“CORO DI CONTROLLO: Che aveva fatto
perché lo abbiate fucilato?
I QUATTRO AGITATORI: Speso ha agito giustamente, qualche volta ha
sbagliato; ma alla fine ha messo in pericolo il movimento clandestino.
Voleva ciò che era giusto ed agiva in modo sbagliato.”
B. Brecht, La linea di condotta
LOS ANGELES, 30 SETTEMBRE
Sydney e Dixon entrarono nella saletta riservata della Rotonda; erano già
seduti l’ag. Foster ed il vicedirettore delle Operazioni, Rudolph Whyte.
Dopo uno scambio di saluti, Foster iniziò a parlare.
«Vorremmo che si considerasse questo incontro come non ufficiale. Se non
volete, potete non fare nessuna dichiarazione scritta o verbale e potrete
contattare un avvocato.»
«Spero che non ce ne sarà bisogno.» La risposta di Dixon era anche un
ordine per Sydney.
«Benissimo. Vorreste parlarci della riunione informativa tenutasi il 2 di
questo mese?»
LOS ANGELES, 2 SETTEMBRE
Jack, Sydney, Vaughn, Weiss, Flinkman e Lauren erano stati convocati da
Dixon nella sala riunioni.
«Signori, come voi sapete due mesi fa un attentato esplosivo durante un
comizio ha ucciso un importante politico israeliano, tre guardie del
corpo, un astante ed il terrorista suicida (ovviamente). Dopo una serie di
indagini il Mossad e la polizia hanno finalmente chiarito la dinamica
dell’evento, attribuendolo a Hamas. La cosa piú interessante è stata però
il tipo di esplosivo adoperato.»
«Hanno finalmente scoperto cosa è riuscito a passare attraverso tutti i
loro controlli?»
«Esattamente. Gli specialisti della polizia scientifica hanno determinato
che la carica d’esplosivo era sotto forma di ovuli ingoiati dal kamikaze.
Non sono riusciti a trovarglieli perché erano nel suo stomaco. I succhi
gastici hanno corroso gli ovuli e quando sono entrati in contatto col loro
contenuto hanno innescato l’esplosione. Gli israeliani sono riusciti a
sventare un altro attacco di questo tipo grazie alla lentezza
dell’”innesco” e ad una radiografia.» Dixon mostrò le ributtanti immagini
di una stanza d’ospedale completamente devastata dall’esplosione.
Irriconoscibili pezzi di corpo umano semicarbonizzati erano disseminati
sul pavimento, sulle pareti e sugli strumenti clinici dilaniati dallo
scoppio. «Disgraziatamente il terrorista è esploso mentre gli facevano i
raggi, è bastata la loro leggera carica radioattiva per farli esplodere.
Le fonti del Mossad riferiscono che Hamas sta sperimentando un nuovo
esplosivo, piú potente e non radio-opaco assieme a degli ovuli di un
materiale che si corroda piú velocemente ed in un lasso di tempo piú
facilmente quantificabile.» I presenti erano tutti disgustati, Marshall
era giallo come un limone. «Non solo, ma personaggi legati a Hamas hanno
ordinato delle apparecchiature mediche nelle ultime settimane; alcune
servono per eseguire radiografie e pensiamo che possano venire impiegate
per testare la maggiore o minore attività del nuovo esplosivo nei
confronti di stimoli radioattivi; altre invece servono per effettuare
operazioni chirurgiche e pensiamo che possano esser utilizzate per
rimuovere organi come un rene o parte del fegato e mettere nello spazio
vuoto altro esplosivo al fine di aumentare maggiormente l’effetto della
carica contenuta nello stomaco del kamikaze.»
«Ma questi sono peggio delle bestie!»
«Ag. Weiss, la pregherei di tenere i commenti personali per sé.»
«Mi scusi capo.»
«Le apparecchiature mediche sono state ordinate in Siria; i siriani hanno
a loro volta ordinato delle componenti in Francia, Russia e Stati Uniti,
così i fabbricanti sul nostro territorio ci hanno avvertiti e lo ha fatto
anche l’FSB.»
«Noi abbiamo passato la notizia al Mossad?»
«Certamente e di loro accordo abbiamo posizionato delle trasmittenti su
quei componenti di modo da conoscere la loro posizione. Marshall le ha
costruite e quindi andrà in Israele assieme a Sydney che fungerà da agente
di collegamento, visto che parla l’ivrit.»
«Quando partiamo?»
«Domani; intanto vi consegno delle cartelle al riguardo del caso che voi
studierete, parlano dei protocolli seguiti dai servizî israeliani e…»
Dixon aprì la cartella per Marshall ed estrasse alcune fotografie che mise
da parte. «Queste è meglio che le lasciamo perdere.»
LOS ANGELES, 30 SETTEMBRE
«Quindi avete passato un giorno a leggere i dettagli informativi?»
«Le cose importanti da sapere ce le aveva comunicate Dixon; i fascicoli
riguardavano i nostri contatti, le procedure dei servizi di sicurezza
israeliani, le modalità dei terroristi, le caratteristiche dell’esplosivo
ed una serie di consigli diplomatici su come gestire i rapporti cogli
israeliani.»
Foster e Whyte annuirono. Per le agenzie americane era diventato
imbarazzante lavorare con quelle ebraiche dal 1985, quando l’FBI scoprì
che Jonathan Jay Pollard, un agente del controspionaggio della marina
americana, passava informazioni molto importanti al Lekem, l’Ufficio
Relazioni Scientifiche israeliano. Il Lekem fu ufficialmente smantellato
(le sue funzioni passarono ad un’unità del Ministero degli Esteri) e dopo
l’11 settembre USA ed Israele tornarono ad essere piú collaborativi ma era
sempre meglio andare coi piedi di piombo quando si lavorava con Mossad, ŠB
o Aman.
TEL AVIV, 3 SETTEMBRE
«Benarrivati in Israele signori. Io sono l’ag. Grunberg del ŠB, Servizio
di Sicurezza Israeliano.»
«Pace. Agg. Bristow e Flinkman, della CIA. Io sono di collegamento, lui è
il responsabile tecnico.»
«Uh, complimenti per il suo ivrit… sa, noi siamo abituati ad esser noi
quelli che parlano la lingua dell’altro.»
Grunberg, Marshall e Sydney salirono in macchina assieme a due armadî di
scorta.
«Lo sa, ag. Bristow: mi sembra di averla già vista.»
«Può essere, ho svolto centinaia di missioni.»
«No, è che lei mi ricorda un’attrice: ha presente quella tipa che fa una
serie TV di spionaggio…»
«Alibi? Aliquod?»
«Un nome del genere, comunque è quella dove tutti i cattivi sono suoi
parenti od ex-ganzi e stanno sempre in Costa Azzurra.»
«Ah, sì, ho capito chi dice: Jennifer Garner! me lo dicono tutti che le
assomiglio, ma non ho due labbroni da 20 kg come lei! Fra l’altro, sa che
una volta a Los Angeles mi hanno scambiato per lei e m’hanno invitato ad
una festa? Però me ne sono andata quando hanno iniziato a sniffare coca.»
«Beh, comunque quella serie è mostruosamente insulsa, non c’entra un
accidenti con quel che facciamo veramente.»
«Dice? Io l’ho trovata appassionante.»
«Tornando, è il caso di dirlo, a bomba –ah, ah, mi scusi, è umorismo
aschenazita [1]. A-hem.»
Grunberg si trattenne quando s’accorse che nessun altro nella macchina
aveva apprezzato la battuta.
«Avete studiato una strategia?»
«È probabile che i terroristi effettueranno le operazioni mediche uno o
due giorni prima degli attentati e che quindi aspetteranno a mettere
insieme le varie apparecchiature: l’operato non potrà fare troppa strada
con un rene di meno. Quando i segnalatori indicheranno tutti lo stesso
punto interverremo.»
«Sono le stesse conclusioni alle quali sono giunti i nostri analisti.»
«Si tratta in pratica di aspettare finché non sarà il momento giusto.»
«Ebbene, aspetteremo.»
LOS ANGELES, 30 SETTEMBRE
«Quindi avete aspettato lì due settimane?»
«Esattamente.»
«E cosa avete fatto in quel tempo?»
«Non molto, non potevamo abbandonare per troppo tempo i nostri
alloggiamenti né allontanarci troppo quando uscivamo; sinceramente non
avevo troppo voglia di far turismo visto il pericolo degli attentati.» Per
un israeliano sarà forse stato normale morire in un’esplosione mentre
usciva per fare la spesa ma lei non voleva conformarsi a quell’uso locale.
Standosene in Israele Sydney ebbe modo di farsi un’idea dello scontro
israelo-palestinese e capì come mai tutti quelli che potevano se ne
tenevano fuori.
Anche se la storia vera e propria inizia negli anni ’80 del XIX secolo,
coll’arrivo dei primi coloni ebrei, l’antefatto remoto incomincia attorno
al 1.200 a.C., quando una popolazione araba occupa il Canaan, già abitato
da popolazioni che verranno sterminate, sottomesse ma anche assimilate
assieme alla lingua [2]. I palestinesi dicono di
essere discendenti da questi cananiti, gli ebrei dicono invece che sono
venuti dopo di loro, per inciso fatti immigrare dai Paesi arabi
circostanti per controbilanciare l’arrivo di popolazione ebraica negli
anni prima del 1947: e che comunque, anche se fosse, quella terra glie
l’aveva data Dio in persona e che quindi al loro ragione valeva sopra
tutte le altre. Nemmeno il toponimo ‘Palestina’ aveva un fondamento etnico
o storico, dicevano, perché era un toponimo inventato dai romani per
cancellare il nome ‘Israele’ ispirandosi al nome di un popolo da tempo
scomparso, i Pelištim [3], cioè i Filistei della
Bibbia.
Gli Stati arabi combatterono Israele, alcuni in campo, altri coi
petroldollari, Israele vinse e scacciò i palestinesi che andarono a
concentrarsi in grandi campi di profughi dove al nazionalismo iniziò a
subentrare il fanatismo religioso [4]. Se a questa
situazione già di per sé intricata ci aggiungete guerre, guerriglie e
attentati ed un qualche migliaio di morti ci si può render conto di quanto
questa situazione possa esser complicata: una volta qualcuno [5]
aveva detto che non si può tenere la contabilità del dolore, mentre invece
avviene proprio il contrario: quando la gente ha la possibilità e la
voglia di ammazzare, troverà sempre qualche torto di cui vendicarsi per
quanto essa possa esser piccola o remota. Solo l’estinzione di un popolo
può estinguere la sete di vendetta.
GAZA, 18 SETTEMBRE
«Pronto, Dixon.»
«Marcus, abbiamo scoperto tutto: il laboratorio di Hamas è in una viuzza
di Gaza, gli israeliani hanno le coordinate.»
«Mandiamo subito due elicotteri.»
«No! aspetta! Marcus, c’è un orfanotrofio lì vicino, rischiate di
colpirlo!»
«Non importa.» Quelle due parole furono una mazzata per Sydney. «Sono
perdite che possiamo ammettere, anche gli israeliani sono d’accordo.»
«Si f***ano, non sono i loro orfani! Ho qua una squadra Marcus, fammela
mandare, forse hanno già mandato dei kamikaze!»
«Assolutamente no. Troppo rischio.»
«MI STAI A SENTIRE MARCUS C***O!?!» Syd era infuriata. «Se li bombardi non
sapremo mai se hanno già avviato degli attentati e rischiamo di colpire
dei bambini innocenti!»
«Ma se mando dei commandos in un ambiente pieno di esplosivi c’è il
rischio che salti tutto in aria e qualche terrorista potrebbe scappare.»
«Fammi tentare, m’assumo la responsabilità.»
«No.» Marcus voleva chiudere lì la conversazione. «Moriresti cogli altri,
meglio colpire la popolazione civile che--»
«Correrò il rischio! sempre meglio che sopravvivere e vedere ‘sto schifo!»
«Syd, È UN ORDINE! Lascia perdere!»
«Se non autorizzi una missione di recupero, Marcus, io giuro che chiamo la
stampa e spiattello tutto, dirò loro come la CIA ed Israele trattano i…»
«Non lo faresti mai, finiresti sotto processo per insubordinazione.»
«Preferisco la galera all’avere sulla coscienza dei poveri cristi che non
c’entravano niente.»
«Sei esautorata dalla missione! Con effetto immediato!»
«Da quando sei diventato come Sloane, Marcus? Da quando sei diventato come
quelli che hanno ucciso tua moglie e rapito i tuoi figli?»
«SYD RISPONDERAI DI QUESTO ALLA COMMISSIONE DISCIPLINARE!»
«Se faccio il tuo nome ai giornali tu sarai il primo che i palestinesi
verranno a cercare!»
Seguì una lunga pausa. «Prendi dei volontarî e fai quello che devi fare.
Se entro 30’ non hai il controllo del laboratorio io mando gli elicotteri
e chi c’è c’è, colpiranno senza riguardi.» Sydney, colpendo basso, aveva
vinto il braccio di ferro col suo superiore.
«Signorsì!»
Sydney e 12 militari israeliani entrarono nel laboratorio cinque minuti
dopo la fine della telefonata. Il piano, dopo una lunga elaborazione
durata mezzo minuto, era di sparare, sparare su tutto, sparare senza
risparmio. Poiché in mezzo a tutto quell’esplosivo c’era il forte rischio
che un proiettile vagante innescasse un’esplosione, una squadra di
pompieri avrebbe riversato l’acqua di tre autocisterna nel laboratorio; i
pompieri sarebbero arrivati a sirene spiegate, come se dovessero spegnere
un incendio, in modo da distrarre gli arabi coprendo l’attacco dei
commandos.
Il laboratorio occupava due stanze sotterranee dello stabile e per
scendere in cantina ci fu una violenta sparatoria in mezzo all’acqua che
scendeva copiosa ma gli israeliani ebbero la meglio sugli arabi, distratti
dai pompieri che arrivavano dal lato anteriore della casa mentre i
commandos entravano dalla porta posteriore dopo aver sopraffatto una
guardia.
Il combattimento continuò per le scale e nella cantina, dove l’acqua
filtrata dal piano di sopra rese vani i tentativi dei terroristi di
attivare l’esplosivo, ostacolati anche dai fumogeni e dai lacrimogeni che
erano stati lanciati dai commandos.
Alla fine dell’azione si contavano 10 morti fra i terroristi e 4 fra gli
israeliani; la casa era completamente a soqquadro, piena di fumo e
d’acqua. Syd telefonò a Dixon.
«Abbiamo il controllo! Abbiamo il controllo!»
«Stavo per mandare gli elicotteri. Bene.»
In serata Sydney chiamò ancora per far sapere a Dixon che uno dei
terroristi prigionieri aveva confessato che era stato mandato un kamikaze
ad accoppare un giudice.
«Senti Sydney, ho compreso la nobiltà delle tue osservazioni di oggi ma
data la mia posizione sono stato costretto a sottoporre la tua condotta
all’attenzione del Comitato Disciplinare.»
«Non ho niente da rimproverarmi ed anche tu hai fatto la scelta giusta.»
LOS ANGELES, 30 SETTEMBRE
«Abbiamo analizzato ogni fase dell’operazione, basandoci sia sui rapporti
che sulle registrazioni delle vostre trasmissioni» Oddio, allora sapevano
tutto, come lei avesse minacciato Dixon e si fosse altamente fregata della
disciplinare e degli ordini! «ed abbiamo attentamente valutato il suo
comportamento nei momenti decisivi del 12 settembre dal punto di vista
tattico, politico ed anche psicologico.»
Bene. Mancava solo piú che le mettessero un dito in culo e poi eravamo a
posto. Comunque Sydney sapeva già come sarebbe andata a finire: l’avevano
avvertita, glie l’avevano detto, ma lei aveva preferito farsi cacciare
dalla CIA piuttosto che fare una porcata del genere.
Foster esitava ma Whyte gli fece cenno colla testa. «Abbiamo concluso che
l’analisi dell’ag. Bristow era esatta.» Syd era incredula. Esatta? Aveva
ragione lei? Allora non era licenziata! «In prima istanza, uno dei
prigionieri che avete arrestato ci ha fornito rivelazioni tali da sventare
un ennesimo attentato; in secondo luogo, un atto bellico sanguinoso nel
cuore di Gaza portato a termine dagli israeliani avrebbe reso la
situazione coi palestinesi ancor piú ingestibile. Signorina Bristow, lei
ha condotto l’operazione in modo chirurgico e tempestivo, nonostante abbia
avuto dei deprecabili ma ahimé inevitabili contrasti col suo diretto
superiore, perciò abbiamo deciso di non procedere ulteriormente coll’azione
legale per atto di insubordinazione. Quanto a lei, ag. Dixon, le sue
conclusioni erano legittime e non abbiamo niente da rimproverarle perché
le sue obiezioni al piano della Bristow erano valide ma la decisione
ultima che lei ha preso s’è rivelata la migliore.»
A quel punto Whyte prese la parola. Era la prima volta che Sydney lo
vedeva aprir bocca eccezion fatta per un arido «’ngiorno» all’inizio della
riunione. «Anche se siamo disposti a passare sopra alla sua
insubordinazione perché lei, disobbedendo, ci ha evitato un bel pasticcio,
auspichiamo che in futuro lei segua un po’ piú fedelmente gli ordini
datele dai superiori.»
«Uh, oh, certamente signore, non si ripeterà mai piú signore…»
Sydney uscì raggiante. Le avevano dato ragione tirandole appena un po’ le
orecchie. Non solo aveva salvato delle vite innocenti, ma le davano pure
ragione! Era il caso di festeggiare tartassando la sua carta di credito
con compere ed acquisti nel centro di L.A..
Sydney aveva omesso un altro piccolo dettaglio nel suo rapporto. A dire il
vero non l’aveva riportato perché le era capitato a missione finita,
all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e non c’entrava niente con tutta
quella faccenda.
Sydney stava aspettando la chiamata del volo PanAm per Nuova York,
leggendo “Elle” nella sala d’aspetto, semivuota per l’ora tarda – Marshall
era andato al gabinetto- quando un rabbino, o perlomeno un vecchio
decrepito vestito da rabbino, coi capelli bianchi arricciati secondo
l’acconciatura tradizionale, le si avvicinò e la osservò per un po’;
quando Syd si accorse della sua presenza alzò la testa dal giornale per
guardarlo meglio cosicchè lui la vide in faccia; a Sydney sembrava che il
rabbino avesse l’espressione di chi ha appena riconosciuto una persona
dopo un dubbio. Il rabbino le si avvicinò ancor di piú.
«Che lunga attesa… ma ora me ne posso andare tranquillo!» Sembrava che il
rabbino parlasse da solo, ma con quel tono entusiastico che uno di solito
non usa per parlare fra sé e sé.
«Come scusi?»
«Pace, bella ragazza! I miei vecchi occhi hanno appena visto una luce.»
“Ci starà provando con me?” si chiese Sydney. «Ma io la conosco?»
«Non credo. Mi scusi, non mi sono presentato. Sono il rabbino Simeon
Gerechtman.»
«Pace.»
«In te è posta la rovina e la salvezza di molti.»
«Cosa?» Syd l’aveva già sentita questa frase.
«Poiché renderai il piú gran potere alla devastazione assoluta.» Ma certo!
Il diario di Rambaldi! Erano due frasi tratte dalla pagina 47. Ma come
faceva quel rabbino a conoscerle? Che fosse un agente della Convenzione? E
poi lei non era la prescelta. Non aveva forse scalato il monte Subasio,
vicino ad Assisi?
«Come fai a sapere?»
«Così sta scritto.»
Forse il rabbino era solo un mitomane che stava citando un passo della
Bibbia –o di qualche testo apocrifo, oppure della Cabala- che per caso
assomigliavano ai brani piú apocalittici del Rambaldi piú sinistro. Del
resto la letteratura mediorientale comprendeva decine di apocalissi [6].
«Io sono qui per dirti una cosa: sappi che la Profezia non menziona chi ti
salverà dal Passeggero ma tu devi sapere chi lui sia!»
Oh dio, era proprio qualche c**ata di Rambaldi! E come faceva il rabbino a
conoscere l’esistenza del passo che era stato interpretato per ultimo,
neanche 6 settimane prima? “La Prescelta et il Passeggero in una somma
tenzone si pugneranno, et ella che parerà la si salvare sarà perduta, et
ella che parrà la si perdere venirà salvata.”
«Salvata? Ma da chi?»
A questo punto il rabbino parlò senza fissarla negli occhi ma come aveva
fatto prima quando aveva citato Rambaldi: come se recitasse una frase
appresa molto tempo prima e che a lungo era rimasta nella sua memoria.
«Egli sarà progenie di Re e sebbene sia il minore dei principi di Giuda,
il maggior ruolo egli svolgerà nella tenzone. Candido il suo cuore,
candido il nome della sua schiatta. Sette ed otto del suo nome hanno retto
lo scettro e lo scettro sommo dei Germani al di qua ed al di la del Mare
Norreno, non Re della sua stirpe ma del paese ove soggiornarono i suoi
avi.»
Sydney rimase per qualche momento ipnotizzata da quelle parole e quando
sentì la voce di Marshall fu come scossa dal suo torpore.
«Ehi Syd, tutto bene?»
Sydney si guardò intorno. «Hai mica visto quel rabbino con cui stavo
parlando?»
«Rabbino? Ho visto un rabbino prima, ma stava uscendo.»
Sydney si alzò di scatto e si buttò verso le uscite ma non trovò nessun
rabbino che assomigliasse a Simeon Gerechtsman (ne vide due, ma piú
giovani). Poi Marshall la raggiunse dicendole che avevano chiamato il loro
volo e che era ora di andare.
Che aveva voluto dirle il rabbino? Forse l’aveva incontrato quando lei si
faceva chiamare Julia Thorne. Sarebbe stato meglio indagare.
Quello che non capiva è perché, se Gerechtsman voleva farle sapere
l’identità di chi l’avrebbe salvata, non le avesse detto il nome ed il
cognome ma avesse parlato per enigmi. Il discendente di una famiglia
reale? Di candida famiglia? E che c’entravano i Germani?
NOTE
1- Da Aschenez, cioè uno dei figli di Iafet:
era il nome col quale si identificavano, nel medioevo, gli ebrei dei paesi
nordici che parlavano prevalentemente lo jiddisch. Altri gruppi nel
medioevo: Mizrahim (dell’Oriente), Mizraim (dell’Egitto), sefarditi (di
Sefarad, altro figlio di Iafet, nome usato per definire la Spagna),
Falascià (dell’Etiopia), yemeniti, dell’India (dove sono esclusi dal
sistema castale e si dividono in tre gruppi: ebrei di Kochin, B’ney Yisra’el
e Baghdadi cioè provenienti dal Medio Oriente e di lingua araba o
persiana).
2- È opinione degli studiosi che l’ebraico
biblico non sia la lingua originale degli ebrei (che avrebbero parlato un
linguaggio del sottogruppo arabico del ceppo delle lingue semitiche) ma la
lingua parlata dai cananiti (sottogruppo cananitico dello stesso ceppo)
che gli ebrei impararono durante l’invasione e che fecero propria quella
lingua.
3- Credo che si scriva così ma non sono sicuro
della lunghezza delle vocali (che non segno) e potrebbe darsi che la
seconda vocale sia una ‘e’ anziché una ‘i’: mi perdoneranno i lettori
eruditi in materia. Comunque è interessante notare che 1) ‘–im’ è la
desinenza per il plurale (come in ‘elohim’=’déi’) e 2) la lettera
פ
(pe), cioè la P di Pelištim in epoca antica si pronunciava ‘p’, nel corso
del medioevo se non prima ancora si pronunciò ‘f’ (oggi quando la si vuole
leggere ‘p’ si aggiunge alla lettera ebraica un puntino in mezzo al corpo
della lettera, così:
פּ).
Tutte queste informazioni sul mondo ebraico le ho tratte dal sito Imninalu.
anche la storia di Pollard è vera, come molti dei dettagli delle mie
storie.
4- Un nemico assai piú duro da combattere
perché le persone muoiono facilmente, le nazioni muoiono con difficoltà e
le idee mai.
5- Va beh, era Moran Atias in un’intervista su
Max, ma questa è un’idea di molti.
6- Vero! Quella di S. Giovanni è una delle
tante prodotte dalla letteratura religiosa di ambiente semitico (c’è
l’Apocalisse della Vergine Maria, l’Apocalisse di Enoch, l’Apocalisse di
Esdra, ecc.) ma è l’unica che sia stata ammessa nel canone del Nuovo
Testamento. Per essere piú precisi, vi sono anche passi di tenore
apocalittico in molti dei libri profetici dell’Antico Testamento (Daniele,
Isaia, ecc.) |