Intervista a LAURA BOCCANERA
In esclusiva per il sito IL MONDO DEI DOPPIATORI, una nuova intervista ad un doppiatore italiano. E' il turno di Laura Boccanera, voce di Jodie Foster, Julia Roberts in diversi film, molte eroine del piccolo schermo... e Candy di "Candy Candy"!
Intervista effettuata il 9 dicembre 2005 (vigilia dell'edizione 2005 del Galà dei Doppiatori al Romics), a cura di Alessandro Germani e Simone Poletto. È assolutamente vietato riprodurre questa intervista – anche in modo parziale – senza autorizzazione.
PICCOLA CARTA D'IDENTITA' |
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Nome:
LAURA Cognome: BOCCANERA Nata a Roma il 13 settembre 1961 Sorella del doppiatore Fabio Boccanera Curriculum: |
L'INTERVISTA
Tu sei stata la vincitrice,
te lo dico proprio il giorno prima del Gran Gala del doppiaggio 2005, di ben
due premi: uno nel 2003 a Finale Ligure per la miglior voce femminile e uno
nel 2004 a Romics. Speri di vincere anche domani?
Sì e no. Sono felice di venire, di essere presente alla manifestazione che
ritengo molto carina e molto gratificante per il nostro lavoro.
Tra le tante cose che hai
doppiato, uno dei tuoi migliori personaggi è Jodie Foster. Penso che tu la
stimi molto…
La amo molto, sì. Io, quando la devo doppiare, mi emoziono. Mi batte il
cuore quando la vedo.
L'hai doppiata ne "Il
silenzio degli innocenti", che ha anche vinto un Oscar, poi nel film
drammatico "Il mio piccolo genio".
Sì, ma anche in "Nell"… In tutti l'ho doppiata.
Jodie Foster è la tua attrice
"concordata". Quando uno pensa a Jodie Foster, pensa automaticamente a Laura
Boccanera.
Fortunatamente sì, è l'unica attrice che riesco a tenermi. Ultimamente,
però, non è più così: c'è quest'abitudine di cambiare le voci, non so da
cosa dipenda… Ci sono tante teste, quindi molte teste la pensano
diversamente. Ci sono giochi di potere, chi sta al potere vuole cambiare le
voci per far vedere che ne ha scoperte altre. Ringraziando Dio, Jodie Foster
è ancora mia, ma ho paura a dirlo…
Sei scaramantica?
Sì, molto.
Hai mai avuto occasione di
conoscere Jodie Foster?
Purtroppo no. Quando ho lavorato a "Nell" (una ragazza selvaggia che non
sapeva parlare, io ho dovuto anche studiare un glossario, una lingua), ci
siamo messe d'accordo tramite il supervisore. Lei ha espresso la voglia che
fossi io a doppiarla perché mi stima, addirittura ha voluto la cassetta in
italiano doppiata da me. Ci dovevamo incontrare, ma non è stato possibile.
Poi l'ho vista all'anteprima, ma le guardie del corpo nemmeno mi hanno fatta
entrare.
Non sapevano che tu sei la
sua voce?
Sì, ma il cinema era in centro città, gente accalcata... Era molto
pericoloso, era circondata. Poi lei è piccolina, bassina. Io l'ho vista a
metà del primo tempo che andava via perché, sai com'è, ci sono tanti pazzi
in giro… Era circondata da queste guardie del corpo e non l'ho potuta
avvicinare.
Un'altra attrice, che è tra
le mie preferita, è Julia Roberts.
Quella la "divido", però, con Cristina Boraschi.
Per scelta tua?
Dunque, Cristina Boraschi l'ha doppiata in "Pretty Woman". Poi è
arrivato un altro film e il direttore del doppiaggio l'ha data a me. Da
allora sono circa quindici anni che ce la dividiamo.
Quindici anni sono tanti…
Devo dire che Cristina Boraschi l'ha doppiata più di me, lavorando in un
contesto di cooperativa, dove è più facile riuscire a tenersi i personaggi.
Almeno lo era, adesso non è più così. Io, invece, essendo libera, trovo più
difficoltà. Ci sono sempre giochi di potere, di soldi, che noi non
conosciamo.
Tu non fai parte di una
cooperativa?
No, essere libera è stata sempre una mia scelta.
Motivata da...?
Non ti so dare una risposta. Mi hanno richiesto tutte le cooperative, ma
io non ho mai voluto, anche se adesso do la mia massima disponibilità alle
società più grandi, di un certo livello, perché mi sono scocciata di fare la
trottola. Adesso cerco di gestirmi diversamente.
Il film più bello
interpretato da Julia Roberts, secondo me, è "A letto con il nemico".
Sì, molto bello.
Come vedi il tuo doppiaggio
in generale, non solo quello di Julia Roberts? Hai mai fatto autocritica,
del tipo: "Lo potevo fare meglio?"
Spesso. Io non mi piaccio quasi mai.
Fortunatamente per altri non
è così!
Ovviamente esagero, però penso sempre che... potevo fare meglio. Non so,
non riesco a spiegarlo. Io, ad esempio, quando vado a vedere un film che ho
doppiato innanzitutto sono agitata ed emozionata e ad ogni battuta che dico
sto sempre con l'ansia. Non è insicurezza, lo sento anch'io se sono brava,
però penso che si possa sempre fare meglio.
Se hai detto che non ti piaci
quasi mai, qualcosa che ti ha convinto allora c'è!
No, non è che non mi piaccio, forse mi sono espressa male. Mi piaccio
quasi sempre nel senso che io ci metto sempre tanto amore nel lavoro, non lo
faccio mai solo per i soldi. Io amo tutti i personaggi che faccio, infatti
nel lavoro mi prendono in giro perché io partecipo alle storie, tutti mi
dicono: "Tu sei malata, che te ne frega?" Io sono una che proprio ama questo
lavoro, lo faccio tanto tanto con amore.
Sei perfezionista?
Sì, lo faccio con amore.
Qual è stato il tuo primo
doppiaggio?
Eh, avevo otto anni, non ricordo, andai a prendere mio cugino Riccardo
Rossi alla vecchia Fonoroma che stava a piazzale Flaminio. Stava facendo un
film della Disney col maestro Carapelucci, che all'epoca faceva le musiche
di tutti i film Disney. Io ero andata a prenderlo con mia zia. C'era una
bambina che doveva cantare una canzoncina (una mia collega della quale non
faccio il nome, non è carino) ed era stonata. Carapelucci mi disse: "Vieni
un po', tu". Io cominciai cantando queste strofette che ancora ricordo, però
non ricordo il titolo del film. Cominciai così...
Quindi è stato qualcosa di
casuale, non eri volontaria. Come tuo fratello.
Sì, anche per mio fratello è stato casuale. Infatti i miei figli non lo
fanno, per mia scelta.
Non mostrano interesse?
Questo è un lavoro molto molto bello e gratificante, però ti toglie
tanto. A me ha tolto l'infanzia, l'adolescenza, tante tappe della vita. Poi
la vita te le ripropone? Non so se riesco a spiegarmi, è un discorso un po'
complesso.
Certo, avete cominciato
presto a fare doppiaggio. Una volta si lavorava quasi 24 ore su 24, no?
No, si lavorava in modo diverso, c'era gente competente... Quando ho
iniziato io, c'erano soltanto i film al cinema e la RAI. Si lavorava un
terzo di quello che si lavora adesso. C'era gente brava, gente competente,
adesso è una macchina. Però, ripeto, tutto questo mi ha anche tolto tanto:
l'adolescenza, le famose tappe che devi fare nella vita per crescere. Poi
arrivi a una certa età e ti chiedi: "Ma io cosa ho fatto?" Sì, ho lavorato,
ho fatto tanti film, sono una persona conosciuta, ho un nome importante...
Ma le vacanze con le amiche, i campeggi, le feste a scuola? Tornavo a casa e
dicevo: "Mamma, oggi vado". "No, oggi hai il turno". Non so se riesco a
spiegarmi, è un po' complesso il discorso. Poi queste cose mancano, capito?
Cresci con un senso di competizione, di insicurezza. La competizione è
bella, ma nello sport. La competizione nel lavoro ti può segnare, nel senso
che nel mio lavoro sei sempre in prova. Anche adesso puoi fare un provino e
può esserci dall'altra parte uno che dice: "No, Laura Boccanera è troppo
famosa, voglio cambiare voce". Adesso avviene di tutto. Se non sei bella
preparata e le cose non vanno in un certo modo, ci resti male. Io mi sono un
po' distaccata, non nel senso che non lo amo più, distaccata sanamente dal
mio lavoro, che per me era come mangiare, bere e dormire. La vita, invece, è
un'altra cosa. Io ho due figli meravigliosi. Io ho lavorato fino al giorno
prima di partorire, ho lavorato fino al 16 maggio e il 17 ho fatto un
cesareo. Dopo venti giorni ho lasciato mia figlia a mia madre, col maschio è
stato lo stesso. Non me ne rammarico, per carità, va bene tutto. Sono una
donna felice, ripeto, gratificata, fortunata, ho fatto carriera. Sono
strafelice, però c'è un prezzo da pagare. Per i miei figli, questo prezzo...
Farlo fare a loro non m'interessa, devono crescere con le tappe giuste,
devono essere degli adulti più sereni. Quando vedo ai turni tutte queste
bambine che lavorano, mi viene proprio il magone. Io, purtroppo, non mi so
fare i fatti miei e chiedo: "Tu non lavori troppo?" Risposta: "A me piace".
Mi chiedono dei miei figli... Poi se succede che vuoi far provare loro
qualcosa per curiosità, avendo tanti amici direttori di doppiaggio mi sento
dire: "Da me non li porti?" I bambini servono sempre. Mio figlio va a
scuola, ha gli amici, il pallone, l'altra ha il basket... Perché devono
lavorare? Per il futuro? Studieranno, qualcosa faranno. È stata una mia
precisa scelta.
Non sono in molti a pensarla
così.
No, tanti miei colleghi che hanno iniziato da piccoli la pensano come
me.
Magari pensano di avere un
lavoro già pronto per il futuro.
Probabilmente sì, non lo so. Io, avendo una posizione tranquilla con mio
marito, ritengo che i miei figli stiano bene così. Non saprei dire, perché
magari queste famiglie hanno molte entrate, guadagnano bene... Non voglio
entrare in merito a questi discorsi. Io ho fatto la scelta per i figli miei.
Ogni tanto mia figlia mi chiede perché e io le rispondo che non voglio,
innanzitutto perché prima erano altri tempi, c'erano altri ritmi, un altro
rispetto. Adesso i bambini lavorano più degli adulti. Appena arrivano,
"Forza, incidiamo".
Una catena di montaggio...
Non lo sopporto, mio figlio te lo scordi proprio.
Tornando ai tuoi doppiaggi,
hai lavorato spesso nei film di 007...
Sì, doppiavo Moneypenny, innamorata di James Bond.
Com'è stato "Nightmare before
Christmas" con Renato Zero?
Non ho avuto modo di conoscerlo, abbiamo lavorato in colonne separate.
Un altro bel film che a me
piace molto è "Conflitto di classe".
Lì doppio Mary Elizabeth Mastrantonio. L'ho amato molto.
È uno dei tuoi pezzi forti,
perché la tua voce è, come posso dire, abbastanza roca, però...
Non è solo un fatto vocale, è anche una questione di grinta. Io sono una
molto grintosa, vengo scelta spesso per ruoli dove ci vuole forza: avvocati,
poliziotte, io faccio tutti i ruoli dove ci vuole grinta. Noi diciamo "con
le palle". Raramente mi fanno fare le mollaccione, io preferisco quelle
grintose.
Hai doppiato Andie McDowell
in "Bad Girls" e "Sesso, bugie e videotape". La sua voce originale è simile
alla tua?
Mah, io ho la voce identica a quella di Jodie Foster, identica. Anche
con Julia Roberts ho delle somiglianze, infatti in "Notting Hill" (un film
che io ho adorato) lasciammo una risata in originale perché era uguale alla
mia.
Un altro tuo cavallo di
battaglia è il cartone animato "Lady Oscar", dove Maria Antonietta ha la tua
voce. C'erano anche Cinzia de Carolis e tuo cugino...
Massimo dava la voce a Terence. Ho lavorato anche in "La Bella e la
Bestia", secondo me uno dei più bei film Disney, "Il Re Leone",
"L'Incantesimo sul lago"...
Anche in "Natale sul Nilo"
c'è la tua voce. Ti sei divertita?
Sì, mi sono divertita, ma... da un punto di vista professionale...
Certo, non è un film di serie
A...
No, mi fanno morire dal ridere. Io li vado anche a vedere. Mi sembra che
piacciano a molti, fanno incassi pazzeschi. Mi devi spiegare come ci
riescono, se tutti li disprezzano.
Monica Bellucci è l'unica
attrice italiana che hai doppiato?
Io adoro Monica. È successo anni fa: per uno dei primi film che fece,
quando non era ancora conosciuta, ci furono provini in tutta Roma.
Perché non doppiò se stessa?
Perché non era in grado di farlo. Io vinsi il provino, poi l'ho
conosciuta: è una persona carinissima. Nel film successivo fu doppiata da
un'altra. La incontrai, era molto arrabbiata. Mi disse: "Tu non mi doppi
più?". Io le spiegai che non ero stata chiamata, mi rispose che la nuova
voce non le piaceva. Le consigliai di andare a una scuola di doppiaggio, di
imparare. Le dissi anche di chiamarmi, se avesse avuto bisogno d'aiuto. Da
allora si è doppiata da sola.
Hai doppiato qualche volta
Winona Ryder. Come ti sei trovata alle prese con un'attrice che, almeno a
me, ha dato sempre un'impressione giovanile, quasi un'adolescente...
Pensa che invece ha una voce molto profonda! Un'altra attrice bella che
ho doppiato è Juliette Lewis, nel film di Oliver Stone.
Ah, sì: Natural Born Killers.
Pesante, eh?
Ho faticato molto, però è stata una grandissima soddisfazione. In una
scena dove lei cantava in prigione, Oliver Stone pretendeva che cantassi
anch'io. Io mi rifiutai, spiegando che dovevano chiamare una cantante vera.
Tu sei ricordata soprattutto
come voce di "Candy Candy"...
Secondo me è stato il cartone più bello in assoluto. Cantai pure le
canzoncine dei dischi. Io l'ho amato tantissimo. Io piangevo, singhiozzavo
quando ci lavoravo. Ho doppiato molti altri cartoni, ma non me li ricordo.
Ce n'è uno dove ho lavorato con Massimo Dapporto, che doppiava un cane.
Sei rimasta più attaccata a "Candy
Candy" che a "Hello, Spank"?
Sicuramente "Candy Candy", perché... mi è piaciuto farla! Mi piaceva
come personaggio, come ruolo... Era una forte. Io detesto le donne più...
furbe di me. Io abbaio, mi arrabbio, strillo, faccio e... ottengo di meno.
Il tuo primo lavoro nella
pubblicità è stato lo spot Swiffer Duster.
Credo che adesso lo doppino a Milano, almeno così mi sembra dalla nuova
voce.
Attualmente a cosa stai
lavorando?
Al film "Crash - Contatto fisico", dove doppio Sandra Bullock. Poi c'è
un altro film, non mi ricordo il titolo, dove doppio Tilda Swinton.
Progetti per il futuro?
Diciamo che... Oggi è così, domani è un altro giorno.
Se non fossi stata
doppiatrice, cosa avresti fatto?
Non ho avuto modo di pensarci.
Hai mai pensato di smettere?
No, mai.
Un attrice che avresti voluto
doppiare e che non ti è mai stata assegnata?
Mi sono piaciute tutte quelle che ho fatto. Le mie preferite sono Julia
Roberts, Jodie Foster e... Melanie Griffith. Sono molto felice della mia
carriera.
Quanta differenza c'è fra
recitare in un radiodramma e doppiare? Mi riferisco agli sceneggiati "Dylan
Dog" e "Blade Runner".
È un altro lavoro, ma mi sono divertita molto a farlo!
© 2006
Antonio Genna
- IL MONDO DEI DOPPIATORI, le interviste
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