PRIMA PARTE La luce del mattino entrò dalla finestra
e accarezzò, con il suo calore il viso di Sydney. Aprì gli occhi e con la
mano toccò l'altra parte del letto, anche quella notte lo stesso sogno, e
lo stesso risveglio.
Dalla cucina proveniva un buon odore di caffé e di pane tostato, Weiss
ogni giorno le preparava la colazione, la stava viziando, ma il suo
comportamento la faceva stare bene. Come se nulla fosse cambiato, prima
era Francie che le faceva da mammina, sentiva la sua mancanza, anche se
tutti le dicevano che non doveva sentirsi responsabile per quello che le
era accaduto, non riusciva a perdonare se stessa, per non averla protetta.
"Buongiorno principessa, la colazione è pronta!"
"Eric mi stai viziando troppo, potrei abituarmici!"
"Io sono a tua disposizione."
Squilla il telefono.
"Dalla tua faccia non devono essere di certo buone notizie."
"Scordati la giornata libera, il capo ci aspetta, pare che ci siano nuovi
guai."
Tanto per cambiare, da quando era tornata in servizio attivo, non aveva
più tempo neanche per se stessa. Da una parte le dispiaceva, ma avere
tante cose da fare, l'aiutava a non pensare a quanto vuoto c'era dentro di
lei. Quei sogni la notte, lavorare di nuovo con lui, guardarlo prendere
per mano un'altra, era una tortura.
"Vedo che ora ci siamo tutti. I giochi sono iniziati, la Covenant, ha
aperto i battenti, due giorni fa a Zurigo, in un laboratorio farmaceutico,
sono state uccise tredici persone, e quattro prese in ostaggio."
"Perché attaccare un laboratorio farmaceutico?"
"Dobbiamo scoprirlo, Marshall, occupati tu di rintracciare le persone in
ostaggio."
"Sarà fatto signore!"
"Agenti Vaughn e Bristow, voi partirete per Zurigo, vi ho fissato un
incontro con Arvin Sloane, di sicuro saprà qualcosa più di noi."
Lauren rimase impassibile, aveva superato l'iniziale turbamento, nel
vederli vicini.
Sydney sentì lo sguardo di Vaughn su di lei, si girò e gli sorrise.
Michael da parte sua si sentiva come tra due fuochi, amava sua moglie, ma
Sydney era sempre dentro di lui, lo seguiva come un ombra, il loro amore
era stato troppo forte. Si sentiva in colpa, per non aver saputo
aspettare, per non averla cercata abbastanza.
Lauren intanto lo guardava, cercava di entrare nei suoi pensieri, sperando
di scoprire che non erano rivolti a lei.
Terminata la riunione, uscirono insieme, mano nella mano, Sydney li guardò
andare via.
"Tutto bene, mi sembri pensieroso."
"Non mi va d'incontrare Sloane, quel bastardo è uno dei peggiori
criminali, eppure è ancora libero."
"Lo sai che non abbiamo potuto fare di più."
"Come se bastassero delle informazioni, a pulirlo dai crimini che ha
commesso."
"Andiamo a casa, ti aiuto a preparare la borsa."
Durante il volo per Zurigo, Vaughn, avrebbe voluto parlare con Sydney, ma
lei si addormentò.
In realtà non stava dormendo, solo che non aveva voglia di parlare con
lui.
Arvin Sloane, da quando aveva ottenuto l'immunità, lavorava per la World
Health Organization, ma non per questo era meno pericoloso, o informato
dei fatti riguardanti la Covenant.
Aveva già avuto un incontro con Sydney dopo il suo ritorno, ma non era
stato molto piacevole. La sua segretaria, gli annunciò il loro arrivo.
"Buongiorno, sono a vostra disposizione."
"Fai poco lo spiritoso Sloane."
"Agente Vaughn, non dovrebbe essere così teso, non sono più un nemico per
voi."
"Questo è tutto da dimostrare."
"Sydney, come mai sei così silenziosa, lasci fare tutto al tuo ragazzo."
Sloane la stava solo provocando, Sydney cercò di non cadere nella sua
trappola, ma dopo quella spiacevole battuta, non riuscì a controllarsi.
Tirò fuori la pistola, e gliela puntò alla testa. Subito Vaughn
intervenne.
"Syd, non ne vale la pena."
"Sloane, continua così, e prima o poi ti faccio fuori."
"Che cosa sa sulla Covenant."
"Vi ho già detto tutto quello che sapevo, state solo perdendo tempo con
me."
"Per una volta mi trovo d'accordo con lei."
"Sydney, mi dispiace, ma non vi posso aiutare."
Sembrava proprio che Sloane fosse, estraneo a quella vicenda, era
continuamente sotto controllo, quindi non aveva tanto campo d'azione.
La chiave di tutto era Sark, ancora lui. Era stato liberato solo grazie,
all'intervento della Covenant, quindi per loro valeva tanto.
Tornarono in albergo, domattina avrebbero preso il primo volo per Los
Angeles. Sydney era nella sua stanza, ripensava alla conversazione avuta
poco prima con Sloane, non credeva alla sua innocenza, ma non aveva
nessuna prova che potesse farne dubitare il contrario. Qualcuno busso alla
porta.
"Ciao Syd, ti disturbo?"
"Vaughn, non ti aspettavo."
"Volevo sapere come stavi."
"Siamo stati insieme per tutto il giorno, potevi chiederlo prima."
"Non sono tanto bravo ad inventare scuse."
"Cosa vuoi veramente."
"Stare insieme, noi due soli, ancora un po’."
"Entra."
**********
Jack intanto, faceva il possibile per tenere nascosta la verità
sull'omicidio di Lazary. Lindsey era un mastino, non si fidava di lui, e
lo teneva sotto controllo, ma anche Lauren stava diventando un problema,
infatti, si stava avvicinando sempre più alla verità.
"Marshall ho bisogno di te, è urgente."
"Buongiorno Lauren, entra ho bisogno di parlarti."
"Cosa succede?"
"Ci sono novità sull'omicidio Lazary, una nostra fonte nel governo russo,
ha scoperto qualcosa d'importante. Voglio che sia tu ad occupartene."
"Devo partire ora?"
"Si, è fondamentale."
"Per caso, il viaggio di mio marito è stato organizzato da lei?"
"Questo è uno dei motivi per cui confido in te, arrivi sempre alla
verità."
****************************************************************************************************
**********************************************flashback*********************************************
4 anni prima
Russia.
"Io, Julia, prendo te Dimitri, come mio legittimo sposo, e giuro di
amarti, di rispettarti, di esserti accanto in salute e in malattia, in
ricchezza e in povertà, fino a che la morte, non separerà i nostri corpi
sulla terra. Ma la mia anima sarà sempre con tè."
"Io Dimitri, prendo te Julia come mia sposa. Giuro di amarti, di
proteggerti e di esserti accanto per sempre. Neanche la morte ucciderà il
nostro amore."
Dimitri guardò Julia negli occhi, credeva a quelle parole, amava quella
donna più della sua vita. Aveva lottato così tanto per averla, lei
sfuggiva continuamente, con quei suoi strani e continui viaggi di lavoro.
Poi per fortuna qualcosa era cambiata, avevano deciso di sposarsi, e quel
giorno era finalmente arrivato.
"Sai che ancora non ci credo?"
"Lo dici a me, con tutto quello che ho fatto per conquistarti!"
"Non esagerare, ti ho solo fatto aspettare un po’."
"Spiritosa….."
"Hai visto tua madre, non smetteva di piangere un attimo."
"Era più emozionata lei di noi."
"Tuo padre è stato dolcissimo, ho sempre avuto paura di questo momento,
perché pensavo, che non ci sarebbe stato nessuno ad accompagnarmi
all'altare."
"Mio padre ti considera una figlia, è stata importante per lui, che tu
glielo abbia chiesto."
"Che ne dici di scappare appena si distraggono un attimo?"
"Ottima idea!"
***************************************************fine
flashback*********************************************
****************************************************************************
Il ritorno a Los Angeles, riservò molte sorprese per Vaughn.
Al suo ritorno a casa, Michael, trovò un bigliettino di Lauren che lo
avvisava, della sua improvvisa partenza. Trovò strano che non lo avesse
chiamato, come faceva di solito per salutarlo, sembrava che fosse andata
via molto in fretta. La chiamò al cellulare, ma senza esito. Decise di
aspettare ancora un po' prima di chiamare Lindsey, non provava molta
simpatia per quell'uomo. Ormai sì fatta era notte, e Lauren ancora non
chiamava.
"Pronto signor Lindsey, sono l'agente Vaughn."
"Mi dica, scommetto che si starà chiedendo dove sia sua moglie."
"Infatti, e per questo che l'ho chiamata."
"L'agente Reed è in missione per l'NSC."
"Posso sapere dove si trova, e come posso rintracciarla?"
"Si trova in Spagna, ma ha dei problemi a comunicare con noi. L'ho sentita
questa mattina, e mi ha chiesto di rassicurarla, nel caso non fosse
riuscito a mettersi in contatto con lei."
"Ma non lo ha fatto, se io non l'avessi chiamata, non saprei ancora
niente."
"Ha ragione, e mi scuso per questo. Oggi è stata una giornata molto
pesante."
Vaughn, ebbe la strana sensazione, che Lindsey si stesse prendendo gioco
di lui.
Sydney trovò la casa vuota, Eric era ancora fuori, e non sarebbe tornato
prima di martedì. Quindi la casa era tutta per lei, ma non era una bella
sensazione. Lui era l'unico amico rimasto, e averlo vicino in quei mesi,
l'aveva aiutata molto. Guardò fuori dalla finestra, il cielo era stellato,
sembra quasi irreale, di sotto sulla strada, una lunga fila di macchine
illuminava l'asfalto. Il suo pensiero era continuamente rivolto a Francie.
La sua era stata una fine orribile, era entrata a far parte di un gioco
più grande di lei senza volerlo. L'avevano usata per arrivare a lei, era
morta per lei. Ripensava ai momenti passati insieme, all'ultima volta che
l'aveva vista. Quasi non la ricordava, perché in realtà non sapeva quando
il clone aveva preso il suo posto. Per mesi aveva vissuto guardando negli
occhi un'estranea. Avrebbe voluto andare dalla sua famiglia, per provare a
spiegare loro perché lei non c'era più, ma alla CIA non glielo avrebbero
mai permesso. Andò a dormire, con quei pensieri nella testa, strinse forte
il cuscino, e chiuse gli occhi, mentre una lacrima disegnava una linea
immaginaria sulla guancia.
**********
Lauren si trovava nella sede del governo russo, dove avrebbe dovuto
incontrare l'informatore. Si sentiva in colpa per non aver parlato con
Michael, non voleva iniziare a mentirgli proprio ora. Sentiva che il loro
rapporto stava per essere messo a dura prova, e non voleva rischiare di
perderlo a causa del suo lavoro.
"Lauren Reed?"
"Si sono io."
"Venga con me."
Uscirono dall'edificio, l'informatore non voleva rischiare di essere
collegato con un'agente governativo americano.
"Bene, ora mi dica quello che sa."
"Non è molto, ma credo che sia la strada giusta per arrivare al
colpevole."
"Un database?"
"Si, servirà per rintracciare l'assassino attraverso le telefonate."
"Solo questo?"
"Si, ora devo andare, non è sicuro stare qui."
Era stato più facile del previsto, non aveva dovuto faticare tanto per
avere delle informazioni. Sarebbe ripartita subito, passò dall'hotel per
riprendere la valigia, ma entrando nella sua stanza, vide che non era
sola.
"Agente Vaughn, avrei bisogno di parlare con lei."
"Ci sono problemi?"
"Temo che presto arriveranno alla verità, sul colpevole dell'omicidio
Lazary."
"Come fa ad esserne certo?"
"Io non ho i sensi offuscati come lei, non si è chiesto dove si trova sua
moglie?"
"Lasci stare fuori Lauren, so dove vuole arrivare."
"Tu non sai niente, devi fare qualcosa per fermarla, altrimenti ci dovrò
pensare io."
"Non si permetta mai più di minacciare mia moglie."
"Io non minaccio nessuno, ti dico solo che io al contrario di te, farei
qualsiasi cosa per Sydney."
Vaughn non sopportò quell'ultima provocazione, e aggredì Jack. In quel
momento Sydney li vide, e allontanò Vaughn da suo padre.
"Cosa ti è preso, perché lo hai colpito?"
"Chiedilo a tuo padre."
"Lo sto chiedendo a te."
"Lascia stare."
Se ne andò, Sydney sapeva che il motivo di quello scontro era ancora una
volta lei.
"Stai bene?"
"Si."
"Neanche tu mi dirai niente."
"Non c'è nulla da dire, divergenze professionali."
Durante il ritorno a casa in taxi, Lauren, ripensò a quello che le era
accaduto in albergo. Sapeva che prima o poi si sarebbe ritrovata nella
spiacevole condizione di dover scegliere, tra il suo lavoro e la sua vita
privata.
Questa volta non poteva scappare, le informazioni che aveva avuto non si
potevano ignorare, d'altra parte era andati lì per quello. Certo non si
aspettava di scoprire così tanto.
Pagò il taxi e si avvicinò alla porta, doveva mandare via quei pensieri
dalla testa, almeno per il momento.
"Tesoro sono a casa!"
"Lauren finalmente."
"Scusa se non ti ho chiamato, ma ho avuto dei problemi a comunicare anche
con il capo."
"Lo so, mi ha detto tutto. Com'è andata?"
"Bene, era una missione diplomatica, dovevo consegnare dei documenti
all'ambasciatore."
"Non si potevano spedire?"
"Non so niente, diciamo che per questa volta ho dovuto fare da corriere."
"Se lo dici tu."
"Come mai questo terzo grado?"
"Ho avuto la strana sensazione, che qualcosa non andasse."
"Che dolce, ti sei preoccupato quando non ti ho chiamato."
"Sono tuo marito, è mio diritto preoccuparmi quando mia moglie non
chiama."
Lauren era felice per quella reazione, ma si sentiva in colpa, anche se
non poteva dirgli la verità.
Marshall conosceva l'importanza di quel video, la prima volta non riusciva
a credere ai suoi occhi, quella donna non poteva essere Sydney Bristow.
Cercò in tutti i modi di scoprire se era autentico, o no, ma purtroppo,
anche dopo gli ultimi test, non era arrivato a nulla. Prese il telefono
per avvertire Jack, quando nel suo laboratorio entrò Lauren.
"Agente Reed, come mai da queste parti?"
Era nervoso, e Lauren se ne accorse subito.
"Volevo consegnarle questo database, può analizzarlo?"
"Certo, di che cosa si tratta?"
"Deve rintracciarmi tutte le chiamate, voglio sapere tutto, si tratta del
caso Lazary."
"Sarà fatto."
"Va tutto bene Marshall?"
"Sì certo."
"Aspetto tue notizie."
Doveva avvertire subito Jack, la situazione si stava facendo pericolosa.
***********************Flashback******************************
Russia
10 giorni prima della scomparsa di Sydney Bristow.
Ancora una volta, Dimitri, trovò un biglietto sul tavolo della cucina, il
che significava che Julia era partita di nuovo. Stava iniziando a
stancarsi di questo atteggiamento, era giunto il momento di dire tutto.
Per un po' aveva deciso di lasciare correre, ma ora era troppo, i suoi
viaggi si stavano intensificando, e non riuscivano più a vedersi. Avrebbe
aspettato il suo ritorno, e l'avrebbe posta davanti ad una scelta.
Julia per la prima volta nella sua vita, aveva davvero paura. La missione
che avrebbe dovuto affrontare, era piena d'incognite, e inoltre doveva
stare a lungo fuori casa, e questo la preoccupava ancora di più. Il suo
matrimonio stava andando a rotoli, e solo per colpa sua. Voleva con tutto
il cuore dire la verità su la sua vita a Dimitri, ma sapeva di non poterlo
fare, li avrebbero uccisi entrambi.
Ancora non sapeva che Dimitri la stava aspettando a casa, e questa volta
era deciso a scoprire, cosa si nascondeva dietro quei viaggi.
Aprì la porta di casa, dal silenzio sembrava che non ci fosse nessuno, ma
quando arrivò in cucina vide Dimitri, e dal suo sguardo capì tutto.
"Mi stavi aspettando?"
"Si, e da due anni che non faccio altro. A volte ho paura di entrare,
perché il mio cuore sa già di non trovarti. E poi trovo il solito
bigliettino sul tavolo, e ne ho la conferma."
"Non dipende da me, questo lo sai."
"Credo di non sapere più niente. Sapevo che non sarebbe stato facile tra
di noi, ma non fino a questo punto. Ora voglio sapere tutto."
"Sai che non posso farlo."
"Non puoi o non vuoi?"
"Io ti amo, e vorrei stare ogni secondo della mia vita con te, ma ho preso
un impegno e devo rispettarlo."
"Anche con me hai preso un impegno, ma non lo stai rispettando."
"Mi dispiace."
"Solo questo sai dire. Torni a casa, dopo una settimana e dici che ti
dispiace. Hai un altro?"
"Ma come puoi solo pensarlo?"
"Dimmi tu cosa devo pensare, perché io sono stanco di condividere solo una
parte di te."
Julia non rispose, non sapeva più cosa dire. Lo guardò negli occhi, gli
sfiorò dolcemente le labbra, e andò via.
L'indomani mattina, Dimitri, trovo un altro bigliettino, dalle parole
sembrava un addio, e, in effetti, lo era.
Quella per Julia, sarebbe stata l'ultima missione.
Passarono tre settimane, e di Julia non c'era più traccia. Dimitri aspetto
invano sue notizie, la sua difficoltà maggiore, e che non aveva punti di
riferimento. Julia non aveva una famiglia, o dei vecchi amici. Sembrava
che non avesse un passato. Nel posto dove lavorava, erano stati così
evasivi, che aveva pensato che ci fosse in ballo qualcosa di grande e
pericoloso. Dal giorno della sua scomparsa, Dimitri, non aveva smesso di
cercarla, e decise di continuare fintanto che non l'avesse ritrovata.
*******************************Fine
flashback******************************************
Sydney uscì presto, per la sua solita corsa scacciapensieri. Era una
mattina piuttosto fredda, cosa insolita in quel periodo dell'anno. Stava
per tornare a casa, quando suonò il cerca persone.
Si cambiò e corse immediatamente in ufficio, dove ad attenderla c'era
Vaughn.
"Ciao Sydney, sei pronta a partire?"
"Dove questa volta?"
"Danimarca, una nostra fonte ritiene, che un gruppo di terroristi
appartenenti alla Covenant, stia per attaccare la nostra ambasciata."
"Perché mai, cosa c'è di così interessante?"
"Un progetto per una nuova arma, che i nostri tecnici stanno sviluppando
proprio li, con la collaborazione degli scienziati del posto."
"Hai già organizzato tutto?"
"Si, aspettiamo solo te, ti aggiornerò durante il volo."
Lauren finì di fare colazione, controllò di aver preso tutto e poi uscì.
Andò a prendere la sua auto, quando vide davanti a lei Jack Bristow.
"Signor Bristow, cosa ci fa qui?"
"Avrei bisogno di parlare con lei."
"Non poteva aspettare che arrivassi in ufficio?"
"Ci sono cose che devono rimanere fuori da quelle mura."
"E quali sarebbero?"
"Lo sa bene, per caso oggi aspettava questi risultati?"
Jack le mostrò il fascicolo, con i risultati dell'indagine sul database.
"Quelli non dovrebbero essere in mano sua, è una mia indagine, come li ha
avuti?"
"Marshall lavora per me non per voi."
"Questo non cambia il fatto, che lei ha sottratto dei documenti
riservati."
"Stia lontana da questa storia."
"Mi sta minacciando?"
"La metta come vuole."
"Mi dispiace contraddirla, ma non mi servono quei fogli, per sapere che è
stata sua figlia ad uccidere Lazary."
Jack ebbe la conferma, che Lauren era arrivata alla verità, cercò di non
mostrare la sua preoccupazione, doveva assolutamente convincere quella
donna a tenere la bocca chiusa.
"Ha perso le parole."
"Che cosa intende fare, spifferare tutto al suo capo?"
"Mi hanno assegnato un indagine, e io sono arrivata alla conclusione."
"Crede che così facendo, potrà cancellare Sydney dalla testa di suo
marito?"
"Come si permette, la mia vita privata non la riguarda!"
"Crede che non l'abbia capito, lei vede mia figlia come una minaccia per
il suo matrimonio, e sta tentando in tutti i modi di farla fuori."
Jack stava tentando di innervosirla, sperava in una sua mossa falsa. Ma
Lauren capì il suo gioco, prese l'auto e andò via.
Era determinata, avrebbe detto tutto a Lindsey. Chi si credeva di essere
Jack Bristow, lei stava facendo solo il suo lavoro, non aveva nessun
risentimento personale contro Sydney.
Lindsey era nel suo ufficio, quando vide entrare Lauren.
"Lauren, va tutto bene?"
"Si, più che bene, so chi ha ucciso Lazary!"
"Ottimo lavoro, sapevo di potermi fidare di te."
Un brivido le attraversò la schiena, si fece forza e disse quel nome.
"Sydney Bristow."
"Come?"
"Non ci volevo credere neanche io, vista la fonte da cui ho avuto questa
informazione."
"Si spieghi meglio per favore!"
"Al ritorno dal mio incontro con l'informatore russo, ho trovato Sark, che
mi aspettava nella mia stanza. Inizialmente pensavo ad una trappola, ma
poi ho visto un video."
"Lo ha con lei?"
"Si. Volevo farlo analizzare, ma temevo che ci fosse qualcuno, che già
sapesse, e pensavo di non essere al sicuro."
"I suoi dubbi erano concreti?"
"Si, e da questo ho avuto la conferma che fosse tutto vero."
"Jack Bristow, vero?"
"Proprio lui."
"Sapevo che mi nascondeva qualcosa. La Bristow è in missione, appena
torna, voglio che sia messa sotto la nostra custodia."
"Non crede che sia troppo, non sappiamo come sono andare le cose."
"E non lo sapremo mai, se suo padre continuerà ad intromettersi."
"Ha ragione."
"Non parli con nessuno di questa storia, almeno per ora."
Jack la vide uscire dall'ufficio di Lindsey, e capì che aveva parlato. Ora
doveva capire in anticipo le mosse di Lindsey.
**********
DANIMARCA
Nella base di comando, Vaughn, impartiva gli ultimi ordini alla sua
squadra.
"Bene, siamo tutti pronti. Una squadra circonderà l'edificio, un'altra
entrerà con noi. Dentro non c'è nessun civile. Mi raccomando, cerchiamo di
restare tutti vivi."
Sydney guardava i suoi occhi, la passione che metteva nel suo lavoro, e
quel preoccuparsi sempre per i suoi uomini. Era un essere speciale, più
passava tempo senza di lui, e più se ne accorgeva.
"Sydney, stammi sempre accanto."
Entrarono nell'edificio e salirono le scale.
"Sembra che non ci sia nessuno."
"Credi sia una trappola?"
"Qui boy-scout, come vanno le cose da voi?"
"Nessun movimento fino ad ora."
"Sydney, dividiamoci. Se sei in pericolo chiama!"
Nonostante sapesse, che era in grado di badare a se stessa, Vaughn, non
smetteva mai di raccomandarsi con lei.
Sydney andò verso uno dei laboratori, accese la luce, sembrava che non ci
fosse nessuno. All'improvviso qualcuno pero, la colpì. Cadde a terra, e
quando si rialzo si trovò davanti, Sark.
"Chi non muore si rivede" disse, con in faccia, disegnato il suo solito
gelido sorriso.
"Che diavolo ci fai qui?"
"Agente Bristow, è questo il modo di salutare un vecchio amico?"
"Oh scusa!" e gli stampò un pugno sul naso "Così va meglio?"
"Almeno ti riconosco!"
"Vuoi che ti ripeta la domanda?"
"Non ti disturbare. Sono venuto apposta per te."
"Non abbiamo nulla da dirci."
"Ti sbagli, sai di che cosa parlo."
Sydney non rispose.
"Tu hai ucciso mio padre."
"Io non ricordo niente, dovresti chiederlo ai tuoi amici della Covenant."
"Non sono qui per vendicarmi, in realtà voglio solo sbarazzarmi di te per
un po'."
"E come conti di riuscirci?"
"Aspetta e vedrai."
Disse quelle parole e sparì. Sydney provò ad inseguirlo, ma era come se si
fosse volatilizzato.
"Syd, tutto bene?"
"Non proprio."
"Qui non c'è niente, era un falso allarme."
"Non proprio, era una sorta di appuntamento."
"Non capisco."
"Ti spiegherò poi, ora andiamo via."
Dixon aveva finalmente ritrovato un po' di stabilità nella sua vita. Da
quando sua moglie era morta in quel modo orribile, si era dovuto occupare
da solo dei suoi due figli. Ora pero le cose erano migliorate, anche il
suo lavoro, richiedeva più tempo, ma almeno non rischiava più la sua vita
come prima.
"Dixon, posso parlarti?"
"Certo Jack, entra pure."
"Abbiamo un problema!"
"Di che si tratta?"
"Guarda tu stesso."
Jack, gli mostrò il filmato dell'omicidio di Lazary.
"Oh mio Dio! Dimmi che è un montaggio."
"Vorrei farlo, ma pare sia autentico."
"Qualcuno ne è a conoscenza?"
"Purtroppo si. Lindsey."
"Come hai intenzione di agire?"
"Devo avvertire Sydney, a che ora arriva la sua squadra?"
"Stanno per atterrare."
"Sei sicuro?"
"Si hanno anticipato la partenza."
"Bastardo, è riuscito a fregarmi!"
"Meglio muoverci, vado a prendere l'auto!"
"Dixon, grazie!"
L'aereo iniziò la sua manovra d'atterraggio, Sydney era esausta, e non
vedeva l'ora di tornare a casa.
"Anche questa è andata."
"Almeno siamo tutti vivi."
"Vuoi che ti accompagni a casa?"
"No grazie Vaughn, ho la mia auto."
Scesero dall'aereo, e trovarono ad attenderli, un comitato di benvenuto.
"Lauren, non ti aspettavo."
"Non sono qui per te, mi dispiace."
"Cosa sta succedendo."
"Agente Bristow, la prego di venire con noi."
"Signor Lindsey, sono appena tornata da una missione, non ne possiamo
parlare domani?"
"No, se non verrà di sua spontanea volontà, sarò costretto a farla
arrestare."
"Arrestare? Lauren mi spieghi cosa succede!"
"Agente Vaughn, non sono cose che la riguardano, ci lasci fare il nostro
lavoro."
"State arrestando un agente dalla CIA, o mi date delle spiegazioni
oppure…….."
"Oppure cosa?"
Uno degli agenti afferrò Sydney, Vaughn provò a fermarlo, ma Lauren si
mise tra loro.
"Non farlo, peggioreresti la situazione."
Sydney fu portata in macchina.
"Dove la state portando?"
"Nei vostri uffici, per il momento. Sarà interrogata, e se poi sarà il
caso, verrà trasferita.
Un'auto con a bordo Jack e Dixon, si fermò davanti a loro.
"Brutto figlio…….." gli si avventò contro Jack.
Dixon però lo bloccò.
"Dove hai portato mia figlia?"
"Dove presto tornerai anche tu, so che hai cercato di ostacolare quest'indagine."
"Se finirò in galera, sarà perché finalmente ti farò fuori."
"Stai attento Jack, parlare troppo a volte può far male."
Vaughn guardò Lauren, sperava che lei non avesse nulla a che fare con
quella situazione. Ma dal suo sguardo, capì che ne era in parte
responsabile.
Fu portata nella stanza degli interrogatori, inizialmente non aveva
ricevuto pressioni, ma quando insistette con la storia che non ricordava
niente, il loro atteggiamento cambiò.
"Senta agente Bristow, il filmato parla chiaro."
"Io non ricordo nulla, come lo vuole capire?"
"Va bene, allora perché non prova con il trattamento del quale le abbiamo
parlato?"
"Perché non sono una cavia!"
"Bene, allora per un po' si fermerà da noi, non possiamo lasciarla libera.
Lo capisce vero?"
"Io capisco, che lei è un gran bastardo, sta usando questo caso per far
carriera."
"Questa è la sua ultima parola?"
"Si!"
"Portatela in cella. Domani sarà trasferita in un luogo più sicuro."
Nel frattempo, Jack, Vaughn e Dixon preparavano un piano per liberare
Sydney.
"Se non fosse stato per tua moglie, Sydney non si troverebbe in questa
situazione."
"Non provare a scaricare le colpe su Lauren, lei ha fatto solo il suo
lavoro."
"Se la pensi in questo modo, te ne puoi anche andare."
"Io sono qui per aiutare Sydney, che ti piaccia o no."
"Piantatela voi due! Così non combineremo nulla."
"Dixon ha ragione, mia figlia deve uscire da li al più presto."
"Far scappare un prigioniero è pericoloso."
"Vaughn ha ragione, ci servono rinforzi."
"Io posso organizzare una squadra per domani, ma non basta."
Jack guardò Vaughn.
"Non ci pensare. Non coinvolgerò mia moglie in questa cosa, non lo farebbe
mai."
"Dobbiamo solo sapere dove la porteranno. Devi scoprirlo."
Lauren tornò a casa, e vide che Michael non era ancora rientrato. Non
aveva potuto parlare con lui, dopo quello che era successo all'aeroporto.
Preparò la vasca, mise un po' di musica e cercò di rilassarsi con un bel
bagno caldo.
Intanto Michael rientrò a casa, sentì il rumore dell'acqua e capì che
Lauren era in casa.
Era preso dai dubbi, non voleva tradire sua moglie, ma non voleva neanche
abbandonare Sydney.
Si avvicinò alla borsa di Lauren, la aprì e cercò qualche informazione
utile. La fortuna era dalla sua parte, perché trovò un appunto con
l'orario e il posto dove Sydney sarebbe stata trasferita.
Lauren uscì dalla vasca, sentì un rumore e capì che Michael era tornato,
andò a salutarlo, quando lo vide chinato sulla sua borsa. Non poteva
credere a quello che vedeva, ma decise di non intervenire. La sua
posizione era già critica, e non voleva comprometterlo ulteriormente.
Tornò su, e andò direttamente a dormire.
Michael invece, uscì nuovamente, convinto di aver fatto la cosa giusta.
Sydney non riusciva a dormire, ed era comprensibile, considerando che si
trovava nella branda di una squallida cella, come l'ultimo dei
delinquenti. Continuava a pensare al momento del suo arresto, a Vaughn e
al modo in cui aveva cercato di opporsi. E non solo, quella cella le
riportò alla mente i giorni in cui al suo posto si trovava sua madre.
Erano passati più di due anni, dall'ultima volta che si erano viste, e
come al solito era stato uno scontro, non un incontro. Perché la sua vita
era così complicata, perché non poteva avere un rapporto normale con le
persone che amava. Tutto questo si chiedeva, mentre la luce del giorno,
rompeva quell'incantesimo chiamato notte.
Ora che avevano tutte le informazioni necessarie, Jack e gli altri,
dovevano solo aspettare il momento buono per attaccare.
Non volevano rischiare uno scontro a fuoco, Sydney poteva andarci di
mezzo, in più non volevano compromettere ancora di più la sua situazione.
Il furgone che portava Sydney alla nuova destinazione, era scortato da una
macchina davanti e una dietro.
Uscirono dalla città, ma pochi chilometri dopo, trovarono la strada
principale chiusa a causa di lavori.
Uno degli agenti, scese per chiedere quale sarebbe stata la strada
migliore da seguire. Si avvicinò ad uno degli operai, quando si accorse
che quella era una trappola. Infatti, in pochi secondi l'auto e il furgone
furono circondati. Tutto era stato organizzato alla perfezione, non ci fu
nessuna reazione. Aprirono il furgone, Sydney rimase sorpresa, ma non
troppo. Fu portata su un'auto, che partì all'istante.
Gli agenti chiamarono rinforzi, ma era già troppo tardi.
Sull'auto i due uomini si levarono la maschera, uno di questi era suo
padre.
"Papà, sapevo di poter contare su di te!"
Jack sorrise.
"Ora dobbiamo stare molto attenti. Per un po' dovrai stare nascosta,
almeno fino a quando la situazione non si risolve."
"E tu cosa farai? Anche tu ora sarai nei guai."
"Non hanno nessuna prova contro di me, anzi posso dire di avere un alibi."
"Papà, non è da te scherzare, soprattutto in questi momenti."
"Io non sto scherzando, poi ti spiegherò tutto."
Appena Lindsey venne a conoscenza dei fatti, andò su tutte le furie.
"Com'è potuto accadere! Razza d'incompetenti!"
"Signore, erano molto organizzati!"
"E voi siete stati li a guardare?"
"Ci hanno bloccati, e non abbiamo potuto far niente."
"Lauren, mi dispiace per te, ma sappiamo tutti e due chi incolpare vero?"
"Non chi crede lei."
"Cosa vuoi dire, che Jack Bristow uscirà pulito anche da questa storia?"
"Credo proprio di sì. Ho controllato, non risulta niente contro di lui."
"Lauren, non voglio pensare che tu stia coprendo qualcuno."
"Spero che non lo pensi veramente, sa che ho fatto di tutto per risolvere
il caso Lazary."
"Lo so, ma qui forse, entra in ballo la tua vita privata."
"Si sbaglia, non confondo mai le due cose."
Lauren invece sapeva, e per Michael aveva mentito, non voleva perderlo.
"Allora chi può essere stato?"
"Dal modo di agire, tanto preciso e organizzato, sono arrivata ad una sola
ipotesi. La Covenant."
Lindsey non sapeva cosa pensare, quella era una possibilità, ma sentiva
che dietro a tutto c'era Jack Bristow.
Sydney e Jack si trovavano in un piccolo appartamento nella periferia di
New York, per un po' sarebbe rimasta al sicuro li.
"Che ne dici?"
"Per me non ci sono problemi, ma come faremo a comunicare?"
"Qui hai tutto il necessario, andrà tutto bene."
"Vorrei vedere la faccia di Lindsey in questo momento."
"Non scherzarci troppo, ti starà dando la caccia."
"Solo a me?"
"Io ho un alibi, potrà sbraitare quanto vuole, ma non ha nulla contro di
me."
"Quando tornerai?"
"Non lo so, ma se non sarò io, verrà Dixon o Vaughn."
Lauren e Michael, uscirono presto quella mattina. Michael aveva
programmato una gita al mare, era da tanto che non avevano del tempo
libero da dedicarsi.
"Hai freddo?"
"No sto bene."
"Dalla tua faccia non si direbbe."
"Sono solo un po’ stanca."
"Per questo siamo qui, abbiamo tutti e due bisogno di un po' di riposo."
Prese un telo e lo stese per terra.
"Il mare è bellissimo in questo periodo."
"Io lo preferisco d'estate, quando è calmo e l'acqua è cristallina. Così
invece, si nasconde tra le onde ed è oscuro, sembra voglia inghiottirti da
un momento all'altro."
Michael, capì da quelle parole, che voleva dirgli qualcosa.
"Avanti, ora dimmi cosa non va veramente."
"Ti ho visto Mic."
"Scusa ma non capisco dove vuoi arrivare."
"Eri chino sulla mia borsa, e poi sei uscito, e il giorno dopo Sydney è
scappata."
Michael rimase in silenzio.
"Non ho detto niente, ne prima ne dopo, perché temevo di perderti."
"Io non so cosa dire."
"Dimmi che non ti ho già perso. Che non sei qui con me in questo posto
perché non c'è lei. Ho letto tutto su di lei, so che ama questo posto. E
lo ami anche tu, come ami lei. Dimmi che tutto questo è frutto della mia
immaginazione."
"Mi dispiace che tu abbia dovuto mentire per me, te ne sono grato."
"Già."
Si alzò e andò verso l'auto.
Ormai erano passati più di due anni, dalla scomparsa di Julia, ma Dimitri
non si era ancora arreso. Aveva girato mezzo mondo, distribuito volantini,
messo annunci in molti quotidiani, ma non era arrivato a niente. Sembrava
che Julia si fosse volatilizzata nel nulla, camminava nelle strade
affollate, cercando il suo volto fra la gente.
Questa volta era arrivato fino a New York, aveva camminato per tutto il
giorno, vide una panchina e si fermò per riposarsi un po'.
Sydney si trovava a New York da una settimana, e per il momento non aveva
avuto grossi problemi. La mattina andava a correre nel parco sotto casa,
prendeva un caffè poi ritornava a casa.
Quella mattina mentre correva, il suo cellulare squillò, era Jack.
"Pronto papà?"
"Sydney, sei a casa?"
"Non al momento, perché?"
"Tornaci immediatamente, prepara le tue cose, stiamo venendo a prenderti."
"Mi spieghi cosa succede?"
"Ti hanno trovata, non so come, ma li non sei più al sicuro, fai presto."
Sydney si guardò attorno, e accelerò ulteriormente il passo.
Proprio in quel momento passo davanti alla panchina, dove stava seduto
Dimitri, che la vide.
Non poteva credere ai suoi occhi, questa volta era proprio lei. Tante
volte gli era capitato di scambiare altre persone con lei, ma questa volta
era più di un'apparizione.
"Julia!"
Si avvicinò a lei e la prese per un braccio.
Sydney sentì qualcuno che l'afferrava, pensava che la sua fuga era finita.
Quando vide un solo uomo, non poteva essere un agente, era troppo magro e
pallido, e poi il suo viso era sconvolto, la guardava come se avesse
davanti un fantasma.
"Julia!"
Sydney sentì quel nome, e le si gelò il sangue nelle vene. Chi era quell'uomo,
poteva essere collegato alla sua scomparsa? Le sue domande non avrebbero
avuto risposta, almeno non per il momento. Una squadra di agenti, infatti,
arrivò prima e l'arrestò nuovamente e con lei anche Dimitri, fu portato
via. SECONDA
PARTE Passarono tre giorni
dalla sua cattura a New York, ma finalmente qualcosa stava cambiando.
Sydney fu portata nell'ufficio di Dixon, dove ad attenderla c'era anche
suo padre.
"Ciao Syd, accomodati."
"Perché sono stata portata qui."
"Ci devi aiutare."
"Si tratta di quell'uomo, Dimitri Moretov."
"Io non so assolutamente chi sia."
"Lo sappiamo, tu devi parlare con lui, fatti raccontare tutto."
"Per me va bene, ma come devo considerarmi un'agente o una prigioniera?"
"In base ai nuovi sviluppi di questo caso, sei stata reintegrata."
"Chi dovrei ringraziare?"
"E meglio lasciar perdere per ora, dammi retta."
Era stata Lauren a premere per la sua scarcerazione, può sembrare
paradossale, ma aveva più paura di lei in prigione, che ora che era
libera.
Dimitri era sconvolto, si trovava in un carcere americano, proprio quando
finalmente aveva ritrovato la sua Julia.
Sentì dei passi, e quando si voltò la vide, era lei non poteva sbagliarsi.
Sydney vide Dimitri alzarsi e venire verso di lei. Aveva uno sguardo, così
profondo e così triste. Conosceva bene quello sguardo, era quello che
aveva visto in Vaughn quella notte a Hong Kong.
"Julia."
"No signor Moretov, io non mi chiamo Julia."
"Me lo hai già detto questo, ma come posso non chiamarti così?"
"Io mi chiamo Sydney Bristow, e vorrei parlare con lei."
"Va bene, ma devo stare rinchiuso in questa cella?"
"Per il momento si, dobbiamo ancora accertare la sua identità."
"Io non ho fatto niente."
"Chi è Julia?"
"Mia moglie, è scomparsa da più di due anni, da allora non faccio altro
che cercarla."
"E sua moglie assomigliava a me?"
"La somiglianza è una cosa diversa, lei Sydney è uguale a Julia."
"Ha per caso una foto con lei?"
"Sì nel mio albergo, al Real stanza numero 496, ci sono tutte le mie
cose."
"Va bene, ora andrà qualcuno a prenderle. Sua moglie di cosa si occupava?"
Si mise a ridere.
"Lo trova divertente?"
"Al contrario, e che non so cosa facesse realmente."
"Non capisco."
"Lavorava per un'agenzia d'assicurazioni internazionali, almeno così mi
disse inizialmente. Poi ho capito che non poteva lavorare li."
"Da cosa?"
"Non era mai a casa, partiva improvvisamente, stava fuori per giorni e poi
tornava come se tutto quello fosse normale."
"Lei di cosa si occupa?"
"Io ero un giornalista."
"Agente Bristow, la vogliono di sopra."
"Arrivo subito."
"Senta Dimitri, si riposi un po', io tornerò fra poco."
Quante attinenze con la sua vita, aveva questa misteriosa Julia, era forse
un'agente come lei? Magari del KGB, oppure, un agente americano
infiltrato, ma questo non spiegava la presunta somiglianza con lei. Arrivò
nell'ufficio di Dixon, con lui c'erano anche Vaughn e Marshall.
"Sydney è meglio che se ti siedi."
"Dixon, non mi sorprende più niente oramai."
"Guarda queste foto."
Più che sorpresa, Sydney era sconvolta, aveva ragione Dimitri, era più che
una somiglianza, era la sua copia perfetta.
"Syd tutto bene?"
"Non proprio, dobbiamo parlare con quell'uomo, non dice tutta la verità."
"Forse come noi, anche lui è alla ricerca della verità."
"Facciamolo uscire, non ha fatto nulla che giustifichi la sua detenzione,
magari sarà più disposto a parlare."
"Sydney ha ragione. Marshall, ora tocca a te, analizza tutto questo
materiale, e poi fai delle ricerche su questi due."
"Certo signore. Sydney, stia tranquilla penserò a tutto io."
"Grazie Marshall."
Vaughn e Sydney si fermarono ancora a parlare.
"Vaughn questa storia non mi piace."
"Hai qualche idea?"
"Un duplicato?"
"Non ne risulta un altro."
"Noi che ne sappiamo?"
"Anche questo è vero, ma allora che fine ha fatto?"
"Ho paura che sia finito in mare."
"Non crederai che sia il corpo che abbiamo trovato a casa tua?"
"Pensaci, io sparisco per due anni, tutti mi credono morta, ma per questo
ci vogliono delle prove, e chi meglio di una mia copia."
"Ma perché uccidere lei e non te?"
"Io sono stata usata, a loro serviva un killer."
"Troppo contorto, dobbiamo aspettare, non abbiamo niente in mano."
"Dobbiamo trovare Sark."
"Cosa c'entra adesso?"
"Quello sa tutto. Ne sono certa, è sempre stato la spalla di qualcuno,
prima mia madre poi Sloane, e ora lavora per la Covenant."
"Forse è meglio occuparci di una persona alla volta. Andiamo a parlare con
Dimitri Moretov."
Dimitri era stato trasferito, anche se era sotto stretta sorveglianza.
"Buongiorno signor Moretov, spero che questa sistemazione la renda più a
suo agio."
"Apprezzo il suo sforzo, ma io voglio la verità, e non la troverò certo
qua dentro."
"Se collaboriamo forse arriveremo entrambi alla verità."
"Le presento il mio collega, l'agente Vaughn."
"Ci sono novità?"
"Niente per ora."
"Allora perché siete qui?"
" Abbiamo bisogno di altre informazioni, non ci risulta nulla su Julia."
"Lo so, ho provato anche io a cercare delle informazioni su di lei, ma
niente."
"Perché si trovava a New York?"
"Non c'ero mai stato. Mi hanno detto che in autunno è meraviglioso."
"Ci sta prendendo gioco di noi, l'avviso che non è nelle condizioni per
farlo."
"Voglio un avvocato, non potete tenermi qui, se non ho fatto niente."
"Si sbaglia, lei potrebbe essere un terrorista, o una spia. Noi siamo in
dovere di fare degli accertamenti, prima di rilasciarla."
"Vi ho spiegato perché sono qui."
Sydney fece un gesto a Vaughn.
"Torniamo fra un po'."
"Secondo me non sa niente."
"Syd, non dobbiamo abbassare la guardia"
"Torniamo in ufficio, ho un'idea."
*****************************************************************
Lauren camminava svelta verso il parcheggio. Mentre cercava le chiavi
dell'auto dentro la borsa, il cellulare squillò.
"Si, sta andando tutto bene. Fra qualche giorno saprò qualcosa in più."
Quella breve telefonata, turbò ulteriormente Lauren. Non aveva molta
voglia di tornare a casa. Non era riuscita ancora a chiarire le cose con
suo marito, lo sentiva sempre più lontano.
"Non è meglio parlarne domani?"
"Se hai da fare puoi andartene."
"Non fare così ti prego."
"Così come?"
"Come se non me ne importasse niente di te."
"Io non ti ho detto questo, semplicemente capisco se devi tornare a casa."
"Ho litigato con Lauren."
"Mi dispiace."
"Non è vero che ti dispiace, non sai fingere, almeno non con me."
Sydney sorrise a quella risposta.
"Va bene l'ammetto, non mi dispiace per niente."
"Mi ha visto mentre frugavo nella sua borsa, ma non ha detto nulla a
Lindsey."
"Perché l'ha fatto."
"Non è quel mostro che pensate tu e tuo padre."
"Già è vero, ma non l'ha fatto certo per me, stanne certo."
Vaughn non rispose, si trovava in una situazione poco piacevole, avrebbe
preferito che Lauren non fosse stata così leale nei suoi confronti, si
sarebbe sentito meno in colpa.
Dixon aspettava nel suo ufficio l'arrivo di Syd e Vaughn, era in ansia per
la sua amica, sapeva che si trovava in un brutto momento, ma non trovava
il modo di aiutarla.
Bussarono alla porta.
"Ciao Syd, vieni pure."
"Scusa se non ti ho avvertito prima, ma ho in mente un piano."
"Non ci sono problemi, per te ho sempre tempo, soprattutto quando ci sono
delle novità importanti, ma vorrei essere il primo a parlare."
"Ci sono problemi?"
"Diciamo che ci sono degli sviluppi importanti su un caso. Ricordi
l'assalto al laboratorio farmaceutico di qualche mese fa?"
"Si, dei medici erano stati presi in ostaggio."
"Esatto, abbiamo scoperto il perché dell'assalto."
"Perché tanto mistero, avanti parla!"
"Secondo quanto hanno rilevato le nostre squadre, ci sarebbero dei dati,
su certi esperimenti di genetica."
"Io continuo a non capire" intervenne Vaughn.
"Non ne siamo certi, ma crediamo che in quel laboratorio, cercassero di
creare degli embrioni."
"A noi perché dovrebbe interessare?"
"Su uno dei file che siamo riusciti a salvare, e a decifrare abbia trovato
alcune sequenze di DNA, abbiamo cercato nel nostro database, una delle
sequenze è quella di Sydney."
Sydney impallidì, tutto stava diventando troppo complicato. Qualcuno stava
giocando con la sua vita, e non capiva quale fosse lo scopo.
Ultimamente Jack, aveva fatto il possibile per proteggere sua figlia dai
suoi problemi interni con la CIA. Dopo la fuga a New York era sempre sotto
controllo, anche se non avevano le prove, sapevano che era stato lui ad
organizzare tutto. Lindsey era peggio di un cane che non vuole mollare il
suo osso, e questo atteggiamento non fece altro che aumentare i sospetti
di Jack su di lui.
Infatti, aveva iniziato un'indagine su di lui, su i suoi contatti e sulle
sue vere intenzioni.
Quando la sua vita era diventata un libro che tutti potevano sfogliare?
Quando avrebbe trovato i responsabili di tutte le sue pene?
Guardando le onde del mare infrangersi sulla spiaggia, Sydney cercava una
risposta alle sue domande. Non riusciva però a trovare una spiegazione
plausibile. Ora più che mai sentiva la mancanza di due persone nella sua
vita, Francie, l'amica di sempre, e inaspettatamente anche quella di sua
madre. Il loro non era un normale rapporto madre e figlia, però c'era
qualcosa che le legava. Anche quando tra loro era una lotta, quando erano
costrette a spararsi a vicenda, poi bastava qualche parola, e quello
sguardo che solo Irina aveva, intenso da far venire i brividi, a farla
sentire ancora una volta una figlia.
Era certa che avrebbe trovato la soluzione a tutti i suoi dubbi,
enigmatica come al solito, con mezze frasi e mezze parole, provando gusto
a tormentare il prossimo, ora che si stava abituando a tutto questo, come
un fantasma nella notte, si era volatilizzata.
Al suo ritorno a casa Lauren, trovò Michael seduto sul divano che
l'aspettava. Era giunto il momento di chiarirsi? Sperava di no, non aveva
tutto quel tempo.
"Ciao, come mai sei qui?"
"Credo sia ancora casa mia?"
"Non intendevo questo, lo sai."
"Ti stavo aspettando, sai che dobbiamo parlare."
"Si, ma non credo sia questo il momento."
"E allora quando?"
"Non lo so Michael, ma ora sono molto stanca e voglio andare a dormire."
"Se sei arrabbiata con me, devi darmi almeno la possibilità di spiegarmi."
"Io non sono arrabbiata, forse un po' delusa."
"Vedi, questo è un buon inizio. Io so di aver sbagliato a frugare fra le
tue cose, ma era una situazione difficile."
"Avresti potuto chiedermelo, il fatto che tu non lo abbia fatto vuol dire
che non ti fidi abbastanza di me."
"Ti sbagli, non volevo metterti nella condizione di scegliere tra me e il
tuo lavoro."
"Scusa, ma francamente non credo che fosse questa la tua prima
intenzione."
"Ora sei tu che non ti fidi di me."
"Io però sarò sincera con te, come credi che possa fidarmi di te ora?"
"Non ti ho mai nascosto che Sydney è una persona importante per me, non
potevo fare a meno d'aiutarla."
"Il problema di fondo non è questo, e tu lo sai. Scusa, ma sono molto
stanca, e domani devo uscire presto."
Un'altra discussione inutile, da diverso tempo lui e Lauren non riuscivano
a capirsi. Sapeva che la presenza di Sydney, non rendeva la situazione
facile, ma sentiva dentro di se, che c'era qualcos'altro sotto.
"Puoi scordartelo, non è per niente una buon'idea."
"Dixon non capisci che è l'unica maniera per trovare delle informazioni!"
"Sydney tu non ragioni lucidamente, sei troppo coinvolta."
"Ti sembra sbagliato?"
"No capisco il tuo stato d'animo, proprio per questo non posso consentirti
di esporti in questo modo."
"Dimitri Moretov non può stare in eterno sotto custodia, ha già contattato
un legale."
"Sì lo so, ma il fatto che sia probabilmente coinvolto nella scomparsa di
un agente federale, ci da il diritto di indagare su di lui."
"Noi non stiamo solo indagando, lo teniamo recluso, questo cambia le
cose."
"Tu non mi stai dicendo tutta la verità, vero?"
Sydney non voleva mentire a Dixon, ma l'idea che si era fatta sulla sua
scomparsa, poteva sembrare assurda.
"Ti sbagli, credo soltanto che lasciandolo libero, otterremo di più."
"Va bene, faremo come dici tu, ma se lui scappa, la responsabilità sarà
solo tua."
"Non te ne pentirai."
Lauren uscì da casa, prese l'auto per andare in ufficio ma a metà strada
s'accorse che qualcuno la stava seguendo. Accelerò e per fortuna riuscì a
seminarla.
Quando Jack capì di essersi fatto scoprire, decise di lasciarla andare. Si
era convinto che Lauren nascondesse qualcosa di grosso, ed era deciso a
scoprire di cosa si trattasse.
"Agente Reed, finalmente ho potuto mettermi in contatto con lei."
"Non dovevi farlo, potresti avere il telefono sotto controllo."
"Non questo. Ho bisogno di vederla."
"Credo sia ancora troppo presto, ti troverò io quando sarà opportuno."
"Va bene, ma non ci metta troppo, ho paura che la mia copertura non durerà
ancora per molto."
Le cose si stavano complicando più del dovuto, aveva bisogno d'aiuto, e
solo una persona, era in grado di farlo.
Intanto alla CIA, Dixon aveva convocato tutti d'urgenza.
"Ora che ci siamo tutti, possiamo iniziare. Un nostro contatto, ci ha
messo al corrente del fatto che un membro della convenzione è in procinto
di disertare."
"Ed è ancora vivo?"
"Si, ma se non ci muoviamo subito, rischiamo di perderlo."
"Come dobbiamo agire?"
"Tu e Sydney partirete fra due ore per la Nord Corea, lì un nostro uomo,
ci porterà da lui. Al resto penserete voi."
Lauren uscì seguita dallo sguardo di Jack, si confuse con la folla e
sparì.
"Pronto, sono io, ci sono delle grosse novità."
Durante il volo, Sydney cercò un dialogo con Vaughn. Ultimamente,
riuscivano a parlare solo di lavoro, ma il suo atteggiamento era freddo e
incostante.
"Hai voglia di parlare un po'?"
"Di che cosa?"
"Di te."
"Di me? Che cosa vuoi sapere?"
"Cosa pensi quando sei alla tua scrivania, e hai lo sguardo perso nel
vuoto."
"Ho notato che mi guardi."
"Però ti è sfuggito Eric, che ti fa il verso."
"Preferisco guardare te."
"Non mi hai ancora risposto."
"Non posso risponderti, non è più come una volta."
"Questo lo so anch'io, ma possiamo ancora parlare, e non solo di lavoro."
"La mia vita è già abbastanza complicata, prova a capirmi."
"Cosa credi che abbia fatto per tutto questo tempo, Vaughn, non mi sembra
di averti chiesto niente. Mi sono sacrificata, ho taciuto per non turbare
la tua vita. Ma non è servito a niente a quanto vedo."
"Non è solo colpa tua."
"La mia unica colpa è di essere ancora viva."
Vaughn rimase di pietra, anche se non poteva ammetterlo a se stesso,
quello che Sydney aveva detto gli era passato una volta per la testa. Era
stato un pensiero sconvolgente, perché prima come adesso, la vita di
Sydney era legata alla sua. Voleva trovare le parole giuste per farglielo
capire, ma una virata improvvisa dell'aereo li sbalzò dai loro posti.
"Che diavolo sta succedendo!"
"Stiamo precipitando!"
Vaughn si alzò e andò verso la cabina di pilotaggio, seguito da Sydney.
Entrarono e videro i piloti privi di conoscenza, ma l'aereo era stato
colpito da qualcosa, stavano perdendo velocemente quota.
"Credo che fra non molto toccheremo terra."
"Dove siamo?"
"Penso che non dovremmo essere molto lontani dal punto previsto per
l'atterraggio."
"Sydney qualsiasi cosa accada, pensa a salvarti."
"Questo vale anche per te."
Si guardarono intensamente, le loro vite erano ancora una volta in
pericolo, ma ancora una volta insieme.
L'aereo precipito nel territorio coreano, in un campo, lontano dalle
abitazioni, e prese fuoco quasi subito. Era improbabile che qualcuno fosse
sopravvissuto a quello schianto.
******************************************************************************************
Dopo poche ore la notizia dell'incidente giunse anche alla CIA, si
attivarono subito per contattare gli eventuali superstiti. Dixon stava
facendo il possibile per mantenere la situazione sotto controllo, ma
quando Jack venne al corrente del fatto, fu impossibile da controllare.
"Calmati Jack, lo vedi anche tu, che stiamo lavorando al massimo per
ritrovarli."
"Voglio andare sul posto."
"Non mi pare il caso, è ancora troppo presto. Vedrai che fra non molto si
metteranno in contatto con noi."
"Sempre che siano ancora vivi."
"Sydney e Vaughn sono due agenti in gamba, hanno affrontato prove
durissime, supereranno anche questa."
Nel frattempo sopraggiunse Lauren, sconvolta dalla notizia.
"Ci sono novità?"
"No agente Reed, per ora ancora niente."
"Dovete fare il possibile per ritrovarli."
"Complimenti per le lacrime, sembrano quasi vere."
"Stia attento a quello che insinua agente Bristow, e non si permetta di
sminuire il mio dolore."
"Jack per favore, è un momento difficile per tutti, accanirci l'uno contro
l'altro non serve a nessuno."
"Dixon, ricevo qualcosa."
"Marshall, di che cosa si tratta?"
"Sono loro, ne sono certo, è un dispositivo d'emergenza che ho installato
nei loro paracadute."
"Allora sono vivi."
"Per il momento posso solo affermare, che hanno utilizzato il paracadute,
ma non posso sapere come stiano."
"Ora però sappiamo da dove partire."
Sydney e Vaughn erano sopravvissuti allo schianto, ma ora erano in fuga,
braccati dai soldati coreani.
"Non possiamo affrontarli, siamo disarmati."
"Dobbiamo arrivare al nostro contatto, non manca molto."
"Forse ci manderanno un aiuto."
Fortunatamente arrivarono al punto di ritrovo, senza essere visti, e
cercarono di mettersi in contatto con la base.
"Jack, dove sei finito."
"Non potevo restare con le mani in mano."
"Li abbiamo trovati, sono vivi."
"Questo dovrebbe essere il luogo dell'incontro."
"Si, ma non siamo stati abbastanza veloci, guarda li."
Sark era arrivato prima di loro, e stava parlando con il disertore.
"Ci uniamo a loro?"
"Sì ma dobbiamo stare attenti a non attirare l'attenzione dei soldati."
"Signor Sark, possiamo unirci a voi?"
"Chi siete voi?"
"Siamo della CIA, è con noi che deve parlare."
"Aspettate un attimo, lui chi è allora?"
"Lui è un membro della convenzione, venga con noi, qui non è sicuro."
Sark vide avvicinarsi un gruppo di soldati, si alzo di scatto, il
disertore spaventato cercò di scappare, ma fu subito bloccato dai soldati.
Anche Sydney e Vaughn, non riuscirono ad opporre loro resistenza, e furono
arrestati insieme a lui. Sark invece, riuscì a fuggire, confondendosi tra
la folla.
Los Angeles
"Ci sono novità?"
"Tutti i nostri contatti affermano di averli visti portare via
dall'esercito."
"E il disertore?"
"Anche lui."
"Maledizione! Ora sarà difficile liberarli."
"Dovremo avvertire Jack."
Jack sapeva già tutto, c'era solo una persona che poteva aiutare Sydney,
non gli importava di rischiare di nuovo la prigione, avrebbe fatto il
possibile per salvare sua figlia.
Nord Corea
Chiusi dentro una cella, Sydney e Vaughn, sentivano che la situazione in
cui si erano trovati, era più grande di loro. Si trovavano in un paese
nemico, con pochi contatti, e poche vie di fuga.
"Sark è riuscito a scappare anche questa volta!"
"Syd i nostri problemi in questo momento, sono ben peggiori."
"Hai ragione, ma non possiamo far molto, non sappiamo cosa vogliono da
noi."
Intanto in un'altra cella, il disertore veniva torturato. La paura di non
uscire vivo da quella situazione, portò l'uomo a confessare tutto, e a
svelare la vera identità di Sydney e Vaughn.
Los Angeles
Dixon oltre all'angoscia per la situazione di Sydney e Vaughn, era
preoccupato, della misteriosa assenza di Jack.
"Marshall, sei riuscito a rintracciarlo?"
"No, sa come non farsi trovare."
Jack si era rivolto ancora una volta ad Irina, era l'unica con i contatti
giusti, per ritrovare Sydney. Infatti, dopo poco tempo, riuscì a trovare
il modo per aiutare Sydney. Si sarebbe dovuto recare a casa di Sydney, ma
non poteva immaginare che il contatto di Irina fosse una delle sue
sorelle, Katya.
"Perché mi guarda in questo in questo."
"Mi sono chiesta per anni, che tipo di persona potevi essere."
"Non capisco perché tanta curiosità."
"Ho sempre ammirato mia sorella, sempre fredda e lucida, tranne che con
te."
"Non mi sembra il momento di parlare di certe cose."
"La situazione è sotto controllo, Mr.Cho non oserà tradirmi."
"Lo spero."
"Spero anch'io che tu mantenga la parola data."
Jack la guardò intensamente, era incredibile la somiglianza del suo
sguardo con quello di Irina. Si sentiva a disagio a stare con lei, ma
Sydney doveva essere salvata.
Nord Corea
Sydney e Vaughn attendevano con ansia di sapere cosa sarebbe stato di
loro, e purtroppo per loro non avrebbero dovuto ancora aspettare molto.
"A cosa stai pensando."
"Penso che non ho nessuna voglia di morire, ci sono tante verità che
devono venire a galla."
"Ne usciremo fuori, anche questa volta."
"Se così non fosse, ci sono tante cose che vorrei dirti."
"Me le dirai, anche se……"
Sentirono arrivare i soldati, aprirono la cella e li portarono fuori.
Volevano giustiziarli, il plotone d'esecuzione era già schierato.
"Non può finire così."
"Sydney guardami, io……."
Partirono dei colpi, Sydney chiuse gli occhi.
"Syd."
Erano salvi, Sydney riaprì gli occhi, vide dei soldati stesi per terra,
qualcuno era intervenuto per portarli via.
Non c'era tempo per parlare, dovevano scappare via, ma prima andarono alla
ricerca del disertore, e lo portarono via con loro.
Los Angeles
Jack chiamò Dixon, la situazione si era risolta nel migliore dei modi, era
talmente felice che per il momento preferì non fare domande.
In un'altra sala Lauren, saputa la notizia, si affrettò a comunicarla.
"Missione fallita, stanno tutti bene. Come volete, penserò a tutto io."
Chi era davvero Lauren Reed, e per chi stava lavorando.
******************************************************************************************
Il volo di ritorno verso casa, fu per Sydney un importante momento di
riflessione. Ancora una volta aveva rischiato di morire, la sua paura era
che c'erano troppi conti aperti nella sua vita, e non poteva finire tutto
così. Anche adesso che tutto era finito si sentiva in colpa, per non poter
essere completamente sincera con le persone che amava.
"Ho bisogno di una vacanza."
"Pensavo che dormissi."
"Si, sognavo di fare una vacanza."
"Per ora mi accontenterei di un bagno caldo."
"Syd, non credi che dovremo riprendere quel discorso?"
"No, è meglio lasciar stare."
Il volo proseguì normalmente, quando arrivarono a Los Angeles, trovarono
ad aspettarli all'aeroporto, Jack e Lauren. Si salutarono ed ognuno tornò
a casa sua.
Passò una settimana, e Sydney poté di nuovo incontrare Dimitri Moretov.
"Agente Bristow, speravo di rivederla."
"Ha delle novità per me?"
"Veramente speravo fosse lei a darmele."
"Mi dispiace, ma se lei non collabora con noi, non possiamo fare di più."
"Che cosa dovrei fare ancora, vi ho detto tutto sulla mia vita."
"N'è sicuro?"
"Certo."
"Lei per ora ci ha fornito solo del materiale cartaceo, non avrebbe anche
qualche registrazione, che ne so, magari il video del vostro matrimonio."
"Mi dispiace, ma non possiedo nessun video, Julia non amava farsi
riprendere."
"Amava farsi fotografare però."
"Cosa sta insinuando, che io stia mentendo?"
"Non ho detto questo, mi sembra solo una strana coincidenza."
Per fortuna di Dimitri, suonò il cerca persone di Sydney.
"Devo andare, mi raccomando si tenga sempre a disposizione."
Dimitri non si sentiva più al sicuro. Le cose non stavano andando come si
aspettava, temeva di essere scoperto.
"Pronto, sono io. Ho bisogno di vederti."
Sydney era stata contattata da Dixon, che aveva importanti novità.
"Perché tutta questa fretta?"
"Ci sono dei problemi."
"Tanto per cambiare."
"Credevamo di aver risolto la questione del cubo, ricordi?"
"Si, ho dato fuoco al laboratorio, perché?"
"Ci siamo sbagliati, evidentemente avevano un altro centro di ricerca."
"Dixon ti prego, spiegati meglio."
"Il laboratorio farmaceutico, in cui abbiamo trovato del materiale
genetico, era l'altro centro di ricerca."
"Vuoi dirmi che sono riusciti a portare a termine l'esperimento."
"Per ora non ne siamo certi, Marshall ha ritrovato dei file che sembravano
perduti. Pare che la fecondazione sia riuscita inizialmente, ma i feti non
sono sopravvissuti."
"Ma è una cosa terribile. Chi altro sa questo?"
"Solo Marshall, ma prima o poi tutti lo verranno a sapere."
"Già."
Lauren aspettava il suo contatto in un capannone poco fuori città. Dopo
poco arrivò su una macchina scura si fermò e scese dall'auto. L'uomo era
Sark, lui e Lauren da qualche tempo collaboravano.
"Quale problema ti fa rischiare di essere scoperta?"
"Dimitri Moretov."
"Cosa ha fatto."
"Mi ha chiamato ieri, sembrava impaurito. Credo stia per cedere."
"Sapevo che non ci si poteva fidare di quel bamboccio."
"Cosa gli devo dire."
"Forse è meglio passare dalle parole ai fatti."
Sark sorrise e guardò intensamente Lauren.
Jack e Sydney durante il pranzo iniziarono a discutere sullo strano
atteggiamento, che Dimitri Moretov aveva assunto ultimamente.
"Forse aveva ragione Dixon, non dovevamo lasciarlo libero."
"Secondo te nasconde qualcosa?"
"Credo che lui sia il fumo negli occhi."
"Cosa intendi?"
"Qualcuno ha cercato di portarci in una strada senza uscita, per
allontanarci dal vero obiettivo."
"Se così fosse, dobbiamo solo tenerlo d'occhio, ogni sua mossa. Potrebbe
portarci dai suoi capi."
"Chiamo Dixon."
Dimitri controllò di non essere seguito, poi si recò nel luogo stabilito
per l'appuntamento. Lauren era già arrivata.
"Dimitri, cosa non va questa volta."
"Sydney Bristow ha cambiato atteggiamento, sembra che sospetti di me. Mi
ha fatto un sacco di strane domande."
"Cosa dovrei fare secondo te, sai che non posso attirare l'attenzione."
"Non puoi essere tu a seguire il mio caso?"
"Non credo sia possibile."
"Allora è meglio che io sparisca."
"Sono d'accordo con te."
Lauren estrasse la pistola e la puntò contro Dimitri. Partì un solo colpo,
dritto al cuore. Dimitri non ebbe neanche il tempo di reagire.
Il telefono squillò nel cuore della notte, Sydney si svegliò bruscamente e
rispose.
"Dixon, sai che ore sono?"
"Ci sono dei problemi."
Sydney rimase sconvolta dalla notizia della morte di Dimitri Moretov.
Ancora una volta il destino si accaniva contro di lei.
TERZA PARTE
Il mare d'inverno, ha quella forza che solo
i cuori tumultuosi conoscono e amano, le onde si alzano, enormi muri
d'acqua che rendono inaccessibile il passaggio. Sydney si era trovata
nuovamente davanti ad uno di questi muri. La morte di Dimitri però in un
certo senso, non faceva altro che confermare i suoi sospetti. Moretov
faceva sicuramente il doppio gioco, aveva iniziato a cedere e per questo
era stato ucciso.
Dixon raggiunse Sydney sulla spiaggia, sapeva di essere una delle poche
persone con cui lei poteva parlare.
"Fa un po' freddo per un bagno."
"Forse all'inizio, poi ci si abitua."
"Io non sono tanto coraggioso."
"Perché sei qui?"
"Credo che sia arrivato il momento."
"Non credo che capiranno."
"Dovranno farlo, non avevi altra scelta."
"Sono morte troppe persone per causa mia, avrei fatto meglio a non
tornare."
"Credi che avrebbero sofferto di meno senza di te, magari inizialmente non
capiranno le tue scelte, ma alla fine il bene che ti vogliono sarà più
forte, di qualsiasi orgoglio ferito.
"Ci sono novità su Rambaldi?"
"No, io spero che non siano andati oltre."
"Abbiamo a che fare con gente senza scrupoli, non mi stupisco più di
niente."
Dal suo ritorno Vaughn, non era ancora riuscito a vedere Lauren. Aprì la
porta di casa, e fu sorpreso di vedere la tavola apparecchiata e il buon
profumo di cibo che proveniva dalla cucina.
"Michael, finalmente sei arrivato!"
"Mi sono perso qualche passaggio?"
"Cosa dici?"
"L'ultima volta che abbiamo parlato, non mi sembrava che le cose fossero
chiarite."
"Avevo solo bisogno di pensare."
"Lo hai fatto?"
"Si, come puoi vedere."
"Non devi dirmi altro?"
"Non mi va di parlare di lavoro. Ora mangiamo, ho preparato i tuoi piatti
preferiti."
Perplesso Vaughn, si sedette dopo tutto non c'era nulla di strano, Lauren
era una brava persona, e lo stava dimostrando ancora una volta.
Nella sala 14 tutto era pronto, Marshall, Dixon, Weiss, Jack e Vaughn
aspettavano solo l'arrivo di Sydney.
"Dixon, vuoi spiegarmi perché siamo qui?"
"Jack non iniziare, quando Sydney arriverà saprai tutto."
"Questa mattina è uscita prima di me, forse avrà avuto un imprevisto."
In quel momento Syd arrivò, e la sua faccia non era per niente felice."
"Scusate il ritardo, vedo che ci siete già tutti."
"Sì e vorremo sapere il perché di tutta questa segretezza."
"Allora, la morte di Dimitri Moretov, ha creato un po' di scompiglio nelle
nostre indagini. Io e Sydney siamo giunti a delle conclusioni, ma prima di
mettervi al corrente di queste, dobbiamo fare qualche passo indietro."
"Dixon, forse è meglio che continui io."
"Va bene."
"Sono riuscita a ricostruire i due anni in cui sono scomparsa, grazie a
Dixon e a Kendall."
"Kendall? Non capisco."
"Papà ti prego di non interrompermi, quello che ho da dirvi è già
difficile così."
"Scusa."
"Dopo aver lottato contro il duplicato, sono stata portata via e
sostituita da un corpo con il mio DNA. Quelli della convenzione mi hanno
tenuta prigioniera per mesi, volevano farmi diventare Julia Thorne, come
già sapete. Ho fatto credere loro di essere riusciti a condizionarmi, e
che avrei lavorato per loro. Solo allora mi hanno liberato, ed ho potuto
contattare qualcuno."
"Quel qualcuno era Kendall" intervenne Dixon.
"Volevo vedervi, ma Kendall me lo ha impedito, voleva che io continuassi a
lavorare come doppiogiochista, diceva che vi avrei messo in pericolo con
la mia presenza."
"Ma poi hai accettato."
"Si, ho capito che Kendall aveva ragione. Sconfiggere la convenzione, era
più importante del mio desiderio di vedervi."
"Questa non mi sembra una buona ragione. Tutti noi abbiamo sofferto per la
tua morte" Vaughn era piuttosto turbato.
"Non ho deciso subito, avrei voluto vedervi e sono venuta in città. Quando
mi sono resa conto che anche le vostre vite erano cambiate, ho deciso di
accettare la proposta di Kendall."
Vaughn capì a cosa si riferiva.
"Ho lavorato per loro, dovevo recuperare un manufatto di Rambaldi ed
uccidere Lazary. Ho recuperato il manufatto, ma Lazary non ho potuto
ucciderlo. Avrei anche dovuto consegnare ciò che avevo preso a Kendall, ma
ho preferito nasconderlo. Poi ho fatto sì che fossero cancellati i miei
ricordi, in modo che neanche io potessi più ritrovare quel manufatto."
"Di che cosa si trattava?" Marshall sembrava incuriosito.
"Progetto Eternity" l'entrata di Sloane, sorprese tutti.
"Ci mancava solo lui."
"Ciao Jack, è sempre un piacere vederti."
"Allora sapeva tutto fin dall'inizio, ci ha mentito."
"Capisco i vostri sospetti nei miei confronti, ma sono anche l'unica
persona in grado di spiegarvi molte cose."
Nessuno in quella stanza sopportava la presenza di Sloane, ma sia Dixon
sia Sydney avevano bisogno della sua consulenza, quando si parlava di
Rambaldi, era lui il maggiore esperto.
"Ho dedicato gran parte della mia vita, e delle mie energie per decifrare
il messaggio che Rambaldi ci aveva lasciato, e devo ammettere che molte
volte ho avuto paura di quello che poteva accadere, andando avanti nelle
mie ricerche. Il messaggio che ho ricevuto attraverso la ricostruzione del
Dire, è stato tanto sconvolgente da farmi capire che la strada che avevo
percorso per arrivarci era sbagliata. E questo mi ha permesso di fermarmi
quando, come tu Sydney sai, ho scoperto cosa si trovava nel cubo."
"Si tratta di quel manufatto che dovevi prendere per la Covenant?" domandò
Vaughn.
"Si."
"Il suo contenuto come tante cose nella vita, poteva essere utilizzato,
sia per fare del bene che del male. Io non ho scelto, e con il mio
atteggiamento, ho fatto si che altri scegliessero il male."
"Insomma dateci un taglio, state girando intorno alla questione
principale. Diteci cosa sta succedendo."
"Il cubo conteneva il DNA di Rambaldi."
Nessuno disse niente, Sydney li osservò, in loro c'era la curiosità di
saperne di più, ma allo stesso tempo avevano paura di quella verità.
"Il DNA, non capisco dove volete arrivare."
"Signor Weiss, s'intende di genetica per caso?"
"No."
"Allora cercherò di essere il più chiaro possibile. Da quel DNA, la
convenzione voleva creare un bambino."
"Ma è una cosa da pazzi."
"Aspetta a dirlo, non è tutto."
"Cos'altro c'è Syd?"
"Avevano bisogno di una madre, una speciale, perché quel DNA era molto
importante per loro. Hanno scelto me."
"Sydney come fai ad esserne certa?"
"Vaughn ricordi quella cicatrice che ho sul ventre, di cui ti ho parlato,
ora so com'è stata fatta. Poi ho pensato a quello che mi ha detto mia
madre, l'ultima volta che ci siamo viste. Ero io e non lei la donna di cui
parlava Rambaldi nella sua profezia."
"Mi sembra che tutto sia ormai chiaro."
"Che cosa sappiamo del bambino, ci sono riusciti?"
"Pensavamo di averli fermati in tempo, ricordate il laboratorio che
abbiamo distrutto in Patagonia?"
"Si."
"Probabilmente non era l'unico, abbiamo recuperato dei dati da un altro
laboratorio. Avevano delle sequenze del mio DNA."
"Come possiamo saperne di più?"
"Io sono qui per questo. Ho un patto con voi, informazioni in cambio della
libertà."
"Finora il signor Sloane ci ha dimostrato la sua fedeltà, spero che non si
smentisca proprio ora."
"La convenzione non è così infallibile come crede di essere. Al loro
interno c'è un anello debole, un uomo che potrebbe esservi molto utile."
"Di chi si tratta?"
"Jack, ricordi Robert Line?"
"Si, era un membro dell'alleanza, pensavo fosse morto da diverso tempo."
"Così voleva far credere, almeno fino a quando la Covenant non ha avuto
bisogno di lui, e dei suoi contatti con il governo cinese."
"Sapevano che era vivo?"
"Si, non è stato tanto in gamba da nascondersi."
"Cosa ti rende certo, che vorrà collaborare con noi."
"Ha una famiglia da cui vorrebbe tanto tornare. Sa che per loro è un
pericolo la sua presenza e ha preferito lasciarli."
"Quindi vorresti aiutarlo a sfuggire dalla Covenant, sei proprio sulla
strada della redenzione!"
"Jack, io sto cercando di aiutare Sydney e tutti voi, puoi anche non
crederci."
"Tranquillo, non corri pericoli."
"Come ci mettiamo in contatto con lui?"
"A questo penserò io, appena saprò qualcosa, sarete i primi a saperlo."
Dalla sala uscirono tutti tranne Sydney e Vaughn.
"Tutta questa storia mi sembra assurda. Tu come stai."
"Ci sono delle mattine in cui mi sveglio, e per un momento credo che sia
tutto un brutto sogno. Poi mi accorgo che è la realtà, ed è come un pugno
nello stomaco."
"Vorrei fare qualcosa per te."
"Lo so."
In quel momento Lauren attraversò il corridoio.
"Buongiorno Sydney."
"Lauren."
"Michael avrei bisogno di te, puoi venire?"
"Si, qui abbiamo finito."
Berlino- Laboratorio della Covenant
"A che punto siamo?"
"Vede signor Sark, quello che stiamo per fare, è un procedimento molto
delicato. Non possiamo affrettare nessun passaggio."
"Dovete fare più in fretta, i miei capi non amano aspettare."
"Fra qualche giorno ne sapremo di più."
"Bene, a presto allora."
Dixon, dopo la sospetta morte di Dimitri Moretov, aveva assegnato il caso
a Jack, aveva diversi contatti che potevano aiutarlo a scoprire, se c'era
qualcuno che passava le informazioni alla Covenant.
"Dixon ho bisogno di più tempo."
"Non dipende da me, se non scopriamo subito qualcosa, non potremo lavorare
tranquilli."
"Sai già chi escludere, io l'ho fatto, e sto seguendo l'unica pista
possibile."
"Forse, è per questo che non hai ancora scoperto niente. Lauren Reed non
può essere colpevole, è troppo esposta, e non dimenticarti chi è suo
padre."
"Questo non conta nulla. Pure Sydney è figlia di una spia russa,
un'assassina a sangue freddo."
"Stai perdendo di vista l'obiettivo, ti do una settimana, poi passerò il
caso a qualcun altro."
"Ai tuoi ordini."
Jack era assolutamente convinto che fosse Lauren la talpa della Covenant.
Il suo istinto raramente aveva sbagliato, in più l'esperienza con Irina
Derevko, era stata da un lato molto utile per il suo lavoro. Come uno
squalo che trova la sua preda sentendo l'odore del sangue, lui sentiva chi
mentiva, chi aveva qualcosa da nascondere.
L'autunno era alle porte, le foglie sulle piante, stanche dopo una lunga e
torrida estate, si accartocciavano lentamente su se stesse, in attesa
dell'ultima fatidica caduta
Sydney al parco, osservava un gruppo di bambini che giocavano con un
pallone. Era bello vederli, sentirli ridere spensierati, come se niente al
mondo esistesse in quel momento, tranne che quella palla colorata da
calciare. L'idea che una parte di se, poteva esistere senza di lei, le
dava i brividi. Quale perversa mente, voleva tutto quello. Sapeva che
doveva fare qualcosa di più per fermarli. Ma l'unica persona in grado di
aiutarla, era quasi impossibile da trovare.
Dopo una settimana, alla CIA arrivò la chiamata di Sloane. Si era messo in
contatto con Robert Line, così almeno affermava. Sydney e Vaughn partirono
il giorno stesso a Zurigo per parlargli.
Arrivarono nel luogo stabilito per l'incontro, aspettarono diverse ore, ma
nessuno si presentò.
"Quel bastardo ci fregati."
"Non può essere tanto stupido, da rovinare la collaborazione con noi."
"Avrà qualcosa in mente, lo conosco troppo bene."
"Può essere andato storto qualcosa."
"Che fai, ora lo difendi?"
"Non sto difendendo nessuno. Cerco solo di ragionare razionalmente."
"Così non arriveremo da nessuna parte. Io me ne vado."
All'improvviso un furgone si fermò davanti a loro, con dentro Sloane.
"Su avanti, salite."
"Te lo puoi scordare!"
"Sydney per una volta, fai come ti dico, siamo tutti in pericolo. Agente
Vaughn, la prego almeno lei di credermi, dobbiamo andare."
Vaughn si fidò del suo istinto, prese per un braccio Sydney e salì sul
furgone.
"Ora ci vuol dire cosa sta succedendo!"
"Ho prese tutte le precauzioni per non essere scoperto, ma voi non lo
avete fatto. Non vi siete accorti che vi stavano controllando."
"Non è possibile, i nostri uomini ci hanno assicurato, che la zona era
pulita."
"Siete certi che fossero i vostri uomini?"
Syd e Vaughn si guardarono, questo non faceva altro che confermare, che
dentro la CIA, c'era qualcuno che remava contro.
"Dove si trova Robert Line?"
"In un posto sicuro, fra poco arriveremo."
"Tu sai chi è?"
"A cosa ti riferisci?"
"C'è qualcuno alla CIA, che lavora per la Covenant, tu sai di chi si
tratta?"
"No."
"Per ora lasciamo stare. Crede che Line sarà disposto a parlare con noi?"
"Se usate gli argomenti giusti, non ci saranno problemi."
Arrivarono in un vecchio capanno abbandonato, nessuno li aveva seguiti,
quindi poterono entrare.
"Seguitemi."
Sydney guardò Vaughn, ancora non si fidava di Sloane, e temeva che fosse
una trappola.
"Vi presento il signor Line."
"Non so chi voi siate, ma non vi conviene uccidermi."
"Non gli hai detto nulla!"
"No, ho preferito aspettare il vostro arrivo."
"Signor Line, noi siamo agenti della CIA, e abbiamo bisogno del suo aiuto,
tanto quanto lei ha bisogno del nostro."
"Volete scherzare, non sapete contro chi vi state mettendo."
"Se si riferisce all'organizzazione per la quale lavora, non deve
preoccuparsi. Sappiamo chi stiamo affrontando."
"Ne siete certi?"
"Io si. Lei non sa chi sono io, ma posso assicurarle che Julia Thorne
conosce molto bene, i modi di agire della Covenant."
"Come fa a conoscere Julia Thorne."
"Lei non l'ha mai vista vero?"
"No, non faceva parte dei miei progetti. Ma so cosa le hanno fatto."
"Anche io."
La conversazione stava diventando ostile, Sydney voleva sapere tutta la
verità, ma sembrava che quell'uomo si stesse prendendo gioco di loro.
"Noi siamo qui per parlare del progetto Eternity."
Line non disse una parola.
"Senta, noi possiamo aiutarla ad uscire dall'organizzazione, potrà vivere
la vita che ha sempre desiderato."
"Come fa a sapere cosa io desideri."
"Ha una famiglia non è vero? Vorrebbe passare la sua vita con sua moglie e
i suoi bambini. Posso leggerlo nei suoi occhi, il dolore che prova perché
non sta con loro."
"Alla CIA ora assumono anche delle sensitive?"
"Come vuole. Se non ha intenzione di aiutarci, è meglio che ce ne
andiamo."
"Aspettate. Quali sono le garanzie che mi offrite. Se io parlo, quelli mi
cercheranno per uccidermi."
"La metteremo sotto protezione, con la sua famiglia."
"Sarà come vivere in una prigione, con il terrore di guardarsi sempre alle
spalle."
"Forse all'inizio sarà così. Ma noi contiamo di distruggere la Covenant,
così com'è accaduto per l'alleanza."
"Cosa vi da tutta questa sicurezza. Forse non conoscete abbastanza il
nemico che state combattendo."
"Lei di questo non deve preoccuparsi. Se ci passerà le giuste
informazioni, non ci saranno problemi."
"Allora cosa sa di Eternity?" Sydney aspettava solo quello.
"Voi siete a conoscenza delle profezie di Rambaldi. Stanno preparando il
suo ritorno."
"Vogliamo sapere a che punto sono arrivati."
"Siete arrivati troppo tardi, ora non si può più tornare indietro."
Fu come fulmine, che colpì Sydney nel profondo. Per un attimo non riuscì a
respirare, ere come se il cuore si fosse fermato.
"Ne è sicuro?"
"Si."
Uscirono dal capanno, presero il furgone di Sloane, e andarono in
aeroporto. Durante il tragitto Sydney rimase in silenzio. Tanti pensieri
sconvolgevano la sua mente, ma non aveva nessuna voglia di condividerli.
"Ricordi quella notte a Hong Kong, quando sei scappata via, credendo che
non fossi io?"
"Si, perché?"
"Dopo averti colpita, mi hai guardato negli occhi, eri impaurita, poi sei
caduta per terra e io ti stretto. Anche io non riuscivo a credere che eri
ancora viva, che ti potevo abbracciare di nuovo."
"Non capisco dove vuoi arrivare."
"Ti sei abbandonata fra le mie braccia, come un tempo. Voglio solo farti
capire, che io ci sarò sempre per te, qualsiasi cosa accada."
"Ti dimentichi un piccolo particolare."
"No, non dimentico per niente Lauren."
Vaughn non volle concludere la frase, era certo che Sydney sapeva cosa
aveva voluto dire.
Sydney aveva capito, ma il dolore che ora aveva dentro le impediva di
aggrapparsi a qualsiasi cosa.
Tornati a Los Angeles, furono subito convocati per fare rapporto. Dixon
capì subito che la situazione era peggiore del previsto.
"Syd, avrai tutto il nostro appoggio, vedrai che li troveremo."
"Anche se fosse. Questo, non cambia che un bambino sta per nascere. Un
bambino che è biologicamente per metà mio. Non credo che si possa fare
molto."
"Tuo padre è in missione, appena tornerà ci aiuterà anche lui."
Nessuno di loro poteva fare nulla. L'unica soluzione possibile, aveva un
solo nome. Irina Derevko.
Vaughn era stanco e sconvolto, per le ultime rivelazioni. Avrebbe tanto
voluto fare qualcosa per aiutare Sydney, ma si sentiva impotente. La
Covenant si stava dimostrando un nemico troppo difficile da fermare
considerando che, prevedeva le loro mosse. Per mesi li aveva mandati fuori
strada, servendosi di Dimitri Moretov, così sono riusciti a portare a
termine il loro diabolico piano. Entrò in casa, c'era silenzio, Lauren non
era ancora tornata. All'improvviso sentì dei passi che provenivano dl
piano di sopra, impugnò la pistola, cercando di non fare rumore. Poi sentì
una voce, era Lauren che parlava con qualcuno al telefono.
"Ti assicuro che non sanno ancora niente. Può dirgli di stare tranquillo,
Eternity non fallirà."
Vaughn sentendo quella parola, rimase sconvolto. Come faceva Lauren a
conoscere il progetto della Covenant, nessuno ancora l'aveva messa al
corrente.
Berlino- Laboratorio Covenant
"Signor Sark, ho il piacere di presentarle Sylvia Usher."
"Procede tutto bene?"
"Si, ora posso affermare con certezza, che l'esperimento è andato a buon
fine."
"Quindi, ora non ci resta che aspettare?"
"Esatto, per la precisione otto mesi e due settimane."
"Lei verrà via con noi."
"Non mi pare il caso, di avere tutta questa fretta. I primi mesi saranno
importanti per la riuscita del progetto. Sylvia deve stare sotto il mio
controllo."
"Allora verrà anche lei con noi. Avrà a disposizione ogni cosa che vorrà."
"Quando partiremo?"
"Fra due giorni."
Dixon ricevette la visita di Sloane, Line aveva scoperto qualcosa
d'importante.
"Sydney sta arrivando."
"Bene, non posso stare molto qui, ho degli impegni a Zurigo."
"Ricordati che se sei un uomo tanto impegnato, lo devi a ciò che fai per
noi. Meriteresti per tutto quello che hai fatto, di marcire in una cella,
fino alla morte."
"Se parli di un episodio, che ti riguarda nel profondo, ricorda che siamo
pari."
"Ti sbagli, io non ho ucciso Emily di proposito, eri tu il bersaglio."
Per fortuna l'arrivo di Sydney impedì che la discussione degenerasse.
"Allora, ci sono novità?"
"Si, non molto buone, ma possono essere un punto di partenza."
"Avanti, parla."
"Robert Line, mi ha assicurato che la fecondazione è stata effettuata."
Sydney rimase impassibile.
"Ora vogliono portare la donna in un posto sicuro, fino alla nascita del
bambino."
"Dove si trovano?"
"In un laboratorio segreto a Berlino."
"Tranquilla stiamo già preparando l'incursione."
"Chi è la donna?"
"Non lo sappiamo."
Al suo risveglio Vaughn, sentì un forte dolore alla testa. Aprì gli occhi,
la sua vista era appannata, ma notò che c'era qualcosa di strano, infatti,
non si trovava nella sua stanza. Sentì arrivare qualcuno di cui vedeva
solo un'ombra.
"Non avrei voluto che le cose andassero così tra noi."
"Lauren?"
"So che hai sentito tutto ieri sera. Sono stata imprudente, e ora devo
rimediare ai miei errori."
"Come hai potuto farlo?"
"Cosa, tradire te, il nostro paese?"
"Chi sei veramente?"
"Sono la donna che hai sposato, per rimpiazzare il vuoto di un'altra."
"Lo stai facendo per questo?"
"No, sarebbe patetico. Non vali abbastanza."
"Mi vuoi uccidere?"
"Forse sarò costretta a farlo, ma non c'è nessuna fretta."
Jack da giorni seguiva Lauren Reed in tutti i suoi spostamenti. La scorsa
notte, per fortuna di Vaughn, la vide mentre trascinava il suo corpo in
auto. La seguì senza farsi vedere, era molto più abile e astuta di quanto
si aspettasse, doveva prestare attenzione.
"Dixon, Vaughn non è ancora arrivato."
"Non riusciamo a trovarlo, sembra scomparso. Mi dispiace ma non possiamo
aspettare oltre."
"Hai ragione."
"Mi raccomando Syd, cerca di rimanere lucida."
"Farò il possibile per trovare quella donna."
L'aereo decollo, era preoccupata per la misteriosa assenza di Vaughn,
sentiva che era in pericolo. Ma questa volta non poteva fare niente per
lui.
Jack perlustrò la zona, Lauren era sola. Aveva commesso un fatale errore,
si era lasciata prendere dalla sua situazione personale. Magari non voleva
uccidere Vaughn, voleva solo tenerlo buono, per non essere scoperta, e per
riuscire a scappare via.
Lauren decise di avvertire Sark degli ultimi eventi.
"Come è potuto succedere, fino a qualche giorno fa andava tutto bene."
"Ho risolto il problema, Michael non potrà parlare con nessuno per il
momento."
"Sei certa che non ti abbiano seguita?"
"Ti ho detto che va tutto bene. Tu pensa al tuo lavoro."
"Mi auguro per te, che non accada niente."
Lauren non temeva Sark, era solo un leccapiedi. Un cane bastardo che segue
chiunque potesse pagarlo.
Due squadre della CIA, circondarono l'edificio. Dovevano fare in fretta,
se fossero stati scoperti subito, sarebbero riusciti a scappare.
"Montanaro a squadra uno, siete in posizione."
"Sì montanaro, aspettiamo un tuo segnale, per fare irruzione."
"Ok, andiamo."
"Entrarono nell'edificio, bloccando ogni uscita, ma il posto sembrava
deserto."
"Montanaro, qui squadra uno. Il secondo piano è vuoto, saliamo al terzo."
Sydney aveva un brutto presentimento, quel posto sembra fosse stato
abbandonato in fretta. La talpa aveva colpito ancora una volta."
"Montanaro, abbiamo trovato qualcosa."
Sydney si precipitò al terzo piano, e vide il cadavere di Robert Line.
"Abbiamo trovato questo."
Era un ciondolo, con il simbolo di Rambaldi.
Jack intanto si preparava ad affrontare Lauren. Entrò nel vecchio capanno,
come aveva già notato non c'era nessuno di guardia.
"Questa è la tua giornata fortunata, abbiamo visite."
Una piccola telecamera piazzata all'ingresso, avvertì Lauren dell'arrivo
di Jack.
Jack entrò, e vide Lauren con una pistola puntata sulla testa di Vaughn.
"La stavamo aspettando, signor Bristow, vuole unirsi a noi."
"Con piacere, se credevi di aver incantato tutti con i tuoi modi gentili,
hai sbagliato di grosso."
"Certo non mi aspettavo di sfuggire a lei. Una persona esperta in donne,
che fanno il doppio gioco."
"Dobbiamo risolvere questa faccenda in un modo, o in un altro."
"Mi vuole uccidere, crede di essere in grado di farlo, e di riuscire anche
a salvare Vaughn. Sa che sua figlia non potrebbe mai perdonarle di averlo
lasciato morire."
All'improvviso si sentì arrivare un elicottero.
"Non la lascerò andare via così."
Una forte esplosione, scaraventò tutti per terra. Jack si ferì ad una
gamba, e Lauren ne approfittò per scappare. Vaughn stordito, la vide
correre via, raccolse tutte le sue forze, prese la pistola di Jack e la
inseguì
"Lauren Reed."
Lauren non si aspettava la sua reazione.
"Vuoi uccidere tua moglie, sei troppo codardo per farlo."
Si girò e proseguì la sua corsa verso l'elicottero.
Si udirono due colpi, Lauren fu colpita alla schiena, ma anche Vaughn
cadde a terra. Un uomo dall'elicottero prese Lauren e colpì Vaughn.
Sydney tornata alla CIA, venne a sapere cose era accaduto a suo padre e a
Vaughn, e si precipitò all'ospedale. Vaughn era ferito lievemente e anche
suo padre, aveva solo una lieve commozione.
"Sydney, mi dispiace, avrei voluto fare di più."
"Non importa papà, la troverò a tutti i costi."
Dopo una settimana dall'accaduto, il fallimento della missione e la
scomparsa di Lauren, Sydney prese la sua decisione. Con un 'annuncio al
London Globe, riuscì a contattare sua madre.
Mozart 182< Distinto compositore cerca amante della musica.
Hendel_4 Me< Se non ti conoscessi abbastanza bene, penserei che senti
davvero tanto la mia mancanza.
Mozart 182< Considerando che è da più di due anni che non ci vediamo,
avrei pure il diritto di sentire la tua mancanza, nonostante tutto.
Hendal_4 Me< Sydney, sei tu?
Mozart 182< Si, ho bisogno del tuo aiuto, dobbiamo vederci.
Hendel_4 Me< Sai che non posso, è troppo pericoloso.
Mozart 182< Se hai paura che sia una trappola per catturarti, non devi
temere.
Hendel_4 Me< Non ho paura di questo, io mi fido di te.
Mozart 182< Allora non ci sono ostacoli, ho davvero bisogno di te
Vaughn fu dimesso dall'ospedale, sembrava che le donne della sua vita, si
divertissero a cercare di ucciderlo. Avrebbe voluto parlare con Sydney, ma
non era riuscito a contattarla, e neanche Jack l'aveva vista.
Controllò la sua email, e ve ne trovò una di Sydney.
Ciao Michael,
ti starai chiedendo dove sono finita, perché non rispondo alle tue
chiamate. Sono andata via, non posso dirti di più. Chiamerò te o mio
padre, quando scoprirò qualcosa. Questa volta prima di sparire ho avuto la
possibilità di salutarti. Non preoccuparti per me, non sono sola, ho
qualcuno che mi aiuterà a trovare quella donna, e il bambino che sta
aspettando. Sono stata costretta ad agire così, mi dispiace per Lauren,
anzi non per lei, ma per te. Ora devo andare, non dimenticare mai quello
che ti ho detto quando eravamo prigionieri in Nord Corea. A presto
Syd
Anche Jack aveva ricevuto una lettera da Sydney, nessuno sapeva la sua
destinazione, anche se lui sapeva con chi si trovava in questo momento, e
questo un po’ lo rassicurò.
Dixon aprì un fascicolo su Lauren Reed, ora era una fuggitiva, accusata di
terrorismo, per aver collaborato con la Covenant contro il suo paese. Suo
padre il senatore Reed, non fece nulla per opporsi, le prove contro di lei
erano schiaccianti.
Il sole al tramonto, riempì il cielo di colori. Sydney lo guardava,
giocava ad indovinare la forma delle nuvole, come faceva da bambina.
"Sydney."
Riconobbe subito quella voce, un brivido le attraversò la schiena.
"Mamma."
********* Fine
*********
POSTFAZIONE DELL'AUTRICE
Finalmente la fine. Giuro che non dividerò mai più una fanfiction! Anche
se devo ammettere che questa volta mi sono divertita davvero.
Grazie a tutti quelli che avranno la pazienza di leggerla, e a tutti
quelli che mi hanno sopportato mentre la scrivevo.
Grazie a Lory, la signora Rita, Luisa e Fabrizio.
Tutti i ragazzi del forum!!!!
Il signore e la signora Pentola, fonte infinita della mia ispirazione.
E per finire, colui che con il suo sito, da spazio a chi come me vive per
scrivere. Grazie Antonio!!!!!!
Ciao a tutti, e alla prossima fanfiction. |