Intervista a CESARE RASINI
In esclusiva per il sito IL MONDO DEI DOPPIATORI, una nuova intervista esclusiva. E' protagonista Cesare Rasini, attore e doppiatore torinese.
Intervista effettuata il 29 giugno 2011, a cura di Morris Lugato. È assolutamente vietato riprodurre questa intervista – anche in modo parziale – senza autorizzazione.
PICCOLA CARTA D'IDENTITA' |
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Nome:
CESARE Cognome: RASINI
Nato a Torino il 3 maggio
1957. Curriculum: |
L'INTERVISTA
Qual è stata la sua
formazione?
Scuola media al Conservatorio G. Verdi. Ragioneria e Liceo Artistico.
Centro Sperimentale d’Arte Drammatica, Centro D ed Ernesto Cortese (regista
RAI insegnante di recitazione).
Attore, cantante,
doppiatore: in quale di queste professioni si riconosce di più?
Se dovessi dare delle percentuali direi: 60% doppiatore, 30% attore, 10%
cantante.
C'è una persona che può
chiamare "Maestro"?
Artisticamente, Ernesto Cortese. Mio padre come “guida terrena”, Dio per
essere “entrato” dentro di me e quindi come maestro spirituale.
Quando ha deciso di
intraprendere l'attività di doppiatore? Si ricorda il suo primo personaggio?
Quando ho deciso di lasciare la “carriera” musicale! Ho provato a fare
quello che mi attraeva: dare la voce a un personaggio, magari con
caratteristiche fisiche diverse dalle mie. Infatti quando mi hanno proposto
di doppiare Danny De Vito, mi è venuto un coccolone! Il primo personaggio
che ho doppiato era in un telefilm americano. Quando mi hanno fatto vedere
l’anello si vedeva un bancone di un bar con una bionda di spalle. “Ecco,
devi doppiare quella!!” Pensavo che mi prendessero in giro. Invece era
proprio così: era una trans con la voce di Polifemo!!!!
La sua formazione teatrale
l'ha aiutata in sala doppiaggio?
Caspita!!! Ho avuto la grande opportunità di fare teatro, televisione, radio
RAI, qualche piccola esperienza nel cinema. Il problema di molti doppiatori
è che non hanno fatto “la gavetta”. Al leggio senti subito chi non ha avuto
esperienze teatrali: doppia un sacerdote con le stesse intonazioni di un
cowboy e viceversa. Sono “senza palle!” passatemi il termine. Ma soprattutto
nelle interpretazioni impegnative si scollano dal personaggio, perché non
hanno la base fondamentale della buona scuola di recitazione. E’ come voler
fare i rally e non aver ancora preso la patente di guida!
Lei ha doppiato film,
telefilm, soap opera e cartoni: quale di questi prodotti preferisce?
Beh, certamente film e telefilm. Perché quando trovi attori bravi è più
facile “incollarsi”.
I cartoons sono innaturali, si urla, vi sono dei monologhi lunghi che doppi
in apnea. Invidio molti miei colleghi che, a volte, mi chiedo veramente come
riescano. Alcuni sono straordinari, bravissimi!!!
C'è un attore, o un
personaggio, a cui si sente legato in modo particolare? Perché?
Sicuramente Gustavo Bermudez, attore venezuelano. Lo doppiava Roberto
Chevalier. Poi l’allora direttore di Rete 4 (primi anni ’80) decise di
cambiargli voce. Feci il provino su parte e lo vinsi. Era il mio primo
protagonista come doppiatore. Avrà fatto almeno 5/6 telenovelas da 600
puntate l’una!! E’ stata comunque una grande esperienza e gavetta.
Negli anni lei ha collaborato
con molti studi di doppiaggio, compreso uno che ora non esiste più, la
Carioca di Verona. Che ricordo ha di quel periodo?
Beh, Verona è una città bellissima, a parte le zanzare anche a novembre!!!
Dello studio non ho nulla che mi sia rimasto impresso in particolare. Per
loro facevo anche le direzioni oltre che il doppiaggio. Molti attori erano
“dopolavoristi”, chi faceva il giornalista, chi il postino ecc. Riuscire a
fare dare delle intonazioni “normali” ad alcuni era veramente un’ impresa.
Ma il problema era che nonostante i loro inevitabili limiti, taluni
credevano di essere ormai dei doppiatori “consumati”. Per cui doppiavano
ormai senza guardare più neanche l’anello. Roba da ridere. Invece alcune
colleghe hanno fatto carriera e sono diventate brave. Vorrei citarne due
perché se lo meritano: Angiolina Gobbi e Renata Bertolas.
Per gli appassionati di
cartoni giapponesi lei è Re Kaioh di "Dragon Ball Z": com'è stato lavorare a
quella serie?
Sicuramente divertente e poi ho avuto la fortuna di avere come direttore del
doppiaggio il grande Maurizio Torresan che oltre ad essere un caro amico era
anche un bravo direttore. Purtroppo non è più con noi, ma è sempre nei
nostri cuori. Anche da lui ho imparato molto.
C'è qualche episodio
divertente che le è capitato in sala di doppiaggio?
Oh, si, tanti. Uno è quello di un personaggio “stravagante” di cui
ovviamente non faccio il nome ma che chiameremo XXX. Allora facevo anche
l’assistente al doppiaggio e l’avevamo convocato per fargli fare una
particina piccola, piccola. Il solito cameriere che dice “il pranzo è
servito” e qualche cos’altro. Come di consueto gli facciamo prima vedere e
sentire in sonoro l’anello. Poi gli diciamo:” bene XXX adesso muta!”. (Cioè
si toglie il sonoro in sala, si sente solo più in cuffia e si prova il
labiale). Parte l’anello e non si ode nulla. “Scusa XXX ma non provi?”. E
lui risponde: “Eh, scusa, hai detto muta!!!”. Che dire!!
C'è un personaggio, o un
attore, a cui vorrebbe prestare la sua voce?
Una volta ho “dato la voce” a Michael Douglas. Mi hanno detto tutti che non
ci stava affatto male!!! Non mi dispiacerebbe!!
E' anche direttore del
doppiaggio: preferisce dirigere o essere diretto?
Dipende. Mi piace essere diretto da persone che sanno fare il loro mestiere.
Che ti stimano e non devono dimostrare nulla. Una vera collaborazione tra
attore e direttore. A Roma ho lavorato con direttori di un certo “peso
artistico” con cui facevamo turni in serenità e tranquillità. Mi è anche
successo che una (famosa) direttrice non era convinta di una mia battuta e
mi ha chiesto di risentirla perché non era sicura! Cioè, io dovevo decidere
se andava bene o no? Una famosa direttrice di Roma chiedeva a me, ultimo e
sconosciuto doppiatore del mondo se la battuta andava bene o no!!!!
Incredibile, fantastico, tutto un altro mondo: stima e collaborazione!!
Invece la maggioranza pensa che fare il direttore voglia dire “comandare”,
“imporre” le proprie intonazioni, i propri gusti ecc.
E’ dal 1982 che faccio questo mestiere, ma entro in sala sempre come se
fosse la prima volta. Parto dal concetto che “io non sono nessuno” e che
“più sai, più ti rendi conto che sei ignorante”. Da altre parti trovi dei
pazzi, che non sanno distinguere un asino da un mulo e ti danno anche le
intonazioni: ignoranza, mancanza di rispetto verso un collega e mancanza di
umiltà!
Quando dirigo (dirigo: cioè quando aiuto i colleghi al leggio) , vedo che
vanno via tutti sereni e sorridenti. Ogni attore ha libertà di scegliere
l’intonazione che vuole, l’importante che sia credibile e che sia attinente
alla situazione. E a volte si esamina anche se è meglio dirla in un modo o
nell’altro. Gli altri pontificano, fanno i maestrini e basta. E infatti i
risultati poi si “sentono”. Ma scaricano la loro incapacità sugli attori,
non si mettono mai in discussione, loro!!
Chi sono le persone del
mondo del doppiaggio a cui è più legato?
Beh, un grande ringraziamento a Danilo Bruni che mi ha insegnato il
mestiere.
Ma ve ne sono altre, non potrei elencarle tutte.
Il doppiaggio è cambiato
molto da quando lei ha iniziato?
Altroché!! Ho avuto ancora l’opportunità, anzi la fortuna di doppiare
l’anello in pellicola. Se non la facevi “buona la quinta”, la pellicola si
bruciava. Oggi con l’elettronica è tutto più semplice. Puoi anche togliere
una T di troppo, aggiungere, incollare, velocizzare. E’ una pacchia!!
Videogiochi, documentari e
reality: cosa pensa di questi prodotti da doppiare?
Documentari che ho fatto per Geo & Geo, Wild, RAI 3, SKY ecc. erano
abbastanza interessanti. Gli altri prodotti hanno meno valore, ma in questi
tempi di “vacche magre” meglio non far troppo gli schizzinosi.
Quali sono le
caratteristiche che deve avere un bravo doppiatore?
Prima di tutto essere un bravo ATTORE, saper andare a sinc, avere orecchio
musicale, ma soprattutto umiltà, ormai una rarità nel settore.
Come vede il futuro di
questa professione?
Sta diventando sempre più una catena di montaggio a scapito della qualità.
Per cui oggi è più importante “dirla” discretamente ma in fretta che non
“bene” con i tempi necessari. E poi le varie scuole di doppiaggio creano
soltanto illusioni (e a certi prezzi!). E’ vero che i bravi lavoreranno
sempre, ma è inutile far pagare un corso per formare futuri disoccupati. La
torta ormai è piccola e siamo in tanti a doverci sfamare. Troppi!!
Che consigli può dare agli
aspiranti doppiatori?
Frequentate delle scuole di recitazione qualificate, imparate anche a
cantare, ma soprattutto umiltà, altrimenti non andate da nessuna parte e vi
create solo nemici.
Lo ricordo, chi non sa recitare non va avanti! Arriverà il momento che di
fronte alla prima vera difficoltà, il “meccanismo” si blocca….. e allora son
dolori!!!!
Grazie mille per la
disponibilità Cesare!
Grazie a voi, è stato un piacere. Ne approfitto per fare un augurio di ogni
bene e serenità a tutto il mondo. E non dimenticate mai di donare Amore
perché: l’Amore………vince sempre e su tutto!!! Anche questa norma di vita mi
ha aiutato nel lavoro!
© 2011
Antonio Genna
- IL MONDO DEI DOPPIATORI, le interviste
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