La
Virtual Season 6
di "Jarod il Camaleonte"
Episodio 6: Scelte
Racconto
appartenente alla
Virtual Season 6 di "Jarod il Camaleonte",
scritto da
Maura
e Rossella
e pubblicato in esclusiva su
Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di
proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della
serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e
sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di
lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due
autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod".
IL CAST
JAROD |
MISS PARKER |
SIDNEY |
BROOTS |
MR. PARKER |
GUEST STAR
CHRISTIAN KENT |
ALLISON KENT |
KIMBERLY |
MICHAEL |
|
LAS VEGAS, ore 11.00 a.m.
Parker stava curiosando fra gli oggetti che Jarod aveva lasciato sulla sua “scrivania”. Non si stupì più di tanto quando vide una foto di Michael conciato come un diavoletto. Sorrise e mise in tasca la foto per evitare che il suo collega la vedesse. In ogni caso non stava bene a trovarsi in quel posto, e non vedeva l’ora di andarsene.
Michael guardò intorno a sé e vide il commissario della polizia che si avvicinava a loro incuriosito. Non ci mise molto a chiedergli di Jarod...
"Sì, Jarod ha lavorato con noi per qualche giorno ed è stato molto bravo a far arrestare quei due poliziotti corrotti...non riesco ancora a credere che fossero nostri colleghi!"
Parker guardò Sidney poco sorpresa dalle dichiarazioni del poliziotto, ormai era abituata a cose del genere.
"Pensate che quei due volevano incastrare una ragazza, accusandola di aver rubato a un furgone portavalori, ma lui è riuscito a trovare le prove che erano stati quei due a rubare..."
"Ha lasciato qualcosa?" chiese Michael guardando la scrivania.
"Sì...questo libretto. Era sicuro che sarebbero venute qui due persone che corrispondessero alla vostra descrizione... - disse indicando Parker e Sidney - Ma non mi ha parlato di una terza persona..." si rivolse a Michael.
"Beh...io sono nuovo e poi sono solo una guardia del corpo..." rispose prontamente Michael.
Parker prese in mano il libretto di Jarod dove potè leggere la notizia della morte di Zoe. Sidney la riconobbe immediatamente e le bisbigliò, di modo che Michael non potesse sentirlo: "Quella è la ragazza che è stata rapita dal Centro, Miss Parker!"
"Non era niente male..." rispose lei seriamente. Non riusciva a trovare delle battute ironiche in quell’occasione.
"Quella ragazza in foto è la persona che Jarod ha aiutato, e da quello che mi ha raccontato lui è stata poi rapita e uccisa da alcune persone, ma non ha idea di chi fossero!"
Sidney e Parker si guardarono alle parole del capitano. Si sentirono nuovamente in colpa.
"La ringrazio...Un'ultima domanda. Sa dirci dove può essere andato ora Jarod?" chiese Michael bloccando il momento d’imbarazzo dei colleghi.
"Non ne ho idea...quando l'ho visto per l'ultima volta, gliel'ho chiesto anch'io... e lui mi ha risposto che aveva bisogno di aiuto..."
I tre lo guardarono incuriositi, ma lui fece loro un cenno e si avviò nel suo ufficio.
"Forse questo è collegato alla morte di Zoe...quindi intendeva un aiuto psicologico!"
"Andiamo, Sidney! E’ ridicolo! Anche Jarod può essere uno psicologo..." sentenziò Michael.
"Già...potrebbe anche farsi il lavaggio del cervello da solo..." concluse ironicamente Parker.
PHOENIX, ore 4.00 p.m.
“Mio padre è...morto in un incidente d’auto tempo fa. Io non posso ancora crederci, nonostante siano passati due anni...e non riesco a farmene una ragione, perché le ultime parole che gli ho detto...sono state di odio nei suoi confronti...ma io non lo odiavo, e mi manca moltissimo...”
“Devi trovare il coraggio...di andare avanti, Sam...devi fartene una ragione e pensare alle persone che ancora ci sono e che ti amano...tua madre, tua sorella...loro sono molto preoccupate per te...”
Jarod ascoltava silenziosamente la riunione. Erano quindici persone sedute intorno ad un terapeuta di gruppo ed era già la quinta volta che si univa a quest’anonima messa a nudo di sentimenti personali. All’inizio gli era parso strano, ma ora capiva che tutte quelle persone lo capivano meglio di molte altre. Sam annuì piangendo, mentre un altro amico gli metteva una mano sulla spalla e gli dava una scrollata per consolarlo.
“Mio fratello… - intervenne un’altra ragazza – Si è trovato coinvolto in una sparatoria qualche mese fa...era un regolamento di conti fra bande, ma lui si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato...ed è morto...”
Lo psicologo la guardò sorridendo: “Di certo è stato ricompensato, perché ci hai detto che era un gran bravo ragazzo...cerca di ricordarlo per le belle emozioni che dava agli altri...”
Lei annuì e si asciugò le lacrime dal volto.
Jarod non aveva ancora raccontato la sua storia, non era tenuto a farlo. Non si sentiva ancora pronto per mettere a nudo la sua sofferenza, però quel pomeriggio stava per parlare di Zoe, quando un’altra donna prese il suo posto.
“Mi chiamo Kimberly... mia figlia due settimane fa è morta cadendo da cavallo durante una lezione di equitazione ma...non è stato un incidente..." disse con un’insolita calma.
"Cosa te lo fa credere?" chiese lo psicologo.
"Mia figlia è stata uccisa, ne sono sicura...anche se la polizia non ha indagato...sono sicuri che sia stato un incidente..."
"E come mai credi che sia stata uccisa?"
"Perché trovo impossibile che un cavallo fino a un secondo prima calmissimo improvvisamente inizi ad agitarsi...mia figlia era una fantina provetta..." rispose sorridendo amaramente.
Lo psicologo non sembrava molto convinto di quell’avviso.
"Io credo che tu stia negando l'evidenza...devi andare avanti, Kimberly...Tua figlia è morta e...cercare prove che non esistono non ti aiuterà..."
Lei lo guardò un po’ contrariata, ma poi sorrise. Pensò che aveva ragione a cercare di calmarla. Lo psicologo sorrise e salutò tutti dando loro appuntamento alla prossima seduta che si sarebbe tenuta la settimana successiva alla stessa ora. Jarod vide Kimberly alzarsi e uscire dalla stanza e la guardò con somma tristezza: non poteva lasciarla in quell’agonia per il resto della sua vita...
PHOENIX, DUE GIORNI DOPO, ore 11.00 a.m.
"Bene...bravo, tieni la schiena dritta e le gambe in posizione! Bene..."
Il ragazzo stava facendo dei giri in un piccolo recinto con il cavallo e stava provando la postura e la tenuta del cavallo. Jarod lo guardò sorridendo, poi notò in lontananza una donna che parlava con il suo datore di lavoro.
"Va bene cosi, Jarod?"
"Molto bene...vai avanti così, Tom!"
Tom annuì e Jarod si spostò verso Kimberly. Poté sentire tutta la conversazione, dato che i due stavano praticamente gridando.
"La prego, mi deve aiutare!"
"Senta, ormai deve farsene una ragione! Santo Cielo sono passate due settimane!"
"Ma no aspetti...lei mi deve ascoltare!"
Ma l’uomo si spostò e Kimberly, affranta, tornò sui suoi passi verso l’uscita del maneggio. Jarod raggiunse il suo capo.
"Signor Kent!" gridò.
"Ah Jarod...ti ho visto prima sai? Sei un ottimo insegnante! Come mai non ti ho scovato prima?"
"Grazie mille...troppo buono...chi era quella donna con cui stava parlando?"
"Oh, quella... è solo una scocciatrice...Beh, era una nostra cliente, ma due settimane fa sua figlia è morta cadendo da un nostro cavallo e lei crede che non sia stato un incidente!"
"Beh ma...è molto strano, non trova? Quella donna deve aver visto qualcosa per sospettare una cosa simile...non crede?"
"Solo perché quel cavallo si è agitato all'improvviso non significa che non sia stato un incidente...Ai cavalli possono capitare questi scatti, dovresti saperlo meglio di me...Comunque, basta parlarne! La storia è chiusa...Ora scusami, ma devo andare!"
Jarod lo salutò con un cenno del volto, poi prese dalla tasca il quadernetto rosso su cui aveva annotato la storia di Grace Ross, la figlia di Kimberly. Aveva avuto un’infanzia difficile con la morte del padre, ma l’equitazione l’aveva portata al successo: stava per sfondare nel campo agonistico...
IL CENTRO, ore 1.00 p.m.
Parker entrò nervosamente nell’ufficio di suo padre senza bussare. Non appena fece capolino dalla porta lo chiamò: "Papà?"
"Era ora che arrivassi...siediti!" replicò lui con vistosa violenza.
"E' successo qualcosa?" domandò lei impaurita dal suo comportamento.
"E hai anche il coraggio di chiedermelo? Ti avevo avvertita, angelo. Perché hai fatto una cosa simile? Da te...dalla mia unica figlia questo non me lo sarei mai aspettato!"
"Papà...di cosa stai parlando?" chiese fingendo di non capire. In realtà temeva di sapere dove volesse arrivare.
"Santo Cielo...sto parlando di te e Jarod! E adesso non venirmi a dire che sono solo voci di corridoio, perché so tutto! Tu hai una...non riesco neanche a dirlo!"
Lei lo guardò quasi a sfidarlo. Non aveva più senso mentire, dato che ne era convinto. Non riusciva a capire come l’avesse scoperto, ma aveva deciso di non tenergli più nascosta la verità.
"Per ora il Triumvirato sospetta solo di questa...relazione... ma se dovessero scoprirlo, come l'ho scoperto io, non vorrebbero morto solo Jarod ma anche te... quindi tronca immediatamente questa storia! Come ti ho già detto qualche giorno fa...non voglio che ti uccidano..."
Parker era sconvolta. Lo guardò visibilmente provata e poi annuì senza dire altro. Si alzò e si avviò verso la porta.
"Dimmi solo una cosa angelo..."
Parker si fermò senza voltarsi.
"Perché?"
"Credo che quest'ultima conversazione...metta fin troppo in luce il perché, papà...ma sono stanca...troppo stanca...per combattere tutto questo..."
Detto questo uscì e si avviò verso il suo ufficio senza parole...
PHOENIX, ore 7.00 p.m.
Jarod bussò alla porta. Aveva compiuto quel gesto migliaia di volte, eppure non riusciva a risolvere quella situazione, quel giorno. Si sentiva completamente svuotato, come se non avesse più niente...e per di più iniziava a sentire terribilmente la mancanza di Miss Parker, dato che non la vedeva da molto tempo.
Si fece forza e bussò. In meno di un minuto la donna venne ad aprirgli e lo guardò incuriosita.
"Sì... desidera?"
"Salve...mi chiamo Jarod Nimrod..."
"Ma...ci siamo già visti?"
"Sì, ci siamo incontrati alla riunione l'altro giorno..."
Lei lo guardò bene e allora lo riconobbe.
"Ah sì...mi ricordo! Lei non ha ancora raccontato la sua storia, neanche quando lo psicologo glielo ha chiesto...si accomodi!" sorrise felice di avere compagnia.
"Grazie! In effetti...la mia storia è veramente molto dolorosa, anche da raccontare..." replicò lui entrando e chiudendo la porta dietro di sé.
La donna lo guidò fino alla cucina, dove si sedettero al tavolo.
Sul frigorifero c’erano appese delle calamite e moltissimi adesivi rappresentanti uno strano cowboy disegnato. Jarod non l’aveva mai visto prima.
“Carini questi disegni!”
“Quelli sono solo...alcuni adesivi di Grace...adorava Toy Story, era il suo cartone preferito...”
Jarod la guardò senza capire cosa stesse dicendo. Non aveva visto molti cartoni animati, di recente...
“Toy story?” chiese curioso.
“Sì...è stato uno dei primi cartoni computerizzati della Disney...Grace lo adorava perché Woody, il protagonista...è un cowboy...”
Scoppiò a ridere fra sé e sé, mentre Jarod sorrideva. Aveva evocato dei bei ricordi alla memoria di Kimberly.
"Senta...l'ho sentita parlare di ciò che è successo a sua figlia...lei ha idea di chi sia stato a provocare l'incidente?"
"No, non ne ho idea e non ho neanche le prove, ma sono sicurissima che non è stato un incidente! Vede...sia io che mia figlia molto spesso andavamo a cavallo insieme. Eravamo molto brave..."
In quel momento Jarod vide anche un paio di foto appese al calendario: ritraevano Kimberly da giovane vestita da amazzone e con in mano una coppa.
"Quando avevo 17 anni gareggiavo anch'io, come mia figlia! Questa è stata scattata il giorno in cui ho vinto la mia prima gara...ed è quello che faceva anche Grace...Infatti aveva una gara importante due giorni dopo che è morta..." rispose incupendosi. Jarod cercò di invitarla ad andare avanti.
"In tanti anni che ho cavalcato non mi è mai capitato di assistere o di sentire che un cavallo fino a qualche secondo prima calmissimo, all'improvviso si agiti...Quando mia figlia è stata disarcionata, quel cavallo sembrava impazzito, quasi come se gli avessero dato qualcosa...So che sembra una follia, ma credo si tratti di..."
"Una sostanza eccitante..." concluse Jarod.
Kimberly annuì...
IL CENTRO, IL GIORNO DOPO, ore 11.00 a.m.
Sidney era nel suo ufficio e stava pensando nuovamente a Jarod. Temeva molto per lui, dato che ora Parker sembrava stranamente intenzionata a trovarlo; non riusciva a spiegarsi il motivo per cui stesse sottostando alla volontà del padre che la stava così deludendo...
Parker si diresse verso il suo ufficio pronta a chiedergli consiglio, dato che non sapeva più cosa fare dopo l’ultima dichiarazione di suo padre. Aveva pensato di fingere un po’ di condiscendenza e tornare a far finta di cercare Jarod, ma il trucco non aveva funzionato...Giunta alla porta dell’ufficio, l’aprì, ma vide in lontananza Sidney al telefono. Non entrò. Capì immediatamente con chi stesse parlando, dato che era in vivavoce.
"Come stai Jarod? E' tanto che non ti sento..."
"Sono ancora sconvolto, Sid...davanti agli occhi ho solamente l'immagine di lei che cade colpita...e di lei che mi dice addio...ed è sempre il Centro che mi allontana dalle persone che amo..." rispose Jarod, che era seduto sotto ad un albero del maneggio.
"Solo il tempo ti aiuterà, Jarod!"
"Come sta Miss Parker?"
"Si sente molto in colpa per quello che è successo a Zoe...lei voleva aiutarti ma...suo padre e lo spazzino le stavano continuamente addosso...non è stata colpa sua, credimi!"
"Io non ce l'ho con lei, Sidney...Mi piacerebbe solo stare di più insieme...ma con tutte le persone del Centro che mi cercano...è impossibile..."
"Vedrai Jarod...presto questa storia del Centro finirà..."
"Lo spero, Sid...sai, l'unica cosa che vorrei veramente...è una vita normale...con Parker al mio fianco...e soprattutto mi piacerebbe moltissimo avere un figlio...” sussurrò notando Kimberly in lontananza. Sidney sorrise a questa affermazione, ma Parker trasalì.
“Perdere un figlio è una cosa terribile, Sid...e credo che Parker lo sappia bene, anche meglio di me...ma quando tutto questo sarà finito...potremo voltare pagina insieme..."
Parker sorrise; una lacrima scorreva sul suo viso, ma se l’asciugò prontamente. Non riusciva a credere alle sue orecchie e si rese improvvisamente conto di quanto fosse fortunata ad avere Jarod al suo fianco.
Ma poi le venne in mente la sera in ospedale, quando la sua vita era cambiata completamente...
Sto dicendo che se la signora dovesse rimanere di nuovo incinta...sarà molto difficile che possa portare a termine la gravidanza. Senza i suoi farmaci per l'ulcera ci sarebbero complicazioni, ma allo stesso tempo questi stessi farmaci creerebbero dei problemi al bambino...
Sidney s’incupì, perché anche lui stava pensando a quella sera...ma non se la sentiva di dire la verità a Jarod, dato che sembrava felice quando pensava al suo futuro con Parker...
"Ne sono certo Jarod...” sussurrò con le lacrime agli occhi.
"Ora devo lasciarti, Sidney..."
"Stai attento Jarod...sono ancora alla tua ricerca e adesso anche Miss Parker ti sta di nuovo cercando...”
Jarod riattaccò un po’ contrariato da quest’ultima affermazione, ma non aveva altro tempo per pensare alla sua vita personale. Ora doveva pensare a Grace...
Parker, invece, non ebbe il coraggio di entrare nell’ufficio di Sidney, non dopo quello che aveva sentito...Tornò sui suoi passi e si diresse verso il suo ufficio.
PHOENIX, ore 2.00 p.m.
Jarod stava controllando la postura della sua alunna più piccola, Sara.
"Bravissima Sara! Stiamo facendo davvero molti progressi, la tua postura è eccellente!"
Lei sorrise: Jarod le faceva sempre un mucchio di complimenti. Poi notò che Christian stava parlando con una ragazza giovane e pronta per cavalcare. Anche Jarod vide la scena: Christian l’abbracciò e poi se ne andò.
"Bene...la lezione è finita, puoi andare!" disse a Sara facendola scendere da cavallo.
"Vorrei tanto essere come lei..."
"Chi?" chiese Jarod sorridendo.
"Sto parlando di quella ragazza. Si chiama Allison, ed è la figlia del signor Kent. E' una bravissima amazzone! Ha già vinto molte gare, compresa quella di due settimane fa..." rispose indicando la ragazza che avevano appena visto.
Jarod guardò verso di lei e pensò a quello che Sara aveva appena detto...
IL CENTRO, ore 4.30 p.m.
Broots entrò nell’ufficio di Parker dopo aver bussato. Lei stava ancora pensando e non le andava molto di essere disturbata.
“Miss Parker...devo parlarti!"
"Broots..."
Parker cercò di interromperlo, ma con scarso successo.
"Si tratta di Raines...erano giorni che non lo vedevamo più in giro e ho scoperto proprio ora che ha passato quasi tutto il suo tempo nei suoi sottolivelli. La cosa non mi piace...temo che stia combinando qualcosa di nuovo"
"Broots...ora non ho tempo per questo, ho altre...cose da sbrigare...ti prometto che ci penserò appena avrò tempo, d'accordo?"
Broots abbozzò un sorriso, poi la lasciò sola comprendendo che aveva ben altro a cui pensare, in quel momento...
PHOENIX, ore 4.00 p.m.
Jarod entrò nelle stalle: Allison stava strigliando il suo cavallo, un magnifico purosangue di nome Runner.
"Salve...mi chiamo Jarod Nimrod, sono il nuovo istruttore..." la interruppe porgendole la mano.
"Ah...sì, ho sentito molto parlare di lei...Allison Kent!” rispose lei sorridendo.
"Non sarai per caso la figlia del signor Kent?"
"Proprio così..." replicò lei tornando a strigliare il cavallo.
"Mi hanno detto che sei davvero un'ottima amazzone...ho saputo che hai vinto molte gare, anche di recente!"
"Sì, quella di due settimane fa..."
"Ho sentito della ragazza che è morta, quella che doveva partecipare insieme a te..." disse lui prendendo in mano la spazzola per darle una mano. Lei alzò lo sguardo e lo vide mentre cercava di carpire informazioni.
"Grace Ross...sì, la conoscevo molto bene. Mi è dispiaciuto moltissimo...Lei mi ha sempre battuta in tutte le gare. Questa volta sono riuscita a vincere, ma solo perché non c'era lei...altrimenti sarei arrivata di nuovo seconda come tutte le volte...” rispose incupendosi. Si notava che parlava sinceramente, ma Jarod non era del tutto convinto.
"Sai...Kimberly, la mamma di Grace...è convinta che la sua morte non sia stata un semplice incidente...ma che qualcuno abbia drogato il suo cavallo..."
Lei smise immediatamente di spazzolare Runner: "Cosa?"
"Già...pensa che c'entri qualcuno del maneggio..."
"Chi potrebbe mai aver fatto una cosa simile? E poi perché?"
Lui la guardò severo. Cercava di farle capire dove volesse arrivare per vedere quale sarebbe stata la sua reazione...
"Aspetti un attimo...lei sta forse pensando che sia io la colpevole?"
"Non è poi così assurdo...In fondo avevi un buon movente...un'amazzone più brava di te che ti batteva sempre, l'hai detto tu stessa..."
"Senta...io volevo bene a Grace, nonostante fosse la migliore...non l'avrei mai uccisa solo per vincere una gara, al contrario di..."
Allison si bloccò di scatto e abbassò lo sguardo consapevole di aver parlato troppo.
"Devo andare..." sussurrò. Detto questo corse via spaventata, voltandosi indietro un paio di volte per vedere se Jarod la stesse seguendo. Ma lui la guardò poco convinto: non era stata lei ad uccidere Grace, ma di certo sapeva qualcosa al riguardo...
IL CENTRO, ore 6.30 p.m.
Parker stava praticamente impazzendo. Sola nel suo ufficio da tutto il giorno, non sapeva più cosa pensare. Le venivano in mente immagini di quell’anno passato con Jarod, del suo incidente, della conversazione che aveva sentito poche ore prima. La testa le faceva terribilmente male, ma non riusciva a smettere di farsi del male e cercare una soluzione, una via di fuga da quella situazione...
...Per ora il Triumvirato sospetta solo di questa...relazione...
...sarà molto difficile che possa portare a termine la gravidanza...
...quindi tronca immediatamente questa storia...
...mi piacerebbe moltissimo avere un figlio...
...non voglio che ti uccidano...
Tutte le cose che le erano successe le tornavano in mente per farle capire un’unica cosa: Jarod non era al sicuro insieme a lei...e soprattutto non sarebbe mai stato felice insieme ad una donna che non poteva avere figli.
Doveva lasciarlo immediatamente.
All’inizio avrebbe sofferto, ma per le lunghe avrebbe capito che era la cosa migliore. Eppure non aveva il coraggio di farlo, perché sapeva che sarebbe stata infelice per il resto della sua vita...
Doveva prendere una decisione, e anche in fretta...
PHOENIX, IL GIORNO DOPO, ore 10.00 a.m.
Jarod era seduto di fronte al recinto: Allison stava facendo lezione con il suo istruttore personale e si allenava al salto degli ostacoli per la gare successiva.
"Allison...mi meraviglio di te! Stai dritta con la schiena...No, le redini tienile tirate! Per una campionessa come te questi errori sono stupidi..."
"Mi dispiace!"
"Vai al trotto ora!"
Allison ubbidì, ma dopo qualche secondo il cavallo iniziò ad innervosirsi perché stava tenendo le briglie troppo salde. Runner iniziò a girare su sé stesso sempre più velocemente.
"Tienilo fermo!"
Allison ci provò, ma al contrario il cavallo s’impennò e la fece cadere di lato.
Jarod accorse insieme a Christian, mentre l’istruttore valutava se si fosse fatta del male.
"Allison...tutto bene?" domandò Christian.
"Sì, sì...tutto bene..." replicò lei alzandosi, ma senza guardare in faccia il padre. Sembrava quasi che avesse paura a farlo, e Jarod lo notò.
"Ti sei fatta male al polso!" notò Christian.
"Non è niente papà...è solo un piccolo taglio!" replicò lei.
"No, no...per oggi basta così! Jarod potresti portarla in infermeria?"
"Certamente..." rispose Jarod.
Guardò Christian con sommo odio, ma lui non se ne accorse.
"Vi ho già detto che non è niente...non ho bisogno di essere medicata!"
"Non mi sembra una ferita superficiale...andiamo, ti metterò una fasciatura, non vorrei che si aggravasse..." disse Jarod valutando il danno del taglio.
"Fa come ti ha detto Allison!" gli diede man forte Julian, l’istruttore.
Lei sospirò contrariata: non aveva alcuna voglia di andare di nuovo a parlare con Jarod. Ma acconsentì, dato che il polso le faceva effettivamente male.
"D'accordo..."
In infermeria, Jarod mise una garza sulla mano destra di Allison. La ragazza non batté ciglio e non si lamentò nemmeno un momento.
"Ecco fatto, Allison...credo che sia meglio che per un paio di giorni tu non cavalchi..."
Lei annuì un po’ triste.
"Come vuoi...Anche se non era poi cosi grave! Ora vado a rimettere il cavallo nella stalla...a presto..."
"Stavi cercando di dirmi qualcosa...ieri? Quando parlavamo di Grace?"
Allison si bloccò sulla porta e cercò di rimanere calma.
"No...ti sbagli...Ti ho solo detto che quello che le è successo è stato un incidente!"
"Eppure mi era sembrato di vederti piuttosto spaventata, Allison...mi hai detto che non avresti mai fatto del male a Grace...al contrario di chi?"
"Di nessuno, Jarod...stai fraintendendo!"
"Allison...se Grace era davvero un'amica per te...è giusto che si sappia la verità sulla sua morte...e ti prometto che potrò aiutarti, puoi fidarti di me..."
Allison capì che Jarod aveva davvero intenzione di aiutarla. E non ce la faceva più a tenersi dentro quel segreto orribile...
"E' stato mio padre...ad uccidere Grace, ma...è stato un incidente, lui non voleva farlo, voleva solo che si facesse male!"
"Come ha fatto?"
"Ha somministrato una sostanza eccitante al cavallo di Grace...un allucinogeno, ma non ha un'azione rapida, agisce solo dopo un quarto d'ora dall'assunzione... così il cavallo si è agitato e l'ha disarcionata. L'ha fatto perché non voleva che Grace partecipasse a quella gara, così..."
“Avresti vinto tu...”
Lei annuì ormai in lacrime. Scoppiò a piangere e Jarod l’abbracciò cercando di consolarla.
"Non preoccuparti, Allison...renderemo giustizia a Grace, te lo prometto..."
IL CENTRO, ore 1.00 p.m.
Broots era nell’ufficio di Sidney, quando le porte si aprirono con una gran violenza. Parker e Michael entrarono nella stanza e si intromisero nella loro conversazione.
"Ragazzi, muovetevi! Abbiamo trovato Jarod!" gridò Parker freddamente.
"E dove, Miss Parker?" chiese Sidney, non potendo credere che anche lei stesse aiutando Michael.
"E' stato avvistato in un maneggio a Phoenix! Partiamo subito!” rispose Michael.
I due uscirono, mentre Broots e Sidney si guardavano preoccupati.
PHOENIX, ore 3.00 p.m.
Jarod vide Christian a cavallo mentre stava controllando i recinti che erano stati impiegati tutta la settimana e avevano bisogno della manutenzione.
Insieme a Allison gli si avvicinò, anche loro erano a cavallo.
“Signor Kent...mi chiedevo se le andava di fare una cavalcata!" gli propose Jarod sorridendo.
"Perché no, Jarod? Allison, puoi sostituirmi tu?" chiese alla figlia.
"Sì, papà...divertitevi!" rispose lei lanciando uno sguardo d’intesa a Jarod.
Dieci minuti dopo cavalcavano nel bosco vicino al maneggio e stavano chiacchierando del più e del meno. Jarod, quando capì che erano passati abbastanza minuti, intraprese il suo discorso.
"Sa, è stato davvero terribile l'incidente di Grace Ross..."
"Ti prego Jarod...non parliamone più!"
"Oh, invece temo che dovremo farlo, Christian...visto che sei stato tu a causare l'incidente..."
"Scusa?" domandò quello bloccando il cavallo.
"Allison mi ha detto tutto...mi ha detto che tu hai voluto toglierla di mezzo perchè era più brava di lei...che hai causato l'incidente perchè lei vincesse la gara..."
In quel momento Black, il cavallo di Christian, cominciò ad agitarsi e a lanciare nitriti.
"Sai...credo di avere esagerato un po' con le dosi..." spiegò Jarod guardandolo.
"Cosa?...Che intendi dire? Ehi, fermati tu..." gridò quello cercando di trattenere Black.
"Intendo dire...che il tuo cavallo ha assunto lo stesso eccitante che aveva assunto Primula, il cavallo di Grace...solo che ho aumentando la dose...di circa 100 ml...credo che entro breve ti disarcionerà..."
"Maledizione...aiutami!" gridò lui.
Il cavallo iniziò ad impennarsi.
"Oh...certo...solo se confesserai...anche perchè il tuo cavallo non solo ti disarcionerà...ma diventerà praticamente pazzo...e di certo ti passerà addosso senza pietà..."
"E va bene, maledizione! Sono stato io! Ma è stato solo un incidente, non volevo che accadesse!"
"Nemmeno Kimberly...e nemmeno Grace...ma ora avrai quello che ti meriti! Buon atterraggio, Christian..."
Jarod si spostò lasciando Christian a cercare di domare il cavallo alle sue spalle.
"Ehi, torna qui! Jarod!!!”
Jarod tornò sui suoi passi. Stava dirigendosi al maneggio pronto a salutare Allison prima di andarsene, quando vide arrivare l’inconfondibile macchina del Centro. Si nascose dietro ad un albero e vide le sagome di Parker, Michael, Sidney e Broots che si avvicinavano proprio a Allison.
"Salve...ha per caso visto quest'uomo?" chiese Parker mostrando una recente foto di Jarod alla ragazza.
"Certamente... Jarod! Lavora qui, ma in questo momento è fuori per una cavalcata con mio padre. Tornerà tra poco...Voi sareste...?"
"Dei vecchi amici..." rispose Michael.
Jarod nel frattempo era entrato di nascosto nella stalla e aveva fatto entrare il cavallo nel suo box. Gli diede uno zuccherino da mangiare e quello nitrì lievemente come ringraziamento.
Guardò di nascosto Parker e Michael: sembrava che fossero molto affiatati. Lui stava parlando e lei ridacchiava sotto i baffi, mentre Sidney e Broots li guardavano un po’ contrariati.
In quel momento Allison entrò nella stalla e Jarod la chiamò sussurrando.
"Allison..."
"Jarod...quelle persone mi hanno chiesto di te...dicono di essere tuoi vecchi amici!"
"Loro...mi stanno cercando, ma non devono trovarmi...Ho lasciato tuo padre nel bosco, ho drogato il suo cavallo...ma non preoccuparti, l'effetto dell'eccitante doveva svanire circa...cinque minuti fa...questa è la cassetta che devi dare alla polizia..." disse porgendole un’audio-cassetta che aveva registrato di nascosto.
Lei sospirò un po’ mestamente, poi annuì.
"La consegnerò al più presto...ti ringrazio!"
Jarod sorrise e l’abbracciò, poi corse fuori dalla stalla e raggiunse la sua auto pronto ad andarsene.
CASA DI MISS PARKER, ore 11.00 p.m.
Parker era appena rientrata in casa. Era stanca e provata dal grande riflettere di quei giorni, non aveva ancora concluso nulla dato che non aveva nemmeno trovato Jarod. Appoggiò la pistola sul tavolo in cucina e proprio in quel momento sentì qualcuno alle sue spalle...
"Parker!"
Di scatto prese la pistola e si voltò, puntandola contro quello che scoprì essere Jarod. Ma lui non si mosse minimamente, assolutamente tranquillo. Sembrava piuttosto contrariato...
"Jarod... – sussurrò sorridendo malevolmente - Non hai avuto una buona idea a venire qui...come hai fatto a scappare oggi?"
"Se solo ti fossi girata, mi avresti visto...ma eri troppo occupata a chiacchierare con il tuo amico Michael, vero?"
"Sei per caso...geloso?" domandò lei sorridendo, ma senza abbassare l’arma.
"Non mi è sembrato solo un collega...sbaglio?"
lei si zittì e capì che quello era il momento della verità. Doveva decidersi a fare quello che era più giusto per lei, ma soprattutto per Jarod.
"Parker ascolta...anche se abbiamo litigato, io penso sempre a te. Scusami per non essermi fatto trovare quando è morta Zoe, ma ero sconvolto..."
"Non credevo ti importasse tanto di me...quando mi hai accusato di essere colpevole della sua morte...in ogni caso ormai è un argomento chiuso..." rispose abbassando l’arma. Lo guardò con un’aria gelida, che non passò inosservata.
"Da come mi stai guardando, non credo proprio...c'è qualcosa che non va?"
Parker si voltò sconvolta, non voleva farsi vedere da Jarod, avrebbe capito il conflitto interiore che era in lei. Strinse forte i pugni e trovò il coraggio per voltarsi e parlare.
"Deve finire Jarod..."
Lui la guardò sconvolto, senza avere il coraggio di proferire parola.
"Io...non ti ho mai perdonato veramente per...l'incidente...e poi...credo di non averti mai amato veramente..."
"E' tuo padre che ti ha detto di dirmi questo, vero? Tu non sei obbligata a...ma forse si tratta di Lyle...O è stato Raines?"
"Oh, andiamo Jarod! La nostra relazione non è mai veramente iniziata, è sempre stata una cosa assurda...e poi non avrebbe mai avuto un futuro...mio padre mi ha solo aperto gli occhi..."
"No, non ti credo, Parker...fino a qualche tempo fa andava tutto bene...tuo padre ancora una volta ti sta mettendo contro di me!"
"Jarod...ora devi andartene...ti lascerò andare, ma ti giuro che la prossima volta che ti vedrò, non avrò scrupoli...e ti riporterò al Centro..."
Lui la guardò inorridito, ma senza credere veramente a quello che aveva appena detto. Se non l’avesse davvero amato, in quel momento si sarebbe già trovato ammanettato e su una macchina diretta al Centro.
S’incamminò versò la porta profondamente deluso, ma prima di aprirla concluse il discorso.
"Sappi che non smetterò mai di amarti...e non rinuncerò a te. Tuo padre mi ha già portato via troppe persone che amavo, non ci riuscirà anche con te!"
Detto questo aprì la porta ed uscì chiudendola dietro di sé. Si fermò sulla soglia guardandosi intorno, convinto che quell’uscio si sarebbe aperto di nuovo. Non poteva lasciare finire tutto così...
Parker aspettò un altro minuto, poi corse verso la porta e ne sfiorò la maniglia pronta ad aprirla, a chiamare Jarod e a scusarsi per tutto quello che gli aveva appena detto...Ma poi, piangendo, si trattenne dal farlo...Si accasciò di fianco alla porta e si strinse fra le braccia in lacrime, mentre Jarod, dall’altra parte, faceva lo stesso. Dopo un paio di minuti si alzò in lacrime e si diresse verso la sua macchina pronto a tornare a Phoenix. Solo la radio lo consolava in quel momento...con una canzone che quanto mai indicava il suo stato d’animo interiore...
Oh
no, what’s this?
A spider web and I’m caught in the middle
So I turn to run
And thought of all the stupid things I’ve done...
I
never meant to cause you trouble
I never meant to do you wrong
Ah,
well if I ever caused you trouble
Oh, no I never meant to do you harm...
IL CENTRO, IL GIORNO DOPO, ore 11.00 a.m.
"Ah...Angelo!"
Parker sorrise e si avvicinò alla scrivania del padre.
"Papà...sono qui per dirti che...fra me e Jarod, qualunque cosa ci fosse...non c'è più...c'era un legame molto stretto, ma ora...non c'è più nulla fra noi..."
“Veramente, Angelo?”
"Da ora in poi...il mio unico rapporto con lui sarà quello di cercarlo...e riportarlo al Centro!"
Il Signor Parker sorrise e abbracciò la figlia.
"Ora si che ti riconosco! Sei di nuovo mia figlia..."
Lei non rispose, non sapeva cosa dire. In quel momento odiava suo padre più di ogni cosa al mondo...
"Finalmente le cose vanno di nuovo per il verso giusto! Ora scusami angelo, ho delle questioni da risolvere..."
Fece per andarsene, ma una volta sulla soglia si voltò nuovamente.
"Ah...bentornata al Centro!" disse in torno ironico.
Lei abbozzò un sorriso, poi si sedette sulla sedia affranta. Non riusciva a pensare ad altro che a tutti i momenti passati con Jarod, agli ultimi giorni...e soprattutto a tutte le bugie che si era inventata per lasciarlo...non credeva a niente di quello che aveva detto la sera precedente, ma era convinta di avere agito per il suo bene.
Dopo qualche minuto in cui aveva pianto, sentì dei passi dietro di sé e, per paura che fosse suo padre, si asciugò il volto.
Ma non era suo padre: era Sidney. La guardò un momento e capì immediatamente cosa doveva essere successo. Lei si alzò in piedi e corse verso di lui abbracciandolo...Sidney le accarezzò i capelli e cercò di consolarla, per quanto poteva...
PHOENIX, ore 4.00 p.m.
Jarod sorrise cercando di stare bene: aveva capito che l’unica cosa che poteva fare per sfogarsi un po’ era parlare con gli altri di quella faccenda. Guardò lo psicologo, poi i suoi compagni...
“Io sono Jarod...qualche tempo fa è morta una persona a cui tenevo moltissimo...Lei si chiamava Zoe...”
Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004/05 Antonio Genna