Riassunto:
cosa ha scelto Felicity; ipotetico primo episodio della 2^ serie.
L’inizio di qualcosa di davvero importante.
Ambientato: tra gli episodi 1.22 e 2.1.
Data di composizione: 21 Luglio 2002
Adatto: a tutti.
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Nota dell’autore: Ci terrei ad avere una vostra opinione su questa
mia prima fanfiction, per qualsiasi commento o richiesta scrivetemi pure.
Le parole inserite nella fanfiction appartengono alla canzone “Breathing”
dei Lifehouse. |
La stanza era illuminata dall’abatjour sul comodino di
fianco al letto, Felicity si guardò intorno riscoprendo la camera, respirò a
fondo stando seduta sul bordo del letto, e premette il tasto ‘rec’ sul
registratore avvicinandolo alla bocca.
“Cara Sally, quando Ben è uscito dalla mia camera e ho trovato il biglietto
di Noel io ho saputo subito qual'era la scelta giusta. Insomma, come puoi
rinunciare ad un viaggio in Europa con un ragazzo che ti ama fino a questo
punto? E Julie…quella era la soluzione perfetta anche per lei.
Insomma, la scelta giusta era Noel e questo sotto ogni punto di vista
razionalmente analizzabile.”
Quando sentì bussare alla porta mise in pausa il registratore per ascoltare.
“Si?”
“Ti va di andare a mangiare o preferisci digiunare?” chiese la voce maschile
al di là della porta.
“Dammi un minuto solo!”
“Ok”
Felicity rimase ancora un attimo in silenzio per sentire se lui era andato
via.
“Felicity?”
“Si?”
“Salutami Sally”
Lei sorrise guardando il registratore stretto nella sua mano
Lo sentì allontanarsi con una piccola, leggera, risata.
Certe volte si meravigliava di come lui potesse ridere così genuinamente.
“Ma ogni scelta è quella giusta infondo. Cioè, se io fossi andata via con
Noel avrei rimpianto questo viaggio; si certo, avrei fatto contento Noel, e
avrei tolto un peso a Julie, ma infondo non è colpa mia se è successo quello
che è successo. Se io fossi andata via con Noel, tra Julie e Ben non sarebbe
comunque cambiato niente.
Alla lunga magari, essere partita con Ben risulterà la scelta più giusta,
per adesso so solo che questi sono stati i dodici giorni più belli della mia
vita, anche se tra noi non è accaduto ancora nulla, so solo che sto bene
come non mi è mai successo prima.”
Si alzò dal letto poggiando il registratore sul comodino, si avvicinò allo
specchio sistemandosi i capelli con un elastico. Diede una rapida occhiata
al suo riflesso, non era certo il massimo ma per un normalissimo pasto in
una tavola calda poteva andare bene.
Uscì dalla camera richiudendola a chiave e attraversò il corridoio.
Ben se ne stava appoggiato al muro, alzò gli occhi dal pavimento quando
sentì il rumore della porta della camera che si apriva e rimase a fissarla,
con un sorriso, mentre lei richiudeva con delicatezza e si assicurava che la
serratura fosse ben chiusa.
Lei era sempre precisa, qualche volta addirittura pignola con la sua
sistematicità rituale, aveva quel modo di ascoltarti come se tu stessi
dicendo la cosa più importante della sua vita, come se tu fossi la persona
più importante del mondo. Generosa nei suoi sorrisi e in ogni sua azione,
intelligente e dolce.
La cosa più incredibile di Felicity era che lei era in grado di capirlo al
volo, come se lei viaggiasse sulla sua lunghezza d’onda e lo faceva sentire
fortunato solo per il fatto di starle accanto, per il fatto che pensasse a
lui.
Nessun’altra prima di lei gli aveva fatto quell’effetto. Lei gli piaceva
tanto; ed era anche di più di quello, più della semplice attrazione fisica o
intellettuale, era come se fossero legati con un filo invisibile e,
qualsiasi cosa accadesse, loro si ritrovavano comunque vicini.
Lui non considerò neanche per un istante il fatto che si stava innamorando
di Felicity; lui non aveva mai pensato di innamorarsi di nessuna.
Specialmente di una persona come lei, non perché lei non fosse abbastanza;
al contrario, lui non si sarebbe dovuto innamorare di lei proprio perché di
lei non sarebbe mai più riuscito a fare a meno.
Notò la sua camminata, gli era capitato altre volte di essere attratto da
come lei camminava o da come teneva la borsa in spalla; come una bambina.
Adorava anche come muoveva le mani mentre parlava.
Lei era davvero speciale.
Felicity gli si fermò davanti quando lui si staccò dalla parete
“Scusa se ti ho fatto aspettare”
Il ragazzo scosse la testa mettendosi al suo fianco “Non c’è problema”
Lui girò gli occhi guardandola di nascosto mentre gli camminava accanto.
Era incredibile come lei fosse bella in quei vestiti così semplici.
Lei aveva un top azzurro cielo, un pantalone nero e delle scarpe da tennis,
ma era comunque la ragazza più incredibile che avesse mai visto. Gli occhi
azzurri erano così luminosi, la pelle così delicata, ogni piccola curva era
morbida e deliziosa.
Mangiarono in una piccola tavola calda, come ormai capitava ogni sera da
quasi due settimane.
Addentavano il loro cibo chiacchierando, uno di fronte all’altro, ridendo
spensieratamente di discorsi sciocchi che non avevano mai pensato di fare o
di argomenti personali e seri che sembravano troppo opprimenti da portare
senza che l’altro ne condividesse il peso.
Confidenze piccole e intime che non faceva che legarli di più.
Silenziose intese e una naturale complicità che sembrava surreale.
“Che hai voglia di fare stasera?” lei chiese girando gli occhi su Ben che
quella sera sembrava essere un po’ distratto.
“Ah..bè…a dire il vero sono un po’ stanco..” disse mentre di nascosto
immergeva gli occhi dentro le vetrine ancora illuminate.
“Oh..” lei non si aspettava quella risposta, di solito Ben aveva sempre
voglia di girare da cima a fondo la città in cui si fermavano “..non c’è
problema, torniamo in camera allora”, sperò che non si sentisse la nota di
delusione nella sua voce.
Lui la accompagnò davanti alla porta della sua camera.
“Scusa” lui disse un po’ mortificato stringendosi nelle spalle
“Oh, no, non ti preoccupare!” gli fece un sorriso rassicurante mentre lui
indietreggiava con le mani affondate dentro i jeans verde militare e si
allontanava.
Felicity si distese sul letto, girandosi verso la sveglia sul comodino che
segnava le 20:03.
Era sicuramente un po’ presto per dormire. Si alzò dal letto e si diresse
verso il bagno, aveva bisogno di una bella doccia.
“La prego! La prego non chiuda!” Ben si fermò ansimante per la corsa davanti
all’uomo che stava abbassando la serranda del negozio.
“Giovanotto io sto chiudendo, perché non torna domani?”
Ben si piegò poggiando le mani sulle ginocchia “Lei ha ragione ma io parto
domani mattina molto presto..” continuò mentre cercava di scorgere un segno
sul volto dell’uomo”..la prego, è importante”
“E va bene!” disse con un sospiro l’uomo mentre tirava di nuovo su la
serranda.
“Ti serve qualcosa di particolare?” chiese mentre accendeva la luce nel
negozio
“Quello!” indicò Ben con l’indice.
L’uomo si girò verso il punto che aveva indicato il giovane e si rivolse a
lui con un sorriso di comprensione e di approvazione “Capisco”
*****
“Sono giorni che cerco di parlarti” disse l’uomo sui quaranta alla giovane
ragazza che aveva risposto al telefono
“Perché?” lei disse rimanendo fredda e anonima
“Perché!?!…Elena io davvero non so perché fai così…” lui sbottò infastidito.
“Davvero non lo sai?…devo immaginare quindi che quella ‘A’ fosse pienamente
meritata!”
“Non so di che parli!”
Le ragazza abbassò gli occhi sul tavolino dove era appoggiato il telefono
“Quando siamo stati insieme l’ultima volta..io ho dato un’occhiata ai
compiti…erano lì…in bella mostra sul tavolino…il mio voto era ‘B-‘ ma quando
li hai consegnati quella ‘B-‘ era diventata un ‘A’”
“Ho solo riconsiderato la mia valutazione!” precisò offeso lui
“Già! Facendolo lievitare improvvisamente di un voto proprio dopo che ero
venuta a letto con te!”
“Elena io capisco che tu possa aver frainteso ma ti assicuro che-“
“Non assicurarmi niente. Questa storia è stata tutta un grosso sbaglio.”
“Elena io-“
“Buone vacanze professore” lei disse troncando la comunicazione e
riagganciando la cornetta.
*****
Ben bussò alla camera ‘23 B’ tenendo le mani dietro la schiena mentre
aspettava che lei gli aprisse.
La porta si aprì e gli occhietti piccoli e azzurri di lei lo guardarono.
Felicity richiuse la porta e Ben sentì il rumore della catenella che veniva
sganciata.
Subito dopo lei spalancò la porta con uno dei suoi sorrisi perfetti.
“Che ci fai qui?..credevo fossi stanco”
“Oh, bè..mi stavo annoiando da solo e ho pensato che potevamo fare una
passeggiata, prendere un gelato..”
Felicity vide l’espressione di lui; lui spesso aveva quell’espressione
stampata in viso, come se l’attesa di sentire la risposta lo stesse
uccidendo, come se stesse sul bordo di un precipizio aspettando che lei lo
togliesse da lì.
“Certo!” , Felicity tornò nella camera prendendo la chiave per chiudere la
stanza.
I due uscirono dalla gelateria con in mano i loro coni.
Lui diede uno sguardo al gelato della ragazza “Cioccolata e fragola” notò
Felicity alzò gli occhi verso di lui “Che c’è di strano in un gelato
cioccolata e fragola?”
“Niente, ogni bambina sceglierebbe un gelato cioccolata e fragola” disse lui
con una risatina
“Oh, perché invece un gelato amarena e pistacchio fa tanto uomo vissuto!”
disse lei gonfiando la voce.
Lui si girò a guardarla ed entrambi si misero a ridere.
Ben la guardò gustare il suo gelato “Sai Felicity..” , lei si girò quando
lui disse il suo nome “..ho voglia di assaggiare un po’ del tuo cioccolato”
“Certo piccola!” disse lei portando il proprio cono vicino alla bocca del
ragazzo.
Lui rise prima di portare la bocca sulla cioccolata.
Il morso che diede fu lento e profondo e Felicity sperò che in quella
stradina non si vedesse che lei era diventata di ben tre tonalità diverse di
rosso.
“Vuoi assaggiare?” disse porgendole il suo cono.
Lei inclinò la testa da un lato con un piccolo sorriso “Forse un piccolo
assaggino..”
“Non fare complimenti macho man!”
Vedendola prendere delicatamente un po’ di gelato all’amarena dal suo cono
lui ricordò il suo sapore.
Lei aveva la bocca fresca da bambina e un gusto che gli ricordava vagamente
quello di pesca.
Era passato troppo tempo da quando l’aveva baciata, avrebbe voluto rifarlo,
ma sapeva quanto lei si sentisse in colpa per quella loro piccola fuga dalla
realtà.
In due giorni avevano stravolto le loro vite e quelle di due persone a cui
tenevano e così quel viaggio era rimasto sulla strettamente platonico.
Il nodo allo stomaco che lo strinse guardando le labbra di lei fu il chiaro
segnale che la sua volontà e il suo corpo non potevano reggere ancora per
molto.
“Adesso è proprio il caso di andare a dormire, domani mattina dobbiamo
alzarci presto”
Lei annuì con un “Si” quasi sussurrato.
*****
“Pronta?” lui chiese quando Felicity ebbe aperto la sua porta.
“Certo” lei disse indicando con il pollice sopra la sua spalla la valigia
già pronta poggiata ai piedi del letto.
Ben entrò nella sua camera dirigendosi verso la valigia “Carichiamo prima i
bagagli e poi andiamo a fare colazione, per te va bene?”
“Si, si , benissimo”
Ogni mattina lui la aiutava a portare i bagagli in macchina mentre lei
prendeva solo una piccola borsa.
I primi giorni del loro viaggio lei aveva protestato, insistendo sul
portarsi da sè le valige ma lui non aveva voluto sentire ragione.
Il corpo così muscoloso e massiccio di Ben le trasmetteva un senso di
protezione.
Lei così piccola, lui così forte.
A Ben certe volte Felicity sembrava una piccola bambola di porcellana; gli
occhi limpidi e sinceri, quel suo modo di fare un po’ impacciato ma sicuro;
ma lei era anche piena di forza, più di quanto si sarebbe mai aspettato di
vedere in una ragazza.
*****
“Non mi aspettavo una guida così sicura” lei notò
“Ti aspettavi un tamponamento al giorno?” lui chiese ridendo
“Ma no! Figuriamoci!…dico solo che ti stai comportando con grande
responsabilità!”
“Se non andiamo piano finisce che il proprietario dell’auto ci denuncia
perché abbiamo fatto stancare la sua bambina!”
Ben sapeva benissimo che le stava mentendo spudoratamente, ma se andava
troppo veloce sarebbero arrivati prima del previsto e sarebbero stati meno
insieme.
L’aveva avuta vicino per tredici giorni ma non si sentiva ancora pronto ad
una separazione.
Poteva sembrare stupido o ridicolo, ma le cose andavano così bene tra loro,
avevano quell’intesa perfetta senza che nessuno dei due dovesse sforzarsi
minimamente per andare incontro all’altro.
“Quanto manca ancora?” lei chiese dando un’occhiata alla carta stradale.
Ben si girò verso di lei allungando una mano e inavvertitamente sfiorò una
di quelle della ragazza.
Entrambi furono attraversati da un brivido ma cercarono di nasconderlo a se
stessi a all’altro.
“Dobbiamo prendere questa strada, poi queste stradine…arriviamo in questa
città e ci fermiamo per la notte”
“Ma la casa di quell’uomo è proprio qui!” indicando il punto con l’indice
puntato sulla carta
“Ma infondo a lui non serve prima di dopodomani quindi che male c’è se la
teniamo noi fino a domani?”
“Bè..nessuno..”
“Ma se tu vuoi tornare a casa prima-“ lui aveva davvero paura che lei gli
rispondesse che voleva tornare a casa
“No, no, va bene!” lei sorrise annuendo con la testa e guardandolo negli
occhi.
*****
“Eccoti la chiave” lui disse porgendogliela e prendendole la valigia, indicò
con la testa la sua porta “Ti accompagno”.
Lui era così gentile, premuroso; lei davvero non credeva potesse essere così
meraviglioso.
Erano arrivati in quella cittadina vicino al mare con un po’ di anticipo sul
tempo calcolato, e Ben aveva pensato di passare diversamente la serata.
Era un modo per non lasciarla andare, per avere qualcosa da ricordare, da
rimpiangere. Ed era un modo anche per ringraziarla di averlo accompagnato in
quel viaggio.
Senza di lei niente sarebbe stato lo stesso.
“Allora io vado a farmi una doccia” disse la ragazza guardandolo.
Lui annuì uscendo dalla stanza.
Ben si diresse verso la sua camera.
In quel momento, tirando le somme di quel viaggio lui pensò a Julie.
Il pensiero di lei non lo aveva mai attraversato in quei giorni.
Questo lo faceva sentire in colpa, ma infondo lui avrebbe avuto tutto il
tempo di sentirsi in colpa una volta tornato dalle vacanze.
Pensò a come sarebbe stato il viaggio se con lui ci fosse stata Julie invece
di Felicity.
In realtà si sforzò di immaginarlo ma non ci riuscì, lui non riusciva
proprio ad immaginare diversi gli ultimi tredici giorni, neanche voleva
provarci, avrebbe potuto intaccare la magia di quelle ore spensierate e
perfette.
Ricordò quattro giorni prima. Lei era così stanca che si era addormentata
sulla sua spalla mentre stava guidando. Solo il sentire la sua testa contro
di lui lo aveva reso felice di non essere ancora arrivati al motel. L’aveva
accompagnata in camera tenendole il braccio intorno alla vita mentre lei
stava con una guancia contro il suo petto e sorrideva ancora assonnata.
Tutto sembrava così naturale e spontaneo tra loro, che lui non desiderava
altro che baciarla ancora.
Era rimasto pietrificato il solo sentire le labbra di Felicity contro la sua
guancia.
Era capitato già altre colte che loro camminassero a braccetto, o che magari
si dessero un casto bacio su una guancia o un furtivo abbraccio, quasi
scherzoso, ma ogni volta quello aveva un effetto repentino sui suoi muscoli
e sul suo cervello.
*****
Felicity era seduta sul letto.
Essere arrivati prima del previsto le aveva lasciato un po’ di tempo per sé.
Visitare città e viaggiare continuamente non le permetteva molto di badare
alla sua immagine.
Non che lei ci avesse mai tenuto particolarmente ma ogni tanto sentiva la
necessità di prendersi un po’ cura della sua persona.
Un lungo bagno con dei sali profumati l’aveva rimessa al mondo.
Crema idratante per il corpo e un po’ di smalto trasparente le avevano dato
la sensazione di essere più presentabile.
Ora se ne stava seduta sul letto a parlare al suo registratore.
“Cara Sally, il viaggio ormai è quasi alla fine, domani mattina consegneremo
la macchina e poi prenderemo il treno..da lì a Palo Alto sono solo quattro
fermate… e poi ognuno avrà le sue vacanze in famiglia..” respirò a fondo
“..mi sento un po’ idiota ma mi dispiace davvero tanto che il viaggio stia
per finire….e devo confessarti che mi dispiace anche che lui non mi abbia
ancora baciata”
Si lasciò cadere con la schiena sul letto e chiuse gli occhi ripercorrendo
velocemente, con la mente, il loro viaggio.
Ricordò poi il loro bacio.
Nessun bacio era paragonabile a quello che le aveva dato Ben.
Profondo, intenso, dolce ed eccitante.
Davvero non c’era niente di meglio che essere baciata da Ben.
Il bussare alla porta la riportò alla realtà
“Si?”, ma nessuno rispose dall’altra parte.
Lei si alzò dal letto e andò ad aprire.
La catenella era ancora agganciata quando lei mise gli occhi fuori, nel
corridoio; notò un sacchettino a fiori posato davanti alla sua porta.
Aprì la porta, guardò in giro nel corridoio e poi prese la busta portandola
in camera.
*****
Ben bussò alla camera di Felicity.
Si sentiva un po’ nervoso.
Conoscendola, avrebbe dovuto dare molte spiegazioni sul contenuto della
busta, sul programma per la serata e sul fatto di non averle anticipato
niente, quindi si era già preparato cosa dirle.
L’unica cosa che non aveva considerato era il fatto che, nel vederla, ogni
parola sarebbe, irrimediabilmente ed inevitabilmente, scomparsa dal suo
cervello.
“Ciao” lei lo salutò con un sorriso aprendo la porta della sua camera.
“Ciao”, Ben non aveva idea di come quel ‘ciao’ fosse riuscito ad uscire
dalla sua gola completamente secca.
“Grazie” lei disse abbassando gli occhi e toccandosi il collo con la mano
sinistra.
“Ah…di-di niente”
Il vestito che Ben aveva scelto era molto semplice, rosso, scoperto sulla
schiena, ma vederglielo indosso superava ogni sua più rosea aspettativa; e
indossava ancora la collana che lui le aveva regalato.
Sorrise vedendola brillare sulla pelle; usciva fuori prorompente pur stando
accostata al rosso del vestito.
*****
Il ristorante che Ben aveva scelto per festeggiare insieme la fine del loro
viaggio on the road era un delizioso locale in una caratteristica stradina
molto romantica e pittoresca.
I tavoli erano all’aperto, intorno a loro verde e fiori, e sopra le loro
teste un firmamento che splendeva appositamente per loro due.
Musica dolce in sottofondo e intorno a loro varie coppie.
Quello rendeva la cosa alquanto imbarazzante, ma per fortuna c’erano anche
piccoli gruppi di turisti che alleggerivano un po’ l’ambiente e l’atmosfera.
Ben era attratto dai movimenti delicati ed eleganti di Felicity; traspirava
da lei una spontaneità estremamente elegante e dei modi perfettamente in
tono con l’ambiente.
Sembrava che i modi di lei si riflettessero anche sul comportamento di lui,
e questo era spesso molto piacevole.
Con lei non aveva mai paura di poter assomigliare a suo padre. Non doveva
mai essere il duro e forte uomo di casa.
Con lei era se stesso, e andava bene così.
Cause I’m hanging on every word you’re saying
Even if you don’t wanna speak tonight
That’ alright, alright with me
Cause I want nothing more than to sit outside of your door
And listen to you breathing
Its where I wanna be here, yeah
“Puoi scusarmi un attimo? Devo andare ad avvertire che arriviamo domani.”
“Fa pure” lei sorrise.
Ben si alzò posando sul tavolo il tovagliolo, per un attimo lui dimenticò
quello che doveva fare incantandosi nella luce degli occhi di Felicity.
Quando lui tornò al tavolo lei non c’era. Si guardò intorno e notò sulla
pista da ballo una bella ragazza con un vestito rosso.
Si avvicinò di più inoltrandosi un po’ nel giardino, tra gli alberi, e da lì
la guardò ballare con un ragazzo.
Anche se non avrebbe dovuto era geloso. Certamente non doveva preoccuparsi
di quel tipo, però pensò che forse avrebbe potuto stare lui così vicino a
quella stupenda ragazza.
L’aveva avuta vicina per tanti giorni e non aveva mai fatto una sola mossa
decisa per averla finalmente per se.
Avrebbe dovuto. Avrebbe voluto.
Oh, I don’t want a thing from you
Bet you're tired of me waiting for
The scarps to fall off of you table to the ground
Felicty guardò in giro, da sopra la spalla del suo cavaliere.
Quando individuò la figura alta nel giardino, i begli occhi azzurri
malinconici di Ben, lei dovette staccarsi dal quel ragazzo
“Scusami” lei disse allontanandosi.
Lei maledisse mentalmente i metri che la separavano da Ben, temendo
irrazionalmente che lui fosse stato infastidito dal vederla ballare con un
ragazzo, temendo che in qualche modo avesse rotto quella magia che li aveva
circondati in quei giorni.
Si fermò di fronte a lui, si voltò verso la pista da ballo molto lontana da
loro due
“..aveva insistito tanto..” lei disse quasi giustificandosi.
Si bloccò quando vide gli occhi di lui, dolci e sicuri.
Ben si stava avvicinando al suo viso.
Lei fu stordita dal bacio che lui le diede.
Morbido e dolce bacio, preludio al bacio successivo, più profondo,
appassionato.
Cause I just wanna be here now
Le braccia di lui intorno alla sua vita che adesso sembrava stesse per
sgretolarsi e le mani grandi sulla sua schiena.
Lei si sentiva sciogliere in quell’abbraccio così totale.
*****
“..poi quando siamo tornati al motel mi ha accompagnata in camera e mi ha
dato un altro bacio…è stato così gentile…così…oh Sally!…non avevo mai
neanche immaginato una cosa così coinvolgente!” lei finì di raccontare
prendendo la cassetta e riponendola nell’astuccio.
“Sei pronta?” chiese Ben spingendo la porta socchiusa
“Si”
Come ogni mattina lui entrò nella sua camera e si avvicinò alla valigia.
Si abbassò nel prenderla e rialzandosi si fermò a pochi centimetri dal volto
di lei, gli occhi incollati alle labbra, lui ingurgitò prima di cedere alla
tentazione di baciarla ancora.
“E’ permesso?” chiese l’inserviente entrando e interrompendoli.
“Prego!” si affrettò a rispondere Felicity nonappena Ben si fu scostato da
lei.
*****
“Ottimo lavoro ragazzi!” constatò l’uomo accarezzando la carrozzeria della ‘bambina’.
“E’ stato un piacere”
Quello era il punto finale del loro viaggio.
Quattordici giorni stupendi finiti con un ‘è stato un piacere’.
Un pensiero che stava rovinando gli ultimi minuti che stavano passando
insieme.
“Magari ci incontreremo” – lei stava ripensando alle parole di Ben mentre
saliva i gradini e si apprestava a bussare alla porta di casa Porter.
“Magari ci incontreremo”
“..e adesso sto qui a pensare a come fare per incontrarlo ‘casualmente’ da
qualche parte…sono impazzita vero?” lei chiese prima di spegnere il
registratore.
In quel momento lei sapeva che contrariamente ad ogni razionale analisi
delle sue azioni nell’ultimo anno, lei aveva fatto la scelta giusta.
Seguire il proprio cuore è sempre la scelta giusta.
“Felicity puoi scendere un attimo?” le chiese sua madre chiamandola dal
piano inferiore.
Lei scese lentamente le scale.
Quando fu in salotto notò la persona seduta sul divano che le dava le
spalle.
Rimase bloccata quando Ben si girò verso di lei.
“Io vi lascio” disse sua madre allontanandosi. Lei non aveva dimenticato il
volto del ragazzo per il quale sua figlia aveva lasciato il nido.
Sorrise pensando che sua figlia in effetti aveva buon gusto.
“Come mai sei qui?” lei chiese cauta.
“Mi mancavi” lui rispose semplicemente, con le parole più naturali che
avesse mai pronunciato.
Felicity rise “Ci siamo lasciati quarantasette minuti fa!”
“Quarantasette?” lui chiese ridacchiando e alzandosi da dov’era per andarle
incontro.
Felicity abbassò gli occhi portandosi una mano alla guancia.
Stava morendo di gioia e di imbarazzo.
“Ti và…” lui si schiarì la voce “…ti và se..usciamo insieme qualche volta?”
Lei alzò gli occhi “Si..” annuì con la testa come se avesse aspettato quel
momento da tutta la sua vita “..si, mi và”
Ben si abbassò verso di lei prendendole la bocca in bacio dolce.
Scritto da Swamy83 |
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