Intervista a ROBERTO DEL GIUDICE
In esclusiva per il sito IL MONDO DEI DOPPIATORI, una nuova intervista esclusiva ad un doppiatore italiano. E' il turno di Roberto Del Giudice, voce italiana di numerosi protagonisti del piccolo e grande schermo, tra cui il celebre Lupin III protagonista dell'omonimo cartone animato.
Intervista effettuata il 1° giugno 2006, a cura di Andrea Giorgetti con la collaborazione di Lorenzo Bassi. È assolutamente vietato riprodurre questa intervista – anche in modo parziale – senza autorizzazione.
PICCOLA CARTA D'IDENTITA' |
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Nome:
ROBERTO Cognome: DEL GIUDICE
Curriculum: |
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L'INTERVISTA
Lei come si è avvicinato al
mondo del doppiaggio?
Ho iniziato frequentando l’accademia di arte drammatica all’inizio degli
anni ’60, poi ho fatto una buona attività teatrale e poi verso la fine degli
anni ’60, verso il ’69, ho cominciato ad avvicinarmi al doppiaggio. Ho vinto
immediatamente un provino per un film intitolato “Solo”, con la favolosa
direttrice Fede Arnaud e ho cominciato col doppiare tutti gli attori giovani
degli anni ’70.
E’ una voce che è piaciuta subito e sono stato fortunato perché era giovane
e fresca e “la dava a bere bene”, benché non avessi l’età che sembrava dalla
voce e soprattutto c’era una esperienza dietro.
Nel senso che i ragazzi oggi magari non sanno recitare, ma magari hanno solo
la voce carina senza una esperienza di attore alle spalle.
In che modo decide di
interpretare il personaggio che interpreta?
Adesso il doppiaggio è diventato accuratissimo, addirittura l’America
richiede i provini per avere la voce uguale all’originale, comunque diciamo
uno vede il personaggio, la scena, e li adatta alla situazione e all’attore
che sta doppiando.
Le è capitato di rifiutare un
personaggio che Le hanno proposto?
No, non mi è capitato. Pero non sai mai all’inizio che personaggio affronti,
non sai nulla; diciamo che è un salto nel buio e anzi mi è piuttosto
capitato di pentirmi di aver doppiato qualcuno piuttosto che aver rifiutato.
Poi comunque non vuoi creare casino e uno lo doppia lo stesso anche se non è
contento.
Lei in registrazione è un artista
critico verso se stesso o cerca anche di accontentarsi?
Compatibilmente con i tempi che ci sono cerco di fare il prodotto migliore.
Onestamente cerco di non buttare via, di non essere “facilone” e di essere
invece abbastanza professionale. Certo poi ci sono delle situazioni in cui
devi macinare tanto, però se si ha una certa professionalità ci si salva
bene.
C’è un personaggio che ha
interpretato e che Lei reputa particolarmente simpatico?
Beh, chiaramente sono legato a Lupin III, ormai sono 30 anni che lo faccio!
Un altro personaggio che ho amato molto e che ogni tanto mi capita di
rifare, è la porcellina Miss Piggy dei Muppets.
Inizialmente per lei, essendo una donna, volevano una voce femminile, poi
dall’America li hanno avvertiti che pure in originale era un uomo a
doppiarla. Quindi sono stati fatti dei provini e da allora sono io a farla.
Dei cartoni mi divertiva molto anche Dracula, della serie “Carletto principe
dei mostri”, dove avevo la possibilita di spaziare con canzoncine e modi di
parlare molto divertenti, che facevano ridere me e i colleghi.
C’è un personaggio che rimpiange e
che vorrebbe reinterpretare e di cui ha nostalgia?
Io ho interpretato per tanti anni una serie che era tratta dal film “I
peccatori di Peyton Place”, sono state moltissime puntate e io interpretavo
l’attor giovane.
Quella si è una serie che mi è veramente piaciuta e che amavo doppiare.
Tornando alla serie di Lupin III,
perché ha iniziato a dedicarsi alla direzione del doppiaggio e non più al
doppiaggio stesso?
In tutti gli ultimi film di Lupin mi dedicavo sia alla direzione, che al
doppiaggio stesso; solo in alcuni film venni sostituito, (il Castello di
Cagliostro), comunque poi tornarono a me.
Che rapporto ha con i colleghi, solo
lavorativo o anche personale?
Lavorativo con tutti, personale con alcuni, ma sono anche amicizie che
risalgono a 30 anni fa; certo con i giovani siamo troppo differenti, ognuno
ha la sua vita e non mi sembra il caso. Ho un grande rapporto di profonda
amicizia con Mirella Pace, Sergio Di Stefano, insomma tutte vecchie
amicizie.
Che rapporto ha con il cast di
doppiaggio più consueto della serie Lupin III?
Ottimo, ottimo senz’altro. Ora sono un po’ di anni che c’è un cast
fisso, però dall’inizio è cambiata Margot, è cambiato a Gigen, è cambiato
Zenigata due o tre volte.
Secondo Lei nelle ultime serie Lupin
è andato a perdere col tempo le serie di Lupin sono andate peggiorando?
Sì, le storie erano diverse, le prime storie erano carinissime, era una
commedia brillante, mentre ora segue più il gusto corrente: bombe,
sparatorie, ecc..
Ci sono quelle giornate in cui
proprio non si riesce a stare dietro alla storia e a restare sincronizzati?
Sì, certo capitano. Questo è un mestiere dove devi lasciare le emozioni
a casa. Il microfono è molto sensibile e se tu hai una giornata in cui sei
“girato” si sente subito.
Siccome l’uomo non è di ferro, si deve supplire con la professionalità; a
volte le situazioni sono davvero antipatiche e non riesci a spiccicare
parola o te la mangi.
Nel tempo libero le piace
riosservare i suoi vecchi lavori?
Non sono uno di quelli che si mette lì a ricordare, pero a volte in
privato ci si mette a vedere un film di trent’ani fa e dici “ah, senti la
voce di quel ragazzetto!”.
Ha avuto dei momenti difficili in
cui ha pensato di cambiare lavoro?
Io fino al 1977 ho lavorato in teatro con compagnie importanti, poi a un
certo punto ti rendi conto che il lavoro in teatro è moto difficile, anzi un
incubo; finisci la stagione e cerchi il contratto estivo, poi l’invernale.
Era molto stressante e pian piano mi sono inserito nel mondo del doppiaggio
che ha funzionato subito.
Perché il mondo del doppiaggio è
sempre stato poco valorizzato dai media?
Il doppiaggio è sempre stato considerato l’ultima spiaggia, mentre
spesso molti attori sono stati salvati dal buon doppiaggio, specialmente
quando andavano di moda i film italiani; adesso hanno un po’ imparato, però
all’epoca no.
Poi c’è sempre stata una forma di “snobbismo” riguardo al doppiaggio,
soprattutto nei prodotti italiani; ora usa fare le prese dirette dove gli
attori si doppiano da soli e se sei un bravo attore ok, altrimenti ci stai
anche duemila anni senza fare un buon lavoro. Dicono che la presa diretta è
“verità”, poi la mettono accanto ad un doppiatore serio e vedi che
differenza.
Secondo lei Lupin è il maggior
motivo del suo successo?
Beh, io ho fatto tanti bei lavori, pero con Lupin è stato un matrimonio
fortunato. E’ stata una serie che è piaciuta subito e ha avuto un enorme
successo; per questo gli sono affezionato ed è stato una serie cha ha avuto
molta fortuna, a differenza dei Muppets che pure erano molto belli.
Ora ogni anno arrivano uno o due film di Lupin che non hanno nulla a che
vedere col passato, pero ci tengono sempre tantissimo e ha un grande
successo.
Ci fu un periodo che stavo molto male e non riuscivo ad andare a registrare.
Uscirono due film e tutti i colleghi mi aspettarono il più possibile, poi mi
sforzai e decisi di registrare e la tirai proprio il più possibile.
Si vede che ora hanno un po’ di paura a cambiare voce, diciamo ci pensano
due volte.
Al momento attuale preferisce
doppiare o dirigere il doppiaggio?
Sicuramente ora preferisco la direzione del doppiaggio, in effetti il
mestiere del doppiatore è faticoso, certo non hai il riscontro diretto, pero
quando si fa dei bei lavori, anche da direttore del doppiaggio hai grandi
soddisfazioni.
Quando lei doppia gesticola o resta
fermo?
Mi aiuto con dei gesti, il corpo accompagna il doppiaggio senza dubbio.
Quando doppia in coppia si rivolge
verso il compagno per rendere realistica l’interpretazione?
No, non posso perché il microfono è davanti e ne risentirebbe
sicuramente se mi voltassi.
Per Lei quanto peso ha l’esperienza
e quanto il timbro di voce?
Quando ci sono i provini è ovvia l’importanza della cadenza vocale, poi
si cerca comunque di far fare i lavori a chi oltre la voce ha anche le
capacità e l’esperienza, specialmente con le produzioni americane.
Uno può essere anche bravissimo, ma non entrarci niente con quella
determinata voce e viceversa.
Certamente mai mandare a un provino uno con la voce chiusa, ma anche
attenzione se si sceglie qualcuno solo per la voce, perché poi è difficile
lavorare ed è capitato.
Lei pensa di aver qualcosa in comune
con i personaggi che doppia? Ad esempio negli atteggiamenti?
No, non credo, in generale direi di no.
C’è qualche collega che lei stima
particolarmente a livello professionale al giorno d’oggi?
Ce ne sono tante anche tra le attrici. Per esempio Maria Pia Di Meo,
Alina Moradei della "Signora in giallo". Ce ne sono diversi che meritano
grande rispetto.
Cosa pensa della scelta di mettere
voci famose nei film di animazioni per attirare pubblico?
Non sono affatto d’accordo. Questa è una copiatura degli americani dove
gli attori famosi riescono a doppiare da Dio, mentre qua in Italia non
sempre escono dei buoni lavori. Però, per esempio, uno straordinario che
merita davvero è Gigi Proietti.
Ora usa chiamare a doppiare i personaggi della televisione, ma a me che vado
a vedere un film, non mi importa se quel personaggio lo ha doppiato un vip.
Si è toccato un tasto importante, perché queste persone chiedono delle
cifre, e gli danno delle cifre allucinanti, mentre tu stai li che prendi la
paga sindacale e non mi pare giusto.
Cioè se mi chiami per un lavoro vuol dire che mi reputi la persona adatta e
quindi l’esperienza ha un suo valore, ma se chiami il vip e gli dai una
barca di soldi per sette anelli non è giusto.
Provocatoriamente parlando, ci sono
dei colleghi coi quali non si trova d’accordo?
No, devo dire che ho un buon rapporto con tutti. Basta avere rispetto ed
esigere rispetto dalle persone e tutto va bene. Non ho vecchi rancori nè
altro, tanto la vita ti bastona in altri modi, è inutile farsi del male da
soli.
A questo punto di una cosi brillante
carriera che sempre si aggiorna, Lei reputa questo più un lavoro o una
passione?
La passione c’è sempre ed è sempre molto forte. Certo alcuni frangenti
si sono un po’ calmati e c’è meno impeto e voglia, ma la passione perdura:
mi piace farlo!
Com’è cambiato il suo pensiero
durante gli anni della sua carriera?
E’ cambiato tutto. Adesso è una corsa al ribasso, fanno preventivi di
lavoro bassissimi, la concorrenza è spietata e i ritmi sono pesanti. Prima
magari si facevano 15 anelli a volta mentre ora se ne fanno 35, tutto è più
affannoso.
Consiglierebbe ai giovani di
avvicinarsi a questo mondo?
Io ne ho visti tanti venire e provare, però niente. Certo ne vedi
qualcuno che intuisci può diventare bravo, però non c’è neanche il tempo di
insegnare come hanno insegnato a me. I tempi sono troppo rapidi e quindi, o
sono davvero svegli e intelligenti che cercano di acchiappare e imparare,
altrimenti vedi gente che viene ai provini e non sa neanche da che parte
cominciare.
Di recente è capitato di aver chiesto a uno durante un provino: “Tu che
esperienze hai fatto?” e lui “mah, veramente a me piace, non ho fatto
nulla”. Allora mi viene da pensare, “ma io non vado a operare in sala
operatoria se non sono capace!”.
Si deve essere attori e saper recitare prima di tutto.
I giovani pensano che sia un lavoro facile, che può fare chiunque, che si
guadagna tanto e non li convinci del contrario.
Un doppiatore di successo che
qualità deve avere?
La voce deve essere interessante, non per forza da primo attore, ma si
deve saper recitare. Si può dire “Ti amo” in vari modi, si deve interpretare
scene di isterismo e si deve vedere l’attore sapendo subito come
interpretarlo. Non hai tempo di maturare un pensiero come in teatro che hai
un mese e mezzo; lì devi acchiapparlo subito, hai tre secondi di prove; poi
magari un anello lo rifai 3 - 4 – 5 volte perché il direttore non è contento
e te lo fa rifare, pero alla base c’è la tessitura.
La famiglia cosa pensa del suo
lavoro?
Entusiasta, non mi ha dato problemi. Un po’ di problemi all’inizio per
andare all’Accademia di Arte Drammatica, ma per il resto sempre bene.
Molti si chiedono come faccia tutt’ora
ad avere una voce cosi fresca e giovanile.
Ho fatto un patto con il diavolo! Magari non ho mai doppiato attori come
Sean Connery, però è sempre rimasta giovane e fresca, ora fresca non tanto,
però non ha mai fatto capire l’età che ho.
C’è qualche personaggio che avrebbe
voluto interpretare ma non ha avuto l’occasione di farlo?
Certo, guardando qualche film al cinema uno dice “quello avrei potuto
farlo io” però ci sono tante società di doppiaggio e magari il direttore
preferisce uno rispetto ad un altro, è più che legittimo.
Pensa mai con orgoglio che molti
giovani sono cresciuti con la sua voce?
Sì, me lo ricordo perché sempre molti me lo fanno ricordare! Mi dicono
“ah sono cresciuto con la tua voce ... aaah Lupin” e io magari “stateve
zitti che il tempo è passato e lo so!”.
Condivide il pensiero che i
doppiatori italiani sono tra i migliori in circolazione?
Questo senza dubbio, sia prima che adesso. Il doppiaggio italiano in
genere è molto accurato e c’è molto professionismo, anche se a volte vengono
fuori pure dei lavori mediocri.
In che dose pensa che la sua voce e
le sue doti di attore abbiamo contribuito al suo successo?
È un connubio nato subito, con alti e bassi. E cominciato cosi, c’è
stato qualche ostacolo, ma non c’è stata proprio una percentuale.
Cosa ha provato quando ha vinto il
premio de “Le voci di Cartoonia”?
Mi ha fatto sicuramente piacere, sono cose che si apprezzano, ma niente
di che. Non ho vinto l’Oscar.
Secondo Lei chi è che Le ha
insegnato questo mestiere e cosa pensa dei grandi artisti con i quali ha
lavorato?
Io devo tutto a Fede Arnaud, con la quale ho doppiato tanti film degli
anni settanta e mi ha insegnato tanto. Ho avuto contatto con tanti
doppiatori importanti e ho cercato di acchiappare un po' da quello e da
quell’altro, però resterò sempre molto affezionato a Fede Arnaud.
Devo dire che rivedendo dei film dell’epoca si vede che sono lavori di una
modernità spaventosa, sembrano fatti ora. Poi lei era tosta e per questo non
era molto amata, però nel lavoro ci si deve sbattere la testa, un anello te
lo rifaceva fare anche 40 volte.
Mi ricorderò sempre un incubo di un doppiaggio nel quale dovevo dire
"Buongiorno papà": me lo face fare 35 volte. Allora alla fine mi disse "Va
bene caro, lo mettiamo da parte e lo facciamo domani".
Poi il giorno dopo finiva il film, finalmente l’incubo era passato e lei
“No, c’è l’anello di ieri!” e li dopo 10 – 15 volte ci sono riuscito; per
cui alla fine non ti senti mortificato, però mordi il freno e capisci che
aveva ragione lei. Tutto questo oggi non succede, se dici a uno di fare un
anello 10 volte ti guarda storto, è cambiato tutto, non c’è più il tempo.
Certamente a suo tempo vedevano le potenzialità e cercavano di tirarle fuori
e anche adesso ci sono artisti che hanno grandissime potenzialità. Uno per
esempio che ha fatto una carriera strepitosa è Roberto Pedicini, che quando
lavorava con me era all’inizio e dopo anni diceva “Eh, ti ricordi quella
volta quanti tentativi”, però sapevi a suo tempo che dietro c’era uno che
poteva diventare grande.
La ringrazio molto per il tempo
concesso, per la Sua simpatia e la disponibilità nel concederci di parlare
con un grande artista, quale Lei è.
Grazie mille a voi, è stato un piacere, vi ringrazio molto dei
complimenti. Assicuro che fanno sempre molto piacere!
© 2006
Antonio Genna
- IL MONDO DEI DOPPIATORI, le interviste
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