Ricordi sbiaditi
Una calda brezza primaverile, il profumo dei fiori che volando
nell'aria, quasi piovendo, il canto dei primi uccelli, questo lo spettacolo che veniva dipinto davanti agli occhi estasiati di
Jarod, che seduto sotto il pesco lo contemplava.
Si avvicinò a lui un uomo anziano, nei capelli e nella barba bianchi mostrava ancora qualche rado esempio del suo antico
colore, il nero,si sorreggeva ad un bastone e gli sorrideva, ma nel suo sguardo appariva la fierezza dell'antico
guerriero, indossava l'abito tradizionale della sua terra, la Cina, era infatti l'intero giardino in questo stile,si sedette sulla panca di pietra accanto a
Jarod, poi, come se lo conoscesse da una vita: "Che pace" disse facendo respiri profondi per assaporare la delicata fragranza
dell'aria "non mi stanco mai di venire quassù, ogni volta è come se fosse la
prima" poi prese delicatamente uno di quei fiori rosa pallido che danzavano
nell'aria "era qui, in questa stagione che i tuoi genitori mi dissero che tu eri in
viaggio" si volse verso di lui e ridacchiò "e sì, tua madre disse
proprio 'C'è un bimbo in viaggio' e mi abbracciò" poi il dolce signore si fece
scuro, e continuò con voce grave "era qui, in questa stagione, che i tuoi genitori mi dissero che eravate
spariti, ma ora tu sei qui ragazzo mio" e così dicendo gli passò affettuosamente una mano tra i
capelli "vi aiuterò, non ci sono riuscito allora, ci riuscirò adesso,
dovesse costarmi anche tutto il patrimonio".
In tutto quel tempo Jarod era rimasto in un silenzio quasi religioso, la figura innanzi a lui gli trasmetteva
rispetto, ma sentì che doveva chiedergli le risposte a ciò che lo tormentava da ormai troppi
anni, infine si fece coraggio "Mi parli dei miei genitori, intendo prima del
rapimento, io vorrei sapere qualcosa di più sulla mia famiglia, io ricordo troppo
poco"
"Non preoccuparti figliolo, tua madre era, sono molti anni che non la vedo,
bella, non ci sono altre parole per definirla, il suo animo era ancora più bello del suo
aspetto, quando veniva in questo giardino gli uccelli smettevano di cantare per
ascoltarla, vi cantava una ninna-nanna dolcissima, tu e Kyle smettevate di sgambettare da una parte all'altra del
giardino, per sentirla; tuo padre era un militare" e con questa affermazione fece capire che non approvava quella
scelta "ma in fondo era il migliore, forte, ma allo stesso tempo tenero, e quando vi hanno rapiti
ha dovuto essere forte per 2 per sostenere la tua povera madre" il suo sguardo si fece
triste, poi diede una pacca a Jarod, come rincuorato "ora basta i vecchi e tristi
ricordi, mia nipote ti porterà da loro, verrei io stesso" disse alzandosi a
fatica "ma questo vecchio e malandato corpo a deciso per me che è tempo di
riposarmi, ma prima di andarmene resta l'ultimo desiderio di un vecchio testone,
vedere 4 persone che ho amato come la mia famiglia vengano riunite, e che possano finalmente essere
felici".
Jarod sosteneva amorevolmente il vecchio amico, stavano rientrando in casa quando una figura femminile gli si avvicinò,
era una ragazza di 25 anni, i capelli erano neri, lisci e splendenti, il volto era
dolce, gli occhi, grandi ed espressivi, mostravano la stessa fierezza dell'uomo,
il corpo era sottile come un giunco, ma forte, indossava abiti moderni, ma il suo comportamento esprimeva antico
rispetto "Nonno ti ho portato il the, bevilo, ti farà bene"
"Certo mia cara, Jarod, sarà Lyn a portarti"
"Sono felice di poter aiutare gli amici del nonno" disse lei rivolta a
Jarod.
Dopo aver fatto coricare il nonno affinché si riposasse gli diede un bacio sulla
fronte, Jarod era già uscito, dopo aver abbracciato il vecchio Fa (in realtà era stato lui stesso a farlo
uscire) "A presto nonno, tornerò presto, riguardati" stava per uscire quando lui la fermò
"Tieni" e le porse un quaderno "Dallo a Jarod, contiene molte delle risposte che
cerca, ma daglielo solo se non riusciste a trovarli, gli servirà per le sue
ricerche"
"Li troveremo, ma se ciò non accadesse tu stesso lo aiuterai, sarai in
salute, ci rivedremo appena torno" e gli diede un altro bacio sulla fronte,
poi uscì.
Era rimasto solo nella stanza, voltò lo sguardo per vedere il suo paradiso
"Già, a presto bimba mia" poi reclinò sorridendo il capo sulla
spalla, per sempre.
I raggi del sole davano al mare un aspetto ancora più
splendido, il sole sarebbe tramontato alcune ore dopo, avevano tutto il tempo di
arrivare, ma intanto nella macchina c'era una strana aria, Lyn, che era al
volante, aveva più volte tentato di iniziare un discorso, ma le parole le si fermavano in
gola, sebbene fosse una psicologa non riusciva a capire l'uomo che aveva
accanto, lo osservava, i suoi pazienti li capiva anche soltanto sentendoli
respirare, Jarod era diverso, ma ne sentiva l'enorme tristezza, la situazione risultava più imbarazzante per
lei, pensava che il viaggio non sarebbe mai finito.
"Senti" disse ad un tratto Jarod rompendo il silenzio "vogliamo rimanere per tutto il viaggio in
silenzio? Sai, questa situazione è un po' pesante"
Lyn tirò un profondo sospiro "Meno male, il nonno mi ha fatto così tante
raccomandazioni, ed in parte avevo il timore di sembrarti indiscreta, che non ho voluto
disturbarti, eri così assorto, ma se vuoi possiamo parlare di qualunque cosa,
io sarò una tomba, sono una strizzacervelli, siamo abituati a non raccontare a tutti
ciò che ci dicono"
Jarod sorrise, gli si illuminò il viso, la 'piccola' Lyn, come l'aveva chiamata alcune volte il nonno quando gliene aveva
parlato, era simpatica, sentiva che il suo aiuto gli sarebbe stato utile. Così iniziarono una lunga
conversazione, Jarod si sentiva al sicuro, Lyn, con il suo sorriso, il suo sguardo
così sincero, li faceva provare una sensazione di tranquillità rara, erano state rare le occasioni di reale pace da quando era
fuggito, ed anche prima si contavano sulle dita di una mano, ma ora era con una
amica, sebbene neanche la conoscesse, le riusciva a dire tutto, cose che non riusciva ad ammettere nemmeno a se
stesso, di come tenesse i rapporti con i suoi 'cacciatori', di quanto si fosse sforzati di
aiutarli, ma non per vantarsi, semplicemente per dire a qualcuno tutto ciò che aveva
fatto.
"E lei ha capito quanto ci tieni?"
"Scusa?" disse Jarod cascando dalle nuvole
"Ma sì, Miss Ghiacciolino, ha capito che ci tieni a lei, oppure crede che tu lo faccia per
sport?"
Quando lui capì divenne rosso "Ma guarda che hai capito male" disse
imbarazzato "io la aiuto come aiuto Sydney e Broots, e comunque non è un ghiacciolo,
è solo un'infelice!"
"A certo se lo dici tu" poi tutt'ad un tratto accostò la macchina e
scese "cosa succede, ci sono problemi al motore? Perchè ci siamo fermati?"
Lyn non rispose,ma mentre si avvicinava al precipizio indicò l'orizzonte "Il sole
sta tramontando sul Pacifico, non credi che sarebbe bello vedere il Raggio
Verde?"
"Il raggio cosa?"
"E' l'ultimo raggio del sole, se lo vedi puoi esprimere un desiderio, ma non lo devi
dire, se no non si avvera"
Si sedettero sullo strapiombo, ed aspettarono per alcuni minuti, il sole era nel mare quando un ultimo timido raggio si fece
vedere, era il tanto sospirato raggio verde, entrambi chiusero istintivamente gli occhi ed espressero i loro
desideri, poi ricominciarono il viaggio. Erano quasi arrivati, dopo poco videro le luci di una città,
la loro meta, si fermarono nel primo albergo con due camere, entrarono
spensierati, Jarod sentiva che il giorno dopo il suo desiderio si sarebbe
avverato.
La mattina dopo si misero in macchina e partirono alla ricerca del suo tesoro,
istintivamente accese la radio "Buon giorno San Francisco, splendida giornata oggi per i
pesci, specie sul lavoro..."
Lyn però la spense subito "Scusa, ma ho un mal di testa spaventoso, ho dormito
malissimo, ho sognato una lepre inseguita da una leonessa dal manto nero, poi tre draghi portavano in salvo la
lepre, era tutto molto agitato, e credo anche di avere dimenticato qualche
particolare"
"Diamoci da fare!"
Erano di buon umore,non sapevano che da una macchina scura qualcuno li stava
osservando, quando accesero il motore l'uomo all'interno accese il cellulare,
fece solo alcuni squilli, quando sentì che dall'altra parte avevano alzato disse
solo "Trovato, San Francisco, appuntamento all'aeroporto alle 10.00" e
riagganciò, chi era dall'altra parte capì, intanto lui accese il motore ed
iniziò a seguire la loro macchina.
Jarod si sentiva sovvraeccitato, come un bambino al suo primo
Natale, poco lo separava da ciò che tanto desiderava, una vita, la sua vita,
una famiglia, la sua famiglia, aveva faticato tanto,niente si sarebbe frapposto tra lui e la
felicità. Nella sua mente si affollavano tutte le domande che per tutta la sua esistenza lo avevano
tormentato, avrebbe conosciuto il profumo di un abbraccio, il sapore di una
famiglia, sarebbe stato finalmente completo, nessuno spazzino del Centro, nessun ragazzino che voleva farsi strada sulla sua pelle,e soprattutto mai più la
caccia, conosceva troppo bene quel panico che ogni notte lo faceva svegliare, la sua famiglia lo avrebbe
protetto, tutti avrebbero saputo tutto, addio rapimenti di innocenti per le
sperimentazioni, niente più Centro, poi scrollò la testa: "Non devo pensare alle cose
brutte, rischierei di rovinare questo momento".
Era primavera anche al Centro, ma nonostante tutto M.P. provava un gran freddo nell'attraversare i
grigi, bui ed interminabili corridoi del Centro, provò sollievo nell'arrivare all'ufficio di suo
padre, la porta era accostata, sentì la voce di Lyle fece in tempo a capire che si parlava di
Jarod. "Partirò tra poco per San Francisco, prenderò lui, la sua misera
famiglia, con loro nelle nostre mani non oserò più scappare, e poi ci saranno utili per le nostre ricerche sul gene
simulatore". Questo frammento di discorso le bastò per prendere una decisione che avrebbe cambiato la sua
vita, si disse solo: "Prendere Jarod d'accordo, ma la sua famiglia
no". Fu quello che disse anche a Sydney e Broots, che furono ben lieti di
aiutarla, senza prendere nulla se non la sua pistola, partì, in fretta, di
soppiatto, ma ce la fece, con il più veloce degli aerei del Centro fu a destinazione in un
attimo, trovare la spia fu facile. "Gli scagnozzi di Lyle hanno tutti lo stesso
aspetto, grossi, stupidi con le loro facce da galera" fu quello che disse
M.P. al telefono al suo folletto porta fortuna che era rimasto insieme a Syd al
Centro "e poi con la tua dote, Broots, trovarlo sarà ancora più
facile" Lui arrossì, ma era vero, specie da quando per evitare che
fuggissero (vizio che aveva preso qualcuno dopo la fuga di Jarod) avevano addosso una
ricetrasmittente. "Trovato" disse Broots "è in Prescott st., ora
è fermo al 1300" e così con la solita auto a nolo andò lì.
Erano arrivati, il sole splendeva sulle belle case in stile liberty, Lyn
parcheggiò, lo prese per mano, aveva capito che aveva bisogno di aiuto perchè quando si vede realizzare un sogno si
può avere paura. Ma eccoli, erano davanti a loro, sua madre, suo padre e sua sorella non sapeva che
dire, erano lì, tutto era perfetto, tutti gli erano attorno, in un abbraccio
unico, ricordava quella sensazione, il profumo di sua madre, che rivedeva nel sorriso di sua
sorella, quando si accostò loro un'alta figura femminile: "Presto,
vogliono prendervi tutti, vogliono anche la tua famiglia" ma non fece in tempo che le macchine nere di tutti i loro incubi
arrivarono, da cui scesero gli scagnozzi di Lyle al gran completo. "Jarod,
scappa!" fu l'unica cosa che sentì, era sua madre, con le lacrime agli
occhi. Lyn era corsa alla macchina, aveva preso la famiglia di Jarod, ma non era riuscita a far muovere lui che aveva le gambe
paralizzate, poi lo sconcerto lasciò il posto alla rabbia, lo avevano ancora una volta
distrutto, avevano frantumato i suoi sogni, ma non lo avrebbero riavuto, ancora una volta tutto gli scivolava via dalle dita come
sabbia, ma non doveva rassegnarsi, gliela avrebbe fatta pagare, ma per farlo doveva essere
libero, doveva correre.
Nel momento stesso in cui lui cominciò a correre in M.P. si risvegliò il suo istinto di cacciatrice,
istintivamente capì che questa volta lo avrebbe preso, sarebbe stata di nuovo
libera, istintivamente estrasse la sua pistola e lo inseguì. Il vento gli graffiava ferocemente il
volto, o forse erano le lacrime, e correva ma non si girava, sapeva che dietro di lui c'era Miss Parker,
non ce la faceva più, si infilò in una casa, dopo aver chiuso la porta si trovò davanti una ragazza dai lunghi capelli
bruni, gli occhi dolci, dall'aspetto buono, ma spaventato che urlò "Non voglio farti del male,
aiutami!", ma subito la porta si spalancò: era M.P. che teneva ben stretta la sua
pistola, da una porta entrò un'altra ragazza simile alla prima, ma con i capelli più
scuri, ed i lineamenti del viso più saggi, doveva essere stata attirata dalle urla di quella che probabilmente era sua
sorella, appena vide i due estranei urlò anche lei.
Jarod aveva chiuso gli occhi il tempo di sbattere le palpebre, ma quando li riaprì era lontano da quella
villetta, non capiva cosa fosse successo, ma gli era chiaro che era salvo dal
Centro, e che i suoi sogni si erano infranti, ma niente lo avrebbe fermato,
prima o poi ci sarebbe riuscito.
"Sei pazza" stava urlando furioso Lyle alla sorella "credi che il mio informatore a San Francisco non mi abbia detto come ti sei materializzata avvertendo
Jarod, sembra che non te ne importi più nulla di riprendere Jarod, cos'è? Sydney con tutti i suoi discorsi buonisti
è riuscito a convincerti ad immolarti per quel 'topo da laboratorio'(sono parole
tue), hai deciso di sacrificare la tua vita per nulla come quella stupida di tua
madre?". Dopo queste parole M.P. non si trattenne più,e dopo avergli dato un meritatissimo ceffone gli disse
ciò che da tanto si teneva dentro per rispetto di suo padre: "Senti, bastardo arrampicatore
sociale! Primo: non nominare mia madre, sappi che non ne sei degno! Secondo: non mi sono fatta contagiare da nessun discorso buonista,
sono più che mai intenzionata a prendere Jarod, ma non ti permetterò di utilizzare la sua famiglia per i tuoi scopi
meschini", si girò per andarsene, ma prima di uscire si voltò,
"anche se mi costasse vita, carriera e tutte le cose a cui tengo voglio dirti un'ultima
cosa: quando vuoi un lavoro fatto bene devi sporcarti le mani, per questo non mando nessuno al mio posto a cercare Jarod."
Quando M.P. rientrò a casa era distrutta, la giornata non finiva mai, ed il suono acuto del telefono non aiutò certo il suo mal di
testa. "Cosa c'è?" fu ciò che riuscì a dire con la sua solita voce
alterata. "Grazie Parker" era Jarod "ogni tanto dimostri di essere figlia di tua
madre". "Anche se è così nessuno scrupolo mi impedirà di
riprenderti, e quando ci sarò riuscita di taglierò in 27 pezzi diversi e ti lascerò in altrettante
valigie alla stazione di New York, addio!" e attaccò. Sorrise: "Spero tu abbia
capito, trovarla è stato quasi impossibile".
Dall'altra parte Jarod era rimasto scioccato, persino lei non era mai stata così pericolosa nelle sue
minacce, e ciò che più lo stupiva era che l'aveva fatto dopo essersi dimostrata
così coraggiosa, poi capì, forse anche nel suo cuore c'era un po' di umanità.
Era un tiepido tardo pomeriggio di alcuni giorni dopo.
Una figura alta si aggirava con circospezione per la stazione di New York, arrivò fino all'armadietto
27, al deposito bagagli, lo aprì, c'era una busta voluminosa, dentro c'era qualcosa che sembrava una
cassetta. "Parker, spero non sia un trucco, anche se sarebbe più da Lyle",
richiuse l'armadietto, si guardò in giro, non c'era nessuno, se ne andò come era
venuto. Arrivato all'ennesimo motel, che si era abituato a chiamare casa, ebbe il coraggio di aprire la
busta, c'era una cassetta, la infilò nel registratore, quando vide apparire sullo schermo delle immagini
sfocate, girate in un giardino, era la sua famiglia, ed il giardino era quello del vecchio padre di Lyn,
Jarod rimase incantato nel guardare quel nastro. Alla fine riprese la busta, da dentro cadde un
foglietto, c'era scritto solo "Adesso siamo veramente pari".
"Grazie ancora Parker" fu quello che disse lui, poi spense la luce ed
andò a dormire.
(scritto da Lorien)