Segreti e bizzarrie del mondo del doppiaggio in formato quiz
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187
(27/11/2017)
QUIZ #187 |
Vi è un
nesso tra Bertolt Brecht, autore icona del secolo scorso, e il
doppiaggio? L'effetto di straniamento che l'attore genera nello
spettatore non immedesimandosi nel personaggio, brand della
drammaturgia dello scrittore tedesco, è stato reso o accentuato nel
cinema italiano grazie al doppiaggio? Di seguito alcuni indizi per aiutarvi nella risoluzione:
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Scorrete la pagina in basso per le risposte...
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In "Non c'è pace tra gli ulivi"
(1950), il regista Giuseppe De Santis nel narrare le vicissitudini di una
famiglia di pastori abruzzesi, sceglie una forma di rappresentazione che si
ispira alle teorie espressive di Bertolt Brecht.
La voce narrante fuori campo, malgrado nessuna esigenza narrativa lo
imponesse, si qualifica esplicitamente come voce del regista, ma in verità
appartiene ad Ubaldo Lay, che nel
1948 interpretò per la radio il protagonista della commedia di Aldo De
Benedetti, "Non ti conosco più".
Ne "I cento cavalieri" (1964)
diretto da Vittorio Cottafavi, da molti ritenuto il film italiano più
brechtiano, il personaggio di Frate Anselmo, prete guerriero interpretato da
Gastone Moschin, da poco reduce dal grande successo televisivo de "I
miserabili" (1963) di Anton Giulio Majano, è doppiato da
Alessandro Sperlì, dotato di una voce
significativamente diversa da quella del doppiato.
Sperlì aveva esordito come attore cinematografico nella precedente fatica in
pellicola di Cottafavi, "Ercole alla conquista di Atlantide" (1961).
Cosa avete risposto...
Tra le risposte ricevute, segnalo in particolare:
Il primo caso è “Non c'è pace tra gli
ulivi” del 1950 di Giuseppe De Santis ove a inizio film si dichiara come
regista e narratore delle vicende del film. La voce è invece di Ubaldo
Lay, da voi citato per l'interpretazione radiofonica di quegli anni in
“Non ti conosco più” di Aldo De Benedetti.
Il secondo riguarda Gastone Moschin interprete del frate guerriero
Carmelo in “I cento cavalieri”, di produzione italo/ispanica/tedesca del
1964. Il bravo attore veneto, appena reduce dal successo televisivo dei
“I miserabili” nel ruolo di Jean Valjean, è doppiato da Alessandro
Sperlì da voi citato per la sua prima interpretazione cinematografica in
“Ercole alla conquista di Atlantide” del 1961. Entrambe le pellicole
sono di Vittorio Cottafavi. La prima ha una visione brechtiana e come da
voi notato a risentirne è anche il doppiaggio con la voce metallica di
Sperlì anomala per il personaggio e lo stesso Moschin. - Massimo P.
H
a risposto parzialmente Vanni C.
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Le
domande e le risposte sono curate da Franco Longobardi.