La
Virtual Season 6
di "Jarod il Camaleonte"
Episodio 4: Un'amica ritrovata
Racconto
appartenente alla
Virtual Season 6 di "Jarod il Camaleonte",
scritto da
Maura
e Rossella
e pubblicato in esclusiva su
Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di
proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della
serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e
sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di
lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due
autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod".
IL CAST
JAROD |
MISS PARKER |
SIDNEY |
BROOTS |
GUEST STAR
PETER WILLIAMS |
ROB WILSON |
MICHAEL |
ZOE |
L'EPISODIO
Jarod correva a più non posso. Stava correndo da quasi tre minuti nella via principale della città e ormai si sentiva braccato dagli uomini del Centro. Ogni volta che si voltava li vedeva sempre più vicini, e Michael guidava il gruppetto che lo inseguiva in cui, stranamente, era assente Miss Parker.
Jarod non aveva più la forza per voltarsi, ma sentì gli uomini gridare fra loro.
“E' andato da quella parte...muoviamoci!" gridò uno di loro.
"Forza, l'abbiamo quasi raggiunto! Jarod... fermati!!" gridò Michael.
Jarod, ovviamente, non eseguì l’ordine e cominciò invece a correre più veloce di prima, tirando fuori le ultime forze che aveva.
Proprio mentre capiva che per lui non c’era più speranza, vide una macchina rossa fermarsi di fronte a lui. Non poteva credere a ciò che vedeva: seduta al volante c’era una persona che conosceva molto bene.
"Jarod, sali!" gridò aprendo lo sportello.
"Zoe!" gridò Jarod sorpreso. Riprese fiato, ma non salì subito: si voltò e vide gli stremati scagnozzi di Michael dietro a lui, ma che si avvicinavano sempre più.
"Ti vuoi muovere?" gridò Zoe.
Jarod vide Michael sempre più vicino e salì velocemente sull’auto; Zoe accelerò giusto in tempo per vedere Michael gridare disperato di tornare alle macchine. Ma di certo non l’avrebbero più recuperato.
"Maledizione!" gridò ai suoi.
Jarod intanto si voltava ogni tre secondi per controllare che non ci fossero macchine al suo inseguimento. Quando si rese conto che era in salvo, fece un respiro profondo ad occhi chiusi. Quella volta c’era mancato veramente poco.
"Era ora che ti decidessi a salire!" sorrise Zoe ironica.
Jarod la guardò sorridendo: questa volta era stata lei a salvargli la vita.
"Zoe che ci fai qui? Come hai fatto a trovarmi?" domandò sorridendo.
"Beh...ti ho visto che stavi scappando e mi è sembrato giusto aiutarti...anche perché sto scappando anch'io!"
Jarod pensò fra sé è sé che era una strana coincidenza.
Ma guarda che combinazione!
"Stai scherzando?" le chiese un po’ contrariato.
"Ti spiegherò più tardi...capiti proprio al momento giusto, Jarod!" rispose lei scoppiando in una risatina felice.
Lui la guardò male: capì immediatamente che salendo su quell’auto si stava cacciando in guai ben peggiori che ad essere catturato dal Centro...
IL CENTRO, ore 11.00 a.m.
Miss Parker entrò nell’ufficio di Sidney sorridente. Una volta tanto era riuscita a dormire tranquillamente, senza dover pensare alle sue preoccupazioni per Jarod. Ma appena si trovò nell’ufficio e vide Sidney seduto sulla scrivania e Broots in piedi di fronte a lui, capì che stava succedendo qualcosa.
"Ma non è possibile Sidney..."
"Ti dico che invece è così..."
Broots bloccò Sidney e si voltò.
"Ah...buongiorno Miss Parker!"
Lei sospirò e si sedette guardandoli. Non proferivano una parola.
"Avanti, parlate! Voglio sapere cosa stavate dicendo, qualsiasi cosa sia..."
"Michael la scorsa notte è andato a Las Vegas..." rispose immediatamente Broots.
"Cos'è successo? Ha perso quattromila dollari al Black jack?" chiese sorridendo.
"Veramente ha...avvistato Jarod...per quello è andato là!" disse Broots.
"Cosa?" gridò Parker voltandosi. Ora capiva l’importanza della loro affermazione, che prima pareva senza fondamento.
"Lo stava per prendere, ma poi per fortuna è riuscito a scappare!" concluse Sidney.
"E tutto questo senza avvisarmi? Ah, questa volta ha oltrepassato il limite!" gridò alzandosi ed uscendo dall’ufficio. Si guardò intorno diretta all’ufficio di Michael, ma lo vide di fronte all’ascensore. Corse verso di lui, dato che stava entrando; riuscì giusto in tempo ad entrare, prima che le porte si chiudessero.
"Buongiorno, Miss Parker!"
"No, prima che arrivassi tu erano buoni i giorni, ora arrivo al centro ogni mattina e devo sentirmi dire dai miei collaboratori cose che rendono le mie giornate pessime!" gridò.
"Sei per caso caduta dal letto stamattina? La cosa capita molto spesso in quest'ultimo periodo..." rispose lui.
In effetti era l’unica persona che riuscisse a rispondere degnamente alle sue battutine ironiche.
"Ho saputo della tua gita a Las Vegas di ieri notte! Ovviamente non volevi portarmi con te, forse ti sarei pesata al tavolo della roulette...sono molto brava a indovinare i numeri!"
"Vedo che sei stata informata..."
"Già, ma non certo da te ieri notte!"
"Era tardi e non volevo disturbare il tuo sonno. E comunque è riuscito di nuovo a scappare...e tutto per colpa di qualcuno che è venuto in suo soccorso!"
"Qualsiasi fosse l'ora...io sono la principale incaricata di dare la caccia a Jarod...e non tenermi mai più nascosta un'azione altrimenti..."
Parker si bloccò: la luce in ascensore era andata via e si era accesa quella di emergenza. Il cubicolo si bloccò con un forte scossone e Parker dovette reggersi al muro per rimanere in piedi.
"Oddio...non dirmi che..."
Parker socchiuse gli occhi e si appoggiò al muro battendoci contro la testa. Non poteva credere di essere intrappolata in ascensore con Michael.
LAS VEGAS, ore 8.00 a.m.
Jarod aveva portato Zoe in uno dei suoi rifugi. Il pericolo era scampato, così ora poteva tornare a stare tranquillo. La ragazza appoggiò una piccola borsetta sul tavolo e guardò i quadri appesi al muro: in effetti era uno dei posti più belli che aveva Jarod, l’aveva curato molto in tutti quegli anni di fuga.
"Carino qui!"
Jarod capì che Zoe faceva di tutto per eludere il problema principale, quindi la portò al dunque.
"Zoe...mi spieghi cosa sta succedendo? Perché sei di nuovo in pericolo?"
"Ho dei problemi con due ex colleghi del mio fidanzato...ti ricordi di Vince?"
"Naturalmente..." sorrise lui ripensando all’uomo.
"Questi due colleghi sono poliziotti e vogliono incastrami per vendicarsi... Secondo loro Vince è in prigione per causa mia!"
"E scusa...in che modo vorrebbero incastrarti?"
"L'hanno già fatto, veramente...Hanno rubato da un furgone portavalori di una banca una grossa somma di denaro e poi, essendo poliziotti, non è stato difficile per loro nascondere la refurtiva in casa mia e accusarmi che ero stata io l'artefice della rapina!"
“E tu cosa hai fatto?"
"Cosa avrei dovuto fare, Jarod? Ho tentato di dire alla polizia che io non c'entravo, ma non mi hanno creduto, cosi...”
"Sei scappata, vero?"
Lei annuì un po’ imbarazzata: "Sì...quando ti ho trovato stanotte, scappavo dalla polizia!"
"Zoe, ma non ti ho insegnato proprio niente? In questo modo dimostri solamente che sei tu la colpevole...non dovevi scappare!"
"Se fossi rimasta mi avrebbero arrestato e non sarei uscita facilmente! Sarebbe stata la mia parola contro quella di due poliziotti!"
"E Immagino che questi siano dei poliziotti corrotti...come lo era Vince..."
“Sì, infatti..."
Jarod la guardò sospirando: in fondo gli aveva salvato la vita, scappando...
"D’accordo...ti aiuterò Zoe...Dimostreremo la tua innocenza..."
Lei sorrise e lo abbracciò con una tal foga che a momenti lo fece cadere in terra.
"Oh grazie Jarod!"
Qua finisce male...
"L'ascensore si è bloccato...ma sicuramente la sicurezza l'avrà saputo e provvederanno!"
"Magnifico...il mio già bellissimo giorno è diventato ancora più bello ora che dovrò rimanere in ascensore insieme al vincitore del Leccapiedi d'oro 2004...è incredibile!"
Parker si mise le mani fra i capelli sconsolata.
“Grazie per il titolo...ma sappi che per me invece sarà un piacere passare un po’ di tempo con te...avremo modo di conoscerci meglio..."
“Penso di conoscerti già fin troppo bene..."
"Io parlavo di te..." rispose lui guardandola intensamente.
"Non esaltarti, Michael...non saprai proprio un bel niente di me, d'accordo?" rispose lei seccata.
LAS VEGAS, ore 9.00 a.m.
Jarod entrò nella centrale mostrando il suo tesserino (appena fatto) all’impiegata che stava all’ingresso. Non ci mise molto a raggiungere gli uffici dei due poliziotti che stavano agendo contro Zoe: si chiamavano Rob Wilson e Peter Williams, lavoravano al terzo piano. Si era documentato molto bene su di loro, conosceva tutti i casi che avevano seguito negli ultimi tempi.
Quando li vide da lontano li riconobbe per le foto viste nell’archivio fotografico un’ora prima; stavano parlando, così li raggiunse.
"Ehi, Peter, poi i nostri colleghi hanno rilasciato quel tipo di ieri che abbiamo arrestato perché stava molestando quella signora?"
"Sì, un paio d'ore fa. La vecchia non sarà molto contenta, immagino!"
"Speriamo di non incontrarlo più...hai visto ieri? Temevo che volesse picchiare anche noi!"
"Secondo me è da ricovero..."
"In realtà era solo un povero signore che aveva bevuto troppo dopo aver perso i suoi risparmi di una vita alla roulette...e la signora ha ritirato la denuncia, dice che aveva esagerato..." si intromise Jarod.
"Beh...tutto è bene ciò che finisce bene!" disse Rob.
"E con chi abbiamo il piacere di parlare?" domandò Peter curioso.
"Harper...Jarod Harper...sono un nuovo agente del commissariato..."
“Questo spiega il motivo per cui sapevi di quella storia...Peter Williams!” disse il primo dandogli la mano.
"Rob Wilson..." disse il secondo sorridendo. Jarod gli prese la mano e notò un incredibile tatuaggio a forma di ragno, che aveva sul polso destro.
"Ehi, che bel tatuaggio..."
"Io lo dico sempre che è un lontano cugino di Spiderman..." sorrise Peter.
Jarod sorrise a sua volta.
“Benvenuto fra noi, Jarod!” gli disse Peter.
"Grazie...mi sono documentato molto e rovistando fra gli incartamenti degli ultimi casi...ho visto di quella rapina al portavalori...la ragazza mi sembrava abbastanza giovane, però...chi è?"
"Ah quella! Sì...si chiama Zoe Sanders, era la fidanzata di un nostro collega che ora è in prigione!" rispose Rob cambiando tono.
"E' stata lei a farlo arrestare...Diceva che la picchiava!" disse Peter facendo una smorfia. Jarod iniziò ad arrabbiarsi, ma cercò di regolarsi e di restare calmo.
"E non è così?" chiese.
Si stavano incamminando verso la sala degli uffici che era adibita alla visione di nastri e registrazioni.
"Quella ragazza è solo una stupida...Non sopportava più Vince e cosi l'ha fatto arrestare con l'accusa di averla picchiata. E' solo una bugiarda, e non mi sorprende che l’abbiamo colta con le mani nel sacco..." continuò Rob.
"Che prove abbiamo per incriminarla?"
"Direi schiaccianti! Abbiamo un filmato della sorveglianza registrato da una telecamera nel garage..." disse una volta entrato nella sala video. Prese una videocassetta e la inserì nel registratore facendola partire.
Jarod si avvicinò al video e osservò attentamente: si vedeva Zoe all’interno di un garage che si guardava intorno vicino al furgone.
"Come puoi vedere le prove sono contro di lei..." disse Peter.
"E questo è un filmato originale? Intendo...non ci vuole molto a contraffare una registrazione..."
Jarod fu molto sorpreso di vedere Zoe sul luogo della rapina, lei non gli aveva detto di esserci stata.
"Già, se non fosse che questa telecamera contiene una protezione, e non è assolutamente possibile contraffare i filmati..." rispose Peter.
"E poi anche se non è stata colta in flagrante, mentre rubava, è stata avvistata vicino al furgone...Purtroppo però non è stato registrato più nulla perchè c'è stato un black out durato più o meno 5 minuti. Quando le luci sono tornate il furgone era vuoto!" continuò Rob.
Jarod infatti vide Zoe aggirarsi nel garage in cerca di qualcosa e poi la visuale sparì.
"Ovviamente, dopo, anche Zoe è sparita..." disse Rob.
Jarod fece una smorfia: di certo Zoe non gli aveva detto tutta la verità su quella notte...
IL CENTRO, 12. 15 a.m.
Broots entrò preoccupato nell’ufficio di Sidney.
"Ho parlato con i tecnici del Centro: un ascensore si è bloccato...sembra ci sia qualcuno dentro...e temo di sapere anche chi!"
"Miss Parker?" chiese Sidney preoccupoato.
"Non è da escludere. Non la trovo da nessuna parte e non è da lei...Chissà come sarà infuriata!"
"Lo credo anch'io...specie perché non si può dire che sia in buona compagnia!"
"Che vuoi dire?" domandò Broots.
"Sono andato a cercare Michael, ma non l'ho trovato ed è piuttosto strano perché di solito è sempre nel suo ufficio!"
"Mi stai dicendo che Michael e Miss Parker potrebbero essere insieme nell'ascensore?"
"Ne sono certo...e non oso nemmeno immaginare quello che potrebbe succedere, visto l'odio che Miss Parker prova per quell'uomo. Potrebbe compiere azioni di cui poi si pentirebbe. Hai visto com'era infuriata con lui quando è uscita dall'ufficio..."
Broots annuì iniziando a perdere la calma.
"Dirò ai tecnici di muoversi..."
Detto questo uscì dall’ufficio in tutta fretta.
Nel frattempo Parker continuava a brontolare e ad inveire contro Michael da più di un’ora.
"Dio, in sei anni che do la caccia a Jarod non mi sono mai trovata in situazioni peggiori...nemmeno quando sono rimasta chiusa insieme a Lyle in quel... container!" gridò più a se stessa che a Michael.
"E in sei anni non sei mai riuscita a prenderlo? In poco tempo che sono qui, sono già riuscito a trovarlo ben due volte. Per poco non lo catturavo..."
"Già...lo trovi senza mettermi al corrente dei suoi movimenti! Non avevi alcun diritto di tagliarmi fuori ieri notte!"
"E' già la terza volta che me lo ripeti...Non ti stanchi mai?"
"Sono ossessionante, abituati!!" gridò lei.
"Questo l'avevo notato...Ok, d'accordo, vuoi sentirti dire che mi dispiace? Bene...mi dispiace...Contenta, la pianterai ora?"
"Sì..." rispose lei a denti stretti.
"Senti, mettiamo una pietra sopra a tutta questa faccenda, d'accordo? Anche perché...devo dirti una cosa..."
Si sedette: dopo più di mezz’ora in piedi iniziava a stancarsi.
"Sentiamo! Non vedo l'ora di sentire le parole magiche che usciranno dalla tua bocca..." rispose lei ironicamente.
Lui non rispose alla provocazione, era piuttosto serio.
"Qualche giorno fa...tuo padre mi ha suggerito di stare attento sia a te che a tuo fratello e di non fidarmi di voi..."
Lei, sorpresa, si sedette di fianco a lui.
"Lo so...ma sono sorpresa del fatto che tu me l'abbia confessato...devo ammetterlo!"
"Però mi chiedo una cosa: perché tuo padre mi ha detto una cosa simile?"
"Non riesco ancora a capire perché...non ha mai manifestato il minimo dubbio riguardo a me!"
"Comunque, voglio che tu sappia...che non mi fido di Lyle e starò molto attento a lui...ma mi fido di te, anche se in questi ultimi giorni non te l'ho dimostrato...La prova è stata questa notte...Ti assicuro che io avrei voluto coinvolgerti, ma mi è stato ordinato di non avvisarti..."
lei si ritrovò sempre più stupita.
"Chi ti ha ordinato di non dirmi niente? Raines?"
Lui scosse la testa: “Tuo padre...”
Parker voltò la testa sconvolta: per una delle poche volte in vita sua non sapeva cosa rispondere. Suo padre era l’unica persona di cui si era quasi sempre fidata, non aveva mai dubitato del suo affetto...ed ora si ritrovava ad essere messa in dubbio persino da lui.
"Non volevo dirtelo...anzi diciamo che non dovevo neanche, ma non capisco proprio perché tuo padre si comporti cosi. Io credevo che un padre si dovesse sempre fidare dei propri figli...Comunque sia...io un po’ ti invidio..."
Lei lo guardò abbozzando un sorriso e si sentì incuriosita da quest’ultima affermazione.
Jarod rientrò al rifugio piuttosto arrabbiato e si diresse verso la sala, dove Zoe lo salutò calorosamente.
"Ciao, bentornato!" gridò sorridendo.
Lui però la guardò male senza rispondere.
"Hai... scoperto qualcosa?"
"In effetti sì..." rispose arrabbiato.
Prese la cassetta e la mise nel registratore, mostrando anche a Zoe il filmato che la ritraeva vicino al furgone.
"Ma questo è...è ridicolo, io non sono mai stata in quel garage! Evidentemente deve essere stato contraffatto..."
"Zoe...il filmato non poteva essere contraffatto...e a meno che tu abbia un clone in libertà non credo che quella sia un'altra persona...mi hai mentito!"
"E questo suppongo che te l'abbiano detto Rob e Peter..." rispose lei scettica.
"Ho controllato...non mi fido di quei due, ma mi fido di te...quindi ora dimmi la verità!"
Lei lo guardò sospirando, poi si sedette.
"D'accordo Jarod...è vero ti ho mentito...Quella notte mi sono recata in quel garage su richiesta di quei due, perché mi dovevano parlare di una cosa importante, ma non credevo che poi mi avrebbero incastrata!"
"Perché non me l'hai detto prima? Se vuoi il mio aiuto devi essere sincera con me, pensavo che avessi perso l'abitudine di mentire a chi vuoi bene..."
Lei lo guardò incredula: "Tu credi che sia stata io a rubare quel denaro vero? Dopotutto l'ho già fatto in passato...avevo rubato dei soldi a Vince, e tu ora sei convinto che l'abbia fatto di nuovo!"
"No, Zoe...so che non sei una ladra...e mi fido di te..." rispose lui calmandosi.
Le si avvicinò e le accarezzò i capelli, così lei sorrise.
"Ma dove sei stato per tutto questo tempo?"
"Beh...sai che non posso mai stare fermo un momento...è questo il motivo per cui non ti ho più cercato e poi...sono successe tantissime cose quest'ultimo anno...sono molto cambiato..."
"Davvero? Scusa ma a me sembri lo stesso Jarod che ho conosciuto un anno fa... sempre desideroso di aiutare gli altri..."
"Beh...io aiuto sempre gli altri, ma adesso inizio ad avere dei desideri anche per me stesso..."
Pensò a Miss Parker, rendendosi conto che era parecchio che non la sentiva. Ma capì che finchè Zoe era lì con lui non poteva sentirla, non voleva deluderla in quel modo.
Il suo sguardo si spostò sul tavolo, dove vide un enorme libro che in copertina portava una scultura che non aveva mai visto.
"Cos'è?" chiese sorridendo.
"Oh...quello? – Zoe lo prese in mano sedendosi al tavolo – E’ già qualche settimana che sto seguendo un corso d'arte...e ora sto studiando Michelangelo"
"Chi è?" chiese Jarod curioso. Non aveva mai sentito parlare di quell’artista. Aprì il libro iniziando a sfogliarlo.
Ad un certo punto, mentre Zoe continuava a pensare a quanto fosse tenero questo suo lato infantile, capitò sulla pagina di un dipinto che non aveva mai visto.
"Questo quadro è fantastico!"
"Davvero non sai cos'è quel dipinto?" chiese lei sorridendo.
"Giudizio Universale... – disse lui leggendo - Cappella Sistina...dove si trova?"
"Si trova a Roma...e questo invece è il David – disse girando pagina – E’ a Firenze. Non dirmi che non conosci neanche quest'opera?"
Jarod la riconobbe per la scultura in copertina, ma non l’aveva mai vista prima.
"Ho qualche lacuna in arte, in effetti... - sorrise pensandoci - Era anche un ottimo scultore, vero?"
"Sì...una delle sue opere più famose in fatto di scultura è questa... – girò nuovamente pagina – Mosè..."
"Incredibile...era davvero fantastico...mi piacerebbe vederlo..."
"Sì...anche a me... – sorrise pensando all’idea - Potremmo andarci insieme un giorno...ti ricordi quella vacanza che dovevamo fare? Prima che tu venissi contattato da tuo padre...”
"Sì...ma è una cosa quasi impossibile per me prendermi una vacanza..."
"Secondo me...dovresti pensare un po’ di più a divertirti, Jarod!"
"Forse...andrò a Roma...Grazie Zoe..." disse sorridendo.
Lei lo guardò a sua volta e poi, dopo essersi avvicinata, lo baciò dolcemente...
"Perché mi invidi?" chiese Parker.
"Almeno tu un padre ce l'hai...invece io non ho avuto un’infanzia facile...Dopo la morte dei miei veri genitori, quando avevo solo 4 anni sono stato affidato ad un'altra famiglia...ma poi sfortunatamente quando avevo 14 anni, si sono separati e io sono stato mandato in un collegio privato, contro la mia volontà. Ma in questo modo mi sono allontanato dalla mia famiglia e, in un certo senso, questo è stato un bene..."
"Anch'io sono andata al college per stare lontano da mio padre...sono cresciuta molto lì dentro, anche a causa della severità del posto...però ora ho scoperto dopo trent'anni...che mia madre è viva e non è morta come pensavo, è viva...è là fuori da qualche parte e non vedo l'ora di vederla di nuovo..."
"Sì, lo so..."
lei si stupì.
"Me l'ha detto tuo padre...sono felice per te...Sono sicuro che vi rivedrete presto..."
Lei sorrise.
Jarod si allontanò da Zoe e si alzò dal tavolo. Si sentì incredibilmente in colpa e non riusciva a voltarsi.
"No, Zoe...io non...non posso...io sto con...un'altra...sono innamorato di un'altra..." sussurrò.
"Cosa?" chiese lei incredula.
"Io...sono innamorato di un’altra...mi dispiace Zoe, ma...è così..."
"Ecco allora cosa intendevi dire quando mi hai detto che eri cambiato vero?"
Jarod avvertì la sua delusione, poi annuì.
"Nessun problema...davvero io...ti posso capire...Dopotutto non ci siamo più visti e...è giusto che tu ti sia rifatto una vita..."
Lui non sapeva più cosa rispondere: non poteva giustificarsi, in effetti...ma in quel momento si rese conto che tutto quello che aveva provato per lei era ormai passato...e anche a stare nella stessa stanza con Zoe capiva quanto in realtà amasse Parker. Lei abbozzò un sorriso, poi cambiò argomento.
"Piuttosto...hai già un piano per incastrare Rob e Peter?"
"Purtroppo le prove sono tutte contro di te...ma ti prometto che riusciremo a far saltare fuori la verità..."
Le lanciò uno sguardo rassicurante: voleva che capisse che, in ogni caso, le voleva bene più che a chiunque altro.
Lei annuì e poi, improvvisamente, si ricordò di un particolare che prima non aveva considerato.
"Ehi aspetta un momento...il filmato della sorveglianza è solo questo? Non va avanti?"
"Cosa intendi dire? Qui si ferma al momento in cui arrivi nel garage..."
"E non c'è anche il momento in cui mi sono incontrata con Peter?"
"Cosa? Cos'è successo dopo?"
"Dopo qualche secondo che sono arrivata nel garage, c'è stato un black out... Tutte le luci si sono spente..."
"Quello che mi hanno detto anche loro due...e poi Peter è venuto da te?"
"Sì, stranamente era da solo...Mi ha subito minacciata, dicendomi che me l'avrebbe fatta pagare per quello che ho fatto a Vince, e mi sono stupita del fatto che non abbia tentato di picchiarmi...anzi quando sono scappata non mi ha nemmeno inseguito!"
"E Rob non c'era?"
"No...e non ho idea di dove fosse... Ma quando sono tornata a casa poche ore dopo è arrivata la polizia e hanno trovato la refurtiva in casa...credo che mentre ero in quel garage, Rob è penetrato in casa mia e mi ha messo la refurtiva in casa!"
Jarod improvvisamente si ricordo del colloquio con Rob e Peter...
“Purtroppo però non è stato registrato più nulla perchè c'è stato un black out durato più o meno 5 minuti. Quando le luci sono tornate il furgone era vuoto!"
"Stamattina ho parlato con loro due...ed è stato Rob a raccontarmi del blackout, non Peter...come faceva a saperlo, se non era lì anche lui?"
"Beh...probabilmente gliel'avrà raccontato Peter!" ipotizzò Zoe.
"Non credo...sono convinto che siano stati loro a provocare il blackout, per nascondere la loro presenza al garage...e stai pur certa che lo scoprirò..."
IL CENTRO, ore 1.00 p.m.
Parker stava cercando la frase giusta da dire dopo quasi venti minuti di silenzio.
"Sai...in fondo non siamo così diversi noi due...persone perse che contavano qualcosa per noi, un'infanzia travagliata in scuole che sembravano più che altro prigioni..."
"E' quello che ho sempre pensato anch'io... per circa 5 anni sono stato in una prigione, non in una scuola!"
Lei sorrise.
"Sai...sono felice di essere rimasto chiuso con te in ascensore... se non ci fosse stato questo imprevisto avresti continuato ad odiarmi in eterno, senza conoscermi fino in fondo..."
"Cosa ti fa pensare che non ti odi più?" chiese lei.
"L'ho capito da come mi stai guardando..."
Lei non capì bene cosa intendesse. Michael le si avvicinò e la baciò, ma lei non osò spostarsi. In quel momento le porte dell’ascensore si aprirono e i due si allontanarono in fretta.
Di fronte a loro c’erano Sidney, Broots e altri collaboratori di Michael che avevano visto la scena e ora li osservavano increduli.
I due si alzarono sistemandosi le rispettive giacche, poi intervenne Michael.
"Ce ne avete messo di tempo!"
"Ci...dispiace signore, ma..."
"Sì, sì va bene, ora andiamo..."
Uscì dall’ascensore e diede un’ultima occhiata a Miss Parker, poi si avviò insieme agli altri verso il suo ufficio.
Sidney e Broots lo guardarono allontanarsi, poi si voltarono di nuovo verso di lei.
"Non voglio sentire neanche una parola..." rispose. Poi uscì dall’ascensore e si avviò arrabbiata verso il suo ufficio. Sidney diede un ultimo sguardo a Broots e poi si mosse seguendo Parker.
LAS VEGAS, ore 1.00 p.m.
Jarod entrò di nascosto nell’ufficio di Rob. Sapeva che lui e Peter erano andati a mangiare, così doveva sbrigarsi prima che tornassero.
Stava cercando qualunque cosa che potesse provare l’innocenza di Zoe. Era convinto che fosse stato lui a provocare il blackout. Per farlo avrebbe dovuto usare un congegno apposta, dato che c’era una centralina vicino al garage, ma si poteva mandare in tilt solo con un attrezzo molto sofisticato.
Cercò a lungo, poi notò che l’ultimo cassetto della scrivania aveva un doppio fondo: alzò la copertura e trovò ciò che stava cercando. Un aggeggio minuscolo che aveva certamente provocato il blackout quella notte.
Lo prese e decise di tornare al garage: non ci mise molto a notare che la centralina si spegneva non appena indirizzava il congegno nella sua direzione e premeva il tasto di spegnimento...
Sorrise e poi si avviò verso il rifugio: ora aveva tutto ciò che gli serviva per preparare il piano...
IL CENTRO, ore 4.00 p.m.
Sidney aprì la porta dell’ufficio di Parker senza bussare e vide che lei c’era.
"Ah, bene...ci sei..."
"Certo, dove dovrei essere?" rispose lei nervosa.
"Stai bene? Non dev'essere stato divertente stare per ben due ore chiusa là dentro..."
"Beh...diciamo che comunque non ho rischiato di morire soffocata...né per un attacco di claustrofobia..." rispose ironicamente.
Poi però capì che Sidney voleva sapere ben altro...
"Vuoi sapere cos'è successo, vero?"
Lui annuì.
"Sidney, non lo so cosa è successo...abbiamo parlato molto in ascensore e nella situazione del momento...ci siamo baciati...ma ti giuro che non provo niente per lui, se non odio..." mentì.
"Beh... meglio cosi, se devo essere sincero. Ti ricordo di Jarod..." rispose lui poco convinto.
"Non succederà nient'altro, te lo garantisco! Non è cambiato niente fra me e Michael, d'accordo?"
Lui annuì pensieroso e poi sorrise.
"Sarà ora che torni nel mio ufficio...A più tardi..."
E, detto questo, uscì. Parker lo guardò uscire pensierosa: le era capitato pochissime volte di mentire a Sidney...
LAS VEGAS, ore 9.00 p.m.
Rob e Peter erano già nel garage ad attendere l’arrivo di Jarod, che li aveva convocati in fretta e furia.
"Ma cosa diavolo vorrà Jarod per farci venire qui a quest’ora? Credi che sospetti qualcosa?"
"Non lo so Rob, ma spero che arrivi presto...non abbiamo tempo da perdere!"
Ad un tratto le luci si spensero e la stanza si trovò al buio.
"Ma che diavolo succede?" gridò Rob.
"Eh sì, Rob...anche questa volta c'è stato un blackout...con una piccola differenza: non sei stato tu a provocarlo, ma io..." disse Jarod uscendo finalmente allo scoperto.
"Non capisco, che intendi dire?" chiese quello impaurito.
"Siete stati voi a rubare la refurtiva...e poi, mentre Peter intratteneva Zoe, tu, Rob, l'hai portata a casa sua...poi sei venuto qui ed hai provocato il blackout..."
"Cosa? Ma tu sei matto!" gridò Rob.
"Invece è proprio così...l'avete incastrata per vendicare Vince, il vostro carissimo collega...che non faceva altro che picchiare Zoe!"
"Stai cercando solo un modo per scagionare quella stupida...cos'è, ti ha forse conquistato?" chiese Peter.
“E poi in ogni caso...tu non hai prove!"
"E invece le ho...prima di tutto questo simpatico aggeggio che hai usato per provocare il blackout...l'ho trovato nel tuo ufficio...bello vero? E poi nel furgone con la refurtiva c'era una telecamera che ha filmato tutto..."
“Abbiamo visto quel filmato...e si vede che è Zoe, con in testa un passamontagna, ad entrare nel..."
"Ho analizzato molto bene quel filmato...è strano che Zoe abbia un inesistente tatuaggio sul polso...a forma di ragno...”
Rob ci pensò su ed iniziò a preoccuparsi: Jarod aveva veramente scoperto tutto.
“Vi conviene confessare..." disse loro.
Peter guardò un attimo Rob, poi entrambi estrassero le pistole dalla tasca.
"Già, sei stato molto bravo a scoprire la verità...peccato che non potrai raccontarla a nessuno...” disse Peter.
"Racconteremo ai nostri colleghi che è stata Zoe ad ucciderti, perché tu la volevi arrestare!"
In quel momento le macchine della polizia attorniarono il garage e le sirene infestarono la stanza.
I poliziotti entrarono brandendo i fucili contro Rob e Peter che alzarono di scatto le mani.
"Fermi... gettate le armi!" gridò uno.
I due obbedirono e subito dopo furono ammanettati.
"Mi dispiace deludervi, ragazzi...ma sfortunatamente le cose non andranno come avevate programmato..."
Jarod sorrise fra le smorfie d’odio dei due poliziotti, poi se ne andò diretto al rifugio.
Zoe stava aspettando Jarod da ormai due ore. Continuava a camminare avanti e indietro in attesa di sentire la porta di casa aprirsi. Si sedette al tavolo esausta per l’angoscia, poi vide il libro di Michelangelo sul tavolo.
Le aprì e si trovò ad immaginare come sarebbe stato bello poter andare veramente con Jarod a Roma e vedere la Cappella Sistina.
Sorrise.
Un attimo dopo cadde a terra svenuta: qualcuno l’aveva appena colpita in testa alle spalle; l’uomo sorrise, poi prese il corpo di Zoe e lo portò via. Doveva fare tutto prima che si svegliasse...
NOTA DI UNA DELLE AUTRICI
Il titolo di questa puntata è un chiaro omaggio al fantastico libro
di Fred Uhlman "L’amico ritrovato". Consiglio a tutti di leggerlo.
Rossella
Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004/05 Antonio Genna