La
Virtual Season 6
di "Jarod il Camaleonte"
Episodio 5: L'addio
Racconto
appartenente alla
Virtual Season 6 di "Jarod il Camaleonte",
scritto da
Maura
e Rossella
e pubblicato in esclusiva su
Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di
proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della
serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e
sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di
lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due
autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod".
IL CAST
JAROD |
MISS PARKER |
SIDNEY |
BROOTS |
MR. PARKER |
MR. RAINES |
GUEST STAR
MICHAEL |
ZOE |
|
RIASSUNTO DELLA PUNTATA PRECEDENTE
Jarod: “Zoe! Ma che ci fai qui? Come mi hai trovato?”
Zoe: “Ho visto che scappavi e ho voluto aiutarti… Anche io sto scappando”
Zoe: “Due poliziotti, amici del mio ex fidanzato, mi hanno incastrata…”
Jarod: “Ti aiuterò Zoe… dimostreremo la tua innocenza”
Broots a Miss Parker: “Michael la scorsa notte è andato a Las Vegas perché è
stato avvistato Jarod…”
Sidney: “Per fortuna è riuscito a scappare”
Miss Parker a Michael: “Io sono la principale incaricata nel dare la caccia
a Jarod… non tenermi mai più nascosta un’azione simile…”
Michael: “si è bloccato l’ascensore… ma ci tireranno fuori presto”
Miss Parker: “Magnifico”
Jarod a Rob e Peter: “Mi chiamo Jarod Harper... sono un nuovo agente del
commissariato”
Jarod: “so di quella rapina al furgone portavalori…chi è la colpevole?”
Rob: “si chiama Zoe Sanders… è la ex fidanzata di un nostro collega che ora
è in prigione per causa sua… quella è solo una bugiarda”
Peter: “Abbiamo un filmato della sorveglianza che dimostra che è stata lei
l’artefice della rapina al furgone”
Michael: “qualche giorno fa tuo padre mi ha avvisato di stare attento a te e
a Lyle e di non fidarmi di voi… Voglio che tu sappia che mi fido di te”
Miss Parker: “Chi ti ha ordinato di non avvisarmi, questa notte?”
Michael: “Tuo padre”
Zoe: “Tu credi che sia stata io a rubare quel denaro, vero?”
Jarod: “No, Zoe… so che non sei una ladra”
Zoe bacia Jarod
Jarod: “Mi dispiace Zoe, io amo un’altra”
Zoe: “Lo capisco… dopotutto noi non ci siamo più visti… è giusto che tu ti
sia rifatto una vita”
Miss Parker: “Dopo trent’anni ho scoperto che mia madre è ancora viva…”
Micheal: “La ritroverai presto”
Jarod a Rob e Peter: “Siete stati voi a rubare la refurtiva, e poi mentre
Peter si trovava qui, nel garage con Zoe, tu Rob, hai portato la refurtiva a
casa sua… poi sei ritornato qui e hai provocato il black out…”
Michael: “Sono felice di essere rimasto chiuso con te in ascensore… senza
questo imprevisto, avresti continuato ad odiarmi”
Miss Parker: “Chi ti dice che non ti odi più?”
Michael: “L’ho capito da come mi stai guardando…” (Michael bacia Miss Parker)
Ultima scena: Zoe sta aspettando Jarod al rifugio, quando viene colpita alla
testa da qualcuno e poi portata via…
L'EPISODIO
LAS VEGAS, RIFUGIO DI JAROD, ore 9.45 p.m.
Jarod rientrò nell’appartamento felice come non mai: non solo aveva scagionato completamente Zoe, ma aveva anche ottenuto il permesso dal giudice che non venisse incolpata per essere fuggita dalla polizia. In effetti conosceva molto bene quel giudice, che gli doveva un favore.
Chiamò a gran voce Zoe, dato che non la vide in sala.
“Zoe! Ce l’ho fatta...sei completamente scagionata, da ogni accusa! Zoe?! Ma dove sei?”
Si avvicinò al tavolo, dove giaceva ancora il libro di Michelangelo. Non aveva ancora notato che in copertina c’era una cosa nuova: un biglietto di carta.
Iniziando a preoccuparsi lo prese in mano.
La tua amica è
nelle nostre mani.
Se vuoi rivederla consegnati a noi entro ventiquattro ore.
Jarod strappò il biglietto fra le sue mani e fece una smorfia di rabbia.
“Il centro...”
IL CENTRO, ore 0.45 a.m.
Parker si avvicinò alla porta dell’ufficio del padre e l’aprì senza bussare. Era ancora molto scossa dopo le recenti scoperte sul suo conto.
"Ah...angelo!" sorrise lui.
"Papà, mi hai fatto chiamare?" domandò lei freddamente. A stento riusciva a guardarlo in faccia.
Lui si avvicinò e, al contrario, l’abbracciò.
"Stai bene tesoro? Sai, ho saputo della tua terribile esperienza in ascensore di qualche ora fa..."
"Sì, sto bene - mentì - Però sono molto stanca...quindi ora andrei a casa..."
Non lo disse con molto sentimento, in effetti. Voleva andarsene da quella stanza il più presto possibile, aveva bisogno di riflettere.
"Aspetta...devo prima dirti una cosa importante, è per questo che ti ho fatto chiamare...siediti angelo!"
Lei lo guardò un po’ riluttante, poi si sedette. Preferiva non farlo arrabbiare, non aveva tempo per sentire le sue storie. Senza contare che non sapeva cosa aspettarsi.
"Vedi...mi sento un po’ in imbarazzo a chiedertelo, e a dirti la verità mi sembra una domanda ridicola perché ti conosco fin troppo bene, ma...”
Si bloccò un attimo e si sedette sulla scrivania di fronte a lei.
“Il Triumvirato sospetta che tra te e Jarod, ci sia...ecco, qualcosa di più che un rapporto confidenziale...sono convinti che non si tratti più di una ricerca che non ha frutto...E' vero angelo?"
"Ma di cosa stai parlando?" domandò lei fingendo di essere stupita da quella domanda. Sapeva benissimo che era la pura e semplice verità. Che sarebbe tornata a casa e molto probabilmente avrebbe sentito Jarod...
"Ecco...effettivamente anch'io ho notato che da quando sono tornato al comando del Centro tu sei cambiata. Non mi sembri più così intenzionata a riportarlo qui, senza contare che quando eravamo in Africa ho visto come ti guardava e credo che lui provi qualcosa per te..."
"E' una cosa assurda...” rispose lei facendo una smorfia. Però non ebbe il coraggio di guardare in faccia il padre. Così lui le sfiorò il volto e portò i suoi occhi ad incrociarsi con quelli dei lei.
"Ne sei...proprio sicura?" chiese dolcemente.
Lei non rispose, non ne aveva il coraggio.
"Ascolta, angelo...Non fidarti mai di Jarod...Lui ti ha raccontato un sacco di bugie da quando è fuggito e più di una volta ti ha messo contro di me...Inoltre sono sicuro che ti farebbe soffrire!"
Lei lo guardò poco convinta: di recente l’unica persona che l’aveva fatta davvero soffrire, era stato lui.
"Senti...conoscendoti credo che tra te e quell'uomo non ci sia nulla...ma se cosi non fosse...tronca subito qualsiasi rapporto tu abbia con lui. Il Triumvirato è venuto a sapere di questo tuo cambiamento e ti sta tenendo d'occhio. Non voglio perderti..."
Lei annuì mestamente.
"A domani, papà..." sussurrò.
Poi si alzò piuttosto lentamente e si avviò alla porta; prima di uscire guardò di nuovo verso suo padre, ma mentre stava per chiedergli spiegazioni, uscì.
Stava per tornare a casa, visto l’ora tarda, ma decise di dirigersi nel suo ufficio. Non era in condizione di guidare, aveva troppi pensieri per la testa. Continuava a pensare a ciò che le aveva detto il padre, a Michael, ma soprattutto a Jarod.
Si sedette alla sua scrivania e si mise le mani nei capelli giusto in tempo per sentire squillare il telefono. Guardò l’ora: l’orologio segnava l’una. Di certo non poteva essere altri che lui.
"Sì..." disse un po’ nervosa.
"Parker...ho bisogno del tuo aiuto..." disse Jarod dall’altro capo.
Stava guidando sull’autostrada verso New York il più in fretta possibile, doveva raggiungere il Delaware al più presto. Se Zoe era stata sequestrata dal Centro, di certo era a Blue Cove...
"Jarod, sono molto stanca e...ora non è proprio il momento per..."
"Ascolta...mi devi aiutare! Il Centro ha rapito una mia cara amica per costringermi a consegnarmi..."
"Ma allora... - si bloccò - E perchè hanno rapito questa ragazza?"
iniziò a sentire un sentimento strano, che pochissime volte aveva provato in vita sua. Gli dava enormemente fastidio sentire parlare Jarod di altre donne, figurarsi di care amiche...
"Il Centro sa quanto io tenga a lei...l'avevano già rapita una volta..."
"Ah davvero? E chi è?" domandò con tono da inquisitrice.
"Si chiama Zoe e...tempo fa ho avuto una breve storia con lei, ma ora è finita...siamo ottimi amici, e il Centro lo sa!"
Parker rimase un attimo in silenzio, non sapeva cosa dire. Ripensò a quello che le aveva appena detto suo padre e capì che aiutare Jarod avrebbe messo in pericolo lei. Ma soprattutto lui.
"Parker, ti prego...aiutami..." sussurrò Jarod. Era stanco, guidava da poco ma stava andando velocissimo per raggiungere al più presto Blue Cove. Sentiva che senza il suo aiuto sarebbe stato perduto.
"Mi dispiace Jarod, ma non posso...Michael mi controlla momento per momento...meglio che tu chieda una mano a Sid, ti aiuterà più di quanto non farei io..."
Riattaccò senza dire altro e Jarod, attutendo malamente il colpo, gettò il telefono sul sedile di fianco al suo e decise che avrebbe contattato Sidney una volta più vicino al Delaware.
IL CENTRO, ore 9.30 a.m.
Sidney entrò nel suo ufficio di buonora, come al solito, ma notò che il suo telefono stava già squillando. Preoccupato lo raggiunse e rispose.
"Sono Sidney..."
"Sidney, mi serve una mano...il Centro ha rapito una mia amica, devo assolutamente liberarla..."
"Si d'accordo, ma hai già informato Miss Parker?"
"Ci ho provato qualche ora fa, sto arrivando il più in fretta possibile a Blue Cove...ma lei non ha voluto darmi una mano, dice di essere continuamente sotto tiro del nuovo arrivato!"
Sid sentì un lieve distacco nelle sue parole e capì che Parker doveva essersi arrabbiata con lui, per qualche motivo.
"In effetti quello che ti ha detto è vero...Michael le sta anche fin troppo addosso..." rispose pensando all’ascensore.
"Non ho tempo per pensare a lei, in questo momento...devo salvare Zoe...Comunque ho sbagliato a dirle di me e Zoe, credo che sia gelosa...ne parleremo quando sarà tutto finito..."
"Tra te e quella ragazza c'era qualcosa?" domandò Sidney quasi stupito.
"Beh...c'è stata una storia fra noi, un anno fa...ma ora è finita, siamo buoni amici..."
"Indubbiamente Miss Parker si sarà un po’ ingelosita, ma questo è normale in tutti i rapporti. Le parlerò io, ma sono certo che le sarà già passata..."
"Grazie Sid...mi hai tolto un po' di pensieri...fra un'ora sarò a Blue Cove, ci sentiamo quando arrivo!" rispose lui riattaccando. Gli mancava ancora un bel po’ di strada per arrivare...
In quel momento Miss Parker entrò nell’ufficio di Sidney insieme a Broots. Stavano confabulando, ma vedendo che lui guardava il telefono con aria seria, Parker capì che doveva aver chiamato Jarod.
"Tutto bene, Sid?" chiese.
"Jarod mi ha appena telefonato...e mi ha anche detto che tu non lo vuoi aiutare"
"Ah...io ho delle cose da fare in sala computer..." bofonchiò Broots. Gettò un’ultima occhiata a Sidney e poi uscì.
Una volta soli, fu Parker a parlare per prima.
"Mio padre sospetta che fra me e Jarod ci sia qualcosa...mi ha ordinato di troncare ogni rapporto che non sia puramente professionale con lui...se ci vedessero insieme sarebbe un problema..." rispose freddamente.
"Mi sorprende che tu abbia paura di tuo padre. Sei sempre stata molto determinata!"
"Lo faccio per il bene di Jarod, Sid...Non voglio che gli succeda qualcosa...e poi non credo che sentirà la mia mancanza, dato che si sta già consolando insieme alla sua carissima amica..."
"Prima di tutto Zoe è solo un'amica...non c'è nient'altro, e poi ti ricordo che è stata rapita dal Centro e Jarod vuole solamente salvarla!"
"Beh, penso che una volta salvata avranno molto di cui festeggiare insieme..."
Sidney la guardò male: non poteva credere che non si fidasse di lui. Poi però sorrise, capendo che era solo pura e semplice gelosia.
"Comunque...scherzi a parte...mi fido di lui..."
"Penseremo io e Broots ad aiutare Jarod...tu occupati di distrarre tuo padre e Michael..."
Parker sorrise ed uscì dall’ufficio.
IL CENTRO, ore 4.00 p.m.
Sidney stava controllando ovunque: aveva passato vari sottolivelli del Centro per trovare il luogo in cui poteva essere nascosta Zoe, ma ancora non aveva trovato tracce della sua presenza.
Si ritrovò in qualche modo nel sottolivello 17 e in lontananza, di fronte ad una porta ben chiusa, vide Raines.
"Cosa ci fai qui Sidney?" gli domandò quello nervoso.
"So che hai rapito un'amica di Jarod per attirarlo al Centro e catturarlo!"
"Qualche problema con questo? Da quando non troviamo ogni modo per catturare Jarod?"
"No...nessun problema, ma voglio vederla. Sarà sicuramente spaventata, potrei cercare di tranquillizzarla!"
"Sai...da tempo sospetto che tu stia aiutando Jarod, perciò...credo che non potrai vedere la ragazza...non vorrei che l’aiutassi a scappare... E ti avviso che i miei spazzini hanno il compito di tener lontano dalla cella sia te che Miss Parker...A presto, Sid..." rispose Raines intimandolo ad andarsene. Sid annuì sorridendo e poi si allontanò.
UFFICIO DI MISS PARKER, ore 4.30 p.m.
Broots aprì la porta correndo e si diresse verso la scrivania di Parker, impegnata con alcuni documenti.
"Miss Parker...Miss Parker!" gridò sventolando dei fogli.
"Non preoccuparti di bussare Broots...puoi entrare!" rispose lei senza nemmeno alzare il volto dal tavolo.
"Non scherzare...ho scoperto una cosa incredibile...non ci crederai mai!" replicò lui.
Parker alzò lo sguardo e vide i fogli che Broots le porgeva. Li prese e lesse cosa dicevano.
"Che bastardo..." sussurrò a denti stretti.
IL CENTRO, UFFICIO DI MICHAEL, ore 4.32 p.m.
"Che cosa diavolo significa?" gridò Miss Parker entrando nell’ufficio di Michael senza bussare. Si avvicinò alla scrivania e gli scaraventò addosso i tre fogli che Broots le aveva consegnato due minuti prima.
"Ma cosa sono?" chiese Michael.
Parker, al culmine della pazienza, prese in mano la pistola e gliela puntò contro. Michael alzò le mani.
"O mi dici tutto immediatamente o ti sparo seduta stante! Tu sei qui per uccidere me e Jarod, brutto bastardo!" gridò.
Michael cercò di alzarsi, ma lei gli fece un cenno con la pistola.
"No, non è vero!"
"Ah no? E questi ordini di Raines? Sono e-mail che ti sono arrivate, è tutto scritto...non penso che lui abbia sbagliato indirizzo, a meno che sia proprio completamente pazzo..." gridò lei.
"Non è come pensi!" rispose lui alzandosi in piedi.
"Non è come penso? Non prendermi in giro Michael, mai farlo quando ho in mano la pistola..."
"Senti...è vero, Raines mi ha ordinato di ucciderti quando mi si sarebbe presentata l'occasione giusta... Infatti, è stato lui a bloccare l'ascensore ieri mattina per darmi il tempo di ucciderti!"
Parker lo guardò sconvolta.
"Poi quando Sidney e Broots, aprendo l'ascensore, ti avrebbero vista morta, i miei spazzini li avrebbero minacciati di ucciderli se non avessero tenuto la bocca chiusa...Io sarei sparito e nessuno mi avrebbe più trovato!"
"E sentiamo, allora... perché non mi hai ucciso?" gridò lei nervosa.
"Da quando sono arrivato al Centro il mio compito è quello di ucciderti, ma sto solo facendo finta di assecondare Raines...Infatti ieri mi ha chiesto spiegazioni del perché non ti ho uccisa, ma sono riuscito a trovare una buona scusa...Non ho mai voluto ucciderti, credimi...poi dopo il nostro colloquio di ieri ho capito che tu sei uguale a me, quindi non potrei mai fare una cosa simile!"
Parker abbassò l’arma sconvolta. Non sapeva più cosa fare.
"Io...pensavo di aver trovato un'altra persona di cui potermi fidare...prima mio padre, poi tu...non posso contare su nessuno, tranne Sid e Broots..."
Si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania senza avere più la forza di replicare: era stanca di perdere le persone su cui poteva contare.
"Ti sbagli...aggiungi anche me alla lista, Miss Parker!"
Lei lo guardò dubbiosa, poi si alzò lentamente ed uscì dall’ufficio più confusa del giorno prima.
ATRIO DEL CENTRO, ore 5.00 p.m.
"Scoperto qualcosa, Sidney?" chiese Jarod speranzoso.
Ormai guidava da più di dodici ore ed iniziava a sentirsi stanco. Ma non poteva fermarsi o riposare, Zoe aveva bisogno di lui.
"No, Jarod...purtroppo ancora niente, ma vedrai...la troverò...E' rinchiusa qui al Centro, ne sono sicuro!"
"Ho studiato nuovamente la mappa del Centro...appena mi dirai dove si trova sono pronto ad intervenire..."
"Perfetto Jarod...spero di poterti contattare presto!"
"Come sta Miss Parker?"
"Ti ha detto la verità...Michael le sta continuamente alle costole e adesso la sta tenendo d'occhio anche il signor Parker...ecco perché non può aiutarti...Ma lo stiamo facendo io e Broots!"
Sidney mentì sapendo di farlo, ma non voleva tradire Parker. I problemi fra lei e Jarod, dovevano risolverli loro due.
"Lei è strana, Sid...e lo sei anche tu..." sussurrò Jarod intuendo che Sidney gli stava nascondendo qualcosa.
"Ma no, Jarod...sarà una tua impressione. In questi giorni siamo un po’ sotto pressione per via di Michael e poi è vero che Miss Parker è un po’ gelosa della tua amica...ma è normale, come ti ho già detto! Vedrai che si risolverà tutto una volta che la tua amica sarà salva!"
Jarod aspettò un paio di secondi, poi attaccò pieno di dubbi.
Sidney iniziò a concentrarsi pensando al Centro e capì improvvisamente la cosa che gli era sfuggita.
"Ma certo...perché non mi è venuto in mente prima?" gridò a sé stesso.
Corse nell’ufficio di Broots, che stava armeggiando al computer.
"Broots, fammi un favore...Devi fare una ricerca per scoprire dove può essere rinchiusa l'amica di Jarod. Puoi farlo?"
"Certo Sidney... mi collego subito alle telecamere di tutti i sottolivelli... sarà questione di un attimo!"
In meno di due minuti Broots era collegato al server della sicurezza e stava passando in rassegna tutte le telecamere del Centro.
Sidney controllò insieme a lui finchè vide una ragazza che dormiva su una brandina in una cella.
"E' lei...ne sono sicuro! In che SL si trova, Broots?" gridò felice.
"SL 20, Sidney!" rispose Broots.
"E’ uno di quelli privati di Raines...grazie Broots!"
Gli diede una pacca sulla spalla ed uscì.
IL CENTRO, SOTTOLIVELLO 20, ore 4.00 a.m.
Jarod entrò al Centro con estrema facilità; sapeva benissimo come controllare il sistema di sicurezza e in che modo raggiungere il sottolivello che Sidney gli aveva indicato. Era molto stanco, la barba incolta si poteva notare anche a metri di distanza, ma non gli interessava. Tutto ciò che voleva era riabbracciare Zoe.
Sidney era girato di spalle e controllava la porta; Jarod scese dai condotti dell’aria e lo vide intento a fare da palo. Poi lo raggiunse da dietro e sussurrò: “Eccomi...sono pronto!"
Sidney si voltò di scatto.
"Mio Dio...Jarod!" lo abbracciò. Era molto che non lo vedeva.
"Sono contento di vederti, anche se avrei preferito in un'altra circostanza!" gli disse.
“Grazie per il tuo aiuto, Sid..." sorrise Jarod.
"Abbiamo un quarto d'ora...Broots ha disattivato le telecamere. Buona fortuna!"
Sidney si mosse verso le guardie della cella e le trascinò verso l’esterno del sottolivello.
"Ho bisogno di una mano..." disse loro.
Jarod sorrise ed entrò nella cella. Zoe alzò immediatamente il volto e quando lo vide iniziò a sorridere di nuovo.
"Jarod!" gridò abbracciandolo.
"Zoe! Grazie al cielo stai bene!"
"Questa gente...fanno parte della stessa organizzazione che mi ha catturata tempo fa, vero?"
"Già...Mi dispiace che tu stia passando tutto questo di nuovo..."
"Ora andiamocene!" rispose lei.
Uscirono dalla cella con circospezione e corsero per il corridoio verso i condotti dell’aria, ma non erano soli...Raines li attendeva alla fine del cunicolo sorridendo ed insieme a due uomini.
“Bentornato Jarod!” gli disse.
Jarod guardò minacciosamente Raines e fece una smorfia di rabbia. Diede un’occhiata a Zoe che lo guardò quasi a scusarsi di ciò che stava succedendo. Ma la colpa era tutta sua: era lui il problema. Ed ora aveva paura anche per la vita della ragazza.
"Prendetelo!" ordinò Raines ai suoi.
Jarod guardò Zoe e le fece capire che non potevano aspettare oltre: appena i due uomini di Raines si avvicinarono, si misero a contrastarli entrambi. Zoe tirò un calcio al primo che cadde a terra, mentre Jarod spinse il secondo contro il muro e lo stordì tirandogli un pugno.
Iniziarono a correre nella direzione opposta proprio mentre arrivavano altri tre uomini verso di loro.
"Non fateli scappare...sparate!" gridò Raines.
I due in terra si alzarono e iniziarono a mirare contro Jarod e Zoe che correvano verso la porta del sottolivello. Riuscirono a girare l’angolo, ma sempre inseguiti dagli spazzini.
Jarod condusse Zoe fuori dal Centro e insieme stavano raggiungendo la macchina, quando gli uomini di Raines spararono di nuovo.
Jarod schivò i colpi, ma sentì Zoe gridare e cadere a terra: l’avevano colpita alla schiena.
"Zoe!" gridò Jarod.
La donna cadde a terra e lui la sollevò velocemente; riuscì a caricarla in macchina e in meno di trenta secondi era partito, lasciando alle spalle tutti gli inseguitori.
"Presto, muovetevi!" gridò Raines agli altri. Uno di loro corse verso la rimessa per prendere un’auto per inseguire Jarod, ma ormai era troppo lontano e l’avrebbero comunque perso di vista...
"J...Jarod..." sussurrò Zoe. Era seduta sul sedile anteriore e tremava. Perdeva sangue e non riusciva nemmeno a respirare con tranquillità.
"Stai tranquilla, Zoe...ti poterò subito all'ospedale...li ti cureranno... tranquilla!"
"No...portami in un tuo rifugio!"
"Sei impazzita? Non posso curarti, non ho attrezzi con me...non sono un dottore in questo momento..."
"So di...non avere molto tempo...ti prego...non voglio morire in un letto d'ospedale..." rispose lei fra un singhiozzo e l’altro.
"Non morirai...stai tranquilla..."
Le toccò la fronte per incoraggiarla e la trovò tremendamente fredda. Zoe stava molto male...
"Resisti Zoe, fra poco andremo in ospedale..."
"L'ospedale è troppo lontano...non arriveremmo in tempo comunque...e poi come ti ho già...detto...non voglio morire lì..."
"Zoe, devi essere ottimista, ti prego...non devi lasciarmi, chiaro?" le disse prendendole la mano. Continuava a tremare senza sosta.
Jarod la guardò con occhi lucidi, stava troppo male per poter fare qualunque cosa per lei.
"Voglio morire qui con te...non circondata da macchinari e medici!"
"Zoe...ho già perso troppe persone che amavo...non voglio perdere anche te...ti prego..." le disse iniziando a piangere. Le strinse la mano più forte.
"Mi avresti persa comunque..."
"Cosa?" chiese lui alzando il volto in lacrime che fino a due secondi prima era appoggiato sulla sua mano.
"Non te l'ho detto ma...in questi ultimi mesi il mio cancro si è aggravato e io ho smesso di curarmi, quindi mi avevano dato pochi mesi ancora da vivere..."
"Perché hai smesso di curarti, di lottare...perchè?"
"Uno dei tanti motivi era perchè...non c'era più nessuno che si prendesse cura di me e che mi stesse vicino...neanche tu!"
Jarod si sentì terribilmente in colpa e continuò a piangere.
"Ma ora devi continuare a vivere...senza sentirti in colpa...Tu sei stata... l'unica persona che io abbia mai amato veramente...Jarod!”
Gli sorrise e gli accarezzò la testa, poi chiuse gli occhi ed appoggiò la testa sul bracciolo del divano. Jarod la guardò, non sentiva più stringersi la mano.
La Lasciò andare e strinse forte Zoe fra le sue braccia.
“No Zoe...non lasciarmi, ti prego...” sussurrò stringendola in lacrime...
Sidney era nel suo ufficio con Broots ed attendeva una telefonata di Jarod da ormai un’ora e mezza.
"Spero solo che Jarod abbia portato Zoe in salvo..."
"Sì...lo spero anch'io..." replicò Broots.
In quel momento suonò il telefono e Sidney rispose velocemente.
"Sidney..." sussurrò.
"Sidney..."
"Jarod...sei tu?" domandò lui sentendolo sussurrare.
"Sì...sono io, Sid..."
"E' successo qualcosa? Siete riusciti a mettervi in salvo?"
"Zoe...Zoe è morta...gli uomini del Centro le hanno sparato...lei è morta ed io sono vivo..."
Sidney sospirò: “Mi dispiace, Jarod..."
Broots fece un cenno di comprensione, poi uscì lasciando Sid solo.
"Avrebbe potuto salvarsi...potevo portarla in ospedale, ma lei ad ogni costo è voluta morire al mio fianco...ma forse se non l'avessi ascoltata...ora sarebbe ancora viva..."
"Pensaci Jarod...anche tu sei un dottore...Se non l'hai portata in ospedale, vuol dire che in fondo sapevi già che non si sarebbe salvata..."
"Forse hai ragione Sid...ma questo non mi aiuta...e non smetterò mai di sentirmi in colpa..."
"La colpa non è tua...è mia...E' solo colpa mia, avrei dovuto distrarre anche Raines e i suoi spazzini..." replicò Sidney.
"Hai ragione Sid...la colpa non è mia...ma nemmeno tua..."
I due stettero in silenzio altri cinque secondi, poi Jarod riattaccò senza smettere di piangere.
CASA DI MISS PARKER, ore 6.30 a.m.
Parker aveva passato le ultime due ore a cercare Jarod. Sid le aveva spiegato che Zoe era morta e così aveva passato il resto della sua nottata già turbolenta a stare in pena anche per Jarod.
Provò ancora una volta a chiamarlo sul cellulare e questa volta, stranamente, lo trovò acceso. Jarod rispose.
“Pronto, Jarod?”
Lui non rispose. Non voleva parlare, ma aveva un bisogno incredibile di sentire la voce di Miss Parker.
“Beh...sono più di due ore che provo a chiamarti...mi dispiace per Zoe, sono stata una stupida a comportarmi in quel modo...”
Jarod sorrise amaramente: sapeva benissimo quanto dovesse essere stato difficile per lei pronunciare quella frase.
Lei attese invano una risposta, poi continuò: “Spero che tu stia bene, Jarod...”
“Sto bene, Parker...ma lei no...e forse se tu mi avessi aiutato...ora sarebbe ancora viva...”
Riattaccò, mentre Parker rimaneva sola con i suoi demoni e i suoi rimorsi.
Jarod guardò sulla scrivania: aveva preso una vecchia foto di lui e Zoe che aveva trovato nella borsa di lei. Li ritraeva al mare, lei in groppa a lui e sorridente.
La osservò ancora una volta e la sfiorò come se potesse sentire Zoe ancora con lui. Poi la riappoggiò sulla scrivania e strisciò contro il muro piangendo...
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