In conclusione, le fonti più attendibili
di informazioni per organizzazioni in concorrenza tra loro sono quelle non
segrete; i dati migliori, che di rado sono segreti, sono le azioni della
parte avversa.
Wilensky, Organizational Intelligence,
cit., p. 72
“La condotta perseguita dalla presente
amministrazione nei confronti della Federazione Russa ha agito in maniera
piuttosto controversa; inizialmente ne ha cercato l’appoggio nella guerra
al terrorismo ma durante il secondo mandato, nell’ambito di una piú estesa
lotta ai regimi non democratici, ha mostrato un atteggiamento critico
verso le derive autoritarie ed antiliberali del potere di Putin, le
violazioni ai diritti umani in Cecenia e soprattutto le opposizioni
antirusse dei varî Paesi dell’ex URSS sono state finanziate da ambienti
vicini al partito al governo e dal governo stesso; addirittura si sono
forniti denari a quei gruppi attivi nelle manifestazioni ucraine per
insegnare i loro metodi a formazioni analoghe nelle altre repubbliche
della Comunità degli Stati Indipendenti. Nel febbraio del 2005 è stato
concesso, per la prima volta, lo status di rifugiato politico ad una
cittadina russa [1]. A parere degli analisti che
redigono il presente rapporto, questa serie di azioni, giustificate
strategicamente dal fatto che i russi vendano tecnologia militare a Stati
come Siria, Iran, India e Cina comunista, sono però state viste in molti
ambienti russi 1) come vere e proprie ingerenze da parte degli Stati Uniti
nel territorio di un altro Stato-guida uso agli stessi metodi anche se in
minor misura; 2) gli ambienti succitati non hanno potuto fare a meno di
notare che le multinazionali americane possano ricavare grandi vantaggi
dall’apertura dello sfruttamento delle risorse russe ad aziende straniere
(così come dal rialzo del prezzo del petrolio a causa dei torbidi in
‘Iraq). Considerando che di due di queste imprese è azionista il
Presidente stesso degli USA, molti russi, sia coloro sensibili al
riaccostamento -incoraggiato peraltro dal governo locale- al glorioso
passato di superpotenza, sia coloro che sono critici nei confronti della
politica di Putin, hanno visto nelle “ingerenze” americane un doppio atto
di tirannìa e rischia di spostarsi a destra od a sinistra del governo
federale verso posizioni sempre piú estremiste.”
Uffa! Che noia. L’ag. Vaughn stava leggendo con malcelato disinteresse
l’ultimo rapporto sulla situazione geopolitica russa ,il quale non faceva
che ripetere cose che lui già sapeva. Vaughn saltò un po’ di righe e poi
riprese a leggere.
“D’altra parte nei Paesi non russi della CSI il nazionalismo anti-russo,
rinato negli anni ’80 del secolo scorso, fa’ sì che il rapporto con Mosca
sia visto come di sudditanza sia politica che economica; in molti elementi
l’avvicinamento agli Stati Uniti ed alla Unione Europea è visto come una
garanzia per un maggior sviluppo economico e la fine della corruzione
emanata dai gruppi al potere sostenuti dal Cremlino. Pertanto…”
Che palle! Vaughn saltò un po’ di righe, fece per leggere, poi decise di
saltare ancora un paragrafo.
“ A parere degli analisti che redigono il presente rapporto, nell’ambito
della situazione politica mondiale indebolire il ruolo internazionale
della Russia costituisce un grosso rischio perché priverebbe i Paesi della
coalizione contro il terrorismo di una potenza in grado di combattere
l’integralismo islamico nell’Asia centrale e di fare da contraltare
all’impetuoso emergere della Repubblica Popolare Cinese…”
Basataaah! Non ce la faccio piú. Vaughn decise di alzarsi e sgranchirsi le
gambe aggirandosi per i corridoî della Rotunda coll’aria di fare qualcosa.
«Ag. Weiss, le volevo far sapere che il rapporto che mi ha consegnato
l’altro ieri verrà dato in consultazione al NIC [2]
ed al Gruppo di Supporto OPSEC Interagenzia. A Langley l’hanno già
consultato con ammirazione per la sua competenza. Ottimo lavoro.»
«Uh… grazie.» Eric era un po’ titubante: avrebbe voluto chiedere di piú su
questo rapporto… che lui non ricordava di aver mai scritto. Il giorno
prima Dixon era venuto nel suo ufficio e gli aveva fatto qualche
complimento su un fantomatico rapporto che martedì gli era stato
consegnato. Weiss non aveva consegnato nessun rapporto a Dixon quel giorno
e non riusciva proprio a capire a quale documento Dixon si riferisse. Solo
che allora era stato al gioco per non sembrare scemo… e perché i
complimenti da un superiore sono sempre ben accetti, ma ora la cosa si
faceva piú grossa, il suo scritto sarebbe arrivato in alto. Eric decise
che bisognava assolutamente scoprirne di piú.
«Ecco, direttore…»
«Mi chiami pure Dixon.»
«Credo che quello che le ho mandato sia in qualche modo incompleto, ci
sono alcune cose da riverificare.»
«Ma nel rapporto diceva che aveva controllato ogni singola informazione e
poi le sue conclusioni sono così sagaci che mi sembra ci sia poco da
aggiungere. Comunque, mi faccia vedere.»
«Ecco… dovrei rileggerlo un momento… poi controllare sul documento –vede
ho fatto alcune aggiunte ma non mi ricordo piú dove le ho messe… sarà un
lavoro lungo e quella che ha è l’unica copia prima delle modifiche.»
«Le mando subito una copia.» Appena Dixon uscì, Weiss tirò un sospiro.
“Adesso saprò di cosa parla.”
Poco dopo arrivò la segretaria di Dixon con un po’ di fogli tenuti insieme
da una graffetta. Mentre lei usciva Weiss la ringraziò e lesse il titolo.
RAPPORTO ALL’ATTENZIONE DELLE AUTORITÀ COMPETENTI
CLASSIFICAZIONE: SEGRETISSIMA
EVIDENZE EMERSE AL RIGUARDO DI RELAZIONI FRA COREA DEL NORD ED AL QA’IDA
A cura di: ag. Eric Weiss – sede CIA di Los Angeles, Ca
«OH, M***A!»
Non era possibile. Eric chiuse gli occhî. Forse era un’allucinazione. Li
riaprì. La terribile scritta era ancora lì. Si massaggiò le tempie.
“Non è possibile. Non ci credo. È uno scherzo.”
Weiss guardò la porta. Da un momento all’altro sarebbe entrata la
segretaria con un altro rapporto, quello vero. Non accadde.
Weiss uscì dal suo ufficio ed incontrò Vaughn nel corridoio.
«Mickey, noi siamo amici vero?»
«Vero. Da prima del corso…»
«E se io fossi nei guai, tu mi aiuteresti vero?»
«Se devo portare fuori tua sorella…»
«No, senti: ti ricordi che lunedì avevo detto: “se voglio posso scrivere
un finto rapporto talmente pieno di c***ate che non se lo berrebbe nemmeno
un Bush in coma etilico”?»
«Come no, mi son fatto di quelle risate.»
«L’avevo poggiato sulla tua scrivania vero?»
«Mi sembra di sì.»
«Adesso dov’è?»
«Penso sia ancora lì.»
Vaughn tornò al suo ufficio seguito da Eric, guardò i fogli sparsi sulla
scrivania, alzò un paio di cartelle, aprì due o tre cassetti. «Non lo
vedo.»
«Cerca ancora.»
«Ti dico che non c’è.»
«Oh dio benedetto. Mickey, sono in un mare di m***a. sai chi ce l’ha?»
«Lo pseudo-rapporto?»
«Dixon.»
«Cosa?»
«Ieri l’altro ho visto la sua segretaria entrare nel tuo ufficio. È uscita
con un plico di fogli, no? E non hai controllato cosa c’era nel plico
,dico, prima di darglielo, no? Potresti averci appoggiato sopra il mio
finto rapporto, no?»
l’ag. Michael Vaughn fu colpito dall’orripilante ipotesi come da una mazza
chiodata.
«Ma… Gesù è vero! L’ho messo proprio lì… Adesso Dixon dev’essere furioso.»
«No, ma lo sarà. Ci ha creduto.»
«E—e COME HA FATTO? Era talmente pieno di s*****ate che neanche Topolino
ci sarebbe cascato! T’eri pure inventato i nomi!»
«Eppure ieri viene da me e mi fa “bel lavoro!” e io non capisco. Adesso è
di nuovo a farmi i complimenti e a dirmi che l’ha già mostrato ai
superiori.»
«E ci hanno creduto anche loro?»
«Non solo: lo farà vedere Washington.»
«Cristo… e l’avevi pure firmato col tuo nome.»
«Lo so, sono uno s*****o.»
«Gesù, Giuseppe e Maria, la vedo brutta. Cosa facciamo adesso?»
«Non sarebbe il caso di dirgli tutto?»
«Adesso?»
«E quando se no? Che succede quando mi chiederanno delle fonti?»
«Ma lui non le ha controllate?»
«No… le ha date per buone.»
«Allora mica è detto che te le chiedano. Se uno consegna un rapporto si
suppone che siano già confermate.»
«Ma io non l’ho consegnato! È stato un caso fottuto!»
«Ho capito, ma ti ricordi le analisi per le armi non convenzionali di
Saddam prima di fargli guerra? Noi abbiamo mai ricontrollato le fonti? Gli
inglesi lo stanno facendo adesso che c’è una commissione parlamentare.»
«Cosa vuoi dire?»
«Che potrebbero anche crederti sulla parola.»
«E invadere la Corea? Ma non sono mica matti!»
«Da quando hanno ammesso di avere l’atomica le acque non si sono ancora
calmate.»
«Ma dài… non sarà questa la goccia che farà traboccare il vaso.»
«Non dico questo, dico solo che se a Washington hanno già deciso per un
intervento militare la tua parodia, che loro hanno preso per buona,
potrebbe dar loro il la’!»
«Senti, noi parliamo di guerre e generali ma io sinceramente ho il
sospetto che Dixon mi prenda in giro.»
«Marcus non farebbe mai una cosa del genere, non uno scherzo che duri per
due giorni… lo conosco bene.»
«Santo dio, santo dio… ma allora…?»
«Tu hai presente che gli psicologi dicono che l’autorevolezza con cui si
ammantano certe osservazioni ha maggior effetto di risultati in sé? Che se
uno ha la fiducia e dice cose verosimili…»
«Vabbene, ma per l’intanto che facciamo?»
«Seguimi.»
Jack Bristow stava esaminando l’ennesimo rapporto sul terrorismo iracheno.
Secondo il rapporto, gruppi di sunniti organizzavano attentati ai danni
degli sciiti e dei curdi per spingerli alla risposta ed innescare una
ribellione; i ba’atisti e gli islamici organizzavano attentati ai danni
del governo e lottavano gli uni contro gli altri; gli iraniani tentavano
di arruffianarsi gli sciiti ed i siriani i ba’atisti. Insomma, era un
tutti contro tutti: infatti il
«Scusa Jack, ti possiamo disturbare?»
«Ditemi.»
«Ti ricordi che ieri ti avevo fatto leggere quel finto rapporto…»
«Ah sì, uno scherzo divertente.»
«Ora, tu sai che nel nostro lavoro capita continuamente di vedere le cose
piú assurde realizzarsi senza un motivo, ma per effetto del caso,
combiando…»
«Che c’è, v’ha beccati Dixon.»
«Sì e no.»
«Che vuol dire, Michael?»
«Sì nel senso che quel rapporto –sì Eric, quel finto rapporto, è finito
nelle mani del capo; no nel senso che ci è finito casualmente e lui ha
creduto che fosse vero.»
«Che vuol dire “vero”?»
«Marcus l’ha letto e ha pensato che fosse roba vera. Glie l’ha portato per
sbaglio la sua segretaria e lui se l’è bevuto tutto.»
«Non ci credo.»
«E l’ha mandato anche ai capi a Langley.»
«Naaah, è un altro scherzo.»
«Le giuro, signor Bristow, le giuro sulla testa di mio padre, che è finito
casualmente su quella scrivania e che Dixon ha creduto parlassi di cose
vere.»
«Ma… non ci avrebbe creduto neanche un Bush ubriaco perso e con le azioni
petrolifere in ribasso!»
«È quello che dico anch’io eppure è così: la mia parodia di rapporto è
stata presa per vera.»
Jack fissò Eric e Michael instupidito.
«Venivamo da te per sapere cosa potevamo fare.»
Jack continuò a fissarli imbelinato, poi socchiuse gli occhi grattandosi
il mento. «La logica vorrebbe che Eric scrivesse un rapporto dove si
smentisce.»
«Ma così mi sputtano!»
«Sarà sputtanato lo stesso quando le sue fonti verranno verificate. Oramai
il patatrac è fatto e non si può piú tornare indietro.»
«Sì ma… lei si ricorda quando non vennero ricontrollate le indicazioni
sulle armi chimiche di Saddam Husayn?»
«Beh, in realtà vennero vagliate le opinioni di molti analisti e scartate
quelle negative. La politica seleziona le informazioni a seconda della
loro verosimiglianza col momento politico.»
«Sì ma quella volta Tenet la fece grossa.»
«Ed infatti presentò le sue dimissioni: lei vuol far lo stesso, Weiss?»
«Ma cosa dico nella smentita?»
«Beh, visto che la prima relazione –chiamiamola così- l’ha scritta lei, le
sarà facile trovare le parole per l’altra. Bisogna infarcirla di frasi
tipo “in effetti forse non”, “alla luce di nuove analisi”, “ulteriori
sviluppi hanno parzialmente modificato l’interpretazione dei fatti” e roba
simile. Io l’ho fatto un sacco di volte. Beh, quando l’avrà redatta me la
faccia rileggere.»
«Corro.»
«Dunque, qui lei parla di una nostra fonte segreta nello Stato Maggiore
nordcoreano, il generale Pak Doo Ik. Marcus non si è accorto che era il
nome di un calciatore?»
«Non segue nessuno sport.»
«Bene, dica che le altre fonti che s’è inventato di avere a Pyŏngyang
hanno motivi per pensare che sia un doppiogiochista. Dica che li ha
costretti a far trapelare un particolare che l’avrebbe accusato agli occhî
dei suoi superiori ma che non è stato arrestato, anzi, nemmeno
sospettato.»
«Ottimo.»
«Quest’altro qua: Kuu Lah Ton, ma come ha fatto Marcus a non accorgersi…
beh dica che è stato ricoverato in un manicomio ieri. Dica che quando l’ha
saputo gli altri nostri agenti hanno dovuto ammettere che da mesi si
comportava in un modo alquanto strano.»
«Scrivo subito.»
«Questo terrorista che apparterrebbe ad al-Qa’ida: Nabir al-Bār, che
lavorerebbe ad un bistrot di Parigi –qui Jack fece una smorfia- beh,
scriva che una storia familiare ricca di elementi affetti da malattie
mentali non lo rende molto affidabile anche se apparentemente è sano.
Invece questo qua: il pasticciere Alik Li-Babà, di Hamas… santiddio… metta
che è appena emerso che è omosessuale, sieropositivo, che faceva il doppio
gioco per il Mossad, che vende crack ai minorenni, che guida come un cane
e che non si sa chi sia il suo vero padre. Tutte queste cose lo renderanno
inaffidabile agli occhî di Langley.»
«Benissimo, benissimo.»
«Ecco, ora con questo nuovo scritto si farà una figuraccia ma forse
salverà ancora il suo posto ed il mondo da una catastrofe.»
«Jack non so come ringraziarla.»
«Mi deve un favore… e non scriva mai più di queste c***ate.»
«Ci può contare; vado subito da Dixon.»
Eric si alzò e raggiunse a grandi passi l’ufficio del capo, bussò alla
porte ed entrò.
Jack tirò un sospiro, quindi tornò al suo calcolatore ed andò sul sito
della CIA, per informarsi sugli avvenimenti recenti. La sua attenzione
venne subito attirata da un comunicato dal Dipartimento di Stato.
Corea del Nord: un rapporto della CIA sembra confermare i timori della
comunità dell’intelligence sui legami fra il regime comunista ed il
terrorismo internazionale.
Jack si voltò verso la porta dell’ufficio di Dixon. Sembrava che il capo e
Weiss stessero ancora parlando. Troppo tardi.
«Mannaggia.»
NOTE
1- Apparso su "La Stampa" del 19/2/2005.
2- Consiglio Nazionale per le Informazioni. |