Intervista a RAFFAELE FALLICA
In esclusiva per il sito IL MONDO DEI DOPPIATORI, una nuova intervista esclusiva. E' protagonista Raffaele Fallica, attore e doppiatore nonché presidente dell'A.D.C. Group di Milano.
Intervista effettuata il 22 gennaio 2013, a cura di Morris Lugato. È assolutamente vietato riprodurre questa intervista – anche in modo parziale – senza autorizzazione.
PICCOLA CARTA D'IDENTITA' |
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Nome:
RAFFAELE Cognome: FALLICA Compie gli anni il 18 maggio. Curriculum: |
L'INTERVISTA
Com’è nata la società di
doppiaggio A.D.C. Group?
Nel 1975 grazie ad Aldo Danieli che convinse attori del calibro di Lina
Volonghi, Franca Nuti, Gino Bramieri, Ottavio Fanfani, per citarne solo
alcuni, a creare una cooperativa che desse vita al doppiaggio a Milano, così
è nata la Cooperativa A.D.C. Nel 2002 la cooperativa si sciolse per
diventare una s.r.l., l’attuale A.D.C. Group: dicevano che non sarebbe
durata a lungo, ma siamo nel 2013 e ne stiamo ancora parlando.
In A.D.C. sono stae
doppiate serie cult trasmesse e ritrasmesse dalle nostre televisioni: quando
è iniziato il boom dei telefilm?
Il doppiaggio fatto dalla società è stato sicuramente favorito dalla nascita
delle televisioni private, prima Telemontecarlo e poi Capodistria. Da
allora, si parla dell’inizio degli anni ’80 fino alla metà degli anni ’90,
qui in A.D.C. si sono doppiate gran parte delle serie più famose andate in
onda in Italia.
Può ricordarcene qualcuna?
“Star Trek”, “Magnum P.I.”, “Quincy”, “Tre nipoti e un maggiordomo” per
citarne alcune, ma anche cartoni animati come “Capitan Harlock” e “Piccole
donne”.
Qual è lo scopo dell’A.D.C.
Group?
Lo scopo dell’ A.D.C. è garantire una qualità artistica su Milano,
garantendo agli ultimi attori milanesi dopo la scomparsa del teatro, della
televisione e della radio.
Qual è stata la sua
formazione?
Io ho iniziato a recitare giovanissimo al Piccolo e allo Stabile, dividendo
il palcoscenico con Gianni Agus, Gianrico Tedeschi e Paolo Ferrari, da cui
ho rubato il mestiere. Ho Recitato in sceneggiati televisivi, telefilm,
situation comedy e in radio.
Lei è ricordato per aver
interpretato il portiere nella longeva situation comedy “Casa Vianello” ,
può ricordare i due grandissimi Sandra Mondaini e Raimondo Vianello?
Due persone straordinarie, sia sul set che nella vita. Raimondo era
straordinario, cercava sempre di far ridere il suo interlocutore mentre si
girava. È stato lui personalmente a volere me nel ruolo del portiere. Ho
rubato tantissimo anche da lui, tanto che in una scena, che è stata
riproposta anche a "Paperissima", sono riuscito a farlo ridere durante una
scena. Sandra era una donna dolce – amara, un’artista completa, sapeva
cantare, ballare e recitare e soprattutto era autoironica, cosa che non
succede più con le donne dello spettacolo attuali.
Quali sono secondo lei le
differenze tra il doppiaggio milanese e quello romano?
La qualità e la professionalità del doppiaggio di milanese non ha
assolutamente nulla da invidiare al doppiaggio romano. Le due tipologie di
doppiaggio si sono sviluppate in modo diverso specializzandosi in tipologie
di prodotti diversi. Roma lavora soprattutto sul cinema, avendo le
tecnologie e le attrezzature adatte per il doppiaggio cinematografico,
Milano si è specializzata sui prodotti televisivi, diventando imbattibile su
serie tv, cartoni animati e reality.
Può definire il doppiaggio?
Il doppiaggio è l’imitazione di un sentimento. Chiamarlo arte forse è
troppo, ma di sicuro è un lavoro di alto artigianato.
Chi è il doppiatore?
Il doppiatore rappresenta una specializzazione del lavoro d’attore. Il
doppiatore deve saper riconoscere, assimilare e riproporre un sentimento.
Lei è anche direttore del
doppiaggio: come definisce questa figura?
Il direttore del doppiaggio è paragonabile al direttore d’orchestra. Un
bravo direttore del doppiaggio deve essere un bravo doppiatore, capace di
recitare qualsiasi parte, deve avere l’elasticità di capire l’attore che sta
dirigendo, facendogli vedere anche entrando in sala quello che si vuole sia
il risultato finale. Bisogna conoscere le particolarità di ogni attore e
saperle sfruttare, perché ogni attore èdiverso dall’altro. La sensibilità
del direttore del doppiaggio deve essere cento volte superiore a quella
dell’attore. Deve capire il suono, da dove proviene il suono, come viene
emesso, come comunica il sentimento.
Cosa può dirci della figura
del dialoghista?
Il dialoghista deve rimaneggiare il dialogo originale in modo da renderlo
fruibile al pubblico italiano, trasporre un concetto nella lingua di arrivo.
Un bravo dialoghista deve conoscere molto bene la lingua originale del
copione a cui sta lavorando.
Secondo lei è più corretto
seguire fedelmente la traduzione di un dialogo o rielaborarla?
Dipende dal tipo di prodotto: in una situation comedy non è sempre detto
che quello che fa ridere il pubblico americano faccia ridere anche il
pubblico italiano, per cui bisogna trovare sempre delle battute che possano
far ridere anche in italiano. A me personalmente è capitato recentemente con
la situation comedy “Happily Divorced”, in cui una battuta faceva
scompisciare gli americani ma non significava nulla in italiano: ho dovuto
cambiare totalmente il dialogo per far sì che alle risate registrate
corrispondessero delle battute comiche. In linea di massima però non ci si
deve scostare eccessivamente dall’originale.
Cosa ne pensa del
doppiaggio dei reality?
Il reality è diventato uno dei prodotti più seguiti in televisione, per
cui doppiarli è diventato fondamentale: tempo fa si doppiavano in oversound,
cioè si sentiva l’originale sotto l’italiano, ora si tende a farli in simil
sinc, cioè quasi un doppiaggio vero.
Com’è cambiato il mondo del
doppiaggio in questi anni?
Il doppiaggio è cambiato tantissimo, come tutto il mondo dello spettacolo.
Il doppiaggio di una volta e quello di adesso si possono paragonare a un
ristorante di lusso e un fast food: vanno bene entrambi, ma un fast food non
può fare i piatti da gourmet…
Quale altra figura è
fondamentale nel doppiaggio?
Il fonico di mix. Il mix è il contenitore del prodotto doppiato. Un buon
mix può salvare un doppiaggio mediocre, così come un buon montaggio può
salvare un film mediocre.
Per finire, che consigli
può dare a chi vuole intraprendere l’attività di doppiatore?
Consiglio una scuola artistica, da attore: bisogna imparare la tecnica
recitativa e bisogna imparare cosa vuol dire essere attore. Come detto
prima, il doppiatore è una specializzazione dell’attore. È facile
improvvisarsi doppiatori, facendo solo un corso di doppiaggio: si impara la
tecnica, ma da sola la tecnica non basta, bisogna saper recitare e
comunicare i sentimenti.
Grazie mille a Raffaele Fallica per la sua disponibilità.
© 2013
Antonio Genna
- IL MONDO DEI DOPPIATORI, le interviste
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