarod. Parker gli aveva detto che non l’avevano trovato, a Memphis, così pensava che forse avrebbe ricevuto una sua chiamata. Infatti era in ufficio ad aspettarla da quasi due ore ormai. Proprio quando stava per andarsene, il telefono squillò.
"Sono Sidney..." rispose.
"Non cambi mai, vero Sidney? Neanche nel modo che hai di rispondere al telefono..." rispose Jarod, serenamente seduto sul divano.
"Jarod...sono contento di sentirti! Stai bene? Non ti sei più fatto sentire da un bel po’..."
"Mi dispiace Sidney...ma sono successe tante di quelle cose che...non ho proprio avuto il tempo...e credo che tu non possa biasimarmi se sono stato un po'...per conto mio..."
"Non ti biasimo infatti...spero che tu abbia superato tutto..."
"In effetti...è successo qualcosa in questi ultimi giorni...qualcosa che mi ha stupito e che mi ha fatto...sorgere molti dubbi..."
"Di che si tratta?"
"Sii sincero Sidney...tra Parker e il nuovo spazzino...c'è qualcosa?"
"Se devo essere sincero, Jarod...non so esattamente cosa stia accadendo tra loro. La situazione è complicata..."
Jarod sospirò in un misto fra il dolore e la consapevolezza della loro situazione.
"Allora...tra noi è veramente finita..." sussurrò sconsolato.
"No Jarod...io credo che non sia mai finita...non bisogna mai perdere le speranze, perché niente è perduto...nemmeno quando i demoni ti assalgono..."
Jarod si sforzò di sorridere, poi riattaccò. Sidney guardò il telefono ancora qualche attimo, poi vide una sagoma fuori dalla porta. Uscì velocemente e vide di fronte a sé Miss Parker.
“Ehi, ancora al lavoro? Con chi parlavi al telefono?” domandò in un misto fra lo speranzoso e il curioso di sapere come stesse Jarod.
“Nessuno...hanno sbagliato...” rispose Sidney. Vedeva Miss Parker più serena e capiva che non doveva mettersi in mezzo alla storia fra lei e Jarod: dovevano capire da soli dove sarebbero andati a finire...
So
if you ever feel neglected
And if you think that all is lost
I’ll be counting up my demons, yeah
Hoping that everything’s not lost
And you thought that it was over
You could feel it all around
And everybody’s put to get you
Don’t you let it drag you down
And singing now oh, oh, oh, yeah
Everything’s not lost...
Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004/05 Antonio Genna