Oltre il ghiaccio
Breve riassunto della storia: Jarod e Miss Parker faccia a faccia, in una sfida tutta psicologica.
Data di composizione: 19/20 marzo 2002
Racconto adatto a: tutti
Disclaimer: Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Jarod il Camaleonte Italia", e che tutti i personaggi della serie "Jarod il Camaleonte / The Pretender" utilizzati nel racconto sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
La grammatura della carta del biglietto era
ruvida, e Miss Parker continuava a solleticarla con le dita.
Il suo sguardo, per quanto si sforzasse di sviarlo, ricadeva sempre sulla fina
scrittura che riempiva quello spazio bianco.
Villa Wright-Wilson
Ore 14.00
Vieni sola.
J.
Poteva essere solo Jarod, ma poteva esserne
così sicura? Erano mesi che lui non si faceva più sentire, nessun indizio,
nessuna mollichella di pane lasciata per depistarla...nulla di nulla. Silenzio
completo.
Pure al Centro le cose non si mettevano bene, il nervosismo e l'estenuante
attesa rendevano qualsiasi situazione angosciante, ogni minima parola o errore
commesso sollevava un incredibile polverone, di dimensioni ciclopiche senza che
nessuno si rendesse conto delle tali inezie che causavano il tutto.
"Va' al diavolo Jarod!" ringhiò fra sé. Sia la sua assenza che la sua presenza
causavano sempre problemi.
Posteggiò l'auto incurante dell'invasione di tre posti macchina e scese
riflettendo fra sé.
Quella poteva essere benissimo una trappola, le suggeriva il suo istinto, ma
sapeva altrettanto bene, che per uno strano e bizzarro caso del destino Jarod
non avrebbe mai fatto nulla che potesse in qualche modo recarle danno,
attirandola in una situazione pericolosa.
Nella confusa mente di Jarod il bene vinceva sempre, qualsiasi prepotenza lui
avrebbe subito, mai e poi mai si sarebbe vendicato con la medesima medicina. La
sua innocenza e ingenuità sconcertava Parker...lui era talmente simile ad un
bambino...le dolcezze che talvolta si lasciava sfuggire nei sui confronti, le
parole piene di speranza e di entusiasmo...sorrise fra sé. Chissà se fossero
nati in un'altra epoca e in un'altra vita le cose fra loro avrebbero potute
svolgersi in maniera diversa. Magari avrebbe fatto capolino pure la parola
amore...mah! Miss Parker decise come sempre di affossare quel pensiero.
Osservò bene la villa che aveva di fronte a sé. Una villa costruita in stile
classico, con colonne e balaustre.
Finestre incorniciate da archi, facciate dai colori slavati, porticati e
nicchie, lesene e riseghe.
Certo soggiornare in questa villa sarebbe stato piacevole. Magari soggiornare
non sola...sorrise maliziosa fra sé.
Ghermì la pistola e salì la scalinata.
Con la poca infarinatura di latino che aveva studiato a scuola, lesse
un'iscrizione scolpita sulla balaustra.
Et in Arcadia Ego. Peccato che non riusciva a tradurla!
Si inoltrò nell'atrio e la sua figura si moltiplicò in mille copie.
L'atrio era costellato di specchi multiformi e ricoperti di dorate cornici.
Vide la sua immagine riflessa una e una volta, poi due, tre volte, fino a
perdere consistenza.
A sinistra, a destra, avanti, dietro di sé.
Istintivamente quel luogo le mise paura. Senti un brivido percorrerle la
schiena. Strinse convulsamente la Smith & Wesson.
Tutto lì attorno era talmente freddo e vuoto. Tutta quella ricchezza, il lusso
da cui era attorniata la metteva a disagio.
Sentiva e respirava un'aria talmente irreale attorno a sé.
<<Fa paura vero?>> una voce profonda e sicura risuonò alle sue spalle.
<<Jarod!>> esclamò quasi con sollievo. Poi si ricompose subito. Il sapere di non
essere sola lì dentro, anche se in compagnia del suo peggior nemico, la
rincuorò. <<Che cosa vuoi? Perché mi hai portato qui?>> disse glaciale,
osservandosi attorno, ancora non riusciva a vederlo.
Lui sorrise e le sfiorò i capelli con un dito.
<<Petulante come sempre Parker.>> sorrise.
Lei si voltò di scatto brandendo la pistola. Lui sollevò le mani. <<Sono
disarmato di fronte a te!>>.
Miss Parker gli concesse quell'ambiguità nelle parole, ma riprese subito con la
sua furia: <<Allora mi dici cosa vuoi da me?>>
Lui le girò attorno. Indossava un abito scuro, che contrastava audacemente con
il bianco candido del suo tailleur.
<<Indovina. Io do qualcosa a te e tu dai qualcosa a me...non erano forse questi
i patti?>> soggiunse.
<<Perché mi hai portato qui?>> replicò nuovamente lei, tenace.
Jarod sbuffò. Ci voleva un'enorme pazienza con quella donna. <<Avanti prova ad
indovinare...in cambio ti offro delle informazioni interessanti...>> la
solleticò.
Miss Parker socchiuse gli occhi. Jarod assaporò quella fine vittoria. Lei aveva
ceduto, per ora.
<<Una villa antica...lussuosa. Stile classico...non so...cosa dovrebbe dirmi?>>
tentò Parker.
<<Usa l'immaginazione, non limitarti a vedere le cose, provale...cosa hai
provato entrando qui?>> la sua voce era leggera, adulatrice, e Miss Parker
rispondeva a quello domande, come incantata. Adulatore, poteva essere il secondo
nome di Jarod.
<<Freddo. Disagio.>> lei rimase in silenzio per qualche istante. Jarod non
smetteva di fissarla.
Lei si senti vacillare, trapassata da quello sguardo. <<Paura>> soggiunse a
denti stretti con un filo di voce.
<<Perché?>> chiese lui, stavolta dolcemente, accarezzando sulla lingua quelle
parole <<Che cos'ha in comune con te questa villa? Perché, credi ti abbia
portata qui?>>
Lei sfidò il suo sguardo con un'energia riaffiorata. Iniziava a capire. Jarod
sorrise soddisfatto.
Adorava "giocare" con Parker.
<<Tu credi, o meglio pensi, che questa villa mia assomigli. Sia una mia
metafora. Bellissima all'esterno, con le sue colonne, i suoi archi...ma
estremamente vuota e fredda all'interno...Tu credi realmente che io sia così?
Credi proprio di conoscermi? Illuso. Non credere che ti sia così semplice
catalogarmi!>> la sua voce era sprezzante. Il tono di sfida chiaramente
insidioso.
<<Non ti ho ancora mostrato un piccolo particolare...>> aggiunse lui.
La curiosità di Parker si dipinse velocemente nei suoi magnifici occhi
blu-ghiaccio.
<<Ok, hai la mia attenzione.>>
<<Seguimi>> disse lui tendendole una mano, che lei rifiutò.
La fece percorrere corridoi immensi, salire scalinate marmoree, attraversare
stanze il cui arredamento mozzava il fiato.
Alla fine giunsero in uno porticato che si affacciava verso un ampio giardino
interno.
Incredibilmente quel giardino era fiorito, attorniato di alberi con frutti
appena maturi, coltivato e curato nei più minimi particolare.
<<E' molto bello.>> disse lei appena, come se la cosa le costasse un'enorme
fatica. <<Adesso mi vuoi dire perché siamo qui?>>
Lui ignorò il suo tono e proseguì: <<Ci avresti mai creduto? Avresti mai pensato
che tanto gelo nascondesse un così tenera gioia? Nulla è impossibile Parker.
Anche dal gelo nascono emozioni...>>
<<Se hai finito con i tuoi consigli di vita, me ne posso andare?>> rispose
sprezzante come sempre.
Lui si voltò di scatto, per un secondo, la rabbia sfiorò i suoi occhi scuri.
<<Se vuoi farmi perdere la pazienza, ti avviso che è tempo perso. Comunque visto
che parlare con te non serve passiamo hai fatti. Questa villa apparteneva alla
famiglia Gates dal 1903, l'unico erede in linea genealogica era Thomas. Thomas
Gates, il tuo Thomas.>>
Il viso di Miss Parker assunse una consistenza di ghiaccio. <<E con questo?>> il
suo viso non esprimeva emozioni, ma la sua voce tremò un poco.
<<Dopo la morte di Thomas la villa è stata messa all'asta e la gara è stata
vinta dal...dal Centro...>> e le porse una copia dell'atto di compravendita.
Parker lo lesse appena. <<Perché?>> disse solo.
<<Probabilmente perché la famiglia di Thomas era una delle più ricche d'America,
che le sue quote azionarie valevano una fortuna...o non so, forse per il
semplice gusto di dare un significato a cose che in realtà non lo hanno...è il
Centro Parker, il luogo dove nulla è reale, è tutto è finzione.>> la sua voce
era calma e tranquilla, ma la sua anima fremeva.
Avrebbe voluto abbracciarla, rincuorarla, assicurarla che il mondo non è solo il
Centro, e Centro non è il mondo. Ma non avrebbe servito. Nulla sarebbe servito a
renderla felice. Non ora.
Lei gli voltò le spalle e lui attese con pazienza che celasse la sua sofferenza.
<<Parker...>> tentò.
<<Non dire nulla, ti prego...>> lo interruppe lei.
<<Lui non te ne ha mai parlato forse perché...>> tentò nuovamente Jarod.
<<Ti prego...non dire nulla.>> stavolta lui rimase in silenzio.
Lì, in silenzio a fianco a lei.
<<C'è un'altra stanza che vorrei mostrarti...se tu vuoi...>>
Lei si voltò lentamente. I suoi occhi erano di ghiaccio...un ghiaccio accecante.
<<Va bene.>>
La stanza scelta da Jarod era la camera da letto di un bambino.
I mobili e i colori sulle pareti lo rivelavano.
<<Probabilmente ha vissuto qui quand'era bambino...>> iniziò lui.
Lei sfiorò i giocattoli con una mano, socchiudendo gli occhi, abbandonandosi
alla dolcezza dei ricordi.
<<Qualsiasi cosa il Centro possa farmi credere, o qualunque verità mi imporrà,
il suo ricordo mi garantirà che la sua anima era pura e mai mi avrebbe reso
infelice...>> la sua voce era sussurro.
Jarod sorrise osservandola incantato. Era una donna splendida...
La sua bellezza, la sua forza, il suo coraggio. Era straordinaria.
E lui aveva il privilegio di starle accanto.
<<Voglio vedere la camera da letto dei suoi genitori...>> il suo tono assunse un
retrogusto malizioso.
Jarod non capiva...<<Perché, scusa?>>
<<Visto che manca nell'itinerario della gita turistica...>> sorrise lei.
Jarod fece spallucce. Non l'avrebbe mai capita.
<<E' qui a fianco...>> rispose.
Lei si precipitò a vederla.
Era un'ampia stanza, con il letto a baldacchino e le lenzuola in sete.
Alle finestre morbide tende rendevano in penombra la stanza.
Nuovamente lei sfiorò con i mano i mobili.
<<Thomas mi parlava spesso di questa stanza...soprattutto quando mi raccontò
della prima volta che ci aveva portato qui una ragazza...me lo immagino...timido
e impacciato...Era talmente dolce...>> la sua voce era più sicura e meno
tremante di prima, e di colpo assunse un tono che Jarod non conosceva.
<<Sai mi sono sempre chiesta...tu sei un genio, un simulatore...ecco mi sono
sempre chiesta visto che sei bravo a fare tutto, sei bravo pure tra le
lenzuola?>>
Sul volto di Jarod apparve un flebile rossore. Miss Parker sorrise compiaciuta.
Aveva fatto centro.
<<Io do a te e tu dai a me...erano questi i nostri patti non ricordi...tu mi hai
portato qui, mettendo a nudo la mia anima, e adesso tocca a me mettere a nudo
te...>>
Ogni rivalsa gli era morta in gola...Jarod camminava quasi incespicando attorno
al letto...Parker lo inseguiva sorridendo.
Ad un certo punto, lei si decise e lo spinse verso il letto, lui cadde riverso.
Lei si sedette sulle suo ginocchia. E lo guardò fissa.
Secondi che parvero ore...
Lui si scosse, incredibilmente.
La prese per le braccia e la rovesciò.
Adesso la situazione era perfettamente capovolta.
Lui sopra, lei sotto.
<<Se mi vuoi mi devi conquistare!>> ruggì lui, poi si sollevò delicatamente e la
lasciò sola.
Miss Parker sorrise e disse tra sé: <<Ti ho già conquistato.>>
Si sollevò a sua volta e osservò la sua figura possente percorrere gli ampi
corridoi.
Sotto il peso del suo sguardo, Jarod si voltò e disse muovendo solo le labbra:
<<Sì, mi hai già conquistato. Ma non posso ancora cedere.>>
Miss Parker rimase in silenzio, un silenzio sicuro e soddisfatto.
(scritto da Ingrid)