"I hear
you telling me this is everything
you need, but I don't think it's true.
Because the way you feel isn't real,
You attempt to try and fill the void that's
digging through, and it's killing you."
~Michael W.
Smith~
Ad Adriana. Come promesso.
***
All I ever wanted was to be at your
service
but now I’m alone cause you were here and you’re gone
La porta sbattè violentemente alle mie spalle.
Fuori pioveva ininterrottamente da non so più da quanto. Le strade erano
affollate da macchine grigie e da persone con ombrelli grigi. Era tutto
così caotico. Il via vai degli impiegati statali, il vociare silenzioso,
un mormorio serpeggiante nell’ aria intrisa di malinconia.. e dell’ odore
stantio della pioggia.
Fuori era vuoto, seppure la gente correva come un fiume in piena, come se
nulla fosse. Come se non ci fosse veramente nulla per cui fermarsi.. e
ascoltare. Ascoltare gli squattrinati suonatori del vecchio ritmo in
blues, così affascinante, una danza da ballare a piedi nudi in una
pozzanghera, esaltando il menefreghismo della società, il suo essere cieca
e sorda. Un canone inverso, a ritroso nel passato.
And all I ever wanted was to feel I had a purpose
But now that’s all gone
But if you could give me
La finestra socchiusa lasciava passare uno spiffero d’ aria fredda, che
carezzava la mia pelle arrossata per la vicinanza al camino. Il fuoco
scoppiettava allegramente, simbolo plateale dell’ egoismo e
contemporaneamente del servilismo della natura all’ uomo. Percepivo
distintamente lo scalpiccio del tempo che camminava attorno a me, il tutto
che si evolveva senza sosta da essenza unicellulare a essere completo. La
legna del camino continuava a bruciare gioiosa, la pioggia continuava a
scendere, rapendomi dal mio mondo fatto di pensieri e sogni, edificato su
una lastra di bugia e infedeltà, di incoerenza e del bilancio universale,
il bianco e il nero come unico velo a separarmi dalla realtà.
La porta si era richiusa.
Mi girai lentamente, gli occhi vacui puntati sulle sue scarpe nere che
gocciolavano sulla moquette. In un altro momento, forse, gli avrei fatto
notare che fuori la porta c’era uno zerbino, ma gli sorrisi semplicemente
perché quello non sarebbe stato soltanto uno dei tanti momenti passati
accanto a lui. Ci saremmo concessi molto di più di quanto non avremmo mai
pensato di possedere.
Un momento che si sarebbe trasformato in una frazione di secondo dove il
sentimento più effimero presente nel cuore umano avrebbe preso forma e
coscienza, radicandosi non nella mente, non nell’ anima, non nel cuore
stesso, ma nel corpo vibrante di passione.
Just one love, just one life
Quanto avevo pensato? Avevo sottratto degli attimi al tempo scandito dall’
orologio della cucina, e adesso lui era accanto a me e mi sistemava
amorevolmente una ciocca di capelli dietro l’ orecchio, cogliendo, sotto
il mio sguardo attento, l’ occasione per sfiorarmi una guancia rosea.
“ Hey.. ” mi sussurrò dolcemente, con quel suo tono affabile ed amichevole
proprio della sua voce maschile.
“ Ciao ” Fu un saluto semplice, perché in realtà non c’ era niente da
dire. I nostri occhi parlavano per noi.
“ E’ stata la riunione più lunga della storia! Dovrei farglielo notare.. ”
Sogghignasti sommessamente. Accompagnai la sua risata passando la mano
sulla sua camicia blu. Era così liscia, odorava di vaniglia. Come ero
tentata di raggiungerne la sommità dolorante, sbottonare ogni singolo
bottone che lo teneva imprigionato in una prigione di stoffa morbida e
calda, inondata del profumo del suo dopobarba.
“ Anche per me.. ”
Mi baciò il palmo di una mano, percorrendo a ritroso un percorso
attraversato troppe volte, lasciando la scia dei suoi baci ardenti fino al
mio collo nudo.
Ero come una fragile bambola di porcellana sotto le sue mani, percorsa
dalle sue dita, spogliata dai suoi occhi vogliosi, così profondi, verdi
speranza, facendomi illudere di troppe cose, infrante come quella stessa
bambola preziosa quando sarebbe caduta a terra con un tacito rumore,
soffocato dalla moquette dell’ appartamento. Ed allora ci saremmo chiesti
entrambi il perché di quel rumore silenzioso. Dopo mi accorgerò del
cuscino che posò sul mio volto per impedirmi di urlare, solamente in
seguito alle notti di follia e smarrimento trascorse vagabondando fra la
gente sconosciuta di città remote, così lontane da qui.. questo luogo
caldo e ostile, ricordo di un dejà-vu che si spezza inesorabile al confine
del sogno. Un sogno umido e vibrante come la corda tesa di un violino,
pronto ad emettere la sua dolce melodia, aspettando che qualcuno sappia
come smuovere la barriera di silenzio eretta attorno ad esso per
impedirgli di cantare la storia dell’ amore vero, che affronta ogni
ostacolo.
Just once chance to believe in my...
Just one love, just one life
“ Tuo padre l’ ha capito ”
“ Cosa?.. ” la mia voce risultò roca, e quasi deridendo la mia eccitazione
mi rispose: “ Ha capito che avevo una voglia matta di fare l’ amore con te
” e di certo lui non era da meno.
No. Lui era lì, di fronte a me, il suo torace nudo, gli occhi verdi
riflessi nei miei e in essi potevo leggere solo un infinito desiderio del
mio tocco audace sulla sua carne, sulla sua pelle che recava i segni delle
recenti missioni in giro per il mondo.. e dei miei graffi che ancora gli
bruciavano, impressi come un marchio sul candore. Il bianco e il nero.
Si strinse a me, facendo aderire il suo bacino al mio, trasmettendo la sua
energia nel mio corpo. Gemette di piacere incontrollato quando, come un
vampiro, gli baciai le mie stesse ferite, traendo forza dalle sue
invocazioni senza parole. Una preghiera che mi scongiurava di smettere di
torturarlo così sensualmente e, allo stesso tempo, mi implorava di
continuare, anche se quello fosse stato l’ unico modo per farlo sentire
realmente uomo.
E lui non sapeva che quel nostro contatto era il mio unico modo per
sentirmi parte di lui. Per sapere di non essere più sola, dopo tanto tempo
passato nella solitudine affollata della mia infanzia, smontando e
ricaricando pistole, nell’ ombra di una madre scomparsa e nella
non-presenza di un padre che non fu mai degno di essere tale.
You bleed for me and I didn’t get to notice you
Now I’m stuck out on a line
E ancora lo scalpiccio del tempo attorniava noi amanti.
Correva avanti e indietro per la stanza, non curandosi dei nostri corpi
nudi, uno sopra l’ altro, ad occhi chiusi per trovare la stella più
recondita del firmamento, senza il minimo pudore per la nostra libido.
Sembrava, anzi, seguire il ritmo instancabile delle nostre voci gementi,
delle nostre urla morte in gola, soffocate da teneri baci bagnati dal
calore della passione. La passione che aspettava soltanto di esplodere
dentro le nostre anime con una forza inaudita, cogliendoci impreparati al
piccolo scorcio di Eden che ci regalava per brevi, intensi attimi di puro
amore, come l’ alcol più intenso, distillato con il sudore e il sangue
delle carni straziate.
L’ aria sembrava muoversi con il movimento del suo bacino, sempre più
violento, lacerando ogni parte di me, dolendomi al punto da spillare
tiepide gocce salate dai miei occhi, e sono sicura che se le avessi
assaggiate avrei sentito il gusto del sangue. Il mio. O il suo? Non faceva
molta differenza, eravamo un’ unica persona in quei gesti effimeri, troppo
reali perché facevano male. Un male immenso.
Sentivo il fuoco che ardeva nel suo ventre scendere fluido come lava nel
mio, bruciare follemente nella mia testa, quasi uccidendomi. Era un gioco
molesto.
Il gioco perverso della seduzione.
O forse era solamente un gioco perverso.
E lui dettava le regole, vedendomi di cristallo attraverso i suoi iridi
infiammati.
Mi voleva inerme sotto il suo peso, dormiente ma reattiva ai suoi stimoli.
Gli occhi chiusi sotto i suoi maliziosi. Ed io acconsentivo, perché mi
piaceva. Mi piaceva sentirmi carezzare da lui, da quell’ uomo che io amavo
più di ogni cosa al mondo, ma non potevo.. non riuscivo a resistere alla
tentazione di liberare tutta la mia frenesia, tutto il mio amore in lui,
affinché mi lasciasse libera di respirare aria pura.
Aria che non odorasse del suo dopobarba.
A volte mi chiedevo se fosse normale.
Ci facevo *sesso* con quell’ uomo, ma alla fine del nostro amplesso tutto
di lui mi sembrava estraneo, come se fossi stata spudoratamente usata
dalla sua voglia sfrenata di scoparmi. E l’aria era malida di impudicizia,
tutto si stringeva attorno a me, soffocandomi. Ma io l’ amavo lo stesso,
anche se pensavo che mi usasse. Ma non era così. Le mie erano solo le
fobie di un’ adolescente non ancora del tutto scomparsa dalla mia testa.
All I ever wanted was to be what you needed
Cause something so strong, it could never be wrong
Il gioco stava per terminare, e sorridevo di nascosto perchè sentivo che
anche lui era allo stremo delle forze. Stava ribellandosi alla sua stessa
libido. Ed io godevo di tutto questo.
Non sapevo perché, tutt’ oggi non saprei spiegarlo, ma lui si accorgeva
sempre di tutto questo: in pochi secondi avevo violato le nostre regole,
facendo vibrare la cassa toracica con un gemito strozzato. Gli graffiai i
polsi, immergendo le unghie nel suo sangue, e nella sua carne già percossa
precedentemente dalle mie piccole violenze. E a quel punto, a un passo dal
traguardo, lui abbatteva il vetro incrinato della decenza che si ergeva
tra di noi, gridando per il dolore. No, non quello delle mie ferite.
Un dolore interno mai provato prima. Come se per un attimo fossimo
catapultati dal Paradiso all’ Inferno, in una altalenante scala di
doppisensi mistici.
Ma poi eravamo di nuovo su, appagati, su una nuvoletta candida che
pregavamo di non farci scendere per incamminarci verso la nostra realtà. E
costantemente, inesauribilmente, la nuvoletta era sorda, riportandoci sul
letto macchiato da colori invisibili, aprendo gli occhi ancora una volta,
infrangendo l’ ultima regola del nostro concordato. E, come quell’ attimo
fuggente in cui esplose tutto il nostro amore venne, così andò via,
lasciando spazio al vuoto e al rumore del silenzio, turbato dalla quiete
apparente del mondo.
Anche il tempo pareva essersi fermato.
Ed io sapevo –lo sapevamo entrambi- che il nostro momento era finito,
rubatoci dalla successione di istanti interrotti. Lì, nudi, sereni,
stretti in un abbraccio a cui non servivano pensieri, né suoni per essere
compreso, aspettavamo soltanto che il tempo riprendesse la sua corsa
sfrenata.
And all I can promise, is to say what I’m feeling
We’ve made it so long
Era la fine del gioco.
La porta sbatte violentemente alle mie spalle.
Fuori piove ancora. Le automobili sfrecciano per le strade bagnate, la
gente cammina inquieta sotto gli ombrelli grigi fra la società dagli occhi
a mandorla dell’ est. Occhi grigi che scrutano un cielo oscuro in cerca di
uno spiraglio di luce, fra la monotonia agitata della notte, ondulante
nell’ aria insana dei night-club e dei bordelli.
Tutto è invariato, ma d’ altronde non è passato tanto tempo. O si? Non so
dirlo, io sto ancora aspettando che l’ orologio della cucina riprenda il
suo corso.
Ma lui non c’è. È stato richiamato dal suo dovere, portato a rivistirsi
sotto i miei occhi cupi, vacui nuovamente, implorando al tempo di scorrere
veloce per non essere troppo lontana da lui.
Ma è andato via lo stesso e tutto è rimasto immutato nella sua evoluzione.
Si è andati avanti, percorrendo il sentiero poco illuminato della propria
esistenza, facendo andare i pensieri, lasciarli camminare accanto noi,
unico sfogo dell’ anima, mezzo incompiuto del silenzio. E della solitudine
che mi circonda nuovamente. Ma si, forse è semplicemente il destino. Così
dicono tutti, aspettando in luoghi ingloriosi –come il letto di una
*puttana*- un miracolo da un dio impetoso che ha perso la sua pazienza nei
confronti dell’ umanità e ci lascia marcire come mele mature su un albero
malato.
[..] Bleed for me, I didn’t get to be with you
Now you’re stuck in my mind
Io non credo al destino. Non voglio credere che l’ odore della morte che
aleggia attorno a me sia davvero il mio destino. Che senso avrebbe? Essere
prescelti da una schiera di angeli per una vita sulla terra e poi essere
destinati all’ eterno tormento della dannazione. Siamo angeli, silenziosi
ed invisibili al perpetuo scalpiccio del tempo –che ora corre a ritroso.
Angeli condannati all’ Inferno?..
... forse è questo ciò che ci asspetta..
*Odiare* il nostro stesso creatore per la nostra fine, quando gli stolti
umani raccontano ai bambini della nostra immortalità. Un angelo non può
odiare, non deve, per preservare l’ equilibrio del mondo. Siamo solo
inutili, stupidi angeli in cerca di un conforto, così vicini, troppo
lontani dalla percezione di amore reale per poterci sentire parte
integrante di una società che non ci appartiene.
Cosa possono fare? Cosa devo fare, adesso? Sono qui, fuori è freddo, anche
qui dentro è tutto di ghiaccio; aspetto qualcuno che mi dica chi sono
davvero. Qualcuno che, in seguito, implorerò di non lasciarmi morire dallo
sconforto.
“ Syd.. ” tenero sussurro della sua voce, così esile e così vivo nella mia
testa, vibra nel mio corpo. E lui è lì, dinuovo per me. Istintivamente,
abbasso lo sguardo sulle sue scarpe nere: stanno gocciolando sulla
moquette marrone.
“ Sai, fuori c’è uno zerbino. Macchierai tutto ” la mia risata è
cristallina e pura. Gli cingo il collo con le mie braccia e, in quel
momento, provo nostalgia. Una nostalgia e solitudine e sconforto infiniti.
“ Syd.. devo parlarti.. ”
Il letto è scomodo, duro, cigola sotto il nostro peso. Si siede accanto a
me. Veste la stessa camicia blu che indossava il giorno in cui facemmo l’
amore. Forse non sa che anche adesso farei volentieri a meno di tutte le
spiegazioni da dare a un angelo. Il tempo è ancora fermo.. o no?
“ Tu.. ” si passa una mano sul volto, come fa sempre nelle situazioni
difficili. Pare un bambino. Ma non lo è, lo vedo benissimo dalla fede al
dito. Ma questo è impossibile, vero? È la pioggia, mi ha rapito per troppo
tempo dalla realtà ed ora ho dimenticato qualche passo fondamentale della
mia –nostra- esistenza.
“ Perché porti quell’ anello? ”
“ Syd.. dal giorno in cui.. sei scomparsa.. sono trascorsi due anni ”
È una delle tante verità del mondo, questa? Probabilmente si. Una verità
obliqua che mi ha sottratto due anni della mia vita dal giorno nel mio
appartamento. Francie.. Will.. sarebbe questa una ragione da dare a un
angelo per continuare a vivere? Trovare uno scopo alla sua vita? Per non
essere dannatamente uno tra i tanti esseri celestiali dell’ Eden? Trovare
due anni dispersi della propria esistenza. Compito ingrato.
“ Ti credevamo morta ”
No, non lo sono. Perché un angelo non può morire. Non sarei mai stata
capace di essere *morta* per due anni e poi risuscitare dalle tenebre
dell’ oblio e ritrovarmi dentro questo.. gioco maledetto.
Ancora una volta un gioco perverso che si insinua codardo nelle mie
viscere, facendomi contorcere dalla paura e dal dolore. E dal rimpianto di
aver scelto questo stile di esistenza.
Non sono morta, adesso. Ma forse lo sono stata, troppo ingenua per capire
cosa stava accadendo. Il tutto che si evolve. La società che va avanti,
mentre io sono ferma e mi lascio calpestare le ali da una continua corsa
senza mèta.
Just one love in my life
Stupida, così idiota da restare ferma, nuda su quel letto sperando che
quegli istanti si fermassero, come il nostro giochetto libidinoso. Ed
invece, ancora in Paradiso, non sentivo lo scalpiccio troppo familiare del
tempo che aveva ripreso il suo corso, senza chiedermi un parere, restando
muto dinanzi il mio corpo inerme.
Sono qui, cercando di affrontare un presente impossibile ma la mia mente
cammina ancora lungo la scia dei baci del mio amante, cercando una via per
ricongiungermi al suo cuore.
C’è stata la fine di un gioco, assieme a lui.
Adesso vi è l’ inizio di una continua discesa verso l’ inferno. Un gioco
mortale, dove un angelo non può far altro che versare sangue. Sanguinare
per il suo martirio. In un continuo circolo vizioso, in una catena di
eventi immutabili nel corso dei secoli, nel proseguire l’ evoluzione
estenuante della civiltà, guardando gli occhi verdi del marito di un’
altra donna ed accorgersi che non c’è più niente per cui sperare.
È l’ inizio del gioco della mutazione dell’ amore.
Il gioco dell’ essenza dell’ erotismo, dove si è con gli occhi chiusi
sotto un peso asfissiante, rispettando le regole.
Regole mutevoli come il flusso della coscienza. E della voluta passione in
una notte di pioggia, costernata da nuvole rosse di sangue, che si
mischiano all’ acqua piovana come lacrime. Le lacrime degli angeli,
sanguinanti per amore. E camminando sotto quelle lacrime rosse si
raggiunge l’ estrema convinzione di una esistenza violentata:
*la vita è un gioco*
Un gioco in cui il dolore è l’ unica prerogativa per la sopravvivenza; un
gioco in cui l’ unica arma di seduzione è una silenziosa preghiera a dei
mitigati angeli che versano sangue per la tua sofferenza, in un
altalenante corsa di taciti sussurri e gemiti strozzati.
Bleed for me
La vita è un gioco, e forse è destino, incontrollabile dalle mie mani.
Sfugge radiosa dagli occhi di tutti, anche ai miei, più che agli altri che
ancora credono alla loro idea di raziocinio stabile della società. Io non
credo al destino..
.. sono padrona della mia *vita*.. detto le mie regole e me ne sottraggo
abilmente, come in un sogno.
E a volte mi chiedo se quel nostro gioco non sia stato altro che un’
illusione al sapore di limone, provocatoria e sensuale. Come un dolce e
speziato ricordo.
Ma poi, guardo sottecchi i tuoi graffi sul polso. E ti fanno male, un male
da morire. Vorresti uccidermi, anche quando eviti gli sguardi
interrogatori di tua moglie. Guardo le mie ferite sulla tua carne e infine
scruto i tuoi occhi. Non c’è più speranza. C’è desiderio. Una ragione per
indurci nuovamente all’ Inferno. Amanti, di nuovo.
Guardo i tuoi gesti, le tue mani grandi sulla mia schiena che mi sfiorano
impercettibilmente e le tue labbra umide e calde e mi sembra di sentire
ancora l’ ardore che ci legava in quelle notti ed allora, solo per un
momento in cui riscoprire la nostra purezza, solo per rinascere dentro di
te ancora, mi accorgo del silenzio che si erge prepotente attorno a me.
Dopotutto, tutti imbrogliano. Anche tu, anche io. Ci siamo negati passione
e sesso per una falsa partenza del tempo ostile. Abbiamo abbandonato il
nostro sensuale gioco per ritornare con i piedi per terra, io ti ho
riportato a terra.. ma non sapevo più come si faceva a volare, lo ricordi?
Ti concessi le mie ali affinchè mi potessi ritrovare, un giorno. Era una
catena di eventi, argomenti concatenati uno all’ altro per la formazione
di una struttura traballante dove la stabilità dipende da ogni singolo
elemento.
Ed è qui, il momento cruciale dell’ estistenza, il vero punto zero da cui
decidere di proseguire il cammino oppure tornare indietro, come in un
canone inverso, un declino asintomatico verso il nulla.
È un gioco. Tutto è un arguto scherzo del destino, non finisce mai,
immortale.
La nostra altalena di emozioni non ha mai smesso di oscillare, era solo
una fittizia illusione delle nostre fobie adolescenziali. Il nostro gioco
non è mai finito, crudele, provocatorio, seducente.. e ci ha tenuti
sospesi con un filo, a un passo dalla morte.
...
Ora, solo per un attimo, vorrei che ti fermassi e ci guardassi.
...
Siamo troppo uguali, troppo innamorati per restare divisi da una barriera
di odio e indifferenza. O incomprensione. Seppure, quella volta, illudesti
le tue stesse regole, avevi lasciato dentro di me qualcosa di più di un
semplice senso di appagamento. Mi lasciasti un seme, piccolo e indifeso,
in trapidante attesa della primavera per germogliare i suoi frutti
succosi. Era la fede che impiantasti in me, uno scudo contro la villania
del mondo. Era un piccolo accenno di una nuova speranza per entrambi.. la
mia promessa dell’ immortalità..
Il nostro gioco non è mai terminato. A costo di impiegarci tutta la vita,
noi lo porteremo a termine. Ti perseguiterò anche nel *vostro* letto
coniugale, se sarà necessario. Il mio sangue è anche il tuo, e bolle
inesploso dentro di me.. e fa male, ancora di più.. vorrei tagliarmi le
vene per questo, scioglierlo, farlo scorrere come un fiume in piena per
liberarmi della tua essenza di colonia.. dell’ odore del tuo dopobarba.
Gli angeli non possono morire, ma se mi costringerai lo farò, morirò per
te, illudendomi che tu sia solo un ricordo di una vita passata in
solitudine, aspettando l’ alba del tramonto in religioso silenzio, nel
mutare dei secoli, in cerca di un profeta che avrebbe saputo predicare il
vero amore.
È dolore attorno a me, tutto è sangue, anche gli angeli stanno piangendo
il loro canto silenzioso, il canto della morte per un futuro mai compiuto,
l’ apogeo della sofferenza incolmabile. E non è la fine, dannazione! Non è
una maledetta fine in cui sospirare *finalmente* appagati. È solo la
genesi di una nuova esistenza che s’ incammina verso una via sbieca, è
indescrivibile insofferenza. Non è una conclusione.
È solo l’ inizio.
POSTFAZIONE DELL'AUTRICE
Ehm.. cough cough.. salve a tutti, rieccomi qui viva e vegeta (Non per
molto.. NdLettori) =(O.o)= a sottoporvi questa mia nuova fanfiction. Prima
di tutto, diciamo che il rating è un PG-16 o addirittura un NC-17 dipende
come la vedete voi, e siccome siamo in un Paese dove vale la censura
(ovvero dei cosiddetti ‘taglio e cucio’) mi tocca metterli. ^:^ Dunque..
mi sono un po’ riletta questa.. cosa.. e mi sono vergognata da mi stessa:
MA SONO IO CHE SCRIVO CERTA ROBA?? (No, tuo fratello.. Ndmio fratello -.-
zitto tu NdA) Cioè, voglio dire.. è.. è.. indecente? Non so come
classificarla. Ora voglio solo fare una piccola precisazione. Ho già
pubblicato due fic su ALIAS che trattavano di temi molto forti, e qualcuno
scrivendomi una mail mi ha chiesto come mai attribuivo ad Alias
questi temi come il sesso violento e argomenti correlati parlando..
Sinceramente non-lo-so. Sul serio, mi escono spontaneamente certi
pensieri.. *me perversa* ^\\\\^ Ordunque, ditemi se vi è piaciuta o no
scrivendo una mail a Pan_z@inwind.it
oppure lasciandomi una piccolissima recensione, va bene? Ve ne sarei molto
grata. ^^ é__è XD
Vi chiedo soltanto un’ altra piccola cosa: non venitemi a scrivere nelle
mail che tratto temi troppo forti e che la fic ha offeso la vostra
sensibilità perché il rating parla chiaro. :)
Graaaaaaazie!
Probabilmente questa sarà soltanto l’introduzione a una fic a capitoli che
già frulla nella mia testa da un bel pezzo.. se fate caso a certe frasi
verso la fine vi accorgerete di qualcosa di *assolutamente* ammissibile^^
Prima di lasciarvi, però, voglio fare una piccola analisi di questa
one-shot –introduzione. All’ inizio ho puntato molto sulla scena d’ amore
di Michael e Sydney, mentre nella seconda parte ci ritroviamo a Hong Kong,
nel famoso episodio 2x22 The Telling ("Il Dire") e qui ho puntato molto
sulla realizzazione di ciò che penso Syd provasse. Cioè ho immaginato che
non fosse trascorso molto tempo da quando avevano fatto l’ amore e a
quando Syd ‘scompare’. E lei pensa di essere stata rapita e imbrogliata
dal tempo. È qualcosa di molto particolare, e chi ha letto le mie altre
fic sa che ciò che scrivo non è semplice da interpretare perché va molto a
fondo nella coscienza umana (penso..-__-..) Bene, ho finito^^ Ditemi che
ci siete ancora, guys!
Un abbraccio fortissimo specialmente alla famiglia del Forum di Alias
Italia di cui, da qualke tempo, faccio parte. Vi voglio bene ragazzi!:))))
Alla prossima
Pan_z |