Il mondo dei doppiatori - In...soliti ignoti

Segreti e bizzarrie del mondo del doppiaggio in formato quiz

ARCHIVIO: quiz 85
(17/02/2014)


Michelangelo AntonioniMichelangelo Antonioni, prima della consacrazione alla regia, è stato un paladino dell'antidoppiaggio. Censurò il procedimento che, dal suo punto di vista, mortificava le personalità artistiche dei divi stranieri. Quale sarcastica storpiatura del nome del dominatore di "San Francisco" (1936) coniò, per deplorare lo sgradito contributo del doppiatore?
L'ostilità verso un "arbitrario surrogato acustico" (sono sue parole) svanì come nebbia al primo sole (rectius: ciac) allorquando pose rimedio alle deficitarie recitazioni di una commessa di pasticceria, di un imprenditore della moda e di un direttore del personale (tutti italianissimi). Quali voci celestiali lo folgorarono sulla via di... Milano?

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"Cronaca di un amore"

L'ansia di scovare esemplari volti sconosciuti (cara alla tradizione neorealista), che si armonizzassero visivamente ai ruoli da rappresentare, rivoluzionò in un amen le calviniste convinzioni giovanili di Michelangelo Antonioni.
Se nel 1940, il critico cinematografico Antonioni orchestrò una campagna d'opinione contro il doppiaggio degli attori stranieri, pur conscio delle esigenze di traduzione in italiano del parlato. Nel 1950, il regista Antonioni, col suo primo film "Cronaca di un amore" (ambientato a Milano), si convertì immantinente alla pratica prima ripudiata, facendo doppiare gli "inesperti" attori italiani: Lucia Bosè, con la voce di Rosetta Calavetta; Ferdinando Sarmi, con la voce di Emilio Cigoli; Gino Rossi, con quella di Augusto Marcacci.
La Bosè, che debuttò nel cinema nello stesso 1950, dopo essere stata incoronata Miss Italia nel 1947, aveva lavorato fino a poco tempo prima come commessa nella rinomata Pasticceria Galli di Milano.
Sarmi e Rossi, coinvolti nel progetto cinematografico con altri compiti, come consulente di moda, il primo, e come collaboratore alla produzione, il secondo, furono inseriti nel cast da Antonioni solo in un secondo momento.

Da ultimo, Antonioni firmò sulla rivista specializzata "Cinema", a cavallo degli anni '40, vari scritti critici sul doppiaggio e riferendosi al divo Gable, ironizzò sostenendo che nel nostro Paese l'attore americano non era conosciuto nella sua completezza artistica, ma era sostituito da una specie d'imitatore, che soprannominò sarcasticamente Clark Costa.
La nostra opinione è che Antonioni intendesse riferirsi in particolare al film "San Francisco" (1936), distribuito in Italia l'anno seguente e benedetto da uno strepitoso successo al botteghino. In questo film Clark Gable è doppiato da Romolo Costa, doppiatore molto attivo negli anni '30. 


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Le domande e le risposte sono curate da Angelo Quagliotti, Lorenzo Bassi e Franco Longobardi.


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