Intervista a SONIA SCOTTI
In esclusiva per il sito IL MONDO DEI DOPPIATORI, una nuova intervista esclusiva. E' protagonista Sonia Scotti, voce italiana di Whoopi Goldberg, Glenn Close e Judi Dench in numerosi loro film, nonchè attrice e direttrice del doppiaggio.
Intervista effettuata il 28 agosto 2004, a cura di Andrea Pannocchia. È assolutamente vietato riprodurre questa intervista – anche in modo parziale – senza autorizzazione.
PICCOLA CARTA D'IDENTITA' |
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Nome:
SONIA Cognome: SCOTTI Nata il 4 luglio 1945 a Bari Sposata
con il doppiatore Vittorio Amandola Curriculum: |
L'INTERVISTA
La prima domanda, è quella
che faccio a tutti, come ha iniziato a doppiare?
Nasco da una famiglia di attori, iniziai a 5 anni (nel 1950), quando le voci
di bambine (vere) erano solo due: Paola Quattrini ed io. Da bambina ho
doppiato film come "I vitelloni" e "La strada".
Lei come attrice ha
iniziato molto giovane, chi l'ha spinta a provare?
Mia madre, che era una cantante in radio e negli spettacoli di rivista
(ho vissuto una splendida infanzia dietro le quinte, tra comici e ballerine
incipriate)
La sua esperienza con
Visconti è stata indimenticabile, non è vero?
Di visconti ricordo poco, se non la severità e la dolcezza in uguale
misura. Ma ricordo molto bene Walter Chiari, che adorava i bambini.
Per quale motivo si è
diretta verso l'Argentina? Crede che si ricordino ancora di lei?
Non mi sono diretta, ma essendo una bambina, mi ci hanno portata! Mio
padre si recò laggiù per lavoro, gli piacque, e restammo. In Argentina
partecipai ad una lunga serie di spettacoli televisivi, come showgirl, e fu
un vero successo nazionale e discografico. Se si ricordano ancora di me?
Dovremmo chiederlo agli argentini...
Lei ha dato la voce a
Whoopi Goldberg e Glenn Close in molti film, cosa pensa di queste attrici?
E' rimasta legata a loro? Le è dispiaciuto il fatto che non è sempre stata
lei a dare loro la voce?
Whoopi Goldberg: puro istinto. Glenn Close: pura intelligenza. Due modi
di essere attrice che mi appartengono. Se mi dispiace che qualcun'altra le
abbia doppiate? Mi dispiace per il pubblico, che si affeziona alle voci.
Quando doppia cerca di
imitare l'attrice che ha davanti, oppure mette qualcosa di suo?
Copiare non è la parola esatta, io rispetto il lavoro che l'attrice che
doppio ha già Fatto. E' Comunque inevitabile che il mio vissuto artistico e
non arrivi attraverso la mia recitazione.
Lei ha vinto un premio
"Voci nell'ombra" (nel 2000, per il doppiaggio di Marisa Parades nel film
"Tutto su mia madre"), ne va molto fiera? Si aspettava di vincere, oppure
pensava che lo meritasse qualcun'altro?
Intanto, fu assolutamente una sorpresa, perchè nessuno aveva prima di
allora riconosciuto il mio lavoro, tanto che alla prima lettera del premio
non risposi. In questo mondo dove tutto è raccomandazione, politica e altro,
era legittimo dubitare. No, non mi aspettavo di prendere il premio "Voci
nell'ombra", e questo ne dimostra la pulizia.
Lei passa da ruoli
drammatici a ruoli più leggeri, la domanda che ne scaturisce è: preferisce
uno dei due, oppure ama interpretare entrambi?
Assolutamente indifferente.
Lei trova che sia più
difficile doppiare cartoni animati?
Quella dei cartoni è una "specializzazione" in più. Se il doppiaggio dei
cartoni animati viene fatto perdendo di vista la loro destinazione (cioé
i bambini) è meglio non farlo.
I ruoli di cattiva le
piacciono, oppure preferisce altri ruoli?
Sono un'attrice, non lo dimentichi mai, mi piace tutto del mio lavoro.
Lei si è inoltre cimentata
innumerevoli volte con la direzione del doppiaggio (a differenza di suo
marito), trova che sia più difficile che doppiare soltanto? E' d'accordo su
quanto affermato da suo marito sulla direzione del doppiaggio?
Non so cosa le abbia risposto mio marito, ma l'immagino... le posso solo
dire che per fare il direttore di doppiaggio, comunque serve un qualcosa in
più. Mi spiego meglio: ha presente il direttore di un coro? E' La stessa
cosa. Bisogna stare attenti, se si tratta di donne, a non mettere in
contrasto due soprani, se si tratta di uomini, a non mettere in contrasto
due tenori. Insomma, un coro è fatto di soprani, tenori, mezzi soprani,
baritoni, bassi... e nella scelta delle voci degli attori, a parità di
bravura, non bisogna mai perdere di vista il suono complessivo del film,
sempre nel rispetto di chi il film l'ha girato, quindi delle sue intenzioni.
Va da sé che il direttore di doppiaggio il film deve saperlo a memoria, deve
conoscerne ogni sfumatura e deve cercare di restituire allo spettatore un
prodotto il più vicino possibile all'opera in lingua originale. Questo è il
lato artistico. Il lato tecnico lo tralascio, perchè troppo "noioso" da
spiegare, anche se è fondamentale per ogni direttore. L'attore che doppia il
film può conoscere un 20 per cento delle difficoltà tecnico-artistiche che
di volta in volta si presentano.
Anche suo fratello Eugenio
Marinelli lavora nel mondo dello spettacolo, cosa può dire su di lui?
Lo considero uno dei più grandi caratteristi italiani. Se lo ricorda
nella "Signora in rosso" su Gene Wilder?
E' soddisfatta di quanto
fatto fino ad oggi?
E' Un mestiere che ho scelto, non un mestiere di ripiego. Adoro il mio
lavoro e ancora oggi, dopo tanti anni, se mi facessero scegliere, lo
sceglierei di nuovo, visto che ho la fortuna, come giustamente lei ha
osservato, di poter esprimermi sia come attrice, che come direttore di
doppiaggio. Insomma, il cerchio è felicemente chiuso.
Cosa consiglierebbe a chi
volesse intraprendere una carriera simile alla sua?
Non mi faccia una domanda simile! Le posso solo dire che quando mi si
chiede un provino di doppiaggio, io esigo che mi sia dimostrato che chi
vuole il provino sia già un attore professionista. Non mi piace prendere in
giro. Questo mestiere non s'inventa...
Vuole dire qualcosa per i
suoi fan?
Perchè, ho dei fan? Non metto in dubbio la sua parola, quindi dico loro
che continuerò a fare questo mestiere finché potrò, non perdendoli mai di
vista.
© 2004
Antonio Genna
- IL MONDO DEI DOPPIATORI, le interviste
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