La pianura era illuminata di rosso dall’aurora. I
soldati iniziavano a svegliarsi, ad uscire dalle proprie tende ed indossare le
proprie corazze formando un firmamento di armi scintillanti in sostituzione di
quello che il sole aveva ormai cancellato. Fra i due schieramenti esisteva un
largo anfiteatro erboso nel quale sarebbe dovuta svolgersi la battaglia: il
tappeto verde ove molte vite, quel giorno, sarebbero state giocate per la
vittoria o la sconfitta.
Sydney, sul suo baio pezzato [1] rivestito di paramenti
rosso ed oro, passò in rivista le truppe che si stavano schierando in linea,
contemplando ammirata lo spettacolo di tanta forza e tanta bellezza: girava per
l’accampamento, sopportando fieramente il peso della sua corazza istoriata,
esortando i suoi soldati al valore, al sacrificio ed al coraggio, raccogliendo
entusiasmo e disseminando euforia. Verso le nove i due schieramenti erano ormai
ordinati lungo un’unica linea e migliaia di guerrieri stavano dirimpetto gli
uni agli altri, pronti a gettarsi addosso reciprocamente appena i tamburi
avessero dato il segnale: Syd era assieme ad i suoi generali su di un punto
sopraelevato quando il Gran Conestabile venne a dirle: «Madonna, i ranghi
nostri son completi e così gl’inimici.»
Sydney stava per dare l’ordine di caricare quando realizzò che i cavalli
bardati, i picchieri, i balestrieri, gli archibugieri, le bombarde… cosa
diavolo ci facevano nel III millennio? E perché lei stava guidando un esercito
con una corona in fronte? Cosa stava succedendo!?!
UN GIORNO PRIMA - MATTINO
AL N° 450 DELLA SETTIMA AVENUE
Mehmed era appostato sul tetto del palazzo dal quale doveva colpire Kerry con
una cartuccia particolare mentre sarebbe passato in macchina, a distanza di piú
di 1,5 km; Abdülhamid era appostato a pochi metri ed avrebbe fatto un solo
squillo sul cellulare di Fatih appena la macchina sarebbe stata a 30 m da un
platano secco, un punto che avevano individuato dopo lunghi sopralluoghi:
appena il cellulare di Mehmed avrebbe suonato Murad avrebbe controllato sul suo
telescopio la posizione dell’automobile presidenziale quindi il tiratore
avrebbe premuto il grilletto, il proiettile sarebbe esploso, avrebbe fatto 1800
metri in qualche decimo di secondo, avrebbe attraversato la corazza del veicolo
e si sarebbe deframmentata all’interno della macchina seminando morte.
AUTOMOBILE PRESIDENZIALE
La segretaria personale di Kerry porse al presidente alcune carte. «Signore, la
NSA ha effettuato alcune intercettazioni su richiesta del ministro Thornton.»
«Ma qui dice hanno sorvegliato Clifford!»
PENNSYLVANIA AVENUE
La macchina presidenziale era a pochissimo dal platano secco: stava passando
sopra ad un tombino che era stato stabilito come punto di riferimento perché
lontano esattamente 30 m dal platano. Abdülhamid prese il telefonino e
schiacciò il pulsante principale per chiamare Mehmed.
AUTOMOBILE PRESIDENZIALE
«Thornton dice che l’ha avvertita, signore.»
AL N° 450 DELLA SETTIMA AVENUE
Mehmed e Murad sentirono lo squillo.
AUTOMOBILE PRESIDENZIALE
«Balle! Nessuno mi ha detto niente!»
AL N° 450 DELLA SETTIMA AVENUE
Murad ce l’aveva nel mirino, il bastardo. «Bersaglio sul—
AUTOMOBILE PRESIDENZIALE
«Non vorrei che qualcuno nella mia amministrazione lavorasse contro di me!»
AL N° 450 DELLA SETTIMA AVENUE
Mentre Mehmed stava per schiacciare il grilletto un gruppo di agenti della SWAT
[2] fece irruzione sul solaio, sparando addosso ai due
uomini per impedire il tiro. Mehmed morì sul colpo, Murad fu ferito gravemente
e spirò poi in ospedale.
Le informazioni della DIA erano giuste: qualcuno tramava contro il presidente.
AUTOMOBILE PRESIDENZIALE, UN MINUTO PIÚ TARDI, DAVANTI AL CAMPIDOGLIO
«Signore, ci comunicano via radio che la SWAT ha appena arrestato due
terroristi, la DIA conferma che sono quelli sospettati di ordire un attentato
ai suoi danni.»
«Come? Allora era vero che mi volevano morto.»
In quel momento la macchina di Kerry passò sopra ad un altro tombino fognario.
Sotto al tombino erano state nascosti 2 kg di esplosivo al plasma che il
bombarolo irlandese Daniel Ryan aveva consegnato al ministro gen. Thornton in
cambio della vita. Thornton lo fece poi giustiziare lo stesso. Due agenti della
DIA posizionarono l’esplosivo su ordine di Clifford, il quale ordinò ad un suo
fedelissimo, il ten. Ames, di farli sparire. Clifford, a sua volta, eliminò
Ames e ne nascose il cadavere.
La macchina sulla quale c’era il presidente degli USA saltò in aria per mezzo
metro a causa della forza dell’esplosione: il plasma, ad alta temperatura,
corrose il telaio blindato del veicolo, il fuoco penetrò nell’abitacolo da
diverse fessure e carbonizzò in un istante coloro che c’erano dentro.
DISTRETTO DI COLUMBIA – TARDO POMERIGGIO
In mezzo al bailamme seguíto all’attentato esplosivo, nessuno si accorse di un
Gulfstream che atterrò in un aeroporto militare vicino a Washington e delle tre
persone che ne scesero: due dipendenti della DIA ed una giovane donna sotto
sedativi. I primi due caricarono la donna su di una Cadillac che si recò in una
installazione sotterranea segretissima della difesa a pochi km dalla capitale.
WASHINGTON – MATTINO DEL GIORNO DOPO
Sloane era riuscito, dopo molte peripezie, a ricevere un mangianastri perché si
temeva che potesse tagliare qualcosa col bordo dei compact disks. Nella sua
cella, sorvegliato a vista da quattro energumeni che l’avrebbero volentieri
visto morto, stava ascoltando estasiato la Cavalleria Rusticana, cosa che aveva
fatto infuriare ancor di piú i suoi gorilla che non sopportavano tripponi che
cantavano parole incomprensibili, quando entrò il generale Thornton, ministro
della difesa degli Stati Uniti: era la prima visita di un’autorità governativa
dal giorno dell’attentato.
«Ho sentito di Kerry, una notizia terribile, signor ministro.»
«È stato portato un attacco al cuore dell’America eccetera, il nostro piano
procede ottimamente, abbiamo la Bristow e stiamo per iniziare, solo… cosa
dobbiamo fare?»
«Dal fatto che mi parla così apertamente mi sembra di capire che nessuno ci
stia controllando.»
«È tutto un quarantotto, come quando è esplosa la bomba a Baltimora [3],
tanto vale parlare tranquillamente perché appena si riprenderanno le toccherà
la neurostimolazione.»
Sloane deglutì nervosamente. «Davvero?» Questo rischio, che aveva sempre
temuto, ora si faceva fin troppo vicino, per i suoi gusti.
«I 47 pezzi sono assemblati. Allora, cosa dobbiamo fare colla Bristow?»
«Avete trovato il figlio e Nadia?»
«Nadia sì, il figlio no.»
«Non importa, il figlio dovrà intervenire solo in un secondo momento.» Appena
sarò uscito di qui potrò fare a modo mio.
«La macchina, per poter esser programmata ha bisogno della sequenza 3’5’ del
DNA del figlio della Bristow; tuttavia, voi sapete dell’esistenza del
Passeggero e che dovrà lottare con Sydney: il vincitore fra le due avvierà il
sistema operativo dell’oggetto fornendovi una sequenza finale, una specie di
conferma per la macchina di Rambaldi. Perché ciò avvenga dovete dare loro quel
liquido speciale di Rambaldi che vi siete procurati dai russi: le due
inizieranno a combattersi animate dalla sostanza e la vincente, controllata dal
residuo del liquido, programmerà la macchina.»
«Ottimo.»
«Ho sentito che avete usato dell’esplosivo. Il tiratore che v’avevo consigliato
non andava bene?»
«Essendo i vetri dell’auto presidenziale oscuratI, la probabilità di colpirlo
precisamente era troppo bassa, l’abbiamo usato come paravento.» Thornton fece
dietro-front e se ne andò senza dire altro.
«Già, come paravento. Se avessero indagato, sarebbero risaliti a me.»
TORNIAMO A DOVE ERAVAMO RIMASTI
«Madonna, attacchiamo?»
Sydney guardò sconcertata il conestabile. Come faceva ad esser finita lì? E
come faceva a sapere cos’era un conestabile?
«A-aspettate un attimo.»
«Desïate forse, madonna, discorrer ancora un poco le schiere nostre? Badate che
l’oste nemica s’approssima vieppiú ratta al nostro fronte.»
«Ma in che anno siamo?»
«2007 dall’anno di nostra redenzione.»
«Si stanno studiando.»
«Non è possibile, non sono coscienti!»
«Eppure sembra proprio che si stiano studiando.» Clifford e Thornton stavano
osservando, separati da una parete di vetro blindato, Nadia Santos e Sydney
Bristow, in piedi l’una di fronte all’altra, in posizione di combattimento:
sembrava proprio che si stessero studiando.
Sydney si rendeva sempre piú conto di essere come in un sogno. Cercò di
riordinare i suoi ricordi: l’ultima cosa della quale aveva memoria era una
parete rocciosa…
Un elicottero, due uomini che la ghermivano…
Cosa potevano volere da lei? E come mai lei era finita lì adesso?
«Madonna, il nemico ci assalta!»
L’altro esercito, in divisa nera e bianca, caricò la prima linea dell’armata di
Sydney, che non si scompaginò ma iniziò lentamente ad indietreggiare, spinta
dall’inerzia della schiera nemica.
«L’ha colpita, ma non s’è mossa!»
«Strano, non dovrebbero menarsi di brutto? Lei sembra apatica.»
«Madonna, è necessario che si dia un ordine, la schiera nemica ha già
ingaggiato la nostra prima linea.» Sydney lo guardò spaesata. «Fate qualcosa!»
«Uh… muovete il corno destro, fate avanzare gli arcieri dietro di essa finché
saranno ad una posizione favorevole per colpire i loro reparti già impegnati.»
Come diavolo faceva a sapere come si gestisce una battaglia
medievale/contemporanea/fantastica?
«Adesso sta reagendo: le ha dato uno schiaffone.»
«Ora salta indietro, sembra che si sia convinta.»
Mentre i suoi soldati si ridisponevano, Syd guardò dall’alto del punto
sopraelevato lo schieramento avversario. «Chi è quella là in fondo?»
«La duchessa degl’inimici, Nadia de’ Santi.»
«Nadia de’ Santi?» Nadia Santos? «Perché ci facciamo guerra?»
«La guerra è l’anticamera della gloria, madonna.»
«Ma quali sono le motivazioni che ci spingono?»
«Le medesime che spingon il sole a solcare il cielo, il mare a mormorare,
insomma, sì sta scritto nel gran libro dei tempi.»
Scritto? Syd iniziò a capire: Rambaldi.
Non fosse mai nato… quell’uomo le aveva fatto passare mille sciagure, senza
nemmeno esser vissuta durante la sua epoca.
«Si è di nuovo fermata!»
«Non capisco, non dovrebbero menarsi a pie’ sospinto?»
«Ho l’impressione che ci sia in Sydney come un qualcosa che la trattiene… come
se fosse ancora parzialmente cosciente.»
Dunque stava andando tutto secondo la profezia. Lei si stava battendo con
Nadia, con un esercito che probabilmente esisteva soltanto nella mente di loro
due, ipnotizzate da chissà quale siero che le spingeva a combattersi come due
automi… c’era però un dettaglio che non capiva: come mai lei si era accorta di
tutto?
«Impossibile! Il siero di Rambaldi dovrebbe controllarla completamente, come
Nadia!»
Il progetto natale! Ecco cosa la manteneva parzialmente cosciente!
L’addestramento ricevuto durante l’infanzia aveva annullato uno degli effetti
di… di quella cosa che le avevano dato, qualunque essa fosse. Era già qualcosa.
«Interrompiamo! Fermiamole o l’ammazzerà!»
«Forse è così che deve andare.»
«Forse no, vuole rischiare?»
«Ma non possiamo interrompere l’esperimento!»
«I nostri s’involano!»
I soldati rosso-oro iniziavano a scappare dal campo di battaglia, la linea
dell’esercito di Sydney si stava rapidamente sfaldando. «Che facciamo?»
Syd si rese conto che doveva dare un ordine subito, senza pensare a Rambaldi,
bisognava agire o tutto era perduto… «Date ordine al corno destro dell’esercito
di attaccare, buttate nella mischia tutte le riserve, appiedate i cavalieri e
mandateli a rinforzare la retrovia destra. Che il centro ripieghi combattendo e
riattacchi appena il nemico si disimpegna.»
«Madonna sì.» Il connestabile partì al galoppo per dare gli ordini alle
staffette. Ma lei dove aveva imparato a condurre una battaglia medievale?
«Aspetta, sta parando.»
«Finalmente, mi sembrava di avere l’acqua alla gola.»
Adesso che la situazione era meno grave, si poteva tornare un attimo a
Rambaldi… forse il “siero” o qualsiasi altra cosa che le avevano dato le aveva
infuso anche le capacità di guidare un esercito? Impossibile: era una cosa
dinamica, che dipendeva dalle decisioni prese sul momento, non veniva
preordinato. Sydney suppose che fosse qualcosa che già sapeva fare, che veniva
trasfigurato nella sua mente posseduta da Rambaldi. Cosa sapeva fare lei?
Molte cose: spiare, correre, combattere…
Probabilmente stava combattendo! Quando dava l'ordine di attaccare ad un
reparto, nella realtà probabilmente avrebbe dovuto muovere un braccio od una
gamba!
In un attimo Sydney ebbe un'intuizione che la colpì come un gancio al mento:
sto combattendo lo scontro con mia sorella… è quella donna che guida l'esercito
nemico… è Nadia!
VILLETTA FUORI WASHINGTON
Jack non si era dato per vinto. Dopo che avevano rapito Sydney aveva lasciato
il piccolo Milo in un posto sicuro, aveva contattato Vaughn ed insieme si erano
messi a smuovere mari e monti pur di trovare qualche informazione, ma avevano
brancolato nel buio finché Bristow non aveva deciso di rivolgersi ad un suo
vecchio amico esperto dei retroscena piú oscuri del mondo dello spionaggio.
«Ciao, Henry.»
«Ciao Jack, quanto tempo!»
«Già, è così tanto che non ci vediamo, saranno quasi dieci anni.»
«Mi fa piacere rivederti, mi ricorda i vecchî tempi, quando servivo ancora a
qualcosa.»
«Oh, sei vecchio ma non da buttare.»
«È tuo nipote?» Henry accennò al frugoletto che Bristow teneva in mano.
«Sì.»
«E come sta tua figlia?»
«Ecco, è per questo che ti volevo parlare. Ti ricordi del progetto SAB-47?»
Jack raccontò ad Henry tutto quel che era successo.
«Sai, Jack, da tempo nelle alte sfere stava capitando qualcosa di strano. Sai,
certe cose le percepisco come un suono in sottofondo, non forte, appena
riconoscibile, che però rende stonato tutto il quadro delle cose… ebbene,
adesso che mi parli di Sydney tutto inizia a quadrare e mi sembra come luce che
inizia a filtrare nel mistero.»
«Cosa vuoi dire?»
«È un peccato che ci si debba vedere solo nei momenti piú critici. Chissà se
qualcuno alla Casa Bianca sarà ancora disposto ad ascoltare due vecchî come
noi.»
«Se aspetti un attimo devo chiamare un'altra persona.»
BASE SEGRETA DELLE FORZE ARMATE VICINO WASHINGTON
«Finalmente sta reagendo.»
«Ma ne ha prese, di botte.»
«Clifford, quella donna è la Prescelta. È ovvio che debba vincere.»
«Comunque, se qualcosa andasse storto…»
«Sto preparando tutto per il piano B ma preghi che niente vada storto. Sono
pochi quelli disposti a partecipare ad un colpo di Stato.»
«Maledizione, Thornton, come venirne fuori allora? Le abbiamo fatte troppo
grosse!»
Sydney intanto rielaborava le sue scoperte. Non aveva visto il vero Monte
Subasio. Non era fuori della Profezia, che peraltro si stava compiendo. A
quanto ne sapeva, avrebbe dovuto vincere e realizzare i sogni farneticanti di
quel pazzo medievale.
«Madonna, le linee inimiche sono in rotta: il centro non puote coprire la
ritirata del corno destro loro.»
Ma Syd voleva impedirglielo.
«Madonna, nell'oste avverso va creandosi un ampio varco e credo sii il momento
di sfruttarlo…»
Come fare a fermare tutto questo?
«Madonna… se lanciassimo in quella falla de' militi potremmo sfondare e
vincere…»
C'era ancora una possibilità per invalidare la profezia. E salvare il mondo.
«Suonate la ritirata su tutti i fronti.»
«Come?»
«Manovra di disimpegno, prima il corno destro, poi il centro infine il
sinistro. Arcieri a copertura dei movimenti.»
«Ma… se operiamo siffatta mossa ora, basterà ch'essi si ragunino in un sol
punto del campo nostro per aver la giornata.»
«È un rischio che dobbiam correre.»
«Obbedisco.»
Sydney spronò il suo cavallo. Il baio iniziò a galoppare a perdifiato
attraverso il campo, formando un gruppo che travolgeva feriti e soldati in fuga
assieme ai generali ed alle loro cavalcature, che, non sapendo cosa le fosse
preso alla loro regina la seguivano la sua corsa a rotta di collo mentre
attorno esplodevano colpi d'archibugio, volavano frecce e s'agitavano picche e
spade.
Syd si accorse di stare penetrando nelle linee nemiche dal colore delle divise
e dal fatto che la maggior parte dei volti dei soldati era rivolta contro di
lei. Cercava la regina nemica. Cercava Nadia, sfuggendo con abili mosse da
cavallerizza provetta a quanti le si paravano innanzi, che venivano poi
sistemati dalla sua scorta. Dopo essersi aggirata nel campo ed aver ampiamente
sperimentato la robustezza delle corazze sua e del cavallo, che però colpi di
archibugio, balestra, arco, picca, lancia, giavellotto e spadone, trovò
finalmente la sua avversaria diretta.
«Nadia, sono qui! EHI, SONO QUI!»
Senza dire niente, Nadia calò la celata [4], mise la
lancia in resta e spronò il suo cavallo contro la Prescelta, che fece lo
stesso: le due si caricarono, si scontrarono; la regina nera e bianca cadde
mentre Sydney rimase a cavallo, dal quale però balzò giù subito dopo colla
spada nelle mani, aspettando poi che Nadia si rialzasse e facesse lo stesso.
Intanto era giunto il suo corteo di generali.
«Lasciatela a me! È fra noi due! Andatevene!»
Senza dire una parola, i generali iniziarono a combattere contro gli altri
soldati di Nadia lí attorno.
«Hai visto che colpo!»
«Già, è sopra di lei! Adesso la finisce!»
Nadia si avventò su di lei colla spada; Sydney respinse un paio di colpi menati
piú con furore che con precisione, quindi contrattaccò mettendo la sua
avversaria in difficoltà; con un colpo di piatto eccellentemente assestato le
fece saltare di mano la spada ma Nadia, con una mossa rapidissima nonostante la
corazza si voltò su sé stessa, s'abbassò, raccolse la spada e si riparò innanzi
a Syd.
Avrei potuto farcela.
Sydney si tolse l'elmo facendolo cadere per terra ed abbassò la spada.
«COLPISCIMI!»
Nadia sollevò la sua arma per poi calarla rapidamente su Syd.
«MA CHE C***O…?!!»
«L’HA COLPITA!»
«È giù!»
«L’ha beccata al collo col taglio della mano… è un colpo mortale!»
«S’è fatta colpire… è stata ferma per un'eternità, come se volesse prendersi il
colpo!»
Sydney subito non sentì male ma un secondo dopo il dolore la colpì mentre il
respiro si interrompeva, quindi si accorse del sangue sulla sua corazza.
Il suo sangue.
Sono fottuta.
«Maestà! Maestà!» mentre gridavano, i generali venivano sopraffatti anch'essi.
Ed è fottuta anche la profezia.
Poi tutto si fece buio.
«Presto! Squadra medica!»
Mentre gli infermieri della base si gettavano su Syd per poi tentare di
rianimarla ed infine scuotere la testa, Thornton e Clifford sudarono freddo e
realizzarono che la Prescelta era morta.
«Quindi non era lei quella della profezia?»
«Forse… o forse ci ha fregati col libero arbitrio.»
«Che vuol dire? Che s'è fatta ammazzare?»
«Ha visto anche lei che è stata ferma prima che Nadia la colpisse.»
«Ed adesso?»
«Piano B.» Fece Thornton scuotendo la testa.
«Rientrerò subito nel mio ufficio ed inizierò a preparare il colpo di Stato.
Lei voli a Chesapeake e metta in moto le sue truppe.» Clifford fece una pausa.
«Siamo nella m***a.»
«Non si preoccupi, sapremo venirne fuori.»
«Lo spero.»
«Per quanto riguarda quel manufatto di Rambaldi… lo faccia sparire.»
«Sì.»
IL PENTAGONO
Clifford si era appena seduto sulla sua poltrona quando entrò nell'ufficio un
tizio cinquantenne, dall'aria solida come una roccia sebbene un poco imbolsito.
«Lei chi è? Che ci fa nel mio ufficio?»
«Credo che lei conosca il mio cognome. Sono Jonathan Bristow, padre di Sydney
Ann Bristow.»
«Ed allora?»
«So tutto.»
«Tutto cosa? Ha qualcosa da dire sull'attentato?»
«Lo sai meglio di me chi è il mandate. Tu e l'altro s*****o di Thornton ed ho
anche le prove.» Clifford fece per chiamare la guardia ma Vaughn gli puntò
contro la sua Beretta. «Il manufatto di Rambaldi fatto venire dall'area 52:
bolla di carico, autorizzazioni e tutto. Senza contare i filmati ad alta
definizione della cella di Sloane, nei quali si vede che passa a voi due dei
capelli. Sospettavamo di una talpa da ben prima dell'abbattimento dell'aereo
sul Pakistan [5] ma da allora ne avemmo la certezza.»
«Che vuole?»
«Soldi, tanti soldi. E Sydney.»
«Per i soldi non c'è problema. Per la seconda non escludo si possa trovare un
arrangiamento.»
«Non è finita. È il mio diretto superiore, Dixon, che vi ha scoperti; vuole
entrare anche lui nel colpo di Stato che voi state organizzando. Vuole la
direzione della CIA, quando tutto sarà finito.»
«Va bene.»
«Avete sentito tutto?»
Nella stanza si riversarono diversi agenti armati, fra i quali Vaughn, ed il
direttore della CIA Kendall. «Sì, abbiamo sentito tutto.» Clifford spalancò gli
occhî e si sentì svenire.
«Ma cos—
«Direttore Clifford, la dichiaro in arresto per alto tradimento.»
«Dov'è Syd? Parla!»
«È mia intenzione collaborare! Voglio un avvocato! Sono disposto a collaborare!
Mi avvalgo del diritto di non parlare!» Clifford continuò a chiedere un
avvocato mentre lo trascinavano via.
BASE DELLA MARINA ALLA BAIA DI CHESAPEAKE
L’elicottero del gen. Thornton atterrò nell'eliporto sollevando turbini di
polvere, che oscurarono il vivido sole della giornata. Il graduato scese con un
balzo e corse verso il gruppo di persone che lo stava aspettando sulla pista.
«Sono il Ministro della Difesa Thornton, devo trasmettere degli ordini di
massima urgenza—dov’è il gen. Quigley?»
«Al sicuro. Mi segua senza opporre resistenza.» Disse uno degli ufficiali del
gruppo.
«Che sta dicendo, maggiore?»
«Generale Thornton, lei è in arresto per alto tradimento.»
WASHINGTON
La porta della stanza dov'era la cella di Sloane si aprì ed entrò
silenziosamente un gruppo di persone. Il detenuto si rivolse con un certo
disappunto a quello che sembrava il capo.
«Buongiorno Marcus. Questa tua visita mi giunge del tutto inaspettata. Pensavo
che non ti fosse consentito l'accesso a questo livello, anche per via di una
certa inimicizia personale.»
«Signor Sloane, le faccio sapere che abbiamo beccato i suoi due complici.»
«Non so di cosa stai parlando.»
«Il ministro Thornton ed il direttore Clifford sono stati arrestati poche ore
fa. Anche se non abbiamo prove precise contro di te, credo che la
neurostimolazione possa fornirci molte informazioni utili.»
«Aspetta, sono disposto a collaborare di mia iniziativa.»
«E credi che possiamo prestare attenzione a quello che dici? Tu menti anche
quando respiri. La tua vita è stata un'unica menzogna che ti ha portato fin
qui.»
«Marcus, sebbene in passato fra noi due ci sia stato odio, motivato anche, io
credo che i superiori interessi del—
«Portatelo via.»
«A tal punto mi odî, che mi vuoi morto così?»
«Arvin, hai la maledetta caratteristica di riuscire sempre a sgattaiolare per
un uscio impensato. Il mio compito è fare sí che oggi non succeda.»
CARCERE FEDERALE DI FLORENCE, NEVADA [6]
Il prigioniero n. 474 era stato portato da pochi mesi nel penitenziario piú
sicuro degli Stati Uniti, dove i detenuti sono rinchiusi in uno sgabuzzino,
sotto controllo continuo di microfoni, dove ora d'aria è una passeggiata in
catene per i corridoî, dove il letto ed il water sono un unico blocco di
cemento. Il carcerato non aveva mai dato fastidî; raramente produceva qualche
parola sconnessa, mangiava come un animale, non ce la faceva a stare in piedi
ma almeno riusciva quasi ad orinare da solo. A quanto pareva, era stato
sottoposto, non si sa perché, ad un intervento chirurgico al cervello che era
finito male. Una volta doveva esser stato un pezzo grosso della criminalità o
del terrorismo: una sua telefonata avrebbe potuto cambiare (o togliere) la vita
a molte persone; adesso non sarebbe stato capace nemmeno di comporre un numero
telefonico.
Quel giorno era venuto il suo unico visitatore: un uomo di cinquanta-sessant'anni,
capelli grigi-bianchi, massiccio, volto da topo, occhî duri come il ghiaccio;
disponeva di una speciale autorizzazione presidenziale per parlare da solo col
detenuto, senza microfoni. La direttrice aveva sostenuto che non era possibile;
l'uomo aveva risposto che allora avrebbe portato fuori il prigioniero, avrebbe
conferito con lui e poi glie l'avrebbe riportato indietro. Alla fine la
direttrice spense i microfoni.
Jack fu colpito dall'aspetto di Sloane, non era mai stato bello ma adesso la
magrezza l'aveva ridotto ad un'unica ruga. Puzzava incredibilmente: nessuno si
prendeva la briga di lavarlo e lui evidentemente non ce la faceva da sé. Ma la
cosa che si notava piú di tutto era che quell'intelligenza, quel cervello
vivace e sottile ch'era stata la chiave di volta del suo minaccioso impero
nell'oscurità era ora divenuto pari a quello d'un bambino di qualche mese:
fissava il vuoto, ciondolando la testa, muovendo ogni tanto le labbra riarse da
cui usciva saltuariamente qualche suono non troppo definito.
«Arvin, mi senti?»
Niente.
«Arvin?»
Era proprio andato.
«Arvin, la mia bambina è morta. Syd, la tua figlioccia, è morta. Non era lei la
prescelta.»
Nessuna risposta: come se non avesse parlato… come se Jack non fosse neanche in
quella stanza con lui, come se non avesse mai distrutto per sempre il sogno di
tutta la vita di Arvin con due parole.
Jack lo guardò ancora per un po'. Dunque questa era la fine del suo vecchio
amico e vecchio nemico, Arvin, l'eminenza grigia per antonomasia. Ora quasi lo
compativa.
«Sic transit gloria mundi.» E fece per alzarsi, quando sentì una voce
bassissima, lentissima e roca, cosí bassa lenta e roca da sembrare quasi il
sussurro d'un morto.
«Credete d'avermi sconfitto? D'aver ridicolizzato Rambaldi? Ma saprò rialzarmi
ed allora questa gabbia non basterà per trattenermi» Lo sguardo del prigioniero
si fece per un momento, un solo momento, lucido e penetrante.
Jack si voltò di scatto e spalancò gli occhî.
«COME?!»
Ma Arvin tornò quell'ebete di prima, insensibile, appena cosciente. «COSA HAI
DETTO?» Jack provò a scuoterlo, a dargli degli schiaffi, ma il prigioniero
rimase inerte. Alla fine Jack lasciò perdere. Forse quelle parole erano solo un
eccesso di pazzia in un cerebroleso. Forse Arvin ripeteva frasi sconnesse di
quel tipo ogni tanto, senza pensarle, senza pensare. Forse per un attimo i
mugugni di quell'ameba erano stati trasformati dalla mente di Jack, che non si
rassegnava a perdere, col nemico piú grande che avesse mai affrontato, anche la
causa della sua vita.
Forse.
L'indomani Milo Bristow avrebbe dovuto giocare una partita di pallabase e
contava molto sulla presenza del nonno. Jack uscì in silenzio dalla stanza
mentre Arvin continuava a rimanere semi-incosciente.
Forse…
BASE SEGRETA DELLE FORZE ARMATE VICINO WASHINGTON
«E di 'sta cassa che ne dobbiamo fare?»
«Qui dice che la dobbiamo portare alla zona F.»
«Quindi la vogliono demolire.»
«Avanti, dammi una mano.»
I due operai spostarono la ingombrante cassa su di un carrello ed uscirono da
una delle porte del magazzino della base.
La base era stata il covo dei due cospiratori, Clifford e Thornton, due pezzi
grossi accusati di tentato colpo di Stato che ora erano rinchiusi a Guantanámo;
lí vi era morta l'ag. Sydney A. Bristow, rapita dai due golpisti; lí era stato
trasferito dall'area federale 52 un manufatto di Rambaldi. Dopo l'arresto dei
due la base era stata chiusa ed ora veniva smantellata.
Sulla cassa avviata alla demolizione vi era stampigliato una specie di numero
di codice: RAMB/47-Ω20(ris.)-provenienza: A. F. 52-MANEGGIARE CON CAUTELA
NOTE
1- Un tipo di cavallo.
2- Squadra speciale anticrimine.
3- Nella mia fantastoria i terroristi facevano
detonare una "atomica sporca" a Baltimora (omaggio al romanzo "Al vertice della
tensione" di Tom Clancy).
4- Parte dell'armatura che copre il volto,
celandolo, appunto.
5- In "Quando Syd tornò a lavorare per Sloane
- Ultimo atto" il gen. Thornton cerca di fare abbattere l'aereo sul
quale volano Vaughn, Syd e Sloane dall'aviazione indiana.
6- Esiste veramente; è un supercarcere dove vengono
tenuti i peggiori criminali (terroristi, maniaci) degli USA in celle di 2×3 m e
sotto continua sorveglianza. |