Intervista a JASMINE LAURENTI
In esclusiva per il sito IL MONDO DEI DOPPIATORI, una nuova intervista ad un doppiatore italiano. E' il turno di Jasmine Laurenti, doppiatrice, speaker e cantante.
Intervista effettuata il 13 giugno 2012, a cura di Morris Lugato, appositamente per questo portale. È assolutamente vietato riprodurre l'intervista – anche in modo parziale – senza esplicita autorizzazione.
PICCOLA CARTA D'IDENTITA' |
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Nome:
JASMINE Cognome: LAURENTI Nata a Volpago del Montello (TV) il 22 novembre 1965 Curriculum: |
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L'INTERVISTA
Qual è stata la sua
formazione?
Tutto cominciò in una radio privata. Avevo 14’anni e una vera passione per
il rock’n roll e la black music. Alla radio imparai a stare davanti a un
microfono senza averne soggezione. A 20’anni intrapresi la mia carriera di
speaker pubblicitaria e corista di jingles per le radio. A 23 anni mi
presentai alla preselezione per poter accedere al corso di doppiaggio del
C.T.A. (Centro Teatro Attivo) a Milano. Nonostante non avessi alle spalle la
formazione teatrale richiesta, i 10 anni spesi nelle radio e negli studi di
registrazione si rivelarono preziosi. Avevo imparato dizione e recitazione
da autodidatta, leggendo un’ora al giorno ad alta voce e ascoltando ed
imitando le doppiatrici che amavo di più. Passai la preselezione e venni
inserita nel gruppo di allievi di Donatella Fanfani e Federico Danti. Era il
lontano 1987. Il resto è storia...
Cosa l'ha spinta ad intraprendere l'attività di doppiatrice?
Mah... è avvenuto tutto in modo molto naturale. La voce è sempre stata
il mio strumento di lavoro e di divertimento. Quando, trascorsi 10 anni, mi
accorsi di non avere più nulla di nuovo da condividere con i miei
ascoltatori, abbandonai senza rimpianti la radio per intraprendere qualcosa
di nuovo e di diverso. Ora la radio un pochino mi manca... Chissà...
Che sensazione ha provato la prima volta davanti al microfono?
Ero un’adolescente piena di sogni. Giocavo a immaginare che tutto il
mondo mi stesse ascoltando, quando quella lucina rossa si accendeva...
Certo, ero emozionata. Mi sentivo considerata, amata... a volte anche un po’
diva.
Si ricorda quale è stato il primo personaggio che ha doppiato?
Mi sembra si chiamasse Linda... una biondina smilza. Ma forse mi sbaglio.
Comunque, il primo di cui ho memoria è Simona in “E’ quasi magia Johnny”,
cui fecero seguito Wendy in “Peter Pan” e Maria in “Cantiamo Insieme”...
Quali sono, secondo lei, le tappe fondamentali e le doti necessarie per
intraprendere questa professione?
Le tappe fondamentali? La formazione è molto importante e fa risparmiare
un sacco di tempo. Mai aver paura di imparare! Un buon corso di dizione, uno
di recitazione...poi, date per scontate queste cose, ci si può cimentare nel
doppiaggio, che è una vera e propria specializzazione del lavoro di
attore... Tutta un’altra cosa rispetto al teatro, perché qui la voce è usata
come nella vita di tutti i giorni... La recitazione quindi è importante, ma
va “dimenticata” per poter essere semplici, naturali... Non mi stanco mai di
ripetere che il doppiaggio davvero ben fatto è quando l’attore rinuncia a
celebrare se stesso per mettersi al servizio dell’attore doppiato. Il
doppiatore deve “scomparire” dietro l’attore cui dà voce... seguirne i
movimenti, gli umori, le emozioni e i sentimenti...anche un sopracciglio che
si inarca si deve “sentire”... il tutto, ribadisco, in modo semplice e
naturale. Non è facile, no. Ci vuole molto esercizio, molta pazienza con se
stessi e tanta umiltà. Le doti necessarie? Beh, una certa predisposizione ci
vuole, non è un lavoro “facile”. Il sinc è la cosa che preoccupa di meno (è
come imparare ad andare in bicicletta)... Ma il resto... Il resto è tutto.
Lei ha doppiato molti personaggi dei cartoni animati amatissimi dal
pubblico: ce n'è uno in particolare che le è rimasto nel cuore? Perchè?
Kreta (Kaori) in City Hunter. Di lei mi divertiva e affascinava il suo
eterno oscillare tra forza e vulnerabilità. In amore, nelle scenate di
gelosia, si trasformava nella caricatura di sé stessa. E’ quello che
dovremmo fare anche noi quando ci rendiamo conto di esagerare nel prendere
troppo sul serio noi stessi e la vita... Sdrammatizzare fa bene alla salute.
Decisamente.
Quali sono le differenze tra il doppiare un umano e doppiare un cartone
animato?
Abissali differenze. A meno che, com’è il caso di molti fortunati
cartoni della Disney, non si decida a tavolino di dare ai personaggi una
voce “naturale”, cioè “umana”, riservando le caratterizzazioni soltanto ai
personaggi non “umani” (animali, esseri fantastici), o a personaggi umani
sì, ma fortemente caricaturizzati... Spero di essermi spiegata...
Fino alla fine della programmazione italiana lei è stata la voce di Dinah
Marler nella soap "Sentieri": si sente legata a questo personaggio?
Eh, beh...Dopo tanti anni finisci per conoscere il tuo personaggio così
bene che ne puoi prevedere le reazioni...un po’ come succede col tuo
migliore amico. Lui diventa parte di te e tu diventi parte di lui.
Si ricorda qualche aneddoto divertente che le è accaduto in sala?
La cosa buffa della mia storia come doppiatrice di Dinah è che spesso mi
trovavo a vivere con lei, mentre la doppiavo, le stesse situazioni che stavo
passando in quel momento nella mia vita personale. A volte avrei voluto
chiamare gli sceneggiatori per accertarmi che non mi stessero spiando...
(scherzo, ma non troppo!)
C'è un collega, o più di uno, a cui è legata in modo particolare?
Simone D’Andrea, Patrizio Prata, Lara Parmiani, ma la lista potrebbe
continuare. Ciascuno di loro ha avuto il suo posto speciale nella mia vita
professionale e nel mio cuore. Ma non voglio esprimere preferenze, è
antipatico. Ogni persona è un mondo a sé stante e va apprezzata nella sua
unicità!
Lei è anche una bravissima cantante, ne ha dato prova in diverse serie
tra cui "Alla ricerca della Valle Incantata" in cui doppiava Tricky: si è
divertita a cantare le canzoni del piccolo dinosauro?
Ma certo!!! Cantare è divertentissimo di per sé... Cantare poi con la
voce “imbronciatina” della piccola e tenera Tricky, immaginando le faccine
dei bambini davanti allo schermo della TV ... decisamente non ha prezzo: non
c’è carta di credito che possa comprare una tale gioia!
Ha doppiato film, telefilm soap opera e cartoni: quale di queste
categorie preferisce?
I film. Senza dubbio.
Tra tutti i personaggi a cui ha prestato la voce, c'e nè uno di cui va
particolarmente fiera?
Sì. Renée Zellweger nel ruolo di Anne Deveraux in “My One And Only”!
Ci sono delle persone del mondo del doppiaggio che sente di dover
ringraziare?
Naturalmente tutti i direttori di doppiaggio che hanno creduto e
investito in me: a Milano serbo un bellissimo ricordo di Donatella Fanfani,
Federico Danti, Lisa Mazzotti, Patrizia Salmoiraghi, Agostino De Berti,
Antonello Governale, praticamente i miei primi direttori. E chissà quanti
nomi ancora potrei fare! Chiedo scusa a coloro che non ho elencato qui.
Siete comunque tutti nel mio cuore. Grazie grazie grazie. Devo a voi, al
vostro incoraggiamento e alle vostre correzioni, quello che sono oggi. Spero
di farvi onore.
Si è mai ispirata a qualche collega?
Sì. Ma dopo aver imparato ciò che dovevo imparare, mi sono lasciata alle
spalle i miei “miti” per poter sviluppare un mio stile personale. Stile che,
attenzione, deve comunque mettersi da parte per non dare all’attrice di
volta in volta doppiata una specie di “marchio” distintivo. Mi spiego: il
più grande complimento che mi si potrebbe fare è che mi sono “mimetizzata” a
tal punto da non essere riconoscibile se non da un orecchio particolarmente
allenato.
Secondo lei com'è cambiato il mondo del doppiaggio in questi anni?
La risposta prenderebbe troppo tempo e troppo spazio. Mi limiterò a dire
che oggi i ritmi di lavoro sono serratissimi e la qualità, ovviamente, non
può che risentirne.
Come vede il futuro di questa professione?
Ahia... Domanda di riserva?
Quali consigli può dare a chi vuole intraprendere questo lavoro?
Pazienza, tanta pazienza. Tanta umiltà. Non bruciare le tappe. Studiare!
Imparare dai più bravi, per poi diventare i più bravi! Che altro? Ah, già...
mai giudicare un lavoro di serie “a” o di serie “b” pensando: ok, ce la
metterò tutta in quello di serie “a”, nell’altro, un po’ meno... No. E’ un
privilegio essere pagati per fare un lavoro creativo, che ci siamo scelti e
che ci piace. Dobbiamo esserne consapevoli sempre. Per non cadere nella
routine. Per non fermarsi. Perciò, a chi comincia vorrei dire: “Date il
meglio di voi stessi sempre. La ricompensa alla fine arriverà.”
Un bacione e buon lavoro!!!
Jasmine
© 2012
Antonio Genna
- IL MONDO DEI DOPPIATORI, le interviste
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