Intervista ad ALDO STELLA
In esclusiva per il sito IL MONDO DEI DOPPIATORI, una nuova intervista esclusiva. E' protagonista Aldo Stella, doppiatore e direttore del doppiaggio milanese.
Intervista effettuata il 18 luglio 2011, a cura di Morris Lugato. È assolutamente vietato riprodurre questa intervista – anche in modo parziale – senza autorizzazione.
PICCOLA CARTA D'IDENTITA' |
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Nome:
ALDO Cognome: STELLA Nato a Torino il 30 dicembre 1955 Curriculum: |
L'INTERVISTA
La prima cosa che le chiedo
è questa: qual è stata la sua formazione?
Da attore… A vent’anni feci le mie prime esperienze in teatro, amatoriali,
finché compresi che la fascinazione e la passione che sentivo meritavano di
essere messe alla prova tentando di acquisire "mezzi professionali". Feci le
mie scuole di recitazione, dopodiché, per alcuni anni, lavorai in teatro.
La sua esperienza teatrale
l'ha aiutata in sala doppiaggio?
Domanda delicata: a mio parere l’esperienza teatrale è utilissima (vorrei
dire indispensabile, ma non è così). Il doppiatore è un attore
specializzato, e non si può doppiare se non si è, almeno potenzialmente,
attori. Va da sé che l’esperienza sul palco certifica, rinsalda e accresce
questa "attorialità". Contemporaneamente, però, la "gabbia" che il
doppiaggio impone alla libera manifestazione del proprio "essere attore"
implica uno slittamento di registro dalla recitazione teatrale a quella a
microfono, slittamento tutt’altro che automatico, e che difficilmente,
credo, può essere razionalizzato.
Quando e come ha deciso di
fare anche il doppiatore?
Mai deciso! E’ successo per caso, mentre mi trovavo a Milano per le
prove di uno spettacolo. Decisione della sorte che si è rivelata sensata e
fortunata, spero.
Si ricorda il suo primo
doppiaggio?
Il primo turno fu, come avviene praticamente sempre, di "fegatelli", in
un cartone che si intitolava "Esplorando il corpo umano"…
C'è un personaggio che ha
un posto speciale nel suo cuore?
Naturalmente Teddy Ruxpin, l’orsetto-"iliop".. fu il mio primo
protagonista, a pochi mesi dal mio ingresso nel mondo del doppiaggio, e di
conseguenza segnò un punto di svolta.
Si è mai ispirato a qualche
collega?
Mai!!!! Secondo me è un approccio assolutamente deleterio, e che contesto
con grande decisione. Ribadisco che il doppiatore è un attore, dunque deve
manifestare la propria creatività e il proprio essere. In teoria, non
dovrebbe assomigliare neanche a se stesso, di volta in volta; figuriamoci ad
un altro, per quanto questo "altro" possa essere un collega illustre e
bravissimo.
Quali sono, secondo lei, le
tappe che si devono affrontare per diventare doppiatore?
Ovviamente corso di dizione, scuola di recitazione, possibilmente
esperienza pratica come attore e quindi, a seconda dei casi, un corso di
doppiaggio oppure "ci si butta"!
Lei è anche adattatore di
dialoghi: quanto è importante questa figura professionale?
Fondamentale. La battuta scritta bene ha già risolto il 50 per cento del
lavoro. Basta che una battuta sia scritta magari in italiano corretto ma in
modo troppo letterario per creare a chi doppia grosse difficoltà. A volte si
trovano copioni che sembrano temini scritti da liceali. Salvo alcune precise
situazioni, il registro del dialoghi deve essere credibile, parlato, e di
conseguenza "dicibile".
C'è qualche episodio
divertente che le è capitato in sala?
Molti, in tanti anni.. ma non ne parlo!
Lei ha diretto molte serie
di animazione giapponese: ce n'è una che preferisce?
Dovendo sceglierne una, direi "Il Conte di Montecristo".
Tra le sue numerose
direzioni ci sono anche quelle dei film di "Ken il Guerriero": ha trovato
difficile confrontarsi con uno dei miti degli appassionati di animazione
giapponese?
Sì, parecchio impegnativo. Come sempre succede in questi casi, sai che
ti scontrerai con la prevenzione nei confronti della "novità". Questa
prevenzione alle volte può persino nascere da un attaccamento morboso ai
ricordi infantili e adolescenziali, che può condurre ad un rifiuto a priori
dell’operazione, da parte di chi ne fruirà. Nello stesso tempo non si
possono sottovalutare né tanto meno ignorare i "precedenti". Quindi da
quelli bisogna partire, e capire cosa si può "fare"oggi. Il doppiaggio, come
tutte le manifestazioni artistiche, evolve, cambia, con la società e con i
mutamenti culturali. Oggi non si doppia come si faceva vent’anni fa, o
trenta, o quaranta. Sarebbe improponibile, a meno che non si tratti di
un’operazione specifica e "voluta". Difficile è capire "come" aggiornare.
Insomma, in operazioni del genere, come i primi quattro film di Ken, si
cammina sulle uova, ma d un certo punto bisogna prendere delle decisioni,
tirarsi su le maniche e lavorare.
Come è cambiato questo
mestiere nel corso degli anni?
Sempre meno arte, e sempre più "produttività".
Quali consigli può dare a
chi vuole intraprendere questa strada?
Studiate recitazione e siate personali. Con gusto, però. Ah, dimenticavo:
preparatevi ad un percorso che può essere lungo, faticoso e talvolta
frustrante.
Grazie mille per la disponibilità Aldo!
© 2011
Antonio Genna
- IL MONDO DEI DOPPIATORI, le interviste
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