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Realizzazione Antonio Genna |
"Al centro dell’uragano"
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TITOLO ITALIANO: "Al centro dell’uragano"
TITOLO ORIGINALE: "Storm Center"
REGIA: Daniel Taradash
SCENEGGIATURA: Elick Moll, Daniel Taradash
MUSICHE: George Duning
PRODUZIONE: USA 1956
DURATA: 85 minuti
PERSONAGGI |
INTERPRETI |
DOPPIATORI |
ALICIA HULL |
Bette Davis |
LYDIA SIMONESCHI |
PAUL DUNCAN |
Brian Keith |
GIUSEPPE RINALDI |
MARTHA LOCKRIDGE |
Kim Hunter |
DHIA CRISTIANI |
GIUDICE ROBERT ELLERBE |
Paul Kelly |
BRUNO PERSA |
GEORGE SLATER |
Joe Mantell |
PINO LOCCHI |
FREDDIE SLATER |
Kevin Coughlin |
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LAURA SLATER |
Sally Brophy |
ROSETTA CALAVETTA |
SINDACO LEVERING |
Howard Wierum |
MARIO PISU |
STACEY MARTIN |
Curtis Cooksey |
LUIGI PAVESE |
EDGAR GREENBAUM |
Michael Raffetto |
AMILCARE PETTINELLI |
MR. MORRISEY |
Joseph Kearns |
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REV. WILSON |
Edward Platt |
RENATO TURI |
HAZEL LEVERING |
Kathryn Grant |
MARIA PIA DI MEO |
SEN. BASCOMB |
Howard Wendell |
VINICIO SOFIA |
ALCUNE NOTE SUL
FILM
a cura di Piero Fiorili
Un'ormai sfiorita Bette Davis (48
anni, ma qui ne dimostra anche di più) è la perfetta interprete di una
caparbia bibliotecaria di provincia, vedova senza figli, che ha fatto della
cultura letteraria lo scopo della sua vita. Benvoluta da tutti, soprattutto
dai ragazzini cui dispensa libri di esotiche avventure, cade però in
disgrazia a causa di un testo di propaganda comunista che viene trovato
negli scaffali della biblioteca. Invitata a liberarsene, si rifiuta
fermamente, appellandosi alle libertà costituzionali di stampa e di
pensiero.
Il suo rifiuto provocherà il licenziamento, ma non solo: sarà accusata di
essere lei stessa una pericolosa sovversiva, e perfino di plagiare i
ragazzini. Uno di questi, spinto da un padre ottuso e "benpensante",
arriverà perfino ad appiccare il fuoco alla biblioteca.
Primo ed unico film diretto da
Daniel Taradash, uno sceneggiatore molto apprezzato ("Da
qui all'eternità", "Rancho Notorious", "Picnic"), è un trasparentissimo
atto d'accusa contro il maccartismo, e una meno trasparente metafora della
guerra fredda, che a forza di intolleranze e demonizzazioni, potrebbe
portare all'apocalisse (l'incendio finale della biblioteca).
Tuttavia Taradash, che pur non essendo stato vittima del maccartismo, lo
osteggiava con tutte le sue forze, finisce per essere fin troppo esplicito e
schematico, quasi temesse che l'apologo non fosse abbastanza compreso dal
pubblico. La psicologia dei suoi personaggi è unidimensionale, e a volte
sfiora persino il ridicolo, come nella figura del padre del ragazzo
incendiario, che disprezza chiunque si dedichi alla lettura anziché al sano
e "americano" baseball. Più che ottusità, la sua sembra autentica idiozia.
Pure il politicante che fruga nel passato della bibliotecaria per cercare le
prove di un'eventuale simpatia per le idee comuniste, è un personaggio poco
delineato, se non nella dimensione di arrivista senza scrupoli. Tutti, o
quasi tutti, gli abitanti della cittadina cambiano troppo improvvisamente
atteggiamento nei confronti della stimata bibliotecaria, quasi fossero
automi programmabili a piacere dai media e dai politici.
In definitiva, tutti i personaggi esistono ed agiscono in funzione della
tesi di fondo del film, e cioè che l'intolleranza e l'oscurantismo dei vari
McCarthy potrebbero precipitare l'America nel fascismo e nel nazismo (il
rogo dei libri è una trasparente allusione), ad onta della sua
autoproclamata nomea di "patria della libertà".
L'assunto libertario di Taradash, espresso nel film per bocca di Bette
Davis, è che le idee, anche le più sbagliate, si possano e si debbano
esprimere liberamente: giudicherà poi il pubblico, che non è quel
minorenne/minorato bisognoso di tutela, che la classe politica immagina
essere. Poi però l'autore dipinge quello stesso pubblico in modo talmente
deprimente, che involontariamente assevera la visione di un popolo immaturo,
che ha assolutamente bisogno di essere guidato da qualcuno. E' proprio sulla
scelta di quel "qualcuno" che sta la debolezza dell'assunto. Ovviamente a
Taradash non sta bene un parafascista come McCarthy, ma un liberal
illuminato certamente sì...
Il film fu prodotto dalla Phoenix Corporation, fondata l'anno precedente dallo stesso Taradash e da Jules Blaustein (che qui figura come produttore esecutivo), e distribuito dalla Columbia. Fu un insuccesso commerciale, come tutti i film che dipingono in maniera negativa l'americano medio, e mise in crisi irreversibile la neonata Phoenix, oltre a convincere Taradash a rinunciare per sempre ad ambizioni registiche.
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