Il Camaleonte Fan Fiction

La verità su pagine bianche


Breve riassunto della storia: Una soluzione per spezzare la catena che lega l’esistenza di Jarod e Miss Parker scritta su pagine bianche.

Data di composizione: 8 agosto 2002

Racconto adatto a: tutti

Disclaimer: Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e che tutti i personaggi della serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati nel racconto sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.


L’acqua gocciolava lentamente lungo i capelli di Miss Parker, il tempo sembrava scorrere, scivolar via, come quelle gocce che le percorrevano il viso.
L’aria attorno a lei era fredda e pungente, penetrava attraverso i vestiti che indossava quel giorno facendole accapponare la pelle contro la stoffa ruvida della camicetta.
Era di fronte a sua madre, alla tomba di sua madre.
Era il ventottesimo anniversario della sua morte e la pioggia non cessava di cadere.
Cercò di impedire il flusso persistente dei suoi pensieri, voleva ottenere una pausa dal suo cervello, una tregua dal suo stato di guerriera, ma le era difficile, quasi impossibile.
Voleva semplicemente arrivare lì, dirle quello che provava nel cuore, quanto l’amava, e quanto l’avrebbe amata ancora, ma la rabbia e il dolore impedivano alle parole di scendere, e mescolarsi in quell’aria fredda.
Respirò a fondo, deglutendo tutta la sofferenza che aveva in gola.
Chiuse gli occhi e formulò quella che poteva assomigliare ad una preghiera.
Vorrei essere accanto a te, sentirti parlare o anche solo respirare. Ti vorrei stringere a me, e non lasciarti andare…
Mi manchi…torna da dovunque sei…
<<Prenderai freddo, se stai sotto la pioggia senza un ombrello…>> disse una voce dietro di lei.
Miss Parker non si voltò, tanto sapeva benissimo a chi apparteneva quel suono profondo e sicuro attorno a lei.
<<Fra poco smetterà di piovere.>> rispose piano lei.
Jarod intuì che non si riferiva solo alla pioggia che li avvolgeva, ma anche a qualcos’altro, si mise al suo fianco e incurante della sua affermazione la protesse con il suo ombrello.
Lei sospirò. Un sospiro a metà strada fra l’impazienza e la disperazione.
<<Ti prego… Non costringermi a catturarti di fronte alla tomba di mia madre…vedi di andartene…>> tentò dura.
Lui la ignorò semplicemente e disse: <<E’ il ventottesimo anniversario vero?>>
Miss Parker stavolta si voltò.
Jarod vide i suoi occhi cerchiati di rosso e le profonde occhiaie sul viso pallido: <<Ricordi il numero esatto…>> il tono della sua voce era sorpreso.
<<Come potrei dimenticarmene?>> fece una pausa, come se misurasse le parole da dire <<Mi ha salvato la vita.>>
Nuovamente un silenzio fra loro, solo il rumore della pioggia che cadeva sull’erba verde rilucente si udiva.
A Miss Parker fu come se sfuggì un gemito: <<Credi che sarebbe fiera di me?>>
Lui rimase in silenzio, il più lungo silenzio che Miss Parker ricordava nella sua vita. <<Sì, credo di sì. Ma non è importante quello che credo io, è importante quello che ritieni tu…allora Parker, tua madre sarebbe fiera di te?>> il tono della voce di Jarod mutò repentinamente, sospesa nell’aria c’era la sua solita sfida senza senso, il suo solito trabocchetto mentale.
Questa volta fu Miss Parker a rimanere in silenzio, intanto, quasi fosse stato comandato dal suo volere, la pioggia smise di cadere, e apparve un flebile raggio di sole fra le nuvole scure.
<<Non credo che a lei importasse essere più o meno fiera di me…credo che lei avrebbe voluto semplicemente sapermi felice…>> tentò. Jarod le sorrise.
Lui socchiuse gli occhi pensando: “Gli attimi di tenerezza che rivelavano la fragilità di Parker sono simili a dei secondi, bisogna stare attentissimi a non lasciarli sfuggire, fra lo scorrere incessante del tempo…”
Assaporò sulla lingua quel momento.
Estrasse da sotto il cappotto una cartellina di carta rigida contenente un plico di foglie e gliela porse.
<<La verità. La verità che ti rende triste ed infelice.>>
Lei parve non capire, perché rimase interdetta ad osservarlo per qualche secondo, poi con tono diffidente chiese: <<Che cos’è questa cartella?>> era a pochi passi da lui, ma Jarod percepiva la tensione elettrica che si stava caricando nell’aria.
Sorrise.
<<Contiene la verità sulla morte di tua madre. Chiarisce alcuni punti oscuri…è quello che hai sempre cercato Parker, la tua vendetta e la tua redenzione.>>
Lei non batté ciglio, non mosse muscolo, disse solo: <<A che prezzo?>>
Jarod circondusse il capo per guadagnare tempo: <<Smettila di cercarmi, scordati di me, impedisci al Centro di catturarmi…>> la sua voce proveniva dai più profondi meandri della terra.
<<Impossibile.>> tuonò lei.
<<Sta a te decidere.>> allungò la mano che reggeva la cartella <<Dì, semplicemente “accetto”. So che un grazie non me lo diresti mai, dunque mi accontento…>>
Molte persone alla vigilia di decisioni importanti riflettono, si prendono una pausa, cercano il “distacco”, staccano la spina con il resto del mondo. Il tempo cessa di scorrere e la scelta può avvenire in un secondo, in un ora o protrarsi per lunghi anni. Miss Parker non ragiona come il resto del mondo; Miss Parker non è il resto del mondo.
La sua decisione era già stata presa appena Jarod aveva concluso di parlare.
<<Accetto>> disse lei a denti stretti, quasi sibilando, e gli strappò la cartella di mano.
Jarod si stava allontanando quando la voce di Miss Parker risuonò nelle suo orecchie e la bocca della canna della sua pistola si appoggiò alla sua nuca.
<<Dove credi di andare…questa cartellina è piena di pagine vuote…pagine bianche! Cosa credivi di fare? Volevi prenderti gioco di me?>>
Jarod sollevò le braccia e si voltò lentamente. <<Ragiona Parker…il motivo della tua infelicità non esiste…>> disse semplicemente, ma con tutta la dolcezza che aveva nel cuore.
<<Che diavolo stai dicendo? Non vedi quella tomba lì, davanti a noi…è quello il motivo della mia infelicità, è la morte di mia madre…>> la sua voce era strozzata e le lacrime le riempivano gli occhi.
<<No Parker.>> rispose Jarod duro <<Il motivo della tua infelicità non è la morte di tua madre. Quello che ti rende realmente infelice è che non riesci ad accettare la sua morte.>>
<<Vaffanculo!>> ruggì lei.
<<Straccia quei fogli, dimentica la morte di tua madre, inizia una nuova vita. Elimina dalla tua mente il Centro, tuo padre, tua madre ed io, e vivi!>>
<<Non posso farlo, lo sai…>> la sua voce tradiva incertezza e impotenza.
<<Come non puoi fare a meno di dare la caccia a me, e come io non riesco a fare a meno, di aiutarti…è un serpente che si morde la coda Parker, te ed io legati. Incatenati ad uno stesso destino. La catena non si potrà mai spezzare. Combattiamo continuamente per rimanere il vita. Ci laceriamo dai sensi di colpa e dai doveri morali. Io non ci sto più…>> nell’esaltazione donatagli da quelle parole, Jarod si era avvicinato a Miss Parker, tanto vicino da notare il candore perfetto della sua pelle, gli splendidi e magnetici occhi blu.
<<L’unica soluzione è dunque dimenticare quello che siamo? Scordare di essere preda e cacciatore? E’ questo che mi chiedi?>> la voce di lei pareva raggiungerlo da un remoto universo. Lontana dal tempo e da lei stessa.
<<Sì. E tutto sarà concluso.>>
La fine di tutto sarà il loro silenzio.

(scritto da Ingrid)

P.S.: E’ un racconto un po’ strano, lo so, ma prima o poi deve esistere una conclusione. Non credete? Che la soluzione stia nel dimenticare ciò che essi sono, beh la mia è solo un’ipotesi. Ingrid.


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