Le nubi scure che tappezzavano il cielo di
Los Angeles da almeno due giorni, furono squarciate da un raggio di sole.
Sydney era chiusa nella stanza di un albergo da diversi giorni, non era
ancora riuscita ad incontrare nessuno dei suoi cari. Venne sottoposta a
svariati esami medici e psichiatrici, si sentiva esausta e frustrata,
venire a sapere in quel modo di aver perso due anni della propria vita,
era stato uno shock da cui non si era ancora ripresa. Per giunta la prima
persona che aveva incontrato, Vaughn, le aveva spezzato il cuore. Si era
sposato, non riusciva a giustificare la sua scelta, due anni non sono
tanti se un amore è vero, per lui evidentemente non lo era, come lo era
per lei.
Qualcuno bussò alla porta, alzò gli occhi e vide suo padre, con gli occhi
pieni di lacrime, non riusciva ancora a credere di poter di nuovo
riabbracciare la sua bambina. Quei due anni per lui furono un vero
inferno, si dovette riprendere dai duri trattamenti a cui Sloane lo
sottopose, e di certo il grande vuoto che Sydney, aveva lasciato dentro di
lui, non era certo d'aiuto.
"Sydney!"
"Papà!"
Si abbracciarono a lungo, Sydney vide disegnata sulla sua faccia, la
sofferenza che aveva dovuto provare per quei due anni.
"Mi dispiace per tutto, per gli anni in cui non ti sono stato vicino, per
le cose mai dette, e per non aver fatto abbastanza, per ritrovarti."
"Non possiamo cambiare il passato, in questi giorni ho pensato a tante
cose, una di queste e che voglio passare più tempo con le persone che amo,
non sai mai cosa ti può riservare la vita, ed il tempo perso è un
rimpianto, a cui non si può porre rimedio."
"Sono venuto a portarti via, hai finito con i test, ora dovresti
riposare."
"Ho paura, non so cosa troverò la fuori."
"Sono cambiate tante cose, ma io ti aiuterò a percorrere la strada verso
casa, ci saranno delle cose che ti faranno soffrire, ma il tempo è dalla
tua parte, tutto passa prima o poi."
Uscirono dall'albergo, l'aria profumava di terra bagnata, Sydney, rimase
per un attimo a guardare le macchine sfrecciare per la strada, ma i suoi
occhi vedevano quelle immagini come a rallentatore, si sentiva come
svuotata dentro, quasi disorientata.
Arrivarono nell'appartamento di Jack, Sydney sentiva il bisogno di avere
delle risposte, conservava ancora qualche speranza per la sorte di
Francie. Sperava che il clone l'avesse solo rapita, e magari portata in un
luogo lontano.
"Papà, che fine hanno fatto Francie e Will, dimmi la verità?"
"Will sta bene, quella sera la nostra squadra è riuscita ad arrivare in
tempo per salvare almeno lui."
"E Francie, siete riusciti a trovarla?"
"No, ma crediamo che sia morta."
"Come fate ad esserne sicuri, avete ritrovato il suo corpo?"
"Non ancora, ma sappiamo come Sark e Sloane sono soliti agire, non avranno
lasciato nessuna traccia, figuriamoci un testimone scomodo."
Il fragile castello di carte che Sydney aveva costruito, per tenere viva
la speranza era crollato, quello che diceva suo padre era vero, un'altra
persona a lei cara era morta per causa sua, come poteva perdonarselo.
**********
Will camminava velocemente, tra i trafficati marciapiedi di New York,
cercando di schivare la gente, era in ritardo, doveva incontrare un
informatore per un articolo che stava scrivendo. Dopo la scomparsa di
Sydney e Francie, non poteva più vivere a Los Angeles, troppo cose di quel
luogo gli ricordavano le sue amiche. Il suo nome era stato riabilitato, ed
era stato assunto al New York Post, si trovava bene finalmente aveva
potuto riprendere svolgere il lavoro che amava veramente.
Nel luogo dell'appuntamento Will si guardava intorno, si girò quando sentì
un rumore sospetto, rimase di sasso quando vide Vaughn davanti a lui.
"Quanto tempo."
"Cosa è successo, di sicuro questa non è una visita di cortesi."
"Infatti, è accaduta una cosa che dovresti sapere."
"Devo preoccuparmi?"
"Sydney è tornata."
"Non capisco, in che senso."
"Abbiamo ricevuto una chiamata dal nostro contatto a Hong Kong, sono stato
mandato la, e neanche io potevo credere ai miei occhi."
"Dove è stata per tutto questo tempo, e come sta?"
"Apparentemente bene, ma non ricorda niente, pare che i suoi ricordi si
siano fermati a quella notte a casa vostra, quando c'è stato lo scontro
con il clone."
"Mio Dio, povera Syd."
"Che hai intenzione di fare, andrai da lei?"
"Non lo so, forse a lei farebbe piacere, ma per me già ricordare quei
momenti è una cosa che mi riesce difficile, non so come potrei reagire
vedendola nuovamente."
"Questo è il suo indirizzo."
Si salutarono ed ognuno andò per la propria strada.
**********
In un caffè di Londra, Sark aspettava nervosamente qualcuno, un cameriere
gli si avvicinò e gli fece segno di seguirlo. Salirono le scale ed
entrarono in un piccolo appartamento, che si trovava sopra il bar. Il
cameriere andò via, Sark entrò in una delle stanze, dove seduto ad
attenderlo si trovava Sloane.
"Come mai mi ha voluto vedere con tanta urgenza, signor Sark?"
"Ho saputo, che Sydney Bristow è ritornata a casa, ma non eravamo
d'accordo di eliminarla?"
"Le cose sono cambiate."
"Questo non toglie che è un grosso pericolo."
"Non necessariamente, il trattamento a cui l'abbiamo sottoposta, ha
funzionato, non ricorderà niente, te lo posso assicurare."
"Se lo dice lei, mi fido."
"Bene, ora può andare, credo che abbia di meglio da fare, ma non si
allontani troppo, potrebbe sempre servirmi."
In realtà Sark, non si era del tutto convinto, ormai Sloane si sentiva
appagato, e probabilmente aveva abbassato la guardia.
"Finalmente sei tornato, aspettavo con ansia il tuo ritorno, sei riuscito
a scoprire qualcosa?"
"Ti prego Allison, non è il momento giusto, sono molto stanco."
"Tu sei stanco, ed io cosa dovrei dire, sono costretta da anni a guardare
allo specchio una faccia che non è la mia."
"Sapevi a cosa andavi incontro."
"Non è vero, mi avevate detto, che ci sarebbe stato un processo che mi
avrebbe fatto tornare quella di prima."
"Infatti doveva andare così, ma il laboratorio è saltato in aria, con
tutto il lavoro, stiamo facendo di tutto per ricostruirlo."
"Io non ne posso più."
"Lo so amore mio."
Dopo lo scontro con Sydney, la falsa Francie, nonostante le profonde
ferite, era sopravvissuta, ma il dover vivere con il viso di un'altra
persona, era un peso troppo grande, che non riusciva più a sopportare.
**********
Sydney si era svegliata quella mattina con una bella sensazione. Aveva
dormito per quattro notti di fila nello stesso letto, ormai poteva dire di
sentirsi a casa, suo padre l'aveva convinta a vivere con lui, almeno per
un periodo, non doveva stare sola.
Tra la posta, vide una lettera indirizzata a lei, era di Will, le mani le
tremavano nell'aprirla.
Cara Syd,
quando sono venuto a sapere del tuo ritorno, una valanga di emozioni, ha
scosso la vita tranquilla che ho cercato di costruirmi, in questi anni.
Non sai quanto vorrei vederti, e forse un giorno lo farò, ma non adesso.
Non voglio ferirti, ma tu non sai cosa ho passato, ero convinto di aver
perso le persone più care che avevo al mondo, tu, Francie. Sono dovuto
scappare da quella città, e ancora oggi, a volte al mattino, non vorrei
alzarmi dal letto. Sono convinto che anche tu stai passando dei brutti
momenti, e anche per questo non posso essere io la persona più adatta a
starti vicino, come una volta. Voglio raccomandarti una cosa, non perderti
nei sensi di colpa, quello che e accaduto, era più grande di noi, non
c'era niente che potevi fare.
Ti voglio bene, non dimenticarlo mai.
Will
Sydney di certo non si aspettava tutta questa freddezza, poteva capire il
suo grande dolore, ma non meritava di essere liquidata, con una semplice
lettera. Era sola, come mai nella sua vita, prese la giacca ed uscì.
**********
"Buongiorno Jack, aspettavamo solo lei per iniziare."
"Credo di non essermi spiegato, io ho chiuso con questa vita, sono qui
solo per ribadirlo."
Jack, dopo la scomparsa di sua figlia, aveva dato le sue dimissioni
dall'agenzia, ora che Sydney era tornata, si erano messi in contatto con
lui, per proporgli di ritornare a suo vecchio incarico.
"Abbiamo bisogno di te, non vuoi sapere cosa è accaduto a tua figlia in
questi anni?"
"Se devo essere sincero, preferirei di no."
"Per noi invece è fondamentale scoprirlo, ti ricordo che tua figlia, era
un agente operativo della CIA, a conoscenza d'informazioni che avrebbero
fatto gola a chiunque."
"Proprio questo mi preoccupa, chiunque sia coinvolto nella sua sparizione,
di sicuro non l'avrà trattata con i guanti, è sconvolta perché non ricorda
cosa le sia accaduto in questi anni, ma sono certo che ricordare, non le
farà altrettanto bene."
"Ricorda che non abbiamo bisogno della tua autorizzazione, per parlare con
lei."
"Allora, perché mi trovo qui?"
"Pensavamo che con il tuo sostegno, sarebbe stato più facile per lei."
"Il mio sostegno lo avrà a casa, non in un ufficio, mentre voi squali, non
vi farete nessuno scrupolo, a torturarla ulteriormente."
"Se è così che la pensi, allora puoi anche andare."
"Grazie, ma vi avviso, non esagerate con lei, o mi vedrò costretto a
tornare, e non sarà di certo per una chiacchierata amichevole."
La vita di Jack, ora era completamente cambiata, non era più quell'uomo
freddo e impenetrabile di prima, in quei due anni si era reso conto di
aver perso troppo tempo con Sydney, voleva proteggerla, ma con il suo
atteggiamento, era riuscito solo ad allontanarla. La sua ancor di
salvezza, fu frequentare un gruppo di sostegno, gli fu consigliato da una
psicologa, gli era stato molto utile, perché era riuscito ad aprirsi, si
era scrollato di dosso quella corazza, che lo aveva reso impenetrabile a
tutto, persino all'amore. Voleva parlarne con Sydney, anche lei alla fine
avrebbe avuto bisogno di un sostegno, che in quel gruppo, avrebbe di certo
trovato.
Intanto Sydney, era ritornata a casa, aveva camminato per un po’, cercando
nella sua testa, anche un piccolo ricordo, ma non era riuscita a trovare
niente. Si era fatto tardi, dopo aver mangiato un toast, andò a dormire.
Ma il suo sonno, non era per niente tranquillo, si sentiva attanagliare
dall'angoscia, il respiro era sempre più affannoso.
**flashback**
"Mi raccomando, fai attenzione, ricorda che ci serve viva."
"Tranquillo."
Sloane ed uno dei suoi scagnozzi, entrarono nell'appartamento di Sydney,
ai loro occhi si presentò una scena, quasi apocalittica. Sembrava che
fosse passato un uragano, vetri in frantumo, porte rotte, e i corpi di
Sydney e la falsa Francie, distesi per terra, sembravano morte, ma nessuna
delle due, fortunatamente lo era.
"La Bristow è viva, la portiamo via?"
"Chiama la squadra di recupero, devono fare in fretta, noi intanto
prepariamoci a cancellare ogni traccia, del nostro passaggio."
Sydney ed Allison, furono caricate in un elicottero, mentre Sloane ed il
suo uomo, cosparsero di benzina l'intero appartamento.
**Fine flashback**
**********
"Non credo che accetterà mai la nostra proposta."
"La conosco, forse inizialmente no, ma non starà tanto a leccarsi le
ferite, prima o poi sentirà la voglia di scoprire cosa è accaduto in quei
due anni."
"Direttore, io credo che ci sarebbe stato d'aiuto Sark in questo momento."
"Forse no, per me rimane solo un burattino, che non bada tanto a chi muove
i fili, si è venduto per poco, poi sai che abbiamo dovuto liberarlo, ma
non è escluso che lo riprenderemo."
Hunley, dopo essere stato costretto a liberare Sark, aspettava solo il
momento per ributtarlo in una cella, era un uomo molto pericoloso, privo
di senso dell'onore, disposto a tutto per denaro. Per diverso tempo era
stato il braccio destro di Sloane, ma anche di Irina Derevko, di cui non
si avevano più notizie, nessun particolare movimento che aveva fatto
sospettare la loro presenza.
Probabilmente era informato dei piani di Sloane, e poteva anche sapere
qualcosa, in merito alla scomparsa di Sydney Bristow.
La conversazione fra Hunley, il nuovo direttore della CIA, ed il suo vice
Dixon, fu interrotta dall'arrivo di Sydney.
"Sydney, prego si accomodi, come lei ben sa, ora sono io che commando qui,
il signor Kendall mi ha lasciato tante gatte da pelare."
"Grazie, una delle sue gatte sarei io?"
"Vedo che non ha perso la sua pungente ironia."
"Mi aiuta a sopravvivere."
"Ho saputo, che i suoi test clinici, sono stati positivi, ora vorrei
presentarle uno dei nostri nuovi acquisti, l'agente David Olitam, si
occuperà del suo caso."
"Piacere, è un onore conoscerla, ho letto il suo stato di servizio,
invidiabile direi."
"Non è come sembra."
"Ora parliamo un po’, della sua attuale situazione, se la senta di tornare
in servizio, non sul campo si capisce, ma le andrebbe di collaborare con
l'agente Olitam."
"Non lo so, sapevo che mi avrebbe chiesto questo, ma ancora non me la
sento, anche se la voglia di scoprire cosa mi è accaduto, sta diventando
sempre più forte."
"Sydney, io non ti posso promettere niente, scusami se ti do del tu, ma mi
sento vicino a te, so cosa stai passando, ho vissuto una situazione simile
alla tua, forse è per questo che mi hanno assegnato il tuo caso, e farò
del mio meglio per aiutarti a venirne fuori."
Quelle parole, e quello sguardo così profondo, colpirono Sydney, tanto che
decise di fidarsi e di accettare la loro proposta.
"Per oggi può bastare, possiamo rivederci domani, per definire meglio
alcuni dettagli sulla sua collaborazione."
Hunley rimase soddisfatto, avere nuovamente Sydney Bristow alla CIA, era
un potenziamento enorme.
Vaughn tornava a casa dal lavoro, in quei giorni non aveva fatto altro che
pensare alla situazione che si era creata, il ritorno di Sydney lo aveva
spiazzato, stava finalmente rimettendo in ordine la sua vita, ora aveva
una moglie, e la possibilità di disegnare un futuro sereno con la sua
famiglia. Ma dopo l'incontro con Sydney, la situazione si era capovolta,
non riusciva più a guardare sua moglie negli occhi, si sentiva in colpa,
lei era a conoscenza del suo passato, erano colleghi, ma non sapeva quanto
era stata importante per lui, la storia con Syd, il suo cuore non era
ancora, completamente libero, con il tempo, le cose sarebbero cambiate, il
fantasma di Sydney sarebbe sparito. Invece lei era tornata, in carne e
ossa, avrebbe dovuto chiarire la situazione anche con lei, ma come trovare
le parole, per spiegarle la sofferenza, e i sensi di colpa per la sua
scomparsa. In fondo se quel giorno si fosse fermato da lei, o se fosse
arrivato anche solo un minuto prima, le cose sarebbero potute andare
diversamente.
"Tesoro, sei tu?"
"Aspettavi qualcun altro?"
"Sì mio marito, sai da qualche giorno ha la testa fra le nuvole, speravo
fosse tornato a terra da me."
"Scusami hai ragione, sai questi giorni sono stati un po’ duri."
"Non mi vuoi dire cosa ti succede?"
"Passerà è solo un momento difficile, con il lavoro."
**********
"Sydney, finalmente sei tornata, iniziavo a preoccuparmi."
"Scusa, ma non ho mai avuto nessuno da avvisare, in passato."
"No, scusami tu, è un ruolo che non ho mai avuto, e forse ora è troppo
tardi."
"Non è mai troppo tardi, per amare qualcuno."
"Com'è andata?"
"Ho fatto una scelta, che non ti piacerà."
"Sei tornata alla CIA?"
"Si, ma non come agente operativo, almeno per ora."
"Ti hanno messo ai box, nell'attesa, e quando sarai tornata in forma, ti
riporteranno a quella vita."
"Sapevo che avresti reagito in questo modo, ma stai tranquillo non farò
niente, che non vorrò."
"Scusa ma, non credo che avrai molta scelta."
"Papà ho bisogno di sapere, non posso continuare a fuggire dal passato."
"Io sono con te."
"Lo sento."
"Hai fame?"
No, ho già mangiato, ora vado a dormire sono stanca."
"Buona notte Sydney."
"Buona notte."
Il mattino seguente, Sydney sì recò nel suo nuovo ufficio, dove ad
attenderla c'era l'agente Olitam.
"Ben arrivata."
"Grazie, non sono in ritardo, mi aspetta da tanto?"
"No, stai tranquilla, volevo vederti prima di andare da Hunley."
"Perché?"
"So già cosa deve dirti, potrebbe essere un po' dura per te, ti volevo
solo preparare."
"Non credo che ci sia niente di peggio, che ritrovarsi catapultata dopo
due anni, di cui non ricordo assolutamente nulla, in un mondo in cui sono
cambiate un po’ troppe cose."
"Non sarà così per sempre."
"Dite tutti così, dovrò iniziare a crederci."
"Andiamo che il capo ci aspetta."
Per Sydney David Olitam, era qualcosa di più che un semplice collega
conosciuto da poco. Si sentiva legata a lui in modo spirituale, era come
un amico, che si conosce da sempre, con cui si può stare a proprio agio,
un po' come con Will.
"Buongiorno, oggi sarà una lunga giornata, è meglio iniziare."
Hunley il nuovo direttore della CIA, era un uomo molto preparato, serio
nel suo ruolo, ma disposto ad ascoltare tutti, era affascinato dalla
personalità di Marshall, e dalla dedizione di Dixon, che era stato
promosso vice direttore.
"Senta Sydney, oggi Dixon non sarà dei nostri, è fuori per degli impegni
ufficiali, so che eravate grandi amici, e probabilmente ne avrà bisogno
ora."
"Cosa mi deve dire di così spiacevole."
"Come anche lei avrà notato ha diverse cicatrici, sparse per tutto il
corpo, una di queste si trova sulla testa, è quasi invisibile, se non si
sa cosa cercare, ma grazie ad un nuovo rilevatore creato da Marshall,
siamo riusciti a scoprire un piccolo chip."
"Nella mia testa?"
"Esatto, non siamo riusciti a scoprire in quale zona del cervello è stato
impiantato, poiché neanche con una risonanza magnetica siamo riusciti a
vederlo."
"Questo, cosa comporta?" Sydney iniziava a sentirsi in ansia.
"Probabilmente è quello che le impedisce di ricordare, è l'unica
spiegazione plausibile."
"Non si può eliminare?"
"Non lo sappiamo ancora, Marshall ci sta lavorando."
"E per quanto riguarda le altre cicatrici?"
"Alcune sono piuttosto recenti, quindi è probabile che se le sia fatte
combattendo."
"Questo vuol dire che ho continuato il lavoro di prima, forse solo un po'
più sporco."
"Questa è una possibilità."
"Ma se per ora non ho speranza di ricordare niente, a cosa vi servo?"
"Ci sono stati degli sviluppi inaspettati."
"Che cosa intende?"
"Abbiamo una traccia, un'informazione anonima, un nome per essere
precisi."
"Di chi si tratta?"
"Raskol Zametov, dalle nostre ricerche, risulta che sia un terrorista
russo."
"E cosa potrebbe sapere su di me, mi pare di non averlo mai sentito."
"Lo abbiamo rintracciato, se vuole può partire con una squadra."
"Si, mi dica solo dove e quando."
**********
"Sark, è il momento, sa cosa deve fare."
"Stia tranquillo, sarà un lavoro pulito."
Raskol Zametov, si stava recando, come ogni giovedì al ristorante, per
cenare con la sua giovane moglie. Da un anno aveva deciso di farla finita
con la sua vecchia vita, aveva deposto le armi, si era sposato ed ora
lavorava come investigatore privato.
Scese dalla macchina, ma prima che riuscisse ad entrare nel locale, una
raffica di mitra lo raggiunse, uccidendolo. Nessuno riuscì a vedere che
erano gli aggressori, la macchina sparì nell'oscurità senza lasciare
tracce.
Sydney e la sua squadra, arrivarono poco dopo l'omicidio, avvertiti dal
quartier generale. Volevano riuscire ad interrogare la moglie, forse lei
era a conoscenza della vita del marito. Ma la donna, oltre ad essere
sconvolta per la morte del marito, non sapeva niente della sua vita
passata.
Fu riaccompagnata a casa dalla polizia, e Sydney decise di seguirla,
voleva poter parlare da sola con lei.
"Signora Zametov, so che questo non è il momento giusto, per disturbarla,
ma si tratta di una cosa urgente."
"Mi chiami Irina, la prego non sono poi così vecchia."
Sydney sentendo il suo nome, s'irrigidì, era da qualche tempo che non
pensava a sua madre, e quel nome gliela riportò alla mente.
"Va bene, io ho bisogno di sapere se suo marito ha un posto dove tiene le
sue cose, magari il suo ufficio."
"Lui lavora li, forse tiene anche le sue cose private, io non lo so,
possiamo andare se vuole."
"Ora, ma forse vorrà stare un po’ da sola?"
"Non si preoccupi, non me la sento di stare da sola, e andare nel suo
ufficio me lo fa sentire più vicino, come se fosse ancora vivo."
Arrivarono sul posto, quando si accorsero che non erano da sole, infatti,
nell'ufficio si trovava già qualcuno. Sydney impugnò la pistola ed aprì la
porta, ma una misteriosa figura sbucò fuori e la spinse con forza, cadde
per terra, e non riuscì a vedere chi fosse. Entrarono, e tutto era
sottosopra, chiunque fosse voleva cancellare qualcosa, e forse era legato
alla sua scomparsa.
Dopo quello che era accaduto, Sydney fece rapporto al suo supervisore, e
poi partì per Los Angeles.
Nel parcheggio dietro il palazzo, dove si trovava l'ufficio di Zametov,
l'uomo che aveva colpito Syd, si apprestava a scappare con la sua auto,
quando all'improvviso fu colpito alle spalle.
L'uomo era Sark, che cadde a terra privo di sensi, mentre il misterioso
aggressore, prese ciò che Sark aveva rubato, e corse via.
**********
Quel giorno per Vaughn, avrebbe segnato una svolta nella sua vita. Gli era
stato proposto di ritornare a lavorare in squadra con Sydney. Prima di
dare una risposta, aveva chiesto di poter parlare con Sydney, non si erano
più visti dopo quella notte a Hong Kong, e avevano tante cose da dirsi
Sydney, aveva accettato di incontrare Vaughn. Davanti a quella porta che
la separava da lui, sentiva le gambe che tremavano, il cuore batteva
all'impazzata, lo amava troppo per ignorare i suoi sentimenti.
"Ciao, non ero sicuro che arrivassi."
"Non credo di dovertelo, però ho bisogno anch'io di parlare con te."
"Io forse dovrei scusarmi con te, non dovevo importi la realtà in quel
modo."
"Intendi l'anello?"
"Avrei dovuto parlartene con calma."
"Non sarebbe cambiato il fatto, che tu ti sia dimenticato di me così in
fretta."
"Lo sai che non è così."
"Io non so più niente. Un giorno ho chiuso gli occhi, e mi sono
risvegliata dopo due anni. Perché io non mi ricordo niente, e quindi
preferisco pensare di aver dormito, piuttosto che altro."
"Mi hanno detto degli ultimi sviluppi, mi dispiace."
"Perché mi hai voluto incontrare, io non voglio sentire le tue
giustificazioni, non mi servono."
"Non mi giustificherò, per aver sposato un'altra, ma devi sapere come sono
andate le cose."
"Va bene, parla pure."
"Quella notte, non la dimenticherò mai. Ho fatto il prima possibile, ma
quando sono arrivato a casa tua, ho trovato l'inferno. La casa era quasi
tutta bruciata, Will si è salvato per miracolo."
"Avrei voluto vederlo, ma a quanto pare, lui non la pensa come me."
"Ha sofferto anche lui, tu e Francie eravate tutto per lui."
"Lo so, ma io ora sono qui."
"Ma ti abbiamo creduta morta, il corpo carbonizzato, è risultato il tuo,
cosa dovevamo pensare."
"Posso chiederti una cosa?"
"Sì tutto quello che vuoi."
"La ami davvero."
"Lauren, mi ha aiutato molto ad uscirne."
"Non mi hai risposto."
"Perché non posso, il tuo ritorno mi ha sconvolto, forse più della tua
morte."
"Vuoi sapere se possiamo ancora lavorare insieme, ti consiglio allora di
trovarla una risposta."
"Veramente, mi chiedevo se tu sopportavi la mia presenza."
"Non ci sono problemi, c'è di peggio."
Si salutarono freddamente, ed ognuno tornò al proprio posto, avrebbero
lavorato ancora insieme, chissà cosa gli riserverà il destino.
**********
"Ciao, come mai così tardi?"
"Ero in sala riunioni, con Sydney Bristow."
"Mi devi dire qualcosa?"
"Si, ma non qui, parleremo a casa."
"Mi metti ansia, è qualcosa di grave?"
"Stai tranquilla, non è niente, e solo che non mi va di farlo qui."
"Come vuoi tu, ora devo andare, ci vediamo a casa."
Lauren saluto Vaughn con un bacio, Sydney che passava di la li vide. Fu
come un pugno nello stomaco. Corse via, forse non era ancora pronta per
quello, tanto che non guardava dove andava. Si scontrò contro qualcuno.
"Mi scusi."
"Sydney, tutto bene?"
"No, per niente."
"Posso fare qualcosa, ti va un caffè?"
"Mi scusi….."
"Perché non mi dai del tu, sono il tuo supervisore, non il tuo capo."
"Va bene, ma ora devo andare."
"No aspetta, se hai qualche problema, parlamene."
"Non mi pare il caso."
"Dammi almeno una possibilità."
"Prendiamoci questo caffè."
"Così va meglio."
"Perché eri così sconvolta?"
"Si tratta di una cosa un po’ personale."
"Con me puoi parlare, se ti va."
"Si tratta di Vaughn, lo conosci."
"Si, ma non bene, era il tuo supervisore, e anche qualcosa di più, vero?"
"Si, sei ben informato."
"Dovere di un supervisore, conoscere il più possibile, mi dispiace che sia
finita così."
"Credo sia proprio questo il problema, tra noi non è mai finita."
"Non credo di capire, è sposato con un'altra."
"Questo lo so, intendo dire, che nessuno di noi, ha mai messo fine alla
storia. Io sono scomparsa per due anni, e lui si è rifugiato in un'altra
storia."
"Allora credi che ci sia ancora qualcosa tra di voi."
"Non lo so, oggi pensavo che volesse parlarmi di questo. Avrei voluto che
mi dicesse, io amo mia moglie, e mi dispiace per quello che è accaduto, ma
ora c'è lei nella mia vita. Invece si è solo giustificato."
"Questo non ti ha fatto piacere?"
"Per niente. Io devo ricominciare da zero, non mi servono le sue
incertezze."
Continuarono a chiacchierare per diverso tempo, erano in completa
sintonia, lei parlava, lui ascoltava, sembrava avere una risposta per
tutto. Con lui Syd, si sentiva al sicuro.
Sydney uscì dall'ufficio e si recò al parcheggio, aprì la portiera della
macchina e si sedette, quando vide nel sedile di fianco una busta gialla.
Si guardò intorno, ma non c'era nessuno oltre a lei, la aprì e vi trovò
alcuni dischetti. Considerato il modo in cui li aveva ricevuti, preferì
guardarli a casa.
Tornata di corsa a casa, li caricò sul computer, erano registrazioni, la
data corrispondeva al periodo in cui era scomparsa. Per la precisione,
cinque mesi dopo la scomparsa, rimase sconvolta da ciò che vide.
Vide una persona di spalle, che inizialmente non riconobbe, ma quando si
girò, vide che si trattava di Zametov. E non era solo, infatti, dopo
arrivò una donna, che Sydney non tardò a riconoscere. Infatti, quella
donna era proprio lei. Aveva i capelli più corti e scuri, impugnava
un'arma. Dalle immagini, appariva chiaro che quello fosse una sorta
d'allenamento. Zametov quindi, era il suo maestro, ecco perché era stato
ucciso, lui la conosceva bene, in tutti i sensi. Infatti, l'ultima
immagine che vide, fu la sua che baciava Zametov. Sydney si sentiva
mancare. Chi era quella persona sullo schermo, cosa l'avevano fatta
diventare. Purtroppo i dischetti non le fornirono tutte le risposte, anzi
non facevano altro che aggiungere dubbi su dubbi. Non sapeva cosa fare,
doveva portare i cd alla CIA, o agire per conto suo?
Quella per lei fu una notte tormentata, non faceva altro che girarsi e
rigirarsi nel letto.
**flashback**
"Eva, ti prego smettila, concentrati sull'allenamento."
"Ieri notte non dicevi lo stesso."
"Siamo in una situazione diversa. Ti ho già detto, che quello che stiamo
facendo è molto importante."
"Veramente non mi hai detto tanto."
"Ti ho detto, quello che dovevi sapere. Per ora ti deve bastare."
"Quando sarà tutto finito, potremo stare insieme seriamente?"
"Stai tranquilla, non manca molto. Dai, ora riprendiamo a lavorare."
SQILLA UN TELEFONO.
"Pronto."
"Zametov, sono io. Come procede?"
"Tutto a posto, la ragazza fa progressi, si vede che era molto preparata."
"Era la migliore, solo che stava dalla parte sbagliata."
"Ora ci penseremo noi, ad indirizzarla per bene."
"Mi raccomando, se dovesse sorgere anche il minimo problema, chiama
immediatamente."
"Sarà fatto."
**Fine flashback**
**********
"Ciao Syd, come mai mi hai voluto vedere così presto, e poi fuori
dall'ufficio?"
"Mi posso ancora fidare di te?"
"Che domande fai, certo che si."
"Sei sicuro, ora hai una certa posizione."
"Questo non cambia, che io ti sia amico."
"Devo dirti una cosa importante, non so cosa fare, e ho bisogno di un
aiuto."
"Qualcosa di cui non possiamo parlare in agenzia?"
"Esatto, almeno per il momento."
"Di che cosa si tratta?"
"Ieri ho ricevuto del materiale che mi riguarda, vorrei che lo guardassi
anche tu."
"Che ne dici di una cena tra due vecchi amici, da me questa sera?"
"Grazie Dixon, sapevo di poter contare ancora su di te."
"Per te ci sarò sempre."
*********
"Come mai sei così silenziosa, c'è l'hai con me?"
"Perché me lo chiedi, ti senti in colpa."
"Ti ho detto solo la verità."
"Lo so, infatti, non c'è l'ho con te, sei solo un po' paranoico."
"Mi sembravi strana, tutto qui."
"Sono solo un po' stanca."
"Allora è tutto a posto."
"Certo, lei era il tuo amore, ma ora sono io tua moglie."
"Già."
Vaughn, aveva raccontato tutto a sua moglie, sulla sua storia con Sydney,
e del fatto che avrebbero di nuovo lavorato insieme. Temeva una sua
reazione negativa, invece Lauren non si era scomposta. Era sicura del suo
matrimonio, lui al contrario, viveva un momento di grandi incertezze, ma
non voleva che lei se ne accorgesse."
Oggi per la prima volta, si sarebbero incontrate, lei e Sydney. Fino a
quel momento l'aveva solo intravista, era molto bella, ma lei non si
sentiva da meno, non aveva paura di perdere suo marito. Anche se da
qualche giorno, il suo atteggiamento nei suoi confronti era cambiato, non
temeva per il suo matrimonio. Era comprensibile il suo stato d'animo, la
situazione era complicata. Ma lei con il suo amore, lo avrebbe aiutato a
venirne fuori.
"Buongiorno a tutti, possiamo iniziare. Oggi alla nostra squadra si
aggiungeranno due elementi di grande valore. Lauren Reed, e come credo
tutti conosciate, l'agente Vaughn."
Sydney guardò Vaughn dritto negli occhi. Lui a sua volta si girò.
"Davanti a voi avete i rapporti sugli ultimi sviluppi. Dixon, ora a te la
parola."
"Grazie signore. Allora, ci sono diverse novità, tra cui delle nuove
prove, sul rapporto che legava Sydney a Raskol Zametov. Sydney, sei sicura
di volerlo fare?"
"Si, vai pure avanti."
Furono trasmessi i filmati che riguardavano Sydney.
"Ecco, questo è quello che abbiamo scoperto. Zametov, stava preparando
qualcosa su commissione, ora dobbiamo scoprire cosa."
Sydney si sentiva un po' in imbarazzo.
"Tutto bene?" Chiese Dixon.
"Più o meno, non vorrei che si facessero una brutta opinione di me."
"Di questo non devi preoccuparti, ti conosciamo da troppo tempo, e penso
di parlare in nome di tutti."
"Grazie."
"Ora, voglio un controllo su tutti gli attentati, od omicidi sospetti, che
si possano ricollegare al nostro caso. A te Marshall, il compito di
visionare i dischetti."
"Sarà fatto, signore."
"Bene, ora a lavoro."
Sydney voleva evitare almeno per il momento la conoscenza con Lauren, ma
il caso volle, che se la ritrovò proprio davanti.
"Agente Bristow, finalmente ho l'occasione di presentarmi, ho sentito
tanto parlare di lei."
"Spero bene."
"Lei qui è una leggenda."
"Dato che dovremo lavorare insieme, non credi che sia meglio darci del
tu?"
"Come vuoi, va un po' meglio, prima ti ho vista un po' in imbarazzo."
"Si, il passato a volte gioca brutti scherzi."
"Già, non lo dire a me."
Nel frattempo, sopraggiunse Vaughn.
"Ciao Sydney."
"Vaughn."
"Lauren, vieni dobbiamo andare."
"Va bene, è stato un piacere conoscerti."
"Anche per me."
L'atmosfera si era fatta piuttosto tesa, come se nessuno di loro sapesse
come reagire. Sydney si voltò, vederli andare via insieme, era una
sofferenza. Ma un suo gesto, colpì Lauren. Stava per prendergli la mano,
quando lui la spostò, come se non volesse farlo davanti a Sydney.
"Perché l'hai fatto?"
"Fatto cosa?"
"Ti sei allontanato da me."
"Non me ne sono accorto."
Mentiva, si era allontanato apposta. Era stato un gesto quasi automatico,
sentiva lo sguardo di Sydney dietro di lui, e non voleva farla soffrire
ulteriormente.
**********
Che senso ha, un cielo grigio senza la pioggia?
Che senso ha il vento, senza un albero da scuotere?
Che senso ha la vita, senza qualcuno d'amare?
Sydney sapeva di non poter continuare a fingere a lungo. Stava male, non
ricordare nulla la faceva impazzire. E poi c'era Vaughn, con lui non
sapeva come comportarsi. Voleva smettere di amarlo con tutte le sue forze.
Ma non poteva riuscirci, anche perché era sicura, che Lauren era solo un
rimpiazzo, lui l'amava ancora. Lo leggeva nei suoi occhi, che si
abbassavano ogni volta che lei lo guardava.
"Syd, tutto bene?"
"Papà, scusa non ti avevo sentito."
"A chi erano rivolti, i tuoi pensieri?"
"A me, stavo facendo un bilancio della mia nuova vita."
"Non credi sia un po' presto?"
"Forse si. E di te cosa mi dici.?"
"Che cosa vuoi sapere?"
"Che cosa intendi fare della tua vita, hai intenzione di continuare a
vegetare in questo modo."
"Ma che dici?"
"Dico che da quando sono qui, non ti ho ancora visto fare nulla. La
mattina esci, non mi dici cosa fai, poi alla sera, guardi la tv, come un
pensionato qualsiasi."
"Cos'hai contro i pensionati che guardano la tv?"
"Niente, ma tu non sei un pensionato, hai solo paura di ricominciare, ma
io posso aiutarti."
"Stai a vedere, che ora sei tu che aiuti me!"
"Ti prego, non scherzare, è una cosa seria."
"Scusami, ma non mi va di parlarne."
"Come vuoi, io esco. Ci vediamo questa sera."
In realtà, Jack aveva in mente un piano. Stava lavorando per conto suo,
alla ricerca di Sloane. Aveva mantenuto segreta la cosa, per non
coinvolgere Sydney. Sarebbe dovuto partire per qualche giorno, ma non
sapeva come spiegarlo a Sydney, senza insospettirla. Per fortuna, era
stata proprio lei a dargli lo spunto.
"Agente Olitam, ha un minuto?"
"Certo signore."
"Volevo sapere come procedono le cose con l'agente Bristow."
"Direi bene, si sta rialzando."
"Crede che sia pronta, a spingersi oltre?"
"Che cosa intende?"
"Forse Marshall è arrivato ad una soluzione. Pensa di poter disattivare il
chip."
"Finalmente, Sydney non ci sperava più."
"Crede, che sarà in grado di affrontare le conseguenze?"
"Secondo me si, è una donna molto forte. E poi ci saremo noi."
"Allora inizi a prepararla, fra qualche giorno agiremo."
Sydney parcheggio e scese dall'auto, di fianco a lei anche Vaughn fece lo
stesso.
"Ciao."
"Ciao."
Si guardarono, nessuno dei due sapeva come iniziare una conversazione.
"Inizia a far freddo" iniziò Vaughn.
"Già."
"Proprio non funziona."
"Non dipende da me, finché non farai chiarezza dentro di te, le cose
difficilmente cambieranno."
Vaughn invece aveva paura di farlo. Amava Lauren, anche se non come aveva
amato Sydney. Si trovava ad un bivio, mandare a monte il suo matrimonio,
per inseguire un fantasma del passato.
"Sydney, non chiedermi questo, è ancora troppo presto."
"Ma presto per cosa!"
"Vuoi sentirti dire che ti amo ancora, e che non ho mai smesso di farlo."
"Magari, se fossi certa che lo pensi davvero. Voglio solo andare avanti,
con o senza di te."
"Ho bisogno di tempo."
"Già, tempo. Scusa, ma ora devo andare."
Rimase li, ad ascoltare i suoi passi che si allontanavano velocemente,
cercando di soffocare quel sentimento, che ogni giorno di più, lo spingeva
verso di lei.
"Sydney tornò a casa, ma non trovò suo padre. Sul tavolo vide un
bigliettino.
Cara Sydney,
avevi proprio ragione, ho proprio bisogno di una vacanza.
Scusa se parto senza salutarti, ci vediamo fra una settimana.
Non era da Jack, comportarsi in quel modo, ma considerando che da diverso
tempo era un po' strano, Sydney, non si preoccupò più di tanto.
"Clark, sono Jack."
"Jack, vecchio mio, come stai."
"Lo scoprirai tu stesso, sono in città."
"Come ai vecchi tempi."
"Più o meno, senti ci vediamo fra un'ora al molo?"
"Va bene, ma va tutto bene."
"Si, ma starò meglio dopo che avremmo parlato."
Clark Roberts, era un vecchio amico di Jack, anche lui lavorava per la
CIA, ma non ufficialmente. In pratica, faceva il lavoro sporco. In più
conosceva bene Sloane, lavoravano in squadra, prima che Sloane cambiasse
rotta.
Jack voleva scoprire quanto più possibile, per eliminare una volta per
tutte, quel pazzo di Sloane.
"Hey tu, ti fai sentire solo quando hai bisogno!"
"Hai ragione, ma non ho passato bei momenti."
"Ho saputo di tua figlia, come sta ora?"
"Diciamo che è una tipa tosta. Non si fa abbattere, senza prima lottare.
Sono qui anche per lei."
"Che cosa posso fare per te?"
"Voglio sapere, cosa sta combinando, un nostro vecchio amico. Alvin
Sloane."
"Diciamo che attualmente, non se la passa molto bene."
"Che cosa intendi?"
"Ha pestato i piedi, alle persone sbagliate."
"Voglio sapere tutto."
"Il vecchio Sloane, ha trovato un nuovo modo per fare soldi, e per fregare
il governo americano."
"Non si tratta di Rambaldi, la sua ossessione?"
"Non in questo caso. Si è messo in affari con la mafia russa."
"Che genere d'affari?"
"Per lo più contrabbando di armi, verso paesi in guerra, Afganistan,
alcuni paesi Africani, e Cecenia."
"Non ha perso tempo, il bastardo."
"Già, ma ha commesso il grave errore, ti tentare di fregarli. Si è messo
in proprio, facendogli concorrenza, in più ha ucciso uno dei loro uomini
più importanti."
"Fammi indovinare, Raskol Zametov."
"Proprio lui, come fai a saperlo."
"Ho guardato fra le carte di Sydney, pare che lui sia collegato alla sua
scomparsa."
"Sei certo di questo?"
"Si, ho letto un rapporto molto dettagliato."
"Allora devo comunicarti brutte notizie."
"Parla!"
"Inizialmente ti ho detto che Sloane, collaborava con i russi. Ma non era
solo. Ho sentito parlare di una donna, il suo braccio destro, che si
occupava del lavoro sporco. In Russia, c'è chi la ritiene responsabile
dell'omicidio di Zametov."
"Pensi che sia Sydney, la donna che lavorava per Sloane?"
"I conti tornerebbero."
"Quel bastardo, ha usato mia figlia per pararsi il culo. Io l'ho ammazzo
questa volta."
"Calmati Jack, la rabbia non ti porterà a niente. Se commetti anche solo
un errore, quello è capace di ucciderti per primo."
"Ci ha già provato, ma come vedi, sono ancora qui."
"Ti aiuterò io. Ora non sono in attività, e ho dei contatti che ci
potrebbero portare a Sloane."
"Grazie, ti devo un favore."
"Lo può dire forte!"
La resa dei conti stava per avvicinarsi. Sloane era sempre più braccato,
dalla mafia, e ora anche da Jack. Ma anche Sydney era in pericolo,
qualcuno voleva vendicare l'omicidio di Zametov. Ma in realtà non era
stata lei.
**flashback**
"Allora, hai capito tutto?"
"Si credo."
"No, devi esserne sicura. Quando finiremo, potremmo essere liberi di
vivere la nostra vita."
"Solo che non capisco, perché devo uccidere quell'uomo. Posso rubargli i
codici, e stordirlo, per poter poi fuggire senza intoppi."
"Quell'uomo è una mela marcia. Vende i segreti del nostro paese, per
soldi. Se ne sbatte di quelli come noi che lottano per la libertà."
"Va bene, ho capito. Possiamo pure andare, se vuoi."
"Così va meglio. Tu sei la migliore, lo sai. Presto saremmo ripagati, per
questo"
"Entra nel locale, ti basterà poco per farti notare da lui. Portalo in
camera, e chiamami."
"Sono pronta."
"Credo mi abbia puntato, mi avvicino?"
"Si, ma stai attenta."
"Salve, vuol bere qualcosa?"
"Molto gentile."
Dopo poco, anche Zametov entrò nel locale, e vide che Eva saliva in camera
con quell'uomo.
La vittima, era un generale dell'esercito Russo, che passava informazioni
al governo americano, sui traffici d'armi. Sloane, per mettersi in buona
luce con la mafia russa, aveva deciso di uccidere quell'uomo.
"Ras, mi senti. L'ho sistemato, puoi salire."
Dopo poco arrivò.
"Ottimo lavoro!"
"Non è stato difficile."
"Allora generale, parla con le buone, o dovrò sporcarmi le mani?"
"Cosa volete sapere?"
"Quanto sanno gli americani, su di noi e sulle armi?"
"Abbastanza da fermarvi presto."
"Che spiritoso, ma questo non mi pare il momento."
"Secondo me non sa niente, perché non lo lasciamo stare?"
"Perché ormai ci ha visti, e poi vuol solo fare il furbo. O parli ora, o
la tua morte sarà molto lunga e dolorosa."
"Ci sarà un'incursione dell'esercito, nel deposito dove tenete le armi.
Non uccidermi, posso stare zitto. A me non ne frega niente di quello che
fatte voi. Anzi potrei essere un vostro alleato."
"Almeno ci hai provato."
Eva gli puntò la pistola, e guardando Zametov negli occhi, sparò a
quell'uomo.
**fine flashback**
Per Sydney, questa sarebbe stata una lunga giornata Avrebbero tentato di
disattivare il chip, e se ci sarebbero riusciti, probabilmente, avrebbe
iniziato a ricordare.
"Allora Syd, questo non sarà un procedimento invasivo, Attraverso questo
computer manderò dei segnali, al chip che si trova nella sua testa,
cercando di disattivarlo."
"Grazie Marshall, per tutto quello che stai facendo per me."
"Per me è un onore esserle d'aiuto."
"Possiamo iniziare?" intervenne Hunley.
Iniziarono, ma non sembrava accadere niente, quando…
"Sydney, si sente bene?"
"Sloane, è stato lui a portarmi via."
"Inizia a ricordare?"
"Ho lottato con il clone, le ho sparato. Poi ho sentito dei rumori, erano
passi, e poi l'ho visto."
"Cos'altro ricorda?"
"Io……, non lo so. Non mi viene in mente nulla!"
"Stia calma, la prego. Abbiamo già fatto un passo avanti."
"Signore, credo di aver capito. Quando ho interrotto il segnale, il chip
ha ripreso a funzionare. Ecco perché ora non ricorda altro."
"Quindi, solo quando useremo il segnale, lei potrà ricordare qualcosa?"
"Credo proprio di si."
"Senta Sydney, ora è meglio che vada a riposarsi. Riprenderemmo domani,
con un aiuto in più."
In un'altra stanza, avevano assistito alla scena, Vaughn, sua moglie,
Dixon e David Olitam.
Quando David, vide Sydney uscire, le corse dietro. La cosa turbò Vaughn,
ma anche Lauren che notò la sua reazione.
"Sydney, aspetta!"
"David."
"Ti accompagno a casa. Non devi stare sola."
"Grazie, sei il mio angelo custode."
**********
Con l'aiuto di Clark, Jack, aveva scoperto dove, Sloane si nascondeva. Ora
entrambi, si trovavano in Argentina. Sloane, si trovava in un ranch a San
Juan di sua proprietà.
Avevano appuntamento, con un contatto del posto, per avere più
informazioni.
"Sei sicuro che possiamo fidarci di lui."
"Tranquillo Jack, gli affiderei la mia vita."
"Però è in ritardo."
"Pazienza, è importante saper aspettare nel nostro caso."
"Se lo dici tu."
"Eccolo che arriva, mi raccomando, lascia parlare me."
"Hola hombre, que pasa?"
"Miguel, quanto tempo. Ho bisogno di qualche informazione."
"Andiamo in un posto sicuro."
"Va bene, ti seguiamo."
"Qui va bene. Lui chi è?"
"Mi chiamo Jack Bristow."
"Ti ho già sentito nominare."
"Jack, lavorava per la CIA."
"Se ti fidi tu, mi fido anch'io. Che cosa volete sapere?"
"Conosci Alvin Sloane?"
"E come. Uno che è meglio non incontrare."
"Proprio lui, sappiamo che si trova da queste parti."
"Infatti, conosco uno che lavora da lui. A quanto pare si è messo nei
casini."
"Più di quanto crede."
"Che ti ha fatto, per farti incazzare in questo modo?"
"Ha toccato la persona sbagliata!"
"Credo di capire."
"Io invece non credo, ma vai avanti. Ci puoi mettere in contatto con
questa persona?"
"Si, ma per lui dovrete pagare."
"Non ci sono problemi, dici dove e quando."
"Mi farò sentire presto."
Nel frattempo, negli uffici della CIA a Los Angeles, si svolgeva
un'importante riunione, per chiarire la situazione, sulle nuove scoperte
fatte.
"Quindi, a questo punto, possiamo considerare Sloane, il principale
artefice della scomparsa dell'agente Bristow."
"Possiamo escludere, che ci siano collegamenti con il congegno costruito,
con i manufatti di Rambaldi" aggiunse Dixon.
"Come facciamo ad esserne certi?"
"Dalle nostre fonti in Russia, pare che Sloane abbia cambiato giro. Si è
occupato per diverso tempo di traffico d'armi. Eravamo quasi riusciti ad
incastrarlo, ma è arrivato prima di noi, uccidendo un nostro contatto, un
generale dell'esercito."
Sentendo questo Sydney ebbe come un Flash.
"Chi era quell'uomo. Ha una sua foto?"
"Non in questo momento, è in archivio. Ma perché le interessa."
"La prego non mi faccia domande, devo vedere la foto."
"Dixon, pensaci tu."
Dixon vide il volto di Sydney sconvolto, e non perse tempo. Dopo qualche
minuto arrivò con il fascicolo, riguardante quel caso.
Sydney vide la foto e riconobbe l'uomo, lo conosceva, ma non sapeva
perché.
"Io conosco quest'uomo."
"Sydney ne è sicura?"
"Syd, guardalo attentamente, forse ti sbagli" intervenne Vaughn.
"Ne sono certa, è lui, ma non so perché."
"Credo sia meglio anticipare la seduta. Convocherò immediatamente la
dottoressa Mattews. Dixon, qui continua tu, poi raggiungimi."
"Sì signore."
Il cerchio iniziava a stringersi attorno a Sloane, e lui iniziava a
sentirne il pericolo. Era diventato più paranoico del solito, e stava
cercando un nuovo posto dove nascondersi.
Ma non avrebbe fatto in tempo. Jack era troppo vicino, e lo stava tenendo
d'occhio. Aspettava solo il momento giusto, per entrare in azione. Insieme
a Clark, Miguel, e uno degli uomini che lavoravano per Sloane, stava
preparando un piano per catturarlo. Forse alla fine, l'avrebbe pure
ucciso.
"Signor Sloane, mi ha fatto chiamare?"
"Si, devi rintracciare Sark, ho bisogno di lui. Devo andare via da qui al
più presto, digli di organizzare il tutto."
"Subito signore."
Guardò la foto di sua moglie, che stava sulla scrivania, e i suoi occhi si
chiusero, come se dentro di se, lei ci fosse ancora.
**********
La dottoressa Valery Mattews, era una psicologa molto nota nel suo
ambiente. Le era stato chiesto di seguire Sydney, durante la terapia. I
ricordi probabilmente, l'avrebbero potuta turbare più del previsto, ed un
aiuto medico avrebbe evitato seri danni alla sua psiche.
"Sydney, se sei pronta, possiamo iniziare."
"Iniziamo."
"Allora Sydney, rilassati, tieni gli occhi chiusi e respira
profondamente."
La dottoressa Mattews, aveva proposto di procedere prima con l'ipnosi, in
modo da poter controllare meglio, le sue reazioni. Appena ci fosse
riuscita, Marshall, avrebbe azionato il dispositivo.
"Sydney, se mi senti, fai un cenno con la testa."
Sydney rispose al comando. A quel punto, Marshall azionò il dispositivo.
"Bene Sydney, non aver paura di ricordare. Che cosa vedi ora?"
"Sono in un locale, c'è la musica alta."
"Come ti senti?"
"Imbarazzata, tutti mi guardano. Ma io cerco qualcuno."
"Vedi la persona che cerchi?"
"No c'è tanta gente. Ora lo vedo!"
"Che cosa fai ora?"
"Mi avvicino a lui, parliamo. Poi andiamo via, saliamo in una delle
stanze."
"Bene così, respira, e dimmi cos'altro accade."
"Lui cerca di baciarmi, ma io lo respingo. Lui ci riprova, e io lo
colpisco."
"Va bene, Sydney, cerca di concentrarti. Tutto questo è già accaduto, ora
devi solo ricordare, senza timore."
"La porta si apre, entra un uomo, Ras. Parlano tra loro, poi…….no!"
"Ok, basta così. Sydney, al mio tre ti sveglierai, e andrà tutto bene.
Uno…., due……e tre!"
Sydney aprì gli occhi, nel suo sguardo c'era la paura di chi è andato
troppo oltre.
"Che cosa hai visto Sydney, qualcosa che ti ha turbato?"
"Sono stata io ad uccidere quell'uomo."
"Ne sei certa?"
"Gli ho puntato la pistola alla testa, e poi gli ho sparato."
"Non eri tu quella donna. Ti hanno usato, per arrivare ad uno scopo"
intervenne David.
"Invece ero proprio io. Sono stata io a premere il grilletto."
Si alzò, e uscì dalla stanza. Voleva stare sola, senza gli sguardi
imbarazzati degli altri, che non sapevano cosa dirle.
"Agente Vaughn, aspetti."
"Agente Olitam, ci sono problemi?"
"Si, non ha sentito di Sydney?"
"No, sta bene?"
"Ha iniziato a ricordare, e questa volta qualcosa di molto spiacevole."
David gli raccontò tutto. Aveva pensato, che solo lui in questo momento
poteva essere, d'aiuto a Sydney.
"Dove si trova adesso?"
"Non lo so, è andata via."
Ma Vaughn, lo sapeva. Si conoscevano troppo bene.
"Non credi, sia un po' presto per un bagno?"
"Vaughn? Come hai fatto….."
"A trovarti? Ti conosco Sydney."
"Non ho bisogno della tua commiserazione."
"Non sono qui per questo. Ti ho già perduta una volta, e ho creduto di
morire. Mi sono aggrappato a Lauren, mi ha salvato da me stesso. Ma ora tu
sei qui, ti posso vedere ogni giorno. Vorrei sfiorarti, e non solo con lo
sguardo."
"Non andare avanti. Mi fai ancora più male."
"Il mio amore ti fa male?"
"Non è il momento adatto. Tutto è ancora in bilico. Non possiamo
ricostruire qualcosa, se il terreno è ancora instabile."
"Ti aiuterò ad uscirne fuori.?
Squilla un telefono.
"Pronto."
"Sydney ascoltami. So cosa cerchi, ma non so dove trovarlo. Qualcuno però
lo sa, è Sark. Ora si trova proprio negli Stati Uniti."
"Mamma sei tu?"
"Si, ma non perdere tempo. Lo troverai a San Francisco. Addio tesoro."
"Mamma aspetta. Ha riattaccato!"
"Era proprio lei?"
"Si, ho la sensazione, che sia stata lei a darmi quei dischetti."
"Da Irina Derevko, ci si può aspettare di tutto."
"Andiamo, prima pensiamo a risolvere questo problema. Poi tocca a noi
due."
Uno spiraglio di luce iniziava ad intravedersi, fra di loro. Ma nell'ombra
qualcuno la pensava diversamente. Lauren, aveva seguito Vaughn, ed aveva
assistito alla scena. Sentiva che il suo matrimonio era in pericolo.
**********
Il momento per entrare in azione, era finalmente giunto. Jack era
impassibile, concentrato ad organizzare tutto per il meglio.
"Pablos, quanti uomini di guardia ci sono?"
"Cinque per l'esterno, e quattro che sorvegliano l'interno della villa."
"Dovremmo stare molto attenti. Miguel hai portato tutto il necessario?"
"Tranquillo Jack, fra pochi giorni Sloane sarà nelle nostre mani."
"Mi raccomando sia chiaro, lo voglio vivo."
"Agente Bristow, capisco il suo stato d'animo, ma non può pretendere che
organizzi una spedizione, senza alcuna certezza."
"Le dico che so come fare a trovare Sloane."
"Non lo sappiamo noi, come fa lei a saperlo?"
"Un informatore, è stato lui a darmi la dritta."
"Agente Vaughn, lei perché è così coinvolto?"
"Lavoro anch'io a questo caso, mi pare?"
"Devo dedurre che si è dato molto da fare. Va bene, ma solo voi due. Lo
avete già preso una volta."
"Grazie signore."
Sydney si sentiva caricata, Stava per avvicinarsi a Sloane, e questa
volta, avrebbe pagato per tutto.
Vaughn invece non sapeva cosa dire a sua moglie.
"Quando torni?"
"Oggi stesso credo. Dobbiamo fare in fretta."
"Devo preoccuparmi?"
"No, Sark è un osso duro, ma so come trattarlo."
"Non intendevo questo."
"Lo so, ma ora non è il momento. Ti prego lasciami andare."
"Non sarò certo io a fermarti."
**********
**SAN FRANCISCO**
"Dove stiamo andando?
"Fidati Syd. Sai la storia dell'informatore, era una mezza verità."
"Si tratta bene il tuo informatore."
"Si tratta di una lei."
"Possiamo fidarci?"
"Si, mi ha aiutato in molti casi., è del FBI. Lavora sotto copertura, è
conosciuta come Luis Paper."
"L'architetto che ha progettato metà di questi palazzi?"
"Geniale no. Si muove ovunque, mi ha aiutato lei per quel caso in Italia."
"Ma sono passati molti anni."
"Infatti, lei studiava ancora, a Roma."
"Eccola."
"Agente Vaughn, quanto tempo? In che guai ti trovi?"
"Nessuno, ma sto cercando un uomo, e credo tu possa aiutarmi."
"Di chi si tratta."
"Sark, la banderuola, che si sposta ogni volta che cambia il vento."
"Non mi hai presentato la tua amica."
"Agente Bristow, Sydney."
"Mi fa piacere che tu stia bene."
"Grazie, ci può aiutare?"
"Io no, ma so chi può farlo. Non siete gli unici a dare la caccia a Sark.
Da poco quel bastardo ha ucciso uno dei nostri."
"Come mai non l'avete ancora preso."
"Mancanza di prove. Quelle che abbiamo sono solo congetture."
"Quell'uomo è troppo furbo. Ma sta tirando troppo la corda."
"Vaughn è meglio andare."
"Hai ragione. Ciao Luis, grazie ancora per tutto."
"Vaughn, è solo un altro favore da aggiungere alla lista. Ciao Sydney."
Sydney e Vaughn, andarono a parlare con la persona che Luis Paper gli
aveva indicato, e scoprirono che, da qualche giorno Sark si faceva vedere
sempre più spesso in alcuni locali vicino al molo.
Decisero allora di andare a cercarlo. Aspettarono per alcune ore, quando
lo videro entrare. Il barista era già stato avvisato di farlo avvicinare
al loro tavolo.
"Sto cercando marinai, mi hanno detto che voi siete disponibili."
"Non proprio, ma ci mancavi, e volevamo tanto stare con te."
Quando Sark vide di che si trattava, cerco di scappare, ma era già troppo
ardi. Syd con una mossa lo immobilizzò.
"Questo gioco inizia a stancarmi, su parla e facciamola finita."
"Io non so niente."
"Strano, non mi dire che ora sei diventato un cagnolino fedele."
"Io non lavoro per nessuno."
"Perché allora cerchi dei marinai, ti sei comprato uno yacht e non sai
come usarlo?"
"Portiamolo via, in una cella si sentirà più a suo agio."
Una squadra di recupero li attendeva all'aeroporto.
Sark fu portato direttamente in una cella, e per qualche ora lo lasciarono
da solo. Volevano osservare il suo comportamento.
"Secondo me c'è qualcosa sotto."
"Che intende Sydney?"
"Non l'ho mai visto così. Di solito è calmo ed indifferente. Guardatelo,
non riesce a stare seduto per più di un minuto."
"Non si aspettava di essere trovato."
"Ha ragione Sydney. Ho visto la sua espressione quando ci ha riconosciuti,
e non era sorpresa, ma paura."
"Agente Vaughn, io non metto in dubbio le sue parole. Ma si tratta sempre
di Sark."
"Voglio essere io ad interrogarlo."
"Va bene."
Sydney sperava di riuscire a scoprire, cosa si nascondeva dietro quello
strano comportamento.
"Sark, hai avuto tempo per riflettere. Ora parla, il tuo silenzio peggiora
solo la situazione."
"Non puoi capire."
"Aiutami tu a capire. Una semplice domanda. Dove si trova Sloane?"
"Io non lo so. Ti ho detto che non lavoro più per lui."
"A noi risulta il contrario. Sai che posso farti parlare, quindi fammi
risparmiare del tempo, e parla."
"Non si tratta solo di me."
"Chi altro è coinvolto."
"Quel bastardo mi ricatta. Se parlo la ucciderà"
"Ma chi?"
"Allison."
"Il clone?"
"Preferirei che non la chiamassi così."
"Anche lei è ancora viva?"
"Per puro miracolo, visto come l'hai ridotta."
"Lei ha quasi ucciso Will, e forse è stata lei ad eliminare Francie, non è
vero?"
"Questo, ora non conta."
"Forse per te. Raccontami tutto, forse solo così potrai salvarla."
"Sloane l'ha rapita. Visto che l'ultima volta, vi ha quasi portato da lui,
questa volta ha voluto assicurarsi che io non parlassi."
"Anche un essere spregevole come te, dimostra di avere un cuore. Stai
tranquillo, ora ci penseremo noi. Dimmi dove si trova Sloane."
Sark parlò, aveva capito di non avere altre possibilità.
Subito iniziarono i preparativi per la missione. Sydney, avrebbe voluto
avvertire suo padre, ma da qualche giorno era irreperibile.
"Questa notte agiremo. Tenetevi pronti" per Jack era finalmente arrivata
la resa dei conti.
Alla missione, non partecipò Lauren, che aveva l'incarico, di coordinare
l'azione dalla base.
"Free bird, qui montanaro, mi senti?"
"Sì montanaro, alla perfezione."
"Abbiamo circondato tutta la proprietà. Com'è la situazione all'interno?"
"Ci sono sei persone. Una di queste è Sloane."
"Il campo è libero, possiamo entrare."
Gli uomini della CIA, guidati da Sydney e Vaughn, entrarono nella villa,
ma trovarono qualcosa di inaspettato.
Sloane legato ad una sedia, e accanto Jack che gli teneva puntata una
pistola. Sydney non riusciva a credere a quello che stava vedendo.
"Papà? Ma che cosa sta succedendo."
"So che non è il tuo compleanno, ma eccoti il tuo regalo."
Sloane, non disse neanche una parola. Era caduto in trappola. Una trappola
da cui probabilmente, non sarebbe mai fuggito.
Jack avrebbe avuto molte cose da spiegare, ma tutti capirono che non era
il momento.
Passarono tre settimane, Jack se la cavò con un richiamo, e con il congedo
definitivo dalla CIA. Sydney invece, combatteva ancora con i demoni del
suo passato. Non ricordava ancora tutto, e Sloane di certo non le era
tanto d'aiuto. Si era rifiutato di parlare, ma ben presto avrebbe ceduto.
Poi c'era Vaughn, non avevano ancora chiarito la loro situazione.
"Ciao Sydney."
Ancora una volta si ritrovarono sulla spiaggia.
"Sta diventando il nostro ritrovo abituale."
"Come stai?"
"Ancora un po' confusa. E tu?"
"Ancora un po' confuso."
Si guardarono negli occhi, e scoppiarono a ridere.
"Mi piace vederti così."
"A volte vorrei far tornare indietro il tempo."
"Possiamo farlo."
"Ci sono troppi elementi in più."
"Lo so, ma farò in modo che spariscano."
"E come? Stiamo parlando di persone."
"Forse non sarà subito, e non sarà facile. L'importante è che vogliamo
farlo."
"Io lo voglio."
"Anch'io. Ho un'idea per far tornare indietro il tempo."
"Quale?"
"Faccio rapporto e vengo a prenderti."
"Non capisco."
"L'ultima frase che ti ho detto quella sera. Tu poi mi hai risposto, va
bene, mi hai sorriso e mi hai baciato."
"Te lo ricordi ancora."
"Rivivo continuamente questa scena. Sogno di ritornare da te, di trovare
le valigie sulla porta, e di partire."
"Scusa se non ho capito il tuo dolore."
"Non devi scusarti con me."
"Ti amo."
"Ti amo anch'io."
Rimasero li, sulla spiaggia, avrebbero voluto fermare quel momento e
riviverlo fino all'eternità.
POST-FAZIONE
DELL'AUTRICE
Se state leggendo queste parole, vuol dire che siete arrivati
alla fine del mio racconto. Vi ringrazio per averlo letto, se avete
voglia, anche di commentarlo, di dirmi se vi è piaciuto o no, questa è la
mia e-mail: mafrancesca@tiscali.it
Una dedica in particolare. Ai ragazzi del forum, io non faccio ancora
parte della vostra grande e simpatica famiglia, poiché non mai tanto
tempo. Ogni tanto però leggo i vostri dibattiti, e mi diverto un mondo.
Anche io come voi, sto per arrivare ad un livello pericoloso, a causa
dell'astinenza del mio telefilm preferito. Spero che per qualche ora, il
mio racconto vi aiuti!
Aspetto vostre notizie, e alla prossima fanfiction!!!!!!!!! |