Segreti e bugie - parte 1
Jarod stava
camminando per le strade di New York, riguardando ogni tanto il
suo quadernetto rosso con aria soddisfatta. Simulando di essere
un impiegato di banca, il giorno prima era riuscito a farla
pagare ad un suo "collega" che aveva truffato gente per
miliardi.
Stava ammirando quella meraviglia di città che era New York
quando il suo sguardo si posò su una ragazza bionda vestita di
nero. Era passato molto tempo da quando si erano visti al Centro
l'ultima volta, ma dopo aver visto Meg una volta era impossibile
dimenticarsene. Suo fratello Kyle gliene aveva parlato l'ultima
volta che l'aveva visto. Si era innamorato della sua vecchia
compagna di simulazioni, ed era ricambiato. L'ironia della vita:
Kyle aveva appena compreso quando fosse bello amare e salvare
vite, e fu ucciso per mano di Lyle neanche cinque minuti dopo.
Quando andò all'ospedale per prendere il cadavere del fratello
per dargli una degna sepoltura, gli dissero che una donna bionda
era venuta prima di lui, e che era stato seppellito fuori città,
in un posto chiamato Joshua Tree. Margaret.
Non era più la ragazzina che aveva conosciuto al Centro. La
morte di Kyle l'aveva segnata, e il suo sguardo esprimeva ora
solo un profondo dolore. Era dall'altro lato della strada, e
stringeva tra le mani un quadernetto verde, uguale ai suoi.
Attraversò la strada, ed entro pochi minuti si sarebbero
ritrovati faccia a faccia.
- Ciao Meg - le disse.
La ragazza, si voltò, nei suoi occhi la sorpresa, che si tramutò
in gioia non appena ebbe riconosciuto il suo amico.
- Mio Dio...Jarod! - esclamò gettandogli le braccia al collo.-
Non sai quanto sono felice di vederti.
- Come va?
- Sono sempre alla ricerca del mio passato, come tu del resto.
- Ho incontrato mio padre, Meg.
- Sono molto felice per te. Io sto cominciando a pensare che non
avrò mai questa possibilità. L'unica traccia che ho del mio
passato sono i file che ho rubato dal Centro, che credo riportino
il mio vero nome, il medaglione che ha trovato Kyle e questa
fotografia - e gliela porse.
In quella foto erano ritratte Catherine Parker e un'altra donna,
incredibilmente simile alla sua amica.
- Sono legata al Centro, lo voglia o no. A proposito di legami,
ho qualcosa per te.
- Riguardo cosa?
- Riguardo Margaret, il maggiore Charles ed Emily.
La faccia di Jarod si illuminò e abbracciandola la sollevò di
un palmo da terra.
- Cos'hai trovato?
- Non molto, più che altro fotografie. Stammi a sentire, se non
hai in programma nient'altro, ti andrebbe di cenare con me e la
mia coinquilina?
- Certo, ma sei sicura che non sia d'intralcio?
- Ma che domande mi fai? Miss Parker è sempre felice di avere
ospiti per casa.
- Miss Parker?
- La conoscerai. Forza andiamo, devo essere a Falls Church per
ora di cena, e lei mi spella viva se faccio tardi.
IL CENTRO
SL-27
Raines stava camminando nervosamente avanti e indietro per il
corridoio, facendo cigolare sinistramente la sua bombola di
ossigeno. Sentì il rumore di una porta che si apriva, e si fermò.
- Sei in ritardo - lo apostrofò Raines
All'altro uomo, che vestiva un abito nero ed era quasi invisibile
nell'oscurità, sembrava non importasse la rabbia dell'altro,
anzi, manteneva una calma impassibile.
- Cosa vuoi da me, Raines? Ho progetti molto importanti che
necessitano della mia supervisione.
- Hai amicizie molto influenti, e ho bisogno del loro aiuto per
riportare qui una simulatrice, Margaret.
- Francamente non penso sia un problema mio, inseguire quella
ragazza.
- Lo è diventato. So da fonti molto certe che sta raccogliendo
materiale contro di noi, e che è riuscita a trovare la famiglia
di Jarod.
- Hai la mia attenzione.
- Margaret è una maestra nel confondere le persone, ed è
riuscita a farsi delle amicizie negli ambienti del Consiglio, ma
ha commesso l'errore di farsi notare da uno dei nostri spazzini.
Si trova a Falls Church, in Virginia. Riportala qui, prima che ci
distrugga - e se ne andò.
- Ti do un consiglio, Raines: non cercare di fregarmi.
Ma Raines se n'era già andato.
RESIDENZA DI MISS PARKER
FALLS CHURCH, VA
Jarod e Meg si trovavano di fronte alla casa dell'amica di lei.
Lui però era ancora un po' confuso, dopo quel che lei gli aveva
rivelato in volo: lavorava per il Norfolk, un ex-affiliato del
Centro! Meg aveva tentato di fargli capire che non era passata
dall'altra parte della barricata, ma non c'era stato verso di
convincerlo. Inoltre gli aveva detto di non essere mai andata a
vedere quello che Kyle le aveva lasciato in una cassetta di
sicurezza in banca, riguardante il suo passato. Jarod non aveva
bisogno di ulteriori spiegazioni per capire che non avrebbe
superato la disgrazia tanto presto. La porta della villa si aprì,
e una donna con i capelli scuri venne loro incontro.
- Ciao, Katherine. Come mai già a casa?
Katherine le rispose che quel giorno aveva lasciato la baracca a
Syd ed era andata a dipingere.
Ora era abbastanza vicina perché si potesse vedere bene in viso.
Era sconvolgente: davanti a loro c'era la sosia perfetta di Miss
Parker!
Meg si sbrigò a fare le presentazioni - Katherine, lui è il mio
amico Jarod. Jarod, lei è miss Katherine Parker, direttrice del
Norfolk fino a quando i Graham, i legittimi proprietari, non si
decideranno a fare ritorno.
- Cosa alquanto improbabile, considerato che aspetto loro notizie
da anni.
- Cambiando discorso... tra una pennellata e l'altra ti sei
ricordata di cucinare?
L'espressione dell'amica era molto eloquente, così Meg si offrì
di preparare qualcosa. Quando Katherine si fu allontanata, spiegò
a Jarod che anche lei era rimasta sconvolta esattamente come lui
la prima volta che si erano incontrate, ma che qualcosa l'aveva
spinta subito a fidarsi di lei.
- Non ti preoccupare, Jarod. Con lei, il Norfolk non corre il
rischio di diventare uguale al Centro.
Jarod disse che si sarebbe fidato del suo giudizio, ed entrarono
in casa.
Dopo cena, Jarod fece molte domande a Katherine sull'istituzione
che mandava avanti, e sui precedenti padroni.
- Conoscevi i proprietari?
- I miei genitori adottivi erano i proprietari. Mia madre, nel
periodo in cui sono nata, voleva prendere i voti per diventare
suora, ed era spaventata a morte. Una sua amica si offrì di
adottarmi, e in seguito è diventata padrona di tutto questo.
Quando fui abbastanza grande da capire, la mia vera madre mi
venne a trovare, e da allora ci incontrammo tutte le estati, fino
a quando non morì.
- Che cosa le è successo?
- Qualcuno le sparò in un ascensore. Mi avevano proibito di
andare al funerale, ma mi recai là lo stesso. La cerimonia si è
tenuta a Blue Cove, nel Delaware.
- Tua madre...
- Mia madre si chiamava Catherine Jameson - Parker. Si, Jarod,
sono la sorella maggiore di Miss Parker e Lyle. Al mio ritorno da
Blue Cove mi dovettero raccontare tutta la verità, sulla mia
famiglia.
- Loro non sanno niente di te, vero? - chiese Margaret.
- Credo che all'inizio mia madre volesse dire a suo marito che
prima di entrare in convento loro due avevano concepito una
figlia, ma poi la situazione è cambiata, lui è cambiato, e mia
madre ha pensato di proteggermi dai miei parenti.
- È pur sempre la tua famiglia, Katherine.
- Come fai a dire questo, Jarod? Mi è bastato vedere cosa hanno
fatto: clonazione, separare bambini dalle loro famiglie e
tramutarli in simulatori umani, esperimenti contrari ad ogni
etica. No, la mia vera famiglia è scomparsa quando avevo 18 anni.
I Parker per me non vogliono dire niente.
- Perché porti il loro cognome, allora?
- Parker era il cognome da nubile della signora Graham. Non era
sposata, quando mi adottò.
La situazione era diventata tesa, e Meg conosceva solo un modo
per sbloccarla.
- Jarod, credo sia arrivato il momento che vada a prendere quello
che ho trovato. Faccio in un secondo - e corse fino alla sua
stanza in mansarda.
Da sotto il letto prese una scatola di metallo, e ne tirò fuori
una grossa busta marrone. Stringendo la busta al petto, la
ragazza si rialzò. Stava per uscire dalla stanza quando si sentì
scaraventare violentemente contro una parete. Intontita dal colpo,
non poté opporsi alla figura nera che le iniettava un sedativo e
la legava mani e piedi. Quando la portò via, uscendo dal
lucernario, Jarod e Katherine non sentirono niente.
Dopo un po', Katherine cominciò a dire che era strano che Meg
non fosse già scesa, e chiese a Jarod di andare con lei in
camera sua per vedere cosa le fosse successo.
- Oh, mio Dio...
La stanza era stata messa a soqquadro, e tutti gli appunti che
erano sulla scrivania erano scomparsi. Mentre Katherine guardava
in ogni angolo della casa, Jarod si avvicinò alla finestra, dove
aveva visto qualcosa che luccicava. Era un ciondolo con un cammeo
montato in oro. Kyle lo aveva dato a Meg, dicendole che
apparteneva a sua madre, e lei non se n'era mai separata.
- Katherine, vieni, ho trovato qualcosa.
Katherine prese in mano il ciondolo - Jarod, cosa può esserle
successo?
- Qualcuno vuole tapparle la bocca...per sempre.
DIPARTIMENTO DELLA DIFESA - DIVISIONE RICERCA AVANZATA
SL-10
Quando Meg si risvegliò, era ancora intontita dall'anestetico,
ma si rese subito conto di non potersi muovere da quella sedia, a
causa delle manette ai piedi e ai polsi che le avevano messo.
Sentì un rumore di passi, e poi la porta della sua cella si aprì.
L'uomo con il vestito nero fece qualche passo intorno a lei, poi
le si mise davanti.
- Tu non mi hai mai visto, ma io conosco te. Gli spazzini di
Raines devono essere tutti degli incompetenti, per non essere mai
riusciti a prenderti.
- Chi diavolo sei?
- Chi sono io non ha alcuna importanza. Preparati: la tua breve
avventura è finita. Sarai riportata al Centro nel più breve
tempo possibile. Ma ora voglio da te un'informazione: come hai
trovato questo materiale?
- Scoprilo da te - gli rispose con aria di sfida.
L'uomo le si avvicinò e le allungò un sonoro ceffone. - Non
tollero di essere preso in giro, ragazzina. Ma se non riesco a
farti parlare io, forse al Centro saranno più persuasivi.
Quando uscì da là, Meg sogghignò, e dalla manica della giacca
fece scivolare un ferretto. Miss Parker la prendeva sempre in
giro dicendo che la sua paranoia non conosceva limiti, ma era
stata la paranoia che le aveva sempre salvato la vita. Finora.
Cercando di muoversi il meno possibile, riuscì a scassinare le
manette dei polsi, e poi passò a quelle che le bloccavano i
piedi. Dopo aver silenziosamente ringraziato Kyle per il trucco
che le aveva insegnato, aspettò che quell'uomo misterioso
tornasse a farle visita. Come aveva immaginato, l'uomo con l'abito
nero non si fece attendere.
- Allora, sei disposta a collaborare?
La reazione di Meg lo prese alla sprovvista: la ragazza gli tirò
un calcio violentissimo allo stomaco e poi lo colpì alla faccia
con ambo i pugni. Dopo che si fu accasciato a terra, gli prese
dalle mani quella busta e corse fuori, nella speranza di capire
come uscire da lì.
Doveva innanzi tutto trovare la maniera di sbarazzarsi di quelle
foto, ma come?
Fu allora che le venne in mente Steven. Anche se tra lei e quel
simulatore c'era più o meno lo stesso rapporto che correva tra
Jarod e Miss Parker, non le avrebbe mai negato il suo aiuto.
Trovato un terminale con lo scanner in un ufficio, si chiuse
dentro e inviò a mezzo Internet tutte le foto e il resto del
materiale a lui. Fece appena in tempo a bruciare gli originali,
prima che sfondassero la porta e la riprendessero.
Dopo averla trascinata per tutto il corridoio, le guardie del
sotto livello la portarono davanti all'uomo che l'aveva
interrogata che le tirò uno schiaffo che la fece cadere per
terra.
- Ti ho sottovalutato, ma non preoccuparti, non capiterà più.
DA QUALCHE PARTE NELL'EASTSIDE DI NEW YORK
Steven stava rientrando in quel buco che si ostinava a chiamare
"casa", ma a parte un letto, un divano con le molle
tutte rotte, un telefono, un computer portatile e qualche rivista
d'informatica, oltre al materiale trafugato quando fuggì da
"Norfolk", quella era veramente una topaia.
Addentò il panino che aveva comprato, e guardò il computer: c'era
un messaggio di posta elettronica.
Lo aprì, e quasi non credette ai suoi occhi: la sua "cacciatrice",
la bionda Margaret, che gli chiedeva aiuto.
STEVEN, TI PROPONGO DI METTERE DA PARTE LE OSTILITÀ. LE FOTO E
LE INFORMAZIONI ALLEGATE SONO MOLTO IMPORTANTI PER UN MIO AMICO
CHE È AL NORFOLK.
FAGLIELE AVERE, ALMENO SAPRÀ DOVE SI TROVA LA SUA FAMIGLIA.
--
MARGARET
Allegati al messaggio c'erano delle fotografie di una donna con i
capelli rossi, di una ragazza, presumibilmente sua figlia, e di
un uomo con i capelli bianchi, e alcuni fogli che spiegavano dove
si dovevano trovare ora.
Steven alzò gli occhi a cielo - So già che me ne pentirò
amaramente, ma non voglio che questo tuo amico debba soffrire
ancora a causa del mio orgoglio.
Prese una borsa e infilò dentro qualche abito e un po' di soldi:
avrebbe sfidato la sorte tornando dove la sua storia era
cominciata.
IL CENTRO
SL-5
Il giorno dopo, Miss Parker tornò al Centro dopo un'altra
infruttuosa spedizione alla ricerca di Jarod, e il suo umore non
era certo dei migliori.
- Miss Parker? - le disse Broots, raggiungendola - Posso...
- Che diavolo vuoi, Broots? - chiese lei, seccata.
- Sperando di farti cosa gradita, ho tenuto d'occhio il signor
Raines.
- Cos'ha combinato stavolta il signor Grande Ustionato?
- Ha cominciato a preparare una cella nell'ala Rinnovamento, una
cella con delle catene ad una parete. Raines si sta preparando ad
accogliere qualcuno.
- Continua a tenerlo d'occhio Broots, e appena scopri qualcosa
sul nuovo esperimento di Raines, precipitati da me. Sono... stata...
chiara?
- Agli ordini, Miss Parker.
- Non ti stanchi mai di terrorizzare il povero Broots, Parker?
La donna si voltò: evidentemente Sydney aveva ascoltato quel che
l'altro le aveva riferito.
Miss Parker cominciò a camminare inquieta - Raines sta tramando
qualcosa, lo sento. Dobbiamo scoprire che cosa ha in mente.
Il cellulare di Sydney squillò. - Sono Sydney - rispose lui.
- Sydney, sono Jarod.
- Cosa posso fare per te?
- Raines ha catturato una sua simulatrice, Meg.
- Allora è per lei quella cella nell'ala Rinnovamento.
- Aiutami.
- Cercherò di fare il possibile.
- Per caso Miss Parker è lì? Passamela.
Sydney le diede il cellulare - È Jarod - le disse
- Davvero? Non l'avevo capito - disse mentre si avvicinava l'apparecchio
all'orecchio - Cosa vuoi da me, Ragazzo Prodigio?
- Miss Parker? Come stai adesso? Papà ha gradito che ti sei
quasi fatta ammazzare per lui?
- Taglia corto. Che diavolo vuoi?
- Voglio solo che tu chieda al signor Parker se è certo di aver
avuto solo due figli - e interruppe la conversazione.
- Quando lo riprenderò, gliela farò pagare per tutti questi
suoi giochetti Sydney, lo giuro.
NORFOLK
FALLS CHURCH, VA
Katherine si era buttata nel lavoro per non pensare al rapimento
della sua amica, ma senza ottenere grandi risultati. Jarod le
aveva detto che avrebbe cercato di scoprire qualcosa andando al
FBI, ma per l'ora di pranzo era già di ritorno.
- Niente, eh?
- Meg non esiste, secondo gli archivi federali. È inutile
denunciare la scomparsa di una persona che non esiste.
- Chi diavolo può fare una cosa del genere? Scusa, domanda
stupida.
- Il Centro rivuole indietro la sua simulatrice. Peccato che non
abbiamo nessun punto di partenza, per cominciare a cercare.
- Aspetta, forse c'è qualcuno che ci può aiutare.
Katherine portò Jarod nel SL-27 del Norfolk, dove, gli disse,
vivevano degli amici di Meg che potevano essere d'aiuto.
- Questo luogo terrorizza molta gente qui, tranne Meg. Lei dice
di trovarcisi a suo agio.
- Non stupirti. Ha passato buona parte della sua vita in un posto
simile. Cosa fa qui, esattamente?
- Lo vedrai.
Erano arrivati in fondo al corridoio principale, davanti ad una
porta da cui si sentivano provenire delle voci.
Jarod aprì quella porta: la stanza sembrava un'aula scolastica,
e sul pavimento erano seduti due bambine e un bambino, che
stavano leggendo e disegnando, e una donna seduta su una sedia in
silenzio.
- Meg aveva salvato questi bambini da una divisione di ricerca
avanzata della Difesa. Anche loro addestravano simulatori, e lei
è riuscita a farli scappare. Voleva che riprendessero una vita
normale, ma loro l'hanno supplicata di continuare a fargli usare
la loro abilità a fini pacifici. La donna invece è un altro
esperimento fallito di Raines. Meg ha rischiato l'osso del collo
pur di tornare a Blue Cove per salvarla.
Una delle bambine alzò gli occhi dal blocco da disegno e si
accorse dei due adulti. Dirigendosi verso di loro, chiese come
mai quel giorno Meg non fosse venuta da loro.
- Mi dispiace, Emily, ma oggi la vostra amica non sta bene.
Il bambino, che si chiamava Gibson, si alzò da terra - Miss
Parker, come sai già noi siamo piuttosto svegli. Capiamo al volo
quando qualcuno, specialmente tu, dice una balla.
Katherine sospirò - Hai ragione. La verità è che Meg è
scomparsa, e non abbiamo la più pallida idea di dove sia.
Un rumore nella stanza portò l'attenzione sull'altra persona che
si trovava dentro insieme all'altra bambina, Benedicte. Quella
donna, esprimendosi con il linguaggio dei gesti, chiese alla
bambina che cosa fosse successo.
- Meg è sparita, Angela. Puoi aiutarli a capire dove sia?
Angela rispose che ci avrebbe provato. Miss Parker le diede il
medaglione della ragazza. Angela cominciò a camminare avanti
indietro, esprimendosi nervosamente con le mani, mentre Benedicte
interpretava e traduceva.
- Dice che Meg era spaventata, che qualcuno le ha fatto del male
e l'ha portata via.
Angela prese il blocco da disegno di Emily, e abbozzò un simbolo,
che Benedicte fece vedere a Jarod.
- Angela dice di aver visto quel simbolo sulla giacca dell'uomo
che ha rapito Margaret.
- È il simbolo della divisione Ricerca Avanzata della Difesa a
Richmond. Raines vuole a tutti i costi che torni al Centro, e non
ha esitato a chiedere aiuto per raggiungere l'obiettivo.
- Dobbiamo tirarla fuori da lì, ma Meg mi ha parlato di quel
posto quando ha portato via i bambini: me lo ha descritto come
una fortezza inespugnabile, da cui è riuscita a scappare solo
per miracolo, rubando un lasciapassare.
- Vorrà dire che me ne procurerò uno prima di entrare.
- Non uno, Jarod, due. Io vengo con te.
DIPARTIMENTO DELLA DIFESA - DIVISIONE RICERCA AVANZATA
SL-10
Margaret non riusciva a stare calma, l'idea di ritornare in
quella sorta di carcere di massima sicurezza non le sorrideva di
certo, ma dopo il suo tentativo di fuga, avevano raddoppiato la
sorveglianza davanti la sua cella e in tutto il sotto livello. Ma
almeno una piccola vittoria era riuscita ad ottenerla: nessuno, a
parte Jarod, avrebbe dovuto vedere quelle informazioni. Si
sedette per terra, aspettando il momento della partenza, per poi
rialzarsi subito. Nel corridoio c'era qualcuno, ma non riusciva a
distinguere le voci, ma poi sentì un ciglio sinistro e molto
familiare, e comprese chi aveva ordinato il suo sequestro.
L'uomo in nero aprì la cella - Sta' attento, è più pericolosa
di quanto sembri.
- Lo so - rispose Raines, senza staccare gli occhi dalla ragazza.
La porta si richiuse, e Raines e Meg si fronteggiavano in
silenzio.
- Margaret.
- Che diavolo vuoi ancora da me? Mi hai rubato i miei genitori,
la mia famiglia, la mia vita...Perché?
- Esisti. Ma cercherò di rimediare, a questo piccolo errore.
Entro domani sarai di nuovo al Centro, e ti assicuro che non
riuscirai ad uscirne mai più.
Entrarono due suoi spazzini, nella stanza, e dopo averla
ammanettata la trascinarono via, lasciando il sotto livello
deserto.
Poco dopo, Jarod e Katherine riuscirono ad accedere alla
struttura e al SL-10, ma non trovarono niente e nessuno. Avevano
perso Meg per una manciata di minuti.
(scritto da Ilaria)