COME SI DIVENTA DOPPIATORE?
In esclusiva per il sito
IL MONDO DEI DOPPIATORI, un breve approfondimento sul lavoro del
doppiatore scritto da
Cristina Boraschi, voce
italiana di numerose attrici tra cui Julia Roberts, Meg Ryan, Calista Flockart
(nella serie TV "Ally McBeal").
Per saperne di più sul lavoro di doppiatore e su cosa sia necessario fare
leggete bene i consigli scritti da Cristina, che ringrazio molto.
Fare il doppiatore è divertente,
remunerativo e gratificante, ma ci sono alcune cose che devono essere ben
chiare per chi volesse decidere di intraprendere questa carriera. Innanzitutto
non è un gioco ma un lavoro, serio, duro e difficile. Bisogna essere ben
determinati a farlo e non bisogna sceglierlo come ripiego di una carriera di
attore che non ha funzionato. Conosco decine e decine di doppiatori che sono
attori falliti che riversano in questo mestiere tutte le loro frustrazioni
avvelenando l'ambiente e creando disagio ai colleghi.
Come si comincia? Con una grande passione, innanzitutto, con il venire in una
sala di doppiaggio (a Roma, consiglierei, perché è lì che si fa tutto il
doppiaggio "di serie A") per rendersi bene conto in che consiste il lavoro
(nove ore al buio in piedi possono non essere l'ideale per tutti), e, se si
pensa che sia proprio quello che fa per noi, studiando e preparandosi molto,
molto seriamente.
Molti doppiatori hanno cominciato da
bambini, figli di doppiatori, o di amici, o di tecnici. Così è semplice, i
bambini sono quasi tutti bravi e spontanei, intanto si impara la tecnica e ci
si inserisce nel meccanismo.
Se non si è figli di nessuno si può essere attori che già lavorano e che
desiderano allargare le loro capacità nell'ambito del mestiere. Il doppiaggio
è una parte del lavoro dell'attore come lo sono il cinema, la radio, la
televisione, il teatro. Per il doppiaggio occorre imparare una tecnica
particolare, io faccio sempre il paragone con l'imparare a guidare la
macchina. All'inizio sembra complicatissimo, ma con un po' di pratica diventa
così facile che non ci si accorge neanche più di quello che si sta facendo. Ma
un attore che già lavora si trova a metà strada, deve solo imparare la tecnica
frequentando un po' le sale e il gioco è fatto.
Se non si è neanche attori occorre studiare e prepararsi dal punto di vista recitativo, perché doppiare non è solo parlare davanti a un microfono ma è "recitare" nella maniera più completa con in più l'handicap di dover seguire i tempi e le espressioni di un altro attore. Bisogna quindi essere in grado di cambiare a seconda di quello che si vede sullo schermo, di padroneggiare la propria voce e l'emissione del fiato, di sapere tutte le differenze tra una voce portata, timbrata, sussurrata, di testa ecc ecc ecc. Bisogna studiare anche la dizione, in doppiaggio più importante che in cinema, teatro e televisione. I difetti di dizione si sentono e si notano di più, occorre cercare di essere più puliti possibile, e non è facile.
Insomma, non è un gioco, e quel che è più difficile è che non esistono scuole veramente serie che insegnano solo doppiaggio.
Riassumendo, per fare il doppiatore occorrono:
una grande passione;
una sconfinata testardaggine e voglia di arrivare;
una buona dose di talento naturale;
la certezza che è il lavoro che si vorrà fare, a costo di molti sacrifici;
una solida preparazione (che si può ricavare da una delle tante scuole di teatro sparse per l'Italia) dal punto di vista recitativo, di uso della voce e di dizione;
la possibilità di trasferirsi a Roma perché è lì che consiglio di cimentarsi col doppiaggio. Si può fare anche a Milano, se volete, ma in questo caso dimenticatevi, per ora, i film di circuito e le grosse produzioni;
non arrendersi davanti alle difficoltà. Può sembrare un ambiente chiuso, ma chi vale è sempre riuscito a sfondare, lo posso testimoniare in prima persona;
non considerarlo un gioco o un passatempo, o, peggio ancora, un lavoro facile dove si guadagna tanto con poca fatica. Niente di più sbagliato!
Per il resto, auguri a tutti!
© 2002/04
Antonio Genna
- IL MONDO DEI DOPPIATORI, le interviste
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