Il commento di
Franca...
Beh... Quali
parole usare per questo episodio speciale ?
L'atmosfera del vecchio "Ai confini della realtà " c'è tutta,
restituita dall'ambientazione anni '50 e dal bel bianco e nero molto
elegante. Giustamente inquietante la prima parte, con Felicity alle
prese con la Clinica: specialmente la sequenza nella sala autopsie,
con il cadavere nel sacco mortuario, è davvero sinistra e, diciamolo,
anche il glaciale Noel post-trattamento fa un tantino impressione...
Ma la parte che mi è piaciuta di più è la seconda, così surreale e
metafisica, con i nostri eroi imprigionati nella scatola di Meghan:
quasi cinque personaggi in cerca d'autore, lì a chiedersi se sono mai
esistiti prima dei pochi e frammentari ricordi che hanno, con il
dubbio di aver solo sognato fino a quel momento... Splendida!
Il commento di Icaro...
Puntata MITICA!!!!
Tutta in bianco e nero girata come un vecchio noir. MERAVIGLIOSA!
Felicity è perfetta come eroina di altri tempi, tutta occhi sgranati e
grandi spaventi. Eh eh!!!
Finalmente svelato, almeno così sembra, il contenuto della scatola di
Meghan. Che assurda trovata! Ma è veramente bella la scena finale dove
i 5 protagonisti (ma perchè non c'era pure Sean?!?!) sono chiusi in
una scatola. I loro discorsi hanno un che di "pirandelliano". Quando
dicono di ricordarsi solo alcune cose, avete fatto caso che si
ricordano solo ciò che anche noi abbiamo visto nel telefilm, come
Julie che ricorda di essere cresciuta con i suoi genitori adottivi, ma
non ricorda i loro volti. Questo perchè nella serie questi personaggi
non sono mai apparsi, ma Julie ci ha solo parlato al telefono. E lo
stesso vale per il fatto che della loro vita al college ricordano solo
alcuni spezzoni, quelli cioè che anche noi abbiamo visto. Insomma un
"Sei Personaggi in cerca di autore" (5 in questo caso. Era perfetto se
c'era pure Sean) ma invece che in un teatro, siamo in telefilm.
Davvero un'idea sublime. Complimenti agli autori!!!
Il commento di Vicky...
Che puntata, in alcune
sequenze mi ha dato la sensazione di un film di Alfred Hitchcock...
certo, il tutto adeguatamente ridimensionato... ma forse le musiche
hanno influito parecchio. Comunque non ho ancora ben capito che c....
c'è nella scatola di Meghan, non penso ci siano solo le bamboline dei
personaggi. Boh!
Il commento di
Charmedboy...
A me è piaciuta
moltissimo la puntata in bianco/nero, per certi versi (nella prima
parte,almeno) ricordava un po' "L'invasione degli ultracorpi", non
trovate??? (anche là c'erano persone prive di sentimenti,solo che
erano alieni!!!)
Originalissima poi l'dea della scatola!!! A proposito, a me pare che
Meghan sia un personaggio via via sempre più complesso, secondo me,
dopo Felicity, è uno dei più interessanti, cosa ne pensate??
Il commento di Andrea
Priora...
L'episodio in
bianco e nero è fatto tutto in stile "Twilight Zone" ("Ai confini
della realtà"), una vecchia serie USA in bianco e nero dedicata a
misteri, fantascienza e cose fantastiche in generale. Una serie che è
stata molto imitata o citata più volte in altre produzioni televisive
o cinematografiche.
Comunque l'episodio è stato molto carino e interessante... con tutta
la sua surrealità e ambientazione stile TZ.
L'atmosfera, i locali, il modo di vestire anni 50-60 USA, con delle
contaminazioni di oggetti dei nostri anni invece!!
Nella scatola di Meghan non ci sono i pupazzetti (che è, voodoo??)
nella serie "normale"... dev'essere stato un pretesto per questo
episodio particolare... almeno lo penso io. Chissà che c'è in quella
scatola in realtà!! Ma penso che non lo riveleranno mai... o perlomeno
fino alla fine della produzione della serie rimarrà un mistero!!!
Il commento di Marilene...
Mi è piaciuto molto il
confronto con "sei personaggi in cerca d'autore"di Luigi Pirandello,
tra l'altro autore che io adoro! Magnifica e assolutamente piena di
mille sfaccettature e significati la scena della scatola... ho avuto
brividi per tutta la puntata, ma quando siamo arrivati alla scena
delle pareti chiuse, io e il mio ragazzo eravamo col fiato sospeso!!!
Bellissima l'idea dell'atmosfera alla Poe, il bianco e nero e le
musiche in sottofondo.
Molto molto particolare questo modo di spiegare cosa vuol dire
crescere, superare le crisi, soffrire e gioire per amore, avere
qualcuno che ci è accanto e ci comprende, perchè prova le nostre
stesse sensazioni... mille complimenti agli autori!!!
Il commento di Marco72...
Da anni mi occupo,
assieme a numerosi amici sparsi in tutta Italia, della leggendaria
serie televisiva "Ai confini della realtà", e dopo aver visto il
bellissimo episodio di "Felicity" intitolato "Incubo" ho pensato di
dare il mio contributo all’interpretazione del finale. A parte i
numerosissimi riferimenti ai principali episodi di "Ai confini della
realtà" presenti nella prima parte, la seconda parte è da considerare
il fedele remake dell’episodio di ispirazione pirandelliana (il
riferimento a "Sei personaggi in cerca d’autore" non è casuale)
"Cinque personaggi in cerca di un’uscita" (titolo originale: "Five
Characters in Search of an Exit"), sceneggiato da Rod Serling
(ideatore e principale sceneggiatore della serie), tratto da un
racconto mai pubblicato di Marvin Petal e diretto, proprio come
"Incubo", da Lamont Johnson.
Fra i commenti presenti, ho notato che alcuni, forse non avendo avuto
la fortuna di vedere il telefilm di cui parlo, hanno mostrato qualche
perplessità nel vedere i cinque pupazzi, uno fuori e quattro dentro la
scatola di Meghan. Cosa rappresentano realmente? La risposta non può
prescindere da una considerazione: questa storia va ovviamente
considerata un capitolo a sé, privo di legami con il resto degli
episodi di "Felicity", ma ha anche lo scopo di trasmettere un
messaggio, di dare una risposta ai grandi interrogativi che
scandiscono le giornate di Felicity e dei suoi amici. Chi siamo, e da
dove veniamo? La serie "Ai confini della realtà" rispose, anche
attraverso il telefilm citato, in modo veramente originale,
introducendo un tema di estremo fascino: quello dell’assenza o della
perdita della consapevolezza, ripresi anche di recente nei film "Il
sesto senso" e "The Others". Molti personaggi, infatti, scoprivano
all’improvviso che la vita che avevano vissuto sino ad un determinato
momento era stata solo un inganno, un’illusione e che la loro identità
era un’altra, come nell’episodio "In His Image", in cui il
protagonista, una persona come tante, scopre di essere un robot.
Perciò siamo arrivati al punto: Felicity, al pari dei suoi amici,
semplicemente non sa o non ricorda chi sia e forse non lo scopre
nemmeno quando, arrampicandosi verso l’unica uscita e simbolicamente
avvicinandosi alla conoscenza o meglio, alla reminiscenza, rivela a
noi la sua vera identità: sì, Felicity, Julie, Noel, Elena e Ben, sono
solo dei pupazzi!
Il nocciolo è proprio questo: chi ci dice che anche noi, un giorno,
non scopriremo che la nostra vita è stata solo un’illusione? Siamo
davvero sicuri di sapere chi siamo? L’ideatore di "Ai confini della
realtà", lo scrittore americano Rod Serling, era convinto che il
genere fantastico avesse in sé le potenzialità per far pervenire al
grande pubblico una morale ben definita, facilmente identificabile
anche da chi non aveva familiarità con temi “adulti” come
l’alienazione, la diversità, la morte, la solitudine. Si tratta di una
fantascienza didascalica, insomma, che permette di interpretare sotto
una luce nuova anche la realtà di ogni giorno.
Pensate anche alla morale che emerge nella prima parte dell’episodio,
con Felicity che combatte, da sola, una battaglia contro i medici
della clinica, che cercano di estirparle il cuore dal petto. Anche
questa è una tematica classica, resa celebre dal film "L’invasione
degli ultracorpi", nel quale le persone vengono sostituite da copie
identiche in tutto e per tutto, ma prive di sentimenti. Anche questo è
il dilemma: Cosa sarebbe la vita, senza l’amore e i sentimenti?
Felicity, paladina del sentimento perduto, fa la sua scelta, ma il
medico della Clinica non è dello stesso avviso. E anche questo aspetto
rappresenta un altro omaggio ad un tema caro a "Ai confini della
realtà": quello del rapporto tra l’individuo e una società che, in
varie forme, non tollera chi fa delle scelte impopolari, chi fa parte
di una minoranza, chi, insomma è diverso dagli altri. E
incredibilmente, qui la diversa è Felicity, perché gli amici si sono
già sottoposti all’intervento! Perciò, come ebbe modo di esprimere
Richard Matheson (anche lui uno dei padri di "Ai confini della
realtà") attraverso il protagonista del romanzo "Io sono leggenda",
<<la normalità è solo un concetto di maggioranza>>. La società cerca
di isolare le voci fuori dal coro, spesso in maniera subdola.
L’importante, come ci dimostra Felicity, è lottare in difesa delle
proprie idee.
A mio parere lo scopo di questo episodio non è tanto quello di dare
delle risposte, ma quello di far riflettere e di porre delle domande…
Mi hanno colpito molto gli occhi di Felicity, quando si arrampica
sopra la scatola. Avete visto quegli occhi? Non sono più quegli
occhietti confusi e un po’ smarriti che di solito le vediamo brillare
nel volto. Sono gli occhi che abbiamo sicuramente visto in tante
occasioni, nel viso di tante persone diverse, in tanti luoghi diversi:
sono gli occhi di chi prova terrore, perché ha capito o sta per
capire. Barattare una vita piatta ma sicura e priva d’imprevisti con
la conoscenza comporta un rischio che secondo qualcuno bisogna
correre. A Felicity va male e a Truman, forse, va bene. Ma scoprire la
verità, per entrambi, è doloroso. Mi viene in mente a questo proposito
un racconto di Sidney Sheldon, intitolato "Need to Know", nel quale in
un paesino alcune persone riescono a scoprire il "senso della vita" e
lo rivelano ad amici e conoscenti. Il problema è che si tratta di una
rivelazione terribile e chi la apprende diventa folle…
Mi raccomando, se qualcuno si avvicina a voi per sussurrarvi qualcosa
all’orecchio, state attenti: potrebbe dirvi tutto…
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