Intervista a CRISTINA BORASCHI
In esclusiva per il sito IL MONDO DEI DOPPIATORI, una nuova intervista esclusiva. E' protagonista Cristina Boraschi, voce italiana di Julia Roberts, Sandra Bullock, Ashley Judd, Calista Flockart/"Ally McBeal", nonchè direttrice del doppiaggio.
Intervista effettuata il 28 agosto 2004, a cura di Antonio Genna. È assolutamente vietato riprodurre questa intervista – anche in modo parziale – senza autorizzazione.
PICCOLA CARTA D'IDENTITA' |
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Nome:
CRISTINA Cognome: BORASCHI Nata il 28 marzo 1955 a Milano
Note: laureata a Roma in Lettere
Moderne con una tesi in Storia e Critica del Cinema. Curriculum: |
L'INTERVISTA
Prima di tutto, come hai
iniziato a doppiare?
Non so se interesserà a qualcuno, comunque io ho una storia un po'
diversa da quella di quasi tutti i miei colleghi. Io mi sono laureata in
Storia del Cinema. Poi, in attesa di trovare un lavoro attinente alle mie
competenze, ho frequentato una scuola di recitazione con l'intenzione di
migliorare la dizione e di imparare il mestiere dell'attore, forse pensando
a un possibile futuro da regista. E invece mi sono appassionata alla
recitazione, ho fatto un po' di teatro e contemporaneamente ho cominciato a
frequentare le sale di doppiaggio. Mi piaceva moltissimo doppiare e la voce
mi ha molto aiutato a fare carriera. Diciamo che mi sono anche trovata al
posto giusto nel momento giusto, avendo le caratteristiche giuste.
Quale ritieni il tuo primo
doppiaggio importante? C'è qualche doppiatore o direttore del doppiaggio che
è stato fondamentale per l'inizio del tuo lavoro?
Importante importante è stato "Pretty Woman", perché con quel film sono
diventata un po' "famosa". Importante per me, un telefilm di una serie nel
quale avevo il ruolo di protagonista di puntata essendo io ancora una
principiante. Ma il direttore, Gino La Monica, mi dette fiducia, mi aiutò
moltissimo e alla fine il risultato fu buono. Da quella volta mi convinsi
che ce l'avrei potuta fare. Il primo personaggio fisso che ho fatto (un
personaggio che tornava e non si esauriva in un turno solo) è stato nella
serie "Candy Candy": un'infermierina collega di Candy. Una grande emozione
anche quella.
Molto importanti per il mio inizio di carriera sono stati Gino La Monica e
Roberto Del Giudice, come direttori, e Fabrizia Castagnoli, una collega che,
vedendomi fare l'assistente al doppiaggio, mi disse: se fra un anno non ti
trovo a fare solo la doppiatrice ti spezzo le gambe. Un po' brutale, ma una
grande dimostrazione di stima. Non lo dimenticherò mai, soprattutto perché
veniva da una collega.
Tra i doppiatori del
passato ormai scomparsi, chi è che ti manca di più?
Tutti, dei miti, sono cresciuta con le loro voci. Con
Pino Locchi e
Anna Miserocchi ho anche lavorato e quindi sono quelli dei quali posso dire: mi
mancano.
Che rapporto hai con i tuoi
colleghi?
Sarebbe meglio chiederlo a loro. Comunque ho gli stessi rapporti che ho
con tutte le persone. Con alcuni vado molto d'accordo, anzi, siamo proprio
amici, altri credo che mi detestino dal profondo del loro cuore. Una cose
però è certa: io non sono invidiosa delle colleghe. Con Laura Boccanera ci
dividiamo Julia Roberts, eppure ci stimiamo molto e ci vogliamo bene. E poi
era la mia Candy Candy!
Cosa pensi della nuova
generazione di voci italiane?
Che non è all'altezza di quella precedente. Ma forse non è vero, forse
ho mitizzato gli attori del passato perché, già l'ho detto, mi hanno
accompagnato a partire dalla mia infanzia. E' vero anche che una volta i
doppiatori avevano solidissime carriere di "attori" alle spalle e c'era il
tempo di imparare e affinare il mestiere. Adesso si deve correre talmente in
fretta che non c'è più tempo né di insegnare né di imparare. E ai
distributori importa molto poco se a doppiare un attore è Tizio piuttosto
che Caio. E' questo è un grande male per la nostra professione. Se non c'è
differenza tra un fuoriclasse e un filodrammatico, allora è finita!
In genere preferisci
doppiare film o serie TV?
Credo che chiunque preferisca doppiare un film. Io poi, da buona
cinefila, li preferisco ampiamente. Ma spesso, doppiando le serie, ci si
diverte di più e si trova il modo anche di ridere un po'.
Hai doppiato importanti
attrici del cinema contemporaneo, come Julia Roberts, Sandra Bullock, Ashley
Judd, Geena Davis, Meg Ryan, ed alcune protagoniste del panorama televisivo
americano come Calista Flockart e Melina Kanakaredes. Sapresti scegliere la
tua attrice preferita tra le tante a cui hai prestato la voce? E puoi
sbilanciarti su un'attrice o personaggio che non ti è proprio piaciuto e che
hai doppiato "a denti stretti"?
Risposta diplomatica: amo tutte le attrici che ho doppiato, sono una
parte di me.
Risposta vera: sono affezionata a Julia Roberts perché mi ha dato grande
visibilità e, nel mio lavoro, è una cosa rara. Mi piace moltissimo doppiare
Calista Flockart in "Ally McBeal", perché mi trovo molto in sintonia col suo
modo di recitare e la serie è molto divertente. Non amo particolarmente
Sandra Bullock perché sbuffa troppo, e Meg Ryan è piena di sporcature
(smorfie, risatine, versi). Però le doppio molto, ma molto volentieri.
C'è un'attrice che non hai
mai doppiato e che ti piacerebbe avesse la tua voce italiana?
Me lo domandano sempre e la risposta è invariabilmente la stessa:
Michelle Pfeiffer. Per la verità lo sfizio di doppiarla me lo sono tolto in
un film homevideo intitolato "Sweet Liberty". La adoro, come attrice e come
donna e trovo che la mia voce stia anche bene su di lei. Ma questa volta non
mi sono trovata al posto giusto nel momento giusto. Prima di me è arrivata a
doppiarla la migliore voce della mia fascia di età, e cioè Emanuela Rossi.
Ho perso in partenza, Emanuela è troppo brava!
Da alcuni anni sei anche
una direttrice del doppiaggio di film ("Star Trek - La Nemesi", "Honey") e
telefilm ("Doc", "Commissariato Saint Martin"): è più difficile doppiare o
dirigere un doppiaggio?
Per me senz'altro dirigere, perché è un lavoro molto diverso da quello
della doppiatrice. E il lavoro di Direttore non l'ho scelto come avevo fatto
con l'altro. Però credo di metterci la stessa serietà e lo stesso impegno.
Fare il Direttore comporta avere più responsabilità e costringe ad avere
anche una preparazione culturale piuttosto ampia. Una grande fatica. Se ci
sono riscontri positivi, però, è di grande soddisfazione.
Qual è la tua posizione in
merito alle agitazioni dei doppiatori e alle basse retribuzioni della tua
categoria?
Oddio, è una storia talmente lunga e complessa che non si può ridurla a
una risposta durante un'intervista. Diciamo che i doppiatori dovrebbero
essere pagati di più (non guadagnano i milioni, come qualcuno crede) e che
ci dovrebbero essere migliori condizioni di lavoro e più tempo per fare un
doppiaggio. Ma quest'ultimo sciopero e questo contratto non hanno risolto i
problemi e lo si poteva prevedere. Se non si trova il modo di coinvolgere
chi i soldi li tira fuori, cioè la committenza, distributori, Rai, Mediaset,
allora è inutile farci la guerra tra poveri (leggi società di doppiaggio e
doppiatori). E invece è proprio quello che abbiamo fatto. Oltretutto i
doppiatori non sono una categoria unita (non lo sono mai stati da quando li
frequento) e le società di doppiaggio sono troppo differenziate per avere
finalità uguali. E senza compattezza non si arriva da nessuna parte.
Risultato: non siamo arrivati da nessuna parte, la committenza la fa ancora
da padrone e adesso abbiamo un contratto capestro che è stato firmato. Ero
contraria prima allo sciopero e adesso sono più che mai convinta che la
battaglia è stata combattuta male. Ma è una mia opinione.
Il doppiaggio italiano
viene spesso sottovalutato e snobbato dai critici cinematografici, che forse
non considerano le difficoltà del prestare la propria voce ad un altro
attore: cosa ne pensi?
I critici sanno benissimo quali sono le difficoltà, è che non amano proprio
l'idea di doppiare i film. Preferiscono la versione originale, e io sono
d'accordo. Peccato però che la versione originale se la possano godere solo
quelli che conoscono un po' le lingue o che sono votati al sacrificio. Io,
dopo essermi beccata seminari con film in polacco e sottotitoli in arabo e
aver vissuto l'eroica stagione di cineclub, sono più che abituata a
qualsiasi cosa. Ma capisco che per il grande pubblico il cinema deve essere
svago, relax e divertimento e i sottotitoli non aiutano certo. Ben venga la
doppia versione per accontentare tutti. E che i critici smettessero di
essere così snob e guardassero in faccia la realtà, mettendosi nei panni del
pubblico medio (che è quello che fa guadagnare il cinema!) Comunque il
nostro doppiaggio non è sottovalutato, siamo senz'altro i migliori del
mondo, questo lo dicono tutti. Di sicuro siamo anche quelli che doppiano di
più, perciò...
Hai dei progetti futuri che
vuoi svelare in anteprima?
Sì, cambiare lavoro appena possibile. Fatemi solo trovare
un'alternativa. Sto studiando Criminologia, ma quello è un hobby, non credo
che diventerà una professione.
Per chiudere, una domanda
classica... hai qualche consiglio da dare ai numerosi aspiranti doppiatori?
Alla luce di quello che ho detto prima, senz'altro di lasciar perdere.
Se proprio si vuole fare doppiaggio, bisogna prima prepararsi bene,
soprattutto nella dizione (che vuol dire anche respirazione e uso della
voce) e nella recitazione. Non ci si improvvisa doppiatori dal nulla se non
si comincia da bambini. E poi cercare di scovare il colpo di fortuna, anche
quello serve.
© 2004
Antonio Genna
- IL MONDO DEI DOPPIATORI, le interviste
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