La
Virtual Season 6
di "Jarod il Camaleonte"
Episodio 2: Prima pagina
Racconto
appartenente alla
Virtual Season 6 di "Jarod il Camaleonte",
scritto da
Maura
e Rossella
e pubblicato in esclusiva su
Jarod il Camaleonte Italia. Tutti i diritti sono di
proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e tutti i personaggi della
serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e
sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di
lucro.
Quanto compare in questa pagina è soltanto frutto della fantasia delle due
autrici e non è stato realmente girato o creato dagli sceneggiatori di "Jarod".
IL CAST
JAROD |
MISS PARKER |
SIDNEY |
BROOTS |
MR. LYLE |
MR. RAINES |
GUEST STAR
MICHAEL |
RALPH |
TANYA CASTER |
TOM WESS |
L'EPISODIO
IL CENTRO, ore 10.00 a.m.
Parker entrò immediatamente in ascensore; non aveva voglia di andare a lavorare nel posto che odiava di più al mondo, non aveva voglia di vedere suo fratello o Raines, non aveva voglia di trovare stupide scuse con suo padre per definire il rapporto fra lei e Jarod, non aveva voglia di dare la caccia al suo presunto nemico numero uno che in realtà era l’uomo che amava.
Attese che si chiudessero le porte dell’ascensore pensando che non vedeva l’ora di arrivare in ufficio, ma ancor prima che l’ascensore partisse, una mano bloccò l’ingresso ed un uomo alto, moro sulla quarantina, entrò con lei. Aveva in mano dei fogli che stava esaminando con estremo interesse, non guardava nemmeno in faccia Parker.
Le porte immediatamente si chiusero e Parker fece per premere il tasto del piano, quando capì che forse doveva essere cortese.
"A che piano?"
"All'ultimo, grazie!" rispose con noncuranza.
"Ah...l'ufficio di mio padre..." replicò lei premendo il piano desiderato e quello immediatamente inferiore.
"Come scusi?" chiese l’uomo alzando lo sguardo dai suoi fogli.
"Dicevo che lì c'è l'ufficio di mio padre..."
"Suo padre? Ma allora lei...è Miss Parker!" sorrise.
"Sì sono io...si può sapere cosa deve andare a fare da mio padre?" chiese un po’ contrariata. Non amava essere riconosciuta da perfetti estranei.
"Ho un appuntamento... – le si avvicinò e sussurrò - Affari privati!"
L’ascensore si aprì prima che Parker potesse rispondere.
"Ci vedremo presto...Miss Parker..." concluse l’uomo vedendola uscire. Attese che le porte si chiudessero e poi si avviò verso il suo ufficio contrariata. Una volta lì, vide che non c’era nessuno, così si diresse verso quello di Sidney. Lì trovò i suoi colleghi intenti a parlare.
“Proprio non posso crederci, Sidney!"
"Neanche io Broots...Credo che..."
Parker entrò velocemente.
"Oh, buongiorno Miss Parker!"
"Ma che succede?" chiese notando che si erano interrotti.
"Di che parli Parker?" sussurrò Sidney un po’ nervoso.
"Vi ho visti parlottare...andiamo, cosa sta per succedere di nuovo in questo posto? Non sarà poi così grave..."
"Beh...succede che Lyle è venuto poco fa ad avvisarci che ci sarà un nuovo arrivo!" spiegò Sid.
"Cosa? Che intendeva dire?"
"Non abbiamo capito neanche noi cosa intendesse dire ma..."
"Sembra che qualcuno mandato dal Triumvirato ci affiancherà nella ricerca di Jarod, ma non ho idea di chi sia!" si intromise Sid interrompendo Broots.
"Ma...non riesco a capire...a che diavolo serve una nuova persona se noi, che lo conosciamo meglio di chiunque altro...non l'abbiamo preso in sei anni?!"
Broots sollevò le spalle: sicuramente sia lui che Sidney pensavano la medesima cosa.
"Chi sarà poi?" si chiese Parker.
DALLAS, ore 09.00 a.m.
Stavano uscendo in quel momento dal commissariato. Una calca incredibile di giornalisti erano pronti ad andare loro incontro per cercare di carpire qualche informazione. Arrivarono in quel momento e iniziarono a piovere addosso ai due genitori le domande.
"Signori Caster, per favore...”
"Potete rilasciarci una dichiarazione?"
"Signori Caster aspettate!"
"Signori Caster! Una domanda prego!" gridò Jarod sollevando il proprio braccio gridando.
"Lasciateci in pace!" gridò la donna salendo in macchina dopo il marito.
L’auto partì immediatamente e i giornalisti iniziarono a disperdersi.
"Accidenti...per oggi niente scoop, ragazzi..." borbottò Jarod. I suoi colleghi lo guardarono delusi. Jarod si sistemò il cappello in testa e poi, sorridendo, si diresse verso la redazione.
DALLAS, ore 1.00 p.m.
"E quindi...sono proprio convinto che sarà un pezzo da prima pagina!" concluse Jarod.
"Ne sono convinto anch'io Jarod...solo che non ho capito cosa sia successo esattamente!" chiese un collega seduto di fronte a lui. Jarod, infatti, era in piedi in mezzo all’ufficio e stava parlando con i colleghi seduti intorno a lui.
"E' stato rapito loro figlio...e poi l'hanno ucciso...aveva 17 anni..."
"Dobbiamo avere più informazioni su questo caso! E soprattutto... scoprire dove abita quella coppia!" suggerì un altro collega.
"Una cosa impossibile" si intromise un altro.
"Non temete...a questo penserò io! E riuscirò a farmi rilasciare un'intervista da premio pulitzer!"
"Bene, allora mettiti al lavoro...a più tardi!"
I suoi colleghi si allontanarono poco convinti delle potenzialità di Jarod. Del resto era l’ultimo arrivato...
Jarod, riassumendo un’espressione seria, si diresse verso il suo piccolo ufficio e prese in mano il libretto rosso che aveva in tasca. Lesse nuovamente la notizia del giorno prima.
Jarod chiuse il libretto e lo rimise in tasca.
"Li troverò, John...te lo prometto..."
IL CENTRO, ore 3.00 p.m.
"Allora...notizie su Jarod?" domandò Miss Parker entrando nell’ufficio di Sidney. Lo chiese con un sorrisetto stampato sulle labbra e Sidney, compiaciuto, rispose alla domanda, sicuramente retorica.
"Veramente ancora niente Miss Parker..."
Mentre Parker stava ridendo sotto i baffi, Lyle, Raines ed un altro uomo entrarono nell’ufficio bloccando la sua risata sul nascere.
"Errore, Sidney...abbiamo trovato alcuni indizi di Jarod a Washington e abbiamo mandato già la alcuni nostri spazzini. Spero che la cosa non ti dispiaccia, sorellina!" replicò Lyle.
"Perché diavolo non sono stata informata? Mi sembra di essere l'incaricata principale della ricerca di Jarod!"
"Beh ma...non erano indizi rilevanti..." rispose il terzo uomo.
In quel momento Parker si voltò nella sua direzione e si rese conto che quello era l’uomo dello spiacevole incontro in ascensore.
"Ma...lei è..."
"Oh, non vi ho ancora presentato il nostro nuovo acquisto!" sorrise Lyle.
"E' il nuovo sostituto di Sam!" spiegò Raines.
"Per quale motivo Sam dovrebbe essere sostituito?!" gridò Parker, arrabbiata per non essere stata informata.
"Sono sei anni che siete alla ricerca di Jarod e ancora non l'avete catturato... C'è bisogno di gente nuova e soprattutto che sia più motivata. Per questo il Triumvirato ci ha mandato lui, che è il migliore in questo campo!" spiegò Raines.
Parker si voltò verso Sidney un po’ preoccupata.
"Non preoccuparti per Sam, sorellina...E’ stato assegnato ad un'altra sezione del Centro!"
"Ossia?" chiese Sidney curioso.
"Guardia di sicurezza del settore ricerche! E' una sezione nuova... – poi guardando lo sguardo sorpreso di Parker, Lyle le chiese - Non lo sapevi, sorellina?"
"A quanto pare non sono molto informata sui movimenti interni del Centro, Lyle..."
Si voltò verso il nuovo arrivo, quasi ad intimarlo di presentarsi.
"Ah proposito...non mi sono ancora presentato! Mi chiamo Michael...Sarà un piacere lavorare con te, Miss Parker!" sorrise porgendole la mano.
Parker lo guardò male: odiava la confidenza che le davano certe persone che non la conoscevano nemmeno.
"E naturalmente sarà un piacere lavorare anche con voi...Sidney e Broots!" concluse voltandosi verso i due, e strinse loro la mano.
"Conosce...i nostri nomi?" domandò Broots, visibilmente intimorito.
"L'abbiamo informato su tutto ciò che riguarda i suoi nuovi collaboratori... Buon lavoro! Ah Michael...vieni nel mio ufficio tra un'ora, dobbiamo parlare..."
sorrise Lyle. Poi, dopo uno sguardo di soddisfazione nei confronti di Parker, uscì insieme a Raines diretto nel suo ufficio.
"Simpatici, vero?" chiese Michael a Parker.
"Bene...signor spazzino...sentiamo un po'...forse puoi ingannare quell'idiota di mio fratello, ma non puoi prendere in giro me...cosa diavolo ci fai al Centro?"
"Sostituisco Sam, come ti ha già detto Raines...credevo fosse stato chiaro!"
"Non me la dai a bere! Ti hanno mandato qua per controllare meglio i nostri movimenti, specialmente i miei...non è vero?"
Michael scoppiò a ridere e rispose: "Lyle mi aveva detto che saresti stata sospettosa...Solo non credevo cosi tanto! Fai cosi con tutte le persone che lavorano con te?"
Parker lo guardò con una smorfia: "No, solo con quelli che mi stanno antipatici fin dal primo momento, Michael..."
"Ti conviene farci l'abitudine...Mi vedrai spesso al Centro!" sussurrò con malizia. Parker abbassò lo sguardo contrariata e poi si spostò.
"Che cosa avete trovato a Washington?" chiese curiosa.
"Niente di importante...solo il solito libretto rosso!"
"Solito?" chiese Sidney sorpreso. Quell’uomo lavorava con loro da meno di dieci minuti, come poteva conoscere tutti i particolari della psiche di Jarod?
"Si...il vostro genietto non lascia sempre libretti rossi con dentro i ritagli di giornale delle persone che ha aiutato?"
Miss Parker si voltò verso Sidney: pensavano la stessa cosa, ossia che detestavano quella persona saccente.
"Come fai a saperlo?" chiese poi a Michael.
"Beh...Lyle, Raines e il signor Parker mi hanno informato di come si muove Jarod e anche del modo in cui agite...ma da oggi si cambia metodo!"
"Senti un po', sottospecie di sanguisuga, chi diavolo ti credi di essere per venire qui e decidere come gestire la mia squadra e il mio lavoro? Mi occupo della ricerca di Jarod da sei anni, non sei certo il primo che cerca di rubarmi il lavoro!" gridò Parker, raggiunto il massimo livello di sopportazione.
"E' stato Lyle a chiedermelo e comunque trovo che sia inammissibile che in sei anni non siate riusciti a catturare un uomo! Simulatore o no, io lo prenderò... Lyle mi aveva messo in guardia su di te, perciò sono pronto a tutto!"
Dopo uno sguardo di sfida nei confronti della donna, diede un’occhiata a Sidney e Broots e poi uscì.
"Questo posto diventa ogni giorno più insopportabile...come facciamo a liberarci di questo idiota, Sid?"
"Stavolta sarà dura Parker....Viene dal Triumvirato..."
Parker diede un’occhiata fuori dalla porta: Michael camminava verso l’ufficio del fratello. Arrabbiata si voltò verso i colleghi notando la visibile paura negli occhi di Broots e la preoccupazione per Jarod in quelli di Sidney...
DALLAS, ore 5.00 p.m.
Jarod ci aveva impiegato quasi due ore, ma alla fine aveva trovato l’indirizzo di casa Caster. Era appostato fuori da casa loro in attesa che qualcuno uscisse per cercare di parlare, ma ormai stava perdendo le speranze.
Aspettava ormai da venti minuti, quando sentì dietro di sé degli scatti di macchina fotografica.
Si voltò e, dietro ad un cespuglio, vide il suo collega più impiccione, che stava scattando fotografie.
"Che cosa diavolo ci fai qui, Ralph??!" gridò arrabbiandosi.
"Questa inquadratura sarà perfetta..." rispose lui continuando a scattare.
“Non dovresti essere qui!” replicò Jarod.
"Oh, andiamo Jarod! Non è giusto che debba intervistare solo tu quella coppia! Intanto queste foto sono un buon inizio... sei stato in gamba! Senza di te non avrei mai scoperto dove vivono!"
E riprese a scattare foto. Poi, però, notò l’espressione irata di Jarod.
"E non fare quella faccia!" aggiunse.
In quel momento la madre del ragazzo ucciso, Tanya Caster, uscì dalla villa diretta verso la sua auto.
Ralph si mosse velocemente verso di lei e Jarod non riuscì a fermarlo.
"Signora Caster!" la chiamò.
"Chi siete voi?" gridò lei sorpresa.
"Siamo del giornale locale, signora! Vorremmo farle alcune domande su quello che è successo a suo..."
"Per favore, andatevene!" gridò la donna cercando di muoversi in fretta verso l’auto.
"Senta... lei crede che l'assassino abbia rapito suo figlio con l'intenzione di ucciderlo, oppure vi ha mandato una lettera di riscatto? E se è cosi, voi avete pagato?" chiese senza ritegno.
"Siete degli insensibili! Non rispettate neanche il dolore di una famiglia che ha appena perso il proprio figlio! Ora andatevene!" gridò la donna scoppiando in lacrime.
A questo punto Jarod, fin troppo arrabbiato con Ralph, mise una mano sulla spalla al collega e si portò davanti a lui.
"Lei ha ragione signora Caster...ci scusi se l'abbiamo importunata..."
Diede un’occhiata al collega facendogli capire il suo disappunto.
La donna guardò verso Jarod stupita della sua reazione.
"Aspetta Jarod...noi dobbiamo scrivere qualcosa per il giornale di domani...Mi dica signora..."
"Abbiamo già dato fin troppo fastidio alla signora...ci scusi, ma ora dobbiamo proprio andare!" disse Jarod..
"Ehi, ma che ti prende...?" gridò quello.
“Vieni con me!” sussurrò di modo che solo lui potesse sentirlo. Poi trascinò via Ralph con la forza. La donna salì in macchina senza aspettare ulteriormente, poi Jarod lasciò andare Ralph.
"Si può sapere che ti è preso? E ora addio scoop, tutto per causa tua!"
"La vita non è fatta solo di scoop Ralph...bisogna saper comprendere il dolore delle persone...credi che quella donna si ricorderà di un articolo che tu scriverai domani? No...ricorderà solo l'immenso dolore che sta provando per la morte di suo figlio..."
"Senti, Jarod... questo è il nostro lavoro! Se non scriviamo niente il nostro capo come minimo ci licenzia..."
"Potrebbe anche succedere...ma almeno ti renderesti conto di quanto è dura la vita senza avere le cose...o le persone che amiamo...e ora vieni via!"
Jarod si mosse verso la sua auto aspettando che Ralph lo seguisse; il collega si voltò verso l’auto della donna che si allontanava sempre più.
"Beh...almeno abbiamo le foto della casa..." disse fra sé e sé muovendosi verso Jarod, il quale riprese a camminare e, nonostante la ramanzina che aveva appena fatto al collega, riuscì a sorridere per questa sua ultima affermazione...
CENTRO, ore 6.00 p.m.
"Sono certa che dietro a tutto questo ci sia un obiettivo ben chiaro: vogliono controllarci..." disse Parker.
Stava camminando avanti e indietro nell’ufficio di Sid, senza sapere come comportarsi. Era veramente furiosa.
"Lo penso anch'io...Dopotutto non è la prima volta che ci mandano qualcuno per sorvegliarci, ricordi? Brigitte, Mr Cox...lo stesso Lyle!"
"Beh...possiamo saperne di più, in ogni caso...Broots, devi fare delle ricerche su questo Michael...voglio sapere tutto...famiglia, lavoro, vita privata...tutto quanto!"
"Me ne occupo subito, Miss Parker!" rispose lui. Senza obiettare oltre, capendo la preoccupazione della donna, Broots si mosse di corsa diretto verso il suo ufficio, ma non fece in tempo ad uscire che Michael fece capolino dalla porta.
"Ehi, Broots, dove stiamo andando cosi di fretta?"
"Ecco io..."
"Finché non leggerò il tuo nome a sostituire il mio sulla porta del mio ufficio, non sperare che Broots obbedisca ai tuoi ordini, piuttosto che ai miei..." intervenne Parker.
"Io stavo solo chiedendo...non essere così scontrosa!" replicò quello.
Nel frattempo Broots uscì correndo.
"Che diavolo vuoi?" gridò Parker.
"Vi informo che Jarod verrà trovato molto presto!"
"Vorresti spiegarti meglio?" domandò lei impaziente.
"Alcuni nostri ragazzi forse l'hanno avvistato a San Diego...Ho ordinato loro di tenerlo d'occhio!"
"San Diego?" domandò Parker senza capire. Poi si voltò verso Sidney, visibilmente preoccupato.
"Già, proprio lì! Tenetevi pronti...A momenti potremmo partire per la caccia! Non è il momento che preferisci, Parker?" le chiese provocandola.
"Io sono sicuro che tu e i tuoi uomini farete un buco nell'acqua... – intervenne Sidney per evitarle di rispondere all’uomo - Ti ricordo che è molto difficile catturare Jarod!"
"E devi tenere presente una cosa...” replicò lei avvicinadoglisi minacciosa.
Lui annuì.
“Se non ci siamo riusciti noi, che lo conosciamo da sempre, a trovarlo in questi sei anni...non sarai tu a farlo!"
"Allora, ti avverto che i miei metodi non hanno mai fallito prima d'ora...Ti ricrederai!"
"I tuoi metodi saranno infallibili per catturare degli sbandati, ma non Jarod!" sorrise Sidney.
"Andiamo Sidney... non cambia niente!"
"Cambia eccome...Jarod non è un uomo qualunque...è un genio e può manovrarci a suo piacimento...mi spiace dirtelo – Parker ridacchiò - Ma sei tu che ti ricrederai..."
"So benissimo che Jarod è un genio, ma sono anche convinto che i suoi giorni di libertà finiranno presto...e sarò io quello che ne uscirà vincitore!"
Detto questo diede un’ultima occhiata a Miss Parker e uscì dall’ufficio.
"Questa storia peggiora di minuto in minuto!" sbottò lei.
Sidney la guardò comprensivo...
DALLAS, ore 9.00 p.m.
Jarod stava guardando alcuni incartamenti: cercava una cosa, qualunque cosa che lo aiutasse a capire cos’era successo alla famiglia Caster. Provava ad immedesimarsi nei genitori, in John...ma non riusciva a capire...
In quel momento sentì dei boati nell’atrio vicino e si sporse al di là del tavolo: Ralph stava mostrando ai colleghi delle foto...ed era pronto a scommettere di quali si trattasse...
"Guardate, questa qui è la migliore...però anche questa non è male!"
"Sei stato bravo a scoprire dove abita quella coppia!" gli disse un collega dandogli una pacca sulla spalla.
Jarod in quel momento si avvicinò al gruppo e Ralph, notandolo, rispose immediatamente: "Ma il merito non è mio, ma di Jarod! E’ stato lui a scoprire dove abitavano, vero novellino?"
"Non avrei nemmeno voluto arrivare a tanto, Ralph...quella coppia sta soffrendo e non ha di certo bisogno di inutili servizi o fotografi che disturbino la loro esistenza!" replicò lui.
"E sentiamo allora...se la pensi così, perché eri davanti alla casa?" chiese Ralph curioso.
"Beh...di certo era per cercare il loro favore e chiedere loro un'intervista... ma non ora! E' ancora troppo presto!"
"Ah...dunque non volevi raccogliere da solo informazioni per un tuo scoop personale, magari per fare colpo sul capo, vero?”
"Assolutamente no..."
Il gruppetto scoppiò in piccole risatine.
"Raccontalo a qualcun altro...comunque per essere nuovo sei molto furbo!" concluse Ralph.
Jarod sorrise; in fondo gli faceva sempre piacere sentirsi fare dei complimenti...
"Però è strano che la coppia non abbia ricevuto nessuna richiesta di riscatto!" disse un collega.
"Questo significa che...il rapitore conosceva la famiglia e stava puntando proprio a rapire il ragazzo per ucciderlo..." rispose Jarod.
"Per come la vedo io, la richiesta di riscatto c'è stata ma la polizia non ha voluto comunicarcelo, oppure chissà...la coppia non è riuscita a pagare..."
Jarod si voltò verso Ralph, stavolta guardandolo con sommo disprezzo.
"E tu pensi che dei genitori non farebbero di tutto per pagare un riscatto? Immagina la loro sofferenza nell'essere impotenti..."
"Comunque sia...ora che sappiamo dove abitano riusciremo a farci rilasciare un'intervista!"
I colleghi guardarono Ralph con segni d’assenso, poi tornarono alle loro postazioni. Jarod seguì l’avido giornalista tornare in sala stampa e mostrare le foto della casa ai tecnici...era molto preoccupato...
IL CENTRO, IL GIORNO DOPO, ore 11.00 a.m.
Parker era nel suo ufficio; continuava a pensare a Michael e a Jarod, non riusciva a non essere preoccupata per lui, nonostante sapesse che era in grado di badare a se stesso.
"Miss Parker...Miss Parker!" gridò Broots entrando seza bussare.
"Trovato qualcosa??"
"Sì...non immagineresti mai cosa ho trovato..." gridò fra un respiro e l’altro. Aveva fatto una corsa folle.
Parker attese un attimo cercando di mostrarsi paziente.
"Ho scoperto che Michael non è stato inviato qui per catturare Jarod, ma per ucciderlo!"
"Cosa??" gridò lei.
"Proprio così...è un ordine del Triumvirato!"
"Sarà tempo che io e il caro Michael ci facciamo una bella chiacchierata...o mi dice tutta la verità o stavolta lo ammazzo con le mie mani..."
Si alzò e si diresse verso la porta, poi si rese conto che mancava Sidney.
"Hai già avvisato Sid?"
"No, non ancora!"
"Bene...ci penso io, vado subito da lui..."
I due uscirono.
DALLAS, ore 2.00 p.m.
Jarod stava tentennando di fronte alla casa dei Caster. Non c’erano i suoi colleghi in giro, però si sentiva in colpa. In fondo anche lui aveva contribuito a creare una noia in più nei loro confronti.
Si fece forza, si portò sotto il portico e suonò il campanello. Dopo pochi attimi la madre di John, Tanya, si avvicinò all’uscio e aprì la porta quel tanto che bastava per vedere il bel volto sorridente di Jarod.
"Si? Desidera?"
"Salve signora...mi chiamo Jarod! Sono qui per..."
"Mi ricordo di lei...è quel giornalista dell'altro giorno! Se ne vada!"
Spinse la porta, voleva chiudere fuori Jarod, ma lui la bloccò con una mano.
"Non sono qui per importunarla, signora Caster..."
"Oh davvero? E allora perché è venuto qui se non per chiedermi un'intervista?"
"Non è mai stato nelle mie intenzioni...mi piacerebbe solo poterla aiutare...la prego, mi conceda qualche minuto..."
"Senta, la ringrazio per l'altro giorno quando ha fermato il suo collega, ma la prego...se ne vada! Lei non può aiutarmi, non ha perso un figlio!"
Fece nuovamente per chiudere, ma Jarod questa volta la bloccò verbalmente.
"So benissimo cosa prova, invece...Ho perso una bambina ancor prima che nascesse perché la donna che amo ha avuto un incidente...e le assicuro che capisco la sofferenza...ho perso la mia famiglia quando ero ancora un bambino...”
La donna lo guardò sorpresa: in un primo momento aveva pensato che stesse mentendo, ma ora vedeva la sofferenza nei suoi occhi e avvertiva che lui davvero la capiva.
“La prego, mi lasci entrare..." concluse con occhi lucidi.
La donna sorrise e poi annuì. Jarod sorrise e ringraziò, poi entrò in casa con molta calma. Si diressero verso il soggiorno, dove la tv era ancora accesa.
"Stava guardando un film?" domandò curioso notando lo schermo. C’erano quattro ragazzi che si lanciavano una pallina senza sosta.
"Oh... mi scusi! Spengo subito..."
"No, non si preoccupi! Che cos'è?" chiese incuriosito da quella strana azione.
La donna si voltò verso di lui, senza spegnere.
"Friends..."
"Ah sì? Presumo che il titolo lasci già pensare di cosa parla..." rispose Jarod sorridendo. Guardò nuovamente lo schermo: in quel momento un altro dei personaggi aveva preso la pallina e ad un commento di una ragazza sentì delle risate avvolgere la stanza.
"Ma...chi sta ridendo?!" chiese confuso.
"Non ha mai visto una situation comedy? E non ha mai visto Friends?" chiese lei cominciando a sorridere. Le pareva impossibile conoscere un americano che non conoscesse Friends.
"No...sa giro molto per lavoro e...situation...cosa?" pose la domanda senza nemmeno pensarci...non sapeva nemmeno cosa fosse una situation comedy.
La donna sorrise e, molto pazientemente, rispose.
"Sono telefilm chiamati più brevemente sit-com...in teoria devono far ridere i telespettatori, ma non sono tutti ben riusciti come Friends, che è il migliore...Lo guardo per distrarmi un po’! Lei dovrebbe guardare un po’ più la televisione, Jarod!"
"Già...forse ha ragione...di certo le tirano su il morale!"
A questo punto la donna diede un’ultima occhiata sorridente ad un primo piano di Chandler, poi spense la tv.
"Mi dispiace per ciò che è successo alla sua famiglia e...alla sua bambina...Immagino che lei sia venuto qui per sapere qualcosa circa mio figlio..."
"Beh sì...ma solo per poterla aiutare, non ho intenzione di scrivere articoli...se lei non vuole!"
"Gliene sarei grata..." rispose lei sorridendo.
I due si sedettero sul divano.
"La polizia ha già sospeso le indagini, ma io credo di sapere chi sia il colpevole, anche se nessuno mi crede!"
"Io le crederò..." le disse Jarod. La donna sollevò lo sguardo e capì che poteva fidarsi veramente di quell’uomo.
"Un paio di anni fa ho avuto una relazione con un uomo, Tom Wess. Mio marito mi trascurava e io mi sentivo sola...Dopo qualche tempo gli ho confessato tutto, e con mia grande sorpresa lui mi ha perdonata...Ma quando ho informato Tom che volevo lasciarlo, lui non voleva accettarlo. Era ossessionato da me e... purtroppo non l'ho capito subito!"
"Ossessionato...in che modo?"
"Subito dopo che ci siamo lasciati ha cominciato a mandarmi centinaia di lettere...Inizialmente mi scriveva che non poteva vivere senza di me, e mi pregava di ritornare da lui, ma dopo le lettere si sono fatte...minatorie. E nella sua ultima lettera mi scrisse che se non fossi ritornata con lui, sarebbe accaduto qualcosa di terribile..."
"Signora Caster...lei crede che sia stato Tom a rapire e uccidere John?"
"Si.. ne sono sicura. Da quando John è morto, Tom non si è più fatto sentire... Né per lettera né per telefono..."
"Ha ancora delle lettere che le inviava?"
"Certo...le ho conservate tutte!"
Tanya si alzò e andò verso lo scrittoio. Prese una chiave da un piccolo contenitore ed aprì uno dei cassetti, da cui prese un mucchietto di fogli di carta, che poi diede a Jarod il quale cominciò a studiarle attentamente.
"Le ho mostrate anche alla polizia e infatti sono andati da lui a fargli qualche domanda, ma per quando è stato rapito John...ha un alibi di ferro..."
"A macchina da scrivere...per non far riconoscere la calligrafia..." notò lui.
Poi guardò bene la scrittura: tutte le lettere “e” avevano una parte mancante, certamente il tasto della macchina da scrivere era leggermente difettato...
Si rese conto che forse non sarebbe stato così difficile confermare le ipotesi di Tanya...
IL CENTRO, ore 5.00 p.m.
Parker era seduta alla sua scrivania. Aveva il presentimento che da un momento all’altro avrebbe ricevuto una chiamata di Jarod, lo avvertiva. Non sapeva nemmeno cosa dirgli, non aveva voglia di dirgli cosa aveva scoperto...sarebbe stata solo una preoccupazione in più.
Quasi a leggerle il pensiero, in quel momento il telefono squillò.
"Pronto, qui inferno!"
"Sei sempre così spiritosa quando rispondi al telefono? Non mi sembra..."
"Taglia corto genietto, non tira una buona aria quaggiù nell'ultimo girone...al confronto i dannati nelle bocche di Lucifero si divertono..."
Jarod non capì perfettamente la battuta, non sapeva a cosa si riferisse. Ma non aveva tempo per approfondire.
"So che negli ultimi giorni non siete più i soli alla mia ricerca, vero?"
"Mi stupirei se non lo sapessi...è arrivato un nuovo spazzino, Michael... sostituirà Sam, direttamente per ordine del Triumvirato!"
"Immagino che sia venuto per tenervi d'occhio...Sospettano di noi!"
"Io scommetto che c'è qualcos'altro sotto...se ti dicessi che l'hanno mandato per ucciderti...mi crederesti?"
"Cosa?"
"Broots si è messo subito all'opera..."
"Perché tutto d'un tratto mi vogliono morto?"
"Lo so, è strano...ti hanno sempre cercato per le tue incredibili doti!" rispose lei ironicamente.
"Sicuramente la colpa è di quelle dannate pergamene!"
"Molto probabile...in ogni caso...per piacere, guardati le spalle, ok?" gli chiese tornando un attimo seria. Era davvero preoccupata per lui.
"Se non mi avete preso voi in sei anni, sarà difficile che ci riesca un novellino che neanche mi conosce!"
Sorrise fra sé e sé, poi riattaccò, lasciando Parker nel dubbio.
"Già, come vorrei che fosse così!"
Sospirò, poi tornò ad attendere Sidney e Broots.
DALLAS, ore 5.00 p.m.
Jarod era entrato al commissariato di polizia da dieci minuti e stava cercando il volto ideale per trovare qualche informazione.
Non appena vide il detective che seguiva il caso dei Caster, lo raggiunse cercando di scoprire qualcosa.
"Salve, sono Jarod Farmer, giornalista! Avrei bisogno di alcune informazioni…"
"Informazioni di che genere?"
"Il caso del ragazzo rapito, John Caster!"
"Queste sono informazioni riservate! Chieda alla famiglia...se ci riesce..."
"E’ stata fatta la richiesta di riscatto? E perchè avete sospeso il caso?" chiese notando che l’uomo si allontanava. Quello, capendo che Jarod ne sapeva più di quanto la desse a vedere, tornò verso di lui abbassando la voce.
"Senta, glielo ripeto...non possiamo dare nessun'altra informazione ai giornalisti. Non vi bastano per uno scoop?"
"Non penso proprio!" replicò lui.
Il detective si allontanò e Jarod, approfittando di un momento in cui nessuno badava a lui, cercò la stanza degli archivi e vi si infilò.
Il computer era acceso, così non perse tempo: entrò negli archivi dei casi e controllò immediatamente quello di Tom.
Aveva già avuto problemi con la giustizia, c’erano una marea di piccole accuse a partire dal possesso e spaccio di droga fino ad arrivare alla rapina a mano armata. Era stato arrestato tempo prima anche per un tentato omicidio ed ora viveva in una casa a Dallas in libertà provvisoria.
Non ci mise molto a trovare l’indirizzo: in pochi minuti ci era arrivato in auto e, di nascosto, era entrato. Un grande disordine pervadeva il piccolo appartamento.
Si spostò nel piccolo soggiorno e vide una scrivania con poggiata sopra una macchina per scrivere. Prese un foglio di carta e lo inserì velocemente nella macchina, poi scrisse una serie di “e” per controllare il tasto.
Era difettoso...
Senza indugiare oltre capì che non potevano essere coincidenze quelle delle lettere...si diresse verso il suo rifugio pronto a preparare il piano.
IL CENTRO, ore 8.00 p.m.
Michael entrò nell’ufficio di Parker così velocemente che la donna non ebbe tempo per invitarlo a starne fuori.
"Abbiamo trovato il nostro uomo...è a Dallas!" sorrise soddisfatto.
"Ne sei sicuro?" chiese Parker.
"Al 100%...e ora muovetevi! Partiremo immediatamente!"
Poi uscì.
"Ma come osa questo...bifolco africano darmi ordini?!" gridò Parker. In realtà cercava di mascherare la sua preoccupazione. Prese in mano il cellulare e cercò di chiamare Jarod per parlare con lui, ma il telefono era spento.
"Calma Parker...cerchiamo di pensare piuttosto a un modo per far scappare Jarod una volta arrivati là!" le disse Sid notando la sua apprensione.
"Sì...hai ragione, ma mi irrita a tal punto che...spero che si sbagli Sid..."
"Lo spero anch'io..."
“Broots, continua a chiamarlo senza dare nell’occhio...se risponde dimmelo immediatamente...”
Broots annuì e prese in mano il cellulare, mentre i tre uscivano per andare alle macchine.
Tutto era ormai pronto; Jarod stava solo aspettando il rientro di Tom Wess con impazienza. Non dovette aspettare ancora molto: l’uomo rientrò in casa aprendo con calma la porta d’ingresso, senza sospettare di niente.
Appena dentro notò che mancava l’elettricità, così si voltò e fece per uscire per andare a controllare il contatore. Mentre stava aprendo la porta di nuovo, Jarod lo colpì alla spalle e lo stordì.
Tom cadde a terra con un tonfo e Jarod lo trascinò in mezzo al soggiorno...
Un quarto d’ora dopo
Wess si svegliò legato ad una sedia e leggermente intontito: la testa gli faceva ancora male e intorno a lui c’erano foto sparse ovunque che ritraevano proprio lui in quella posizione.
"Cucu...Tom...fai un bel sorriso, altrimenti non esci bene in foto!"
Jarod gli apparve di fronte e iniziò a scattargli altre foto utilizzando il flash, che dava un notevole fastidio al prigioniero.
"Ma che... che succede? Chi diavolo sei?" chiese Wess.
"Ma...mi sembra ovvio! Sono un giornalista! Con queste foto – continuò senza smettere di scattare foto - riceverò di certo una bella promozione...e mi candideranno al pulitzer!"
"Di cosa stai parlando? Perché mi hai legato?" chiese quello sempre più spaventato.
"Beh...sono certo che anche tu devi aver fatto così...quando hai rapito John Caster...e l'hai ucciso..."
Jarod smise per un attimo di scattare e controllò la reazione di Wess.
"John Caster? E chi sarebbe?"
"Lo sai benissimo chi è! Il figlio di Tanya...lei ti ha lasciato, tu non l'hai potuto sopportare...e hai ucciso suo figlio a sangue freddo!" gridò Jarod.
"Non so di cosa stai parlando...tu sei matto!"
Jarod appoggiò la macchina fotografica in terra e controllò le foto che aveva in mano.
"John era solo un ragazzo...aveva tutta una vita davanti...e tu gliel'hai portata via!" gridò lanciando le immagini addosso a lui. Ricaddero lungo la sedia, fino a toccare terra.
"Comunque...non potrai nemmeno avere l'occasione di pentirti di ciò che hai fatto..."
Jarod si voltò nuovamente e da un mobile prese una pistola che aveva trovato cercando attentamente.
"Cosa...cosa vuoi fare? Te l'ho detto non conoscevo questo John..."
"Hai usato questa, vero? Pensa quanta paura deve avere avuto John...esattamente come te ora...E sono certo che la perizia balistica evidenzierà che il proiettile che ha ucciso John proviene da quest’arma...eri stato bravo a nasconderla, ma io l’ho trovata..."
Dicendo questo la punto verso Wess e gli sparò di fianco a un piede, schivandolo.
“Ops...che mira scadente...Potrebbe andarti meglio se mi dicessi la verità...” commentò.
"Sei un pazzo!" replicò Wess.
"Risposta sbagliata!"
Puntò la pistola alla nuca di Wess e riprese a minacciarlo.
"Questa volta non mancherò il bersaglio..."
"Non puoi farlo..."
"Ti confesso una cosa...posso farlo e voglio farlo...1...2..."
"Aspetta...Va bene...Va bene! Sono stato io! Tanya doveva pagarla in qualche modo per avermi fatto soffrire...ho ucciso io suo figlio!"
"Visto che con le buone maniere si ottiene tutto!? Ti confesso un'altra cosa...la pistola era caricata a salve..."
Prese l’arma e la gettò in terra.
"Ed ora...con questo video potrai finalmente avere quello che ti spetta!"
Detto questo estrasse una videocassetta dalla telecamera nascosta di fianco a lui: sopra c’era scritto “Per la polizia”.
Jarod tirò un pugno a Wess e lo fece svenire di nuovo, poi appoggiò la cassetta sulle sue gambe ed uscì dalla casa proprio mentre le sirene iniziavano a sentirsi. La polizia stava arrivando...Sorrise e si mosse in direzione dell’ufficio.
DALLAS, ore 9.00 p.m.
Jarod era ormai davanti alla sede del giornale. Stava per entrare quando si rese conto di quello che stava accadendo: Michael, Sidney e Miss Parker erano appena scesi dalla macchina e si stavano guardando in giro. Non fece in tempo a nascondersi: Michael lo vide ed iniziò ad inseguirlo chiamando a gran voce il suo nome. Jarod si nascose in un vicolo ed iniziò a cercare tutte le traverse più piccole per scappare senza essere trovato. Fortunatamente dopo qualche vicolo Michael aveva perso le sue tracce; si mosse velocemente verso la prima traversa che trovò, ma prima di riuscire a raggiungerla un nuovo ostacolo gli si parò davanti...
"Parker!" gridò Jarod sorridendo.
Lei lo guardò seriamente, senza abbassare l’arma che aveva puntata verso di lui.
"Ciao Jarod..."
Jarod fece per muoversi alla sua sinistra, ma Parker lo bloccò.
"Parker..." sussurrò preoccupato.
La guardò negli occhi; due secondi dopo Parker scoppiò a ridere.
"Non posso credere che tu ci sia cascato..." gli disse abbassando l’arma.
"Devo ammetterlo Parker...sei un’ottima attrice..." sospirò lui.
Avrebbe voluto stringerla forte, ma non poteva: da pochi isolati vicino sentì la voce di Michael e degli spazzini.
"Devo andare..." sussurrò sfiorandole il volto.
"Corri..."
Le diede un bacio fugace e poi corse via. Parker lo guardò fuggire senza smettere di pensare a quello che le aveva detto il dottore...ci pensava ogni momento...
Un paio di minuti dopo, Michael sbucò insieme a Sidney dalla via.
"L’hai trovato?” chiese.
"Non c'è più...presumo che i tuoi perfetti metodi investigativi...non siano riusciti a trattenerlo qui il tempo necessario per prenderlo..." rispose lei felice di averlo messo in difficoltà.
Guardò verso Sidney con complicità: non gli ci volle molto per capire che Parker di certo aveva preso parte alla fuga di Jarod.
"Maledizione! Torniamo al Centro, muovetevi!" gridò Michael agli spazzini.
Parker diede un’ultima occhiata verso la fine della via, quasi a sperare che Jarod fosse ancora lì. Avrebbe tanto voluto poterlo raggiungere...
Dal canto suo, Jarod, era rimasto nascosto su un balcone poco lontano e aveva assistito alla scena. Non poteva dubitare della lealtà di Parker...
CASA DI MISS PARKER, ore 4.00 a.m.
Parker era entrata in casa da non più di dieci minuti. Il volo era stato lungo, ma aveva ottenuto la sua rivincita con Michael, che non era riuscito a catturare Jarod. Però allo stesso tempo l’aveva persa, perché l’uomo aveva confermato i suoi timori...avrebbe potuto farlo, se lei non fosse stata lì.
Squillò il telefono. Parker sapeva benissimo che a quell’ora di notte non poteva essere nessun altro che lui...
"Sì..." sussurrò sollevando la cornetta.
"Mi sono reso conto di una cosa..."
"Pensavo che tu sapessi già tutto...non credevo dovessi venire a conoscenza di altre cose..." rispose lei ironicamente.
"Lo credevo anch'io...Oggi mi è andata bene perché c’eri tu...mi hai aiutato...Ma Michael è molto pericoloso e devo ammettere che ora temo di più il Centro..."
"Jarod...per darti una mano io, Sidney e Broots ci saremo sempre...ma devi fare molta più attenzione...”
"Stai attenta anche tu...E tieniti alla larga da Michael...Non mi fido di quell’uomo...”
"Non preoccuparti...non riuscirà ad incantarmi tanto facilmente..."
Jarod attaccò e Parker rimase nuovamente sola con i suoi pensieri. Non si sentiva al sicuro come un tempo: Jarod era lontano e Michael era in grado di catturarlo, questo era un dato di fatto...Non poteva lasciare che Jarod venisse catturato...avrebbe fatto di tutto per aiutarlo, e Michael non l’avrebbe avuta vinta...
Jarod il Camaleonte Italia - Virtual Season © 2004 Antonio Genna