Intervista a MASSIMO CORIZZA
In esclusiva per il sito IL MONDO DEI DOPPIATORI, una nuova intervista ad un doppiatore italiano. E' il turno di Massimo Corizza, voce di Matthew Laborteaux in "La casa nella prateria" e di numerosissimi personaggi di serie animate, oggi sempre più spesso direttore del doppiaggio.
Intervista effettuata nel mese di giugno 2005, a cura di Simone Poletto, Alessandro Germani e Riccardo Sorrentino. È assolutamente vietato riprodurre questa intervista – anche in modo parziale – senza autorizzazione.
PICCOLA CARTA D'IDENTITA' |
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Nome:
MASSIMO Cognome: CORIZZA Nato il 29 settembre 1957 a Roma Curriculum: |
L'INTERVISTA
Siamo in compagnia di
Massimo Corizza , una voce storica del doppiaggio italiano. Massimo, puoi
raccontarci i tuoi esordi?
Esordii a 4 – 5 anni con spot pubblicitari, ma in realtà erano dei
caroselli tv. Il lavoro di doppiaggio di questi shorts avveniva presso gli
studi della FonoRoma ed in pratica io doppiavo me stesso.
Dopo i caroselli quali
sono state le altre attività?
Contemporaneamente, all'età di 5 anni (era per la precisione il 1962),
iniziai con il teatro; vinsi un provino su 500.000 bambini in tutta Italia
per lo spettacolo "I bambini hanno ragione", opera scritta da Don Raffaello
Lavagna. Ciò che era strano e’ che quest'opera trattava di un argomento
delicato come il divorzio , nonostante l’autore appartenesse al vicariato.
La storia e’ ambientata negli anni ’60 a Roma e narra delle vicende di un
bambino che cadendo in un pozzo viene recuperato e questa situazione fa
riavvicinare i due coniugi. Poi iniziai a recitare in teatro più spesso,
lavorai con Stoppa e Morelli in "Vita col padre" e con tante altre compagnie
a fianco di nomi come Albertazzi, Proclemer presso i teatri "Eliseo" e
"Centrale" di Roma, con registi come Squitieri e Camilleri, di "Montalbaniana"
memoria.
Hai lavorato anche con
la Goggi...
Sì, e considera che oltre a lei c’era anche Aldo Reggiani che nemmeno
aveva vent'anni, nella compagnia teatrale di Crast, con Ave Ninchi, insomma
un bel po’ di gente famosa! Questo perché non è si preparava una commedia
sola, ma 4 – 5 le quali andavano a rotazione nel corso della settimana per
garantire una varietà di spettacoli al pubblico.
Il lavoro di doppiaggio è nato quasi contemporaneamente al lavoro di teatro
perché dopo aver fatto dei provini la voce piacque e così iniziai la mia
carriera di doppiatore. Considera che comunque non esistendo le tv private
doppiavamo un po' di tutto. I turni di lavoro erano diversi dagli attuali,
per farti un esempio:
Mattina: 08:30 – 12:30 – Pomeriggio: 14.00 – 18:00 – Sera: 18:00 – 21.00.
Fu proprio in quel periodo che se in una sala stavano doppiando "Goldrake",
in un'altra stavamo lavorando ad una serie di 13 puntate dal titolo "Le
isole perdute". Renditi conto che, all’epoca, lavorare su di una serie di 13
puntate era come lavorare per una soap di adesso. Oltre a me nel cast
c’erano Massimo Rossi, Edoardo Nevola, Liliana Sorrentino, Riccardo Rossi,
Michele Kalamera, Alvise Battain, questi per citarne alcuni.
Beh, eravate una squadra
di futuri doppiatori...
Considera che noi lavoriamo da tanto tempo insieme, le nostre mamme si
conoscevano, per farti un esempio quando lavoravamo presso gli studi della
FonoRoma c’era all'interno un bar e il gestore sapeva che a quell'ora
arrivavamo noi e dovevamo mangiare, era come essere dentro un’unica
famiglia! Nel frattempo poi ebbi l’occasione di lavorare con Vittorio
Guerrieri durante i provini per "Lazzarillo de Tormes", uno sceneggiato in
costume girato negli studi della storica trasmissione della Tv dei Ragazzi "GiocaGio’".
Tutti i lavori dovevano essere girati e trasmessi rigorosamente in diretta.
L'unica pausa era tra il 1° e il 2° tempo dello sceneggiato. Negli anni
successivi poi lavorammo per RaiTre su un genere che oramai era già stato
abbandonato, ovvero la commedia in diretta per la regia di Guido Sestrieri e
introdotto da Paola Pitagora.
Sei stato anche
"Marcellino pane e vino".
Ero agli albori della carriera. Poi dovetti interrompere l’attività
teatrale, perché quando raggiungi l’età di 18-20 anni e sei un attore
prevalentemente "da palcoscenico" è difficile ricoprire determinati ruoli,
cioè se da una parte sei troppo vecchio per interpretare un bambino,
dall’altra sei troppo giovane per ricoprire il ruolo ad esempio di un
fidanzato. Affiancavo il teatro con parti ricorrenti nei fotoromanzi.
Andavano di moda in quel
periodo...
Sì, per la storica "Lancio", e considera che su riviste come "Grand
Hotel" c’era la presenza costante dei cantanti, per fare qualche nome la
Pravo, Mal, Orietta Berti, Massimo Ranieri, Raffaella Carrà...
Tornando al teatro, un
tuo ricordo di Paolo Stoppa.
Beh, in particolare posso raccontarti quest'aneddoto: dovevamo recitare
una scena dove io avevo una rondine e delle bolle di sapone. Queste ultime
le dimenticai completamente, e al momento delle bolle dissi a loro di
aspettare, perché le avevo dimenticate in camera mia, uscii di scena, andai
in camerino e rientrai mentre loro stavano continuando a recitare come se
nulla fosse per coprire la mia assenza.
Alla fine dello spettacolo Paolo venne da me e da burbero benefico quale era
mi disse di non farlo mai più, ma ricevetti anche dei complimenti per il
sangue freddo che avevo avuto.
Era anche superstizioso, tanto più che una volta si rifiutò di far partire
lo spettacolo poiché Lina Morelli, sua partner in teatro e nella vita, si
era vestita dì viola, e come tutti sanno nel mondo dello show-business non è
un colore ben visto!
Per fare un altro
esempio, come quando cade il copione per terra...
Assolutamente. Bisogna batterlo tre volte in terra!
Tornando ai cartoni
animati, quale è stato il tuo primo lavoro di doppiaggio?
Ho fatto tantissime serie, ma forse ce ne sono due che amo di più, la
prima in assoluto ove il mio carattere veniva rispecchiato era "Carletto, il
principe dei mostri", anche perché con Rodolfo Baldini che faceva l'Uomo
Lupo, Roberto Del Giudice che dava la voce al conte Dracula e il compianto
Aldo Barberito nei panni vocali del mostro di Frankenstein ci divertivamo
come matti. L'altro invece credo sia "Gordian", e considera che per lavorare
a questa serie vennero fatti dei provini mandati in America e in Giappone
dove vennero scelte le voci adatte. Nel cast c’era Giorgio Locuratolo,
Rosalinda Galli, Serena Spaziani, e anche qui ci siamo divertiti perché
magari inventavamo il nome di un'arma o quant’altro (tipo il "missile
podalico"). Considera che, per esigenze tecniche, se magari in "Goldrake"
gli ordini erano campionati, in "Gordian" dovevo gridarli ogni volta. Ed è
stato un periodo in cui facevo tanti turni di lavoro perché lavoravo a
moltissime produzioni presso la "Sincrovox", la "Cinitalia" e la "SAS".
La “Sincrovox” aveva un
gruppo eccezionale!
Sì, attori del calibro di Rino Bolognesi, Alina Moradei, Rodolfo
Bianchi, Sonia Scotti, Eugenio Marinelli, ma ce ne erano molte altre! Presso
la "Sincrovox" noi facevamo tantissime serie, e lo stesso discorso era
valido quando lavoravamo anche per la "Ricmon Sound", e anche qui si
venivano a fare tantissimi turni di lavoro perché le società si scambiavano
i doppiatori anche per pochi anelli, e per cinque-sei anni lavorai
moltissimo; qui vennero realizzate tantissime serie tra cui "Conan, il
ragazzo del futuro", "CHiPs", "La casa nella prateria", "Jenny la tennista",
"Star Trek", "General Hospital".
Ciò era dovuto dal fatto che, non essendoci tanti attori in quel periodo, vi
era la necessità che se in alcune serie animate, film, telefilm bisognava
dare la voce ad un bambino o ad una bambina, e persone di una certa età
erano impiegate per coprire questi ruoli. Io stesso lavoravo tantissimo con
Franco Latini che lavorava a parecchi cartoni animati, e mi trovai a stretto
contatto con le famose Ilaria e Laura Latini, Isa Di Marzio e via
discorrendo.
Voi siete la prima
generazione di doppiatori.
Sì, come ti ho detto prima ci conoscevamo fin da piccoli, e per il
doppiaggio venivamo chiamati sempre noi perché eravamo un gruppo affiatato.
Hai lavorato anche a
"Cuore".
E’ stato divertente perché per la prima volta pubblicarono la foto degli
interpreti su "Tv Sorrisi e Canzoni" e ci facevamo un mucchio di risate
perché dopo il doppiaggio la sera andavamo a cena fuori e prima delle 05.00
non rientravamo a casa... e considera che il prossimo turno di lavoro era di
mattina!
Tornando al doppiaggio,
non è rischioso riproporre delle vecchie serie con un nuovo doppiaggio?
Secondo me è alto il rischio che il prodotto non venda...
Sì, se per esempio riproponessero "Devilman" con la voce del
protagonista fornita da un collega di vecchia data io sarei felicissimo, ma
se venisse doppiato da persone con poca esperienza alle spalle il discorso
cambierebbe radicalmente. Per spiegarmi meglio, capita che i doppiatori
delle nuove generazioni vengano chiamati perché bisogna fare il "brusio" in
un film o telefilm, dopo di che magari alcune società (anche improvvisate a
volte) ricorrono a loro per dare la voce al protagonista di un'altra serie.
Quando vengono richiamati per dei brusii, loro non accettano perché hanno
già avuto le loro prime voci principali. Noi questo tipo di lavoro lo
abbiamo svolto per anni, e in film come "Good Morning Vietnam" abbiamo
lavorato in condizioni non proprio facili, abbiamo dovuto studiare il
vietnamita, riproducendo in sala la nostra voce con particolari effetti
(abbassandoci sotto il leggio, o con contorsioni a dir poco circensi), ma
questi sono solo degli esempi di come abbiamo realizzato questo film.
Infatti, per riallacciarmi alla domanda che mi hai fatto, ci sono i fan di "Gundam"
che mi chiedono spesso se si trova l’edizione vecchia, questo perché il
doppiaggio italiano originale colpisce molto di più, rievoca dei ricordi,
senza comunque nulla togliere al nuovo doppiaggio.
C'è un lavoro che non
rifaresti a distanza di tanti anni?
Che non rifarei no, però credo sia lo sceneggiato italiano "Aquile"
quello più infausto perché è stato riproposto con tre doppiaggi differenti
su pseudo-attori molto improbabili e con dialoghi non molto precisi.
Considera che in un film io curo anche la sequenza che può sembrare banale.
Sono d’accordo, anche
perché magari la scenetta che magari può sembrare banale decreta il successo
di una produzione.
Tornando ai cartoni, tu in "Conan il ragazzo del futuro" e in "Il
fichissimo del baseball" hai dato la voce a quattro personaggi differenti, è
difficile come lavoro?
No, fortunatamente non ho grandi problemi di questo tipo. C’è dà dire
però che, non potendo lavorare su una doppia colonna per realizzare questi
lavori, bisognava incidere contemporaneamente le due voci caratterizzate,
lasciando alla sincronizzazione e al mix il difficile compito di dividerle,
grazie a micropause di recitazione.
"Conan" non fu un lavoro facile perché era un cartone molto complesso e per
le sue tematiche non venne capito da tutti. Ma, ad esempio, nei cartoni dei
robot se da una parte i vari "Trider G–7" o simili erano facili da
comprendere come storia, già in "Gordian" il discorso era diverso poiché la
serie narrava una vicenda molto complessa.
E’ difficile per un
doppiatore passare dà cartoni come "Devilman" a "Sun College"?
No, perché nel primo caso più che altro la maggior parte sono ordini e
scene d'azione, mentre in serie come "Carletto" o simili devi metterci la
tua sfrontatezza. In altre serie come "Caro fratello..." ho dovuto recitare
e far recitare come se fosse uno sceneggiato vero, e in "Duel Masters" ci
sono dei flashback ove c’è la stessa puntata vista però in maniera diversa.
Devi adattarti a seconda della situazione.
Anche perché molto
spesso voi doppiatori non conoscete l'intera trama della serie a cui
lavorate, e lo stesso discorso vale per i cantanti, ad esempio Riccardo Zara
quando cantava le sigle dei cartoni animati non le conosceva tutte.
E’ vero, ma c’è dà aggiungere che adesso anche i doppiatori cantano, per
citarti qualche nome Monica Ward, Georgia Lepore, Massimiliano Alto, e ove
posso io li faccio cantare, ovviamente nelle circostanze più opportune e se
possibile evitando la ripresa in lingua originale.
Su che base viene
effettuato l’adattamento dialoghi?
Generalmente il testo ci arriva in inglese e poi viene adattato sul "lipsinc"
in italiano, a volte mi occupo personalmente io della traduzione e
adattamento del copione.
Massimo, il tuo ultimo
lavoro qual è?
L'ultimo lavoro è "Shin Chan", che dovrebbe uscire presto ed è una
specie di "Carletto" del 2005. La fascia di età non è proprio infantile
perché affronta delle tematiche particolari, sempre con buon gusto ed
estrema ironia, anche nei simpatici doppi sensi. Nel cast ci sono Francesca
Draghetti che interpreta la mamma, il padre è Oliviero Dinelli , e poi una
lista di voci prestigiose tra cui Francesca Guadagno, Davide Lepore, Davide
Perino, Valentina Mari, Stefano Crescentini, Fabrizio Temperini. In questa
serie ho dovuto faticare non poco a trovare delle gag che potessero
adattarsi alla personalità dirompente di Shin Chan.
Oltre a questo lavoro ho interpretato un importante ruolo in "Connie e
Carla", una versione femminile di "A qualcuno piace caldo", un altro in un
film sulla vita di Peter Sellers, ed infine sono in attesa delle nuove
puntate di "King of the Hill" e di "Duel Masters", oltre a tre film tutti
nuovi per il cinema e per il mercato home-video.
Sei sempre pieno di
impegni!
Beh, non mi posso lamentare! Come Peter Pan ho sempre un gran daffare
nell'Isola Che Non C'è!
Grazie Massimo per la
tua cordialità!
Grazie a voi per la grande simpatia e il rinnovato affetto!
© 2005
Antonio Genna
- IL MONDO DEI DOPPIATORI, le interviste
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