Intervista a CARLO VALLI
In esclusiva per il sito IL MONDO DEI DOPPIATORI, una nuova intervista esclusiva ad un doppiatore italiano. E' il turno di Carlo Valli, attore teatrale e cinematografico e televisivo, dialoghista e direttore del doppiaggio e voce italiana di numerosi attori, primo tra tutti Robin Williams.
Intervista effettuata il 26 dicembre 2004, a cura di Andrea Pannocchia. È assolutamente vietato riprodurre questa intervista – anche in modo parziale – senza autorizzazione.
PICCOLA CARTA D'IDENTITA' |
|
Nome:
CARLO Cognome: VALLI Nato a Asti il 4 ottobre 1943 Sposato con la doppiatrice ed adattatrice Cristina Giachero Curriculum: |
L'INTERVISTA
La prima domanda è sempre
la più banale, il suo incontro con il mondo dello spettacolo è stato casuale
oppure è una passione che ha sempre avuto? Riguardo il doppiaggio invece?
Il mio primo incontro con lo spettacolo avvenne parecchi anni fa, ero ancora
un bambino, e derivò senz’altro da passione. Io vivevo a Torino e in quegli
anni a Torino la Radio faceva molte trasmissioni per i bambini con i
bambini. Io cominciai alla Radio. Mi avvicinai al doppiaggio più tardi, dopo
aver frequentato l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, per
curiosità e poi perché si tratta – come dire – di una specializzazione del
lavoro dell’attore.
Come definirebbe il suo
lavoro in poche parole?
Per me è un lavoro splendido, quello che mi piace fare.
Quando si trova a provare
uno spettacolo qual è il suo rapporto con il lavoro, massima serietà sempre
e comunque o ci sono anche momenti di divertimento? In sala di doppiaggio ci
sono differenze?
Beh, durante le prove è meglio essere concentrati al massimo, se no che
senso ha fare le prove? Ci possono essere momenti di divertimento quando una
scena viene bene e si è soddisfatti, contenti di farla. Al doppiaggio, il
lavoro è più spezzettato – un anello alla volta – l’impegno c’è sempre, ma a
corrente alternata, diciamo, e ci possono essere più momenti di calo di
concentrazione.
Cos'è per lei il
doppiaggio? Quali dovrebbero essere secondo lei i requisiti fondamentali di
un buon attore/doppiatore?
Il doppiaggio può essere un bellissimo lavoro per un attore, perché
fatto in modo giusto col dovuto impegno può dare molte soddisfazioni. Non
bisogna mai dimenticare che si sta solo recitando in italiano un ruolo già
fatto dall’attore del film – ed è lui che ha fatto già tutto: il suo lavoro
è completo – il che vuol dire che si deve cercare di seguire l’attore che si
doppia il più fedelmente possibile, non si può fare quello che faremmo noi
in quel caso, e soprattutto si deve cercare di restituire con la nostra
recitazione le stesse emozioni che l’attore del film suscita in un pubblico
che capisce la sua lingua. Ecco perché un doppiatore deve essere un bravo
attore. Un bravo attore che sia anche in grado di seguire certe accortezze
tecniche indispensabili, senza farle avvertire allo spettatore, rendendole
parte del discorso artistico.
Viene spesso detto che un
doppiatore non deve interpretare il ruolo che gli viene affidato, deve
invece andare il più possibile vicino all'interpretazione originale, è
d'accordo?
E certo, se per “interpretare” s’intende “fare come la farei io”!
Certo, la sua esperienza
come doppiatore è notevole, ma lo è anche quella di direttore e dialoghista,
ma dedichiamoci al primo per il momento. Un buon direttore di doppiaggio
quali qualità deve avere in più rispetto ad un doppiatore? Qual è la
difficoltà maggiore nel dirigere un doppiaggio e quali responsabilità
comporta?
Secondo me un buon direttore deve intanto conoscere molto bene il film
di cui dirigerà il doppiaggio, deve avere le idee chiare su cosa va fatto e
cosa no, deve conoscere i doppiatori per poter fare una buona distribuzione
di voci, e deve saper comunicare al doppiatore le intenzioni giuste,
interagire nel modo giusto con la personalità del doppiatore. La difficoltà
maggiore a volte è proprio quella di portare il doppiatore in una direzione
che lui non seguirebbe, ma che invece ha seguito l’attore del film. La
responsabilità è quasi sempre massima.
Invece quali difficoltà
comporta l'adattare i dialoghi di un film o di un cartone animato nella
nostra lingua?
Le difficoltà del dialoghista sono naturalmente difficoltà di tipo
linguistico e di cultura. Non si può assolutamente deformare, cambiare il
senso del dialogo originale, a meno che ci si trovi di fronte a espressioni
che appartengono tipicamente alla lingua originale e alla cultura di quel
popolo, e allora si può - si deve – sostituirle con nostre espressioni che
rendano lo stesso concetto, lo stesso tipo di battuta comica, che sortiscano
lo stesso effetto. Certo, in più c’è anche da tener conto del sincrono,
soprattutto nei primi piani.
Per un doppiatore cosa
significa ricevere un riconoscimento come il Nastro d'Argento? Per lei cosa
ha voluto dire?
Il nastro d’Argento è il massimo riconoscimento per un doppiatore – mi
sembra, se non sbaglio, anche l’unico – ed è un piacere riceverlo. Per me ha
significato molto.
Come socio della CAST
DOPPIAGGIO, come ha reagito alla scomparsa di Maria Fiore?
Maria Fiore è stata la fondatrice della CAST e ne era il Presidente. Per
tutti noi è stata una grande e dolorosa perdita. Rappresentava il punto di
riferimento a cui guardare per quasi tutta la nostra attività.
Si sa, i principali centri
di doppiaggio i Italia sono due, Roma e Milano. Cosa ne prensa dei suoi
colleghi milanesi?
Conosco molti dei miei colleghi milanesi: ci sono degli attori
straordinari fra di loro e qualcuno ha lavorato con me a Roma.
Come doppiatore, cosa pensa
delle condizioni di lavoro della sua categoria e della non proprio adeguata
retribuzione?
E’ vero: le condizioni di lavoro sono molto peggiorate, ma ciò dipende
dal “Mercato” che non concede spazi né tregua. Il discorso è lungo e
complesso. Non voglio parlare della retribuzione, però è vero che le Major
spendono sempre meno per il doppiaggio, e di conseguenza...
Secondo lei
attori/doppiatori si nasce o si diventa?
Non lo so. C’è chi ci è nato, e chi lo è diventato. Io ne ho viste di
tutti i colori. E’ comunque assodato che una buona scuola o comunque un buon
apprendistato non guasta. Anzi, aiuta molto.
Lei ha avuto molte
difficoltà ad inizio carriera?
No. Come le ho detto ho iniziato da bambino. Poi, dopo l’Accademia, ho
trovato subito lavoro in teatro, e ho continuato per circa 35 anni a
lavorare in teatro, alternando il teatro col lavoro del doppiatore. Finché
quest’ultimo non ha preso un po’ il sopravvento. Comunque non ho mai
abbandonato il teatro, ho sempre preso parte ad almeno uno spettacolo
all’anno, e in questo momento sto provando con Luca Ronconi al Piccolo
Teatro di Milano una commedia che andrà in scena il 18 gennaio 2005.
I rapporti tra colleghi
come sono sempre sereni o c'è anche qualche rivalità?
Beh, come dappertutto, ci sono rapporti sereni con certi colleghi, e
meno sereni con altri. Però quando due attori diventano amici, di solito è
un’amicizia che dura nel tempo. Le rivalità - è chiaro – ci sono, come
dappertutto.
Avviandoci verso la
conclusione ecco l'immancabile domanda: quali consigli darebbe ad un
aspirante attore e ad un aspirante doppiatore (o entrambi)?
Chi volesse fare l’attore secondo me dovrebbe frequentare una scuola, la
migliore del momento, e cercare di lavorare il più possibile, perché
l’esperienza è importantissima, anche se so che al giorno d’oggi non è
facile. Anche l’aspirante doppiatore dovrebbe frequentare una scuola di
teatro – non di doppiaggio, perché a mio avviso non esiste doppiatore che
non sia attore. La tecnica del doppiaggio si impara seguendo i doppiaggi in
sala e cominciando con i brusii e i piccoli ruoli – come abbiamo fatto
tutti.
Qualche parola per i fan?
Sapere che ho dei fan mi rende allegro e felice. Mi viene la voglia di
fare tante cose. Non posso che ringraziarli dello stimolo vitale che mi
comunicano.
© 2005
Antonio Genna
- IL MONDO DEI DOPPIATORI, le interviste
E' consigliata una risoluzione
1024 x 768
con Microsoft Internet Explorer versione 5 o superiore
E' vietato inserire in altre pagine il materiale presente
in questo sito senza autorizzazione!