Era affacciato alla finestra e stava
aspettando che lei rincasasse. Era un anno che la aspettava. E, dopo tutto
quello che era accaduto, lui la aspettava ancora.
Anche il giorno del funerale, lui aveva preparato il caffé e si era messo
dinnanzi alla finestra con due tazze fumanti in mano. I caffè pian piano
si erano intiepiditi, poi erano diventati gelidi, ma lui non si era mai
mosso. Guardava la strada ma non la vedeva neppure. Era rimasto fino
all’alba in quella posizione di attesa con le due tazze in mano, poi,
senza neppure la forza di andare sul loro letto, si era abbandonato sul
divano di pelle nera. L’ultima cosa che aveva visto era la fotografia sul
camino da dove lei gli sorrideva perpetuamente. Poi le lacrime avevano
invaso i suoi occhi.
Da quel giorno erano passati mesi, ora usciva con un’altra persona ma
immancabilmente tutte le sere si metteva alla finestra ed aspettava.
Passavano dinnanzi a lui cani al guinzaglio, bambini per mano, innamorati
abbracciati ma lei mai. Lei non passava mai dinnanzi al suo vialetto. Una
volta si ricordò di avere scorto una ragazza coi capelli bruni raccolti
che faceva jogging. Era passata velocemente e lui altrettanto velocemente
aveva appoggiato le tazze di caffè a mezz’aria e si era gettato al suo
inseguimento. Era uscito di casa lasciando spalancata la porta e i cocci
ancora sul pavimento. Alla fine l’aveva vista, era lei: era tornata!
L’aveva seguita per qualche metro con il sorriso sulle labbra, poi le
aveva afferrato un braccio ma girandosi si era accorto che non era lei.
Dopo le scuse alla sconosciuta, era poi tornato in casa con una domanda
fissa: dov’era allora lei? Non poteva credere che fosse sei piedi sotto
terra e che non l’avrebbe più rivista. Non ci aveva mai creduto. Neppure
quando gli avevano presentato le prove del dna eseguite sul cadavere
ritrovato. Non ci avrebbe mai creduto, eppure… eppure si stava
ricostruendo una nuova vita con una nuova ragazza. L’altra sera lei aveva
tirato in ballo il matrimonio e lui… lui aveva detto sì. Si mise a ridere:
da quando le donne facevano le proposte all’uomo?!? I tempi erano davvero
cambiati… Era strano trovarsi fidanzato da un giorno all’altro e non con
la donna che aveva sempre pensato sarebbe diventata sua moglie… Con lei
tutto sarebbe stato diverso, immaginava di organizzare una cenetta a casa
sua dove avrebbe cucinato lui mostrando le sue doti culinarie. Nei suoi
sogni era un provetto chef quindi non sarebbe ricorso alla rosticceria
all’angolo come suo solito… Dopo cena sarebbero andati nella sala e
davanti al caminetto lui si sarebbe inginocchiato e le avrebbe donato
l’anello di fidanzamento più bello che c’era. Ah i sogni! Molto
probabilmente tutto sarebbe invece accaduto nel bel mezzo di una missione,
lei avrebbe dovuto urlare il suo “sì” sopra la raffica di pallottole che
sfrecciavano accanto ai loro corpi e non ci sarebbe stato nessun anello in
quel momento. E neppure molto romanticismo… Ancora sorrise fra sé… quello
era un futuro che non ci sarebbe mai stato. Perché lei era… lei era…
niente, ancora non riusciva a dire quella parola… Lei non c’era più.
Quando gli chiedevano dove fosse lei, lui rispondeva solamente “non c’è
più”. Andata a fare la spesa? Uscita un attimo? Morta?
Prese il telefono e compose il primo numero che gli venne in mente.
All’altro capo del filo rispose una voce assonnata. Guardò l’ora ma quando
si accorse che erano le 4.30 del mattino era ormai troppo tardi.
- Weiss? Sono Michael. Mi sono appena fidanzato e voglio che tu mi faccia
da testimone.
***
- Michael! Michael! Ehi fermati!
Weiss lo rincorse per tutto il corridoio gridando il suo nome.
- Weiss, calmati! Riprendi fiato! Che c’è?
- Che c’è?!? Mi chiedi che c’è?!?
- Sì. Allora? Che c’è?
- Forse non ricordi la tua telefonata notturna? O meglio, mattutina?!?
- Sì, la ricordo.
- E allora??? Spiegami! Con chi ti saresti fidanzato?
- Lauren.
- Lauren?
- Sì, Lauren, l’hai vista anche tu un paio di volte.
- Appunto, tu forse l’hai vista un paio di volte più di me… e vedo che
sono state fatali…
- Weiss… Devo andare avanti… me lo continui a ripetere anche tu…
- Sì ma andare avanti non significa sposare una sconosciuta dopo neppure
un anno che Sydney è… lo sai anche tu… morta.
Gli occhi di Michael si rabbuiarono al solo sentire pronunciare quel nome.
Il sogno si era spezzato, la realtà di nuovo si riaffacciava alla sua
mente. Sydney è morta. L’unico amore della sua vita defunto. Il sole si è
spento. La notte aveva invaso la sua vita improvvisamente. Lauren era solo
una fiammella tremolante in quel buio. Meglio di niente.
- Già… Weiss senti, abbiamo già deciso. L’unica decisione che tu possa
prendere è quella se vuoi o non vuoi essere il mio testimone.
- Michael… lo sai che non ti abbandonerei mai.
- Questo è un sì?
- Sì. Sì. Lo voglio.
- È stato più difficile con te che con Lauren! – disse ridendo.
Effettivamente era stato proprio così.
***
Era tornata. Da dove non sapeva. Come non lo ricordava. Sapeva solo il
perché. E il perché era Michael. Era stato il suo unico pensiero da quando
si erano separati ed ora era li, davanti a casa sua per vederlo e per
dirgli che era tornata dal regno dei morti. Era tornata per lui.
Era li sulla macchina ad aspettarlo da ore. Chissà dov’era… Le 11 p.m.
passate e di lui non c’era traccia nella casa buia.
Mentre lo aspettava, disegnava nella testa il suo ritratto. Ricordava
ancora i suoi occhi verdi come l’acqua della baia di Santa Barbara e il
suo odore che ancora la cullava ogni notte grazie ad una camicia rubata
dal suo cassetto. Ma immaginava ora di poterlo abbracciare davvero,
guardare ancora in quegli occhi, respirare ancora il suo buon profumo.
Ripensando a lui sorrideva come una bambina, finalmente tutto poteva
tornare com’era, finalmente sarebbero stati di nuovo insieme. Di nuovo
felici.
Era arrivato sulla sua macchina. Era sceso proprio nel vialetto di casa e
l’aveva visto. Era un anno che attendeva quel momento e si stava
precipitando giù dalla sua scassatissima Ford grigia per correre ad
abbracciarlo. Ma qualcosa la trattenne. Vide che qualcun altro scendeva
dalla macchina di lui. Una donna. Bionda. La abbracciava. Ridevano. La
baciava. Lacrime amare le percorsero il viso. Ogni suo sogno era stato
infranto. Il suo cuore era per terra calpestato e martoriato.
Li vide per un attimo entrare abbracciati nella casa di lui. E non poté
che provare odio. E invidia. E collera nei confronti di se stessa che se
n’era andata e l’aveva abbandonato. E nei confronti di lui che l’aveva
così prontamente sostituita. Ma forse erano solo amici. Forse non c’era
nulla tra loro. Solo questo pensiero la confortava mentre riaccendeva il
motore e si dirigeva lontano da quella casa ancora infestata dai fantasmi
di loro due felici.
***
- Allora domani è il gran giorno eh?!
- Già… Weiss, mi raccomando, alle 11 a.m. in chiesa ok?
- Non ti preoccupare. Mi sono comprato lo smoking… sto troppo bene! Vedi
mai che incontro qualche bella fanciulla…
Rise allentando la tensione che lo attanagliava. Era da un paio di
settimane che vedeva Sydney dappertutto, in ogni donna che incontrava, in
ogni sguardo che volgeva. Sentiva i suoi occhi bruni osservarlo. Lui si
guardava attorno ma non riusciva a scorgerla. L’altra sera l’aveva anche
chiamata. Poi aveva guardato la sua foto incorniciata sul caminetto e per
la prima volta l’aveva ammesso. Era Morta. Sydney era morta. Non sarebbe
tornata mai più.
Da quando l’aveva capito si sentiva meglio, meno in colpa nei confronti di
una persona che non avrebbe più potuto baciare, toccare, guardare,
sposare…
***
Lauren. Si chiamava Lauren quella strega bionda. Sydney l’aveva scoperto
velocemente e così rapidamente aveva anche scoperto che i due si stavano
per sposare. Da quando un informatore gliel’aveva rivelato per lei il
mondo era crollato. Guardava il cielo e vi scorgeva solo nuvoloni neri
carichi di pioggia. Il sole era scomparso. La sua vita sarebbe continuata
in una perenne oscurità. Pensò ad uno scherzo, poi capì che era il destino
che si stava prendendo gioco di lei, di loro. Non usciva più dall’albergo
dove aveva ormai fissato la sua dimora. Non aveva ancora contattato né suo
padre, né sua madre e neppure Will da quando era tornata. Stava tutto il
giorno e tutta la notte sdraiata su quello scomodo letto con le molle a
guardare il soffitto mentre abbracciava la camicia di Michael. Ormai anche
quel pezzo di stoffa stava perdendo il suo profumo. Ormai non le rimaneva
più nulla di lui.
Aveva cominciato a seguirlo, voleva vedere cosa faceva, come viveva. Era
come una cacciatrice affamata d’amore che inseguiva la sua preda. Ed ogni
volta che posava lo sguardo su di lui, il suo cuore nel petto batteva
ritmi selvaggi e si spezzava in milioni di piccoli pezzettini.
Un giorno addirittura lui aveva urlato il suo nome sotto il portico di
casa. Il suo nome. Da quanto non la chiamavano più Sydney… Da quanto non
sentiva più pronunciare il suo nome da Michael… Avrebbe voluto uscire dal
suo nascondiglio e gettarglisi al collo e soffocarlo di baci. Ma era
rimasta nell’ombra. A piangere da sola con in mano un fax sbiadito con le
pubblicazioni del matrimonio. Tutto ormai era perduto. Niente si sarebbe
riaggiustato. Michael ora le apparteneva solo nel mondo dei sogni perché
nella realtà lui era di un’altra.
***
Era giunto il giorno del matrimonio. L’aria era tiepida e una leggera
brezza accarezzava gli alberi. Michael si stava guardando allo specchio
nel suo abito matrimoniale. Fissò la sua immagine per un istante.
All’improvviso si diresse verso il suo cassettone. Aprì il primo cassetto
e lì ritrovò una familiare scatolina di velluto blu che spiccava tra
calzini e boxer. La aprì. Ecco l’anello di Sydney. Ecco l’anello con cui
Sydney sarebbe diventata sua moglie. In un universo parallelo.
Aveva comprato quell’anello poco tempo dopo che lui e Sydney si erano
messi insieme, l’aveva gelosamente custodito anche dopo la sua morte ma
ora che c’era Lauren doveva sbarazzarsene altrimenti non sarebbe mai stato
libero.
Quando Lauren e lui avevano deciso di sposarsi sapeva che non le avrebbe
dato quell’anello. Quello era di Sydney. Era andato in una gioielleria e
aveva cercato qualcosa il più possibile diverso da quella semplice fedina
con diamante.
Ora quell’anello era nelle sue mani. Lo guardava e pensava a Sydney.
Prese l’auto e si mise al volante con la scatolina al suo fianco. Approdò
al molo di Santa Barbara. Santa Barbara… Lui e Sydney avrebbero dovuto
passarci un week-end secoli fa… Prese la scatolina che aveva portato e
tirò fuori l’anello. Le diede l’ultimo addio gettando l’anello nell’acqua
del molo. Prima di arrivare a toccare l’acqua scintillò alla luce del sole
per l’ultima volta. “Addio” ripeté nuovamente, questa volta ad alta voce.
Un venditore ambulante di palloncini vide lo sguardo perso e triste di
quel giovane ragazzo al parapetto, tolse un palloncino rosso dal colorato
mazzo e glielo donò.
- Per il suo amore.
Michael tese la mano per afferrarlo ma il palloncino, come animato da vita
propria, si librò nel cielo azzurro. Dopo pochi istanti non era più
visibile.
- Il suo amore è volato… mi spiace ragazzo…
- Anche a me… il mio amore è volato… e io sto sposando la donna sbagliata…
***
Era tornato a casa sconvolto dopo aver dato l’ultimo saluto a Sydney e
aveva deciso di andare da Lauren. Doveva vederla. Doveva capire…
La novella sposina si stava dando l’ultima passata di mascara sulle lunga
ciglia castane. Si guardava e non faceva che sorridere. Si stava sposando.
Con un uomo fantastico. E lei non era mai stata così felice né così bella.
L’abito bianco le lasciava scoperte le spalle e l’elaborato chignon le
metteva in mostra il viso perfettamente truccato. Ancora poco e sarebbe
stata ora di andare. Sorrise di nuovo.
Mentre si stava scolpendo gli zigomi con il blush, si accorse che nello
specchio c’era un’altra persona che la stava fissando.
- Michael?!? Che ci fai qui?!?
- Volevo vederti.
- Michael! Porta sfortuna! L’avevi promesso!
- Lo so Lauren. Ma dovevo…
- Michael… che c’è? – la sua voce non mascherava una punta di agitazione
- Nulla. Nulla. – la baciò sulla fronte – Sei bellissima.
- Promettimi che fra due ore sarai all’altare.
- Te lo prometto.
Lauren si era rasserenata, il volto si era rilassato e la contrattura ai
lati della bocca era sparita. Le aveva promesso che ci sarebbe stato. E
Michael manteneva sempre le promesse. Poteva finire di prepararsi. “Al
diavolo le sciocche superstizioni” pensò tirandosi il velo sul volto. Lei
si sarebbe sposata.
Michael si era voltato e se n’era andato. Un velo di tristezza aveva
invaso i suoi occhi limpidi come il cielo di primavera. Le aveva promesso
che ci sarebbe stato. E lui manteneva sempre le promesse. Ora poteva
andare in chiesa ad aspettarla sull’altare. Lui l’avrebbe sposata.
Sydney aveva assistito all’intera scena. All’inizio aveva sperato che lui
fosse venuto per dire addio a Lauren. Ma non l’aveva fatto. Non era da
Michael tirarsi indietro. Lui aveva promesso a Lauren che ci sarebbe
stato. E Michael manteneva sempre le promesse. Loro si sarebbero sposati.
Allora voleva bene a quella biondina… allora l’amava… Sydney era piena di
dubbi. Come avrebbe dovuto comportarsi ora? Sarebbe dovuta uscire allo
scoperto? Oppure avrebbe dovuto rimanere ancora nell’ombra?
***
Lauren si alzò dalla sedia per ammirarsi nel grande specchio della camera.
Mentre si rimirava si accorse che nello specchio c’era un’altra persona
che la stava fissando.
- Sydney Bristow?!?
- Vedo che mi conosci.
- Io… io ho lavorato sul tuo caso. Tu sei morta. L’abbiamo accertato.
- Bhè, devi imparare che a questo mondo non ci sono certezze.
- E ora? Cosa hai intenzione di fare?
- Tu che ne dici?
- Vuoi venire allo scoperto? Oggi??? Oggi io e Michael… noi ci sposiamo.
- L’avevo intuito… - disse con un ghigno ironico
- Lui mi ama.
- Lui ha amato anche me.
- Ma tu eri morta! Lui si sta rifacendo una vita… con me! Lui ora è
felice! – le lacrime le stavano sbavando il trucco perfetto. La bambola
stava perdendo la sua perfezione.
- Lauren, ho capito. Io… io rimarrò in disparte.
- Cosa??? – aveva smesso per un attimo di piangere.
- Io… io gli ho fatto molto male… io non lo merito… e ora lui sembra
felice. L’ho amato, lo amo tuttora ma lui… lui mi ha dimenticata. Ora ci
sei tu. Ti chiedo solo un favore: non mentirgli mai, non farlo soffrire.
Ha già subito abbastanza ingiustizie…
- Te lo prometto Sydney. Io lo amo.
- Già… anch’io – aggiunse sottovoce.
Sydney si avviò verso la porta.
- Noi oggi non ci siamo mai incontrate. Ma ritornerò, prima o poi…
Lauren si era avvicinata a lei e l’aveva abbracciata con le lacrime al
volto. Sapeva che si stava sacrificando per la sua felicità.
- Sydney… grazie…
Se ne andò com’era venuta: silenziosamente. Lauren pensò che forse era
stata una sua allucinazione. Poi si girò e vide sullo specchio una scritta
fatta con il suo rossetto. “Congratulazioni”. Quando l’aveva fatto? Non
l’avrebbe mai saputo. Quello che però intuiva è che Sydney era una ragazza
davvero speciale. E ora capiva come Michael si fosse innamorato di lei.
“Non lo farò mai soffrire” promise a se stessa e a quella donna che aveva
offerto la propria felicità per la sua.
***
Michael l’aspettava impaziente all’altare. L’organo suonò e una donna col
velo iniziò a camminare a piccoli passetti verso di lui. Il suo voltò si
illuminò per un attimo quando vide Sydney avanzare con uno splendido
vestito bianco che le scopriva le spalle. Sbatté le palpebre e questo
bastò perché la scena cambiasse e davanti a lui avanzasse lentamente
Lauren. La donna che sarebbe diventata sua moglie.
Quando lei lo raggiunse si guardarono. Michael tirò un sospiro. È fatta.
Non si torna indietro. Weiss gli toccò la spalla.
- Sei davvero sicuro di ciò che fai? – gli disse bisbigliandogli
nell’orecchio – Sei ancora in tempo.
***
Erano usciti dalla chiesa sotto una pioggia di chicchi di riso e si erano
baciati davanti a tutti gli amici che erano venuti a festeggiarli. Lauren
era radiosa, non era mai stata così felice. Michael la abbracciava e la
baciava e sorrideva a tutti. Ad un certo punto aveva guardato oltre la
folla e aveva visto una ragazza bruna. Stava piangendo. Era lontana ma…
era sicuro che fosse Sydney. Si guardarono per una frazione di secondo poi
la figura scomparve. Lauren l’aveva girato verso di lui e lo stava
baciando con un coro di applausi in sottofondo. Tentò di trovarla con gli
occhi tra la folla ma di lei non c’era più traccia. Si divincolò dalla
presa di sua moglie e si gettò verso il punto dove l’aveva vista. Si
guardò intorno con lo sguardo disperato. Non c’era più. Se n’era andata.
Quando tornò da Lauren lei preoccupata gli aveva domandato che cosa fosse
successo e lui le aveva risposto che era solo una vecchia amica venuta a
salutarlo. Lauren non gli aveva detto nulla, si era limitata ad
abbracciarlo e a mormorargli sottovoce “Ti farò felice”.
***
Non aveva resistito all’impulso di vederlo un’ultima volta. Si era diretta
verso la chiesa e si era fermata nella piazza di fronte. Ancora sperava
che succedesse qualcosa che impedisse le nozze. Qualsiasi cosa. E invece
dopo qualche istante li aveva visti uscire. Sotto una pioggia di riso si
erano baciati. Sembravano così felici. Le lacrime le avevano rigato il
viso. Ad un certo puntò lui aveva volto gli occhi su di lei, si erano
guardati per un istante infinito. Lei si sarebbe ricordata di quello
sguardo per sempre. Poi Lauren l’aveva di nuovo tratto a sé e lei se n’era
andata. Doveva scomparire. Rifarsi una nuova vita. Era ancora troppo
presto per tornare ad essere Sydney Bristow. Accarezzò nella tasca la sua
carta di identità. La tirò fuori per presentarla all’imbarco aereo.
Bentornata Julia.
FINE?
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