Felicity World
La fanfiction di Felicity World

Ad occhi chiusi


Riassunto: La vita ti mostra sempre una seconda possibilità.

Ambientato: dopo l'episodio 2.2.

Data di composizione: 8 agosto 2002

Adatto: a tutti.

Disclaimer: tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Felicity World", e tutti i personaggi della serie  "Felicity" utilizzati sono di proprietà Imagine Television - Touchstone Television - WB Television, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.

E-mail: closeyoureyes@katamail.com

Nota dell’autore: Alcuni pezzi del racconto che Felicity fa a Sally sono inseriti in scene dove lei non ha il registratore, si tratta semplicemente della voce di Felicity sovrapposta a momenti in cui collego una scena con quella successiva (come spesso capita anche nel telefilm). Nella storia è, inoltre, presente un flashback.
Per commenti o richieste contattatemi pure.


Gli occhi azzurri erano rivolti alla finestra; si sentiva coperta da un alone di stanchezza mentre la stanza era semioscurata.
La tonalità calda e infuocata dei riflessi del tramonto formavano figure geometriche sul letto, sul pavimento e sul suo volto.
Felicity portò le ginocchia al petto stringendole con un braccio, utilizzando la mano libera per premere il tasto del registratore.

“Cara Sally, è davvero strano come, a volte, le cose non facciano che tornare sempre allo stesso punto. Sono qui, di nuovo in una stanza doppia, di nuovo con Meghan come compagna di stanza, e sto di nuovo cercando di togliermi Ben dalla testa.
Sta volta però sembra più facile; si cioè…insomma…quelli erano solo sogni di una ragazzina che fantastica sul ragazzo più bello e popolare della scuola, giusto?
Ora ne sono cosciente e ho deciso di voltare pagina.
Ne ho proprio bisogno…”

Il suono dell’ennesimo taxi suonò a diversi metri da lei; ormai ci era abituata.
New York non era certamente una città famosa per la tranquillità, e, infondo, spesso il solo guardare la frenetica vita di migliaia di sconosciuti intorno a lei, le faceva capire quante possibilità infinite ci fossero nel mondo, era come essere scossi da un torpore che era durato anni.
Quello era il suo giorno di riposo ma Javier l’aveva chiamata supplicandola di andare ad aiutarlo perché uno dei ragazzi aveva preso l’influenza; e lei, nonostante tutto, non era mai stata capace di rifiutare un aiuto a qualcuno, specialmente se quel qualcuno era originalmente simpatico ed inconsuetamente dolce come Javier.
Affrettò il passo, percependo ancora la sensazione strana di non avere più i suoi lunghissimi ricci sulla schiena; allungò una mano alla capigliatura ormai corta; si sentiva un po’ più leggera, come se tagliando via i suoi capelli avesse tagliato una parte di sé, quella parte che aveva sofferto tanto, e aveva perso in un colpo solo tutto quello che credeva non avrebbe mai abbandonato.
Adesso camminava verso ‘Sean e De Luca’ sapendo che avrebbe rivisto la causa principale di tutto quello che le era successo negli ultimi mesi; ma sapeva di essere più forte adesso, non avrebbe permesso a Ben di farle ancora del male, oramai la sua politica fondamentale era - ignorarlo completamente.
Non era certo un atteggiamento adulto e costruttivo quello che stava adottando ma aveva assolutamente bisogno di tagliarlo fuori dalla sua vita.

“..Ma tu lo sai come io sia brava a complicarmi la vita..
non ci crederai…sinceramente non ci crederei neanch’io se non fossi sicura che è successo davvero…insomma, per farla breve…ieri Noel mi ha baciata.
Si insomma, eravamo nel salottino della Casa Dello Studente; io stavo cercando di studiare…o, per dirla tutta..stavo fingendo di cercare di studiare…e lui era seduto di fronte a me…all’inizio è stato davvero strano sai…..da quando sono tornata non ha fatto altro che sbattermi in faccia la sua rabbia, e non aveva tutti i torti…so che si prova quando qualcuno che ami ti spezza il cuore…

####flashback####

“Ho saputo che tu e Ben vi siete lasciati”
“Già, sarai contento immagino” rispose lei senza alzare gli occhi dalla pagina
“Ti sbagli, non mi interessa” la sua voce era nervosa “Non mi importa più niente di te” cercava di essere freddo e spietato
“E allora perché me lo hai chiesto?”
“Probabilmente è il mio istinto di consulente interno che prende il sopravvento”

##############

…lui ha cercato di mostrarsi indifferente ma io sapevo che invece non lo era affatto..io lo guardai negli occhi per capire cosa pensasse realmente…forse era contento…forse pensava che io meritassi di soffrire…per questo io continuavo a far finta che non mi importasse…..per un attimo, quando lo guardai negli occhi io mi resi conto che anche se una parte di lui era felice che io e Ben avessimo rotto, un’altra parte era preoccupata per me….Neol era preoccupato per me, non è mai stato troppo bravo a nascondermi i suoi sentimenti verso di me…e così abbiamo ricominciato a parlare come ci succedeva un tempo, e non so come…ci siamo baciati……

Felicity spinse la porta sistemandosi un riccio dietro l’orecchio.

…è stato un po’ come riscoprire una cosa perduta…è stato dolce…è stato confortante…ho provato una strana sensazione che non ho ancora definito bene…ma, purtroppo, posso dire ad occhi chiusi che non ho provato neanche la metà delle emozioni che mi trasmetteva baciare Ben..


*****

Ben ingurgitò guardando Felicity muoversi tra i tavoli con il suo sorriso infantile in volto, gli occhi belli come sempre, e quel taglio tutto nuovo che era un messaggio per lui.
Quel taglio corto lei lo aveva fatto per sé, questo lo sapeva, ma era stato lui a portarla a tagliare via una parte della sua vita. Quei capelli corti e sexy adesso stavano lì a ricordargli quanto lei fosse speciale, quanto fosse incredibilmente forte e dolce, stavano lì a dirgli che tagliando i suoi lunghi capelli aveva tagliato la parte di lei che si era lasciata ferire, aveva ricominciato un nuovo capitolo in cui neanche un rigo era stato riservato a lui.
Da quando si erano lasciati, un mese circa, lui aveva preso a frequentare altre ragazze; uscire con altre era rassicurante, in questo modo lui si diceva di non dipendere da nessuno, era facile, era rassicurante pensare che nessuno sarebbe stato così importante da segnare la sua vita.
E allora perché gli tornava alla mente la scena di Felicity e Noel che si baciavano?
Era andato alla Casa dello Studente per vedere una ragazza, istintivamente aveva premuto il tasto che lo avrebbe portato al piano di Felicity e quando le porte dell’ascensore si erano aperte si era trovato davanti quella scena, ed era stato come essere schiaffeggiati in pieno volto.
Si era sentito un idiota, e agli idioti piace Felicity.
“Benjamin sai che ti adoro ma ti ho assunto per farti lavorare non per farti stare con la testa tra le nuvole”
“Oh-si..hai ragione scusa” si affrettò a rispondere mentre cercava di tenere gli occhi su Javier, senza spostarli di nuovo su Felicity.
“Forza Benjamin” disse l’uomo battendo una leggera pacca sulla spalla del ragazzo e allontanandosi con il suo solito passo un po’ dondolante.

*****

Si passò per l’ennesima volta la mano tra i folti capelli castani, poi cacciando fuori uno sbuffo si abbandonò contro lo schienale della sedia.
Con due dita si massaggiò gli occhi.
Da ore era fermo alla stessa pagina senza che il suo cervello si spostasse minimamente dall’argomento Felicity.
Lui l’amava ancora, come uno stupido, e, come uno stupido, aveva ceduto alla tentazione e l’aveva baciata.
Lo attraversò la speranza di poter ricominciare la loro storia.
Infantile; avrebbe voluto ridere di sé, ma non ce la fece.
Aveva la consapevolezza che comunque fossero andate le cose, Ben, in un modo o nell’altro, sarebbe comunque rimasto a separarli, e non era colpa di Felicity.
Era abbastanza adulto e responsabile da sapere che lei non aveva colpa di ciò che provava, ma la cosa che gli faceva più rabbia era che la vita riservasse ad uno come Ben Covington una ragazza come Felicity.
‘Ah Noel, sei senza speranza’ pensò tra sé, ma almeno sta volta conosceva tutti i suoi limiti.

*****

Felicity attraversò la strada velocemente stringendo in una mano la tazza di caffè caldo e tenendo l’altra affondata nella tasca della sua giacca, giocherellando con il cartellino del Caffè.

..oh, Sally....adesso mi sento così stanca…avrei bisogno di un bel sonno…svegliarmi e scoprire che le cose sono molto meglio di come le avevo lasciate..

Il clacson dell’auto coprì ogni altro rumore, lo stridere delle gomme che frenavano sull’asfalto fece voltare i passanti, e pochi istanti dopo il bicchiere di carta rotolò a terra mentre il liquido nero si versava spandendosi.

*****

“Pronto, qui Sean & De Luca” rispose la voce di Javier, già pronto a chiudere la comunicazione dicendo che il locale stava chiudendo.
“Oh mio Dio!” esclamò con gli occhi sbarrati e l’espressione atterrita
“Oh certo, certo, la ringrazio tanto”

Ben si stava dirigendo alla porta proto per lasciare il locale alla fine del suo turno quando si fermò sentendo la voce preoccupata di Javier mentre parlava al telefono.
Quando vide l’uomo riagganciare la cornetta tenendo gli occhi sgranati si azzardò a chiedere.
“E’ successo qualcosa?”
L’uomo portò una mano alla guancia
“Oh, Benjamin…Felicity ha avuto un incidente..”
“Cosa?”
In un solo istante il mondo si era sgretolato.
“..hanno chiamato noi perché hanno trovato il cartellino del nostro locale nella sua tasca..”
“Come stà?..stà bene?”
Javier sembrava stare ancora sforzandosi di mettere a fuoco le parole della donna al telefono.
“..Devo avvertire Elena…e i suoi genitori..”
Ben con grossi rapidi passi si avvicinò al bancone divorando lo spazio che lo divideva dall’uomo e abbattendo le mani sulla superfice liscia.
“Come stà?” chiese ancora alzando la voce.
In quel momento non gli importava niente, a parte sentire che Felicity stava bene, che era stato tutto uno stupido, terribile, scherzo. Non gli importava di comportarsi come suo padre, né di essere irragionevole.
“Non-non mel’hanno saputo dire..”
“In che ospedale..?”
“Al N.Y. Hospital..”
Javier non riuscì a terminare la frase che Ben corse via velocissimo spingendo la porta con tutta la forza che aveva come se fosse un’ostacolo insopportabile.
L’uomo rialzò la cornetta del telefono componendo un altro numero.

*****

“Pronto” la voce di Elena, dopo una lunga giornata di studio, era stanca e nervosa.
Cercò comunque di mantenere un po’ di gentilezza, il minimo indispensabile.
“Javier?..si ciao..’’
“Come hai detto?..”, Noel uscì dalla sua camera richiamato dal tono alto della voce della sua coinquilina
“Grazie di avermi avvertita”
“Qualcosa non và?” chiese Noel quando vide Elena afferrare rapidamente la giacca poggiata sopra la sedia
“Felicity è stata investita da un’auto!”

*****

Ben camminò velocemente nel corridoio cercando con gli occhi la stanza che gli aveva indicato la donna dietro il bancone della reception, si passò una mano tra i capelli fermandola sulla testa, come se potesse togliere con le mani tutti i pensieri terribili che sembravano divorarlo vivo.
Quando la vide al dilà dal vetro, i suoi muscoli si paralizzarono.

“Tu che ci fai qui?” la voce arrabbiata di Noel era alla sue spalle.
“Appena l’ho saputo io..-“ davvero non sapeva cosa dire, neanche si rendeva più conto di cosa stava succedendo, sapeva solo che aveva appena visto Felicity in un letto d’ospedale, con gli occhi chiusi e dei fili attaccati al suo braccio, e a delle orrende macchine che non potevano sapere quanto lei fosse speciale.
“Non credi sarebbe il caso che te ne andassi?…hai già fatto abbastanza per lei!”
Era irrazionale essere arrabbiato con Ben ma Noel doveva riversare su qualcuno tutta la frustrazione di quel momento.
Aveva appena dovuto avvertire i sig.ri Porter che la loro figlia aveva appena avuto un incidente e adesso, senza poter far niente per lei, cercava solo di proteggerla, in qualunque modo possibile.
“Cosa vuoi insinuare?..che è colpa mia?”
“Non mi interessa di chi è la colpa ma-“
“Basta ragazzi!” intervenne Elena mettendosi tra i due “Smettetela di comportarvi come due bambini..” disse abbassando la voce “..siamo in un ospedale”
Noel abbassò per un istante gli occhi respirando a fondo, appena vide un dottore attraversare il corridoio per andare da Felicity gli si avvicinò velocemente.
“Dottore mi scusi come stà Felicity?”
L’uomo tolse gli occhi dalla cartella che stringeva nelle mani e si sfilò gli occhiali dal volto paffuto e maturo.
“Lei è un familiare?”
“No, sono un suo amico…la prego dottore..”
L’uomo guardò mestamente i tre ragazzi nel corridoio.
“Bè…la vostra amica ha avuto un grave incidente…e da quando è stata soccorsa non ha ancora ripreso i sensi…”
“Dottore..” Ben era riuscito a pronunciare solo quella parola, la voce era rotta e implorante; non aveva potuto dire niente di quello che stava passando per il suo cervello, un gigantesco nodo in mezzo alla gola lo stava soffocando e sentiva un dolore lancinante in mezzo al petto.
“Dobbiamo solo aspettare” disse il medico scuotendo la testa
“Ora devo finire dei controlli, dopo potrete vederla” disse entrando nella camera di Felicity.

How do I,
Get through the night without you?
If I had live without you,
What kind of life would that be?
Oh, I
I need you in my arms, need you to hold,
You’re my world, my heart, my soul,
If you ever leave,
baby you would take away everything good in my life

Ben premette la fronte alla parete del corridoio dell’ospedale, le palpebre strette, il senso di impotenza lo stava uccidendo insieme alla paura.
Non aveva mai pensato di sentirsi così sperduto.
Riaprì gli occhi continuando a tenerli sul beje delle pareti; la tentazione di guardarla era forte ma anche la paura lo era; paura di vedere quei tubicini profanare le sue braccia così delicate, paura di vedere la rassegnazione sul volto del dottore, paura di vedere che forse l’avrebbe persa.
Quando lei lo aveva lasciato, ogni parola che era uscita dalla sua bocca era stata la pura verità.
Lui era un codardo immaturo; troppo spaventato dalla prospettiva di affezionarsi ad una persona, troppo spaventato di ammettere di avere bisogno di qualcuno oltre che di se stesso.
Adesso, in quell’ospedale, tra quelle mura impersonali, lui sapeva di amarla, e sapeva che faceva male.
Faceva male non poterglielo dire, non poter vedere i suoi occhi illuminarsi, e quel delizioso sorriso da bambina che le si formava sempre in volto, non poter vedere la sua mano portare il suo riccio ribelle dietro l’orecchio, non poter vedere le sue delicate spalle sporte verso di lui mentre gli parlava seduta sul letto.
Adesso arrendersi davanti alla realtà dei suoi sentimenti era amaramente dolce; era stato uno stupido.
Aveva potuto accettare facilmente la rottura con lei solo perché non aveva mai realmente pensato di starle separato.
Si vedevano al lavoro, anche se lei lo ignorava deliberatamente, e all’università, e la guardava girare in strada con la sua camminata da bambina giudiziosa e le sue mani un po’ impacciate mentre teneva a sé un libro o una tazza di caffè caldo.
Adesso invece rischiava di dover stare senza di lei per sempre.
Gli erano sempre sembrati tanto stupidi i discorsi dei ragazzi innamorati e adesso, in tutta sincerità, si chiedeva come Felicity potesse racchiudere in sé tutto il mondo che lui voleva tanto disperatamente. Eppure era così, ed era meravigliosa.
E non glielo aveva mai detto..

And tell me now
How do I live without you?
I want to know,
How do I breath withuot you?
If you ever go
How do I ever, ever survive?
How do I, how do I, oh how do I live

Appena vide il dottore uscire dalla stanza gli andò incontro.
Sul volto c’era stampata un’espressione di panico; un’espressione che Felicity aveva imparato a conoscere più di chiunque altro, anche se lui non sen’era mai reso conto davvero.
“Allora dottore..?” sentì la propria voce tremante di terrore ma non gli importava sembrare forte, lui voleva solo che le cose tornassero come prima.
“La vostra amica è in coma” disse guardando Ben e poi Noel e Elena bloccati su una panca.
Ben ebbe un leggero cedimento ad un ginocchio, sbattè le palpebre più di una volta come se non vedesse più niente davanti a sé.
Noel scattò da dov’era seduto “Ma si riprenderà vero dottore?”
“Potrebbe svegliarsi tra qualche minuto, come tra qualche giorno, o mese…non c’è modo di prevedere quando si riprenderà…ne..”, lui non disse ‘né se si riprenderà’ ma tutti lo pensarono.
“Adesso potete vederla se volete” disse prima di andarsene.



Ben rimase fuori dalla camera mentre Noel ed Elena entravano.
Loro due, da buoni amici si sostenevano a vicenda, cercando di stare accanto a Felicity.
Lui invece era solo, perché nessuno era in grado di sostenerlo più di quanto avesse mai fatto lei.
Nessuno avrebbe neanche dovuto tentare di aiutarlo perché sapeva che avrebbe solo fatto aumentare la rabbia e la frustrazione.
Avrebbe dovuto entrare anche lui ma gliene mancava la forza e il coraggio.
Lei gli aveva chiaramente fatto capire che non lo voleva più nella via vita.
Non si rese conto di quanto tempo passò di fronte a quel vetro con gli occhi piantati su di lei.
Era come se, distogliendo lo sguardo, avrebbe permesso alla sua anima di volare via.
Era stupido e terrorizzante come pensiero, e quel maledetto nodo nella gola non andava via, e quel lancinante dolore al petto e allo stomaco non faceva che aumentare.

“Sembri esausta Elena”
“Sto bene” lei rispose calma, ma la sua voce la tradiva.
Così senza accorgersene si confidò con lui
“E’ che…” tirò un profondo respiro per trattenersi dal crollare “Mia madre è morta quando ero piccola e adesso..”
Non finì la sua frase ma Noel sapeva cosa voleva dire.
Adesso la prospettiva di perdere la sua migliore amica era terrorizzante, e lui stesso sapeva che cosa intendeva, conosceva la paura che circolava in corpo assieme al sangue guardandola lì, inerme.
“Vieni, su…andiamo a prendere un caffè…ti rimetterà in sesto”


Lentamente, stando attento a non fare rumore, Ben entrò nella camera, come se potesse svegliarla, disturbarla, spezzarle un bel sogno.
Le ciglia di zucchero chiuse sulla pelle rosea e quel nasino all’insù che la faceva sembrare una fatina delle fiabe.
I suoi occhi insopportabilmente chiusi.
Avrebbe voluto dirle tante cose, ma tutto quello che riuscì a fare fu sedersi accanto al letto e stringerle la mano.
Stringerle la mano per tenerla a sé, per tenerla alla vita.
Lei gli era stata accanto tante di quelle volte che ormai aveva perso il conto, adesso toccava a lui.
Adesso la mano di lei nella sua e il suo corpo assopito sembrava l’unica cosa reale che lo trattenessero dall’impazzire, assieme ai ricordi.
Non credeva di poter ricordare così bene ogni piccolo particolare del tempo passato assieme.
Anche il suo modo di portare il caffè alla bocca abbassando un po’ il volto verso il bicchiere di carta sembrava la cosa più incredibile del mondo.
E poi il suo modo di abbracciarlo, sembrava che le sue braccia piccole potessero contenerlo interamente, e lui non le aveva mai detto quanto lo facevano sentire bene i suoi abbracci; tra i due era lui quello più forte fisicamente ma quando lei lo abbracciava non sapeva quanto lo proteggesse, quanto lo facesse sentire forte.
Non aveva mai voluto ammetterlo a sé stesso, ma adesso, tutto quello che aveva fatto per negare i suoi sentimenti sembrava così stupido.
E la testa gli faceva così male.

Without you,
There’d be no sun in my sky
There would be no love in my life,
There’d be no world left for me.
And I,
Baby I don’t know what I would do,
I’d be lost if I lost you,
If you ever leave,
Baby you would take away everything real in my life.


Quando Noel ed Elena tornarono, videro nella camera Ben addormentato, con la testa abbandonata accanto alla mano di Felicity senza però che la sua mano l’abbandonasse; se lui era in grado di aiutarla standole accanto, Noel non poteva che esserne felice.

Erano ormai le 04:09, e anche lui ed Elena erano molto stanchi; si concessero un po’ di riposo ma preferirono non lasciare l’ospedale, così si addormentarono sulla panca, la testa di Elena sulla spalla di Noel e quella del ragazzo appoggiata all’indietro, contro il muro.

*****

L’orologio del corridoio del New York Memorial segnava le 06:47 quando Ben aprì gli occhi; ma gli occhi di Felicity erano ancora chiusi, e sembrava che fosse così da un’eternità.
Forse lei non poteva sentirlo ma cominciò a parlare lo stesso.
“Avevi ragione sai?…sono stato un codardo, e adesso mi manchi così tanto…” gli occhi gli bruciavano e lui sperò intimamente che la sua voce non si rompesse mentre le parlava
“..forse non ho neanche il diritto di stare qui adesso…e se è così è meglio che apri gli occhi e me lo dici..” adesso la sua voce cominciava a tremare troppo, cercò di fare un respiro profondo fermarla “..perché se non ti svegli e mi cacci via tu stessa rischi di avermi qui ancora per molto…”, continuando a tenere i gomiti sul affondati sul letto e la mano stretta in quella di lei si passò l’altra mano sul volto, si sentiva gli occhi umidi e il viso stanco.

And tell me now
How do I live without you?
I want to know,
How do I breath withuot you?
If you ever go
How do I ever, ever survive?
How do I, how do I, oh how do I live


I signori Porter si diressero velocemente al piano indicato loro dall’infermiera; Noel si alzò dalla panca svegliandosi, insieme ad Elena
“Come stà mia figlia?” chiese subito preoccupata la donna, al ragazzo.
“Signora Porter…Felicity…è in coma” rispose lui con voce dolente.
La donna si girò abbracciando il marito.
Le lacrime negli occhi, e gli occhi rivolti al vetro che la separava da sua figlia.
La ragazza stava distesa nel letto e sembrava tranquillamente addormentata.
Accanto a lei Ben.
Se lo ricordava ancora; il motivo per cui la sua posata figlia era partita improvvisamente per New York rivoluzionando tutta la sua esistenza.

“Per favore..” Ben chiuse gli occhi un attimo “..per favore Felicity, apri gli occhi”
“Mai una volta che mi lasciassi in pace..” lei disse svegliandosi, con la voce un po’ impastata.
Lui girò la faccia di scatto.
Lei finì la sua frase vedendo lo stupore e il sollievo sulla faccia del ragazzo “..non posso mai dormire in pace senza che arrivi tu a irrompere nella mia camera” terminò con un po’ di fatica e un sorriso stanco.
Lei era ancora arrabbiata con lui, su questo non c’era dubbio ma in quel momento poteva anche passarci sopra, solo per quella volta.
Adesso, svegliandosi e trovandolo accanto, aveva ricordato improvvisamente quello che aveva desiderato per tanto di quel tempo; averlo vicino, averlo lì per lei, ed era magnifico.

Please tell me baby,
how do I go on?

Neanche un secondo dopo i suoi genitori, preoccupatissimi, e Noel ed Elena irruppero nella stanza; quasi si sentì sommersa e per qualche istante potè dimenticare gli occhi di Ben che le stringevano il cuore ogni volta.

*****

“Cara Sally, sono uscita dall’ospedale giusto oggi, devo dire che mi sono annoiata a morte in quella camera d’ospedale, spesso mi venivano a trovare i miei amici…e una volta è venuta anche Julie…penso che forse potremmo tornare amiche…adesso non ne sono sicura…vedremo poi….ora non ho fretta….è venuto anche Ben…e mia madre stamattina si è fatta sfuggire che a volte lui è passato in ospedale anche fuori l’orario di visite solo per chiedere come stavo…..penso sia stato molto carino da parte sua…e forse noi..no,no, se continuo così finirò per ricascarci..è meglio lasciar perdere….e poi c’è Noel…abbiamo parlato…lui dice che quando ci siamo baciati ha capito che tra noi non potevamo più ricominciare..anche se mi ama ancora…e io credo che abbia ragione…un po’ alla volta stiamo tornando gli amici di un tempo…e io ne sono felice…e sai? Javier mi ha mandato dei fiori stupendi, e dei cioccolatini.. ed è venuto a trovarmi non so quante volte…credo si sia sentito un po’ responsabile ma adesso è tutto a posto..

Il bussare alla porta interruppe lo scorrere dei suoi pensieri.

…ora devo lasciarti…stanno bussando alla porta…ti voglio bene, baci, Felicity”

Il sorriso un po’ nervoso di Ben si rivelò al dilà della porta.
“Ciao” lei cercò di mostrarsi distaccata
“Ciao”
“Posso entrare?” lui chiese vedendo che lei non diceva niente
“Certo” Felicity si scostò facendolo passare, lui si voltò verso di lei quando la ragazza ebbe chiuso la porta.
Lui era un po’ impacciato, in imbarazzo, più per il fatto che ovunque si girasse in quella camera vedeva ricordi di loro due insieme, che per altro. E gli mancava tanto.
“Ecco io..volevo sapere come stavi..”
“Sto bene, sto ricominciando da capo”
Lui annuì lentamente, lei sembrava così diversa ora, così distante.
A passi lenti raggiunse la porta per andare via poi si girò e tornò indietro ad abbracciarla, affondando la faccia nell’incavo della spalla della ragazza.
Inizialmente Felicity subì quasi quell’abbraccio, poi lo strinse, riscoprendo emozioni che credeva di aver cancellato.
Lui le diede un bacio sulla fronte staccandosi da lei piano. Infondo lei non era così distante come aveva pensato.
Le fece un sorriso, andando via.

E lei rimase immobile a guardarlo allontanarsi.

In quel momento lei non si rese conto che quell’abbraccio era un futuro senza scampo.
Un bel futuro senza scampo.
Non si rese conto che in quell’abbraccio le aveva detto che non poteva vivere senza di lei, che l’amava; ma glielo avrebbe detto in seguito, a parole, le due parole che più aveva bisogno di dirle, ma non era ancora il momento.

“Cara Felicity, hai ragione, spesso le cose sembrano cambiare tanto e poi ti ritrovi di nuovo al punto di partenza, forse è la vita che cerca di farti vedere qualcosa che prima non avevi visto, che ti mette alla prova, che cerca di darti una seconda possibilità; adesso stai recuperando il rapporto con Noel, e forse, questa è una seconda possibilità anche per i tuoi amici oltre che per te; un’occasione per loro di affrontare i loro veri sentimenti. Tu continua a seguire il tuo cuore, e vedrai che andrà tutto bene”.

Scritto da Swamy83


Felicity © 1998/2002 Imagine Television - Touchstone Television - WB Television
Felicity World © 2001/02 Antonio Genna
Il racconto appartiene al sito "Felicity World" e non è riproducibile altrove senza autorizzazione!

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