È meglio avere un
nemico conosciuto che un amico nascosto.
Napoleone Bonaparte
CAPITOLO 1
LOS ANGELES
La sala delle riunioni dell’SD-6 era vuota tranne che per due persone: il
direttore, Arvin Sloane, ed una sua giovane agente, Sydney Bristow,
giovane figlia del suo vecchio amico e collaboratore Jack Bristow. Per Syd,
quella che gli stava per venir ordinata da Sloane sarebbe stata la prima
missione da agente operativo di un certo peso; prima infatti le missioni
in Paraguay ed Olanda erano state poco piú che semplici esercitazioni, con
una minima percentuale di rischio ma anche un minimo peso all’interno
dell’agenzia.
«Sydney, questa missione è di primaria importanza per me e dovrai agire da
sola. Non avrai che due contatti ma uno di essi non potrai andarlo a
cercare, sarà lui che deciderà quando e dove contattarti.» Sloane era
sempre stato paternalistico con lei, molto di piú del suo padre vero,
Jack.
«Signor Sloane, io me la sento.»
«Sei molto giovane; fatti questa domanda: “sono in grado di svolgere una
missione delicata o voglio solo farmi notare, uscire dal limbo dentro cui
sono stata tenuta, rischiando però di mandare a monte l’operazione e di
perdere la vita?”»
«Sono in grado di svolgere una missione delicata.»
«Hai risposto troppo in fretta.»
«Sapevo già la risposta; questa domanda me la sono fatta prima di entrare
qui, quando ho capito cosa mi avrebbe chiesto.»
Sloane sorrise, compiaciuto. «Molto bene. Allora, la tua missione è
questa:
dovrai volare fino a Milano ed incontrarti con Laura Lenghi (NdR:
omaggio dell'autore alla doppiatrice italiana di Sydney!), che lavora
nell’Impero, un’organizzazione legata all’Alleanza; questa donna è passata
dalla nostra parte da quasi un anno, è giovane, anche se un po’ piú
vecchia di te e dovrai cercare di stabilire un rapporto empatico con lei,
perché te ne dovrai fidare. La Lenghi ti darà alcune informazioni di
scarsa importanza sull’Impero e, soprattutto, ti farà sapere come
impadronirti un manufatto di Milo Rambaldi, una scatola intarsiata.»
«Rambaldi! Non è la prima volta che ne sento parlare.»
«Si tratta di una specie di stregone-ingegnere del Rinascimento che lavorò
per il cardinale e poi papa Rodrigo Borgia e per suo figlio Cesare.»
«I famigerati Alessandro VI ed il duca Valentino [1]!»
«Esatto. Fino alla morte Rambaldi costruì marchingegni che lo mettessero
in contatto col futuro ed elaborando in profezie le informazioni che aveva
raccolto.»
«Fa’ collezione di questa roba, signor Sloane?»
«Questa roba, come la chiami tu, è di estremo interesse per l’Alleanza ed
anche per… altri, e tu sai che bisogna sottrarre al nemico tutto ciò che
lui vuole avere perché tutto ciò che lui vuole avere lo userà a tuo
danno.»
«Quando parto?»
«Fra tre ore. Passa sotto da Flinkman, ti raggiungo lì.»
Dopo che Sydney uscì, entrò Jack, che si avvicinò a Sloane.
«Senti, Arvin, Sydney non ti sembra un po’ carente di esperienza per una
missione ad alto rischio?»
«Un agente esperto od uno inesperto in quest’operazione hanno piú o meno
la stessa probabilità di fallire, allora tanto vale mandare una inesperta
a farsi le ossa piuttosto che un esperto che potremmo rimpiangere.»
«Ma non è un po’ rischioso mandare un’agente che non sa chi siamo… ad
investigare su un’altra agenzia dell’Alleanza?» In verità, l’SD-6 non era
una divisione della CIA che si occupava di faccende "sporche" ma
un’organizzazione che lavora per destabilizzare il governo americano.
«Laura Lenghi non sa la verità su di noi e non può comunicarla a Sydney;
se lei dovesse scoprirla, però, spero non ti dispiacerà se io risolva il
problema.»
Jack rabbrividì. «No, assolutamente.»
«Sappi che Syd è un’agente molto dotato e che se dovrò liquidarla, per me
sarà un grande dispiacere.»
«Non c’è dubbio.» Porco bastardo, pensò Jack, se io dovessi liquidare te
sarebbe invece un grande piacere. Jack era entrato nell’SD-6 non per
amicizia nei confronti di Sloane ma come infiltrato per conto della CIA…
Sydney non aveva mai visto Marshall Flinkman, il supervisore informatico
di Sloane, che era l’inventore di armi ed altri oggetti impiegati durante
le missioni degli agenti dell’SD-6. Era un piccoletto bruttino; da come si
muoveva impacciato nel corridoio doveva essere uno dotato di grande
timidezza, perché si scostava da tutte le persone che gli passavano
vicino. Inoltre si teneva nervosamente le mani in tasca.
«Tu devi essere Flinkman; buonasera, Sydney Bristow.» disse Syd
tendendogli la mano.
«Ciao… ciao…» Flinkman non tese la sua mano di rimando.
«Dovevi farmi vedere qualcosa?»
«Sì, ecco io… ho un paio di cosette per la tua missione, sono qui…» Entrò
nel suo laboratorio. Lei lo seguì. «Ah vedo che mi hai seguita—perché io
non te l’ho detto –scusami- ma volevo che lo facessi anche se non te l’ho
detto… Bene, questo: è un trapano LASER, fra dieci-venti anni sostituirà
quello che usano adesso i dentisti… vzzzz… addio agli “ahi ahi che male!”…
ehm, può essere usato un po’ per tutto, tagliare le cose, sfondare
serrature, aprire buchi nelle casseforti… il bello è che… è che ha
dimensioni ridotte grazie alle batterie al litio, anche se pesa assai, lo
abbiamo nascosto dentro un asciugacapelli oppure dentro un telescopio
portatile che funzionano perfettamente come se fossero veri –e lo sono—c’è
anche questo, a forma di televisorino, ma non prende i canali—tu quale
preferisci prendere?»
Syd stava esaminando il finto asciugacapelli quando Flinkman si voltò di
scatto. «Oh, buongiorno signor Sloane, cioè, buonasera.»
«Ciao Marshall, ciao Syd. Ti ha mostrato il nostro nuovo giocattolo?»
«Sì, sì certo.» Scattò subito Marshall per marcare la sua efficienza al
cospetto del principale.
«Penso che prenderò il telescopio, sarà piú facile ingannare le
perquisizioni aeroportuali.»
«Bene. Syd, vai a prepararti per la partenza.»
Sydney, sovrappensiero, porse nuovamente la mano a Flinkman mentre gli
diceva: «buonasera.»
«Non si da’ la mano, Marshall?» Sloane sembrava il padre offeso del
piccolo tecnico.
«No, ecco, è che io non posso…»
«Perché?»
Vinto dall’imbarazzo, Flinkman tese la mano… ma era sporca di roba scura
molliccia.
«È che, uh, mi si è sciolta in mano la tavoletta di Mars… avevo fame e
allora—vado a prenderla al distributore, no? Me la metto in tasca, no? Ma
io quando cammino in tasca metto anche le mani e sono calde e, eh, uh…»
La sua prima vera missione! Uao! Mentre guidava verso l’aeroporto di Los
Angeles, Syd non stava piú nella pelle per l’emozione e non riuscì a
trattenersi dal chiamare Danny.
«Pronto, Danny? Sono Syd! Devo partire per l’Italia! È la mia prima
commissione importnate e mi sento andare ai mille all’ora!<
«Vedi di non andare fuoristrada, allora. Quando torni?<
«Non lo so, sarà una faccenda lunga… la filiale di Milano han fatto un
grosso casino e mi mandano lì a turare qualche falla.<
«Peccato, questo fine settimana pensavo di portarti a visitare gli studios
di Hollywood.<
«Gli studios non scappano… ti chiamo quando arrivo.<
«Buon viaggio tesoro.<
Santi del paradiso! La sua prima missione seria! Syd tagliò una curva
cieca e schiacciò piú volte sul clacson per esternare al mondo la sua
felicità, poi pensò bene di ricomporsi per evitare guai cogli sbirri.
MILANO
L’alias di Sidney sarebbe stato Hannah Bibb (NdR: personaggio
interpretato da Jennifer Garner nella prima serie ideata da J.J. Abrams,
"Felicity"), studentessa britannica in viaggio di studio. Il piano
prevedeva che Sidney/Hannah, dopo atterrata, prendesse la stanza 30
all’Albergo Colombo di Milano, dove avrebbe trovato una pistola e varie
apparecchiature per lo spionaggio tecnico; il giorno dopo avrebbe
incontrato Laura in un caffé lì vicino, “Da Ambrogio”, dove le avrebbe
spiegato il suo piano che in linea di massima prevedeva una incursione
nell’appartamento del suo principale, Ruggero Flamma, dove era custodito
il marchingegno.
Laura Lenghi era sui ventisette-ventott’anni ed aveva un volto duro
addolcito da un’espressione simpatica; per certi versi assomigliava a
Sydney: aveva anche gli stessi capelli castano scuro e gli occhî color
nocciola; anche il tono della voce era simile. Si sedette al tavolino di
Sydney fingendo di conoscerla e parlandole in inglese. Nessuno le fece
caso.
«Hannah, come va? Quanto tempo, da quell’Erasmus in Inghilterra!» Gli
italiani chiamavo “Inghilterra” tutto il Regno Unito di Gran Bretagna ed
Irlanda del Nord, includendo nel termine anche Scozia, Galles, Ulster e le
isole minori [2], cosa che avrebbe fatto storcere il
naso a qualsiasi britannico ma che era giustificata dal fatto che il
governo e la lingua sono inequivocabilmente inglesi.
«Già, ne è passata di acqua sotto i ponti! Tu come stai?»
Dopo un po’ di convenevoli di questo tipo Laura andò al sodo, dettagliando
l’organigramma dell’Impero: era nato come organizzazione fascistoide che
si proponeva di restaurare l’Impero Romano ma era poi diventato
un’organizzazione criminale volta ad accaparrarsi soldi e potere.
Syd non riuscì a trattenere una battuta: «Vogliono invadere di nuovo
l’Abissinia?»
«Sì, ma stavolta sono capaci di perdere. [3]»
Capo dell’organizzazione ed aspirante Secondo Duce era Ruggero Flamma, un
intrallazzatore che, non essendo riuscito ad iscriversi alla P2 –per sua
fortuna- decise di mettersi in proprio. All’interno dell’organizzazione
Flamma aveva come nome in codice “Imperatore” e controllava direttamente
anche le sezioni spionaggio interno ed operazioni speciali. Alle altre
sezioni (Contabilità, Comunicazioni, Spionaggio esterno, ecc.) erano
preposti degli uomini di fiducia col romaneggiante titolo di “Edili” [4]:
per esempio, il capo di Laura era il prof. Claudio Messala, Edile dello
Spionaggio esterno.
Gli Edili, Flamma ed i suoi due vice formavano il Comitato Centrale
dell’Impero. Quest’organizzazione disponeva di agganci con gli ambienti
politici romani (di destra, di sinistra, di centro, eversivi, sovversivi…
Flamma era di bocca buona nel trovarsi sostenitori), col controspionaggio
italiano, colle Forze Armate, con imprenditori di vario calibro, colla
mafia e con le nuove BR. All’inizio l’ufficio di Flamma ed il C.C. stavano
a Roma, ma si trasferirono a Milano durante il ’91, quando il caso Gladio
[5] fece sì che lavorare nella capitale diventasse
fin troppo visibile e desse preoccupazioni ai politici che c’erano dietro
Flamma.
Ruggero Flamma era il piú importante trafficante di reperti di Rambaldi,
li comprava oppure li trovava, li analizzava per conto suo e poi li
rivendeva fingendo di non averli mai aperti. Il suo appartamento di 180 m²
in via Montenapoleone era dotato di tutte le piú moderne apparecchiature
di sicurezza escogitate dalla sezione Ricerca e Sviluppo: sensori
infrarossi, di peso e di movimento, analisi dell’umidità dell’aria,
scannerizzatori di retina, impronte digitali e voce piú un simpatico
dispositivo di esalazione di gas nervino in caso di violazione della
cassaforte.
Laura lavorava alla sezione Spionaggio Esterno ma era riuscita due giorni
prima ad ottenere quelle informazioni intrufolandosi nell’archivio
informatico dell’Impero grazie ad un programma fornitole dall’SD-6.
«Sì, mi hanno detto che il nostro programmatore capo è un genio… io l’ho
trovato un tipo abbastanza originale.»
«Mi piacerebbe conoscerlo, le sue trovate sono…»
«Geniali?»
«Sì, ecco. Bene, come intendi agire?»
«Anzitutto, non mi hai detto quante guardie sono appostate
nell’appartamento di Flamma.»
«Che io sappia, nessuno sta lì quando non c’è Flamma, si fida troppo del
suo sistema automatico; lui ha con sé un gorilla ed un autista e spesso
c’è anche qualcun altro.»
«È sposato?»
«Lo è stato. Se stai pensando di sedurlo, è troppo furbo per cascarci e
poi ha una garçonniere… del resto, è ovvio: metti che una ragazza per
sbaglio vada a finire nella stanza della cassaforte, sai che guaio….
Insomma, tieni questa idea come estrema risorsa.»
«Com’è, come tipo?»
«Io l’ho visto solo un paio di volte, non so di persona come sia; il mio
diretto superiore, Coltorti, dice che è uno avido ed esperto; il nostro
caposezione, Messala, ogni tanto fa delle battute sul suo passato di
golpista.»
Era una buona notizia sapere che Flamma fosse navigato ma avido; perché
non si poteva fregare uno navigato ed idealista ma uno navigato ma avido
aveva sempre un tallone d’Achille nella sua sete di soldi. Per fortuna,
quelli navigati ed idealisti erano rari da trovare.
«Potrei entrare in casa sua con un’offerta per il suo pezzo.»
«Saresti guardata a vista da almeno tre scagnozzi, non avresti il tempo di
fare granché. Quello che io ti consiglio, è di trovare qualcosa di
compromettente su uno dei capisezione, ricattarlo ed usarlo per arrivare
al manufatto.»
«Tu con chi mi consiglieresti di provare?»
«Penso che il commendatore Marco Agrate, Edile della sezione contabilità
sarebbe un ottimo inizio: si vocifera che si sia fregato qualche miliardo
dalle casse dell’Impero ma pare Flamma non sospetti niente.»
Finito l’incontro Sydney telefonò a Los Angeles riferendo la situazione;
Sloane disse che avrebbe fatto indagare sui conti segreti di Agrate e che
lei intanto avrebbe dovuto seguire i suoi movimenti, quindi si sarebbe
dovuta trasferire in un residence dove avrebbe potuto godere di maggior
riservatezza che in un albergo. Syd si trovò un appartamento in una
traversa di via Imbonati.
LOS ANGELES
Jack Bristow si incontrava col suo contatto alla CIA, Nigel Sutherland, in
un magazzino abbandonato del porto; quella sera assieme a Sutherland c’era
un altro, un tipo giovane dall’aria sveglia cogli occhî verdi ed il naso
aquilino.
«Jack, ti presento il tuo nuovo contatto, l’ag. Michael Vaughn.»
«È per caso il figlio di William?»
«Proprio lui; si è rivelato un ottimo agente ed è stato scelto per
sostituirmi.»
«Tu vai in pensione?»
«No, a Langley. Ma non ti abbandonerò Jack… quando potrai, vieni a farmi
visita!»
«Beh, sarà dura venire, ma non ti deluderò.»
Jack si rivolse a Michael. «Sai, conoscevo tuo padre, era una persona
eccezionale e di saldi principî; la sua morte è stata un duro colpo perché
eravamo amici. Sappi che chi l’ha ucciso la pagherà cara.»
Eccome, se l’avrebbe pagata, pensò tra sé Jack. Quella puttana sifilidica
di Irina Derėvko, quella lurida porca del KGB che aveva tradito lui e gli
Stati Uniti ed ucciso 20 suoi colleghi della CIA, che lo aveva lasciato
solo con una bambina di sei anni, se gli fosse capitata fra le mani le
avrebbe fatto pentire di esser nata…
«Non sono qui per parlare di questo.» Jack, guardandolo negli occhî, si
chiese se Michael sapesse chi fosse stato a renderlo orfano e se l’avrebbe
mai potuto aiutare nella sua missione personale.
«Quindi lei è aggiornato sulla situazione dell’SD-6?»
«Sì, ma mi farebbe piacere sentirmelo ripetere da lei.»
«Dunque, l’SD-6 nasce nel 1982 colla sigla SOD, Special Ops Directorate,
ed è una divisione occulta della CIA preposta alle faccende "sporche" con
sede a San Francisco; il suo capo è un vecchio agente dell’Agenzia esperto
in questo campo, Arvin Sloane, che chiama a sé i suoi vecchî compagni
d’arme coi quali eseguire omicidî politici, eliminare elementi corrotti
del governo ed altre amenità che nessuna agenzia governativa ufficiale
potrebbe fare senza rischiare un’interrogazione parlamentare. Nella fine
del 1985 va’ al potere Gorbačëv, fra USA ed URSS la distensione impera e
l’SOD diventa meno necessaria e viene messa in disarmo da Langley, che
inizia anche a preoccuparsi dell’ossessione di Sloane per Rambaldi.
Il problema è che Sloane ed i suoi collaboratori capiscono tutto e
decidono di staccare l’SOD dalla CIA facendone un’agenzia che opera per
conto suo; nel 1990 Sloane si trasferisce a Los Angeles e l’anno dopo
fonda assieme ad altri personaggi del suo stampo l’Alleanza; la SOD
diventa l’SD-6, un’agenzia che lavora contro la CIA ed attenta alla
sicurezza degli Stati Uniti.
Quando Sloane mi mise a parte del suo piano, io gli dissi di sì per non
farlo sospettare di niente ma andai subito alla CIA a denunciare la cosa;
l’allora vicedirettore Davidson mi diede l’incarico di rimanere accanto a
Sloane come infiltrato e da allora ho lavorato per lui senza che
s’accorgesse minimamente che facevo il doppio gioco per la CIA.»
«Mi dica di sua figlia.»
«È entrata nell’SD-6 tre anni fa e non sa niente: come la maggior parte
del personale dell’agenzia, crede di lavorare per una divisone della CIA,
insomma, per quello che era la vecchia SOD. Solo i dirigenti sanno la
verità.»
CAPITOLO 2
L’indagine di Syd su Agrate non aveva portato a nulla ma erano state piú
interessanti le conclusioni tratte da Marshall spulciando i conti di
Agrate alle Cayman, in Svizzera ed in Lussemburgo: qualcuno aperto in
maggio un conto a nome del commendatore presso l’Union des Banques Suisses
e poco dopo vi aveva versato sette miliardi di lire. Tuttavia l’SD-6 aveva
scoperto che questo versamento proveniva da un altro conto bancario,
sempre svizzero, che non apparteneva ad Agrate, quindi pareva proprio che
il sospettato non avesse fregato una lira all’Impero ma il vero autore del
furto avesse trasferito una parte del suo bottino su di un conto
attribuibile all‘Edile per far credere che fosse stato lui. Fin qui doveva
esserci arrivato anche Flamma ma mentre lui non aveva ancora trovare chi
fosse stato a sgraffignare la grana ed a far ricadere la colpa sul capo
della sezione contabilità, invece l‘SD-6 era riuscita a scoprirlo: dopo
aver razzolato fra accrediti, finti nominativi e prestanomi, Flinkman era
finalmente risalito all‘identità dell‘interessato donatore: Claudio
Messala.
MILANO
«Così è stato il mio capo a far incolpare Agrate?»
«A Los Angeles ne sono sicuri.»
«Non so fino a che punto Messala possa aiutarci, non ha libero accesso
alla cassaforte di Flamma.»
«Come è arrivato ai conti segreti, così arriverà ai codici che disattivano
l’impianto di sicurezza automatico dell’Imperatore Flamma.»
«Ma anche fatto ciò, rimane da aprire la cassaforte.»
«Di questo ho già pensato io.»
«Io mi guarderei bene di Messala, il mio Edile per non farsi ricattare
potrebbe scappare oppure tentare di eliminare chi lo ricatta.»
«Sicuro, ma siccome il brav’uomo non può distruggere da solo l’intera SD-6
al massimo tenterà di eliminare Flamma e di prenderne il posto perché
sarebbe l’unico modo per avere certezza di non essere ricattato rimuovendo
chi lo potrebbe punire per la sua piccola appropriazione indebita.»
«Se lo dici tu…»
«L’importante è intervenire quando Flamma sarà da qualche altra parte.»
«Spesso è in viaggio, conviene appostarti ed aspettare che se ne vada dopo
esserti fatta dare il codice da Messala. Se non torna dopo tre ore, torna
il giorno dopo.»
«Pronto, Messala.»
«Signor Messala, può parlare liberamente?»
«Chi è?»
«Un amico od un nemico, dipende da lei.»
«Mi richiami fra mezz’ora.»
«Subito, o farò sapere al suo capo chi gli ha fregato trenta miliardi.»
Messala si volse a Marco Agrate, che era assieme a lui nell’ufficio. «Ho
una telefonata urgente da un contatto segreto… le spiacerebbe,
commendatore, continuare la nostra discussione piú tardi?»
«Assolutamente no- disse il commendatore uscendo. -Tanto è roba di normale
amministrazione.» Certo che le tue amanti potrebbero esser piú discrete
quando vanno in calore, pensò Agrate chiudendo la porta.
«Allora, cosa sono queste insinuazioni? Io sono pulito.»
«Un ex-SID [6], ex-gladiatore, ex-P2, ex-Scorpione [7]
non è mai pulito.»
Ahia, sapevano parecchio su di lui. «Come avete fatto a scoprire…?»
«Questo sarà l’ultimo dei suoi problemi, professore. Visto che lei è stato
tanto bravo ad entrare nei conti segreti dell’Impero, vorrei che desse
anche un’occhiata ai codici di Flamma, quelli per entrare in casa sua.»
«È pazza? I suoi codici li tiene solo per sé.»
«Tutti i progettisti di sistemi di sicurezza creano un proprio accesso
riservato, un po’ come firma, un po’ nel caso l’utente dimentichi il suo,
un po’ per casi come questi.»
«Le posso garantire che NON è stato fatto per l’impianto di casa di Flamma.»
«Le conviene che invece sia stato fatto oppure Flamma scoprirà che lei è
colpevole appena lei prenoterà un viaggio aereo all’estero.»
«Tenterò però ho bisogno di una settimana.»
«Fra quattro giorni la richiamerò.»
Maronn’, pensò Messala, in che razza di casino sono andato a cacciarmi per
appena 23 miliardi… tanto valeva rubarne il doppio.
Stare di guardia di fronte all’appartamento di Flamma si rivelò per Syd
molto meno peggio di quanto s’aspettasse perché in strada c’erano un
negozio di scarpe ed uno di vestiti, entrambi con grande vetrina dalla
quale sorvegliare l’uscio dell’”Imperatore” mentre si faceva shopping
selvaggio.
Flamma uscì alle 7 di sera; alle 10 Sydney entrò nel suo appartamento
aprendo la porta corazzata col trapano LASER nascosto nella canna di un
telescopio, che lei aveva tenuto nella macchina noleggiata nel periodo
dell’osservazione della casa dell’”Imperatore” e che ora portava in una
borsa da ginnastica, ed entrò nell’appartamento.
I colori predominanti dell’arredamento erano il porpora –il colore dei re
e degli imperatori dell’antichità- tenue delle pareti, assieme
all’amaranto della tappezzeria, al rosso scuro delle poltrone Luigi XVI ed
al giallo delle dorature degli infissi. Sulle porte era raffigurato lo
stemma di Flamma, manco a dirlo una fiamma rossa in campo oro.
L’appartamento era costituito da 6 camere: l’ingresso, la cucina, la
camera da letto (con un trittico Mussolini-Franco-Hitler), il bagno, il
salone (con busto in bronzo di Mussolini) e la stanza della cassaforte,
che era quella che a lei interessava. Syd digitò i due codici d’accesso
datigli da Messala ed esaminò i vari quadri –crostacce infami- appesi
nella stanza ma dietro a nessuno c’era lo sportello della cassaforte.
Sydney esaminò il pavimento. Piastrelle di terracotta perfettamente
attaccate le une alle altre, niente da schiacciare o da sollevare. Il
soffitto aveva solo delle lampade.
Syd decise di spostare il vaso di ficus nell’angolo e lo prese per
l’affusto che reggeva la pianta; subito la parete al suo fianco si spostò
rivelando uno sportello nascosto dietro di sé.
«Bel nascondiglio.» Dapprima Syd provò ad aprire la serratura col LASER,
poi, non riuscendoci, decise di tagliare direttamente lo sportello con una
distanza di qualche centimetro dai margini, operazione molto lunga: alle
tre di notte Syd fece una pausa perché le si stavano anchilosando le
braccia a star lì con quel coso, fece due passi per la casa, entrò nella
camera da letto e ruppe il trittico dei tre dittatori: così quello s*****o
di Flamma imparava a farle fare tutta quella fatica.
Erano le 5 del mattino quando finì il lavoro. Aveva un sonno pazzesco ed
era stanca morta. Adesso Syd cominciava ad esser preoccupata; Flamma
sarebbe potuto tornare da un momento all’altro. Buttò per terra lo
sportello aperto e prese ciò che c’era nella cassaforte: una pistola e dei
soldi, che scartò, ma si tenne dei fascicoli di documenti e la scatolina
intarsiata che era evidentemente quella appartenuta a Rambaldi.
Mise tutto nella borsa da ginnastica ed uscì ma nella tromba delle scale
incontrò Messala.
Lui non la poteva conoscere di viso… Syd decise di ignorarlo… fece per
tirare dritto quando…
Messala le puntò contro una pistola. «Signorina Bibb, si fermi. O devo
dire Sydney Bristow?»
«Come fa a sapere…?»
«Già sentita questa frase, no? Volevo vedere chi era che mi ricattava, una
spia dell’SD-6.»
«Cosa vuole fare adesso?» Se la consegnava a Flamma, lei avrebbe vuotato
il sacco quindi adesso l’Edile poteva soltanto ammazzarla.
«Sa, pensavo di ucciderla, ma ho pensato che se le dirò la verità lei
potrebbe passare dalla mia parte.»
«Che verità?»
«Lo sa lei per chi lavora veramente? Lo sa qual è il nome in codice
dell’Impero? SD-undi—»
Messala improvvisamente si accasciò. Un fiorellino rosso era apparso sul
suo petto, in corrispondenza del cuore.
Da dietro di lui spuntò Laura con una Beretta silenziata.
«Mi stava per dire una cosa importante!»
«Ti stava per sparare. Ma c***o, io ti salvo la vita e tu rogni?»
«Scappiamo, qui fra poco ci sarà Flamma o la polizia!»
Mentre guidava verso l’aeroporto Syd era stracontenta di aver realizzato
la sua prima missione operativa ma le dispiaceva un po’ lasciare un paese
dove si mangiava così bene…
Sul volo Milano-New York Sydney si fece una bella dormita, ma sull’aereo
per Los Angeles la ragazza era abbastanza sveglia per ricordarsi della
frase di Claudio Messala. Cosa voleva dire che lei non sapeva per chi
lavora veramente? E la sigla in codice dell’Impero, che era evidentemente
SD-11, perché era così simile a quella della sua organizzazione? O era
solo una coincidenza? Syd iniziò a sfogliare i documenti presi nella
cassaforte di Flamma ma non trovò niente che la riguardasse, solo
informazioni compromettenti su uomini politici ed industriali.
Alla fine Syd concluse che Messala la voleva semplicemente imbrogliare e
si riaddormentò placidamente.
NOTE
1- Nota un po’ superflua: Cesare Lenzuoli e
Borgia, figlio bastardo di Alessandro VI, era detto "Valentino" perché il
re di Francia l’aveva creato duca di Valentinois.
2- Man, le isole del Canale.
3- Non si sa mai…
4- Nell’antica Roma gli edili erano magistrati
addetti all’ordine pubblico, agli approvvigionamenti della città ed al
controllo della costruzione degli edifici pubblici.
5- Gladio era un’organizzazione paramilitare
messa su dai nostri servizî segreti negli anni ’50 che avrebbe dovuto
darsi alla guerriglia in caso di invasione sovietica; nel 1973 fu privata
di quasi tutte le sue armi e sciolta nel 1990; la loggia massonica P2,
della quale era Gran Maestro Licio Gelli, riuniva parecchî personaggi di
un certo rilievo delle Forze Armate, della politica e della finanza ma si
dubita fortemente sul fatto che abbia mai costituito un’effettiva minaccia
per la libera vita politica in Italia.
6- Servizio Informazioni Difesa, nel 1974 venne
scorporato in SISMi e SISDe.
7- "Scorpione" sarebbe il nome di una cellula
di Gladio a Trapani: ho letto quest’informazione su un sito e non sono
sicuro della sua vera esistenza. Comunque lo metto perché fa atmosfera. |