Era la Vigilia di Natale. Los Angeles
sembrava un unico abete scintillante di luci e decorazioni. Ogni famiglia
di preparava a festeggiare la notte dei sogni in un modo speciale. Casa
Vaughn non faceva eccezione. Lauren aveva organizzato una cena con i suoi
colleghi e quelli del marito. Gli ospiti sarebbero arrivati di li a poco e
la padrona di casa si stava ritoccando il trucco.
- Allora che ne dici?
- Di cosa?
- Ma come cosa?!? Del mio vestito nuovo!
- Ah sì… molto bello…
- Tesoro, stai bene?
- Sì… sì… sono solo un po’ stanco…
- Gli ospiti saranno qui fra poco ma per un’oretta potrei coprirti. Dai,
vai a riposarti un po’!
- Lauren sei una mogliettina fantastica – le disse schioccandole un sonoro
bacio sulla guancia.
- Lo so… lo so… Ora io scendo, tu dormi un po’ ok?
- Ok.
Appena Lauren chiuse la porta Michael si accasciò sulla poltrona. Non
aveva sonno. Tanti pensieri gli roteavano nella testa e sicuramente non
sarebbe riuscito a chiudere occhio. L’unica cosa che poteva fare per
rilassarsi era leggere un libro.
Si alzò dalla comoda poltrona e andò dritto verso la libreria. Scorse con
le dita i titoli accarezzando dolcemente ogni volume fino a quando la sua
mano si fermò su Dickens e il suo “Canto di Natale”. <Il racconto perfetto
per questa serata> pensò Michael riaccomodandosi sulla poltrona di pelle
che aveva comprato l’autunno precedente con la moglie ad una fiera
dell’antiquariato appena fuori città. Sedendosi gli venne in mente la
faccia di Lauren alla vista di quella vecchia poltrona sdrucciolata e le
risate durante il tragitto di ritorno con la poltrona sopra le loro teste.
Quelle giornate gli mancavano. Ormai era da quando Syd era ricomparsa che
lui e sua moglie non ridevano più insieme. Spesso non riuscivano neppure a
stare nella medesima stanza senza iniziare una discussione su quella che
Lauren reputava un pericolo per il loro benessere familiare. Ma il fatto è
che la morte di Syd l’aveva profondamente cambiato e la ricomparsa di lei
era come se l’avesse riportato indietro nel tempo. E ora Lauren continuava
a ripetergli che non lo riconosceva più. Ma chi era veramente neppure lui
lo sapeva.
<Basta coi pensieri!> si ripeté tra sé Michael. Così apri il libro alla
prima pagina e annusò l’odore delle pagine. Era una sua mania. Una piccola
fissazione di cui era a conoscenza solo un’altra persona. E ancora alla
mente risovvenne un ricordo di Syd e di quando le regalò un libro e vide
che la prima cosa che lei fece fu di accarezzane la copertina e poi di
annusarne il contenuto, quasi volesse aspirare ogni singola parola. Si
ricordò che scoppiò a ridere e lei lo fissò imbronciata. Con le labbra
increspate e gli occhi interrogativi.
<basta!> non era possibile che anche un libro gli ricordasse così tante
emozioni.
Cercò di sopire i suoi pensieri e si mise a leggere nel silenzio della
camera da letto.
Appena tentò di andare oltre le prime due righe del racconto si ritrovò
con gli occhi chiusi e la mente leggera… Udì appena il campanello
dell’ingresso trillare e i tacchi di sua moglie correre ad accogliere gli
ospiti. Stava già sognando.
***
Gli sembrò che fosse passata un’eternità da quando aveva chiuso gli occhi
ed invece guardando la sveglia di fronte a lui si accorse che erano
trascorsi neppure 5 minuti. Si strizzò gli occhi col palmo delle mani,
fece uno sbadiglio e si alzò per andare a vestirsi. Si stiracchiò un’altra
volta chiudendo gli occhi e quando li riaprì vide davanti a sé suo padre.
Gli era già capitato in passato, soprattutto durante le feste, quindi
richiuse gli occhi certo che quando li avesse riaperti l’apparizione fosse
sparita come tutte le altre volte. Riaprì gli occhi. Li richiuse
nuovamente. E li riaprì nuovamente. Suo padre William era ancora davanti a
lui.
- Papà…? – disse titubante Michael
- Stenti a crederci?
- Papà?!?
- Michael non essere così stupito.
- Papà ma tu sei… morto!
- E secondo te ora sarei vivo?!? – rispose il fantasma con una risata
amara.
- Ma cosa… sto sognando?
- No Mike. Sei sveglio. Ed io sono qui per te.
- Per me?
- Sì figliolo. Tu hai bisogno di qualcuno che ti aiuti. Non puoi
continuare così. Menti a te stesso e menti agli altri.
- Papà ma di che stai parlando?
- Mike ho poco tempo. Posso solo dirti poche cose. Stanotte a mezzanotte
verranno a visitarti tre Spiriti e tu dovrai starli a sentire. Mi hai
capito figliolo?
- Sì ma che…
- Loro ti daranno molte cose su cui riflettere. Aaaah, se avessi avuto
anche io questa opportunità! Non sarei morto senza dire a tua madre quanto
la amassi e senza confessarti quanto io sia sempre stato orgoglioso di te.
Non fare i miei stessi errori. La morte è un luogo oscuro e la cosa
importante è che tu in vita abbia amato e sia stato amato. Importa solo
quello. L’amore per tua madre e per te è il faro che ancora adesso mi
guida.
- Papà io…
- Basta Mike, il mio tempo è terminato. Ascolta gli Spiriti. Loro sono
potenti e sanno molte più cose di te e di me.
- Te lo prometto. Ti prego non andar… - non fece tempo a finire la frase
che il signor Vaughn era già sparito dalla sua vista con uno sbuffo di
vapore.
Michael restò immobile sulla poltrona, non riusciva a staccare gli occhi
dal muro da dove fino a pochi istanti fa suo padre gli parlava. <Tre
spiriti? E che vorranno da me? Se non mi decido a muovermi mia moglie mi
ucciderà! Le ho promesso che almeno stasera avrei evitato discussioni…>.
Fissò nuovamente la sveglia. Erano le 9.00 p.m. Per gli spiriti c’era
ancora tempo si disse ridendo di se stesso.
*** -
Finalmente tesoro! Stai meglio?
- Sì… grazie Lauren… - rispose dandole un plateale bacio sulle labbra.
- Gli ospiti erano preoccupati.
- Ora non lo saranno più.
- Bene. Spero sarai di compagnia.
- Farò il possibile.
- Michael!
- Sarò divertentissimo, comicissimo, un perfetto padrone di casa!
Lauren gli scoccò uno sguardo mefistofelico e si diresse nella sala
tentando di sorridere felicemente. Lo sforzo le fece però produrre un
sorriso forzato e per nulla naturale ma gli ospiti non vi fecero caso più
di tanto. Con tutto quel trambusto era quasi un miracolo riuscire a
comprendere cosa diceva il vicino di tavola!
Michael prese posto di fianco a Marshall. Era l’unica persona che
conosceva. Gli altri erano solo visi sfocati e nomi senza significato.
- Allora Marshall? Tutto bene.
- Sì agente Vaughn. Michael. Mic? Mickey?
- Va bene Michael, Marshall.
- Come va?
- Bene.
- È Natale!
- Così sembra…
- Sai Michael, l’anno scorso sono rimasto in ufficio fino a tardi. Stavamo
lavorando sul DNA di Syd prima che mi portassero via il caso. Cosa che poi
si è rivelata inutile dato che lei è ricomparsa. A proposito, non viene
stasera?
- Mi stavo chiedendo la stessa cosa – rispose Michael con fare pensieroso.
- No. Ha detto che aveva altro da fare.
- Ah, ok. Grazie Sig.ra Vaughn, Lauren, Laury?
Michael guardò la moglie. Sembrava che avesse un Sydney-radar. Bastava che
lui la incontrasse, ne parlasse, addirittura la pensasse, che subito
arrivava Lauren ad intromettersi nei suoi pensieri e nelle sue
discussioni.
La cena volò via velocemente, Michael tentò di ascoltare Marshall ma dopo
pochi istanti si perse mentre lui descriveva un virus che aveva appena
scoperto nei computer della CIA.
- È andata bene, non trovi?
- Già.
- Ti sei divertito.
- Molto – finse un sorriso entusiastico.
- Hai parlato solo con quello strambo tipo…
- Marshall, si chiama Marshall.
- Ah sì… Marshall. Ti ha parlato di qualcosa di interessante? Di Sydney?
- Lauren, per favore, non cominciare.
- Non cominciare a fare cosa?
- Lo sai benissimo. Io sono tuo marito. Sydney è fuori dalla mia vita.
- Tu pensi che mi basti essere tua moglie?!? Io voglio i tuoi pensieri,
voglio la tua anima. Michael, io voglio il tuo amore!
- Lauren… - non poteva replicare nulla. Non se la sentiva. Non ora. –
Lauren, domani vengono i tuoi ed io ho sonno… molto sonno… andiamo a
letto…
- Michael… - sapeva che non poteva averlo completamente, sapeva che li
legava ormai solo una fede al dito. Sapeva tutto questo ma si astenne – Va
bene Michael, va bene…
*** I
due coniugi si diressero verso la camera da letto. Ma mentre Lauren si
infilò immediatamente tra le calde coperte, Michael decise di sedersi
sulla sua poltrona a leggere ancora un pochino.
Lauren si girò immediatamente verso la parete e Michael immaginò che non
aveva voglia di guardarlo in faccia. Lui d’altro canto si gettò subito a
capofitto nella lettura. Rilesse le due righe che stava leggendo prima di
cena ed ancora lo avvolse quello strano torpore di prima. Chiuse gli occhi
ma li riaprì immediatamente sentendo un vento freddo gelargli il viso.
<Maledetta finestra!> pensò. Fece per alzarsi quando dinnanzi a lui si
parò una strana figura che lo fece rabbrividire. Il suo sguardo gelava il
sangue nelle vene e ogni suo movimento gli provocava brividi di freddo.
- Signor Bristow??? – si sorprese il giovane.
- No, Signor Vaughn. Io sono lo Spirito del Natale passato. Non sei stato
avvertito della mia venuta?
- Sì... mio padre... ma Signor Bristow che ci fa lei con una candela in
mano?
- Io non sono il signor Bristow! E soprattutto questa non è una normale
candela. Rappresenta tutto ciò che voi mortali tentate di spegnere e
sopire nel profondo di voi stessi. Signor Vaughn, è pronto per il viaggio?
- Viaggio? Quale viaggio?
- La porterò alla scoperta dei suoi Natali passati sperando che le
insegnino qualcosa!
- Ma io non posso... Lauren mi aspetta a letto e domattina vengono i suoi
genitori.
- Venga.
- Ma io... – decise di non opporre resistenza. Il Signor Bristow o
chiunque fosse la presenza dinnanzi a lui, gli incuteva troppo timore...
Il fantasma guidò Michael fuori dalla porta della camera e poi giù per le
scale. Uscirono dalla porta principale trovandosi per la strada illuminata
a festa. Nonostante avesse indosso solo un maglione non aveva freddo, e
poi era troppo agitato per avere freddo! Lo spirito lo guidò fino ad una
casa e gli disse di guardare all’interno. All’inizio non riuscì a scorgere
nulla ma poi vide un bambino seduto sotto l’albero. Vide la porta di
ingresso aprirsi ed entrare un uomo che prese il bambino in braccio
facendogli fare l’aeroplano. Michael sentì lo stomaco contorcersi. Quella
scena gli riportò alla mente vecchi ricordi... Continuò ad osservare la
scena e scorse una figura femminile che guardava i due uomini. Poi
ricordò. Era l’ultimo Natale con suo padre. Si ricordò ancora che lui era
tornato a casa inaspettatamente presto portandogli in dono una pistola.
Ricordava ancora quelle risa che ora rivivevano di nuovo in quella vecchia
casa dimenticata.
- Jack... Scusi, Signor Spirito... Quello sono io... Mio padre... Mia
madre... – disse commosso
- Sì Signor Vaughn. E ora cambiamo scena!
Gli bastò passare la mano sul vetro perché i personaggi di prima
scomparissero ed apparisse dal nulla una nuova scena. Come se fosse a
teatro Michael si avvicinò ancor più al vetro scrutando all’interno della
casa. Sembrava la stessa di prima. Solo l’albero non era illuminato. A
dire il vero neanche addobbato. Michael si ritrasse. Aveva una brutta
sensazione. Ma lo Spirito lo ricondusse al vetro. All’interno vi scorse il
bambino di prima cresciuto. Aveva gli occhi tristi e la casa recava il
marchio del lutto. Vide la donna della scena precedente, sua madre,
piangere su una poltrona a fianco al se stesso bambino.
- Mio padre... Questo era il primo Natale senza mio padre... Il primo di
una lunga serie...
- Lo so...
- Natale da quando lui è morto, è sempre stata una festa triste. Mia madre
non riusciva ad addobbare neppure l’albero...
- Hai visto fin troppo... Ultima tappa poi ti lascerò al secondo spirito.
Le due invisibili figure percorsero in silenzio la 7a Avenue finché
giunsero ad una villetta che Michael conosceva bene. Entrarono dalla porta
senza che lo Spirito forzasse la serratura e si trovarono nel soggiorno
addobbato a festa. L’abete troneggiava al centro della stanza e le lucine
illuminavano tutta la stanza. Si guardò in giro e scorse il se stesso di
qualche anno fa, secoli fa ora gli parevano, abbracciato a Syd. Si
avvicinò alla coppia che era accoccolata sul divano a guardare il loro
albero di Natale e vide una scena che non poté più dimenticare. Vide il
viso sorridente di Sydney illuminato dalle luci intermittenti e cadde a
terra in ginocchio. Come poteva averla dimenticata?!? Come poteva aver
dimenticato quella stessa sensazione che ora provava nuovamente?!?! E poi
vide il se stesso di soli due anni prima. Vide la sua espressione beata
mentre stringeva la sua ragazza. Vide la sua felicità mentre la baciava.
Distolse lo sguardo. Gli faceva troppo male vedere quelle scene. Sentiva
di aver rinunciato al Paradiso per una vita eterna condannato all’Inferno.
Perché era questa la sua vita senza Syd: un vero inferno.
Lo spirito ebbe pietà di Michael e lo condusse fuori da quella casa dove
il tempo si era fermato e Amore aveva messo radici. Camminarono fianco a
fianco, il Natale Passato e l’uomo distrutto. La notte era fredda e calma
e percorrendo la strada Michael si teneva le tempie pulsanti mentre
sentiva il cuore battergli forte nel petto. Era troppa l’emozione vissuta
in quegli ultimi istanti.
Il fantasma dei Natali che furono abbandonò il giovane all’ingresso della
sua casa non prima di avergli augurato buona fortuna.
- Troverà la sua strada Signor Vaughn.
- Lo spero....
- Si aspetti la visita degli altri miei due colleghi. Si riposi perché
presto arriverà lo Spirito dei Natali presenti.
Michael non rispose, entrò in casa, salì le scale e varcando la soglia
della camera guardò nel letto Lauren che dormiva profondamente. Sua
moglie. Ma negli occhi aveva solo gli occhi scuri e profondi di Sydney. E
nelle orecchie la sua risata cristallina. E nella mente un unico pensiero:
Sydney.
Si adagiò sulla poltrona massaggiandosi le tempie. Quella sarebbe stata
una lunga notte. ***
Dopo pochi istanti alzò gli occhi per vedere
che ore fossero. Doveva essere quasi mattino invece la luce tendeva ad
apparire. Fissò stupito la sua sveglia notando che segnava le 11.59 p.m.
Allo scoccare della mezzanotte sentì un gran tonfo dietro la porta della
stanza. Si alzò spaventato. Aprì la porta e... iniziò a ridere. Non
riusciva ad arrestare la sua ilarità. Per terra c’era Weiss vestito da
Babbo Natale. Immaginò che fosse inciampato sul tappeto.
- Ehi amico piantala di ridere ok?!?
- Weiss.... ma che.... – non riuscì a continuare la frase che di nuovo
ricominciò a ridere vedendo la faccia paonazza del collega. O di colui che
credeva tale.
- Ora basta! Sono in servizio! Immagino tu sia Vaughn.... Michael giusto?
- Sì esatto. E tu? Sei Babbo Natale? – chiese Michael trattenendo a stento
una risata.
- No ovviamente! Io sono lo Spirito del Natale presente e ora dobbiamo
andare.
- Dai Weiss piantala! Fai parte anche tu della recita?!?! Ma come ti sei
conciato?!?!
- Ascoltami bene: innanzitutto non sono il tuo amico Weiss. Ho solo preso
le sue sembianze per facilitarti le cose. E mi sembra di avertele
facilitate fin troppo! E secondo... non sono io che ho scelto questo
abbigliamento! È l’autrice che mi descrive così! Se la piglio... E ora
seguimi. Il tempo stringe e abbiamo qualcosa di interessante da vedere.
Andiamo!
Michael non riuscì a replicare nulla. Se stava impazzendo almeno lo faceva
divertendosi!
Lo spirito con le sembianze di Weiss condusse Michael sul balcone della
camera da letto.
- Tieniti forte! Ora decolliamo!
Michael annuì e si strinse alla manica di quel buffo Babbo Natale.
Come per magia, avvolti da una polverina dorata che Michael immaginò
rubata a Campanellino, i due strani individui spiccarono il volo.
Michael si guardò indietro e intravide Lauren che dormiva serena nel suo
letto. Egli sapeva dentro di sè che dopo quel viaggio nulla sarebbe stato
più come prima.
Volarono sui tetti di Los Angeles osservando da quella postazione
privilegiata l’intera città. Atterrarono infine davanti ad un palazzo che
Michael non riconobbe. Salirono le scale fino al primo piano e si
ritrovarono davanti all’appartamento 1580. Entrarono. L’atmosfera era
calma e rilassata. Le luci dell’albero lampeggiavano nella sala principale
e si sentivano risate colme di gioia. Riconobbe immediatamente la risata
cristallina di Sydney ma non quella dell’altra persona. Doveva essere
maschile... Andò dritto in sala lasciando indietro lo Spirito. E vide ciò
che non pensava di vedere. Sydney e Will teneramente abbracciati su un
plaid steso al centro dell’appartamento. Ridevano brindando al Natale. Syd
era felice. Will era felice! Michael guardava la scena curioso.
- Brindiamo all’Amore! – disse Sydney con voce trillante.
- All’amore! – rispose Will. E dopo aver bevuto un sorso di vino si
avvicinò a Sydney baciandola dolcemente sulle labbra.
Michael restò di stuccò e scappò dalla stanza.
- Ehi amico?!? Amico? Dove ti sei cacciato? – diceva cercandolo lo
Spirito.
- Sono qui. – rispose lui appoggiato ad una parete a braccia conserte
fuori dall’appartamento
- Hai una faccia terribile!
- E questo cos’era? Cosa volevi dirmi? Qual’è il messaggio? – il suo tono
di voce era piuttosto alterato.
- Ehi calma, calma Michael. Questo è ciò che sta succedendo ora. In questo
stesso istante. È il presente come conseguenza delle tue azioni passate.
- Io non l’ho mai buttata nelle braccia di Will!
- No. Però tu ti sei sposato. Ricordi?
- Lauren...
- Già, Lauren.
- Cosa significano tutte queste visite notturne?
- Sono un’opportunità. Per capire cosa è stato, cos’è e cosa sarà se le
cose procederanno in questo modo.
- Quindi questo non è un sogno.
- No.
- E Syd e Will ... loro si sono baciati davvero poco fa...
- Sì.
- Che devo fare? – non era una domanda per lo Spirito, la stava formulando
a se stesso e non riusciva a trovare la risposta.
- Vedi Michael le tue azioni hanno delle ripercussioni sugli altri. Spesso
impreviste. Sydney doveva essere uscita dalla tua vita in maniera
definitiva ed invece è riapparsa. E ora tu sei sposato.
- Ti ringrazio per il resoconto della situazione... ma non so che devo
fare.
- Quello che devi fare lo sai solo tu. Io ti sto solo dando una mano a
capire. Poi sta a te decidere.
- Spirito riportami a casa.
Michael prese la manica del Fantasma dei Natali Presenti e si alzarono in
volo sopra la città. Fin lassù si sentivano le risate della gente che in
strada si scambiava gli auguri. Tutti sembravano felici. Ma lui no. Ancora
lo tormentava la visione di Sydney che baciava Will. Era geloso.
Profondamente geloso. E ora tormentava la manica del Fantasma natalizio
senza riuscire a leggere nelle stelle sopra di lui la risposta definitiva
alle sue domande.
Atterrarono sul balcone di casa Vaughn silenziosamente.
- Michael, ora arriverà l’ultimo spirito. Devi essere coraggioso. E
affrontare le tue paure. Afferra l’attimo e non fidarti affatto del
domani.
- Questa citazione non è tua...
- Sì... beh.... beccato! Però fa sempre una certa scena... Comunque
seriamente, amico, devi inseguire i tuoi sogni. Devi essere sincero con le
persone che ami. Le bugie sono inutili quando sei sottoterra. L’importante
è amare. Ed essere amati...
- Vedo che sei uno Spirito cinefilo... Hai visto anche tu Moulin Rouge?
- Ehe ehe ehe! Sei un tipo simpatico Michael... ora però è giunto il mio
momento di andare. E ricorda le mie parole.
- Sono tutte qui. – rispose Michael toccandosi la testa.
- Buon Natale... Buon Natale ragazzo mio. Vivi la tua vita. Non avere
paura. Buon Natale...
Lo spirito si allontanò in vola. Era così buffo che a Michael scappò
un’altra risata.
Dopo averlo visto scomparire dietro un grattacielo, rientrò in casa e si
sedette sul letto. Era davvero molto stanco e aveva solo voglia di
dormire. Lauren ancora nel letto placidamente sonnecchiava. Si sdraiò
accanto a lei e fissò nuovamente l’ora. Erano ancora le 11.59 p.m. Per la
terza volta quella notte scoccò la mezzanotte e all’ultimo rintocco di un
campanile lontano si materializzò sul fondo della stanza l’ultimo
fantasma. Michael lo fissò stupito e meravigliato come le precedenti due
volte. Ancora non si era abituato a tutto questo tran tran!
Quello doveva essere il Fantasma del Natale Futuro. Avvolto da una
mantella nera impenetrabile non lasciava scorgere nessun tratto del suo
volto.
- Buonasera Spirito.
- Ciao Michael. – gli rispose quello con una voce familiare.
***
La stanza era avvolta dal silenzio più assoluto. Si sentiva solo il
respiro armonico di Lauren. <Chissà che cosa sta sognando…> si mise a
pensare distrattamente Vaughn per un attimo. Ma la sua attenzione fu
subito attratta dallo Spirito.
- Irina… La famiglia Bristow è al completo…
- Già… Noi spiriti pensavamo che queste persone fossero per te familiari.
– e dicendo questo si tolse l’enorme cappuccio che le nascondeva il viso.
- Fin troppo…
Michael pensò che aveva dinnanzi a lui la madre di Sydney. Che era grazie
a lei che aveva avuto quel bellissimo Natale due anni fa con la di lei
figlia. Questo fu il suo primo pensiero. Seguito immediatamente da quello
più triste che lei era la causa dei suoi Natali passati avvolti
dall’angoscia e dalla tristezza a causa della mancanza del padre.
- Vedo i tuoi pensieri Michael… Purtroppo i Natali passati sono passati.
Io posso solo mostrarti il futuro. Farti vedere ciò che sarà se tutto
andrà come sta andando.
- Sono pronto.
- Bene. Chiudi gli occhi.
Michael seguì le istruzioni del terzo Spirito e quando, dietro ordine di
quello, riaprì gli occhi, si trovò nella stessa stanza da cui era partito.
- Ma… non ci siamo mossi!
- Aspetta. – rispose quello indicandogli il letto.
Michael guardò nel letto e vide lui stesso sdraiato. Era più vecchio e il
viso segnato dal tempo trascorso. Guardava il soffitto il Michael che sarà
e, pensieroso, si tormentava le mani. Il letto dall’altra parte era
perfettamente in ordine. Segno che qualcuno non vi dormiva da molto tempo.
E neppure quella notte lo avrebbe fatto. Era solo. Completamente solo,
avvolto dall’oscurità della notte.
Il Michael che è, domandò ad Irina il motivo della sua solitudine. Lei
allora gli posò una mano sugli occhi chiudendoglieli. Quando li riaprì si
trovò al centro di una combriccola di bambini festanti che si rincorrevano
attorno all’abete illuminato. Spostò gli occhi verso il divano dove notò
due pacifici genitori teneramente abbracciati. Non ci mise che un istante
a riconoscere Syd e Will. Lui con qualche ruga in più e qualche capello in
meno. Lei sempre bellissima, con un sorriso folgorante. La guardò e pensò
a quanto gli sarebbe piaciuto invecchiare con lei. Avrebbe voluto
accarezzarle la prima ruga spuntata sul suo viso e baciarle le labbra in
ogni istante della loro vita. Lei era sempre Sydney. Il suo più grande
amore. Il suo unico amore.
Lo Spirito di Irina lesse ogni suo pensiero e gli si spezzò il cuore
avvertendo la disperazione del giovane.
- Andiamo. Il mio compito ingrato non è ancora finito...
Lo condusse in una nuova scena in qualche Natale perso nel tempo. Un
Michael ed una Lauren maturi erano seduti sul letto uno di fronte
all’altro e si stavano lasciando. Poté udire solo qualche parola del loro
discorso.
- Michael, è ora di farla finita. Non mi hai mai amata ed hai smesso di
volermi bene parecchio tempo fa.
- Lauren....
- Michael. So tutto. Io ti ho amato davvero ma in fondo ho sempre saputo
che il tuo cuore era altrove.
- Lauren, io ti ho amato e ti amo ancora adess...
- Sssst – le disse lei pazientemente mettendogli un dito sulle labbra per
farlo tacere - Michael. Lo so io. Lo sanno tutti. Solo tu e Sydney avete
sempre mentito a voi stessi. Ora forse tu sei perduto ma io... io voglio
essere amata Michael! Voglio qualcuno che mi voglia, che mi desideri, che
mi stringa, che mi baci. Voglio essere amata....
Concluse questa frase in singhiozzi e Michael non poté fare altro che
abbracciarla stretta stretta.
- Scusami... scusami... scusami... – queste erano le uniche parole che
riusciva a dire.
La scena si dissolse lentamente. Michael vedeva i due coniugi Vaughn
sempre meno nitidamente finché scomparvero dalla sua visuale. Ora si
trovava all’aperto. Regnava il silenzio assoluto e anche i suoi passi
sulle foglie non emettevano alcun rumore.
Camminava guardandosi attorno finché vide lontano un gruppo di persone.
Riconobbe Lauren. Poi Jack e Weiss col suo cane. Alla fine del gruppo
Sydney abbracciata a Will.
Irina gli fece segno di avvicinarsi a loro. Lui obbedì e si trovò al
centro di un funerale. Tutti erano tristi, qualcuno piangeva, qualcun
altro chiaccherava. Vide Weiss soffiarsi più volte il naso nascondendo il
volto nel suo fazzoletto. Poi vide Will che abbracciava Sydney facendole
forza. Jack composto osservava l’intera scena. Sembrava addolorato anche
se il suo sguardo era sempre imperscrutabile. Poi vide sua moglie Lauren
che andava da Sydney.
- Sydney, ti faccio le mie condoglianze...
- Lauren... dovrei farle io a te... – la sua voce era strozzata.
- Sydney, sappiamo entrambe che eri tu la prescelta, la sua anima
gemella...
- Lauren io...
- Sydney, tanto tempo è passato e ormai ciò che è passato è passato. Ho
accettato il mio ruolo di porto in mezzo alla tempesta. Una tempesta che
ha sempre recato il tuo nome, Sydney. Sei sempre stata tu nei suoi
pensieri, nel suo corpo, nelle sue vene, nella sua anima. Sydney tu l’hai
travolto e lui si è completamente abbandonato a te. Quando ti ha perso ha
iniziato a lasciarsi morire anche lui. Quando tu sei risorta lui è stato
nuovamente in tua balia...Ma il suo onore, il suo buon cuore, accidenti a
lui!, gli hanno impedito di essere sincero con me e soprattutto con se
stesso...
- Lauren... mi spiace dell’inferno che ti ho fatto sopportare....
- Sydney, spiace a me per essere stata la causa del tuo inferno
personale...
- So solo che lassù, in Paradiso, la, la sarete nuovamente insieme...
Dicendo quest’ultima frase in singhiozzi, Lauren si allontanò e Sydney che
si era allontanata da Will, gli si avvicinò nuovamente abbracciandolo.
Michael fissava la scena esterrefatto. Un dubbio lo tormentava. Doveva
porre fine a quel dubbio. Guardò la lapide e vide inciso il nome
dell’agente Michael Vaughn. Il suo nome.
Si sentì mancare il respiro e indietreggiò. Allora era questo ciò che lo
attendeva... Stare con la donna sbagliata, rimpiangere il suo vero amore e
infine morire solo...
Guardò Sydney e lei alzò in quell’istante il viso. Sembrò fissarlo negli
occhi
- Michael.... – i suoi occhi pieni di lacrime lo fissarono. Lei l’aveva
visto!
Dopo aver pronunciato il nome dell’amato si accasciò a terra.
- Lei morrà oggi. – intervenne lo Spirito.
- Spirito... Irina... non dirmi questo!
- Michael, lei ti ha visto. I vostri occhi si sono incontrati. Il vostro
amore va al di la del tempo e dello spazio... non so spiegarmelo ma... è
così! .... Lei morrà, morrà di crepacuore. A causa tua. E il tuo viso sarà
l’ultimo viso che vedrà. Il tuo nome sarà l’ultimo che pronuncerà. Il suo
cuore sarà l’ultimo cuore che si spezzerà a causa del vostro amore
immortale...
- Noooooooooooooooooooooo! – gridò Michael accasciandosi a terra.
***
Si svegliò di soprassalto. Era madido di sudore e le tempie gli pulsavano
violentemente. Ancora nella mente gli occhi di Sydney che lo riconoscevano
attraverso il tempo e lo spazio e il cuore di lei che per l’emozione si
frantumava in mille pezzi. Il dolore gli opprimeva il petto. Lo sguardo
andò immediatamente alla sveglia sul comodino. Erano le 11.59 p.m.
Scattarono nell’istante in cui volgeva gli occhi su di essa le 12.00 p.m.
Si guardò nella stanza alla ricerca di un quarto spettro. Quando
scattarono le 12.01 p.m. capì che il quarto spettro dormiva proprio
accanto a lui e che doveva affrontarlo. Ora.
Svegliò Lauren scuotendola leggermente.
- Michael... che c’è? E’ presto...
- Lauren... dobbiamo parlare.
Lauren aprì gli occhi e guardò la parete di fronte a lei. Sapeva che era
giunto il momento. Si girò verso suo marito pronta ad ascoltarlo. Lui la
guardò mentre lei si metteva a sedere sul letto. Gli sembrava di aver già
vissuto quella scena, anche se solo come spettatore. Stava per affrontare
il suo personale demone. Il Fantasma più difficile.
- Lauren io...
- Mi stai lasciando Michael?
- Perché pensi che io ti stia lasciando?
- Lo stai facendo vero?
- Lauren.... è molto complicato... – dopo che lei lo guardò stanca dei
suoi giri di parole, decise di essere brutalmente sincero – sì – ammise
infine.
- Per Sydney.
- Sì.
- L’ho sempre saputo. Forse se lei non fosse ricomparsa tu saresti rimasto
con me pur di non restare solo, ma da quando lei è nuovamente tornata in
vita... da quando sei tornato da Honk Kong ho sempre saputo che saresti
tornato da lei. Non sapevo quando. Non sapevo per quanto il tuo onore, il
tuo senso di colpa ti avrebbero tenuto legato a me. Io sapevo ma...
Michael... io ti amo... – e dicendo questo scoppiò in lacrime.
- Lauren... so che non mi credi ma... lo faccio anche per te. Non voglio
arrivare ad odiarti. Non voglio arrivare al punto che tu odi te stessa. E
me. Lauren, voglio darti un’altra possibilità di trovare la persona giusta
per te. Io purtroppo non sono la persona che credevi... Non me ne sono
reso conto fino a stanotte, quando tre Spiriti mi hanno illuminato la
via...
- Michael... ho paura...
- Lauren... mi dispiace... mi dispiace... mi dispiace... – e così dicendo
la abbracciò stretta a sè.
Neppure lui seppe per quanto tempo stettero abbracciati. Si persero in
quell’ultimo abbraccio che valeva più di mille parole.
Quando la luce invase la camera da letto, Lauren si staccò da quello che
era ormai solo legalmente suo marito.
- Michael, va da lei. Vai.
- Io... Lauren... lei ora sta con Will... è scritto nel suo destino.
Lauren scoppiò a ridere. Una risata triste e malinconica allo stesso
tempo.
- Michael... tu mi parli di Destino?!? Il vostro Destino è segnato. Voi
siete destinati a stare insieme...non c’è destino più chiaro del vostro...
- Ma Lauren... loro... loro si sono baciati...
- Mic tesoro... noi ci siamo sposati! Vedi quanti errori facciamo noi
esseri umani? Su, corri da lei, compi il vostro destino...
Michael si alzò dal letto dopo aver ricevuto la benedizione di quella che
presto non sarebbe più stata sua moglie. Andò verso di lei e le diede un
ultimo bacio sulle labbra.
- L’ultimo bacio mio dolce bambino... brucia sulle labbra come gocce di
limone... – si mise a cantare sottovoce Lauren.
Michael la guardò e le sorrise tristemente. Poi aprì la porta, scese le
scale e prese velocemente dall’appendiabiti il suo giaccone.
Uscì dalla porta di casa col cuore più leggero. Ispirò profondamente. Si
sentiva finalmente nuovamente vivo.
- Arrivo... un attimo... arrivo! – Sydney si alzò pigramente dal letto al
suono del campanello che non smetteva un attimo di trillare – Ma chi
diavolo...
Aprì la porta e dinnanzi a lei una sorpresa la attendeva.
- Michael??? Michael, è successo qualcosa?
- No... cioè sì... Insomma, io e Lauren ci siamo lasciati.
- Mi dispiace – si morse il labbro, quell’affermazione non era del tutto
sincera.
- Sydney io... non c’è un modo diverso dal dirlo... te lo devo dire...
- Michael, calmati. Entra in casa. Dimmi tutto.
- Sydney io ti amo. – al suono di queste parole gli occhi bruni di lei
presero vita e fissarono intensamente l’uomo che stava dinnanzi a lei che
continuò - Io ti ho sempre amato ma sono stato uno stupido a non dirtelo
subito. Appena ti ho visto ad Honk Kong avrei voluto baciarti e
abbracciarti e dimenticare i due anni più orribili della mia vita. I due
anni senza di te. Sydney io sono morto con te e sono poi tornato alla vita
con te. Io ti amo così follemente che il mio cuore si sta spezzando a
forza di non averti accanto. Io voglio stare con te per sempre. Voglio
baciare la prima ruga che solcherà il tuo viso, accarezzare i tuoi capelli
che ingrigiscono e stringerti a me baciandoti ogni singolo istante della
mia vita.
- Ah... e questo quando l’avresti capito? Prima o dopo aver mollato tua
moglie? – chiese lei freddamente.
- Prima... l’ho sempre saputo... ma stanotte... Sydney... stanotte
Qualcuno mi ha recapitato un messaggio. Tuo padre, Weiss, tua madre...
loro mi hanno aiutato a capire...
- Ma di cosa stai parlando?
- Niente Sydney, niente! Sono pazzo! Pazzo d’amore! Non potevo più stare
con Lauren, non potevo più mentirle in ogni secondo della mia vita. Perché
ogni mio secondo, ogni battito del mio cuore, ogni mio respiro sono
scanditi dal pensiero di te, dei tuoi capelli, dei tuoi occhi, delle tue
labbra...
- Vaughn... io...
- Syd non farlo. Non rinunciare al sogno. Non rinunciare all’amore. Non
rinunciare al nostro amore infinito... non farlo... non ora che entrambi
sappiamo di appartenerci. Io ho cercato inutilmente di dimenticarti ed ho
fatto l’errore di sposare Lauren... tu hai baciato Will ma non mi
importa.... so che eri con me, perché io ero li, con te...
- Vaughn io... ma come diavolo fai a sapere del bacio di Will?
- E’ un segreto... – e così dicendo sorrise abbracciandola.
I loro occhi erano a pochi millimetri, i loro nasi si sfioravano, le loro
bocche respiravano la stessa aria e le loro labbra sfuggirono al controllo
e si baciarono. Finalmente. Nuovamente. Ancora e ancora. Per sempre.
***
Nessuno sa veramente quanto durò quel bacio.
Qualcuno disse tutta la notte, qualcun’altro affermò che durò pochi
istanti. Ma io so che quel bacio dura ancora ora. Per l’eternità. |