ALIAS Italia

ALIAS ITALIA

FANFICTION

Scritto da Articiòch
Riassunto: Hamas sta sviluppando un nuovo devastante tipo di esplosivo per attentati e la CIA indaga.

Data di composizione: settembre-ottobre-novembre 2004
Periodo di svolgimento: 3^ stagione, grosso modo prima dell’episodio 3.18
Adatto a: tutti.

DISCLAIMER
Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Alias Italia – Il dossier Sydney Bristow", e che tutti i personaggi della serie "ALIAS" utilizzati sono di proprietà ABC, Bad Robot – Touchstone Television e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.

La linea di condotta

“CORO DI CONTROLLO: Che aveva fatto perché lo abbiate fucilato?
I QUATTRO AGITATORI: Speso ha agito giustamente, qualche volta ha sbagliato; ma alla fine ha messo in pericolo il movimento clandestino. Voleva ciò che era giusto ed agiva in modo sbagliato.”

B. Brecht, La linea di condotta

LOS ANGELES, 30 SETTEMBRE
Sydney e Dixon entrarono nella saletta riservata della Rotonda; erano già seduti l’ag. Foster ed il vicedirettore delle Operazioni, Rudolph Whyte. Dopo uno scambio di saluti, Foster iniziò a parlare.
«Vorremmo che si considerasse questo incontro come non ufficiale. Se non volete, potete non fare nessuna dichiarazione scritta o verbale e potrete contattare un avvocato.»
«Spero che non ce ne sarà bisogno.» La risposta di Dixon era anche un ordine per Sydney.
«Benissimo. Vorreste parlarci della riunione informativa tenutasi il 2 di questo mese?»

LOS ANGELES, 2 SETTEMBRE
Jack, Sydney, Vaughn, Weiss, Flinkman e Lauren erano stati convocati da Dixon nella sala riunioni.
«Signori, come voi sapete due mesi fa un attentato esplosivo durante un comizio ha ucciso un importante politico israeliano, tre guardie del corpo, un astante ed il terrorista suicida (ovviamente). Dopo una serie di indagini il Mossad e la polizia hanno finalmente chiarito la dinamica dell’evento, attribuendolo a Hamas. La cosa piú interessante è stata però il tipo di esplosivo adoperato.»
«Hanno finalmente scoperto cosa è riuscito a passare attraverso tutti i loro controlli?»
«Esattamente. Gli specialisti della polizia scientifica hanno determinato che la carica d’esplosivo era sotto forma di ovuli ingoiati dal kamikaze. Non sono riusciti a trovarglieli perché erano nel suo stomaco. I succhi gastici hanno corroso gli ovuli e quando sono entrati in contatto col loro contenuto hanno innescato l’esplosione. Gli israeliani sono riusciti a sventare un altro attacco di questo tipo grazie alla lentezza dell’”innesco” e ad una radiografia.» Dixon mostrò le ributtanti immagini di una stanza d’ospedale completamente devastata dall’esplosione. Irriconoscibili pezzi di corpo umano semicarbonizzati erano disseminati sul pavimento, sulle pareti e sugli strumenti clinici dilaniati dallo scoppio. «Disgraziatamente il terrorista è esploso mentre gli facevano i raggi, è bastata la loro leggera carica radioattiva per farli esplodere. Le fonti del Mossad riferiscono che Hamas sta sperimentando un nuovo esplosivo, piú potente e non radio-opaco assieme a degli ovuli di un materiale che si corroda piú velocemente ed in un lasso di tempo piú facilmente quantificabile.» I presenti erano tutti disgustati, Marshall era giallo come un limone. «Non solo, ma personaggi legati a Hamas hanno ordinato delle apparecchiature mediche nelle ultime settimane; alcune servono per eseguire radiografie e pensiamo che possano venire impiegate per testare la maggiore o minore attività del nuovo esplosivo nei confronti di stimoli radioattivi; altre invece servono per effettuare operazioni chirurgiche e pensiamo che possano esser utilizzate per rimuovere organi come un rene o parte del fegato e mettere nello spazio vuoto altro esplosivo al fine di aumentare maggiormente l’effetto della carica contenuta nello stomaco del kamikaze.»
«Ma questi sono peggio delle bestie!»
«Ag. Weiss, la pregherei di tenere i commenti personali per sé.»
«Mi scusi capo.»
«Le apparecchiature mediche sono state ordinate in Siria; i siriani hanno a loro volta ordinato delle componenti in Francia, Russia e Stati Uniti, così i fabbricanti sul nostro territorio ci hanno avvertiti e lo ha fatto anche l’FSB.»
«Noi abbiamo passato la notizia al Mossad?»
«Certamente e di loro accordo abbiamo posizionato delle trasmittenti su quei componenti di modo da conoscere la loro posizione. Marshall le ha costruite e quindi andrà in Israele assieme a Sydney che fungerà da agente di collegamento, visto che parla l’ivrit.»
«Quando partiamo?»
«Domani; intanto vi consegno delle cartelle al riguardo del caso che voi studierete, parlano dei protocolli seguiti dai servizî israeliani e…» Dixon aprì la cartella per Marshall ed estrasse alcune fotografie che mise da parte. «Queste è meglio che le lasciamo perdere.»

LOS ANGELES, 30 SETTEMBRE
«Quindi avete passato un giorno a leggere i dettagli informativi?»
«Le cose importanti da sapere ce le aveva comunicate Dixon; i fascicoli riguardavano i nostri contatti, le procedure dei servizi di sicurezza israeliani, le modalità dei terroristi, le caratteristiche dell’esplosivo ed una serie di consigli diplomatici su come gestire i rapporti cogli israeliani.»
Foster e Whyte annuirono. Per le agenzie americane era diventato imbarazzante lavorare con quelle ebraiche dal 1985, quando l’FBI scoprì che Jonathan Jay Pollard, un agente del controspionaggio della marina americana, passava informazioni molto importanti al Lekem, l’Ufficio Relazioni Scientifiche israeliano. Il Lekem fu ufficialmente smantellato (le sue funzioni passarono ad un’unità del Ministero degli Esteri) e dopo l’11 settembre USA ed Israele tornarono ad essere piú collaborativi ma era sempre meglio andare coi piedi di piombo quando si lavorava con Mossad, ŠB o Aman.

TEL AVIV, 3 SETTEMBRE
«Benarrivati in Israele signori. Io sono l’ag. Grunberg del ŠB, Servizio di Sicurezza Israeliano.»
«Pace. Agg. Bristow e Flinkman, della CIA. Io sono di collegamento, lui è il responsabile tecnico.»
«Uh, complimenti per il suo ivrit… sa, noi siamo abituati ad esser noi quelli che parlano la lingua dell’altro.»
Grunberg, Marshall e Sydney salirono in macchina assieme a due armadî di scorta.
«Lo sa, ag. Bristow: mi sembra di averla già vista.»
«Può essere, ho svolto centinaia di missioni.»
«No, è che lei mi ricorda un’attrice: ha presente quella tipa che fa una serie TV di spionaggio…»
«Alibi? Aliquod?»
«Un nome del genere, comunque è quella dove tutti i cattivi sono suoi parenti od ex-ganzi e stanno sempre in Costa Azzurra.»
«Ah, sì, ho capito chi dice: Jennifer Garner! me lo dicono tutti che le assomiglio, ma non ho due labbroni da 20 kg come lei! Fra l’altro, sa che una volta a Los Angeles mi hanno scambiato per lei e m’hanno invitato ad una festa? Però me ne sono andata quando hanno iniziato a sniffare coca.»
«Beh, comunque quella serie è mostruosamente insulsa, non c’entra un accidenti con quel che facciamo veramente.»
«Dice? Io l’ho trovata appassionante.»
«Tornando, è il caso di dirlo, a bomba –ah, ah, mi scusi, è umorismo aschenazita [1]. A-hem.»
Grunberg si trattenne quando s’accorse che nessun altro nella macchina aveva apprezzato la battuta.
«Avete studiato una strategia?»
«È probabile che i terroristi effettueranno le operazioni mediche uno o due giorni prima degli attentati e che quindi aspetteranno a mettere insieme le varie apparecchiature: l’operato non potrà fare troppa strada con un rene di meno. Quando i segnalatori indicheranno tutti lo stesso punto interverremo.»
«Sono le stesse conclusioni alle quali sono giunti i nostri analisti.»
«Si tratta in pratica di aspettare finché non sarà il momento giusto.»
«Ebbene, aspetteremo.»

LOS ANGELES, 30 SETTEMBRE
«Quindi avete aspettato lì due settimane?»
«Esattamente.»
«E cosa avete fatto in quel tempo?»
«Non molto, non potevamo abbandonare per troppo tempo i nostri alloggiamenti né allontanarci troppo quando uscivamo; sinceramente non avevo troppo voglia di far turismo visto il pericolo degli attentati.» Per un israeliano sarà forse stato normale morire in un’esplosione mentre usciva per fare la spesa ma lei non voleva conformarsi a quell’uso locale.


Standosene in Israele Sydney ebbe modo di farsi un’idea dello scontro israelo-palestinese e capì come mai tutti quelli che potevano se ne tenevano fuori.
Anche se la storia vera e propria inizia negli anni ’80 del XIX secolo, coll’arrivo dei primi coloni ebrei, l’antefatto remoto incomincia attorno al 1.200 a.C., quando una popolazione araba occupa il Canaan, già abitato da popolazioni che verranno sterminate, sottomesse ma anche assimilate assieme alla lingua [2]. I palestinesi dicono di essere discendenti da questi cananiti, gli ebrei dicono invece che sono venuti dopo di loro, per inciso fatti immigrare dai Paesi arabi circostanti per controbilanciare l’arrivo di popolazione ebraica negli anni prima del 1947: e che comunque, anche se fosse, quella terra glie l’aveva data Dio in persona e che quindi al loro ragione valeva sopra tutte le altre. Nemmeno il toponimo ‘Palestina’ aveva un fondamento etnico o storico, dicevano, perché era un toponimo inventato dai romani per cancellare il nome ‘Israele’ ispirandosi al nome di un popolo da tempo scomparso, i Pelištim [3], cioè i Filistei della Bibbia.
Gli Stati arabi combatterono Israele, alcuni in campo, altri coi petroldollari, Israele vinse e scacciò i palestinesi che andarono a concentrarsi in grandi campi di profughi dove al nazionalismo iniziò a subentrare il fanatismo religioso [4]. Se a questa situazione già di per sé intricata ci aggiungete guerre, guerriglie e attentati ed un qualche migliaio di morti ci si può render conto di quanto questa situazione possa esser complicata: una volta qualcuno [5] aveva detto che non si può tenere la contabilità del dolore, mentre invece avviene proprio il contrario: quando la gente ha la possibilità e la voglia di ammazzare, troverà sempre qualche torto di cui vendicarsi per quanto essa possa esser piccola o remota. Solo l’estinzione di un popolo può estinguere la sete di vendetta.

GAZA, 18 SETTEMBRE
«Pronto, Dixon.»
«Marcus, abbiamo scoperto tutto: il laboratorio di Hamas è in una viuzza di Gaza, gli israeliani hanno le coordinate.»
«Mandiamo subito due elicotteri.»
«No! aspetta! Marcus, c’è un orfanotrofio lì vicino, rischiate di colpirlo!»
«Non importa.» Quelle due parole furono una mazzata per Sydney. «Sono perdite che possiamo ammettere, anche gli israeliani sono d’accordo.»
«Si f***ano, non sono i loro orfani! Ho qua una squadra Marcus, fammela mandare, forse hanno già mandato dei kamikaze!»
«Assolutamente no. Troppo rischio.»
«MI STAI A SENTIRE MARCUS C***O!?!» Syd era infuriata. «Se li bombardi non sapremo mai se hanno già avviato degli attentati e rischiamo di colpire dei bambini innocenti!»
«Ma se mando dei commandos in un ambiente pieno di esplosivi c’è il rischio che salti tutto in aria e qualche terrorista potrebbe scappare.»
«Fammi tentare, m’assumo la responsabilità.»
«No.» Marcus voleva chiudere lì la conversazione. «Moriresti cogli altri, meglio colpire la popolazione civile che--»
«Correrò il rischio! sempre meglio che sopravvivere e vedere ‘sto schifo!»
«Syd, È UN ORDINE! Lascia perdere!»
«Se non autorizzi una missione di recupero, Marcus, io giuro che chiamo la stampa e spiattello tutto, dirò loro come la CIA ed Israele trattano i…»
«Non lo faresti mai, finiresti sotto processo per insubordinazione.»
«Preferisco la galera all’avere sulla coscienza dei poveri cristi che non c’entravano niente.»
«Sei esautorata dalla missione! Con effetto immediato!»
«Da quando sei diventato come Sloane, Marcus? Da quando sei diventato come quelli che hanno ucciso tua moglie e rapito i tuoi figli?»
«SYD RISPONDERAI DI QUESTO ALLA COMMISSIONE DISCIPLINARE!»
«Se faccio il tuo nome ai giornali tu sarai il primo che i palestinesi verranno a cercare!»
Seguì una lunga pausa. «Prendi dei volontarî e fai quello che devi fare. Se entro 30’ non hai il controllo del laboratorio io mando gli elicotteri e chi c’è c’è, colpiranno senza riguardi.» Sydney, colpendo basso, aveva vinto il braccio di ferro col suo superiore.
«Signorsì!»

Sydney e 12 militari israeliani entrarono nel laboratorio cinque minuti dopo la fine della telefonata. Il piano, dopo una lunga elaborazione durata mezzo minuto, era di sparare, sparare su tutto, sparare senza risparmio. Poiché in mezzo a tutto quell’esplosivo c’era il forte rischio che un proiettile vagante innescasse un’esplosione, una squadra di pompieri avrebbe riversato l’acqua di tre autocisterna nel laboratorio; i pompieri sarebbero arrivati a sirene spiegate, come se dovessero spegnere un incendio, in modo da distrarre gli arabi coprendo l’attacco dei commandos.
Il laboratorio occupava due stanze sotterranee dello stabile e per scendere in cantina ci fu una violenta sparatoria in mezzo all’acqua che scendeva copiosa ma gli israeliani ebbero la meglio sugli arabi, distratti dai pompieri che arrivavano dal lato anteriore della casa mentre i commandos entravano dalla porta posteriore dopo aver sopraffatto una guardia.
Il combattimento continuò per le scale e nella cantina, dove l’acqua filtrata dal piano di sopra rese vani i tentativi dei terroristi di attivare l’esplosivo, ostacolati anche dai fumogeni e dai lacrimogeni che erano stati lanciati dai commandos.
Alla fine dell’azione si contavano 10 morti fra i terroristi e 4 fra gli israeliani; la casa era completamente a soqquadro, piena di fumo e d’acqua. Syd telefonò a Dixon.
«Abbiamo il controllo! Abbiamo il controllo!»
«Stavo per mandare gli elicotteri. Bene.»

In serata Sydney chiamò ancora per far sapere a Dixon che uno dei terroristi prigionieri aveva confessato che era stato mandato un kamikaze ad accoppare un giudice.
«Senti Sydney, ho compreso la nobiltà delle tue osservazioni di oggi ma data la mia posizione sono stato costretto a sottoporre la tua condotta all’attenzione del Comitato Disciplinare.»
«Non ho niente da rimproverarmi ed anche tu hai fatto la scelta giusta.»

LOS ANGELES, 30 SETTEMBRE
«Abbiamo analizzato ogni fase dell’operazione, basandoci sia sui rapporti che sulle registrazioni delle vostre trasmissioni» Oddio, allora sapevano tutto, come lei avesse minacciato Dixon e si fosse altamente fregata della disciplinare e degli ordini! «ed abbiamo attentamente valutato il suo comportamento nei momenti decisivi del 12 settembre dal punto di vista tattico, politico ed anche psicologico.»
Bene. Mancava solo piú che le mettessero un dito in culo e poi eravamo a posto. Comunque Sydney sapeva già come sarebbe andata a finire: l’avevano avvertita, glie l’avevano detto, ma lei aveva preferito farsi cacciare dalla CIA piuttosto che fare una porcata del genere.
Foster esitava ma Whyte gli fece cenno colla testa. «Abbiamo concluso che l’analisi dell’ag. Bristow era esatta.» Syd era incredula. Esatta? Aveva ragione lei? Allora non era licenziata! «In prima istanza, uno dei prigionieri che avete arrestato ci ha fornito rivelazioni tali da sventare un ennesimo attentato; in secondo luogo, un atto bellico sanguinoso nel cuore di Gaza portato a termine dagli israeliani avrebbe reso la situazione coi palestinesi ancor piú ingestibile. Signorina Bristow, lei ha condotto l’operazione in modo chirurgico e tempestivo, nonostante abbia avuto dei deprecabili ma ahimé inevitabili contrasti col suo diretto superiore, perciò abbiamo deciso di non procedere ulteriormente coll’azione legale per atto di insubordinazione. Quanto a lei, ag. Dixon, le sue conclusioni erano legittime e non abbiamo niente da rimproverarle perché le sue obiezioni al piano della Bristow erano valide ma la decisione ultima che lei ha preso s’è rivelata la migliore.»
A quel punto Whyte prese la parola. Era la prima volta che Sydney lo vedeva aprir bocca eccezion fatta per un arido «’ngiorno» all’inizio della riunione. «Anche se siamo disposti a passare sopra alla sua insubordinazione perché lei, disobbedendo, ci ha evitato un bel pasticcio, auspichiamo che in futuro lei segua un po’ piú fedelmente gli ordini datele dai superiori.»
«Uh, oh, certamente signore, non si ripeterà mai piú signore…»
Sydney uscì raggiante. Le avevano dato ragione tirandole appena un po’ le orecchie. Non solo aveva salvato delle vite innocenti, ma le davano pure ragione! Era il caso di festeggiare tartassando la sua carta di credito con compere ed acquisti nel centro di L.A..


Sydney aveva omesso un altro piccolo dettaglio nel suo rapporto. A dire il vero non l’aveva riportato perché le era capitato a missione finita, all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e non c’entrava niente con tutta quella faccenda.
Sydney stava aspettando la chiamata del volo PanAm per Nuova York, leggendo “Elle” nella sala d’aspetto, semivuota per l’ora tarda – Marshall era andato al gabinetto- quando un rabbino, o perlomeno un vecchio decrepito vestito da rabbino, coi capelli bianchi arricciati secondo l’acconciatura tradizionale, le si avvicinò e la osservò per un po’; quando Syd si accorse della sua presenza alzò la testa dal giornale per guardarlo meglio cosicchè lui la vide in faccia; a Sydney sembrava che il rabbino avesse l’espressione di chi ha appena riconosciuto una persona dopo un dubbio. Il rabbino le si avvicinò ancor di piú.
«Che lunga attesa… ma ora me ne posso andare tranquillo!» Sembrava che il rabbino parlasse da solo, ma con quel tono entusiastico che uno di solito non usa per parlare fra sé e sé.
«Come scusi?»
«Pace, bella ragazza! I miei vecchi occhi hanno appena visto una luce.»
“Ci starà provando con me?” si chiese Sydney. «Ma io la conosco?»
«Non credo. Mi scusi, non mi sono presentato. Sono il rabbino Simeon Gerechtman.»
«Pace.»
«In te è posta la rovina e la salvezza di molti.»
«Cosa?» Syd l’aveva già sentita questa frase.
«Poiché renderai il piú gran potere alla devastazione assoluta.» Ma certo! Il diario di Rambaldi! Erano due frasi tratte dalla pagina 47. Ma come faceva quel rabbino a conoscerle? Che fosse un agente della Convenzione? E poi lei non era la prescelta. Non aveva forse scalato il monte Subasio, vicino ad Assisi?
«Come fai a sapere?»
«Così sta scritto.»
Forse il rabbino era solo un mitomane che stava citando un passo della Bibbia –o di qualche testo apocrifo, oppure della Cabala- che per caso assomigliavano ai brani piú apocalittici del Rambaldi piú sinistro. Del resto la letteratura mediorientale comprendeva decine di apocalissi [6].
«Io sono qui per dirti una cosa: sappi che la Profezia non menziona chi ti salverà dal Passeggero ma tu devi sapere chi lui sia!»
Oh dio, era proprio qualche c**ata di Rambaldi! E come faceva il rabbino a conoscere l’esistenza del passo che era stato interpretato per ultimo, neanche 6 settimane prima? “La Prescelta et il Passeggero in una somma tenzone si pugneranno, et ella che parerà la si salvare sarà perduta, et ella che parrà la si perdere venirà salvata.”
«Salvata? Ma da chi?»
A questo punto il rabbino parlò senza fissarla negli occhi ma come aveva fatto prima quando aveva citato Rambaldi: come se recitasse una frase appresa molto tempo prima e che a lungo era rimasta nella sua memoria. «Egli sarà progenie di Re e sebbene sia il minore dei principi di Giuda, il maggior ruolo egli svolgerà nella tenzone. Candido il suo cuore, candido il nome della sua schiatta. Sette ed otto del suo nome hanno retto lo scettro e lo scettro sommo dei Germani al di qua ed al di la del Mare Norreno, non Re della sua stirpe ma del paese ove soggiornarono i suoi avi.»
Sydney rimase per qualche momento ipnotizzata da quelle parole e quando sentì la voce di Marshall fu come scossa dal suo torpore.
«Ehi Syd, tutto bene?»
Sydney si guardò intorno. «Hai mica visto quel rabbino con cui stavo parlando?»
«Rabbino? Ho visto un rabbino prima, ma stava uscendo.»
Sydney si alzò di scatto e si buttò verso le uscite ma non trovò nessun rabbino che assomigliasse a Simeon Gerechtsman (ne vide due, ma piú giovani). Poi Marshall la raggiunse dicendole che avevano chiamato il loro volo e che era ora di andare.
Che aveva voluto dirle il rabbino? Forse l’aveva incontrato quando lei si faceva chiamare Julia Thorne. Sarebbe stato meglio indagare.
Quello che non capiva è perché, se Gerechtsman voleva farle sapere l’identità di chi l’avrebbe salvata, non le avesse detto il nome ed il cognome ma avesse parlato per enigmi. Il discendente di una famiglia reale? Di candida famiglia? E che c’entravano i Germani?

NOTE
1- Da Aschenez, cioè uno dei figli di Iafet: era il nome col quale si identificavano, nel medioevo, gli ebrei dei paesi nordici che parlavano prevalentemente lo jiddisch. Altri gruppi nel medioevo: Mizrahim (dell’Oriente), Mizraim (dell’Egitto), sefarditi (di Sefarad, altro figlio di Iafet, nome usato per definire la Spagna), Falascià (dell’Etiopia), yemeniti, dell’India (dove sono esclusi dal sistema castale e si dividono in tre gruppi: ebrei di Kochin, B’ney Yisra’el e Baghdadi cioè provenienti dal Medio Oriente e di lingua araba o persiana).
2- È opinione degli studiosi che l’ebraico biblico non sia la lingua originale degli ebrei (che avrebbero parlato un linguaggio del sottogruppo arabico del ceppo delle lingue semitiche) ma la lingua parlata dai cananiti (sottogruppo cananitico dello stesso ceppo) che gli ebrei impararono durante l’invasione e che fecero propria quella lingua.
3- Credo che si scriva così ma non sono sicuro della lunghezza delle vocali (che non segno) e potrebbe darsi che la seconda vocale sia una ‘e’ anziché una ‘i’: mi perdoneranno i lettori eruditi in materia. Comunque è interessante notare che 1) ‘–im’ è la desinenza per il plurale (come in ‘elohim’=’déi’) e 2) la lettera
פ (pe), cioè la P di Pelištim in epoca antica si pronunciava ‘p’, nel corso del medioevo se non prima ancora si pronunciò ‘f’ (oggi quando la si vuole leggere ‘p’ si aggiunge alla lettera ebraica un puntino in mezzo al corpo della lettera, così: ).
Tutte queste informazioni sul mondo ebraico le ho tratte dal sito Imninalu. anche la storia di Pollard è vera, come molti dei dettagli delle mie storie.
4- Un nemico assai piú duro da combattere perché le persone muoiono facilmente, le nazioni muoiono con difficoltà e le idee mai.
5- Va beh, era Moran Atias in un’intervista su Max, ma questa è un’idea di molti.
6- Vero! Quella di S. Giovanni è una delle tante prodotte dalla letteratura religiosa di ambiente semitico (c’è l’Apocalisse della Vergine Maria, l’Apocalisse di Enoch, l’Apocalisse di Esdra, ecc.) ma è l’unica che sia stata ammessa nel canone del Nuovo Testamento. Per essere piú precisi, vi sono anche passi di tenore apocalittico in molti dei libri profetici dell’Antico Testamento (Daniele, Isaia, ecc.)


Alias © 2001/04 Bad Robot - Touchstone Television
Alias Italia - Il dossier Sydney Bristow © 2003/04 Antonio Genna
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