Intervista ad ANTONIO COLONNELLO
Ecco un'intervista, realizzata da Giammarco e già pubblicata sul suo sito internet DallasForever.com, ad Antonio Colonnello, prematuramente scomparso nel 2005, voce italiana di popolarissimi attori come Larry Hagman/J.R. Ewing in "Dallas" e Henry Winkler/Fonzie in "Happy Days", ma anche voce di Steven Seagal e Clint Eastwood in alcuni film.
Intervista effettuata nel mese di settembre 2004, riprodotta per gentile concessione di Giammarco.
PICCOLA CARTA D'IDENTITA' |
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Nome:
ANTONIO Cognome: COLONNELLO
Curriculum: |
L'INTERVISTA
A Montreau quando andai insieme a Larry Hagman (interprete di J.R. Ewing in "Dallas", NdR) a ricevere il premio come miglior doppiatore europeo di J.R., l’ho conosciuto e siamo stati tre giorni assieme e mi accorsi che alzava il gomito... e non poco eh?! ...lucido apparentemente, ma molto allegro insomma..
Lui ha sempre detto che
non si è mai ubriacato in vita sua...
Comunque si vedeva che beveva, fa parte del gioco. Certi stress non si
sopportano senza… così, dei supporti..
Quando ha iniziato a
doppiare Larry Hagman in "Dallas"?
Dalla prima puntata. Non ci metterei la mano sul fuoco ma direi nel
1979. La prima serie fu trasmessa dallla Rai, poi la Fininvest comprò i
diritti in America.
Come avvenne la scelta
di Antonio Colonnello per doppiare Larry Hagman?
Ci furono dei provini, probabilmente c’era un’aderenza vocale sul viso e
questo accontentava i produttori, per cui partii subito facendo J.R. giovane
e sono arrivato a fare J.R. un po'… attempatello.
Com'è doppiare Larry
Hagman? Com'è stato capire il modo in cui bisognava doppiarlo? Perchè lui ha
uno slang un po' texano...
Si è vero, Larry Hagman devi seguirlo più che nella parola nella
comunicazione degli occhi, è molto importante per un doppiatore guardare lo
sguardo di chi doppi perché lo sguardo dice e rivela molte intenzioni che
con lo slang non riesci a trovare e attraverso questa chiave di lettura del
personaggio, credo di essere riuscito a renderlo, nella versione italiana,
in maniera valida tanto è vero che quando lui venne in Italia ospite ad una
trasmissione di Canale 5, non ricordo quale, e proiettarono uno spezzone del
doppiaggio italiano, disse "Wonderful", eccezionale, "the best voice" (la
miglior voce) disse una cosa di questo tipo. La voce si incollava bene sulla
sua faccia. Questo si chiama “aderenza” in termini tecnici nel doppiaggio,
"aderire ad un volto" e la mia voce evidentemente aderiva molto bene al
personaggio. Poi con l’andare del tempo, le puntate sono state infinite
(356), non voglio dire che innesti il pilota automatico, però quando hai una
frequentazione di alcuni anni lo doppi con maggiore facilità. Quando hai
superato il fatto grammaticale delle prime puntate, quando hai preso la
sintassi del personaggio te lo porti a casa senza dover innestare delle
ricerche particolarmente difficoltose.
Che cosa pensa del
personaggio J.R.? Che idea si è fatto del personaggio?
J.R. è un personaggio… se volessimo fare la vecchia dicotomia bene-male lui
rappresenta il male, però un male, una diabolicità simpatica in fondo,
allusiva, dai contenuti abbastanza amari; però questa cattiveria è proposta
con una ironia abbastanza evidente, è quasi un giocare ad essere cattivi e
siccome il mondo è diviso in due frange, in due categorie, bene e male, i
fautori, gli appassionati del male stavano dalla parte di J.R. che è un
vincente in fondo, è machiavellicamente vincente, il fine giustifica i
mezzi, non c’è nulla di amorale nella lotta per l’esistenza e
nell’affermazione purché si vinca. Questa è in fondo la morale dei nostri
giorni. Mentre il buono, che era il fratello (Bobby), era il contraltare che
però perde. J.R. fa parte di questo meccanismo morale, economico, che regola
il mondo che lo porta a scegliere una via precisa e portarla fino in fondo.
C’è stato qualcosa che
lei ha dato al personaggio di J.R., come ha anche fatto con l'espressione
"Wow" di Fonzie (nella sit-com "Happy Days"?
Fonzie faceva "ouu", ma in italiano non risultava bene come suono, allora
l’ho ampliato un pochino mettendo una "U" davanti, molto più netta.
Cosa ho dato a J.R.? A J.R. ho dato la chiave di lettura. In fondo non so se
io moralmente appartengo alla categoria dei buoni o dei cattivi però mi
divertiva infinitamente a doppiarlo, mi divertivo perché giocavo con lui, e
giocando con lui forse ho dato un contributo personale di simpatia ecco… non
un cattivo a tutto tondo ma un cattivo sfaccettato un cattivo giocoso che
poi alla fine è chiaro che dà dei risultati piacevoli. Io l’ho doppiato
molto piacevolmente, dico la verità. C’era un’adesione totale, correvo, mi
battevo e giocavo nella squadra dei cattivi, i buoni non mi interessavano in
quel periodo.
Può succedere che si
cominci ad odiare un personaggio che si doppia per tanti anni?
Questo fa parte del gioco, perché ad un certo punto è un cane che si morde la
coda. Quando gli sceneggiatori non sapevano più che cosa inventare diventava
un po' ripetitivo il personaggio e allora c’era meno entusiasmo.
Questo accadeva in tutte
le serie, o particolarmente in "Dallas"?
Per le serie di 450 puntate devi avere degli sceneggiatori che inventano la
luna e la luna è già stata inventata.
Devo dire che l'acme del successo è stato nella 3^-4^ serie, quando
l’audience rasentava i 20 milioni. Non voglio dire che ho contribuito al
decollo di Canale 5, però Canale 5 con "Dallas" è decollato veramente,
proprio un'audience incredibile.
Come mai nel 1998 le
hanno chiesto di doppiare Leslie Nielsen nel film "Il fuggitivo della
missione impossibile"?
Una coincidenza, anche lì una coincidenza vocale. Ritenevano che potessi
coprirlo bene. Ma non l’ho doppiato con grande entusiasmo perché vedevo che
era un attore molto particolare, un’ironia una comicità molto selenica,
antirealistica. Ci ho provato. E’ andata discretamente, ma non è un
doppiaggio che io ricordi in maniera particolare. Mi è scivolato via.
Mentre altri doppiaggi… penso di avere doppiato molto bene Clint Eastwood in
"Fuga da Alcatraz". Solo che purtroppo si stava instaurando in quel periodo,
tranne rarissime eccezioni - Amendola docet-, il fatto di dare più voci ad un
personaggio, non c’era più l’esclusività. Questa stava saltando anche per
motivi economici. Io mi sono sempre fatto pagare molto. Quando avevo un asso
in mano… la carta me la giocavo fino in fondo. Riuscii ad ottenere dei
contratti in esclusiva abbastanza sostanziosi, cosa che non avveniva in
Italia ma che avvenne per me e per il carissimo Amendola che, con "I Robinson"
ottenne anche lui un contratto di esclusiva.
Come mai non doppiò
Larry Hagman nella miniserie "Nixon - Gli intrighi del potere"?
Non lo so, probabilmente era un prodotto andato all’asta alla presentazione
dei preventivi e forse ha vinto il preventivo più basso.
E le dispiacque?
Abbastanza. Però mi sono 'vendicato' con quel bellissimo film "I colori della
vittoria", che mi ha divertito molto, e devo dire che lui (Hagman) ha avuto
critiche incredibili anche in Italia come attore cinematografico e non di
serial, una prestazione notevole.
Si parlò anche di
candidatura all'Oscar...
Si è vero, Hagman è straordinario in quel film. Dimostra veramente di poter essere
anche un grande attore cinematografico. Una contentezza, una recitazione
asciutta più nel levare che nel mettere. Una bella prova, mi è piaciuto
veramente.
Quali sono i colleghi di
lavoro con i quali ha maggiormente legato nel corso della sua carriera?
Ferruccio Amendola è stato un riferimento abbastanza preciso e poi dei
maestri, Cigoli, non so se lo ricordate, è stato un maestro del doppiaggio.
I veri grandi maestri del doppiaggio italiano sono Cigoli, e Giuseppe
Rinaldi, sono i due grandi maestri. Ho la fortuna di abitare non distante da
Rinaldi che alla sua veneranda età…
...doppia ancora?
Pochissimo. Però è un riferimento, è la storia del doppiaggio, è
l’invenzione del doppiaggio. Lui è quello che ha insegnato a tutti come si
doppia a livello artistico e non artigianale un attore importante.
Tra i giovani… Claudio Sorrentino, sono molto amico di Sorrentino.
Ovviamente: avete
lavorato tanto insieme, "Dallas" e "Happy Days"...
Sì sì, ma al di là della frequentazione professionale è un’amicizia che
nasce da un’empatia, da una simpatia istintiva. Noi lavoravamo in grande
gioia, in grande gaudio perché oltre ad essere colleghi di leggio eravamo
anche grandi amici.
Il 24 agosto 2004 negli
Stati Uniti è uscito il cofanetto DVD di "Dallas" con gli episodi delle
prime 2 stagioni, dovrebbe essere pubblicato anche in Italia con il
doppiaggio italiano.
Lei ne sa qualcosa?
No. Nel DVD molte volte usano altre voci. Recentemente mi hanno chiesto di
ridoppiare "C’era una volta in America" perché il DVD è stato ridoppiato,
ma mi sono rifiutato. E’ scandaloso.
Non si possono andare a toccare dei padri storici del doppiaggio, e poi è
immorale, professionalmente non lo condivido assolutamente. Poi il mercato è
quello che è e quindi … buonanotte!
Quanto tempo lavoravate
per doppiare una puntata di "Dallas"?
Per una puntata facevamo una media di sei turni. Sei turni equivalgono a 18
ore perché un turno di doppiaggio è composto di tre ore. Sei, sette turni di
doppiaggio. Io ultimamente doppiavo in colonna separata. Solo il mio
personaggio e basta. "Colonna separata" si chiama in gergo 'doppiaggistico'.
Come mai un attore non
ha sempre la stessa voce italiana?
Io ho sempre tentato di lavorare in quel senso di essere un po’
camaleontico. A seconda dell’impatto emotivo che avevo con il viso, cercavo
un colore, una tonalità, delle risonanze vocali che non fossero sempre
quelle stereotipate mie; e qualche volta ci sono riuscito perché sfido
chiunque a dire che, per fare due esempi lampanti, Fonzie e J.R. hanno la
stessa voce. Non è così, assolutamente, hanno due voci differenti. La voce
vuol dire anche trovare dei risuonatori che non sempre è facile trovare. Ho
sempre tentato di cambiare voce. Bruno Ganz ne "L'inganno" di Schlöndorff ho
una voce che non reputavo di avere e l’ho trovata. Una voce libanese,
bombardamenti libanesi, stato di assedio. Non è così facile doppiare come si
pensa, che uno va al leggio ha dei fogli adattati, no, c’è tutto un processo
di osmosi, di avvicinamento, di spersonalizzazione che rende la professione
seria quando c’è il tempo per poterlo fare. Oggi dubito che i tempi di
riflessione siano quelli di una volta, non ci sono più. E’ un grande galoppi
verso la trasformazione nei tempi più rapidi.
Chi sono i doppiatori
che lei oggi reputa essere i migliori?
Tra i giovani Luca Ward, lo trovo molto bravo… molto bravo a delle
grandissime qualità, e per quanto riguarda le donne non c’è realmente una
che mi abbia colpito particolarmente. Mentre tra i senior non mi dispiace un
caratterista della CDC, Renato Mori: è la voce di Morgan Freeman, e di tanti
altri ed è bravo. Tra i senior apprezzo anche Sergio Fiorentini, voce di
Gene Hackman.
C'è un attore che
avrebbe voluto o vorrebbe doppiare?
Ce ne sono tanti che avrei voluto doppiare… diciamo Jack Lemmon, ma avevo
davanti un maestro che si chiama Rinaldi e che gli vuoi dire, grande!
Grazie. Lemmon è un attore straordinario.
Lei ha mai recitato?
Ho fatto una delle compagnie italiane più importanti: "I Giovani". De Lullo, Falk, Valli, Albani a cui si aggiunsero per due stagioni Stoppa e
Morelli. Ho interpretato il prefetto in "Così è se vi pare", Isidoro in "La bugiarda" di Fabbri,
"Trovarsi", "Salò". Una compagnia irripetibile. Che è rimasta nei
ricordi.
Quindi è fondamentale
saper recitare per poter doppiare...
La vicinanza di Romolo Valli è stata una scuola enorme. Lo reputo uno dei
più grandi attori italiani del 900 dal mio punto di vista.
A che età bisognerebbe
iniziare a doppiare, e che consiglio darebbe o che scuole consiglierebbe di
frequentare?
Il doppiaggio ha questa dimensione, ci vogliono i bambini perché ci sono
molti personaggi infantili, e molti hanno iniziato proprio da bambini per cui
andando avanti… Sorrentino è un caso, doppiava da bambino ed è andato avanti,
come tanti altri. Io reputo che ci voglia una buona scuola prima di iniziare a
doppiare, una buona scuola, un'accademia. Tanta tecnica e padronanza del
movimento mentale per affrontare la recitazione o la battuta. Se vai con il
"rom-rom" tipico tecnicistico del doppiaggio ho l'impressione che sei
tecnicamente valido, ma non dà niente di preciso o di differente in fase di
resa finale.
Come mai Claudio
Sorrentino non ha partecipato ad uno dei due reunion-movie di "Dallas", "Il
ritorno di J.R."?
Perché si era buttato su un'altra attività a livello sociale, era molto
impegnato, non ha voluto, non ha potuto, non gli interessava, non
glielo so dire.
Ed invece cosa successe
quando negli anni 1980 Sorrentino lasciò per un periodo il doppiaggio di
Patrick Duffy/Bobby in "Dallas"?
In quel periodo ci fu un sollevamento, una sollevazione popolare perché
Bobby doveva avere quella voce, assolutamente quella voce. Non so quante
lettere di protesta, allora non c’erano le e-mail, ma quante lettere di
protesta sono arrivate!!
Aveva lasciato
evidentemente per un problema economico...
Io credo, sì perché quando ci siamo accorti che "Dallas" era una miniera
aurifera lì le richieste sono cominciate a fioccare perché sapevamo che
avevamo un audience strepitoso con degli introiti pubblicitari spaventosi e
volevamo partecipare in minima parte anche noi alla festa. Dico male?
No, mi sembra
assolutamente giusto...
Lei ha doppiato anche Judd Hirsch, il protagonista di "Taxi", un telefilm
culto negli Stati Uniti: le è dispiaciuto che in Italia non ebbe lo stesso
successo?
C’era anche Danny DeVito nel cast, vero? Sì, ho doppiato questo attore stranissimo, Judd Hirsch… non ha avuto un grandissimo
successo.
Bravissimo... Judd Hirsch non me lo ricordavo. Passò come acqua sul marmo, non
ebbe un impatto felice a livello di ascolto italiano, mentre ebbe un grande
successo una serie in cui ho doppiato il protagonista Robert Wagner,
"Operazione ladro".
Le hanno chiesto spesso
di recitare dei pezzi di Fonzie e J.R. nella sua carriera?
Mi sono prostituito in alcune feste in discoteca.. sono anche un prostituto,
a livello economico però.
Gratis, ci può regalare
una battuta di J.R.?
No, no, no, me la ricordassi…
Ce ne inventi una...
La posso fare.. la faccio?
Alla grande!
……"Sue Ellen vedi, tu non riesci a capire assolutamente quello che io sto
pensando di questo affare. Quando riuscirai a capire che la Ewing Oil tra
poco diventerà la compagnia petrolifera più importante d’America forse del
mondo, capirai anche quanto J.R. veda prima e più lontano di tutti!"
(ride) Il petrolio bisognava nominarlo! E’ come parlare del Papa senza dire
"Acqua Santa!" E’ così estemporanea. E qui c’è dentro petrolio,
egocentrismo, narcisismo, delirio di onnipotenza, c’era un po’ tutto!
Quindi, se dovesse
esserci un altro reunion-movie di "Dallas" lo doppierebbe volentieri?
Vediamo un po’, io comincio ad avere qualche annetto, non è che io sia più
di primo pelo.
La voce tiene ancora… Però i tour de force di una volta non riuscirei più a
farli. Stare 7, 8, 10 ore consecutive in una sala di doppiaggio… dovrei per
lo meno avere 14 geishe che ad ogni ora mi alzano il morale.
Ultima domanda: i suoi
progetti futuri?
Me ne sto alla finestra, in riva al fiume come fanno i cinesi e vedo. Vorrei
che il doppiaggio tornasse ad essere una bella festa di lavoro, com’era una
volta. Ho l’impressione che, con l’aria che tira la fretta batterà la
qualità. E quando muore la qualità mi interessa sempre meno l’aspetto
lavorativo del mio settore.
© 2004/06
Antonio Genna
- IL MONDO DEI DOPPIATORI, le interviste
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