Nemico comune
RIASSUNTO: Lyle è pericoloso. Ora come non mai. Per il Centro…per Jarod…e per Miss Parker.
Scritto il 2/3/2001
Racconto da “bollino giallo”
DISCLAIMER: Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito “Jarod il Camaleonte Italia”, e che tutti i personaggi della serie “Jarod il Camaleonte / The Pretender” utilizzati nel racconto sono di proprietà MTM Productions / 20th Century Fox, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
SONGS
CREDITS:
“Wild horses”, parole e musica dei Rolling Stones
“Perfect day”, parole e musica di Lou Reed
Miss Parker si avviava
con passo deciso verso l’ufficio di suo padre. La lite che aveva avuto con lui
due giorni prima era stata eccessiva….aveva sbagliato lei nel sostenere che i
metodi usati da suo fratello Lyle per fermare Jarod l’ultima volta erano stati
scorretti.
(Forse.)
Per questo quella mattina era andata al Centro prima del solito: doveva chiedere
scusa a suo padre. Non voleva che lui fosse dispiaciuto per una banalità come
quella.
Arrivata di fronte alla porta del suo ufficio si fermò un attimo per sfoderare
il suo sorriso più compiacente ed aprì con risolutezza i battenti.
Quello che vide le fece morire immediatamente il sorriso dalle labbra.
“Papà…cosa significa?”
chiese facendo passare lo sguardo sui volti sorpresi di Brigitte, Lyle,
Raines e fissandosi su quello di suo padre che stava in quel momento sbuffando
fuori l’aria tra i denti, visibilmente in imbarazzo.
“Angelo…..cosa ci fai qui così presto?…”divagò Mr Parker accennando un
sorriso e camminando verso di lei
“Io…volevo parlare con te prima di iniziare a lavorare..ma…” sbattè le
lunghe ciglia e continuò “….non mi ricordavo che ci fosse in programma una
riunione per stamattina….” Lo disse con aria disorientata e con voce
titubante, mentre il padre ormai vicino si frapponeva tra lei e le altre persone
nella stanza.
Non visto dalla sorella Lyle fece scivolare
in un cassetto gli incartamenti che stavano in bella vista sulla scrivania.
“Di cosa volevi parlarmi tesoro?…” sviò ulteriormente l’uomo
prendendole le spalle tra le mani e attirando gli occhi azzurri della donna su
di lui
“Niente di urgente…ma vorrei dirtelo a quattr’occhi…..ma perché nessuno
mi ha ricordato questa riunione ieri sera?” tentò ancora lei
“Oh, non è nulla che richiedesse la tua presenza angelo, non volevamo farti
venire presto per niente…” sorrise Mr Parker
“Ma…ma se riguarda Jarod allora riguarda anche me!...”cominciò ad
accusare Miss Parker “Lyle, perché
non me lo hai detto?…” continuò lei guardando accigliata il fratello
“Beh…..”alzò lui le sopracciglia
“Perché lui pensava che lo sapessi…“angelo” ….” sbottò Brigitte
rigirandosi il lecca-lecca tra le dita e accennando un sorriso che per Miss
Parker assomigliava di più ad una smorfia
“Comunque adesso mi importa solo sapere quello che hai da dirmi tesoro,
quindi…” continuò Mr Parker rivolto al resto degli occupanti
“….se volete lasciarmi un momento da solo con…”
“No papà, non fa niente….” L’interruppe la donna “ non è urgente, te
l’ho detto…”
Così disse Miss Parker e, capendo di essere di troppo pur non comprendendone il
motivo, girò sui tacchi e lasciò sconcertata l’ufficio del padre.
Mr Parker attese che la figlia fosse fuori, si girò e guardò con aria
perplessa il piccolo gruppetto di persone che stavano davanti a lui.
“Non ci voleva proprio questa incursione…” sibilò Raines
“adesso dovremo darle delle spiegazioni…” aggiunse evidentemente
contrariato.
“No, nessuna spiegazione” tagliò corto Lyle “mia sorella non capirebbe le
ragioni del nostro comportamento e riuscirebbe solo a complicare tutto…..ha già
manifestato chiaramente quali sono le sue idee a riguardo l’altro giorno,vero
papà?….”
“…già…..ma ciò non toglie che l’abbiamo tagliata fuori da una
questione che riguarda direttamente il lavoro che lei sta svolgendo…e prima o
poi capirà che le direttive sono cambiate…”
“Basta allora ritardare il più possibile questa eventualità….” Aggiunse
Lyle come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo.
Miss
Parker era furente.
Camminava in modo ancora più deciso
facendo ticchettare rumorosamente il tacco dei suoi stivali sul pavimento del
centro tirato perfettamente a lucido.
Ma sapeva cosa avrebbe fatto.
Impetuosa come una folata di vento spalancò la porta dell’ufficio di Broots
facendo letteralmente saltare il povero tecnico sulla sedia
“M…Miss Parker….c…ciao…che ci fai qui così presto?….” Farfugliò
Broots da dietro il computer
Lei arrivò di fronte a lui dall’altro lato della scrivania si chinò e picchiò
i palmi sul legno del ripiano appoggiandovisi
“Attaccati al tuo marchingegno e scopri immediatamente che cosa è successo
nelle ultime quarantott’ore da richiedere una riunione straordinaria della mia
famigliola al completo più il pelato senza che io ne sapessi niente” gli
ordinò ignorando il suo saluto, poi, seguendo lo sguardo disattento del tecnico
si sistemò la scollatura della leggera camicia di seta nera che indossava e
rincarò “SVEGLIA BROOTS! Tieni gli ormoni sotto chiave e fai quello che ti ho
detto!”
Ignorando le deboli proteste che provenivano da Broots uscì dal suo ufficio
velocemente così come ne era entrata.
“Tieni gli ormoni sotto chiave e fa quello che ti ho detto…”
scimmiottò Broots . A volte proprio non sopportava quel suo modo di fare. Era
pur sempre un Uomo, dopotutto, e lei non poteva trattarlo così, ne andava della
sua dignità…”Ma un giorno ti farò vedere io Parker che uomo sono…”
Broots si alzò e cominciò a mimare quello che diceva “…. appena oserai
dirmi una cosa del genere…io ti prenderò…ti sbatterò sulla
scrivania…e….”
“Ne hai mai parlato con qualcuno di queste tue idee su mia sorella, Broots?”
chiese divertito Lyle entrando silenziosamente
nel suo ufficio e cogliendolo proprio nell’istante in cui lui tentava
di baciare appassionatamente il ripiano della sua scrivania.
La vergogna per essere stato sorpreso si
aggiunse alla normale soggezione che abitualmente provava nei confronti di
quell’uomo: Broots sarebbe volentieri sprofondato fino al famigerato SL27
preferendo la compagnia dei molteplici fantasmi che lo abitavano piuttosto che
restare nella stanza con Lyle che lo guardava in quel modo.
“Non ti preoccupare Broots, non posso certo
biasimarti…Dio solo sa se anche io non ci faccio certi pensierini ogni
tanto….” Aggiunse Lyle ancora più divertito nel vedere scandalizzarsi il
tecnico. Come gli piaceva lanciare certe provocazioni e vedere la gente
shockarsi…ma nella sua mente contorta sapeva che le sue non erano solo
provocazioni gratuite…se non ci fosse stato così tanto in gioco avrebbe dato
molto volentieri una “ripassatina” alla sua stupenda sorellina….era un
pensiero che lo toccava ogni volta che la incontrava….il loro “essere
fratelli” era puramente una questione biologica….non aveva mai avuto niente
a che fare con lei prima d’ora… non c’erano fra loro i normali sentimenti
tra fratelli….mah, magari, prima o poi, un colpetto…….
“Che cosa vuoi Lyle?….” lo distolse
Broots dai suoi pensieri
“Sono qui perché volevo chiederti di
entrare a far parte di una commissione di tecnici che sta potenziando il sistema
di sicurezza del Centro….quando hanno chiesto chi conoscesse meglio di tutti
il vecchio sistema con tutte le sue caratteristiche, è saltato fuori il tuo
nome, e il Triumvirato ha deciso che tu solo puoi compiere questa impresa…”
“Ne sono onorato…” cominciò Broots un po’ sconcertato “…ma il mio
lavoro attualmente è un altro, lo sai bene, e non credo che Miss….”
“Quello che vuole o che non vuole mia sorella non conta di fronte ad una
decisione che viene così tanto dall’alto. Se hanno scelto così significa che
le tue capacità qui sono sprecate e che comunque temporaneamente ciò che fai
tu può farlo chiunque altro…mi sbaglio Broots?” chiese Lyle, sornione
Broots fiutava aria di complotto, gli venne in mente la richiesta che poco prima
gli aveva fatto Miss Parker e decise che a nessun’ altro lei avrebbe potuto
chiedere una cosa simile……forse i suoi modi saranno stati bruschi ma
improvvisamente Broots si rendeva conto di quanta stima doveva avere Miss Parker
per lui e per le sue capacità…..ma certo! Che stupido a non arrivarci subito!
Volevano impedirgli di fare ricerche, qualunque tipo di ricerche, per
lei…..per “tagliarla fuori”……ma da cosa…e perché? Decise allora di
prendere tempo, forse sarebbe riuscito almeno a concludere il nuovo lavoro per
Miss Parker prima di essere allontanato!
“Veramente devo finire di stilare l’ultimo rapporto su Jarod e non …non
credo di riuscire a farlo prima di domani sera…” osò azzardare Broots
Lyle gli si fece pericolosamente vicino e il tecnico potè sentire il suo
respiro sulla fronte mentre gli sibilava “No Broots…non ci siamo capiti…il
tuo lavoro inizia immediatamente…ora…e non qui….perciò adesso prendi le
tue cose, chiudi il tuo ufficio e mi segui, sono stato sufficientemente
chiaro?”
“Ma avrò almeno il tempo di avvisare Miss Parker e Sydney, no?” chiese
Broots allontanandosi da lui
“Tranquillo, ci penso io…non lascerei mai la mia sorellina all’oscuro
di qualcosa…” l’intonazione data a quella parola e il sogghigno che seguì
la frase lasciò deliberatamente intendere a Broots che lui ne sapeva di più…MOLTO
di più.
Broots potè solo piegarsi agli ordini e sperare che le cose per la sua adorata
Miss Parker non prendessero una piega troppo brutta.
Ufficio di Sydney
“Capisci Syd…”
continuò Miss Parker passeggiando nervosamente avanti e indietro a braccia
incrociate di fronte alla scrivania dietro la quale un perplesso Sydney la
seguiva con lo sguardo e con le dita intrecciate all’altezza del volto, i
gomiti appoggiati al tavolo.
“…tagliata fuori…out!….kaputt!….come se io non c’entrassi nulla con
la caccia a Jarod, come se fossi un’optional, un suppellettile…” si fermò,
si girò aprì le braccia e realizzò “…uno specchietto per allodole…”
si avvicinò alla scrivania, vi si appoggiò con le mani chinandosi verso Sydney
e aggiunse “….cielo Syd…e se fosse proprio così….voglio dire…due
giorni fa io ho detto chiaramente a mio padre che disapprovavo i metodi drastici
di Lyle nella caccia a Jarod e lui semplicemente mi ha risposto di starmene al
mio posto perché il mio compito e quello di mio fratello erano diventati
diversi….allora io non ci ho pensato ma…”
“Disturbo?” disse allegramente Lyle
entrando nell’ufficio di Sydney, e, notando la posizione di Miss Parker
aggiunse “Diamine sorellina, il tuo compito oggi sembra quello di turbare i
pensieri di noi maschietti!…ricomponiti!”
“Che diavolo vuoi Lyle!” sbottò Miss
Parker girandosi e sistemandosi ancora una volta la scollatura.
“Sono venuto a dirvi che il vostro maghetto dei computer sarà impegnato per
qualche tempo in un lavoro di prioritaria importanza per la sicurezza del
Centro…” proferì Lyle sentendo crescere la gioia dentro di lui nel notare
che man mano che procedeva col parlare Miss Parker assumeva sempre più
un’espressione incredula
“Prioritaria importanza?” schernì lei con una smorfia amara “…da
quando la caccia a Jarod è passata in secondo piano nei progetti del
Centro??” inquisì la donna ponendosi di fronte a Lyle con le mani appoggiate
sui fianchi e un’aria di sfida stampata in volto
Ecco, era uno di Quei momenti per Lyle. In un altro posto, in quella
situazione avrebbe afferrato la donna insolente per le braccia e le avrebbe
fatto vedere chi comandava tra i due, ma ora si limitò a guardala sorridendo
bieco e commentando “non è
affatto passata in secondo piano, solo che il Triumvirato ha ritenuto opportuno
che il tecnico più dotato del Centro venisse momentaneamente deviato verso
un’operazione a complessità maggiore…..naturalmente al posto di Broots verrà
qualcun altro…non resterete senza il supporto dell’informatica…” come
gioiva nel vedere la donna momentaneamente sconfitta….nel mostrare a lei la
sua superiorità…..
Miss Parker non riusciva a dire nulla tanto
era il suo stupore. Continuava a fissare il fratello con occhi di fuoco
incredula e impotente.
“Beh, ci vediamo..” salutò Lyle tronfio
del suo successo, si avvicinò ulteriormente alla sorella, la baciò sulla
guancia, guardò per un momento più in basso e compiaciuto della visione
aggiunse “...forse è meglio che tu ti copra di più sorellina o rischierai di
prendere un raffreddore…” quindi si girò e lasciò l’ufficio.
Miss Parker era allucinata. Non voleva credere a quello che stava succedendo. Più
acuta di Broots aveva capito subito che il tecnico era stato “eliminato”
apposta.
Pur di non dare nemmeno una soddisfazione a Lyle si slacciò un altro bottone
della camicetta e si girò verso Sydney:
L’uomo non aveva cambiato posizione durante tutto il tempo.
“Syd….io….” cominciò
“Calma Parker…non possiamo farci nulla…..se l’ordine viene dal
triumvirato è inutile qualunque protesta…”
“Ma Syd, tu non capisci….Broots è stato tagliato fuori apposta….affinchè
non possa aiutarmi a scoprire quello che sta accadendo….Lyle sa benissimo che
solo di lui e di te mi fido completamente……che non oserei fare certe
richieste ad un tecnico qualunque….”
“A proposito di tuo fratello, Parker….”
Chiese Sydney inclinando la testa, socchiudendo gli occhi e squadrando meglio la
donna “…da quando ha cominciato a guardarti in quel modo?”
“Cosa intendi dire?….In che modo?….”
rispose lei distrattamente e continuò “….e poi questo che importanza vuoi
che abbia al momento, quando invece qui stanno cambiando troppe cose e troppo
velocemente e non mi è permesso di capirne la ragione….”
“…Guardati da Lyle Miss Parker….ricordati delle nefandezze di cui è stato
capace….non mi è piaciuto per niente come ti ha squadrata prima di
uscire…..sai, una cosa che mi ha insegnato la mia professione è che la
malattia mentale ha delle recrudescenze cicliche e…”
“Basta parlare di cose senza senso Syd!” proruppe Miss Parker “…ho
imparato da tempo come controllare le cascate ormonali di voi uomini! Lyle deve
solo provarci a fare la mossa sbagliata e non verrà a mancargli solo il
pollice!” Miss Parker si portò la mano alla fronte in modo tale da coprirsi
gli occhi e massaggiarsi le tempie “Dio come ho bisogno di una sigaretta in
questo momento….” Mormorò. Confusa e arrabbiata come non mai si girò e uscì
dall’ufficio di Sydney. Nel suo ufficio avrebbe trovato qualcosa che le
avrebbe schiarito le idee.
Rimasto da solo nel suo ufficio Sydney socchiuse gli occhi e cominciò a
pensare…..in effetti era perlomeno insolito, per non dire strano, che la
famiglia Parker al completo si riunisse senza la figlia…..bastava aggiungere
poi l’improvviso allontanamento di Broots per rendere il quadro decisamente
sospetto.
Improvvisamente si ritrovò preoccupato per Miss Parker senza saperne spiegare
razionalmente il perché.
Come se tutto ciò ancora non fosse sufficiente, c’era anche da considerare
l’atteggiamento che Lyle aveva assunto con la sorella. Da tempo a Sydney era
venuta la curiosità, del tutto professionale, di indagare l’inserimento di
Lyle nella nuova famiglia. Sapeva il debole che Lyle aveva per le belle donne e
più volte, in passato, quando Lyle lavorava al Centro senza conoscere le sue
origini, Sydney aveva notato le occhiate che lui riservava alla Parker.
All’epoca poteva anche giustificarle, ma ora lui sapeva di esserne fratello.
Come avrebbe gestito i suoi istinti? Quanto spazio dava Lyle alla morale? Queste
erano le domande che Sydney si poneva.
Ufficio di Miss Parker
Una leonessa in
gabbia.
Così l’avrebbe descritta chiunque l’avesse vista il quel momento.
L’immobilità della donna seduta nella poltrona di pelle nera, la ferocia nel
suo sguardo, le sue labbra tese in una linea dura tradivano la furia che la
pervadeva.
“Bastardi…..questa volta mi avete proprio tagliato fuori per bene…..un bel
lavoro pulito…..niente a cui io possa aggrapparmi per dimostrarlo…..ma perché?……Cosa
è cambiato?” disse Miss Parker al silenzio che la circondava.
Il telefono squillò.
“Cosa c’è?!” abbaiò lei nella cornetta
“Ciao….” la voce calda e
profonda fece un attimo di pausa “…sono
io….che ti succede Parker?”
“Jarod…..ci mancavi solo tu
stamattina…..che diavolo vuoi?”
“Volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me l’altro giorno…..ma
credo di aver preso il momento sbagliato…”
“BINGO! Il signore con la camicia chiara ha
vinto la bambolina!” ironizzò la
donna
“..ehi!! Come fai a sapere che indosso una
camicia bianca?!” rise Jarod al telefono
“..eh?…” si riscosse Miss Parker non aspettandosi quella risposta
“….scherzavo!…Volevo solo attirare la
tua attenzione affinché ascoltassi attentamente quello che devo dirti…”
Parker sorrise leggermente alla cornetta, ma poi, ricordandosi che all’altro
capo c’era la sua preda, il suo “lavoro” e non un uomo qualunque tornò ad
accigliarsi e rendendo la sua voce appositamente più dura chiese sarcastica
“Oh, sì, che bello, dimmi l’indovinello del giorno, dimmi qualcosa che mi
porti a scavare per settimane nei sottolivelli del Centro per poi
lasciarmi alla fine solo con una marea di domande e senza neanche una
risposta in mano!”
“Niente di tutto ciò Parker….comunque sono lieto di vedere che la tua
“leggendaria dolcezza” è sempre lì al suo posto…” constatò Jarod
Queste parole riuscirono a ferire Miss Parker. Lei….lei non avrebbe voluto
rispondere così a Jarod ma, evidentemente, gli anni di addestramento al Centro
avevano dato i loro frutti: aveva come una levetta, un interruttore nel suo
cervello che lei poteva ruotare dalla posizione “vita privata” alla
posizione “lavoro” con uno sforzo minimo, anche se, ultimamente, era il
lavoro a prevalere nella sua vita.
“…l’altro giorno…” stava
continuando a dire l’uomo “…quando tu hai impedito a Lyle di spararmi,
salvandomi la vita e permettendomi di fuggire illeso ho…ho notato una cosa che
mi ha lasciato perplesso e che mi sembra opportuno riferirti….”
“Avanti, Jarod o mi addormenterò se
continui a tirare ancora un po’ per le lunghe…” un’altra risposta
sgarbata uscì dalle labbra della donna prima che lei potesse trattenersi
“Quando hai afferrato Lyle per i polsi…nei suoi occhi è apparso uno strano
bagliore, una luce ancora più sadica di quella che entrambi conosciamo….se è
possibile….e io….io credo che se non fossero stati presenti Willy e Sam…tu…te
la saresti vista veramente brutta….stai attenta a Lyle,
Parker…..qualcosa in quell’uomo sta cambiando…..”
“Arrivi un po’ tardi genio!….” Miss Parker si fermò un attimo auto
censurandosi l’intonazione della voce e con maggiore dolcezza riprese
“…no….scusa….volevo solo dire che anche Syd poco fa mi ha detto le tue
stesse cose…e io rispondo a te quello che ho detto anche a lui….e cioè che
per me non è mai stato un problema tenere sotto controllo le azioni di voi
maschietti…..siete liberi di pensare a me nei termini che volete, ma se fate
una mossa sbagliata dovrete vedervela con la mia cintura nera e la mia Smith
& Wesson….” Così dicendo Parker portò la mano libera sulla schiena
all’altezza di dove la fondina della pistola si agganciava alla gonna grigia
che indossava quel giorno.
“Bene, mi fa piacere che tu sappia come
difenderti….io ho solo voluto dirti …..da cosa….” Dopo queste laconiche
parole Jarod interruppe la comunicazione
Miss Parker allontanò la cornetta
dall’orecchio e sospirò, rassegnata al fatto che Jarod non avrebbe mai
rispettato le più elementari regole di una corretta chiamata telefonica.
Da qualche parte nel Delaware
L’uomo dalla camicia
bianca riagganciò la cornetta al telefono pubblico, si voltò e si appoggiò
alla cabina, incerto sul da farsi.
Nessuno avrebbe potuto vedere il dubbio scorrere nei suoi caldi occhi scuri
coperti da un paio di neri occhiali da sole, però il modo pensoso col quale la
sua persona fissava l’orizzonte boscoso tradiva la sua preoccupazione.
“Jarod che aiuta i deboli e gli indifesi…..” si autocanzonò “….Parker….anche
tu in questo caso potresti esserlo….e io non posso ignorarlo…”
No, non poteva.
Non avrebbe permesso che a Miss Parker capitasse qualcosa di brutto. Lui teneva
a lei, più di quanto lui stesso riuscisse ad ammettere. C’era una sorta
di…legame...derivante dalle molte esperienze comuni ad entrambi…anche lei ,
lo aveva dimostrato qualche giorno prima, non avrebbe permesso che qualcuno gli
facesse del male……ma non era solo questo…la radice del problema era che
Lyle lo aveva già privato di una persona che amava. Non gli avrebbe permesso di
ferirne una seconda.
Salì allora sulla sua macchina presa a nolo, accese l’autoradio e partì alla
volta di Blue Cove.
Pochi arpeggi di chitarra acustica provennero dalle casse, e poi la radio cantò
quella che a Jarod sembrò una parte della sua vita con Miss Parker:
Childhood
living
is easy to do
the things you wanted
I bought them for you.
Graceless lady
You know what I am
you know I can’t let you
slide through my hands
Jarod sogghignò pensando alla faccia che avrebbe fatto Miss Parker nel sentirsi definire “scontrosa signora” e si chiese se anche lei, come la “signora” della canzone, sapeva di non poter sfuggire da lui…perché loro, in qualche modo, erano legati….
I
watched you suffer
a
dull aching pain
now you decided
to show me the same.
…lui stesso non
avrebbe potuto trovare parole più efficaci per descrivere la realtà del suo
rapporto con Miss Parker…
“Dovrò scoprire di chi è questa canzone...” si ripromise Jarod
“...vorrei proprio conoscere l’autore per chiedergli se per caso anche lui
è stato al Centro e ha conosciuto la mia cara “Regina di Ghiaccio”…”
ironizzò accelerando e puntando dritto alla casa di Lyle.
I
know I dreamed you
a
sin and a lie
I have my freedom
but I don’t have much time.
Faith has been broken,
tears must be cried
let’s do some living
after we die
Wild
horses couldn’t drag me away,
Wild, wild horses we’ll ride them some day
...
****************************************************
Le nuove direttive del
Triumvirato erano poche, chiare e semplici. Ma soprattutto per Lyle erano
finalmente quelle giuste.
E si potevano tutte riassumere in una frase che suonava quasi come un detto
popolare alle sue orecchie: da “Preferibilmente vivo” a “Meglio morto”.
“Meglio un uovo morto oggi che una gallina
preferibilmente viva domani…” ghignò
Lyle in falsetto e continuò “…cara
Miss Parker, tu continua pure a pensare al “Preferibilmente vivo”, che a
portare a casa l’ovetto “meglio morto” provvedo io…”
Già….Miss Parker…Un lampo azzurro attraversò il suo sguardo al pensiero
della sorella. Che faccia avrebbe fatto lei se avesse saputo che ora l’ordine
di cattura di Jarod era mutato?
Da tempo lui sospettava un coinvolgimento affettivo di Miss Parker nei confronti
di Jarod che le impediva di compiere il suo dovere fino in fondo….a volte era
arrivato addirittura a sospettare una tresca dei due alle spalle del
Centro….spesso aveva guidato di sera, dopo il lavoro, fino alla casa di Miss
Parker per vedere se avrebbe ricevuto qualche “visita particolare”…e
invece nulla…aveva solo notato che ogni volta qualcuno la chiamava al
telefono…
“No sex, no drug, and no Rock and Roll per la mia bella sorellina….”
Declamò con enfasi facendo girare
la poltrona su cui era seduto come fosse una giostra
“Cos’ è….. il tuo Jarod non può esserne all’altezza?…..Mh?”
continuò ridacchiando in direzione del suo ufficio vuoto che ruotava intorno a
lui “…il suo “starsene sempre
in giro per il mondo” lo stanca troppo e gli impedisce di correre tra le tue
braccia?…MH?” fermò di scatto la poltrona, e con lentezza aggiunse
“…che peccato sprecare tanto ben di dio…”
Ufficio di Sydney, 8.10 P.M.
Syd , sei riuscito a
scovare Broots da qualche parte?” chiese ansiosa Miss Parker mentre passava
dalla porta entrando
“No Parker, ho preferito evitare di fare ricerche che insospettissero tuo
fratello…” disse l’uomo alzando gli occhi dai fogli che aveva sulla
scrivania e che stava riordinando
“Ma Lyle ora non c’è, l’ho visto
uscire per andare a casa, è il momento più opportuno per muoverci!”
insistette lei sottolineando le parole sgranando i grandi occhi azzurri
“Parker…io sto andando a casa, ed è meglio che lo faccia anche tu…il
precipitarci ora a cercare Broots riuscirebbe solo a
confermare gli eventuali sospetti di tuo fratello nei nostri
riguardi…non abbiamo alcun motivo contingente da addurre ad una nostra
eventuale richiesta di riavere Broots con noi…Broots non è
insostituibile…”
“...non lo sarà per te Syd, ma…”
“Parker, stai attenta a quello che dici!” la canzonò bonariamente Sydney
“...un giorno potrebbe scapparmi di bocca questo tuo affetto nei suoi
confronti mentre parlo con Broots e ti ritroveresti con un pretendente in più…”
e rise
“Sydney!!” rispose Miss Parker accigliata “Non mi sembra questo il momento
di pensare a scherzare!….tutto intorno a me mi sfugge di mano, sto seriamente
pensando che ormai il mio ruolo nella caccia a Jarod è diventato quello
dell’esca, e tu ti metti A SCHERZARE DANNAZIONE!”
Sydney aspettò che la donna finisse il suo sfogo, la raggiunse alla porta e
guardandola dritta negli occhi le disse
“Io credo invece Parker che il tuo problema più urgente ora dovrebbe essere
un altro…preoccupati di definire il tuo rapporto con Lyle, tracciagli
chiaramente i confini che un fratello non deve superare nei confronti di una
sorella, perché Lyle non ci ha mai pensato…” e si incamminò fuori dalla
porta
“Ma io non riesco a considerare quell’uomo mio fratello!…” esclamò Miss
Parker alle sue spalle
Sydney si fermò, si voltò e la raggiunse. Gli si poteva leggere negli occhi
uno sguardo perplesso.
“Io…” continuò la donna “…io
non ho mai condiviso nulla con quell’uomo…io…sento cento volte più
fratello…Jarod…che non Lyle…” le ultime parole si spensero nella sua
bocca come se fosse un’ammissione che i muri del Centro non avrebbero mai
dovuto udire
Sydney prese Miss Parker per le spalle e le
diede una scossa gentile per richiamare la sua attenzione, poi parlandole
dolcemente disse una cosa che lei non si aspettava di udire da lui
“Tu dici di sentire Jarod come un tuo fratello…ma se Jarod…un
giorno…volesse fare l’amore con te….non ci sarebbe nulla di
male……mentre se fosse Lyle a volerlo sarebbe moralmente sbagliato…capisci
quello che intendo?”
Lei e Jarod…AMANTI!
L’interruttore nel suo cervello si girò immediatamente sulla modalità
“lavoro” e, tralasciando di capire il senso generale del discorso di Sydney
reagì istintivamente alla prima provocazione
“Syd! Ma cosa stai dicendo! Bisogna essere
in due per farlo e ti assicuro che io con Jar..”
La stretta di Sydney si fece più forte e
ebbe come risultato quello di zittire la Parker
“Ne sei sicura Parker?! Non sto puntando l’attenzione su Jarod ora, ma su
Lyle….credi veramente che un uomo che ha ucciso il suo migliore amico, ha
avuto la freddezza di accusare suo padre, ha sparato più volte a sangue freddo,
ha picchiato a morte la donna che aveva appena sposato….che uno come lui si
preoccupi che tu acconsenta o meno ad avere un rapporto con lui??”
Sydney capì dallo sguardo di Parker che le sue parole avevano finalmente
raggiunto il bersaglio. Pensando che ora fosse
opportuno per lei meditarci sopra da sola, le lasciò le spalle lentamente e si
incamminò verso l’uscita del Centro.
Centro città
La “Lyle2” si fermò
facendo stridere le gomme davanti al negozio dalle vetrine oscurate.
Ultimamente tutto quel pensare a sua sorella gli faceva venire “certi”
desideri. Si fermò davanti alla porta che rimandava la sua immagine come uno
specchio, essendo di vetro dietro il quale era stato messo un panno nero. Lyle
si sorrise strizzando i begli occhi chiari, ed entrò spingendo la maniglia che
recava l’unico riconoscimento permesso al negozio: il disegno di una
donna-gatto ammiccante con la scritta “Pussy-Cat” in lettere svolazzanti
messe come collare.
Ne uscì pochi minuti dopo con un pacchetto anonimo in mano, sorridendo a sé
stesso per come era andata la giornata e pregustandosi la lieta serata davanti
al mega-schermo di casa sua.
Fece appena in tempo a sedersi in macchina quando, sul marciapiede opposto a
quello davanti al quale lui era parcheggiato, proprio sotto la luce del lampione
che sembrava quasi voler fare da “occhio di bue”, vide Jarod.
“Il topone è tornato dal suo formaggino
alla fine…” rise tra i denti mettendo immediatamente mano alla sua pistola e
scivolando fuori dalla macchina. Sapeva che sarebbe stato praticamente
impossibile riuscire a sparare a Jarod lì: troppe persone, troppi
testimoni….forse avrebbe potuto catturarlo “preferibilmente vivo” ma lui
non voleva….non era Miss Parker…così decise che comunque l’avrebbe
seguito finchè poteva…non si poteva mai dire quanto la fortuna avrebbe arriso
a lui piuttosto che al topo.
Sfortunatamente per lui Jarod non era lì a piedi: infatti lo vide montare sopra
una macchina blu e partire, sparendo ben presto dietro una curva.
Rimise la sicura alla sua pistola, la ripiazzò discretamente nella fondina, si
lisciò la giacca grigia e tornò sui suoi passi. Poteva comunque essere
soddisfatto. Lui aveva visto Jarod ma Jarod non aveva visto lui….inoltre
era l’unico a sapere che Jarod era in città: un vantaggio mica male
sulla affascinante sorellina, no?
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Aprì gli occhi.
Era distesa nel suo letto avvolta solo dalle lenzuola di seta.
Sentiva l’acqua della doccia che scorreva sbattendo contro i vetri e sentiva
una profonda voce maschile che canticchiava la “loro”
canzone
“mmh…mh…mmmh…”
Allora sì alzò, intenzionata a
raggiungerlo sotto l’ acqua per fargli una sorpresa.
Le lenzuola scivolarono via morbidamente dal suo corpo mentre lei si avvicinava
silenziosa alla porta del bagno.
Entrò badando bene che nessun rumore potesse avvisare l’uomo della sua
presenza, sorridendo aprì lentamente i vetri, varcò la soglia della doccia e
li richiuse alle sue spalle.
L’uomo era ancora immerso nel vapore e canticchiava ad occhi chiusi, così non
si accorse della presenza di Miss Parker finchè
lei non pose le sue mani sulle sue spalle massaggiandole spandendo il sapone.
Jarod sussultò perché non si aspettava quel tocco, si girò velocemente ed il
suo viso si aprì in un sorriso quando vide Miss Parker di fronte a lui che lo
fissava con una luce maliziosa negli occhi.
“Buongiorno…” sussurrò lui avvicinandosi a lei e prendendola tra le
braccia
“Sì…molto buono…” Rispose lei lasciandosi baciare e gustando il
contatto con il corpo bagnato dell’uomo
“Parker…non avrei mai creduto che tu ti saresti lasciata amare da me…”
Continuò lui accarezzandola
Lei alzò il viso e fissò il suo sguardo vellutato negli occhi azzurri di Lyle
che ardevano di desiderio per lei
“Cosa direbbe Sydney sapendoci così adesso?” erano le labbra di Lyle che
ora, dopo aver parlato, la baciavano appassionatamente
“Direbbe che se lo aspettava…” rispose
distrattamente Miss Parker mentre passava una mano sul volto di Jarod
TUMP TUMP TUMP
Un rumore sul vetro della doccia fece girare i due corpi abbracciati
TUMP TUMP TUMP
Il vento faceva urtare i rami del
possente pino sul tetto che sovrastava la camera da letto di Miss Parker,
facendola svegliare.
La sua mano cercò il corpo di Jarod accanto a lei nel letto, un senso di
felicità la pervadeva…
Ci mise forse non più di dieci secondi a realizzare che quel senso di
soddisfazione e di appagamento le derivava solamente da un sogno…dopo di che
la delusione e il senso di vuoto la fecero svegliare totalmente e lei si ritrovò
seduta nel suo letto. Sola.
Passandosi la mano
sulla fronte per spostare una ciocca di capelli ribelle cominciò a ricordare il
sogno.
C’erano lei…e Jarod….che si amavano, felici……e Jarod? Ma ne era
proprio sicura?….Le sembrava che ad un certo punto lei avesse baciato Lyle…
Come sempre, quando si tenta di ricostruire un sogno, la linearità della
ragione sbatte contro la follia dell’inconscio e fatica a ritrovare il
sentiero che fino a qualche secondo prima era così ovvio…
“Accidenti a te Syd!….Guarda che cosa mi hai fatto sognare con le tue
provocazioni di oggi…” diede un occhio alla sveglia: le 3.15 A.M.
“…di…ieri….” Si
corresse, come se qualcuno avesse potuto essere lì a testimoniare il suo errore
Lei…Jarod….Lyle….si passò le mani sul volto e trasse un profondo sospiro
come per scacciare tutti i pensieri che le sovvenivano a riguardo. No! Syd aveva
torto. Quello che ora contava era scoprire cosa era cambiato al centro nei suoi
confronti e da lì poi sarebbe partita per riprendere il suo controllo su Lyle.
Afferrò la cornetta del telefono e fece il numero
****************************************************
Il Centro, 8.30
A.M.
Chissà sa Broots era
riuscito a fare quello che lei gli aveva chiesto…in fondo non avrebbe dovuto
essere difficile per lui introdursi con una scusa qualunque nell’ufficio di
Lyle quella mattina presto, dicendo per esempio che stava cercando qualcosa che
riguardasse la sua nuova mansione…
A questo pensava Miss Parker mentre aspettava l’ascensore nel parcheggio. Le
venne anche da pensare a come fosse comico il fatto che il Centro fosse
l’unica struttura che lei conoscesse che si sviluppava praticamente nella sua
totalità sotto terra mentre il parcheggio era sopra….chissà, forse era
proprio per rendere meno deprimente la cosa che nell’ascensore, in cui in quel
momento stava entrando, i piani erano indicati con la dicitura “SL” e non
con un patetico segno “-“ davanti al numero.
Come d’accordo, all’altezza del sottolivello 5 Broots entrò
nell’ascensore, appariva pallido e trafelato, e fece scivolare una cartelletta
nelle mani di Miss Parker che lo guardava impaziente. Tutto quello che lei fece
per ringraziare il tecnico fu lanciargli un’occhiata d’intesa prima di
lasciare la cabina. Certo, lui non si aspettava un abbraccio o chissà cosa ma
almeno un….
“Grazie Broots…” disse Miss Parker
dolcemente guardandolo negli occhi prima che le porte dell’ascensore si
chiudessero separandoli
“…ecco, appunto….” Finì lui ad alta
voce il suo pensiero “…e anche
questa volta non sono riuscito a dirle “prego…”…la figura del maleducato
la faccio sempre io alla fine…” comunque era contento di averla resa ancora
una volta felice, anche se per un attimo solamente.
Trionfante Miss Parker entrò nel suo ufficio, aprì la cartelletta e si mise a
leggere il contenuto prima ancora di arrivare alla sua scrivania….si fermò
però impietrita nel mezzo della stanza.
Non capiva il perché di quello che stava leggendo.
Scritto lì, nero su bianco tra tutte spiccavano queste parole
“Meglio morto.”
Si lasciò cadere sulla poltroncina più
vicina e rimase a bocca aperta fissando il foglio. Ora si spiegava l’azione di
suo fratello di qualche giorno prima. Lei aveva creduto che fosse solo per
motivi personali che Lyle si era scagliato così violentemente contro Jarod
colpendolo e alla fine puntandogli contro la pistola….invece le sue azioni
erano supportate dalla direttiva del Centro.
“Perché…?”
La sua domanda senza risposta risuonò nella stanza
Evidentemente non poteva andare da suo padre
a chiedere spiegazioni….qualunque cosa stesse succedendo lui c’era dentro
con tutte le scarpe e se nessuno l’aveva messa al corrente significava solo
una cosa: che lei, per qualche strana ragione, non doveva sapere.
Improvvisamente le fu chiara una cosa: lei, e
sicuramente anche Sydney, erano diventati due “esche” per attirare Jarod in
trappola affinché Lyle potesse portare a termine la sua sporca missione.
Erano gli unici che mantenevano un contatto
con lui.
Lyle, suo padre, Raines stesso avevano sì ricevuto “regalini” da Jarod o
visite notturne, ma solo lei e Syd avevano rapporti abbastanza regolari con lui,
anche se solo telefonici.
Inaspettatamente, involontariamente cominciò a temere per la vita di
Jarod…lui doveva sapere per potersi difendere…
“…Oddio..” portandosi una
mano alla bocca in senso di stupore realizzò
“…ma è quello che ha fatto anche lui ieri mattina dicendomi di Lyle…”
…doveva avvisarlo…ma come? Lei non aveva modo di contattarlo…era sempre
Jarod che si faceva sentire…cominciò allora a sperare che lui la chiamasse
presto.
Troppi sentimenti si accavallavano nella sua mente ora. Era innanzitutto
impotente. E questo non le piaceva. Si sentiva usata, cominciò a chiedersi
quanto di quello che aveva fatto in quegli anni era stato veramente per volontà
sua e quanto perché non gli era mai stata data altra scelta, era preoccupata
perché non voleva che alcuno al mondo facesse del male a Jarod, anche se sapeva
benissimo che in più di una occasione se lei avesse potuto lo avrebbe
strangolato con le sue mani….buffo, no?
“Che dannato senso ha avuto allora il lavoro che ho fatto fin’ora??” urlò
nel silenzio
Già….a cosa era servito vivere giorno e notte per il Centro? A che pro
“mangiare”, “bere”, “respirare” il Centro se adesso era così facile
per “loro” tagliarla fuori?
Quella giornata era appena cominciata e già si annunciava terribile.
“..dannazione…” proferì mormorando sconsolata
“…avrò mai nella mia vita una, dico UNA giornata perfetta…? Una in
cui non dovrò lottare per non essere fatta fuori, in cui potrò dimenticarmi di
essere quella che sono e di fare quello che devo….?!”
Just a perfect day…
Qualcosa dentro di lei cambiò. Non ne
era ancora conscia, ma la sua visione di sé stessa in quel luogo e della sua
funzione stava mutando.
Casa di Lyle, 9.00
A.M.
“Un lavoretto facile…”
constatò Jarod entrando nella casa poco dopo aver visto Lyle partire
alla volta del Centro “…se non ti conoscessi direi che ti fidi troppo del
prossimo per avere della serrature così…scadenti…!” disse Jarod ad un
Lyle immaginario
Era arrivato fin lì per cercare qualunque segno che confermasse il suo
presentimento…che cioè Lyle si stava facendo sempre più pericoloso e che la
sua mente perversa era arrivata ad una nuova svolta. Sapeva per esperienza che
personalità come quelle del giovane Parker non potevano restare quiescenti a
lungo….ed era da un po’ che Lyle non si “sporcava” le mani.
La casa di Lyle non era molto grande ma doveva ammettere che era
arredata…..beh, dire “con gusto” forse era troppo, ma c’era personalità
in quella casa…certo una personalità malata, ma poteva
risultare…intrigante…ecco diciamo a metà tra il “pacchiano” e
l’estroso. Non stentava a credere che questo almeno fosse l’effetto che
l’abitazione aveva sulle affascinanti e numerose “ospiti” di Mr Lyle.
La zona più pittoresca della casa comunque era la camera da letto: non la si
poteva di certo definire una stanza “luminosa”. Le pareti e il pavimento
erano di una morbida tonalità di
marrone e i tendaggi e le lenzuola erano delle varianti di questo colore.
Un enorme specchio era appeso al soffitto sopra al letto, e dovunque erano
appoggiati candelabri. Erano vuoti, ma Jarod poteva facilmente immaginarseli con
delle candele accese a rischiarare la stanza mentre Lyle vi faceva….
“..oh, diamine!!..non pensarci Jarod!!”
scacciò le idee con una smorfia
Cominciò a guardarsi intorno in modo più sistematico.
Aprì cassetti, armadi, sfogliò libri e tutto quello che trovò oltre le
normali cose contenute nei cassetti di una camera, furono alcune videocassette
hard, letture erotiche e altri oggetti di cui aveva scoperto l’esistenza
durante le sue simulazioni a sfondo…sentimentale…
Tutto materiale che poteva far apparire Lyle al massimo come una persona
“fissata” con un certo genere di cose…non certo come uno psicopatico.
Mancava qualcosa. Aveva tralasciato un particolare, ma quale?
Guardò le cassette.
Guardò i libri.
Riguardò le cassette.
I suoi occhi si illuminarono
“Dov’è il videoregistratore?!” si
chiese ad alta voce
Una persona normalmente tiene le videocassette nella stanza in cui c’è anche
il videoregistratore per vedersele! Evidentemente la camera da letto di Lyle
aveva un nascondiglio….una porta a scomparsa…un….
“…una parete mobile…” mormorò Jarod quando le sue mani fecero scattare
un meccanismo che aprì un pannello nel muro di fronte al letto che rivelò
nascondere due ante di pesante legno.
Aperte le ante si trovò davanti un televisore mega-schermo ultra piatto , un
ripiano contenente altre cassette e
dei raccoglitori.
Cominciò a sfogliarli. I primi tre contenevano foto di giovani donne asiatiche
per lo più ritagliate dai giornaletti di annunci matrimoniali o scaricate da
internet, da qualche sito non proprio per bene secondo il giudizio di
Jarod….sperava in cuor suo che fossero una specie di “collezione”, per
quanto strana….e non voleva credere che fossero tutte donne che Lyle
aveva…”frequentato”…. ma la vera sorpresa lo aspettava nel quarto
raccoglitore.
******************************************************
Ufficio di Sydney
“Ti assicuro che non ne sapevo nulla Miss
Parker!” la rassicurò per la
terza volta Sydney “…questa
cosa sconvolge anche me…chi può volere Jarod …”
alzò lo sguardo sul volto della donna prima di continuare
“…morto…?!”
I due si guardarono a lungo, ma i loro
pensieri viaggiavano lontano.
“Beh, almeno un lato positivo c’è in
tutta questa faccenda” aggiunse
Sydney “…chissà dov’è ora
Jarod…..dovunque sia faremo sicuramente in tempo a sentirlo prima noi che non
Lyle a trovarlo…per il momento è al sicuro…”
Miss Parker scosse lentamente la testa prima
di cominciare a parlare e quando lo fece le parole le uscirono lentamente e
faticosamente
“Syd…io temo che non sia proprio così…”
L’uomo le si avvicinò e la squadrò con aria interrogativa
“Cosa vuoi dire Parker?…”
“….ieri Jarod mi ha chiamata…..era…era…lui era….”
La frase “preoccupato per me” proprio non riusciva a
pronunciarla, nemmeno davanti a Syd “...lui
mi ha detto di avere motivo di credere che Lyle stia cambiando…”
riuscì a solamente a spiegare
“Non capisco questo cosa c’entri con….”
Il notare che mentre lui parlava Parker abbassava lo sguardo chiarì le
idee a Sydney “…a meno che lui
non ti abbia chiamato per avvisarti di stare attenta….Parker! Tu credi che
Jarod non si sia limitato a dirtelo, ma che sia venuto qui per fare
qualcosa…?”
“Non è che lo credo…” continuò
lei sempre evitando di incrociare lo sguardo dello psichiatra
“…io lo “so”…non chiedermi come, ma lo so.”
Il silenzio li avvolse. Entrambi pensavano
“Che fare?”
La prima a riscuotersi fu Miss Parker
“Abbiamo un solo modo di agire dato che non
possiamo contattare Jarod…ed è tenere sott’occhio Lyle. Diventerò la sua
ombra: dove lui andrà, io sarò con lui. Almeno
finchè Jarod non si metterà di nuovo in contatto con noi e noi gli avremmo spiegato tutto.”
Parker aveva parlato.
Sydney non riteneva che la sua fosse una bella idea, soprattutto da quando Lyle
aveva ricominciato a guardarla “in quel” modo ma non sarebbe mai riuscito a
farla desistere…non era rimasta neanche lì ad aspettare che lui le
rispondesse…veloce come il vento aveva già lasciato il suo ufficio per
mettersi….a caccia.
Miss Parker doveva scoprire per prima cosa
dove fosse ora Lyle.
Guardò il suo orologio da polso: le 9.30. Doveva per forza essere nel suo
ufficio. Pensò ad una scusa banale che avrebbe potuto addurre quando sarebbe
piombata lì come un fulmine per assicurarsi della sua presenza.
Arrivata davanti alla porta di Lyle non bussò, non lo chiamò, non ascoltò
quello che la sua segretaria stava tentando di dirle, neanche fermò la sua
corsa: semplicemente spalancò i battenti.
E si trovò davanti ad un ufficio vuoto. Ma non vuoto perché lui era venuto,
aveva appoggiato le sue cose e ne era uscito. Vuoto perché lui non era ancora
arrivato. E questo la lasciò perplessa. Non era mai capitato.
Finalmente Miss Pennywise la raggiunse e, trafelata le disse
“Miss Parker, stavo proprio per
chiamarla… se sta cercando suo fratello lui ha chiamato dicendo di riferirle
che tarderà perché ha un lavoretto da sbrigare a casa sua….”
“Mhhh…da quando il fratellino si mette a fare il fai-da-te il giovedì
mattina nella sua casetta degli orrori…?” ironizzò Miss Parker
“..ma veramente io non penso che lui intendesse fare…”
tentò la segretaria
“OH MIO DIO! E’ CHIARO CHE NON INTENDEVA QUELLO!!”
sbottò Miss Parker spazientita dal poco senso d’ironia della donna
“Altezza, peso e misure! Sono le uniche referenze che mio fratello
chiede alle sue segretarie!” aggiunse
acida mentre si allontanava da quella donna
Almeno adesso aveva un punto di partenza. Salì al parcheggio per prendere la
macchina e andare a casa di Lyle.
Casa di Lyle, 9.20 A.M.
Jarod non credeva ai suoi occhi. Forse aveva
davanti le prove che cercava. Non credeva proprio che quello che stava guardando
potesse rientrare nel mondo dell’ “amore fraterno”.
Il quarto raccoglitore era pieno di foto tutte aventi come unico soggetto Miss
Parker. Alcuni erano chiaramente dei fotomontaggi dato che ritraevano Miss
Parker e Lyle in pose poco consone ad un rapporto fraterno, altre, la maggior
parte a dire il vero, erano foto “rubate” alla vita quotidiana di Parker….dentro
e fuori casa sua. Aveva perfino vecchie foto che la ritraevano in atteggiamenti
amorosi con quella sua vecchia fiamma (Angelo si chiamava?) e su queste c’era
una linea rossa sul corpo dell’uomo o altrimenti il volto di lui era stato
ricoperto da una foto del volto di Lyle. E poi c’erano disegni, scritte,
dediche..tutte aventi lei come tema…
“Oh! Oh!…guarda guarda chi ha tutte le
sue dieci ditine nella marmellata!” la
voce divertita di Lyle alle sue spalle lo fece sobbalzare e gli fece cadere di
mano le foto che andarono a sparpagliarsi disordinatamente sul pavimento intorno
ai due uomini.
Il “click” secco del cane che veniva armato fece capire a Jarod di essere in
balia di Lyle, alzò le sue mani sopra la testa e si girò lentamente. Uno
sguardo truce sul volto di Jarod fissava l’uomo colpevole della nuova
nefandezza.
“Indovina indovinello chi ti ha visto ieri sera giù in città?”
chiese Lyle sarcastico
“Tu per caso?” ebbe la
sfrontatezza di ringhiargli Jarod di rimando
Lyle lo colpì con un pugno che lo fece cadere a terra, la sua faccia proprio su
una foto in cui Lyle e Miss Parker
erano a divertirsi nel letto di Lyle….Jarod con una smorfia girò il volto
dalla parte opposta.
Il giovane Parker lo prese per il collo della
camicia e lo costrinse a rialzarsi
“Cos’è, non ti piacciono le mie foto o
non ti piace vedere qualcuno con lei che non sia tu?”
gli sibilò Lyle ad un
centimetro dalla guancia
“Lyle tu sei pazzo…” mormorò Jarod tra i denti, lo sguardo duro
“Tz…brutta cosa da dire ad un uomo con una pistola, non trovi?”
rispose Lyle con un tono mellifluo e
accondiscendente “Sai, la tua
presenza qui oggi non era prevista….però non importa…ANZI…potrebbe anche
essere più bello così…no, è DECISAMENTE più bello così….sai, mi devo
preparare perché se Miss Pennywise ha fatto bene il suo dovere dovrei avere
visite…ti vedo perplesso Jarod…non capisci? Non importa…fra un po’,
quando la vedrai, ti sarà tutto chiaro…no, sta tranquillo non le farò
male…o almeno non lo farò se lei non mi costringerà, te lo giuro….anzi,
potrai vederlo tu stesso perché avrai il posto d’onore…”
“Che cosa diavolo stai dicendo Lyle?” Jarod
era sempre più confuso ” Non
vorrai…”
Le parole morirono sulla bocca di Jarod quando Lyle lo colpì col calcio della
pistola facendogli perdere i sensi.
“Oh!..non potrebbe andare meglio di così!”…gongolò Lyle
“Avrò una doppia soddisfazione e poi anche il merito di riportare al
Centro il cadavere di Jarod…sì, è decisamente una giornata perfetta quella
di oggi…”
******************************************************
Quando Parker arrivò davanti alla casa del
fratello la “Lyle2” era parcheggiata nel vialetto.
“Bene. Ci sei. E a giudicare dal silenzio direi che non stai proprio facendo
del bricolage….” Miss Parker pensò a cosa avrebbe detto di stupido Miss
Pennywise se fosse stata lì a sentire la sua battuta, scosse la testa e scese
dalla macchina andando a bussare alla porta di Lyle.
“Miss Parker! Ciao! Che
sorpresa! Come mai qui?” finse spudoratamente Lyle
“La tua simpatica segretaria mi ha detto che tardavi per motivi
di…lavoro…e così sono venuta a vedere se ti serve una mano…”
Miss Parker era disgustata da se stessa
“Una mano..?” così dicendo la fece entrare e, senza darle tempo di capire
quello che succedeva le afferrò saldamente le braccia bloccandogliele dietro la
schiena e premendola contro la porta chiusa alle sue spalle aggiunse rauco
“…vediamo…già che sei stata così gentile da venire non posso
proprio rifiutare la tua mano…” l’uomo
fece scivolare lentamente la sua
mano libera lungo la schiena della Parker,
trovò la fondina con la pistola, la staccò, la buttò lontano, rimise
la mano dove era arrivata e, sempre facendola scorrere su di lei continuò
ammiccando “…o
quant’altro tu abbia da offrirmi…” Lyle
disse queste cose sussurrandogliele a mezza voce e mantenendo il suo volto solo
a pochi centimetri da quello della Parker
La donna fu presa troppo alla sprovvista per poter reagire tempestivamente.
Quando riuscì a riordinare le idee sentì Lyle che lentamente si staccava da
lei…ma solo per puntarle contro la sua pistola.
“Che cosa stai facendo, Lyle?…” domandò Miss Parker, ancora premuta
contro la porta chiusa, fissando l’uomo che stava in piedi davanti a lei a
gambe larghe e temendo che quanto le avevano detto Syd e Jarod il giorno prima
si stesse maledettamente realizzando
“Che cosa stiamo per fare, vorrai dire…” la corresse lui
“..avanti, cammina davanti a me fino a quella stanza..”
le fece cenno lui con la pistola
Lei lo fissò con occhi di fuoco, ma dovette obbedire. Sapeva che non si sarebbe
fatto alcun scrupolo nello sparargli.
“Ti prego Parker, non smettere di guardarmi così….sei bellissima con
quell’espressione…mi sembra di avertelo già detto altre volte..”
“E a me sembra di averti già risposto altre volte che puoi anche andare al
diavolo!…”
Lyle afferrò la testa di Miss Parker, le mise la pistola sotto al mento, portò il viso
della donna vicino al suo e le sussurrò “..tz…Parker, Parker…ti sembra
una cosa da dire alla persona con la quale stai per andare a letto?”
e appoggiò le sue labbra su quelle serrate di Miss Parker, sempre
continuando a spingerla a camminare. Lei per tutta risposta gli morse un labbro
e lui ferito si staccò da lei e la spinse lontano. Miss Parker urtò il letto
che avevano raggiunto nel frattempo e vi cadde sopra supina. Il soffitto le
rimandò indietro la sua immagine spaventata.
Lyle fu subito a cavalcioni sopra di lei bloccandole le gambe col suo corpo e
afferrandole saldamente le braccia con le due mani..la pistola gli dava un po’
fastidio, ma non era ancora il caso di appoggiarla…aveva comunque sotto di sé
Miss Parker e non la solita ragazzina un po’ spaventata e un po’
affascinata…e lei era pericolosa…stupendamente pericolosa…finora aveva
potuto contare sul fattore “sorpresa” ma non doveva abbassare mai la
guardia.
Seguendo lo sguardo della donna verso il soffitto disse
“Hai visto? Non trovi sia molto
eccitante?”
In risposta al suo sguardo di disapprovazione
continuò “..beh, allora voglio
dirti una cosa che te lo farà guardare con occhi diversi…” piegò allora le braccia per avvicinare la sua bocca
all’orecchio di lei.
Quello che gli sussurrò dovette essere shockante perché Parker sgranò gli
occhi e disse in un gemito
“…tu sei completamente pazzo, Lyle…”
“..eh!..eh!..”
ghignò lui “…indovina
un pò chi mi ha detto la stessa cosa poco fa?”
*****************************************************
Jarod scosse la testa per scacciare
l’annebbiamento che gli offuscava la mente.
Si rese conto di essere legato come un salame e in una strana posizione: la sua
testa era costretta verso il basso.
Non riuscì a vedere nulla, così su due piedi, della stanza in cui si trovava
perché era completamente immersa nell’oscurità, ma quando i suoi occhi si
abituarono al buio vide per prima cosa una forma accanto a lui, sulla
destra…era….no…possibile?!…
“U…una telecamera?…” stupita, la voce di Jarod tagliò il silenzio
Era puntata verso di lui e registrava, lo
poteva capire dal lento “bzzzzzz” che emetteva la corrente che circolava
dentro lo strumento
Guardò a sinistra, ma la scena che gli si
parò davanti era la medesima: anche qui c’era una telecamera. Solo che questa
non puntava verso di lui, ma verso il pavimento.
Guardò finalmente nella direzione in cui la sua testa era stata bloccata….e
non credette ai suoi occhi.
Il pavimento era costituito dal retro dello specchio che stava nella camera di
Lyle e ora lui stava fissando il letto di Lyle a pochi metri più in basso…un
bruttissimo presentimento si impadronì di lui…dannazione…era arrivato
troppo tardi!
“FAMMI USCIRE DI QUI LYLE!!….LYYLE!….NON
FARLO!!…LYYYLE!” urlò
Jarod invano
Tentò di sgusciare via dalle corde e dalle manette che lo imprigionavano, ma
Lyle non era uno sprovveduto…l’aveva legato veramente bene: se tentava di
tirare le corde a livello dei polsi automaticamente queste si stringevano sul
suo collo
“Dannazione!!” Jarod riversò
in questa parola tutta la sua frustrazione e la sua rabbia
Non ebbe nemmeno il tempo di pensare altro che la scena di fronte a lui si animò:
vide Lyle che entrava spingendo Miss Parker ,
vide quando lui tentò di baciarla e vide lo sguardo terrorizzato negli
occhi della donna che amava quando cadde sul letto. Erano lì, faccia a faccia,
a pochi metri l’uno dall’altra e lui non poteva fare niente per lei
“NOOO!… LYLE, LASCIALA STARE!….” urlò
con quanto fiato aveva, ma nessuno sotto dette segno di sentirlo
Era fuori di sé dalla rabbia….ed era proprio questo che Lyle voleva filmare
di lui: voleva avere una cassetta della sua sofferenza per potersela riguardare
gongolante quando voleva…questo fatto riusciva solo a farlo diventare ancora
più furente…
Ad un certo punto vide gli occhi di Miss
Parker che lo fissavano, e in quel momento seppe che Lyle gliel’aveva detto.
Una strana sensazione lo colse…sembrò quasi che la consapevolezza, che
entrambi ora avevano, che in quell’istante erano in pericolo e che stavano
soffrendo lo facesse sentire…meglio? Poteva sentirsi “meglio” in una
situazione simile? No…certo che no…ma quella era l’unica parola che
riusciva a definire quello che provò guardando quegli occhi….
“LASCIALAAAA!!” urlò ancora come se servisse a qualcosa
Nella stanza sotto di lui però successe qualcosa.
******************************************************
BLAM!!
Un rumore
di porta scardinata che sbatteva prima contro il muro e poi a terra e una voce
famigliare ad entrambi
“FERMO MR LYLE!!” e poi
in tono più basso, come se l’uomo che stava parlando si fosse voltato
“MR SYDNEY, AVEVA RAGIONE LEI….MISS PARKER E’ NEI GUAI!…”
Lyle sì voltò e riconobbe Sam alla sua porta mentre gli puntava contro
un’arma, e dietro di lui vide arrivare Willy e subito dopo Sydney.
Immediatamente scese da Miss Parker e tentò la fuga raggiungendo la porta del
bagno.
Velocissimo Willy uscì di fuori mentre Sam corse verso la porta che si era
appena barricata dietro le spalle di Lyle.
Sydney invece andò dritto da Miss Parker
“Miss Parker…Miss Parker...come
stai?” Chiese angosciato
l’uomo inginocchiandosi accanto a
lei, che nel frattempo si era messa a sedere sul bordo del letto, prendendole
una mano.
“B…bene…bene…” rispose la
donna tentando di nascondere lo shock, ma le labbra cominciarono a tremarle e
gli spaventati occhi azzurri si riempirono di lacrime. Lei cercò di nascondere
il volto tra le mani tremanti e Sydney, sentendo la tensione che pervadeva la
donna, la prese tra le braccia offrendole una spalla su cui piangere. Parker era
troppo scossa per alzare il suo consueto muro e cominciò a singhiozzare
nascondendo il volto nell’incavo del collo dell’amico che nel frattempo le
passava amorevolmente una mano sulla schiena stringendola con l’altra.
Dall’alto Jarod vide tutta la scena e fu sollevato nel vedere Sydney prendersi
cura di Miss Parker…ma si rattristò nel pensare che, ancora una volta, lui
non poteva essere lì per farlo al posto suo….
Dopo qualche minuto, Miss Parker, più calma si staccò da Sydney, e, dopo aver
constatato che Sam era uscito insieme a Willy per andare a scovare
suo…beh……Lyle…disse a Sydney
“Syd…in questa casa c’è anche Jarod…è…” alzò lo sguardo in
direzione dello specchio “..è
lassù…che guarda…”
“Parker, ci penso io…tu resta qui
tranquilla…e poi…potrebbero tornare Sam e Willy…”
“Syd...digli che…”
cominciò Parker guardando l’uomo con occhi incerti
“…no…niente…”
Sydney si alzò e si diresse verso le scale
“Sydney!…” la voce di Miss
Parker alle sue spalle che lo chiamava lo fece girare
“…io lo sto facendo fuggire, non è vero?…Perché…?”
“…questo non posso saperlo io Parker…”
le rispose lo psichiatra laconicamente
“…credo comunque che la risposta è nel tuo cuore e che se la
cercherai lì, alla fine la troverai…”
così disse, lanciandole uno sguardo carico di comprensione e sparì
sulle scale.
Come previsto ben presto Sam fu di ritorno
“Miss Parker, mi scusi se prima non gliel’ho chiesto…come si sente?”
“Meglio, grazie Sam…dov’è Lyle?”
“Ehm…non lo sappiamo…Willy è ancora sulle sue tracce, ma pare sia sparito
in un vicolo dietro la casa….forse passando per le fogne…”
“..da quel ratto che è….” Terminò lei la frase con odio
“Ora è meglio che io la riporti a casa…ma dov’è Mr Sydney?”
chiese Sam guardandosi intorno
“E’ già tornato al Centro..” mentì Miss Parker “...presto,
usciamo da questa casa che mi mette i brividi..” così dicendo si alzò e si incamminò verso la porta seguita
dallo sweeper.
Casa di Miss Parker , 8.00 P.M.
Miss Parker era abbandonata mollemente sul
divano, avvolta nella sua veste da camera di seta rossa, immersa nella penombra,
sorseggiando del costoso brandy e ascoltando la radio che le forniva il giusto
sottofondo non facendola sentire più sola di quanto già fosse.
Pensava.
Non tanto a quello che era accaduto nella mattinata...no, a quello non avrebbe
mai più pensato…era troppo…terribile per lei…pensava a quello a cui
l’aveva portata il Centro…alla donna che era diventata a causa sua...e
pensava a quello che aveva fatto quella mattina, quando aveva lasciato che Jarod
semplicemente se ne andasse, dopo che aveva passato gli ultimi anni a
cacciarlo….era stato un gesto spontaneo…come se fosse naturale farlo andare
via….e l’aveva fatta sentire…diversa…”buona”…in quel momento si
era come dimenticata di chi lei fosse…o
di che cosa rappresentasse….
Ma chissà ora dov’era Jarod.
Il telefono squillò
“Jarod!…” disse la voce speranzosa di
Miss Parker nella cornetta
“No, Parker…mi spiace, sono Sydney….”
Una voce confusa rispose all’altro capo
"Oh..no, Syd, non dispiacerti….come sta Jarod?”
così dissimulò Miss Parker la delusione che in realtà provava
"Sta bene…era sano e salvo…e molto
preoccupato per te…”
Felice di sentirlo dire, ma ansiosa di non farlo notare a Sydney la donna
riprese
“..bene...ma basta parlare di
lui…piuttosto, perché mi hai chiamato, Syd?”
“Volevo sapere come stavi e….” pausa
“E..?”
lo incalzò Miss Parker
“..e volevo sapere se avevi trovato
la risposta che cercavi…se avevi capito il perché del tuo gesto di oggi…”
completò l’uomo
“Io…credo di sì…credo di averlo lasciato libero perchè nel profondo del
mio cuore so che lui è l’unica persona che potrebbe mai farmi vivere il
mio…“giorno perfetto…”…” rispose
ermetica Miss Parker
“Non credo di aver capito...ma se è la risposta che cercavi, sono
contento per te Parker……adesso ti saluto, buonanotte, e se dovessi fare
brutti sogni, non aver paura di parlarne con me…”
“Grazie Syd…di tutto…”
Fece appena in tempo ad appendere la cornetta
che qualcuno bussò alla porta.
Doveva essere suo padre che, come suo solito, gli faceva la visita-contentino
dopo che a lei era capitata una tragedia…non importava…qualunque cosa pur di
non restare sola.
Aprì la porta e si trovò di fronte Jarod.
Non era entrato di soppiatto. Non aveva tenuto le distanze telefonando. Era lì
davanti a lei e toccava a lei decidere se farlo entrare.
Lasciarlo fuori avrebbe significato essere la Miss Parker cacciatrice del
Centro, la donna che lei stava scoprendo di…compatire…e lei voleva che
invece, almeno per una volta, tutti i suoi problemi sparissero…voleva stare un
po’ di tempo con una persona a cui voleva bene scordandosi che invece avrebbe
dovuto odiarla.
Sorrise e si fece da parte per far passare Jarod. L’unico rumore che si
sentiva ora in quella casa mentre i due si guardavano negli occhi,
in piedi, in silenzio, era la musica che veniva dalla radio.
Aveva letto da qualche parte libri di poeti che decantavano il significato del
silenzio….che a volte in un silenzio stavano più parole che non in un
discorso intero…ma non vi aveva mai creduto…e invece ora era lì, a guardare
Jarod e Jarod a guardare lei, e nessuno diceva niente, ma entrambi potevano
sentire benissimo quello che ognuno provava nei confronti dell’altro…era già
capitato parecchie volte in quegli ultimi giorni…una specie di “senso
interiore” che li legava e che rendeva inutile ogni parola
Preoccupazione, ansia, angoscia, sollievo, felicità, affetto,amore…tutto era
contenuto nel silenzio di quegli sguardi.
Oh
it’s such a perfect day
I’m glad I spend it with you
Oh such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on
…così la radio cominciò a cantare e, solo guardandosi, senza dire una parola, Jarod e Miss Parker rapiti dalla melodia, si presero lentamente l’una nelle braccia dell’altro e si cullarono ballando al suono della canzone…
Just
a perfect day,
Problems all left the room
We can’t dishonour us...it’s such fun
Just a perfect day,
You made me forget myself
I thought I was someone else, someone good
Oh
it’s such a perfect day
I’m glad I spend it with you
Oh such a perfect day
You just keep me hanging on
You
just keep me hanging on
(scritto da Maf)