“You won't cry for my
absence, I know -
You forgot me long ago.
Am I that unimportant...?
Am I so insignificant...?
Isn't something missing?
Isn't someone missing me?”
- Missing – - Lui mi ama. Nove
mesi non sono niente. –
E con quelle parole uscì da quell’appartamento che aveva occupato per
troppo tempo. Era ora di tornare a casa.
Ma in quel momento non era più sicura di quella affermazione. Non era più
sicura di quello che credeva o di quello che vedeva...non era più sicura
di niente, tranne che di una cosa: tutti avevano avuto ragione. Oleg,
Kendall, la Convenzione...e odiava questa verità: lui era andato avanti,
si era rifatto una nuova vita...
Vederlo andare incontro a quella donna, vederlo mentre la abbracciava, le
sorrideva...Quel sorriso era sempre stato solo per lei...e ora...il suo
posto era stato preso da un’altra... Per un istante si sentì tentata di
scendere dalla macchina e di affrontarli... Non poteva arrendersi così.
Non poteva. Appoggiò la mano sulla maniglia della portiera, ma proprio
mentre stava per aprirla, notò la macchina scura che passava davanti al
locale. Uomini della Convenzione. Ne era certa. Riconosceva il volto di
quegli operativi. Non c’era niente che potesse fare. Kendall aveva
ragione: se avesse tentato di avvicinarlo, lo avrebbero ucciso. Doveva
allontanarsi da lui. Lasciarlo alla sua nuova vita. Oleg aveva ragione:
Sydney Bristow era morta. Il suo nome sarebbe stato Julia Thorne. Lasciò
la presa sulla maniglia, estrasse il cellulare e digitò un numero.
- Sono io. Farò quello che volete. –
Chiuse la comunicazione, mise in moto e si riavviò verso l’albergo.
***
“Your face it haunts
My once pleasant dreams
Your voice it chased away
All the sanity in me”
- My Immortal - Era stata una bella
serata, una di quelle che non capitavano da...Era meglio smettere di
chiedersi quando era stata l’ultima volta in cui aveva riso. Evitare di
lanciare il pensiero in quella terrificante avventura lungo la strada dei
ricordi...bei ricordi... e proprio per questo così dolorosi. Ricordi che
appartenevano al passato, a una vita che non esisteva più...C’era stata la
morte e ora una nuova esistenza. E in quella nuova esistenza, questa era
stata la prima serata piacevole. La prima sera in cui non aveva pensato a
lei...non ancora per lo meno. Perché adesso, lo sapeva, avrebbe dovuto
affrontarla... e non sapeva come sarebbe uscito da quello scontro. Non
voleva discutere con lei...non voleva sentire la sua voce, non voleva
sentirla piangere o ridere... voleva solo dimenticarla. Era morta
dopotutto, perché non poteva lasciarlo andare avanti? Ma forse non era
lei...forse era lui che non voleva lasciarla andare, che non poteva
permettere che lei lo abbandonasse. Sapeva che lei lo attendeva dietro
quella porta. In quella casa... la casa in cui non aveva mai messo piede
da viva, ma in cui abitava dal giorno stesso in cui era morta. La casa che
lei riempiva con la sua presenza, con la sua voce, con le sue risa... Lui
sapeva cosa lo aspettava dietro quella porta ed è per questo che non
voleva entrare, per questo stava con la mano sopra la maniglia, ma non
trovava il coraggio di abbassarla. Una volta entrato non avrebbe potuto
sfuggirle: si sarebbe versato il solito bicchiere di scotch, si sarebbe
seduto sulla sua poltrona e avrebbe iniziato a parlarle e lei gli avrebbe
risposto...e sarebbero andati avanti a discutere per tutta la notte, a
ricordare il passato... a progettare un futuro che non avrebbero mai
avuto. Per un istante fu tentato di tornare indietro, risalire in macchina
e andare da Eric, di raccontare a lui della bella serata con Lauren....
della prima volta in cui aveva riso dopo quasi nove mesi. Ma Eric era al
lavoro...E Sydney lo aspettava... in casa. Abbassò la maniglia ed entrò.
Non si curò nemmeno di accendere la luce. Si mosse al buio, nel silenzio
desolante del salone, gettò la giacca distrattamente sul divano e si
lasciò cadere sulla solita poltrona. Chiuse gli occhi e attese che la sua
voce si facesse sentire. Non dovette aspettare troppo.
- Hai passato una bella serata? –
Il suo tono era in qualche modo diverso. Era infastidita forse?
- Sì – rispose in un fil di voce – Ho riso, sai? –
- Ho visto –
Di nuovo notò la punta di delusione nella sua voce. Perché gli faceva
questo? Perché voleva farlo sentire in colpa per aver sorriso per la prima
volta dopo nove lunghi mesi di lacrime solitarie?
- Syd ... Devo andare avanti. Non posso continuare così... – Disse in tono
di scusa.
- Sono passati solo nove mesi ... –
Erano lacrime quelle che spezzavano il tono della sua voce?
- Syd. Sono passati nove mesi. Dovevo andare avanti ...prima o poi. –
- Chi è lei? –
Il tono era inquisitorio.
- Si chiama Lauren... lavora per il governo. E’ una brava persona.
Davvero. –
- E sei felice? –
Sentì chiedersi dopo una lunga pausa.
- Sai che non posso esserlo... Ma voglio provarci. –
- Credevo che mi amassi. Credevo che nove mesi fossero nulla per il nostro
amore. Che avresti avuto fede. Che mi avresti aspettata.... –
Di nuovo sentì lacrime, delusione, rimprovero, rabbia, sofferenza... Era
troppo.
- Syd basta! Tu sei morta! – Urlò.
Silenzio.
- Ti sembro morta? –
Aprì gli occhi e solo allora si rese conto che la stanza era illuminata.
Una donna era in piedi davanti a lui. Credette di essere totalmente
impazzito. E’ vero, erano mesi che sentiva la sua voce, che passava le
notti sveglio bevendo e parlandole... ma non aveva mai avuto allucinazioni
visive. Non fino ad ora, almeno.
- Syd... –
Disse alzandosi e avvicinandosi alla donna con i capelli biondi
morbidamente appoggiati sulle spalle. Arrivato a un passo da lei si fermò.
Allungò esitante una mano e lasciò scorrere le dita tra i suoi capelli.
Sembrava tutto così vero. Il suo profumo, il suo respiro, il calore della
sua pelle. Appoggiò la mano sulla sua guancia. La vide chiudere gli occhi
e lasciar scivolare una lacrima. L’asciugò con un dito. Sembrava tutto
così terribilmente vero. Perché la sua mente gli giocava quello scherzo?
Perché non riusciva a smettere di tormentarsi? Chiuse a sua volta gli
occhi, convinto di non trovarla più davanti a sé quando li avesse
riaperti. Ma continuò a sentire la forma del suo volto appoggiata contro
il palmo della sua mano. Continuò a sentire il suo respiro riscaldargli il
volto. Riaprì timorosamente le palpebre...e lei era ancora lì. I loro
sguardi si incrociarono. Si smarrì dentro i suoi occhi. Sembrava tutto
così vero. Per un secondo credette che lo fosse. Si avvicinò ancora di più
e appoggiò le labbra su quelle di lei. Le sfiorò leggermente prima e poi
le baciò. Sapeva che sarebbe scomparsa. Ma lei non scomparve... invece
restituì il bacio e lasciò scivolare le sue mani attorno al suo collo. E
lui a sua volta la strinse...e la baciò ancora... per molto tempo. E poi
si rese conto che Sydney non scompariva, che era ancora lì, stretta tra le
sue braccia...Si rese conto che le sue lacrime erano salate, che il suo
respiro era caldo, che la sua pelle, che le sue labbra erano calde...si
rese conto che il suo cuore batteva un ritmo impazzito, veloce e
irregolare...Si rese conto che non solo tutto sembrava vero.... ma che lei
sembrava viva!
Si allontanò di scatto. Un veloce balzo indietro. Si passò le mani tra i
capelli, si strofinò gli occhi....Lei era sempre lì.
- Sei viva... –
- Vaughn... –
- No... non può essere...Da quella notte, sono passati quasi... nove mesi!
C’è stato un incendio al tuo appartamento...Abbiamo trovato dei
resti....Il DNA combaciava... Tu sei morta. Sei morta. –
Ripercorse con la mente gli eventi di quei terribili giorni, il dolore, la
disperazione...I sei lunghi mesi in cui aveva creduto di impazzire, in cui
aveva desiderato morire...E il suo ritorno, le notti sveglio a parlare con
il suo fantasma. Giusto. Il suo fantasma....perché lei era morta. Era
morta. Eppure adesso era...
- Vaughn ... –
La vide avvicinarsi e fece istintivamente un passo indietro, come per
proteggersi da uno spirito. Stava impazzendo di dolore. Erano i suoi sensi
di colpa che lo punivano per aver passato una piacevole serata con Lauren,
per non aver pensato a lei....per la prima volta in nove mesi. Nove mesi...da
quando lei era morta. Era morta.
- Vaughn... guardami...sono io. Sono viva. –
La lasciò avvicinare. La lasciò prendergli la mano e appoggiarla sul suo
volto.
- Sono viva...senti? –
Sentì che lasciava andare la sua mano e la vide avvicinarsi ancora di più.
Era solo a un passo da lui e lo guardava dritto negli occhi.
- Siediti... – Gli disse guidandolo verso il divano e prendendo posto
accanto a lui.
Sospirò e iniziò a raccontare.
- Quella notte...dopo lo scontro con Allison, sono svenuta. Non so cosa
sia successo. So che mi sono risvegliata tre giorni dopo. Ero legata, in
un furgone parcheggiato sulla spiaggia. Mi hanno paralizzata e obbligata a
osservare il mio funerale. Ho visto mio padre, e Dixon...e Weiss. E ho
visto te. Il furgone era accanto alla tua macchina. Eri solo a un passo da
me....e non potevo farti sapere che ero viva, in pericolo...ma viva! – si
fermò per asciugarsi le lacrime e continuò – Mi hanno torturata... per sei
mesi. Volevano che dimenticassi chi ero e che assumessi l’identità di una
certa Julia Thorne. Volevano che diventassi un’assassina. Ma io non
cedevo. L’addestramento a cui mio padre mi ha sottoposta da bambina...mi
ha protetta...Dopo sei mesi ho creduto di morire. Le torture, le
privazioni, il dolore...era troppo. Sarebbero andati avanti finché non
avessero ottenuto quello che volevano...o che mi avessero vista morta. Ho
deciso di far credere loro di esserci riusciti. Ho dovuto uccidere un uomo
per dimostrare che ero davvero Julia. E solo allora mi hanno lasciata
andare. Appena libera ho chiamato Kendall... Volevo tornare a casa...Quando
l’ho visto lui mi ha detto che non potevo, che avrei messo in pericolo le
persone che amavo. Ho chiesto di mio padre, ma mi hanno detto che era in
missione sotto stretta copertura. Ho chiesto di te... Mi hanno detto che
era meglio se non ti avessi rivisto. Ma io... Ho detto che mi amavi... che
nove mesi... non erano niente. E sono venuta fino a qui. Ti ho seguito...e
poi ti ho visto...Con lei. Ti ho visto ridere...abbracciarla...Mi sono
sentita morire. Volevo così tanto farti sapere che ero viva...dirti che...
E invece tu eri con un’altra... Per un istante ho pensato di scendere
dalla macchina e di seguirvi ...ma poi ho visto gli uomini che vi
controllavano. Ho avuto paure per te. Kendall aveva ragione. Se mi fossi
avvicinata, ti avrebbero ucciso. Dovevo stare lontana da te. Lasciarti
andare avanti con la tua vita. Io ero morta. Era meglio se restavo Julia.
Ho chiamato Kendall. Gli ho detto che avrei lavorato per lui. Di nuovo
come agente doppiogiochista infiltrata nella Convenzione. Stavo per
tornare verso il mio albergo...Ma poi ho pensato che...che non potevo
perderti così. Che dovevi sapere. Che io sono viva. Che lo sono sempre
stata....che... –
Le lacrime le impedirono di continuare a parlare. Presto sentì le sue
braccia avvolgerla. Si lasciò inghiottire da quell’abbraccio sicuro che
temeva di aver perso per sempre.
Si lasciò cullare a lungo da quella dolce sensazione di sicurezza che
aveva desiderato per nove lunghi mesi. Sentì la paura abbandonarla. Era a
casa. Era tornata.
Sydney era viva. Era a casa. Era tornata. Non era un sogno, era tutto
vero. La donna che respirava e piangeva tra le sue braccia...era lei.
Lentamente si allontanò da lei e prese il suo viso tra le mani...respirò a
fondo prima di iniziare a parlare.
- Credevo che non ti avrei più rivista... Quella notte...Sentivo che
sarebbe successo qualcosa...e quando sono tornato al tuo appartamento...Ho
iniziato a camminare lentamente tra quello che restava della tua casa, e a
ogni passo, un solo pensiero riempiva la mia mente: non ti avevo mai detto
quanto fossi importante per me, quanto ti amassi...e forse ne avevo perso
per sempre l’occasione. Presto mi resi conto che la mia paura era fondata:
non avrei mai potuto dirti quanto ti amavo. E così, non ho mai avuto il
coraggio di dirti addio...Da quella notte...parlo con te ogni notte. Tu
sei sempre qui e parliamo di tutto...Non è da molto che hai iniziato a
rispondermi...Ma un giorno di qualche mese fa, mi sono accorto che stavo
impazzendo, che la tua voce mi stava tenendo lontano dalla realtà...Tu eri
morta Syd...e io dovevo rifarmi una vita...Mi dispiace...Non pensare che
io abbia perso la fede in noi, che abbia rinunciato a te...è stato tutto
l’opposto...tu per me non sei mai morta....Invece..io sono morto...Quello
che parla con il tuo fantasma, che è impazzito, che ha deciso di rifarsi
una nuova vita...quello non sono io...non più... – Respirò nuovamente e si
rese conto che tutto quello che aveva appena detto apparteneva al passato,
a un incubo che era finito – Ma adesso...è tutto finito, non è vero? Tu
sei viva. Tu sei tornata. E io... Io ti amo Sydney...ti ho sempre amata...
e ti amerò sempre... – Questa volta non riuscì a trattenere le lacrime.
Finalmente aveva potuto dirle quello che provava., che aveva sempre
provato per lei...e finalmente lei aveva potuto sentire le sue parole...
Si concesse qualche istante per assorbire l’effetto che quelle parole le
avevano provocato. Lui la amava...Improvvisamente tutto il resto aveva
perso d’importanza...l’unica cosa che contava davvero era lui...Lo guardò
negli occhi...e c’era una sola cosa che voleva dirgli...
- Ho avuto così tanta paura di averti perso per sempre... –
- Sono qua, Syd... –
E poi, non era più tempo per le parole. Si avvicinarono sempre di più...e
il tocco delle loro labbra cancellò la realtà...
***
“Please, please forgive me,
But I won't be home again.
Maybe someday you wake up,
And, barely conscious, you'll say to no one:
"Isn't something missing?”
- Missing – Aprì gli
occhi felice di trovarsi ancora immersa in quella sensazione di
familiarità. Felice che le braccia che la stringevano fossero quelle della
persona di cui aveva sentito così tanto la mancanza. Sollevò leggermente
la testa e restò incantata mentre lo osservava dormire. Pensò che dovevano
essere mesi che non riusciva a prendere sonno. Proprio come lei. Con un
dito tracciò la forma del suo profilo, dai suoi occhi chiusi, alle sue
labbra...si avvicinò e vi appoggiò un bacio leggerissimo: aveva paura di
svegliarlo, ma non poteva resistere. Si risistemò accanto a lui,
appoggiando il capo sul suo petto e permise al sonno e ai sogni di rapirla
nuovamente...e mentre si riaddormentava, non sapeva che lui era sveglio...
Perché anche quella notte non era riuscito a far durare il sonno che per
poche ore. Ma come avrebbe potuto dormire ora che l’aveva ritrovata? Ora
che la poteva stringere nuovamente dopo aver avuto paura di averla persa
per sempre...guardò la sua sagoma che dormiva beata accoccolata tra le sue
braccia, passò le dita tra i suoi capelli...Erano biondi adesso, ma non le
impedivano di essere sempre bellissima...Il solo sentire il contatto della
sua pelle era sufficiente per essere felice, di nuovo, come aveva temuto
di non poter più essere...La strinse più forte e chiuse gli occhi, sicuro,
questa volta, che le cose sarebbero andate per il meglio e che niente e
nessuno avrebbe più potuto separarli...
E fu presto mattina. Troppo presto. Per la prima volta in nove mesi si
svegliò con il sorriso sulle labbra...Aspettò qualche secondo prima di
aprire gli occhi e pregustò ogni istante di quella dolce attesa. E quando
sollevò le palpebre vide la sagoma della sua schiena...e i lunghi e
morbidi capelli biondi sparsi sul suo cuscino. Si accostò a lei e posò un
bacio sulla sua spalla...
- Buongiorno –
La vide girarsi lentamente e ... il suo cuore smise di battere e il
respiro gli si soffocò in gola...
- Buongiorno Michael –
Non ebbe il tempo di capire cosa stava succedendo mentre Lauren lo
travolgeva con un bacio appassionato...
Era sempre stata lei tra le sue braccia quella notte? Dov’era Sydney? Era
stato solo un sogno? Solo un crudele prodotto della sua follia?
***
“And if I bleed, I'll bleed,
Knowing you don't care.
And if I sleep just to dream of you
And wake without you there,
Isn't something missing?
Isn't something...missing?”
- Missing – Erano
molte le cose che le mancavano. La prima in cima alla lista? Il respiro.
Ogni volta che riviveva nella sua mente le vicende di quella notte, un
insopprimibile senso di soffocamento la pervadeva. Lui le mancava più di
tutto. Soprattutto ora che l’aveva perso per sempre. Quella notte, prima
dell’alba, si era svegliata e si era resa conto che la loro era solo
follia, solo un sogno che non sarebbe sopravvissuto alla luce del sole,
per il semplice motivo che loro non sarebbero sopravvissuti. C’era un solo
modo per proteggere lui e il loro amore: terminare quel lavoro. E ormai
erano nove lunghi mesi che lavorava come agente doppiogiochista, di nuovo
presa tra terroristi e la CIA, tra i cattivi e i buoni, anche se sempre di
più si rendeva conto che questa distinzione non aveva molto senso...Erano
molte le ingiustizie che aveva commesso in nome della giustizia...Ma
adesso le cose sarebbero cambiate per sempre...Aveva rinunciato a tutto
per la CIA, ora era arrivato il momento di lavorare per se stessa, per
quello che lei riteneva giusto...C’era un solo e unico modo per cancellare
per sempre quell’incubo e tornare alla sua vita di sempre. Sapeva che
sarebbe stato doloroso...Se Julia aveva avuto più di sei mesi per
metabolizzare la notizia del matrimonio di Vaughn, dell’arresto di suo
padre, del tradimento di alte cariche dello Stato, del perdono di Sloane,
delle verità su Rambaldi e sulla sua famiglia...Sydney non avrebbe avuto
la stessa fortuna, si sarebbe svegliata in un mondo estraneo, totalmente
diverso da quello che aveva lasciato e sarebbe stata sola...Ma era un
prezzo che doveva pagare...perché era l’unico modo per proteggere le
persone davvero importanti e riavere la sua vita... e forse...riavere
anche lui... Era arrivato il momento di uccidere Julia Thorne...
- E’ sicura signorina Thorne? Quando questa operazione sarà completata, se
sopravviverà, non ricorderà più nulla degli ultimi venti mesi della sua
vita. –
- Mi creda, di quei venti mesi, sono davvero poche le cose che vorrei
ricordare... –
- Come crede...Allora possiamo procedere. Conti lentamente all’indietro
partendo da dieci. –
Sapeva che l’anestetico ci avrebbe messo più del dovuto a fare effetto...colpa
come al solito del suo addestramento e delle continue dosi di antidoti per
droghe varie che prendeva durante ogni missione...E così, mentre i numeri
scorrevano alla rovescia, utilizzò quegli ultimi secondi per rivivere
l’unico ricordo bello di quei venti mesi...Quella notte, quei baci, quelle
parole...Ti amo Sydney ...sempre...ti ho sempre amata...e ti amerò
sempre... ***
- Vaughn...perché porti quell’anello?-
- Syd... da quella notte... sei scomparsa per quasi due anni... –
- E tu...ti sei sposato?-
- L’ho fatto... –
“When you cried I’ve wiped away all of your tears
When you screamed I’d fight away all of you fears
I held you hands through all of this years
But you still have half of me”
- My immortal - |