ALIAS Italia

ALIAS ITALIA

FANFICTION

Scritto da Neverin
Riassunto: Julia e Sydney. Cosa hanno in comune queste due donne? Forse la ricerca della propria identità, forse il passato, forse un amore...

Data di composizione: dal 18 al 21 ottobre 2003
Adatto: a tutti
Svolgimento: 3^ stagione. Contiene SPOILER!

DISCLAIMER
Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Alias Italia – il dossier Sydney Bristow", e che tutti i personaggi della serie "ALIAS" utilizzati sono di proprietà ABC, Bad Robot – Touchstone Television e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro. I personaggi nuovi sono di proprietà dell'autrice.

Taking over me

“You don't remember me, but I remember you.
I lie awake and try so hard not to think of you.
But who can decide what they dream?
And dream I do.”

Si guardava allo specchio da ormai venti minuti. I lunghi capelli castani si scioglievano in morbide onde sopra le sue spalle, i suoi occhi fissavano la sua immagine allo specchio, indugiavano sugli occhi riflessi nel vetro...Occhi negli occhi con se stessa cercava un qualsiasi indizio che l’aiutasse a comprendere quella sensazione di disorientamento che l’accompagnava.
- Julia, ultimamente stai diventando narcisista, passi le ore davanti a quello specchio... si può sapere che cosa cerchi? Smettila di fare la ragazzina innamorata di se stessa e vieni a letto.-
Forse Simon aveva ragione. Doveva smettere di fare la ragazzina in cerca di una identità che non aveva mai avuto. Diede un ultimo colpo di spazzola ai capelli prima di raggiungere il suo ragazzo che l’aspettava a letto. Spense la luce e chiuse gli occhi: l’indomani sarebbe stata una lunga giornata.

Un vecchio magazzino...forse abbandonato....un uomo e una donna...chi erano?...il cuore di lei che batteva più forte...l’aria carica di un profumo familiare... una strana sensazione... Chi erano quelle due persone? Che posto era quello? Le sembrava di conoscerlo eppure era sicura di non averlo mai visto prima...

Aprì gli occhi. Il suo cuore batteva più forte. Svegliandosi, la sensazione di familiarità che pervadeva il suo sogno si era volatilizzata, lasciando posto a quello strano senso di incompletezza, di falsità che accompagnava le sue giornate. Si alzò e si diresse verso il bagno, accese la luce sopra il lavandino e tornò a perdersi davanti allo specchio... era come Alice che tentava di entrare nel paese delle meraviglie attraverso il vetro... e al di là di quella parete inconsistente cercava la risposta ai suoi sogni...scorreva uno ad uno i suoi ricordi, cercava quel magazzino, cercava quel profumo... cercava di sentire di nuovo il suo cuore pulsare irregolarmente, carico di tensione, di emozione...un’emozione diversa da quella che sentiva quando era in missione. In quei casi provava paura a volte, altre disgusto per se stessa...per il fatto che aveva imparato a eliminare con freddezza ogni ostacolo che si trovava davanti, persone comprese. Ma era necessario, continuava a ripetersi...era necessario...a cosa? Cosa voleva? Quando aveva smesso di essere una persona e aveva iniziato ad essere una criminale? Quando il suo cuore aveva smesso di battere irregolarmente come nei suoi sogni? Sentì un profumo conosciuto invadere a poco a poco l’aria. Era Simon, l’uomo che amava, il suo collega, il suo compagno, il suo complice... Sorrise nello specchio verso l’immagine del giovane che stava alle sue spalle.
- Lo so, devo tornare a letto, ma non riesco a prendere sonno...sono agitata. –
- Se è per la nuova missione, ti capisco. Non sarà facile., ma noi ce la faremo.–
- Già, nessuno può fermarci.... insieme diamo il meglio. – E così dicendo si voltò sorridendo verso Simon e spense il suo sorriso sulle labbra di lui.

- Julia sei in ritardo, io e Simon ti spettiamo da quasi un’ora, si può sapere dove eri finita?-
- Ehi! Quanta fretta! Ho avuto qualche problema con il traffico...Oxford Street la mattina è un vero incubo. Ma non perdiamo altro tempo, quali sono le specifiche? –
- Allora, come vi ho già accennato, partirete per Los Angeles questa sera. La missione sarà quanto mai rischiosa: l’obiettivo è un diplomatico, tale John Tennyson, ambasciatore neozelandese in visita dal governatore della California. Soggiornerà sempre come ospite del Governatore, sarà a Los Angeles per una conferenza e sarà il governatore a prendersi cura della sua sicurezza : questo significa che avrete alle costole non semplici guardie di sicurezza, ma sorveglianti di prim’ordine per non parlare delle agenzie governative...-
- Sei certo che è sicuro per me andare negli Stati Uniti? L’NSC sta indagando sulla storia di Lazarey...-
- Julia, stai tranquilla, l’NSC non ha nulla su di te...non potranno mai risalire a te...e poi non viaggerai da sola questa volta: Simon sarà con te...e qualsiasi cosa vada storta...conoscete la procedura...-
- Elimineremo ogni ostacolo...anche quelli governativi. – Aggiunse sicuro e crudele Simon guardando Julia negli occhi. Non avrebbe mai permesso a nessuno di portargli via l’unica cosa buona della sua vita. L’avrebbe protetta.... In fin dei conti, lei aveva solo lui. E lui non sapeva nulla di lei: quando l’aveva conosciuta lei non era altro che una ragazza senza passato...e come tutti quelli che non hanno passato, non aveva nemmeno coscienza...non aveva nulla da perdere e voleva tanto: questo la rendeva un’ottima assassina: la sua risolutezza, la sua avidità... Ma dietro a quella maschera di crudeltà e cinismo si nascondeva una ragazza che desiderava disperatamente qualcuno nella sua vita...e lui era quel qualcuno...uno come lei, un uomo che bramava ciò che non aveva mai avuto, che era disposto a passare sopra tutto per ottenere ciò che voleva. E ora non avrebbe esitato a togliere di mezzo qualsiasi ostacolo, qualsiasi cosa minacciasse lui o Julia. Uno strano destino li aveva fatti incontrare e una forza oscura li teneva insieme... la rabbia, l’odio, la mancanza di pietà, il cinismo...erano queste le forze che tra di loro si erano trasformate in uno strano amore.
- Cerchiamo di non dare troppo nell’occhio però. Se non sanno ancora niente di me, non voglio che inizino a sospettarmi adesso...sono giovane, ci tengo alla libertà. –
- E io ci tengo a riportarti indietro con me...anche se sarà difficile non dare nell’occhio..-
- Se ti riferisci alle mie minigonne non sei divertente. –
- Bè, non mi riferisco solo a quelle...anche al tuo fascino magnetico...-
- Ragazzi, dolente di interrompervi....ma credo sia meglio che andiate a prepararvi: l’aereo parte tra otto ore. Una volta arrivati a Los Angeles avrete una settimana per completare i rilievi e preparare la missione. Appena avrete stabilito i dettagli...comunicatemeli. Ricordate che mi fido di voi...completate la missione...e cercate di non farvi ammazzare.-
E il misterioso uomo vestito di scuro lasciò la stanza.
- Certo che cercherò di non farmi ammazzare. – Sbottò ironico Simon.
- Un’ intera settimana a Los Angeles...non ci sono mai stata...credi che avremo un po’ di tempo per visitarla, fare un po’ di shopping...e magari andarci a vedere una bella partita. –
- Tu e la tua mania per l’hockey... ma poi si può sapere da dove l’hai presa?!-
- Non saprei...magari nel passato che non riesco a ricordare ero sposata con un giocatore di hockey..- Sorrise a Simon maliziosamente e poi gli si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio – Vuoi vedere che riesco a convincerti a portarmi a vedere una partita? –
Iniziò a baciarlo dolcemente sulla guancia. Lui si perse tra i suoi capelli...cercò l’orecchio di lei e bisbigliò a sua volta – Potresti riuscirci....ma non parlare più a proposito dei tuoi probabili amori del passato. – Poi scivolò verso la sua bocca e la baciò. E Julia si dimenticò dei suoi possibili amori del passato, dell’hockey e di Los Angeles...

Di nuovo quel magazzino abbandonato. Questa volta non lo vedeva più da fuori, come se fosse una semplice spettatrice di una scena recitata da altri. Questa volta lei era la donna della scena. Questa volta era il suo cuore a battere più forte, con quel ritmo irregolare. E il suo stomaco era in subbuglio...si sentiva una ragazzina davanti al ragazzo per il quale ha una cotta. Ma non riusciva a vedere il volto dell’uomo che era seduto davanti a lei. Ne sentiva il profumo, si lasciava inebriare da quelle dolci note fragranti... e stranamente in quel posto che non ricordava, si sentiva a casa...e provava il desiderio di avvicinarsi a quel ragazzo... di chiedergli chi fosse e cosa ci facesse lì. Chi era lei? E chi era lui? Quel...profumo...salvami...ti prego...salvami...

Aprì gli occhi a 15.000 piedi di quota. L’aereo la stava portando a Los Angeles. La città degli angeli che aveva sempre sognato. In fondo al suo cuore aveva sempre desiderato visitare quel luogo... ogni volta che sentiva nominare quella città, il suo cuore si fermava di scatto e assumeva per pochi secondi quell’andamento irregolare che aveva nel “sogno del magazzino”, così lo aveva chiamato.... E se quel magazzino fosse stato a Los Angeles? E se lei fosse già stata in quella città? Dopotutto non ricordava niente del suo passato e dunque avrebbe potuto benissimo essere già stata in quella città, e questo avrebbe giustificato l’agitazione che si era impadronita di lei da quando aveva saputo la meta della sua prossima missione. E da quel giorno aveva iniziato a sognare quel magazzino... e più si avvicinava alla città degli angeli, più il sogno si arricchiva di dettagli...Chissà se gli specchi di Los Angeles le avrebbero detto chi era?
Simon prese posto di fianco a lei.
- Non volevo svegliarti...quando dormi sembri un angelo. –
- Perché, quando sono sveglia non lo sembro...-
- Non esattamente... –
- Smettila... Non ti viene la parte dell’innamorato patetico... quello che crede che il destino ci ha uniti...-
- E così non mi credi romantico?-
- Simon.... sei tutto...meno che romantico... e non riesci nemmeno a recitare bene la parte... –
- Davvero? E cosa dovrei dirti per convincerti che sono davvero romantico? Che da quando ti ho vista non faccio altro che pensare a te? Che farei di tutto per proteggerti? Che eliminerei chiunque ti minacciasse?...-
- Che quando sono in missione la notte non riesci a dormire... o che quando siamo in fase di preparazione fatichi a concentrarti su quello che c’è da fare perché avresti soltanto voglia di baciarmi... ecco, questo sarebbe romantico...-
- No... forse hai ragione...se questo è romantico, allora io non lo sono... “quando sei in missione la notte non riesco a dormire”...- Si alzò e se ne andò ridendo tra sé... Julia doveva proprio essere sotto pressione per dire simili banalità.
E Julia rimase da sola. Chiuse gli occhi e le sembrò di sentire una voce ripeterle le parole che aveva suggerito poco prima a Simon. “ Cosa vuoi sentirti dire, che quando sei in missione, la notte non riesco a dormire? Che quando siamo in fase di preparazione fatico a concentrarmi su quello che dobbiamo fare perché l’unica cosa che vorrei fare è baciarti?” Era la sua fantasia o aveva davvero già sentito quelle parole? E quella voce... Lentamente scivolò in un sonno profondo con la segreta speranza di tornare nel sogno del vecchio magazzino a cercare qualche indizio sul suo passato o semplicemente a sentire il ritmo del suo cuore farsi irregolare e il sangue scaldarle le guance...

Los Angeles, la città degli angeli, la chiave per il suo passato... ormai ne era convinta.
Era lì da tre giorni e più girava per le sue strade più si sentiva a casa. Tutto era così familiare. I rilievi erano pronti e i piani completi. Simon era andato ad un incontro con un suo contatto: avevano bisogno di qualche ulteriore apparecchiatura elettronica. Lei era riuscita a convincerlo a lasciarle il pomeriggio libero per potere andare a fare shopping, o almeno questa era la scusa che aveva trovato. In realtà girava da molte ore senza meta per le strade della città. Si sentiva agitata, non capiva se per la missione o per il fatto di essere in quel posto sconosciuto che le sembrava tanto familiare. Desiderava soltanto calmarsi....e senza accorgersene si trovò al termine del Molo di Santa Monica. Si appoggiò al parapetto e iniziò guardare le onde infrangersi prepotentemente contro i piloni. Stranamente quel posto riusciva a calmarla: forse era il rumore dell’acqua, forse il profumo del mare, o le urla dei gabbiani, o la felicità della gente che era intorno a lei... Quel posto la calmava e la faceva sentire a casa come nessun posto in cui era stata prima... Chiuse gli occhi e lasciò che la brezza umida e salmastra dell’Oceano le risvegliassero sensazioni di un passato nascosto da qualche parte nella sua mente... voci, immagini, emozioni... qualsiasi cosa pur di non tornare a sentirsi sola di nuovo...
- E così sei qui?-
Si voltò. Era Simon. Sicuramente l’aveva seguita.
- Non hai trovato niente per negozi?-
- Niente di entusiasmante... e così sono venuta qui a rilassarmi. Come è andato l’incontro?-
- L’incontro è andato bene. Per domattina avremo tutto.-
- E allora perché quella faccia scura?-
- Non sono preoccupato per la missione. Sono preoccupato per te. Da quando ci è stato detto che saremmo venuti a Los Angeles non sei più riuscita a dormire la notte. E da quando siamo qui sei così strana, inquieta... Non credi che c’è qualcosa di cui dovresti parlarmi?-
- Parlarti di cosa? E’ vero, da quando siamo qui mi sento strana...E’ come se conoscessi questa città, le sue strade, i suoi rumori...è come stare a casa. Il fatto è che... Simon...credo che in questo posto ci possa essere la chiave per il mio passato...-
- Julia...quante volte ne abbiamo parlato: il passato è passato. Che differenza fa se te lo ricordi o no? Non è il passato a dirti chi sei. E’ quello che fai nel presente a dirtelo!-
- E allora non sono altro che un’assassina senza passato! Sono una donna senza coscienza! Senza passato e senza futuro!-
- Julia, non fare così... Tu non sei un’assassina senza passato...Sei una donna meravigliosa, determinata a prendersi quello che vita non le ha mai dato...-
- Ma come faccio a sapere quello che la vita mi ha dato o non mi ha dato se non ricordo nulla della mia vita?!-
- Ma perché ci tieni così tanto a questo tuo passato? Credi che cambierebbe qualcosa in quello che sei o che fai se sapessi qualcosa sulla tua vita?-
- Tu che ne dici? Io non lo so cosa cambierebbe, so solo che ho il diritto di sapere qualcosa sul mio passato...Invece si può sapere perché tu sei così tanto contrariato ogni volta che ti parlo di questo argomento?!-
- Perché... perché ho paura che il tuo passato ti allontani da me...perché ho paura di perderti...-
Lo guardò senza riuscire a dire una parola. Non si aspettava una frase del genere da Simon. Sapeva quanto lui tenesse a lei, ma non credeva che potesse avere paura di perderla. E lei a questo non ci aveva mai pensato. Voleva solo conoscere chi era e cosa ci fosse nel buio della sua mente, ma non aveva mai pensato al fatto che quello che poteva scoprire avrebbe potuto cambiare la sua vita, allontanarla da Simon... Nemmeno lei voleva perderlo, lui era l’unica persona che aveva al mondo. Fece un passo in avanti e lo abbracciò forte. Lui la strinse e restarono così, in silenzio, ad ascoltare il rumore delle onde, le urla dei gabbiani, il profumo del mare... del mare... mischiato ad un’altro profumo... una fragranza che conosceva bene e che fece battere il suo cuore in maniera irregolare... sentì un brivido percorrerle la schiena... si staccò da Simon e guardò laddove quel profumo era più intenso... C’era molta gente, e tra la gente scorse una giovane coppia che si allontanava nella direzione opposta. Erano entrambi di spalle e si tenevano per mano. Lei aveva dei morbidi capelli biondi che le si appoggiavano sulle spalle...mentre lui... lui... era il ragazzo del magazzino del sogno.

***

"I believe in you.
I'll give up everything just to find you.
I have to be with you to live, to breath...
You're taking over me."

Mancava solo un giorno alla missione eppure non riusciva a concentrarsi sul piano. Tutte quelle carte, quelle specifiche non avevano senso, nemmeno la paura di fallire, di sbagliare, di rischiare la sua vita o quella di Simon riuscivano a farla pensare seriamente all’operazione. Tutte le sue energie erano concentrate per non far sparire la sensazione avvolgente del profumo che aveva sentito quel pomeriggio al molo. Ne era certa, quel ragazzo era il ragazzo del sogno, il ragazzo del magazzino... era lui la chiave per il suo passato. E doveva trovarlo. Ma da dove cominciare. Los Angeles era sconfinata e le opportunità di incontrare una persona per caso erano veramente rare...da dove cominciare? Come fare? Solo di una cosa era certa: Simon non avrebbe dovuto sospettare niente. Avrebbe dovuto lavorare in fretta, aveva solo due giorni, poi sarebbe ripartita e a quel punto il suo passato sarebbe andato perso per sempre. Le venne un’idea. Pensò che in fondo al molo, non lontano dal luogo in cui si trovavano quel pomeriggio, c’era un ristorante...altro posto estremamente familiare anche se non capiva il perché...Ad ogni modo, quel ristorante doveva avere un circuito chiuso di sicurezza. Con un po’ di fortuna, la telecamera poteva aver ripreso la coppia. Ecco da dove iniziare.

Era andata al ristorante del molo ed era riuscita a recuperare le registrazioni senza troppa fatica. Doveva sbrigarsi. Simon sarebbe tornato a casa a momenti...Inserì la cassetta nel registratore e scorse rapidamente le immagini fino al pomeriggio in questione. Vide in lontananza lei e Simon abbracciati, e poco avanti la coppia: la ragazza bionda e il ragazzo del sogno. Fermo immagine, zoom avanti, ingrandisci, centra, zoom, ingrandisci, centra, di più, ancora di più...ecco il primo piano del ragazzo del sogno. Ed ecco di nuovo un brivido scorrerle lungo la schiena, le mani farsi umide e il battito del cuore farsi irregolare... Osservava il volto di quell’uomo... i suoi lineamenti, i suoi occhi....tutto era così familiare...così bello...Doveva trovarlo. Passò l’immagine nel database del computer e poco dopo ecco il nome della chiave per il suo passato: Michael C.Vaughn. Prese nota dell’indirizzo, spense il computer, afferrò la cassetta e corse fuori di casa.

Era ferma da ormai tre ore sotto casa di Michael C. Vaughn. Non aveva il coraggio di scendere dall’auto. Eppure era quello che aveva sempre desiderato: conoscere qualcosa sul suo passato. Stava quasi per scendere dall’auto quando vide il ragazzo uscire dal portone e salire sulla sua vettura. Mise in moto e lo seguì.
Percorse strade che tutto a un tratto riconosceva alla perfezione...e per questo si accorse che Vaughn stava girando intorno da un po’. Probabilmente si era accorto di essere seguito e la stava attirando in una trappola, ma doveva rischiare. Dopotutto, come le aveva detto Simon, lei non aveva niente da perdere. Chilometro dopo chilometro lasciò la città alle sue spalle...Stava guidando verso la zona del porto, e davanti a sé iniziò a vedere dei vecchi magazzini. E finalmente trovò la macchina che stava seguendo parcheggiata fuori da un edificio abbandonato. Si fermò e scese. Con una mano sulla pistola aprì la porta e entrò nel magazzino.
Non fece in tempo a fare un passo che sentì qualcosa di freddo premerle sulla nuca e udì l’inconfondibile rumore di una sicura che veniva tolta.
- Getta la pistola immediatamente. Lontano da te...Così, molto bene...Brava...ora fai tre passi in avanti e voltati molto lentamente. –
Julia obbedì. Non aveva voglia di essere uccisa prima di aver scoperto qualcosa sul suo passato. Si voltò e guardò il ragazzo che aveva di fronte. Era esattamente come nel sogno: il magazzino abbandonato, quel ragazzo, quel profumo, quella sensazione di familiarità, di salvezza...
- Cosa vuoi da me? Perché mi segui? Chi ti manda?-
Julia non rispose. Era lei che aveva domande da fare e non lui. E poi perché quelle domande?
- Allora vuoi rispondermi!-
La voce di lui la fece trasalire. Forse doveva dire qualcosa, ma non riuscì ad articolare niente di più di un – Io...-
A quanto pare doveva avere detto qualcosa di strano, ma cosa? Perché quell’uomo ora abbassava l’arma? Cosa aveva detto per far cambiare il suo atteggiamento?
- Mettiti sotto la luce...voglio vederti –
Di nuovo obbedì...forse quel ragazzo l’aveva riconosciuta dalla voce...Fece un passo in avanti e si fermò a guardare l’espressione incredula di lui.
- Sydney!-
Sydney... non poteva essere, eppure era lei...Non capiva...lei era morta, l’aveva seppellita, era quasi impazzito per il dolore... e ora lei era davanti a lui, più bella che mai...con i lunghi capelli sciolti sulle spalle...ma c’era qualcosa di diverso in lei: l’espressione, lo sguardo...Quelli non erano gli occhi di Syd...erano gelidi...privi di emozioni, privi della loro luce... Era davvero Sydney, la sua Sydney, la donna che aveva amato più di se stesso, o era un altro duplicato, un ennesimo imbroglio, una trappola?...Doveva rischiare...doveva sapere...
- Syd, sei tu?-
Sydney? Perciò era con questo nome che quell’uomo la conosceva? Interessante... e spaventoso: nemmeno il nome che portava era autentico... e perciò lei si chiamava Sydney...anzi Syd...Era stata fortunata, per chiamarla con un diminutivo quel ragazzo doveva conoscerla bene...L’unico modo per sapere era però dire la verità...non doveva fingere, sarebbe stata solo una perdita di tempo...e lei non aveva tempo.
- Mi chiamo Julia... o almeno credo...non lo so con certezza: ricordo solo gli ultimi sedici mesi della mia vita...-
- Sedici mesi... – Era quello il tempo da cui Syd mancava...era morta sedici mesi fa....
- Sì, credo di aver avuto un incidente durante una...missione.-
- Una colluttazione... a casa tua...qui a Los Angeles... eri...morta. –
- Aspetta...casa mia a Los Angeles?! E cosa significa che ero morta?!... Tu sai chi ero?-
- Non te lo ricordi davvero?... –
- Michael io... – Cosa aveva detto? Perché quell’uomo le stava puntando nuovamente l’arma contro? – Cosa ho fatto? Metti giù quella pistola!-
- Prima tu dimmi chi sei...e cosa vuoi...Julia...-
- Ti ho appena detto che non so chi sono... e quello che voglio è semplice: voglio sapere la verità...voglio conoscere il mio passato...-
Nel dire quelle parole i suoi occhi avevano mostrato la sofferenza che il ghiaccio aveva tentato di nascondere poco prima... e Michael riconobbe in quel sottile bagliore di luce lo sguardo della donna che amava.
- Ti dirò chi eri... ma prima tu mi devi dire chi sei. –
- Come posso fidarmi?-
- Non puoi... ma devi rischiare... Sydney rischierebbe. –
Non solo Sydney rischierebbe, anche Julia, altrimenti non sarebbe arrivata fino a quel magazzino abbandonato da sola, altrimenti non sarebbe stata con le mani alzate davanti ad una pistola carica...Altrimenti sarebbe scappata di corsa invece di stare ferma immobile davanti a quell’uomo, altrimenti avrebbe detto al suo cuore di smettere di battere così forte...
- Quello che so di me è semplice: mi chiamo Julia, ho una casa a Mosca in cui non entro da mesi...-
- Hai parlato di una missione... quale missione...-
Stava per rispondergli, quando lo vide crollare a terra privo di sensi. Qualcuno lo aveva colpito alle spalle, era Simon.
- Cosa hai fatto!-
- No, tu cosa diavolo stavi facendo... perché non gli dicevi anche che eri un’assassina? E magari che sei stata tu a uccidere Lazeray?...Ma sei impazzita Julia?! Si può sapere cosa ti prende?-
- Quest’uomo... lui mi conosce! Capisci? Lui sa chi sono, chi ero... stava per dirmelo...Come hai potuto?!-
- Quest’uomo... ti conosce, certo, ma vuoi sapere perché?! Eh! Lo vuoi sapere?-
Simon era veramente infuriato, ma lei lo era ancora di più, e soprattutto con se stessa...avrebbe dovuto nascondere con più attenzione i files che aveva scaricato...
- Se non l’avessi colpito lo avrei scoperto da me il perché mi conosceva...-
- Julia, svegliati...questo è un ex agente CIA!-
- Un agente CIA... – Cosa poteva significare? E come poteva conoscere lei, un’assassina...Forse stava indagando su di lei in passato...ma allora non avrebbe mai e poi mai abbassato l’arma, e non l’avrebbe chiamata “Syd” con quella voce così dolce, e non l’avrebbe guardata in quel modo...Doveva nascondere a Simon il turbamento procuratole da quell’incontro...
- Ex CIA o no...adesso lo prendi e lo porti con noi...lui sa chi ero, io voglio sapere quello che sa...se poi si rivelerà pericoloso... lo neutralizzeremo...- Guardò l’uomo steso a terra: Michael C. Vaughn...per ora l’unica persona che potesse dirle chi era veramente e l’unico uomo che riusciva a far cambiare il ritmo al battito del suo cuore...

***

"Have you forgotten all I know and all we have.
You saw me mourning my love for you and touched my hand.
I knew you loved me then.
"

Trentasei ore alla missione. I piani erano ben impressi nella sua mente,ma non era importante. Era seduta sulla poltrona accanto al letto nella sua stanza d’albergo e aspettava che Michael riprendesse i sensi. Che aprisse gli occhi. Si alzò e si avvicinò al ragazzo...Forse stava per svegliarsi: iniziava a muoversi. Si mise a sedere sul letto e cambiò il panno freddo che aveva appoggiato sulla ferita che Simon gli aveva procurato...D’improvviso la mano di lui si posò sulla sua...
- Cosa è successo?-
- Mi dispiace... il mio ragazzo è eccessivamente protettivo nei miei confronti. Ma ora non c’è...tranquillo, non ho intenzione di farti niente di male. –
- Ed è per questo che sono ammanettato ad un letto?-
- Questo è per proteggermi.... –
- Si può sapere chi diavolo sei?-
- Questo eri tu a dovermelo dire...vero Michael C. Vaughn, ex agente CIA?-
- Ma allora non sai veramente niente?-
- Sei lento a capire...-
- Slegami... –
- Forse...Prima dimmi chi sono?-
- E dopo cosa farai? Mi ucciderai vero? E’ questo che sei...Julia... un’assassina? –
- Indovinato agente Vaughn... e ora che ci conosciamo meglio... dimmi chi ero? Perché mi hai chiamata Sydney al vecchio magazzino? –
- Perché questo era il suo nome – Guardò le sue mani che si contorcevano nell’attesa ansiosa di sapere la verità. Osservò i movimenti delle sue dita...e ricordò il soffice tocco delle sue carezze – E’ il tuo nome... agente Sydney Bristow...questo era il nome...della donna che amavo.- Si girò lentamente fino ad incontrare gli occhi di lei. Erano spalancati con stupore, con incredulità...
- Agente Sydney Bristow?... E cosa significa...”che amavi”?-
- Sydney... è morta...tu eri morta...abbiamo trovato i tuoi resti...ti abbiamo seppellita... – La scrutava, ascoltava con attenzione il tono della sua voce, studiava i rapidi movimenti del suo volto, cercava la prova che la donna che aveva davanti fosse Sydney... Aveva le sue sembianze...ma era davvero lei? Poteva essere tornata da lui?
- Sei sicuro che ero io...che sono io...?-
- No, non posso esserlo...Non lo sono...Voglio dire...sei tu: il tuo viso, i tuoi occhi, i tuoi capelli...Ma potresti essere un’altra, potresti essere davvero Julia... –
- Oppure Julia potrebbe essere la donna che avete seppellito? –
- Anche questa è una possibilità... Ma non ricordi proprio nulla? –
- Ricordo solo...un vecchio magazzino... e un profumo... il tuo... – Il suo sguardo si fece più dolce... sentì un sorriso nascerle spontaneamente sulle labbra... Improvvisamente tornò a pervaderla quella sensazione di familiarità del sogno, quel calore, quel senso di sicurezza...
- Vaughn... non importa cosa scoprirò, non importa se mi piacerà o no...ma sei l’unico che può aiutarmi... ti prego...voglio conoscere la verità sul mio passato... –
- Anche io...- Non era mai stato più sicuro di ciò che voleva in vita sua.
Restarono a guardarsi per un po’...nessuno dei due riusciva a staccare gli occhi da quelli dell’altro, era come se un’antica magia stesse risorgendo tra loro...

- Sei sicuro che portarmi alla CIA sia la cosa migliore per me?-
- Vuoi sapere chi sei? Lì lo sanno...sono gli unici che possono darti le risposte che cerchi... E poi c’è una persona che dovresti vedere... –
- Va bene... mi fido. – Guardava fuori dal finestrino della macchina e si divertiva a riconoscere le vie della “sua” città. Era sicuramente un rischio enorme andare alla CIA per una come lei, eppure sentiva che poteva fidarsi di Michael... Non l’avrebbe messa nei guai...Il vero pericolo ora era Simon... Se avesse scoperto che l’aveva lasciato nel mezzo di una missione per conoscere i dettagli del suo passato, l’avrebbe uccisa. Si voltò per guardare il ragazzo al volante...si sentiva stranamente al sicuro in sua compagnia, e si sentiva anche stranamente attratta da quello che fino a poche ore prima era solo un fantasma dei suoi sogni.... Avrebbe voluto davvero conoscere qualcosa in più su di lui...
- Dimmi un po’... Chi era la donna con cui eri l’altro giorno al Molo? –
- Al molo?...Ora capisco, è lì che mi hai visto... –
- Non hai risposto alla mia domanda.... –
- Sydney amava il Molo di Santa Monica...diceva che quel posto la calmava... –
- Vaughn... rispondi alla mia domanda...Chi era la ragazza bionda? –
- E’ Lauren... noi...usciamo insieme da qualche tempo... –
- E’ così che piangi la morte della tua Sydney... –
- Quella è un’altra storia... Tu eri... Sydney era tutto per me... Non è stato facile superare la sua perdita, ricominciare a vivere... e ora appari tu... –
- Scusa, non volevo farti pensare a quello che hai passato....E’ così strano...fino a poche ore fa non sapevo chi ero, ma almeno sapevo di essere viva...E ora invece sono un’agente della CIA uccisa da un duplicato, o peggio ancora sono un’assassina, duplicato di un’agente CIA.... fantastico!... Scusa di nuovo... Parlami di Lauren...cosa fa? –
- E’ un’agente dell’NSC... –
NSC! Era l’agenzia governativa che stava indagando sulla morte di Lazeray, l’uomo che lei aveva ucciso... Forse era davvero una trappola quella in cui era finita!
- Fammi scendere dalla macchina ! – Disse puntando la pistola alla tempia del ragazzo.
- E ora che ti prende?! –
- Volevi fregarmi, non è vero... La storia dell’agente morta, della donna che amavi... –
- Ma cosa stai dicendo?! – Inchiodò. – Ascoltami. Dimmi tu cosa vuoi da me! Piombi nella mia vita, sei uguale alla donna che amavo più di tutto e che ho perso in maniera tragica...sono quasi impazzito dal dolore di averla persa... E poi arrivi tu...così uguale a lei...E mi guardi come mi guardava lei, mi chiami allo stesso modo...Potresti essere lei, ed è per questo che ti sto aiutando...E ora tu vuoi uccidermi perché esco con una dell’NSC? Non so cosa hai fatto, non so perché hai paura dell’NSC...Non dirò nulla di te... nulla di quello che fai...né all’NSC, né alla CIA...Ma forse non sei Sydney.... Sydney saprebbe che non la tradirei mai! –
Restò immobile per un istante, colpita dalla rabbia, dal dolore, dalla paura e dalla passione di quelle parole. Colpita dallo sguardo confuso di quel ragazzo: nemmeno lui sapeva chi avesse davanti, nemmeno lui sapeva se fidarsi o meno, se lasciarsi andare alle emozioni o trattenerle per paura di illudersi... Fu un attimo, un secondo, un lampo di spontaneità: abbassò l’arma, si avvicinò al suo volto e lo baciò... E le labbra di lui, le sue mani sul suo viso, tra i suoi capelli...lentamente tornava alla sua memoria un’antica emozione: quella che si prova quando si è tra le braccia della persona che si ama più di tutto.
Lentamente si staccò da lui, ma rimase abbastanza vicino al suo volto da sentire il suo respiro scaldarle il viso...
- Cosa è stato? –
- Questo devi dirmelo tu.... –
- Credi davvero che sia Sydney? –
- Non so cosa credere... Voglio solo la verità.... Vorrei che fossi lei, che non fosse morta... –
- Era una brava persona? Voglio dire...non una come me... –
- Era la persona più forte, più coraggiosa...che abbia mai conosciuto... –
- Potresti fingere per un attimo che io sia davvero lei? – Era questo ciò che desiderava ora: non sapere la verità sul suo passato, non conoscere la sua identità..solo provare ancora quella sensazione, sentire ancora su di sé il calore di quelle labbra sconosciute... o forse no...Chiuse gli occhi e attese un altro bacio... E questa volta fu più dolce, più emozionante... Sentiva che qualcosa iniziava a muoversi dentro di lei, che uno spiraglio di luce iniziava a infiltrarsi nel buio della sua mente, sentiva Julia allontanarsi velocemente come era apparsa...e sentiva i ricordi di Sydney farsi spazio nella sua memoria...
- Ci sei poi andato a Santa Barbara? – sussurrò senza sapere da dove le venissero quelle parole...
Michael si allontanò da lei di scatto...La guardò come si guarda un fantasma, adesso era spaventato...non più confuso. I suoi occhi erano sbarrati, poi lentamente si strinsero, come se stesse cercando di mettere a fuoco l’immagine che aveva davanti.
- Syd... Allora sei davvero tu... – Era lei. Era viva... Tutta la sua disperazione, il suo dolore, la sua lotta per dimenticarla... tutto sparì in un secondo...era come svegliarsi da un incubo... e voltarsi...e vedere accanto a sé l’amore che si temeva di aver perduto per sempre.
- Forse... Vaughn...portami via di qui...Io non capisco bene cosa mi sta succedendo... Non capisco...-
Julia, Simon...l’ambasciatore Tennyson...il piccolo appartamento a Mosca... Lazeray...Simon... quella sera a Londra...il vecchio magazzino...le strade di Los Angeles...il Molo... quel profumo... Vaughn...le partite di hockey... ecco, ora ricordava...la CIA... la sua vita...Sydney Bristow... Julia...Sydney...Julia...Syd... Vaughn...salvami...salvami...Lentamente si abbandonò al vortice di ricordi e sensazioni che la stava investendo...E perse i sensi.


Quando si svegliò si trovò circondata da una luce abbagliante. Gli occhi le facevano male e la testa le scoppiava. Si girò. Michael era seduto sulla poltrona accanto al suo letto in una bianca stanza d’ospedale.
- Ben sveglia. –
- Vaughn... Quanto ho dormito? –
- Dipende. – Disse lui sorridendo. – Sedici ore... o sedici mesi. –
- Mi prendi in giro? –
- Qual è l’ultima cosa che ricordi? –
- Ricordo... E’ tutto così confuso... ricordo... ero a casa... Allison! Will! Come sta Will? –
- Will sta bene... –
- Mi dispiace... il nostro week-end a Santa Barbara... –
- Ci andremo un’altra volta... Adesso riposa.-
- Perché hai detto che ho dormito per sedici mesi? –
- Ti spiegherò tutto... ma non ora... –
- Se c’è qualcosa che devo sapere... dimmela adesso. –
- Adesso l’unica cosa che devi sapere... è che ti amo. –

***

"I look in the mirror and see your face, if I look deep enough.
So many things inside that just frighten you are taking over
."

Era nuovamente davanti allo specchio. Questa volta però i capelli erano più corti e i suoi occhi avevano ritrovato una nuova luce. Si sentiva di nuovo come Alice, ma questa volta avrebbe detto addio per sempre al Paese delle Meraviglie. “Paese delle Meraviglie” pensò ironicamente tra sé... Nel suo viaggio al di là dello specchio aveva trovato la parte più oscura di sé, il suo lato irrazionale, vendicativo e spaventoso... Guardava la lastra di vetro e per un istante temette che quella porta si riaprisse e la inghiottisse un’altra volta, che la portasse via dalla vita che aveva appena ritrovato.
Chiuse gli occhi un istante per proteggersi dal riflesso di quello che era stata... Sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla. La strinse con la sua e riaprì gli occhi. Accanto a lei, nello specchio poteva vedere il viso dell’uomo che l’aveva salvata dall’incubo...
- Pensi di stare ancora molto qui? – Disse sorridendo Michael.
- No. – Sorrise nello specchio in direzione di Vaughn. Si alzò e sempre senza lasciare la sua mano lo seguì in camera. O dovunque andasse.... non l’avrebbe mai più lasciato.

POSTFAZIONE DELL'AUTRICE
Va bene, ditemi sinceramente: cosa ne pensate? Lo so... lo so... qualcuno di voi sarà arrabbiato per la storia di Julia e Simon... ma dovrete ammettere che a vederli insieme non si può non dire Wow!... Certo, poi sono tornata in me e ho rimesso le cose a posto, dopotutto Sydney e Vaughn... sono troppo perfetti per stare separati...
Ammetto che non c’era molta azione... Mi rifarò con il seguito de "Il risveglio" che spero di terminare al più presto... portate un po’ di pazienza...

Come sempre, questo racconto è dedicato alla mia “famiglia” virtuale.. A tutti, ma in particolar modo a Leo...che è sempre pronta a darmi saggi consigli...


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